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Workers
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WORKERS
Rotte della Globalizzazione
di
Tommaso d’Elia
durata: 52’
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Paneikon © 2009
Non c’è nessuna sicurezza per il lavoratori, fino a poco
tempo c’era la media di un
morto al giorno. E
comunque i caporali fanno
sparire anche gli uomini
feriti, tolgono loro la
tessera e li rimandano a
casa. Non c’è nessun piano
di assistenza per loro … vengono gettati via.
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Paneikon © 2009
La rottamazione delle navi è un business miliardario fatto
di catene di intermediari e prestanome e di tracce che si
perdono e si ritrovano in terre di nessuno come Alang.
ITW - Panmati
Mio marito Laljee è morto ad Alang, come tanti altri uomini
del nostro paese. Fu scaraventato a terra da un cavo che si
era staccato da una macchina … è morto dopo poco. Non
avevamo scelta … è andato a lavorare in quel cantiere
perché non riusciva a trovare un altro lavoro.
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Paneikon © 2009
Satya Sivaram è un giornalista indipendente e un professore
della Canberra University che da anni si batte per i
diritti umani in India. Chiediamo a lui il perché della
situazione in cui versano alcune classi di lavoratori e il
ruolo che i grandi capitali occidentali hanno in questa
vicenda.
SATYA SIVARAMAN –
giornalista e professore
alla Canberra University
Oggi i territori non si
conquistano con le armi
ma con i grandi
investimenti.
Quando le grosse compagnie occidentali riversano i loro
capitali su uno Stato indipendente come L’India è come se
ci fosse uno Tsunami. I governi locali rimangono abbagliati
dall’idea delle risorse future di cui credono potranno
disporre e aprono tutte le porte a questi signori pieni di
soldi … ma è come cavalcare uno Tsunami, è un gioco
pericoloso. Sono in pochi a guadagnarci e tutti gli altri
ne vengono travolti, sommersi.
I grandi capitali distruggono tutto. L’agricoltura è stata
molto danneggiata per esempio, i piccoli agricoltori
Indiani si sono dovuti indebitare per stare al passo… i
centocinquantamila suicidi fra i piccoli proprietari
terrieri negli ultimi quindici anni la dicono lunga sulla
situazione attuale del
paese.
E’ una corsa al ribasso.
L’India compete con la
Cina, la Cina con il
Vietnam, il Vietnam con il
Bangladesh.
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Paneikon © 2009
L’india invoglia i grandi capitali stranieri creando le
cosiddette SEZ, zone speciali di espansione economica, aree
privilegiate con regole ambientali spesso tolleranti,
standard lavorativi bassissimi e diritti umani inesistenti.
Un lungo corteo di
persone sfila per le
strade Goari nel
Maharashtra.
E’ la parte finale di una
lunga marcia partita da
Nandigram in Bengala.
Sono uomini e donne, lavoratori che protestano contro la
creazione di una nuova SEZ dedicata all’industria
dell’intrattenimento. Sono soprattutto pescatori e
contadini a cui il governo ha espropriato ettari di terra
per far spazio all’industria straniera, persone che
vivevano dignitosamente del proprio lavoro e che ora non
hanno più nulla su cui contare.
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Paneikon © 2009
La manifestazione è finita, striscioni e bandiere vengono
ripiegate la gente se ne va. Molti a piedi, qualcuno con la
sua barchetta torna a casa.
Oggi solo il 7% dei lavoratori indiani sono iscritti ad un
sindacato.
Le grande industrie spezzettano il lavoro e lo affidano a
compagnie più piccole sparse per il paese che garantiscono
loro di poter tenere lontani i sindacati.
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