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BUDETTA P., CALCATERRA D., CORNIELLO A., DE RISO R., DUCCID. & SANTO A. Appunti di Geologia dell'Appennino Meridionale con riferimenti ai "rischi" ed alle risorse del territorio Istituto di Geologia Applicata Facolth di Ingegneria - Universita di Napoli Federico tt Pubblicazione n° 332 INDICE Promessa, 1 4. CENNIDI GEODINAMICA GENERALE, 2 2. LIAREA TIRRENICA, 5 24. AREE VULCANICHE,5 2.1.4. Risoree, 10 2.2, Rishi, 14 2.4.3, Asptt goloico tent 14 22. LE GRANDIPIANE COSTIERE, 14 221. Rlcore, 17 2.2.2. Risch, 19 2.23. Aspett geologico eon, 18 3. LACATENA, 19 3.1, LA DORSALE MONTUOSA CALCAREO-DOLOMITICA DEL MESOZOICO-TERZIARIO, 18 132. TERRENI CALCAREO-SILICO-MARNOSI MESOZOICO-TERZIARI DEIBACINILAGONEGRESE E MOLISANO, 20 43. COMPLESSI TERRIGEN IN FACIES DI FLYSGH, 21 34. LE UNITA DEI BACINI INTRA. E PERLAPPENNINICI MO-PLIOCEN‘CI, 24 35, IDEPOSITI CONTINENTAL! DELLE GRAND) DEPRESSION INTRAMONTANE, 25 38, RISORSE, 25 37, RISCH, 25 38, ASPETTI GEOLOGICO-TECNICI, 27 4, UAVANFOSSA BRADANICA, 27 443, RISORSE, 28 42, RISCHL 28 49 ASPETTI GEOLOGICO-TECNCI, 28 6. LAVAMPAESE APULO, 23 5.1. RISORSE, 30 ‘52. RISCHi,30 53, ASPETTI GEOLOGICO-TECNICI, 31 6. ARCO CALABRO, 31 6.1, RISORSE, 34 162. RISCHL 35 63, ASPETTI GEOLOGICO-TECNICI, 96 BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE, 37 LAPPENDICE (Fav. 1, Tab. 1-2, Figg, 12830) Premessa Linsegnamento di Geologia Applicata per git alievi dei Corsi di Laurea al Ingegneria Civile @ i Ingegneria per YAmbiente ed il Terrtorio prevede, tra faltro, aloune lezioni di Geologia Regio- ‘nale, durante Je quali vengono itustrata le caratteristiche Itologico-strutturali (a grande scala) dele varie unita itostretigrafiche del!ppennino meridionale, la geometria def foro rapport, la distribuzione areale su! teritorio. Trattasi di argomenti di non facile apprendimento perché attingono a varie discipline che ‘sono proprie di altro Corso di Laurea (Scienze Gsologiche) e tuttavia essi sono una necessaria integrazione del bro di testo, al fine di realizzare un collegamento pid diretto fra reaita fisica de! territorio appenninico e implicazioni geologico-tecniche (che formano aspetto precipuo della gran parte delle fezioni del corso). Gili “appunti" che vengono ai seguito proposti rispondono pertanto alle esigenze pid volte manifestate degli allievi di poter disporre di un supporto soritto ai contribuli fomniti durante Je Jezioni dai singoli docentie ricercatorideitistitute di Geologia Applicata, ‘Alla versione attuale (che potra essere migliorata nel prossimo futuro raccogliendo gil even- tuali suggerimenti deg! student) si é giunti dopo un favoro coordinato di selezione ¢ df sintesi al quale hanno partecipato tutti gli Autori, con una nota af assoluto riievo per i Dott.ri Calcaterra, Ducti, Santo, che si sono fatti carice inoltre di gran parte degit aspetti organizzativl e vi reda- zione del testo. Alla fine, Fimpegno profuso si é rivelato superiore al previsto per'le dificolta incontrate nel raggiungere un ragionevole compromesso tra tamplezza della materia ¢ delle fonti bibfiografi- che @ oli obiettivi necessariamente pid contenuti det documento, in tal senso, si ritenufo utile, ‘Per agevolare Ia lettura del testo, far ricorso di frequente @ materiale illustrativo e si é altres? convenuto di completare iI “discorso" essenziaimente geologice dei vari capitoli con alcune brevi anticipazioni di carattere applicativo ("rischi, risorse, aspetti geologico-tecnic). R. de Riso ISTITUTO DIGEOLOGIA APPLICATA 1. CENNI DI GEODINAMICA GENERALE Secondo le modeme teorie della tettonica globale le grand aree continentall det globo fa- rebbero parte di grandi "zoite (crosta fitosferica spessa da circa 75 a 130 km) "galleggianti* sulla parte estemna fluida del "mantelio" (fig. 1). L'area mediterranea ricade in una zona com- spondente ad un settore di compressione tra la zaila africana (a sud} e quelfa euroasiatica (a nord). La migrazione della zolla africana verso quella euroasiatica é iniziala cirea 108 miliont ve mio-plocenicne (Bravoacce & Cwave, 1992) =) Fig, 8 - Principal unt’ morfostnsturat erecta dala tettoica quatemara dela Catena gud-appenninia (BRANCACCIO & [GNaUE, 1952)-In Bianco, i sistem’ mentucsivaramente salevat gi uni isptio agai a) setts struturaimente depress {pane coctiere e depression! riramontane; b) fagie principal che Hanno dissezionato l Catena, Appont di Geoloia del Appennmy Merion 2. L'AREA TIRRENICA Uarea tirrenica é stata interessata da grandi movimenti distensivi che hanno ribassato la ca- ‘tena di alcune mighiaia di metri verso il Tirreno centrale. Gli effetti di questa distensione tirre- nica sono la fisalita di masse magmatiche, con alimentazione di un’intensa attivita vulcanica (Roccamantina, Vesuvio, Campi Flegrei) e la formazione di ampie depressioni (pianure costiere) colmate da sedimenti vulcanociastici, alluvionali e marini (Piana Campana © Piana det Sele) 2.1. AREE VULCANICHE. Nel settore esaminato si distinguono dei vuleani p.d., come il Roccamonfina, il Vesuvio ed il Vulture, ed una vasta area vulcanica ubicata ad W di Napoli, Yarea flegrea, che comprende anghe lo isole di Procida, Vivara ed Ischia, e nella quale si ritrovano pit di 60 centri vulcanici, parte dei quali sommorsi. IL ROCCAMONFINA (fig. 7) Le prime manifestazion’ di questo vulcano, ubicato al confine tra Campania ¢ Lazio, risal- gono a poco pili di un milione di anni fa © sono terminate circa 400,000 anni fa. Durante questo intervallo airattivita effusiva si é frapposta quella esplosiva (strato-vulcano). Nella fase iniziale delfattivita dominano 1 prodotti tofrtici (le lave caratteristiche di tale vulcano sono infatti le tefriti leuctiche). Dopo una fase di riposo lattivitd é ripresa (250.000+170,000 anni fa) con manifestazioni prevalentemente esplosive (¢a flusso piroclastico) e prodotti a composizione per lo pitt trachitica Fig. 7 - Schema geologica @ anomale di Bouguer deVarea dal Vulcano 4i Raccamonfina. (FREZZOTN et ai, 1988). 1) ‘Seciment calcarei © fyscoidi mesocenczoia, Z} Depoat continental € matni pioquaternai; 3) Vuleait deapparato ch Roceamontina, 4) lonimonte Campana; §) ‘soanomale ai Bouguet (in mga, 6) Bora crater; 7) Centh pesiferci dl ISTITUTO DI GROLOGIA APPLICATA LAREA FLEGREA (fig. 8 ¢ 9) Liattivita vulcanica dei Campi Flegrei ha avuto inizio circa 150.000 anni fa, mentre le ultime ‘manifestazioni si sono avute nel 1301 (ad Ischia) e nel 1538 con la formazione del Mite Nuovo. Attuaimente alcuni Autori distinguono, in questo lungo lasso di tempo, 4 coli di vulcanismo: Lcicio (> 35.000 anni da oga) in tale cicio Vattvita, di tipo esplosivo, si é esplicata nel settore occidentale dei Campi Flegrei (M.te di Procida) e nelle isole di Procida ed Ischia (Tufo Verde di Ischia: 55.000 anni da ogi). Sulla terraferma i prodotti di tale attivita sono poco ditfusi, mentre si rinvengono morfologie vulcaniche relite attribuibili a tale ciclo. I-ciclo (35.00030.000 anni da ogg): si attribuiscono 4 tale ciclo il Piperno, ta Breccia Museo e Ngnimbrte Campana (Tufo Grigio Campano Auct).\\ Piperno e la Breccia Museo vengono terpretati come facies prossimali delt/gnimbrite Campana ( contri di emissione erano cioé vicini agli attuali affioramenti - Pianura e Soccavo) |i Pipemo @ una roccia piroclastica costituita da scorie saldate ed appiattite in matrice cineri- tica; essa presenta un grado di litificazione assai spinto ed infatti le competono valori di resistenza a compressione dellordine di alcune centinaia di kg/oma, La Brecola Musea é un banco (spessore di ca. 69 m) di materiale piroclastico a grossi element associati a strati di lapili, che si trova a tetto del Piperno Leruzione det Tufo Grigio Campano (82.000 anni da oggi), avvenuta lungo una serie di frat- ture ad andamento appenninico (NW-SE) disposte fra l'area a N dei Campi Flegrei e Napoli, é stato un evento di portata notevollssima. I meccanismo di messa in posto & stato del tipo pyroclastic flow (flusso pirociastico) con un’aita velocita del magma, accompagnato da un ash fall (caduta di ceneri) motto sottile. Globalmente sono stati emessi circa 80 kme di materiale su ‘una superficie di 10.000 kmg; tale formazione attualmente raggiunge in talune zone (Piana Campana) spessori di 50+80 m. il Tufo Grigio Campano, che na una composizione prevalentemente trachitica, & costituito da un'abbondante matrice Gineritica (pid de! 60%), da scorie, pomici e subordinatamnente da litici (rammenti di lava) e cristalli (prevalentemente sanidino). Ii flusso piraclastico non era particolarmente caldo quando si @ deposto per cul non si é saldato e la ‘iiificazione’ @ avvenuta successivamente grazie alla neoformazione di minerali (K-teldspati, zeoliti - silicati idrati di Al, Na, Ca -, etc). In molti casi ignimbrite presenta una colorazione giallastra (che potrebbe faria confondere con il Tufo Giallo ‘Napoletano), anch’essa dovuta a fenomeni secondari ("zeolltizzazione”), Le caratteristiche meccaniche migliorano verso la parte bassa del banco (dove le scorie tendono ad appiattirs: tufo pipernoide), ed i vaiori di resistenza a compressione passano da qualche decina di kg/omq a poche centinaia di kg/cmq, J bi Nisiae Lad Fig, 8 Clomont itologc| saben del Campi Flegrel (LIRER & MUO, 1975), 1) Prclastlcmanaggiate © deposit avi 2) Pitoclas recent dei Campi Flege! © prodotilavc|intecala. 3) “Tuto gallo napoktano’ a) "Tufo grigo campano- Piperne’, “Breccia musea" Aprunti dk Geologs det Appemiag Mesdioale cueiueo ous ayy mnsMos uRossai8 enseoydTtodag ( ouEduED OO OL (680s Ip LaRJop aRsESSAL- sae ouBIEEEN ofMD a; (¢Youeozod)eaioy auBC0! IAMEJEP!Reer8 HSCUOG (CYP YHA @ ynsd9Ie UEO 'OYR-OSOK GES ‘yeu @ revenge ys0d00 (4 2664 "oon ~ BuEEED - ede IP cued) eUEedeu Wa! U Baz NED oP @ OITA BULICS WP VEE opowd eR OyexBHEAS Node - 9614 ors eae eseeees © 1062 1 ouog s e°Zas Ss ouyorpedeg ISTITUTO DIGEOLUGIA APPLICATA ciclo (18.000+10.000 anni da ogai): a tale ciclo sono da riferire la formazione dei Tufi Bianca- ‘iri Stratificati Soccavo) ed i prodotti dei vulcani di Solchiaro (Procida), Trentaremi, Mie Echia, Torregaveta, e quindi il Tufo Giallo Napoletano (10 kmc di material su 350 kmq, con spessori fino ad otre 100 m). Tale tufo &, secondo le pili recenti vedute, il prodotto di pi eventi di tipo “pliniano", avvenuti (11.000 anni da oggi) in ambiente sottomarino, con umVintensa interazione acqua marina-magma (eruzioni freato-magmatiche) II Tufo Giallo Napcletano (0 Tufo Giallo Caotico), che ha una composizione trachitica, @ una piroclastite @ matrice prevalente, formata da pomici, di dimensioni talora notevoli, ¢ frammenti litici (rachite o ossiciana) dispersi in una matrice cineritica pi o meno grossolana. La litfica- Zione dei prodotti pirociastici € dovuta ad intensi fenomeni di zeolitizzazione: nei material eruttati, imbevuti di acqua € vapore ad alta temperatura, si sono avute reazioni tra le soluzioni interstiziali e la matrice vetiosa che hanno determinato la precipitazione di zeolit, Le caratleri- stiche meccaniche sono variabill in funzione della presenza degh inclusi pomice! e iitci, ma mediamente il valore di resistenza a compressione é di circa 50 kg/oma, Dopo Heruzione del Tufo Giallo Napoletano si ebbe lo sprofondamento delledificio vuleani¢o, con conseguente formazione della caldera ed individuazione della colline dei Camaldoli, ci Posilipo, del Rione Terra e della zona del castelio di Baia, ove tale formazione & in affioramento, IV ciclo (10.000 anni da oggi + 1538 dC): in tale ciclo si @ avuta una intensa attivita esplosiva connessa a bocche eruttive apertesi allinterno della Caldera Flegrea. Ad una fase iniziale ven- gono attribuiti i Tufi Giali Stratificati (vulcani del Gauro, Miseno, Nisida, Mofete). mentre in una seconda fase si sono formati 4 prodotti piroclastici sciolti, non interessati dal proceso di Itificazione —_probabilmente perché arrivati a terra gia freddie degassati (un esempio sono i depositi_ dei vulcani di Baia, Fondi di Baia, Montagna Spaccata,S. Martino, Agnano, Astroni Averno) segnalano la messa in posto delia cupola lavica trachitica di Mte Olibano (Accademia ‘Aereonautica) (3900 anni da ogi) ¢ Teruzione di Mte Nuovo avvenuta in epoca storica (1538 d.C.). | prodotti piroclastici sciolti di questo ciclo sono motto diffusi in {uta Terea ‘legrea e sono | ll costituti essenzialmente da pomici, tapi, cenere (pozzoiane). ticle ponteet—} Cy favicte Gane Le isole di Procida e Vivara ig. 10) Liisola di Procida € costi- tuita da prodotti pirociastici nella quasi totalité €, subordi- natamente, da iave e recce ig. 10-Schera geoiologico delfisola 4 Procida (01 GIROLWO & STAN Boxe, 1973 ed), Appunt di Geologia ath Aypenting Merdinale eviche. Alcuni Autori, di recente, riconoscono sullisola alcuni prodotti originati da vulcani locali ed altri provenienti da Ischia e dai Campi Flegrei. Sui prodotti dei vulcani locali (Tuff di Vivara, Fozzo Vecchio e Terra Murata) poggiano prodotti di provenienza ischitara (piroclastiti sciote, Tufi di Fiumicelio e la Breccia della Lingua ascrivibile alleruzione del Tufo Verde) @ flegrea (Breccia a Capo Scotto di Carlo ascrivibile all'eruzione deltignimbrite Campana). La suocessione é chiusa dai tufi stratficati di un vulcano locale, Tul! Solchiaro, cui seguono pomici ¢ ceneri di provenienza flegrea ed ischitana Lisola di Ischia (fig. 41) Le rocce pil antiche dellisola sono vulcaniti (eta > 150.000 da ogg) che aftioreno nel set- tore SE delfisola e, assai pit: limitatamente, in quello SW. Tali materiali sono stati interessati da un collasso vulcano-tettonico: i margini della struttura collessata sarebbero gii affiorementi anzi detti Al'intemo ed alla pexferta della depressione si sono sviluppatl, nel periodo da 150 a 75.000 anni fa, duomi e colate laviche (essenziaimente tractitici) In epoche successive si sono avuti vari eventi che hanno portato rispettivamente alleruzione del Tufo Verde trachitico (55.000 anni fa), alla “surrezione" del blocco tufaceo det'Epomeo (33.000 anni fa), alattivita effusiva e subordinatamente esplosiva dei settori SE & SW, favorita da importanti discontinuité tettoniche (da 28.000 a 18,000 anni fa), allattivita eruttiva recente del settore ad E dellEpomeo (da 10,000 anni fa al 1302 d.C.) Il sistema magmatico & ancora attivo come testimonia il persistere di un‘intensa attivita sismica e furarolica, oumisits jm ee ee ee Fig. 11 - Carta geclogica scheratica deisol dlschia (ORS! eta, 1980), 1) Coated fango © ghia, I) Vulcant it glovan 1d 40.000 anni: a) colate cl lava b) crater c) uo.) Vulcan dl eta compresa tei 28.000 ed i 18.000 ani. IV) Vulait datate ra $500 © 33,000 anni a) Tufo Varde dei M. Epomeo ) depest pvoclasti naferenziat,V) Vuln pit antiche cf §5.000 anni. V) Faglo ISTITUTO DI GEOLOGIA APPLICATA IL SOMMA-VESUVIO (figg. 12 € 13) I vuleano @ costituito dal pit: antico edificio del Somma nel quale la formazione della caldera (avvenuta 17000 0 4000 anni da oggi, secondo i diversi Autori) ha determinato il ribas- samento del fianco meridionale, la migrazione verso SW delle successive manifestazioni e la formazione nel tempo, alfinterno delta caldera, del cono del Vesuvio, Delledificio del Sormma & cosi rimasto affiorante il solo settore settentrionale mente il resto, ribassato, @ stato coperto dai prodotti vesuviani Lattivité del vulcano @ iniziata circa 25000 anni fa, come si evince anche dalla sovrap- posizione, riscontrata in perforazioni realizzate sul fianco settentrionale, dei prodotti del ‘Somma su pirociastiti riferibili all'‘gnimbrite campana (eta 30000 anni) (fig. 13 - sezz. B-C) Fino a 17000 anni fa Valtivité & proseguita con fasi alteme effusive ed esplosive (sirato- vulcano), per divenire, queste ultime, quasi prevalent: fino al 1631. Da tale anno (in cul si é ayuto un evento esplosivo assai intenso che provocd pid di 6000 vittime) allultima eruzione (1944), le manifestazioni eruttive, pure con altemanza di fasi, hanno assunto pi spesso il carattere di flussilavici In estrema sintesi i materiali messi dal vulcano possono riunirsi nelle seguenti unita (dalle pid recenti) (fig. 13) 4) piroclastitie scorie del cono vesuviano b) colate laviche vesuviane cui sono sovente interpostiliveli piroclastici discontinui e di varia potenza ©) lave basali de! Somma Tutti | materiali descriti (lave € pirociastiti del Somma e del Vesuvio) presentano buona costanza petrografica variando infatti da tefriti a leucitit. IL VULTURE (fig. 14) I monte Vulture, ricadente nella regione jucana, @ un complesso vulcanico costituito da un edificio centrale composito, da centri secondari e da una caldera. L'attivita del vulcano é inizia- ta nel Pliocene e si é esplicata net corso di tre stad successivi II primo stadio di attivita é stato caratterizzato da messa in posto di coltr ignimbritiche & dalla formazione di duomi lavici. Nel secondo stadio fasi essenziaimente esplosive hanno portato alia formazione del vulcano centrale, che si é andato poi ampliando ed innaizando, attraverso successive manifestazioni a prevaiente carattere effusivo. Nel terzo stadio la parte sommitale del vulcano & stata distrutta da un collasso calderico, quindi una frattura con direzione E-W ha determinato il ribassamiento del fianco meridionale, Un collasse successive, verificatosi nei settore occidentale del Vuiture, ha individuato una caldera al cui interno, per esplosioni idromagmatiche, si sarebbero infine prodotte alcune forme crateriche attualmente ‘occupate dai laghetti di Monticchio. | primi prodotti del vulcano sono stati prevalentemente trachitici ed i successivitefritici 2.4.4, Risorse Acque sotterranee Nei tre vulcani ad edificio centrale le acque di infitrazione concorrono ad alimentare ia falda di base che, nel caso del Somma-Vesuvio (fig. 12) € del Roccamonfina, non d& luogo a sorgenti ma origina un flusso sotterraneo, pressoché radiale, con recapito nelle aree limitrofe. Al Vulture, invece, la falda, limitata alla base da terreni sedimentari poco permeabili (mame, agile, arenarie etc.), alimenta una serie di sorgenti (portata media globale ca, 0.5 mcis) che effluiscono in corrispondenza dellunghia delle vulcanit. Per quanto riguarda le isole flegree, solo ad Ischia @ presente una falda di qualche interesse il cul limite inferiore & verosimilmente Finterfaccia acqua doice/mare. Essa @ inoltre interessata da apporti endogeni che in diversi siti ne inducono la mineralizzazione. Nell'area flegrea continentale @ presente una falda idrica unica i cui recapiti sono il mare e, verso N, la Piana Campana In tutte le aree vuloaniche la persistenza di una residua attivité magmatica (in termini di flussi di calore e/o apporti gassosi profondi - es. COp, HS etc.-) comporta la presenza di aoque minerali e talora termali localizzate assai spesso in corrispondenza di linee tettoniche che, di fatto, agevolano la risalita degli apporti anzidetti. Si ricordano, tra le tante, le acque termomine- 10 Appunti di Geologn del! Appeaning Merion [ILI] sere nas ad sorte sw ne - Tr Tae an TT id nd oo i H ce 5 “ % soeacrenais Terre Aanuntiste Te te ec 72 Dan 8 ce re ty pate Fig. 12 - Schema itoegico cel Somma-Vesuio (BELLUCCI ef af, 1903), che evidenzia la sovrimposizione del prodatt -olfattvita erutiva del Vesuvio (colate del vorsante di SYV) su quell delfantco Somma (sttore NE), u rs (iysejoond a ep uoneas, oped woo empadios, 010) | 9 (0 8 y 222s) ajeuelpuaW 2yzesr8n js ou B¥sOND p oyeWeSEERY "(G2 g 770s) EUROS LP nei outduey c6i5 jn 28 oUDdde: y exvenra U{og6) ie w6 CONTE) (2) 8h ul cues eDoex a) eansap-eLLIOS ap aypHBLiaYDS audIFOIG WOIZOS ~ EL OLS ISTITUTO bi GEOLOGIA.WPRLICAA Appanti di Geolia del Appanine Mesiionae rali deilisola q'ischia, facqua minerale Ferrarelle al piede del versante orientale del Roccamonfina, ed al piede del versante occidentale le acque sulfuree ¢ termali della zona di ‘Suio, 'acqua minerale Monticchio al Vulture ete, Fig. 14 - Carta gesogico-mortoogia el complesso yulanico del Mie | Vuture (BENZ of a, 1987), 1) LE epost alwonal, 2) Depost ano. ‘leans, 3) Prodett prociasie! del I stecb; 4) Proclasth e lave oe ‘stacio, 5) Depesti_provalontomente iociastc! delle fasi rizall del ‘Stado; 6) Prodot prevalertemente gnimbitici det | staco, 7) Sediment argio2o-ssbbios!_plocenici(Argile ssubappennine}; 8) Sediment) pre- pilocenci in faces ai yscn A) On caer io caldere, B) Conic scovie « pweclast,C) Duomo del Teppe 5 Paolo, D) ‘Tratt di corsi dacqua sovraine's, £) Retture di pendo, F) Fratura vuleano-etionca, Geotermia L’area flegrea presenta un gradiente geotermico assai elevato ed é stata interessata in passato da ncerche da parte dell AGIP tendenti allo sfruttamento di risorse endogene (lui) per produrre energia elettrica ter tn Nelle aree vulcaniche l'attivita estiattiva interessa una vasta gamma di materiali naturali quali: lave (Scogliere frangifluti, pavimentazioni stradali, ballast ferroviario etc), piroclastiti sciolte (conglomerati cementizi leggeri, etc.), pozzolane (confezionamento di cementi e malte idrauliche) e tufi (ompagnature di edifici in c.a.. In passato é stato largamente utiizzato Il pi emo come elemento architetionico negli edifici (scale, portal, colonne etc.), attualmente & usato solo per lavori di restauro dal momento che ie cave (alla base della coliina dei Camaldol) sono pressoché esaurite, Materiali per usi divers! I tufi zeolitici (es. il Tufo Giallo Napoletano) possono essere utilizzati in applicazioni connes- se con il controllo @ labbattimento deilinquinamento (da ammoniaca, cromo, ferro, manga- nese, plombo, etc.), soprattutto nel trattamento di acque refiue, sfruttando le proprieta delle eotlti(philipsite, cabasite), che sono degli ottimi "scamnbiator ionici". 3 ISTITUTO DIGEOLOGIA APPLICATA, 2.4.2. Rischi Per le aree vulcaniche, nelle quali lattivita magmatica non pud dirsi del tutto esaurita (es. area vesuviano-flegrea), sono da temere event sismici che, sia pure a scala locale, possono assumere intensita assai elevate (anche superion alVill MCS): un esempio @ il terremoto del 1883 nelfisola d'ischia che produsse i crollo di tutti gli edifici di Casamicciola, la parziale di- struzione di Lacco e Forio, con oltre 2000 morti Un fenomeno tipico dell'area flegrea continentale é il bradisismo che nelle sue “crisi" perio- diche (marcate oscillazioni della superficie topografica) ha sovente prodotto danni alle sedi stradall e ferroviarie, agli acquedotti, alle infrastrutture portuali e la rovina di edific. ‘Nelle aree vesuviana e flegrea sono inoltre possibili eventi vulcanici (effus ‘questi potrebbero verificarsi anche in mare (al largo della costa flegrea) @ talora dare successivi maremoti, Nei tufi e nelle lave i fenomeni di frana pill frequenti sono i crolli ed i ribaltamenti; nei prodotti piroclastici soiolti i fenomeni pit: diffusi sono i crolli e, in concomitanza con eventi meteoric! intensi, le colate. ‘Sono inoltre da temere collassi di cavita realizzate in passato per estrazione di materiale di sotto degli edifici delle aree urbanizzate. esplosivi): aa 2.4.3. Aspetti geologico-tecnici ‘Aspetti geologico-tecnici di rilievo per fondazioni e scavi in sotterraneo sono da ascrivere nel distretto flegreo-napoletano alle forti irregolarita del'andamento del tetto del tufo, sepolto dai pid recenti prodotti piroclastici, ¢ talvolta alle forti variabilta granulometriche e di grado di addensamento e/o cementazione dei prodotti “sciolt”. Nelf'area vesuviana altri aspetti ‘significativi sono da imputare alle altemanze in orizzontale e in verticale di corpi lavici (rocoe ‘dure di elevata resistenza meccanica ed all'abbattimento) ¢ prodotti piroclastic. 2.2. LE GRANDI PIANE COSTIERE PIANA DEL GARIGLIANO (fig. 7) Nel settore campano della Piana (iI flume segna infatti qui il confine tra le Regioni ‘Campania e Lazio) i limiti morfologici sono rappresentatia NE dal Roccamonfina ed a SE dal Mite Massico. La Piana nella sua interezza rappresenta una depressione, individuatasi nel Plio- Quatemario, nella quale si @ avuta una sedimentazione sabbioso-limoso-conglomeratica e pi- roclastica. ‘Nella zona sud-occidentale i depositi sono costituti prevalentemente da materiali alluvionali a diversa granulometria, talora con livelli torbosi, da piroclastit dilavate e da sabbie di spiaggia e di duna. Verso il Roccamonfina_prevalgono invece le piroclasiti alle quali sono interposte, in prossimita del vulcano, frequenti colate laviche. ‘Aldi sotto dei depositi sedimentario-vulcanici @ stato infine individuato, ad una profondita di diverse centinaia di metti, un substrato sedimentario argillo-sabbioso mio-pliocenico. PIANA CAMPANA ({igg. 15-18) La Piana (superficie ca. 1350 kma) corrisponde ad una depressione tettonica impostata su un originario piastrone carbonatico, i cui margini affioranti sono i rilievi che attualmente la bordano (M.te Massico a N, M.ti Tifatini a NE, M.ti di Durazzano e di Avella-Partenio-Alvano a E, Mai Lattari aS). Lungo le fratture che hanno prodotto la depressione si é avuta, nel tempo, un‘intensa attivita vulcanica e si sono sviluppati importanti distretti vulcanici (Roccamonfina, ‘Campi Flegrei, Somma-Vesuvio). Il distretto vulcanico dei Campi Flegrei e i! massiccio del Somma-Vesuvio individuano tre settori della piana: quello settentrionale (basso Voltumno); quello mediano (valle del Sebeto), quello meridionale (piana di Sarno). ai dati stratigrafici - di prospezioni geofisiche, di perforazioni profonde eseguite per ricer- che di idrocarburi e di molteplici pozzi perforati soprattutto per ricerche d'acqua - risulta, per i settori del basso Voiturno e della valle del Sebeto, la seguente successione dall'ato (fig. 16): = Tufo grigio campano per spessori di 3060 m, con | valori massimi a ridosso dei massicci carbonatici e dei Campi Flegrei e i valori minimi a ridosso del corso del Votturo, dove esso & 4 Anpunti ds Getogin. dell Appennino Mecdionale ricoperto da ung coltre piroclastico-alluvionale, talora con livell torbosi; - depositi vuleano-sedimentari di varia granulometria € spessore di alcune decine di metri: - depostti prevalentemente pelitici di ambiente marino e transizionale dello spessore di alcune ccentinaia di metri ~ depositi vuleanici antichi (lufi ¢ lave prev. basaltiche) intercettati da sondaggi profondi, per spessori notevoli, € con il tetto risaliente fino ad alcune centinaia di metri dal p.c. sulla ver- ticale di Parete, ~ depositi clastic! marini di eta mio-pliocenica a profondita superiore ai 3 km. Tale successione poggia su quella porzione sibassata della piattaforma carbonatica, che tuttavia non @ mai stata individuata dalle indagini eseguite nella zona baricentrica de¥’area La stratigrafia del sottosuolo delta Piana di Samo, delimitata a NW dal Vesuvio ¢ a S-SW dai Mi Lattan, @ caratterizzata per le prime decine di mets dai prodotti vulcanici del Somma- Vesuvio; neilé aree costiere sono presenti sequenze a grana fina di ambiente palustre (talora torbose) e marino; nelle are pedemontane placche di travertino e potenti coperture detrtiche. Verso il basso la successione continua con depositi tufacei (Tufo Grigio Campano) ed alluvionali, cui seguono depositi essenzialmente analoghi a quelli della Piana Campana s.s., € 108 depositi peitici marini, vulcaniti antiche, etc. SPNRPOu Fig, 15- Schema drogeologico dela Plana Campana (CoRNIELLO e lf, 1980), 1) Depost sabbiosl elimo-sabbios| dura e 41 spiaggia. 2) Deposti moso-sabbios-torbos Muvic-palusti (a) banchi di ravertino (0), deo ot falda (c). 3) Tul tid talorasovrasta da epessari i precast scot, 4) Cole laviche talera eapote da spessor di procastti. 8) Una tuacee ‘dei Camp Flegrei con a tatto matali pazzolanci $j. 6) Prodot lavcie prclastici del Rocamorfina. 7) Calar ecalcar- ‘omit del Mesozoic (a), terre! argiloso-arenace! miocenii (b). 8) Dscontinutatetenione regional. $) Sorgen (Q> 100 1g), 10) Sergent mine riche (marzo-aprie 1986) e quote In sin. 12) Travasisotertanel dai massicc! ‘carbonatci. 13) Dirazione e verso l fuseo deli fade ci base, 14) Tracce dl sezione is ISTITUTO Dk GEOLOGLA APPLICATA op 2504 byt qWosaid woke Sayseinoid Wau) (y dre avaD0IsO.d) ON IPOH! UML. (z “eu200j0) soa! eR UoD “HRSME-OnNY WSOUID ( ‘sjerasvels ance roigaes os i (ar a 1205 (01 "Oe (6 Looeroem) He2I89 (9 CouRsoNe HN) IueELuNy Nlzadoa (1 oIpous UNDO!) ALND FO Seu DAA (g ‘Cane aUEOO RNA) CUDU equi fej LONE a) (a) ayo ayoUsEOIS Yerba joes ~ 9F Bis ~ i ora ours tend yubey 163g oursion “y SU6Y 913 16 ‘Appunti Geologin det! Appennins Mendonale PIANA DEL SELE (Nigy. 6- 17) La Piana def Sele, estesa per circa 230 Kma, rappresenta una depressione individuatasi forse gia a partire dal Miocene superiore ed attiva durante il Plio-Quatemario. Si @ avuta qui la sedimentazione di potenti successioni clastiche (continental, di transizione e marine) che la tettonica ha successivamente sollevato lungo i bordi della Plana, Si tratta in particolare di deposit alluvionali e di conoide, derivanti dalterosione dei vieini massicci in sollevamento (N.ti Picentini, M.te Marzano, M.ti Alburni) IN substrato carbonatico @ stato individuato a pit di 3000 m di profondita © su di esso poggiano terreni terziari (in facies di flysch di eta miocenica © conglomeratico-argilloso- Sabbiosi pliocenic’) con uno spessore totale di un migliaio di metri, Questi material affiorano rispettivamente ai bordi NE e N della Piana ‘Al di sopra dei termini anzidetti, nella Piana, si rirova una successiéne clastica, potente varie centinaia ci metri, costituita - dal basso - da (fig. 19): ~ brecce ben cementate con tivelli di ghiaie con matrice sabbiosa (Conglomerati di Eboll) con spessore di alcune centinaia di metri; + altemanza di strati argillosi e ghiaiosi con spessore di circa 250 metri (Complesso of Porsano); = Ghiaie e conglomerati a matrice limo-sabbiosa che rappresentano depositi di conoide e com- paiono nei settori nord-ocoidentali della Pian, con epessori di alcune decine di m; - depositi argilloso-torbosi presenti nella zona centrale della Piana potent! circa 70-80 metri; su di essi, verso la costa, poggiano infine materiali sabbizso-argillosi prodotti da fenomeni di invasione marina, 2.2.4. Risorse Acque sotterranee Il sottosuolo delle Piane sede di importanti falde idriche che vengono utiizzate mediante pozzi per uslirrigui, industrial e, talora, potabili Tali falde hanno carattere freatico (es. settore E della Plana del Sele) ovvero confinato 0 semiconfinato (es. Plana Campana ¢ restante parte di quella del Sele), lI confinamento (0 il semiconfinamento) viene talora esercitato da deposit limo-argillosi come nel settore SW della Piana del Sele; altrove, invece, (Pianaa Campana) sono i forti spessori di Tufo grigio campano a limitare Ia falda. Al di sopra di questi lvelli poco © punto permeabil, ¢ fino al piano campagna, ‘sono talora presenti spessori ridotti (dellordine della decina di metri) di materiali sciolt! ar- ch'essi sede di falde di tipo freatico e di importanza assai meno rilevante. Per queste ultime l'alimentazione @ pressoché esclusivamente meteorica, per quelle pid profonde ed importanti la ricarica é legata agli apporti pluviometrici (laddove non sussistono Condizioni di confinamento), a travasi sotterranei con origine nei rilievi (carbonatici e/o vulca- nici) che limitano te Piane (verso la Piana Campana ed esempio é stato valutato un travaso sotterraneo dell ordine di 70 milioni di ma/anno) ed a fenomeni di fitrazione da acquiferi super- foal od ancora pit: protondi. Sotto il profilo chimico le acque degli acquiferi profondi delle Piane sono di norma di buona qualita e quindi immediatamente disponibili al consumo umano; nella Piana Campana, e nel settore custiero di quelia del Sele, tuttavia, ta bassa velocita di flusso, i! carattere confinato {0 semiconfinato) della falda ¢ ta presonza di materiale organico naturale (es, torte) contribuisco- no a determinare un ambiente anaerobico che comporta sovente, nelle acque sotterranee profonde, abbondanza in CO, e indesiderate presenze di ferro © manganese, Infine sono presenti lungo le principali faglie bordiere della Piana Campana sorgenti mineralizzate con alto tenore in CO, (sorg. di Triflisco € Cancello al margine NE) ¢ sorgenti termali (M.te Massico). Materiali da costrizione Nelle Piane industria estrattiva é rivolta ai depositi alluvionali recenti e antichi (sabbie & ghiaie), che vengono utilizzati come inerti per conglomerati cementizi, etc. nonché ai travertini dellarea di Paestum, utilizzati per lo pili Come rivestimenti. Assai diffusa sono poi le cave a fossa nel'ambito dei materiali piroctastici pe lo sfruttamento di pozzolane s.. @ tufi, ambedue amplamente utilizzati nelle costruzioni (vedi § precedente). wv i === = ee EEE ZF | Appuni di GeologindelfAppennino Meritionse 2.2.2, Rischi Uno dei maggiori rischi, nell'ambito delle Piane, rappresentato dalle possibilita di inaui- namento delle important falde degli acquiferi pit! profondi; le cause possono essere molteplici data Yelevata concentrazione ai attivité Dotenzialmente inquinanti (agricoltura, industria, grossi insediamenti urbant ete,): tra le pil diffuse si ricordano: - interazione con corsi d'acqua Superficial inquina - immissioni, mediante pozzi, di acque inguinate; = richiami di acque da faide Superficiali gid contaminate indotti da forti emungimenti nei pozzi degli acquiferi profondi; = mobilizzazione di acque profonde mineralizzate. Un altro elemento di rischio nelle Piane & costituito dai fenomeni di alluvionamento che possono interessare, in concomitanza con eventi pluviomettici eccezionali, aree pi o meno ampie a cavallo dei principali corsi d'acqua Nella Piana Gampana c’ infine da temere il collasso di cavita realizzate, nel passato, nel bancone ai Tufo grigio campano per estrazione di materiale al di sotto degli edifici delle aree ‘urbanizzate, 2.2.3. Aspetti geologico-tecnici ‘ecnici di slievo per fondazioni e scavi in sotterraneo sono da ascrivere alle forti variazioni in orizzontale e in verticale della litologia e della struttura det sottosuolo; si passa infatti da terreni granulari sabbioso-ghiaiosi cen vario grado VIII MCS (con vari massimi superioni ai X MCS). Ne deriva un elevato numero di comuni al qual la legge sk ‘smica nazionale n° 64 del 2/02/74 impone 'adozione di idonee norme costruttive. Fig. 20 - poets dei prinepalteremat (1120-1962) delApoennine meridonale (ALESSI wf af, 1981), ~ la frequenza di fenomeni franosi nelle formazioni "eterogenee a struttura complessa” diffuse nellentroterra appenninico campano-hicano e nel Cilento (Argille Varicolori, Flysch Galestri- no, Fiysch del Cilento, Fiysch calabroJucani, flysch arenaceo-mamoso-argillos s..). | bacini fluviali piti compromessi sono l'Ofanto, talto Sele, I'aito Voltumo, il Calore Lucano, etc. Le ti pologie pid diffuse sono le colate (nei terreni a componente argillosa prevalente ed in pre- senza di forti contenuti d'acqua), gli scorrimenti rotazionall (nelle successioni aventi global- ‘mente le caratteristiche di rocoe tenere) ¢ le frane complesse (frane rotazionali-colate). Nelle argille grigio-azzurre plioceniche ¢ nelle successioni regressive mio-plioceniche argilloso- sabbioso-conglomeratiche (Unita di Altavilla ed Ariano) sono talvolta presenti fenomeni di erosione calanchiva e crolli, Lungo i versanti calcareo-dolomitici (Penisola Sorrentina, Mill Picentini) sono possibili d- stacchi di blocchi (scorrimenti pianari, ribaltamenti) e colate-scorrimenti planari delle colt detritico-piroctastiche sul substrato carbonaticc... Fenomeni di diversa portata per dimensione e frequenza sono infine quelli coinvolgenti masse rocciose (es. di natura carbonatica) poggianti su terreni deformabili di tipo prevaten- 26 Anpunt di Geolopa detAppennin Meridiona temente argilloso. Tali fenomeni, noti in letteratura come Deformazioni Gravitative Profonde i Versante (OGPV), sono estremamente lent! ¢ di dimensioni notevolissime (esernpi in tal ‘senso sono i versanti di Maratea, M.te Bulgheria, etc.) Le conseguenze di un tale sfavorevole assetto geomorfologico sono t'elevato numero dei ‘comuni ammessi a consolidamento (legge 1° 445/1908), gli elevati costi di esercizio delle in- frastrutture esistenti, la complessita (ed i maggiori costi) delia progettazione-esecuzione di nuove opere, la possibile perdita ci vite umane, - la vulnerabilita alfinquinamento delle falde dei massicoi carsici, a causa della velocita di per- olazione di fluidi attraverso la maglia di fessure ¢ di vuoti presenti alinterno det ammasso roccioso e sovente in collegamento con inghiottitoi di pianalti (Piana del Dragone, Lago La- cen, Matese, Album). 3.8, ASPETTI GEOLOGICO-TECNICI Gli aspetti tecnici di maggior rilievo per le costruzioni sono da riferire innanzitutto alle suc- cessioni flyscioidi, il cui comportamento, in termini di deformabilta e resistenze meccaniche, & in genere moito sfavorevole e comunque fortemente condizionato da! grado di eterogeneita e di discontinuita strutturale (a piccola e a grande scala) degli ammassi. Ne conseguono difficalta ui caratterizzazione geotecnica problemi esecutivi non trascurabili soprattutto nelle opera- Zioni di scavo per fondazioni, gallere, trincee, etc Nei complessi lapidei, di contro, aspetti tecnici di rilievo sono da un lato gli elevati vaiort delle resistenze meccaniche degli elementi di volume e dalfaltra la marcata discontinuita, a grande scala, degli ammassi rocciosi, da cui dipendono caratteristiche det tutto peculiari degli ammassi stessi, Sia per quanto attiene alle modalita delia circoiazione idrica sotterranea, sia per quanto riguarda il comportamento meccanico (deformabilita e resistenza a rottufa). Tall peculiarita possono assumere un rilievo particolare nella progettazione-esecuzione di grandi ‘opere (dighe, galerie). 4, LAVANFOSSA BRADANICA \Avanfossa bradanica (fig. 27), che occupa il settore, a sviluppe prevalente NO-SE, inter- posto tra il fronte della Catena sud-appenninica (verso wvest) e ’Avampaese apulo (verso est), comprende una parte affiorante (Tavaliere delle Puglie, Fossa Bradanica e fascia jonica della Lucania), con una prosecuzione, verso SE, nel Golfe di Taranto. L'avanfossa, inesa come elemento sirutturale, si indive ERE dua a partire dal Pliocene me- - a o dio-superiore, quando un’ Ga: & | Portante subsidenza portd alla formazione di un bacino sed mentario allungato _paraliela- mente alla piattaforma apula, il cui margine interno fu poi i= bassato a bloochi, assumendo una conformazione “a gradini". Fig. 27 = Schema geologico deifAvan- fosse bradanica e delfAvarnraese apulo (iccreTT ef all, 1988 - mod). 1) De- sit clastic plo-pastocenel darAven- foes 2) 3} 41 Secimenti garbonatie: (2- 3) ¢ silco-carbonatie! (4) er. ‘lar dell Avampaese; 9) Teen in facies di fysch dela fade appenninche, 6) Margine sonmeroo dolla Pattaforma ‘pula, 7) Frorte sepota dalle falde ap penniniche, ISTITUTO DIGEOLOGIA APPLICATA, Allo stesso tempo, il fronte della Catena appenninica avanzava, provocando, insieme a fenomeni di scivolamento gravitativo, 'accavallamento di lembi di falde sui sedimenti della fossa stessa. Tale & il motivo per cul i deposti delfAvanfossa bradanica oltre a poggiare, sul margine occidentale, sui terreni della Catene appenninica, sono ad essi altresi-intercalati a varie altezze stratigrafiche (fig. 28). | sedimenti dell'avanfossa, di facies marina, caprono un‘intervallo crono-stratigrafico che va dal Pliocene medio-superiore al Pleistocene, con spessori complessivi delordine di 3000 m, in ran parte noti da perforazioni; essi sono poi ricoperti da depositi continentali tardo-quaternari La successione litologica tipica affiorante in larga parte delle vallate cei corsi medio-nferior dei ‘grandi fiumi lucani (Agri, Sinni, Bradano, Basento) vede alla base Unita delle Argille grigio-azzure ‘(Argiie Subappennine), pet spessori di 300 m e, verso Falto, varie unita Sabbiose @ sabbioso-con- glomeratiche per spessor di diverse decine ai m; queste uitime' sono note in leteratura come Satie i Monte Marano e di Aino, Conglomerati di sina e dF Castronuove, Sabie e Conglomerat ‘Serra Comets. Mol diffusi, infine, soprattutto nel materano, i “ufi calcarei" (Calcarenif di Gravine), anch'essi plio-pleistocenici e con spessori di alcune decine dim, sw NE AL a ]miewvesroceie cf/EZ] sconesne ums elf UT] arn merron Z)revsenst, ET] anamneranrons ES] wongausremen Fig. 28 - Seaione geologlea echematica aaverso ¢Appennino metdionale, (Avanfossa bradanica e [Avampaese apulo (RICoNETM ot al, 1968 - mod) 4.1, RISORSE Acaue sotterranee Le risorse idriche della regione sono in generale modeste e legate sopratutto alie acque su- perficiali. Numerosi sbarramenti artificiali imbrigliano i principali corsi d'aoqua od assicurano, ‘come ad esempio nel caso delle dighe di Abate Alonia sul F. Rendina, Serra del Corvo sul Ba- sentello, S, Giuliano sul Bradano e M.te Cotugno sul Sinni, Vapprovvigionamento idrico a copa jee non custituisvony falde di grande volume a causa della diffusa pre- senza di terreni e rocce poco permeabill o impermeabili. Picoole sorgenti, a carattere locale € talora con regime variablle, traggono allmentazione da modest! affloramenti conglomeratici @ sabblost. Glacimenti minesari Sin dagli anni ‘30 lavanfossa é stata oggetto di esplorazioni petrolifere, che hanno portato allindividuazione di oltre 70 campi-pozzi, dl cui circa una trentina attualmente in produzione (fig. 28): trai pid importanti quello del Torrente Tona, verso nord, € quello di Pisticci, in pro- vincia di Matera. Inoltre, nella zona di Pisticci-Montalbano Jonico, si estrae salgemma. Materiali da costruzione | itotipi ci maggiore interesse, tra quelli affioranti in avanfessa sono: - argille e mame plio-pleistoceniche (industria dei cementi, laterizi) ~ tufi calcarei de! materano (blocchi per murature). 4.2. RISCHI La diffusa presenza di terreni clastici a granulometria medio-fine faciimente erodibili, sul quali a volte si rinvengono conglomerati pid o meno cementati, lesistenza di versanti spesso 28 Agpuat di Geologi del! Appensing Meidcasle aa Fig. 29 - Principal campi ad idrocarburi dali Aventossa bradanica (SELLA etal, 1968). sora notevolmente acclivi ed il verificarsi talora di eventi pluviometrioi intensi, causano, nell'area bradanica, numerose frane e fenomeni di intensa erosione, in zone molto estese Crolli e ribaltamenti interessano sovente versant ad elevata pendenza in material conglo- meratici @ sabbiosi cementati, mentre invece scorrimenti traslativi, rotazionali e frane mmiste (Scorrimenti pit! colate) impegnano le unita sabbiose ed aruillo-sabbiose. Molte di queste frane interessano i versanti collinari det rilievi-su: cui sorgono numerosi paesi dell'area bradanica, ricaderti nelle provincie di Matera, Potenza @ Foggia, ove sovente il notevole sviluppo urbanistico ¢ le copiose perdite da acquedotti ¢ fognature costituiscono trettante concause antropiche di aggravamento dei fenomeni descriti Numerosi centri abitati sono cronicamente interessati da perfodiche riattivazioni di scorr+- enti e colate; in taluni casi, i dissesti assumono una tale rilevanza da imporre il trasferimento delfintero abitato. Riattivazioni di frane quiescenti si segnalano anche in occasione di event sismici che hanno le loro zone epicentrali nell’Appenrino nel Gargano @ che fanno risentire i loro effetti nella fossa Bradanica con intensita macrosismiche che raggiungono talora il IV V grado della scala MCS. Tra i fenomeni di intensa erosione vanno segnalati i calanchi, che interessano prevalente- mente la frazione pitl spiccatamente pelitica delle Argille Subappennine ed in generale | ver- ssarti pit! acclivi esposti a sud. Le aree di versante maggiormente interessate dai fenomeni ca- lanchivi si rinvengono di solito nei settori medio-bassi dei bacini fluviall adriatici compres! tra il Trigno a nord @ lOfanto a sud ed ancora lungo la fascia ionica piti meridionale dei bacini dei fiumi Bradane, Basento ed Agri 4.3. ASPETTI GEOLOGICO-TECNIC! Le argille grigio-azzurre ed i terreni sabbioso-conglomeratioi presentano ispettivamente buone caratteristiche di consistenza e di addensamento-cementazione; inoltre essi sono carat- ‘tenizzati, al foro intemo, da un grado di omogeneita e di continuita strutturale di gran lunga ‘aggiore di quello degli altri complessi flyscioidi della zona di Catena. Essi infatti non offrono particolani difficolta nella determinazione delle loro propriet& geotecniche {in particolare le ar- gille grigio-azzurre) & propongono afresi comportamenti assimilabili sovente a quelli delle “rooce tenere” per quanto attiene ai problemi di scavo per fondazioni, gallerie, trincee, etc. 5. L'AVAMPAESE APULO L’Avampaese apulo (figg. 27-28) é elemento tettonico inferiore dell'edificio sud-appenni- nico, costituito da una vasta piattaforma carbonatica di et mesozoica, Individuatasi come uunita strutturale nell Terziario, durante 'orogenesi appenninica @ poggiante su un basamento ‘continental spesso circa 30' km. L'avampaese si sviluppa in aree emerse (Gargano, Murge e Salento) @ sommerse (fascia occidentale de! mare Adriatico). | bordi della struttura Sono ribas- sati a blocchi sia verso 'Avanfossa Bradanica che verso I'Adriatico (fig. 28). Larticolazione e gli spessori complessivi della piattaforma carbonatica sono stati i ividuati 29 ISTITUTO DI GEOLOGIA APPLICATA ‘mediante perforazioni profonce a scopo petrolifero. £' stato cosi possibile rinvenire, alia base della suocessione, sedimenti terrigeni di ambiente fiuvio-deltizio, potenti circa 1090 m e di pro babile etd permo-triassica (Pozzo Puglia 1 ~ Murge), costituiti da arenarie alternate a brecee poligeniche, sititi e agli. Tali depositi sono ricoperti da una successione evaporitica (anid e dolomie) di eta triassica, esplorata per spessori compresi tra i 1000 ed i 2500 m. in affiors mente é poi la restante parte, giurassico-cretacica, della successione carbonatica di piattafor ima, il cul spessore globale stimato di circa 3000 m. | deposit pid recenti sono rappresentati da ‘sedimenti carbonatici detritico-organogeni di eta terziaria e quatemaria, trasgressivi (Spessore: circa 800 m). Gargano. Costituisce un imponente massiocio montuoso clevato oitre i 1000 m sim. (Mte Calvo - 1086 m), delimitato da importanti faglie, alcune delle quali ancora attive. li Gargano ¢ formato, alla base, da rocce evaporitiche triassiche non affioranti, cui seguono doiomie e cak cari giurassico-cretacel di pialtaforma, associali a calcari di scogliera. Alle rocce mesozoiche sono sovrapposte, in irasgressione, Sedimenti carbonatici detnitico-organogeni di ota terziaria ‘Murae. L'altopiano delle Murge si oleva dal mare con quote comprese tra i 300 ed i 700 m ed @ posto al centro delle Puglia. Costituisce, aitresi, tra i blocchi emersi delta piattaforma apula, quello pit esteso. Nelle Murge sono presenti in affioramento calcari e calcari dolomitici creta- cici (Formazioni de! Calcare ci Bari e del Calcare di Altamura). Tra le due formazioni & presente tun'importante lacura di sedimentazione, a cui corrispondono livelli bauxitici. Salento. La penisola salentina é la parte estrema della regione pugliese, ed & caratterizzata da tun paesaggio basso ed uniforme, con quote medie sui 100 m s,m. Anche nel Salento affio- rano calcari cretacici, correlabili a quelli murgiani, in gran parte ricoperti da sedimenti calcare- nitioi cenozoici In tutti | seltori delavampaese compaiono, infine, coperture trasgressive di depositi plioce- nici e pleistocenici, sia in facies marina costiera che in facies continentale (Calcareniti di Grav na, Sabie di Monte Marano ed Argille Subappennine), con spessori complessivi di alcune de- cine di m. 5.1. RISORSE ‘Acque sotterranee. A causa delle sue caratteristiche geologiche, morfologiche e ciimatiche, la Puglia @ una regione povera di risorse idriche, infatti, le principali fonti di approvvigionamento idrico provengono dalle regioni limitrofe (Campania e Basilicata) © dal ricorso sistematico a ozzi di notevole profondita. Di contro, numierose sono le sorgenti carsiche che emergono sok {ocosta, in particoiare sui bordi del Gargano. Qui si ricorda, tra laltro, emergenza termale (26 °C) di S. Nazario, presso Sannicandro Garganico (FG). Anche le Murge, seppure in misura mi- nore, presentano emergenze carsiche sottocosta, tra cui quella di Torre Canne (BR), che ali- menta le omonime Terme. I! Salento, infine, é la regione per confronto pi ricca di risorse idri- che, annoverando infatti alcune sorgenti di buona portata (S. Chidro, 3 mo’s; Galese, 500 I/s). Gigciment! minerari. Scarse sono le risorse mineratie della regione. Esse sono rappresentate dai giacimenti di bauxite del Gargano (S. Giovanni Rotondo), delle Murge (Minervina Murge, Spinazzola) e del Salento (Otranto, Poggiardo), unitamente al sale marina, estratto ¢ lavorato ‘8 Margherita di Savoia (GA) ed alla bentonite, estratta nei pressi di San Severo (FG). Materiali da costruzione. | vari tipi di rocce calcaree che affiorano estesamente in Puglia trova- mo un. vasto impiego nel campo delle costruzioni. Trai litotipi pil rappresentativi si ricordano: - la Pietra di Trani. calcare bianco, compatto, talora saccaroide, con resistenza @ compressione unlassiale variaoile (300-1500 kg/cmq), di eta cretacica - la Pietra leccase: caicarenite bianco-giallastra a grana fine, riccamente fossilfera, tenera ed ‘omogenea, localmente mamosa (eta: Miocene), con resistenza a compressione uniassiale mediamente tra 50 e 100 kg/oma, + i ufo pugliese: caloarenite organogena grigio-giallastra, di eta plio-pleistocenica, con caratte- fistiche fisico-meccaniche simili a quelle dei tufi piroclastici det'italia cestro-meridionale (res. a compressione: 10-100 ka/cma), 5.2. RISCHI La parte settentrionale della regione @ in parte esposta al rischio sismico, come testimoniato anche dalla recente inclusione, a seguito del sisma del 1980, di alcun centri garganicl tra quelli di | categoria sismica. ll Gargano, infatti, na subito diversi terremoti di rilievo, tra cui quelli del 30 Appt Gooloia dell Apperminn Meriionale 1627, 1688, 1783, 1852, 1875. | fenomeni di instabilita sono nel complesso certamente mano diffusi rispetto alle regiont limitrofe. In alcune aree, sono da temere cedimenti considerevoli dovuti al collasso di cavit carsiche presenti a piccola profondita dal p.c., soprattutto laddove vi insistono dei manufatti [es. nel'abitato di Mesegne (®R)]. Infine, in conseguenza dei fabbisogno idrico della regione, che ha reso indispensabile il r- corso sistemaiico a pozzi profondi in aree costiera, sussiste in Pugiia il problema della cont: minazione delie acque di falda ad opera di quelle marine. 6.3. ASPETTI GEOLOSICO-TECNICI La larga diffusione di rooce tenere @ lapidee determina condizioni assai favorévoll per le operazioni di progettazionc/esecuzione di opere di ingegneria civile. 6. L'ARCO CALABRO II rilievo calabrese (fig. 30) si salda verso nord all'asse montuoso delt’Appennino meridio- a Ste p< Mi v Fig. 20 - Carta loa dell Calabria (7.61, 1986). ISTITUTO DI GEOLOGIA APPLICATA ale mediante | gruppi del Pollino (m 2267) e del Ciagola-Mula-Montea, dal quale si prolunga verso sud, lungo il Tirreno, la Catena Costiera (cime sui 1300-1500 m). Ad est di quest ultima, separata dalla valle del F. Crati, si leva il massiccio della Sila (M te Botte Donato, m 1928). & sud del restringimento tra i due golfi di S. Eufemia e Squillace (“stretta” di Catanzaro), il rilieve continua con la catena delle Serre (M.te Pecoraro, m 1423): ad ovest delle Serre, al di la della valle del F, Mesima, si erge il promontorio costiero del Poro (m 710). Le Serve, infine, risultano collegate verso sud al massiccio dell’Aspromonte (Montatto, m 1955), ultimo rilievo della peni- sola italiana. Modeste nel complesso le aree pianeagianti, che rappresentano meno del 9% dellintera superficie regionale: le principali sono, da nord verso sud, le piane costiere di Siar S. Eutemia e Gioia Tauro, La struttura geologica della Calabria si articola su due distinti segmenti di catena: "Appen- nino calabro-lucano @ nord ¢ l’Arco calabro p.d. a sud, Ii primo, comprendente Pollino, Ciago- la-Mula-Montea, Alto Jonio ¢ Catena Costiera p.p., & costituito da una serie di unita tettoniche per lo pil: sedimentarie meso-cenozoiche, ed é la Continuazione verso sud dell’Appenning campano-lucano. L'Arco calabro p.d (fig. 31), invece, & rappresentato dai massicci della Cate- na Costiera p.p., Sila, Poro, Serre, Aspromante, ed & composto da una serie di falde cristallino. metamorfiche paleozciche, a Iuoghi sormontate da coperture sedimentarie meso-cenozoiche. Arco calabro viene per lo pid interpretato come un “frammento" della Catena alpina, formatosi nel Paleogene, traslato ed accavallatosi nel Miocene sulla Catena eppenninica in formazione. Le grandi direttrici tettoniche di svincolo che dividono ‘Arco calabro dal resto della Catene appenninica sono le linee di Sangineto a nord e di Longi-Taormina a sud (fig. 31) ‘A nord della Linea di Sengineto, ritenuta una fagiia trascorrente con movimento sinistro, nei presi degli abitati di Episcopia e S. Severino Lucano (PZ), affiorano lembi residui (Klippen) di ocee cristallino-metamorfiche sovrapposte alle unita strutturalmente pid alte dell Appenning ‘campano-lucano (Fiysch nord-calabresi). A sud di tale Linea, invece, la Catena appenninica affiora esciusivamente in finestra tettonica in Catena Costiera La dorsale montuosa calabrese é troncata da alcune importanti depressioni di origine tetto- nica (graben 0 ‘osse tettoniche) ad andamento longitudinale [NS] (valle del F. Crati, valle del F, Mesima) ¢ trasversale [EW] (stretta di Catanzaro; fossa di Siderno-Reggio Calabria). La A dorsale calabrese @ inoltre delimitata, \ lungo it margine tirrenico, dal bacino di Paola-Gioia, che si raccorda alla pian batiale tirrenica, € sul margine jonico dal bacino di Crotone-Spartivento Liindividuazione dei massicci montuosi @ delle depressioni calabresi comincia a delinearsi a partire dal Miocene superiore ortoniano). 1! sollevamento della catena Calabrese continua tuttora, come testimoniato dallintensa attivita sismica della feaione; tale sollevamento ha raggiunto velocita massime dell'ordine di 41.5 mnvanno La descrizione dei caratteri_litologici salienti (fig. 32) @ stata impostata, nello eaten | Senta che’ segue, ‘sul principal sistomi Ne ‘montuosi dell’rco calabro p.d wa “Je Fig. 31_= Rappori tra Arco. calabro. cristo: ‘metamorfico ed Appenine mesdonale MOREL ota, 1976). awoote Catena Costiera, La Catena Costiera ¢ il sistema montuoso, contiguo alla dorsale Pollino-Ciagola € on sviluppo prevalente N-S, che si estende lungo il Tireno, allincitca tra Cetraro e Amantea. La Catena Costiera € caratterizzata da_un assetto geologico quanto mai complesso. Nel settore settentrionale infati, tra i F. Lao ed il F. Esaro, prevalgono le medesime facies sedimentarie del ‘gruppo del Pollino. A sud del!saro, invece, ed allincirca sino alfaltezza di Amantea, predominano ltotipi metamorfci di vario grado (gneiss, micascist, calcescist,fladi), in sovrapposizione tettonioa sulle formazioni sedimentarie prima citate. Tale ulima situazione si evidenzia alfaltezza di Me Cocuzzo, tra Cosenza ed Amantea, iaddove i terreni carbonatici sud-appenninici ricompaiono in finestra tettonica al di sotto delie coltn metamorfiche, 32 Agu i Geologia deltAppomino Meridcrale formazan ecvsh ncoerent, aliens ng sabease-ceopomeraiche toe 9 reaver Parmenon prevsinlemente orglove ‘conparfe © pesos, Formaien’ essezialnente deine, n penere seiicle,abbasinn) aerenh Pormanees “echt, Faroanian sediments wiceshieate pee ormivant svriice idee © rece a2 case sehen connec Prersoias sealete- crane ¢rce vert. focmacor grant Reece massac mfhare od inercsile ele: formation grant, 5100 Cine «Hose Fig, 32 Schama geoitslogic dala Calabria (NICOTERA, 1959) 3B rent ISTITUTO DI GEOLOGIA AFPLICAT Sila. I massicclo deila Sila @ litologicamente costituito per lo pil: da graniti © gneiss. Perime ‘raimente affiorano anche rocce metamorfiche di pity basso grado (filladi), mentre sul margin nord-orientale sono presenti formazioni sedimentatie meso-cenozoiche (complessi arenacen mamosi, caicareo-mamosi, calcareo-argillosi ed arenaceo-argilis’); tra queste si annovers TUnita di Longobuces, affiorante tra abitato omonimo e quelli di Bocchigliero ¢ Cropalati, co situito da varie formaziori, in prevalenza arenaceo-mamose e calcareo-mamose. Magsiccio del Poro, Il Poro individua un promontorio che si affaccia sul Titreno, allincirca da Vibo Valentia a Nicotera. Limpalcatura geologica del Poro @ data da rocce plutoniane: (Complesso granitoide) © metamorfiche (gneiss, Sovente con granati). Su tali rocce poggiano, con modesti spessori, formazioni sedimentarie clastiche cenozoico-quatemnarie. Serre. Il sistema montuoso delie Serre risulta costituito in larga prevalenza da tocce di tipo Granttico e, solo subordinatamente, da gneiss e filladi, Una situazione circoscritta @ inolte quella di Mte Consolino, presso Stilo, dove affiorano rocce carbonatiche mesozoiche in ap: Poggio sui terreni metamorfici. infine lungo i margine jonico delle Serre meridionali sono in af- floramento te Argille Varicolori Aspromante. L'Aspromonte & formato quasi esclusivamente da gneiss, a cui si associano in vi ‘Subordinata, flladi @ rocce granitiche. Sul bordo jonico, cost come per le Serre, affiorano, so: vrapposti al complesso metamorfico, lembi di formazioni sedimentarie (es. calcan Mesozoic Argille Varicolor) Infine, lungo Tintera fascia pedemontana jonica, affioran | complessi sedimentari ceno- zoioo-quateman, costituti per lo pi da conglomerati (di norma trasgressivi sul basamento rk ‘talino-metamorfico), sabbie ed arenario, 1occe evaporitiche, argille e mame (trubi). 6.1. RISORSE Acaue sotterrange. Le principali risorse idriche della regione risiedono nei massicci carbonatid settentrionali (Pollino, Catena Costiera) e nelle piane alluvionali costiere (Sibari, S. Eufemia e Gioia Tauro); nei massicci cristalino-metamorfici, di contro, si riscontra la presenza di riserve di discreta entita, con emergenze sorgentizie savente a carattere stagionaie, in corrispondenza delle coltr di degradazione, ‘Sono inoltre presenti diverse sorgenti minerali ¢ termominerali, in prevalenza concentrate nella parte centro-settentrionale della regione (Cerchiara, Guardia Piemontese, Cassano, Spezzano Albanese, ecc.). Qui, a differenza di altre region italiane, la presenza di acque mine- fali e termominerali non é legata all’ esistenza di sistemi geotermici e vulcanici attivi, quanto piuttosto ai forti gradient idraulict conness’ agli aspri sistemi montuosi deita regione ed alla tk saliia delle actue lungo i vari sistemi di faglie attive lungo i margini delle principali depression tettoniche della regione (valle del Crati,steetta di Catanzaro, piane di Sibani e dt Crotone) Giacimenti minerari. Le risorse minerarie della Calabria sono nel complesso modeste @ con I calizzazione alquanto dispersa. Limitando l'esame ai giacimenti di un certo interesse, si se- {Qnala innanzitutto nel Crotonese la preseniza di salgemma (miniera di Belvedere di Spinello) & di zolfo (Strongof), nel pressi di Lungro (CS) ancora saigemma. Sul Poro (dintomi di Parghe- lia), fin dal secolo scorso si coltivano filoni a quarzo-feldspati; nelle Serre (Gerocame) si se gala caolino (Gervcame), ferro (Stilo, Gerocame) @ ligniti (area di Agnana-Antonimina). In Aspromonte si ileva in particolare la presenza di mineralizzazioni a piombo-zinco (Montebello Jonioo, Motta S. Giovannt). La Calabria, inoltre, & stata oggetto di studi ai fini dello sfruttamen- to di elementi radioattivi (uranio). Infine, sono nti giacimenti di idrocarburi (ges natural) lungo la costa della penisola crotonese. ‘Material da costruzione. La risorsa principale per lindustria estrattiva calabrese @ Senz’altro costiula dai Iilotipi cristalino-metamorfici de’ massioci centro-meridionall (Sila, Poro, Sere, Aspromomte). A tal riguardo é da sottolineare che, a causa del profondo stato di tettonizzazione, congiunto agi estesi fenomeni di cisfacimento chimico-fisica, le rocoe cristalino-metamorfiche calabresi offrono in genere caratteristiche fisico-meccaniche pid scadent di analoghi ltotipi “integr'” (es.: sesisienza @ Ccompressione uniassiale = §00+1000 kg/cma), Il che ne limita notevolmente usa. In dettaglio, sul Poro € nelle Serre dalle coltri di distacimento (scangid in diatetto locale) si prelevano sabbie quarzoso-feldspatiche, impiogate’per lo pili per la realizzazione di ceramiche e velti Rocce granitoidi (Poro, Serre, Sila) € gneissiche (Poro, Aspromonte) vengono utilizzate in 34 Appuat di Geologn det Appeseinn Mesdioale prevalenza come blocchi per scogliere e pietrame, pistra da taglio; sola oocasionalmente tali oooe ‘yengono impiegate a scopi omamenta i contro alcuni ltotipi mctamorfici calabresi trovano un tradizionale impiego come roccia oma- mentale; questi sono le serpentine di Gimigliano e di Amtantea (verde ai Calabria), i marmi di Titolo, Gimigiano, Catanzaro. Infine, isultano utiizzati nel'ambito delle cosiruzioni (confezionamento cement, rivestimenti, pietra da taglio) gli afforamenti di rocce sedimentanie presenti nella regione, tra cul degni di ‘menzione sono: calcati mesozoici e brecce quatemarie del Pollino; brecce calcaree di M.te Mutolo (Aspromonte); calcari ed arenarie mesazoicc-terzierie deltAspromonte; mame bianche (trubi) plio- ‘ceniche del versante jonico; brecce conchigliar (parchina) quatemarie del Crotonese (Marchesato). 6.2. RISCHI LLattivta sismica della regione & associata in prevalenza alle principal struture e linee tettoniche regionall, con una maggiore incidenza per il settore perttimenico (fig. 33). | sismi sono in prevalenza ‘uberfciali (ipocentri compresi tra 5 e 25 kr) ed hanno sovente avuto carattere catastrofico [evento del 5 feburaio 1783, con epicentro tra Bagnara e Cinquefrondi (RC), ed intensita macrosismica MCS=XI; evento det 28 dicembre 1908 (MCS = XI, che in pratica rase al suolo gil abitati di Reggio Calabria e Messina} ‘Sussiste inoltre un'elevata frequenzs di fenomeni < instabilta, i cui fattori determinanti sono: + il sollevamento della regione recente e tuttora attivo, con riievi caratterizzati da morfologie motto accidentate; -felevata e diffusa sismicita; - la costituzione Itologica, con partcolare riguardo alfintensa tettonizzazione degradazione del ‘complessi rocciosi crstallino-metamorfic, - la diffusa presenza in aree di versante di complessi tologici notoriamente poco stabil: filadi, ‘tysoh, Argile Varicolor. A tall ator & da imputare il fatto che oltre il 70% dei bacini idrografici delta regione necessitereb- be di significativiintervent di banifica idraulico-forestale; o ancora, la circostanza che vede, su un to- tale di 409 comuni, circa 120 essere stati dichiarati dai consolidare ojo trasferire. A tanto si aggiunga cche, alla fine degli anni '50, circa il 22% del temitono calabrese risultava interessato da frane e/o fenomeni di intensa erosione. | settori dove si registra la maggiore incidenza di dissesti sono: = Allo Jonio, con ‘rane complesse e colate (mud flows) in formazioni fly- scioidi - Catena Costiera, Sila, Serre ed Aspro- ‘monte jonioo, laddove si verificano ‘scarrimenti rotazionali, colate detitiche (debris flows) e crolli nelle coperture egradate; subordinatamente frane in rocci = fascia pedemontana jonica, carat- terizzata dalla diffusa presenza di fenument calanchivi_ nelle formazioni peltiche cenazoiche (trub). E' da sottolineare infine la frequenza ‘con oul la Calabria soffre, in concomitan- za di eventi meteorici eccezionali, le ‘conseguenze di fenomeni di sovralluvio- namento @ scala regionale (negli utimi decenni almeno due, nef 1951 e nel 1972-73), esaltati dal orografia accidenta- ta, dalla’ presenza di litotipi poco ‘per- meabili e da una rete idrografica a sviluppo fortemente iregotare fiumare joniche). Fig. 33 - Epcent det princi teremoti dala = Calabria (ETO all, 1981). 35 ISTITUTO DIGEOLOGIA APPLICA, 6.3, ASPETTI GEOLOGICO-TECNICI ‘Sono connessi essenziaimente al grado di alterazione dei massicci cristallini igneo-mete- ‘morfici, Negli spessori pili Superficiali (5+10 m e pid) fe rocce hanno sovente perso ia loro con: sistenza lapidea e sono assimilabili a depositi di materiale scicito di tipo sabbioso-ghiaioso. Ma anche a profondita di varie centinaia di metsi (cioé quelle raggiuate in genere da scavi in sotter raneo per gallerie stradali, idrauliche, etc), la “classe di qualita” della roccia é in genere molto pitt scadente di quanto ci si attenderebbe (o comunque di quanto si osserva in rocce analoghe di altre “regioni geologiche": Sardegna, Arco Alpino) Questa situazione, in uno con la scarsa diffusione di rocce lapidee di natura calcarea, con. Iribuisce a determinare una grande difficolta di reperimento di materiali da costruzione per grandi opere. Napoli, luglio 1993 Ringraziamenti Si ringrazia il dr. Ferdinando Maria Musto per aver collaborato sella redazione della parte gratica, 36 Appunt di Geologa dt Appenino Meridionale BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE 1. Inquadramento geografico e Geodinamica generale ‘An. W. (1981) - Enoicopedie delle Scionze. Istituto Geogratice De Agostini, Novara. Panza G. F., CALCAGNLE G., ScANDONE P, & MUELLER S, (1984) - Siruftura profonda delferes medterra- ‘noa. 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Stroman 135 195 Superiore TAnssico, sto ners oie romeo} rau Camco seam settee sellee 25 208 us Tab. 1» Scala cronostratigrafica relativa all'intervatlo Mesozoico-attuale. MESOZOICO Deposizione delle successioni sedimentarie calcareo-doiomitiche e silico-mamose. nizio della tet alpina e formazione dei settore di Catena cristallino-metamartica che formera Arco calabro. Iniz [deposizione di alcuni flysch interni, TERZIARIO Paleocene-Eocene Continuazione della sedimentazione calcarea (domini di piattaforma) e silicea (bacini). Continuazion {tettogenesi alpina e metamorfismo dell’Arco calabro. Continuazione della deposizione dei flysch intem Miocene Fine delia tettogenesi alpina, Fine della deposizione dei flysch intern. inizio della tettogenesi appen Inizio della deposizione dei flysch estemi, Inizio della migrazione dellArco calabro verso la ( appenninica Pliocene Continuazione della tettogenesi appenninica, deposizione di importanti cicli sedimentari in bacin ‘appenninici ed in Fossa bradanica. Primi sollevamenti della Catena QUATERNARIO Forte sollevamento della Catena e conseguente articolazione morfologica, Vulcanismo tires riempimento clastico delle principali depressioni strutturali Tab. 2- Schema delle principali fasi della formazione delle Catena sud-appenninica Fig. A2 - Prodotti pirociastici scioti del vulcano di M.te Spina (localté Agnano - Campi Flegrei). Fig. A4 - Tufo grigio campano con struttura colonnare (localita centro storico di Avellino). Fig. AS - Tipologie di frane in terreni vulcanici: a) distacohi di blocchi in tufi; b) distacchi di Dlocchi di lave; ©) croli da pareti in pozzolane; d) calate in terreni “pozzolanici” imbibiti Fig. AB - Morfologie tipiche di versanti dolomiticl con pinnacoli di morfoselezione pit resistenti alfazione carsica (localita Orsomarso - Calabria). Fig. A7 - Dolomia “fannosa™ dei versanii meridional dei M.Picentini (ocala Giffoni Vallepiana ~ Salemo-) Fig. A = Un tipico affioramento di rocce calca- fee caratterizzato da filla stratificazione interrotta da fratture sub-verticali (locatita Mati Alburni - Salerno) Fig. A8 - Morfologie ti- piche di massicei car bonatici: si osserva la disarticalazione del ver- sante dovuta a fenome- ni tettonici (localita M.te Terminio - Avellino), Fig, A10 - Tipologie di frane nei massicci cerbonatici: a) ribalfarmento di "pilastri"; b) scorrimento planare blocohi o lastre; c) scorrimento di blocchi cuneiform, d) colate detritico-piroclastiche su substrate roccios Fig. A11.- Banchi di calcari con liste e Roduli di selce dei ferreni det bacino molisano (localita baci- na del F. Trigno = Molise). Fig. A12 - Versante in Calcari con liste € noduli di selce fagonegrest (ocalita M.te Volurino - Basilicata - ‘SoANDONE, 1967). Fig. A13-Versante in Scisti Silicei con intercalazioni di calcari detiitici (localita S. Fele - Basilicata = SCANDONE, 1967), Fig. A14 ~ Caratteristica fessurazione poliedrica nei diaspn degli Scisti Silicei lagonegresi (Scanvone, 1967) Fig. A15 - Argilloscisti fortemente defosmati con interca- lazioni calcarenitiche - Unita del Frido (Vezzaml, 1969). Fig. A186 - Aitemanze di calcareniti, argille ¢ siltii della Formazione del Saraceno (localita ‘Terranova di Pollino - Calabria). Fig. A17- Alternanze di calcareniti, calcilutiti e argille brune delia Formazione del Saraceno (localita Trebisacce - Vezzani, 1968) Fig, A18 - Attemanze arenaceo-pelitiche della Formazione di Albidona (ocailté Tim. Pietra della Scala presso Albidona - Calabria - OGNieen, 1969) Fig. A20 - Allernanze di grandi banchi arenacei intervallati a livelli mamoso-argillosi della Formazione di S. Mauro (Cilento). Fig, A21 - Fitte alternanze deformate (piega) di calcilutit’ e mame della Formazione di Longano (localita versante NW del Matese - Isernia). Fig. A22 - Altemanze arenaceo-peiiliche della Formazione di Frosinone (localita alto bacino del F. Lit). Fig. A23 - Versante in Argille Varicolorl (localita torrente Fasanella - Salemo). Fig. A24 - Versante in argille varicolor! di probabile appartenenza lagonegrese. (localita torrente Calaggio - inpinia). Fig. A25 - Tipologie di frane in “complessi eterogenei": a) soorrimento rotazicnale in flysch arenaceo- pelitico; by cofata di terreni argillosi fluldificati (coltri superficiall di flysch “argilosi"); ¢) colamento lento, profondo, per deformazione plastico-viscosa di versanti in "flysch argiliasi" Fig. A26 - Versante in argifle grigio-azzurre plioceniche caratterizzato da frane ed erosione calanchiva (oval F. Basento) Fig. A27 - Depositi alluvionali prevalentemente ghiaiosi (a) con intervalli di argille lacustri (b) che caratterizzano il riempimento continentale ui depressioni intramontane (localita Dacino del F ‘Tanagro - Salemo). Fig. A26 - Tipologie di frane nelle succession dei cici sedimentari mio-pliocenici: a) scommento planare di “piastrone” saboloso-conglomeratico su argille grigio-azzurre soggette ad erosione calanchiva; ribattamento di piiastri periferci. 5) scorimenti rotazionali mutiph,c) crotlo di parete Sabbioso-conglomeratica Fig. A29 - Versante in graniti alterati. (localita torrente Alaco - Massiccio dete Serre - Calabria) Fig. A30- Fiumara del Trionto (Calabria NE); si osservi 'ampiezza dell'aiveo (alcune centinaia di met), che viene completamente inondato durante gii eventi al piena.

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