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Introduzione alla Lingua dei segni

La comunicazione visiva dei sordi, prima chiamata linguaggio mimico o dei gesti, come
facilmente immaginabile, è presente sin dai tempi più antichi, ma le informazioni a riguardo sono
molto frammentarie. I successori dell’Abbè de L’Epèe (educatore e fondatore della Scuola di
Parigi per sordi) furono i primi, nella seconda metà del 700, a descrivere in modo sistematico la
lingua dei segni usata dai loro studenti. Utilizzando questa forma di comunicazione cercarono
d’insegnare la lingua scritta e parlata, anche tramite l’invenzione di nuovi segni corrispondenti ad
elementi grammaticali e sintattici della lingua francese.

Lo statunitense Thomas Hopkins Gallaudet, affascinato dall'opera di Sicard (successore di


L’Epèe), portò la Lingua dei segni francese negli Stati Uniti, che diffondendosi, grazie alla nascita
di istituti per sordi e combinandosi con i segni allora in uso presso la popolazione locale, diede
origine alla Lingua dei Segni Americana (ASL).

In Italia la situazione non è differente, infatti esistono testimonianze di educatori sordi già dalla
prima metà dell’ 800. Questo linguaggio subì una svolta rigidamente oralista, legata al Congresso di
Milano del 1980, che ne impedì un'ampia diffusione soprattutto in ambito educativo; proibita nelle
classi, si diffuse nei corridoi con un conseguente impoverimento linguistico e una mancanza di
consapevolezza relativa al fatto che la Lingua dei Segni Italiana (LIS) costituisca la lingua madre
dei sordi; pertanto non inferiore alla lingua degli udenti. In tutti i paesi, comunque, la lingua dei
segni inizia ad essere studiata da un punto di vista linguistico solo a partire dagli anni sessanta del
900. William Stokoe dimostrò per primo che questa forma di comunicazione non è una semplice
mimica, ma una vera lingua, con un suo lessico e una sua grammatica, in grado di esprimere
qualsiasi messaggio. Nella lingua dei segni quindi la comunicazione avviene producendo segni con
una o entrambe le mani, ad ognuno dei quali è assegnato uno o più significati. Queste lingue
sfruttano il canale visivo-gestuale, perciò il messaggio viene espresso con il corpo e percepito con la
vista.

È da sottolineare che non solo ad ogni nazione corrisponde una specifica lingua dei segni, ma
che anche all'interno dello stesso paese esistono leggere varianti regionali e, in alcuni casi, perfino
all'interno di una stessa città tra circoli di diversi istituti
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