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Dalla Fantasia Sulla Carta: L'elaborazione
Dalla Fantasia Sulla Carta: L'elaborazione
()
Leonardo Angelini
tratta sempre di danni irreparabili, essendo fuor di questione che la nave torni
indietro per prelevare merci identiche. Non esiste la possibilit di ritrovare lo
stesso negozio che le ha vendute. I mercati della Fantasia hanno negozi grandi e
lussuosi, ma che non durano nel tempo. Gli scambi avvengono velocemente, i
negozi vendono in fretta le loro mercanzie e liquidano subito. E assai raro che
una nave al suo ritorno ritrovi gli stessi espositori con gli stessi articoli.
Un altro danno provocato dalla capienza delle navi. Salpano stracolme dai
porti dei continenti doviziosi, e quando poi si trovano in mare aperto sono
costrette a sbarazzarsi di una parte del carico per salvare il tutto. Talch nessuna
nave riesce a portare integri i tesori che ha preso in consegna. Le merci buttate a
mare sono ovviamente quelle di minor pregio, ma accade talvolta che i marinai,
nella gran premura, gettino in mare per sbaglio anche oggetti preziosi. Giunti nel
porto del foglio bianco di carta, si rendono ancora necessari nuovi sacrifici.
Arrivano gli ufficiali della dogana, esaminano una merce e decidono se
autorizzarne lo sbarco; rifiutano di far scaricare unaltra merce, mentre di alcune
ammettono solo piccole quantit.
Il luogo ha le sue leggi. Non tutte le sue merci vi hanno libero accesso, ed
severamente vietato il contrabbando. Limportazione di vini vietata, perch i
continenti da cui provengono le navi producono vini e spiriti da uve che crescono
e maturano a una temperatura pi generosa. Gli ufficiali della dogana respingono
categoricamente questi alcolici: sono troppo inebrianti, e danno alla testa a
molti. Daltronde esiste una societ del luogo che ha il monopolio dei vini.
Produce bevande che hanno il colore del vino e il sapore dellacqua, e ne puoi
bere tutto il giorno senza che ti procurino stordimento alcuno. E unantica
societ. Gode di grande stima, e le sue azioni sono sempre sopravvalutate. Ma di
nuovo contentiamoci che le navi entrino nel porto, sia pure a prezzo di tutti
questi sacrifici. Perch, finalmente, cure premurose e insonni riducono la
quantit del vasellame rotto o gettato in mare durante il viaggio. Inoltre le leggi
del luogo e i regolamenti doganali sono, s, tirannici per molti aspetti, ma non del
tutto restrittivi, e la maggior parte del carico viene sbarcata. N gli ufficiali della
dogana sono infallibili, ed alcune delle merci vietate passano dentro imballaggi
ingannevoli, che una cosa recano scritta e unaltra ne contengono, cos che
vengono importati alcuni ottimi vini per i banchetti delle grandi occasioni.
Unaltra cosa doppiamente triste. Ed quando passano certe enormi navi con
ornamenti di corallo ed alberature debano, con grandi vessilli bianchi e rossi
spiegati al vento, ricolme di tesori, le quali neppure si avvicinano al porto, vuoi
perch tutte le merci che trasportano sono proibite, vuoi perch il porto non
abbastanza profondo per accoglierle. Ed esse proseguono la loro rotta. Un vento
propizio soffia sulle loro vele di seta, il sole lustra gloriosamente la loro aurea
prora, ed esse si allontanano tranquille e maestose, si allontanano per sempre da
noi e dal nostro angusto porto. Fortuna sono molto rare queste navi. Appena due
o tre ne vediamo nel corso di tutta la vita. Ben presto ce ne scordiamo. Quanto
era splendida la visione, tanto veloce loblio. E, trascorsi alcuni anni, se mai un
giorno - mentre sediamo mollemente a guardare la luce e ad ascoltare il silenzio
- accade per avventura che ci tornino alludito della mente alcune esaltanti
strofe, non le riconosciamo a tutta prima, e tormentiamo la memoria per
ricordare dove le abbiamo gi udite... Dopo grande sforzo il vecchio ricordo si
ridesta, e rammentiamo che queste sono le strofe che salmodiavano i marinai,
belli come eroi dellIliade, quando passavano le grandi. Le sovrumane navi, e
proseguivano verso....chiss dove (C. Kavafis).
Soffermiamoci ora, passo dopo passo, sul brano lasciandoci contaminare, come
dicevamo prima, dalle sue polisemiche immagini:
del controinvestimento supplementare dell'Io che avviene durante l'inizio della fase di
elaborazione e, successivamente, al momento dello sbarco, cio nel momento di
andare sulla carta, in ragione della necessit di esprimersi secondo grammatiche, stili,
apparati linguistici che rendano comunicabile il testo ad una data comunit di lettori.
Si tratta sempre di danni irreparabili, essendo fuor di questione che la nave
torni indietro per prelevare merci identiche. Non esiste la possibilit di
ritrovare lo stesso negozio che le ha vendute.
- Lo sapevano bene i grandi scrittori russi che usavano avere un quadernetto degli
appunti sul quale subito scrivevano ogni idea, ogni frase che veniva loro in mente.
- Tuttavia possibile leggere questa parte del testo in termini pi ottimistici: ogni
viaggio, potremmo dire, ci permette (ci pu permettere) di prelevare una merce
diversa, ogni immersione determina (pu determinare) una pesca diversa. Ci
evidenzia, per, a mio avviso, quanta ricchezza potenziale c' in ciascuno di noi; ed
allora vien da chiedersi : in base a quale esigenza sacrificale siamo educati a non
usare appieno le nostre potenzialit ; in base a quale precetto pedagogico - didattico
le innumerevoli potenziali coniugazioni creative sono ridotte alla miseria corrente.
Ed in proposito vengono in mente le pagine troppo presto dimenticate di Marcuse sulla
riduzione del principio di realt a principio di prestazione (Marcuse, 1968), le
considerazioni etnoanalitiche di Devereux sul rapporto fra carattere etnico ed
inconscio etnico e le precedenti analisi di Reich sulle corazze caratteriali e sulla loro
relazione con le esigenze sociali di impoverimento dell'individuo, le pagine in cui
Foucault, riecheggiando Marcuse, parla di desublimazione arcirepressiva e pone in
rapporto, come Marcuse, l'individuo minimo che ne vien fuori con le esigenze sociali e
produttive di una societ che distrugge l'uomo e lo riduce a forza-lavoro fungibile, le
analisi parsonsiane, ma non perci meno critiche, di Weinstein e Platt che parlano di
modelli coatti di comportamento, ed infine, per venire in ambito pedagogico, tutta la
lettura in filigrana delle potenzialit del bambino che, dai grandi pedagogisti classici
conduce fino a Freinet e a Don Milani.
I mercati della Fantasia hanno negozi grandi e lussuosi, ma che non durano
nel tempo. Gli scambi avvengono velocemente, i negozi vendono in fretta le
loro mercanzie e liquidano subito. E' assai raro che una nave al suo ritorno
ritrovi gli stessi espositori con gli stessi articoli.
- Si pu vedere qui una allusione alla natura dell'Es, e pi in particolare al tipo di
tempo e di spazio che imperano del regno dell'Es. Si tratta di un tempo che passa
molto velocemente e di uno spazio in cui le merci ora occupano un posto, ora un altro.
Ancora una volta cio siamo ricondotti al concetto ci energia libera, di cui parla Kris.
Un altro danno provocato dalla capienza delle navi. Salpano stracolme dai
porti dei continenti doviziosi,..
- Kavafis, che un artista, non prende neanche in considerazione che il viaggio che
conduce nei mercati della Fantasia possa anche non essere intrapreso affatto, se, ad
esempio, l'investimento dell'Io nel momento della ispirazione risulta molto scarso,
oppure che la merce raccolta attraverso la coniugazione con l'Es sia troppo rischiosa a
causa di un controinvestimento supplementare dell'Io a maglie troppo strette. Ci in
termini pedagogico - didattici significa che non sempre l'elaborazione possibile (nel
discente, ma anche nel docente) perch istanze inibitorie possono bloccare
l'ispirazione, o l'elaborazione, o entrambe, con la pesantezza di un qualche interdetto.
- Stevenson, cio, ci ha mostrato come padroneggiare il momento dell'ispirazione in
uno stato di abbondanza, Kavafis come padroneggiare quello dell'elaborazione,
sempre in uno stato di abbondanza. Le navi di Kavafis salpano stracolme grazie
all'ampiezza dell'investimento dell'Es propria dell'artista, cos come le immersioni di
Stevenson nel teatro della notte erano il frutto della confidenza dello scrittore con gli
gnomi che, non dimentichiamolo, nella prima parte della sua vita, lo avevano
Giunti nel porto del foglio bianco di carta, si rendono ancora necessari nuovi
sacrifici.
- siamo adesso nel momento finale dell'elaborazione!
Arrivano gli ufficiali della dogana, esaminano una merce e decidono se
autorizzarne lo sbarco; rifiutano di far scaricare un'altra merce, mentre di
alcune ammettono solo piccole quantit.
- E' in questo momento, dopo che l'azione selettiva, esercitata dal controinvestimento
dell'Io nel momento della elaborazione, ha avuto luogo, che intervengono nuove
funzioni di filtro e di modellamento del materiale proveniente dalle coniugazioni
avvenute nel momento dell'ispirazione. Tali funzioni sono quell'insieme di regole, di
stili, di tradizioni letterarie che fanno si che un testo venga riconosciuto come
appartenente ad una scuola.
- Gli ufficiali di dogana che decidono (cio che tagliano via) sono quegli introietti,
appartenenti al produttore del testo e derivanti dal suo rapporto con i propri maestri,
che permettono di riconoscere il prodotto non come un qualcosa di naive, ma come un
tassello appartenente ad una tradizione letteraria. Ci che viene tagliato via, o meglio
limato, elaborato, a questo punto del processo creativo, non son pi gli elementi
egodistonici o sociodistonici, ma l'insieme degli elementi formali o sostanziali che
l'udienza implicita non sarebbe in grado di decifrare.
Il luogo ha le sue leggi.
- Si tratta da una parte delle leggi dello sbarco, cio le grammatiche, gli stili, i vari
elementi che contraddistinguono le tradizioni letterarie. Il produttore del testo
richiesto a scuola, per esempio, sa che se non si esprime secondo le leggi previste in
quel particolare contesto in cui invitato a produrre, corre il rischio di non essere
compreso dall'udienza potenziale (in scuola dal docente e dal gruppo-classe).
- Dall'altra si tratta dei contenuti egodistonici, e soprattutto sociodistonici che
rischiano di far connotare il testo come impresentabile, osceno, e perci, come Kavafis
dice subito dopo, come merce di contrabbando.
Non tutte le merci vi hanno libero accesso, ed severamente vietato il
contrabbando.
- Cosicch le merci che non hanno in s una potenzialit dialettica che metta in
contatto l'autore reale con il lettore reale, cos come quelle che sono sociodistoniche,
sono sottoposte ad una doppia verifica doganale: e cio da una parte alla verifica di
congruenza fra stile del produttore e quello del fruitore del testo prodotto, dall'altra a
quella di liceit dei contenuti portati alla luce alla fine dell'atto creativo.
L'importazione di vini vietata, perch i continenti da cui provengono le
navi producono vini e spiriti da uve che crescono e maturano a una
temperatura pi generosa. Gli ufficiali della dogana respingono
categoricamente questi alcoolici: sono troppo inebrianti, e danno alla testa a
molti.
- Se il materiale che proviene dall'Es troppo esplicitamente proposto risulta un
liquore troppo inebriante, poich insufficientemente miscelato (coniugato) con gli altri
elementi che concorrono nella germinazione del testo. E' quello che accadeva a
Stevenson prima che imparasse a dialogare con i propri gnomi, a padroneggiare il
proprio mondo serotino, notturno. Finch non impar a padroneggiarli (tramite i filtri
costituiti dagli investimenti e dai controinvestimenti dell'Io e dell'Es) era terrificato
dalle sue immagini notturne che lo opprimevano, proprio perch esse gli si
presentavano senza filtro alcuno, nella sua vita di giorno.
D'altronde esiste una societ del luogo che ha il monopolio dei vini. Produce
bevande che hanno il colore del vino e il sapore dell'acqua, e ne puoi bere
tutto il giorno senza che ti procurino stordimento alcuno. E' un'antica
societ. Gode di grande stima, e le sue azioni sono sempre sopravvalutate.
- L'antica societ del luogo la tradizione letteraria propria della lingua che il
produttore del testo ha scelto di usare. Tale societ ha il monopolio dei vini, cio degli
strumenti espressivi necessari per comunicare con il proprio pubblico. Nel nostro caso
la societ la scuola, la lingua quella tipica della scuola, gli strumenti espressivi
sono quelli che vanno sotto il nome di didattica.
- Bevande che hanno il colore del vino ed il sapore dell'acqua : contenuti e metodi,
cio, che prima avevano il sapore dell'autenticit e della scoperta e che ora,
potremmo forse dire, si sono trasformate in vuota accademia.
- Senza stordimento alcuno poich alla fine sono portatrici solo del vuoto.
- Le sue azioni sono sempre sopravvalutate: non lo erano inizialmente, anzi all'inizio
quel vino, che oggi accademia, ha fatto fatica ad imporsi di fronte ai vecchi doganieri
della penultima accademia egemone. Poi invece, dopo che alla fine la societ che oggi
ha il monopolio dei vini si imposta grazie alla forza delle sue innovazioni, la societ
stessa si lentamente trasformata in accademia.
Ma di nuovo contentiamoci che le navi entrino nel porto, sia pure a prezzo di
tutti questi sacrifici. Perch, finalmente, cure premurose e insonni riducono
la quantit del vasellame rotto o gettato in mare durante il viaggio.
- Cure premurose e insonni: cio l'esercizio aiuta ad utilizzare al meglio quanto ci
viene dalla tradizione ed ad incanalare all'interno di essa ogni istanza che provenga
dalla coniugazione fra parti alte e parti basse del nostro essere.
Inoltre le leggi del luogo e i regolamenti doganali sono, s, tirannici per molti
aspetti, ma non del tutto restrittivi, e la maggior parte del carico viene
sbarcata.
- Qui Kavafis mi pare intuisca quale spazio, quale gioco ci sia fra tradizione in cui il
soggetto inserito e creativit individuale (fra Idem ed Autos, direbbe Napolitani)
N gli ufficiali della dogana sono infallibili, ed alcune delle merci vietate
passano dentro imballaggi ingannevoli, che una cosa recano scritta e
un'altra ne contengono, cos che vengono importati alcuni ottimi vini per i
banchetti delle grandi occasioni.
- Cosicch un soggetto dotato di intuito, cio di un preconscio che funzioni bene riesce
a far filtrare, in maniera semiconsapevole, sia per le parti pi pavide del soggetto che
crea, sia per quelle del pubblico che fruisce del testo inventato, ci che in termini
coscienti il soggetto stesso e tantomeno il suo pubblico approverebbero mai. L'esempio di Balzac e della sua semiconsapevole narrazione delle glorie e delle
miserie della borghesia francese della seconda met dell'Ottocento mi pare calzi a
pennello: si ricordi il saggio critico di Lukasc su Balzac che era tutto centrato su questo
scarto fra Balzac uomo e Balzac artista.
Un'altra cosa doppiamente triste. Ed quando passano certe enormi navi
con ornamenti di corallo ed alberature d'ebano, con grandi vessilli bianchi e
rossi spiegati al vento, ricolme di tesori, le quali neppure si avvicinano al
porto, vuoi perch tutte le merci che trasportano sono proibite, vuoi perch
il porto non abbastanza profondo per accoglierle.
- Non possono entrare nel nostro angusto porto poich, in base alla loro egodistonicit,
darebbero origine a conflitti interni insopportabili oggi per il soggetto.
- Si tratta di merci proibite, cio merci che danno origine ad un doppio conflitto (con
l'interno e con l'esterno) in quanto portatrici di elementi egodistonici e\o sociodistonici.
Ed esse proseguono la loro rotta . Un vento propizio soffia sulle loro vele di
seta, il sole lustra gloriosamente la loro aurea prora, ed esse si allontanano
tranquille e maestose, si allontanano per sempre da noi e dal nostro angusto
porto.
- Sono qui fascinosamente descritte le situazioni in cui di fronte a noi si sono delineate
per un attimo, per poi sfuggirci, le occasioni mancate, le idee che non siamo riusciti a
catturare, le parole che non siamo riusciti a mettere insieme, i colori che son rimasti
sulla tavolozza, etc.. Ma anche un qualsiasi progetto che non siamo riusciti a
realizzare, quando invece le sue coordinate di fondo erano l, dentro di noi, quasi a
portata di mano.
- Ancora una volta una dimensione temporale, quella del tempo continuo ed
irreversibile (Pomian) in questo caso, presente nelle parole di Kavafis: quelle navi
che si allontanano per sempre da noi, tranquille e maestose, sospinte da un vento
propizio, mentre un sole che non giunge nel nostro angusto porto le lustra
gloriosamente una maniera molto garbata di mettere in parola l'angoscia che coglie
il poeta di fronte alla aleatoriet del processo creativo (e si consideri che Kavafis,
sfidando forse quest'angoscia che era dentro di lui, non pubblicava le sue poesie
assemblandole in un poema, ma le distribuiva una per una affidandole quasi al caso).
Fortuna sono molto rare queste navi. Appena due o tre ne vediamo nel corso
di tutta la vita. Ben presto ce ne scordiamo. Quanto era splendida la visione,
tanto veloce l'oblio.
- E' qui rappresentato il rientro nella quotidianit. Guai a scordarsene ed a
sopravvalutare il valore del testo prodotto: ad esempio Rimbaud, che voleva cambiare
il mondo con la sua poesia, quando si accorse di aver sopravvalutato la forza della
creazione poetica abbandon Parigi, la Francia e la poesia stessa, cio la parte del suo
essere nella quale fino ad allora si era totalmente identificato, per costringersi alla
autodistruzione.
E trascorsi alcuni anni, se mai un giorno - mentre sediamo mollemente a
guardare la luce e ad ascoltare il silenzio - accade per avventura che ci
tornino all'udito della mente alcune esaltanti strofe, non le riconosciamo a
tutta prima, e tormentiamo la memoria per ricordare dove le abbiamo gi
udite. Dopo grande sforzo il vecchio ricordo si ridesta, e rammentiamo che
queste sono le strofe che salmodiavano i marinai, belli come eroi dell'Iliade,
quando passavano le grandi, le sovrumane navi, e proseguivano
verso...chiss dove.
La memoria qui vista come ponte fra presente e passato, fra individuo e gruppo
sociale di appartenenza, come ponte cio che pone il soggetto all'interno di una
tradizione, di un linguaggio, di un uditorio potenziale (che non detto che poi sia
quello reale, come gi sappiamo). Tutto ci concorre a definire ci che stato creato
come testo, come opera, come edificio che fa parte di una cultura.
-Se a questo punto non ci perdiamo d'animo e osiamo chiederci quali possono essere
le nostre strofe e che rapporto vi sia fra le nostre strofe e quelle dei marinai, o quelle
degli eroi dell'Iliade, la risposta sar: le nostre strofe sono il prodotto del nostro lavoro
o del nostro studio, poich anche il nostro lavoro, il nostro studio, come qualsiasi
prodotto artistico o scientifico, implica un quid di creativit che impone il rapporto con
una tradizione, con una tekne (Napolitani, 1987), con un'arte che si definita nel
tempo, che incarnata nei dettami dei nostri maestri e con la quale la nostra
creativit deve fare i conti.
La lezione quindi il luogo in cui un maestro in\segna di s un allievo per inserirlo in
una tradizione nella doppia veste di produttore e di fruitore di un testo che varia con il
variare della vocazione di ognuno, di un testo che si allontaner dall'alveo centrale
della tradizione stessa, a seconda del grado di coraggio e di autonomia dimostrata
Cos come il tipo di prensione che il pre-cettore ha gi fatto del materiale che poi
metter a disposizione del discente importante per quest'ultimo poich a partire
da questa metodologia della prensione che il discente compone dentro di s un proprio
metodo di prensione, di interiorizzazione e di esteriorizzazione (cio di ispirazione e di
elaborazione) del proprio materiale.
L'opzione unilaterale per l'insegnamento formale, invece, a causa del suo stretto
legame con la standardizzazione, rischia sempre di riportare docenti e discenti ai
curricoli-standard, alle metodologie preconfezionate, alla pre-costituzione dei
programmi in sede eteronoma, etc., in una parola a quel legame troppo stretto (E.
Becchi, 1987) fra scuola e societ, fra scuola ed industria, di cui parlavamo nel primo
capitolo.
Purtroppo, per, la scuola tende, da una parte, a non essere consapevole
dell'importanza dei metodi basati sull'esempio e sul precettorato, e dall'altra a
enfatizzare l'insegnamento formale, fin quasi a far coincidere la didattica con
quest'ultimo corno del problema. In questo modo il passaggio da una generazione
all'altra dei metodi di elaborazione (e di ispirazione) nei fatti viene affidata al caso
poich, nel mentre tutti i problemi dell'insegnamento formale, che poco influiscono sui
processi di identificazione, vengono iperinvestiti di attenzioni e di riflessioni, quelli che
nascono dall'esempio e dal precettorato, che come abbiamo visto, sono il cuore del
rapporto pedagogico, non sono mai affrontati in termini di riflessione.
2.Un secondo ordine di considerazioni poi va fatto a proposito della funzione del
controinvestimento dell'Io nel momento dell'elaborazione e del suo rapporto con la
scuola.
Il controinvestimento dell'Io pu essere visto come un filtro che permette l'emersione
solo al materiale ego e socio-sintonico, un filtro che si aggiunge ad altri filtri, e che,
come sappiamo, sar seguito da ulteriori correzioni e limature di tipo sintattico e
contenutistico, un filtro che pu essere a maglie pi o meno strette a seconda di ci
che noi siamo nel nostro divenire.
Va da s che, se un soggetto che sta apprendendo ad esprimersi (lo studente, ad
esempio) non si sente autorizzato ad allargare il pi possibile le maglie che filtrano il
materiale che poi confluir nel testo, il rischio quello di arrivare nel porto della
pagina bianca con le stive della nave svuotate dal doganiere troppo pavido che ha
buttato a mare anche quel poco che era rimasto dopo il viaggio periglioso narrato da
Kavafis. Ebbene tutto lo sforzo degli insegnanti spesso concentrato pi sul piano
dell'ortografia e del controllo che sull'acquisizione, da parte dell'allievo, di un buon
filtro a maglie larghe che valorizzi quel materiale, che lo ponga in un rapporto
dialettico con le parti con cui il soggetto ha pi confidenza, in modo che da questa
coniugazione emergano contenuti e stili ricchi e originali.
E' difficile cio che i docenti si pongano come una guida per i discenti
nell'apprendimento delle tecniche di capitalizzazione delle intuizioni.
Gli scrittori russi dell'Ottocento erano soliti avere sempre con s un quadernetto e una
matita per mettere sulla carta tutto ci che l'estro, l'intuizione suggeriva, e ci nello
stesso momento in cui l'intuizione emergeva.
Dovremmo chiederci come mai la scuola non si preoccupi di insegnare qualcosa di
simile agli studenti.
3.Abbiamo visto con Kavafis come l'elaborazione richieda un tempo e uno spazio
interno in cui potersi formare: - un tempo che legato strettamente alle
caratteristiche individuali del soggetto che elabora (ed in ogni caso un tempo che
passa velocissimamente); - uno spazio sempre interno che in termini metaforici
Kavafis vedeva come un mare periglioso aperto a tutte le avventure.
La scuola invece organizzata, sotto il profilo temporale, intorno all'ipotesi di un
tempo standardizzato (si pensi alle esplicitazioni delle metodiche di composizione del
tema in classe di italiano, per esempio) che finisce col mettere al bando
sistematicamente l'intuizione dall'universo scolastico.
E, sempre sotto il profilo temporale e spaziale, la scuola appare spesso come
irreggimentata all'interno del curricolo, non considerando che il tempo e lo spazio
interni del discente (e, prima ancora del docente) sono molto pi elastici e vasti delle
fredde e geometriche mura dei curricoli-standard. Cosicch il discente ed il docente
sono
costretti troppo spesso a navigare nel mare nostrum del curricolo,
disabituandosi, mano a mano che il tempo in esso standardizzato passa, a navigare al
di l delle Colonne d'Ercole del gi definito, del gi curricolarizzato.
In questo modo in entrambi i protagonisti della scena scolastica nascer spesso il
terrore per il mondo sconosciuto che c' al di l di quelle Colonne d'Ercole, per quelle
terre sconfinate che sono al di l dell'impero del curricolo. Ma, di fronte al momento di
angoscia che deriva dalla sensazione di smarrimento che viene dalla visione
dell'ignoto non esiste solo la passivit della rinuncia all'esplorazione, o l'autoinganno
del veleggiare sottocosta fingendo di essere in mare aperto. Esiste anche la possibilit
di vivere l'avventura seguendo l'incitamento dantesco:
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e conoscenza.
Li miei compagni fec'io s aguti..
S aguti, cio cos appassionati: vi nell'incitamento dantesco una valorizzazione
della passione del maestro - Ulisse e della sua capacit di infuocare della stessa sua
passione (la conoscenza) i suoi compagni-discepoli che in scuola raramente possibile
ritrovare.
4.Nonostante questa mancanza di coraggio, questa dis-educazione all'esplorazione,
per, nella scena scolastica qualcosa che viene da quei territori cos infidi e sconosciuti
alla fine passa. Qualcosa che veicolato sia attraverso la forza dell'esempio, sia
attraverso le tecniche del precettorato, sia attraverso le complesse griglie
dell'insegnamento formale, che - come dicevamo prima - possiamo alla fine vedere
non come filoni alternativi, ma come tre dimensioni compresenti, in maniera pi o
meno accentuata e calibrata, in ciascun docente.
Qualcosa che per viene ulteriormente filtrato in modo tale che gli elementi ritenuti
egodistonici e sociodistonici vengano censurati ed eliminati. La scuola per in questo
modo rischia, qualora le maglie del filtro siano troppo strette, di soffocare la creativit
poich non vi pu essere coniugazione e generazione se uno dei due partner in causa
(nel nostro caso l'intuizione) viene spogliata di ogni materialit che permetta un reale
incontro ed un reale scambio. Il partner pi razionale, deprivato dell'oggetto che
potrebbe vivificare la sua sintassi di contenuti originali, continua ad allenarsi a vuoto,
a masturbarsi coattivamente, si potrebbe dire, nel vuoto esercizio.
5. Il luogo ha le sue leggi, diceva Kavafis, ed effettivamente sono queste leggi l'unica
cosa che passa solitamente nella scuola: le leggi della comunicazione che, per,
passano secondo stili standardizzati e monotoni.
Gardner parla dei cento linguaggi del bambino e, sulla sua scia, noi potremmo
immaginare l'esistenza di mille possibili stili, mille possibili modalit di comunicazione,
ma la didattica in scuola riduce drasticamente queste possibilit al ristrettissimo
ambito delle modalit espressive previste dal curricolo. Ci di per s non sarebbe
grave se, a fianco alle modalit espressive standardizzate, ci fosse spazio per i
contenuti e le modalit che vengono dall'esempio e dal precettorato (scolastico e
non). Invece quel che purtroppo spesso accade una marginalizzazione di queste due
altre modalit di apprendimento ed un loro uso casuale e non meditato.