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LUOGHI:INFINITC Il Duomo e i restauri della Cappella della Sindone, —|——- quasi distrutta da un incendio nel 1997. — resto di Maria Antonietta Crippa foro Realy Easy Star 40 Luoghi dellInfnico architettura lo hanno affecmato a lungo gli architeeti maggior della cultura occidentale, @ arte dificle da compren- dere; e tuctavia @ anche quella che pit diretamence si mescola alle nostra vita, landole. B arte prva di carateri nar- rativi che ne comunichino con facile im- rmediatezza i significati; ¢ cartavia essa sempre si innesta profondamente con il nith degli uomini. B ares, infin in cul intervengono esigenze funsionali e tecni- che costruttive che mutano, in modi 13- dicai, nel tempo; & perd anche qu che stringe ogni volta vertiginosi e co- stanti rapporti di analogia col corpo tumano, dilatandone la spazalta monica attcolazione e dando stable evi denza alle sue esigenze di organismo vivo che, nel'esperire spazio ¢ tempo, coglie Ja propria insondabile interior Per tucte queste ragioni, anche quando & poco compreso, lo spavio costrito ci cattura, coinvolgendoci ¢ invitandoci 2 dimoraze in ess0 con spontancit. Il sen- so storico cui siamo stati educat,inoltre, ci consente di non avvertice come tra lor ro dissonanti edifici stilstcamente to diversi ma cucti di grande qualita for- male [Ne facciamo esperienaa approdando a “Torino in pizzea San Giovanni e ponen- doci di fronte alla cattedrale cittadina: allequilibrara modulazione tinascimen- Nella pagina a fianco, tale della chiara Facciata del Duomo, co- struito per volont’ del vescovo Domeni- co della Rovere tra 1491 ¢ 1498 e dedi- cato a san Giovanni Battista, fanno da degno controcanto il severo Palazzo Chiablese, voluto dal duca di Savoia Emanuele Filiberto, ¢, di lato, il serce- centesco seminario vescovile. Alzando lo sguardo notiamo che la cupola ben pro- NEL RAPPORTO TRA DUOMO E CAPPELLA DELLA SINDONE SI MANIFESTA LA POLARITA TRA LITURGIA E DEVOZIONE AL CENTRO DELLA CULTURA CRISTIANA porzionata del Duomo @ sovrastata, com urvefficacia che incutiosisce, dalla vivace cemergenza di quella della Cappella della Sindone. Enerati nella cattedrale, i pas- saggio dalla luminosa spazialica del suo interno, ancora di strutrura gotica, alla tesa espressivi chiaroscurale della Cap- pella della Sindone interpella.brusce ‘mente sensi ¢ ragione nel diapason emo- claro la foecaterinescimentale del Duomo di Torino snot volume della cupala dala Coppelle dela Sindone fescata dai pontoggi del resoure. tivo generato in nai dal rapido succeders di due “mondi” ben collegati ta loro € ruttavia nectamente distint, anche negli scopi: Puno svolge un ruolo prevalente- ‘mente liturgico, Palo devozionale. Il nesso tra liurgiae devozione & que- stione di grande importanza, purtroppo poco evidenziata, per comprendere come il messaggio evangelico cristiano si tra- dot in cultura nel corso di due millen- ni, Alla sua polarita sicollega quel senso religioso che ha radici antropologiche srasversali a cutte le culture e che si decli- na in modi diversi in ognune di esse, va- siando anche nel tempo al loro interno. archieectura se ne 8 farca da sempre in- terprete: in quanto misura dello spazio € del tempo dellesperienza umana, essa porta con sé la seoperea di un legame in- scindibile ta cielo e cera, tra finito e in- inito si potrebbe anche dire. Per questo risulta sempre, lt dove tocea il vertice di tuna compiuterza che chiamiamo arte € che sappiamo debitrice di quel grande capolavoro creaturale che 2 il cosmo, logo delfinfinito. Nella cattedrale tori- nese con Lannessa Cappella la polatita litargico-devozionale propone un dialo- go, commovente per intensit, tra conte- ‘uti di verith della fede e rsposta devota, adorante, dell'uomo credence. Possiamo supporre che ogni uomo co- nosca Pesperienza dela venerszione per un oggerto che &segno di una reat, mi- Laoghi delPininio $1 a steriosa perché infinitamente a lui supe- rlore, entata per suo tramite in contatto con luis possiamo persino supporre che ne abbia necessich. Sappiamo inolue che i popoli sirconoscono rai, ossa trovano la propria identi, intorno a questi og- gett e che, per poterli veneraree pet go~ deme con confortante familiatia li o- scadiscono con cura in luoghi specific veicoli di una percezione particolarmen- te incensa di consapevolezza dell'infinito istero fatosi presente nel segno. E.que- sto il senso primario delle straordinarie Guarino Guarini, architetto ¢ ino del secalo XVI, ha ea- borato per estimoniare 1a devozione di tun popolo, dal principe al pitt umile det «soi membsi, peril lino della Sindone. Luoghi dein (Occorrelasciar emergere la propria re- ligiosita per comprendere il senso di que- sto spazio, che non si impone da sé. Se esaminato solo come fatto costruttivo € formale pud infarc generare gravi in- comprensioni, persino totale rifiuto, «A chi piace Farchitereura del Guarini buon pro’ gli faccia, ma stia tra! panzeellx scrise, ad esempio, nelle Memorie degli architerti antichi e moderni (1781) Fran- cesco Miliaia. La torinese "Cappella del Sudario” gli appariva «pesimamente condotta e ornata»; Iamentava inoltre che nella vicina chiesa di San Lorenzo non vi era nemmeno una linea reta di cui questo buon Padre sembra che si fos- se dichiarato nemico capitale Il celeb teotico, anticipatore delle scelte funzio- naliste di molta architertura del primo Novecento, non siusciva a comprendere ai sii in architereura delle straordinarie conoscenze filosofiche, matematiche € geometriche del padre teatino, che pur conosceva ¢ ammirava. Oggi, fortunata- ‘mente, siamo in grado di cogliere, pid di Jui isignficati di un progetto d’architer- turainnestato nelPintreccio tra razionai ta ed esperienca sensibile del suo inven- tore e dei suoi fruitori Olesepassato uno dei due portali in ‘marmo nero che segnano il passaggio dalla cazredrale corinese alla Cappella, sa- lit gradini ricurvi di una delle due ram- pe, da un piccolo vestibolo di base circo fare si entra in un vano, con accesso an- che a retrostante Palazzo ducale, in 1 sere lasciano qui vano é concluso da una grande dodiei punce alexi centro sca la colo 2 misteriosi e affescinanci che siano mai tipi; le connessioni wa moduli matema- geomertiche di triangol, sei e dodici punce;sim- is, Tl suo cestauro, rerminato In queste pagine, das sinistra, Luoghi dll'Ifinico 43 “Stenad# i sono strade, piazze, quarieri, che “contengono” tuna cit intera. Incroci tra passato ¢ presente che divengono ‘memoria collettiva, storia Condivise, patrimonio da custodire € diffondere. A Torino dici “Porta Palazzo" e il pensiero subito corre alle bancarellecolorate e vocianti del mereato all'aperto, ai mille voltidelPimmmigrazione, ogei soprattuto straniera, Po- che decine di metr ed ecco l Piccola Casa della Divina Prowi- denza, ovvero il Cottolengo, luogo di cura e preghiera, ospedz- le einsieme casa di quelli che nessuno vuole, degli ultimi ta gl cemarginati. Da li, proseguendo tra vicolie stadine siarriva 2 Valdocco, Voratorio per anconomasia a Maria Ausilatice, V'at- to @amore di don Bosco per la Madre Celeste. Un sospiro di cemento, poche cencinaia di metri a piedi e si@ dento al cuore ‘matiano di Torino. I santuario della Consolata un ringrazia- ‘mento barocco ella Vergine, a chiesa che raccoglie le lacrime ¢ Je speranze della cit, la meta dei pellegrinaggi “ulficiali”e del- le preghiere dei piccoli recitatea voce basse capo chino, Nei giorni dellostensione perd il viaggio non pud che con- cludersi in Cattedrale. San Giovanni Batista significa Sindone ¢ Cappella del Guarini, 2 il Duomo rinascimentale che mentee abbraccia l'anima popolare di Torino guarda quasi di nascosto Palazzo Reale e Piazza Castello com i palzzzi signovli ele veti- \¢ grifface. Boutiques, ba, sistoranti a colorare di sobria ele za il disegno ordinato di vie che solo di recente Ia ciett ha restituto ase stessae al suo sogno di metropol. Strade che ne- gli anni hanno conosciuto labbandono nelle mille facce della 44 Luoghi dellInBnico Da Giuseppe Cafasso a Giuseppe Cottolengo 4 Giovanni Bosco: la santita “sociale” che ha rimesso gli ultimi al centro zesto di Riccardo Maccioni overt ¢ insieme la testimonianza di chi quella miseria ha ‘combatruto con coraggio. Santi social li hanno chiamasi, an- che se la definizione appare un po'riducsiva, perché quegli uo- mini, quelle donne hanno restimoniato il Vangelo partendo dal'amore concreto alle singole persone, alla loro povera, a vol- te meschina, umanita Certo non era solo un prete di strada san Giuseppe Cafasso che puze ai disperati dedicava cutto se stesso, Era anche altro, molto altro, Pastore e confessore instancabile, i suoi 49 anni di vita sono la sintesi della Torino che guarda agli ultima. «Essere sacerdote a servizio di Dio, toralmente ed unicamentes, il suo sogno. E per realizzarlo pregava tanto, pregava sempre. Ascol- tava i malati, le prosticue, i delinquenti. Era il sacerdote degli ultimi passi, quelli verso il patibolo, al cosiddetto “Rondd della orca” alfincrocio tai corsi Regina Margherita, Principe Euge- no ¢ Valdocco, Sessantotto, i calcola ne abbia accompagnati a ‘orite, asolvendoli tutti, proteggendoli dalle ingiutie © dal sarcasmo, Talmente convinto della loro salvezza da chiamatli “i ici santi impiccati", «Coraggio, mio caro ~ le sue ultime pa- role al condannato-, tr poco vi traverete in Paradiso a pranza- re con gli angeli, quando vi sarete, pregate per me ed ottenete- mi di andarvi presto anchio. A dispetto dell'aspetto malaticeio, Cafssso & il crocevia della santith sociale che ha percorso Torino wa la seconda met del XIX e la prima del XX secolo, Da lui vanno a chiedere consi- lio eaiuto la marchesa i Barolo e Fxa di Bruno, Cottolengo ¢ ‘Murialdo, ui il modello cui guarda don Bosco. «Don Cafasso 2 stato la mia guida, il mio dicetrorespicituale— serve il fonda~ tore dei Salesiani ~ e se ho fatto qualcosa di bene fo debbo a questo degno ecclesiasticos. E di bene il pit famoso dei sanci piemoncesi ne ha fatto moltissimo, Lesempio pitt nitido & pro- prio 2 due passi dal Rond®. Valdoceo@ il simbolo stesso di quel sistema educativo cresciuto sotto la protezione della Vergine, Lidea degli oratori ~ scrisse don Bosco nel 1862 — nacque dal- la frequenza delle carceri di questa cited. In questi luoghi di miseria spirituale e temporale trovavansi. molti giovanetti sullfeth frente... Ponderando attentamente le cagioni di quel- la sventura si poté conoscere che per lo pitt costoro erano infe~ per malvagich, lici piurcosto per mancanza di educazion I santi credono nell'uomo. Perché credono in Dio, nella con- vessione dei cuori induc, nelfimpossibile che divenca real ‘Come nella vita dello stesso don Bosco, in cui il soprannacurale si inrecciava con i naturale al punto da non potedi distingue- re, Come in san Leonardo Mutialdo, “padre” dei Giuseppini ¢ retore degli Artigianelli, Come in Giulia Colbert, la marchesa di Barolo, che rinuncid a ricchezza e agi per erasformarsi in “manager” della cari, offendo assstenca, culeura e formazio- ne professional alle fanciulle povere, dando vita al primo asilo pet igh di lavoratori. «Buon Dio pregeva— in vostro nome io andrd a cambiar le lacrime della disperazione nel sorrso dolee della speranza». B lo sesso impegno sinteti2zato dal motto che campeggia all’ingresso del Coceolengo: Oharitas Christi unger In queste pogine, da sinistra, le cappella dedicota ‘0 san Giuseppe Colaiso nel sontoorio dell Conscleto; la basilica i Santa Maria Auslioice, nel quarire di Valdoceo,voluis db san Giovanni Bosco [Tony Spogene/Realy Eosy nos (“Lamore di Cristo ei sprona’) e che insieme al saluto “Deo _gratas”spiega la Piccola Casa e il suo fondatore, il santo sacer- dloce di Bra. Un prete particolare, Giuseppe Benedetto Corto- lengo, dallmore sconfinaro per i poveri pitt pover, dalla idu- cia quasi “folle’ nella Provvidenza che, sottolineava, «statene cert, ativa, atrivas, Del resto non ci pub essere altra gine che la fede a spiegare un impero partito dal nulla, da un palaz- 20 con la volta rossa 2 Torino, e oggi presente in quattro conti- enti. Sempre con gli ulmi al centro, perché «i poveri sono saranno quelli che apriranno le porte del Paradiso: quindi cari sempre cart, sempre cariti parola ripetuea e interiorizgata fino a farla diventare re- spizo. Ingredienteindispensabile, insieme alla preghiera, della santiti. Quella che rende fondatore di una congregazione missionara chi, come il beato Giuseppe Allamano, in missione rnon cera mai stato. Che si inearna nell’amore ai giovani di san Luigi Orione. Che spiega i mille talenti def beato Francesco Fai di Bruno, uffciale, mavematico, “cavaliere degli straci”, ma soprattuto sacerdote, uoma di Dio. Si devono a lui gli 83 metti di originalissimo eampanile che sovrastano Nostra Si- sgnora del Suffzagio e Santa Zita Perché la fede alimentata dal ‘Vangelo non pud essere noiosa. B creativa, fancasiosa, sapiente. Capisce la grandezza degli unl iesce a trovare la via del bene nel cuore pit duro, sa leggere nelle piaghe, nelle ferite de'uo- ‘mo della Sindone, i segni della Resurrezione. ___Luoghi del ininico 45 Fr I. mistero della Passione e della Resurrezione ha ispirato versi potenti ai poeti di ogni tempo JOHN MILTON da Paradiso perduto, libro TI Guarda dungue: vita per vita offo per lui me steso, le tua ira read su di me, considerami uomo; i lascerd il euo grembo per la sua salvezza, la gloria che godo accanto a te ecco abbandono iberamente soddisfatt alla fine di poter morire per lu, e sfoghi pure Morte su di me la furia; non giacerd sconfitto molto a lungo nel suo desolato potere, poiché mi concedesti i possedere in me la vita eterna; se vivo grasie a te, ‘per quanto ora mi consegni a Morte facendomi suo con tutto cid che ai me pud morire, wna volea saldaso il debito non mi vornai lsciare come preda nelle sua tomba odiosa, e non permerterai che la mia anima pura da ogni macchia rimanga immersa nella corruxione; mi leverd vittorioso, il mio conquistatore sard sottomesso, spogliato della spoglia che vantava tanto; la Morte ricevert una ferita di morte, e ingloriosa, disarmata dellarma mortale sidowrsinchinare (eaduzione di Rober Sanesi) MARIO LUZI da La Passione Sabato ¢ passato. Presto nella martina vanno alla tomba le donne portando aromi, ma trovano il macigno rotolato via lontano, entrana nel epolero ma Gesis morte non c2. “Perché cercate tra i morti colui che é vivo?” zsclamano due angeli in vesti solgoranti apparsi allimprovviso. “Non & qui, & resuscitata” Corrono ad annnciarlo agl: apostoli seupiti e inereduli. 46 Lauoghi delPInfinico testo di Roberto Mussapi ind death shall have no do- ‘inion: un verso straordinatio di Dylan Tho- ‘mas. Chiude una poesia vertiginosa recitando: «Bla morce non avzk dominion. Affermazione i sinascita, o resurrezione, dopo la morte. Che non domineri. Versione di un poeta che non si dichiara cristiano, Resurrezione quindi un cconcetto, 0 una speranza, non esclusiva di chi appartiene 2 un credo religioso che in essa ha i Un classico, uno dei grandi libri dell'umani- 18, il Paradiso Perduto di John Milton. Il poema ai lorea rail bene e il male, Yepica della caduca del'uomo, vede gid nel suo inizio la profezia: un giomo Dio si fart Figlio, che per salvare Puomo morira risorger’. In versi michelan- gioleschi noi vediamo la scelta della morte, il sacrificio per amore, ¢ la certezza della Resurre- zione. Che manifesta qui l suo valore assoluto. Lasciando il capolavoro di Milton, passando al tempo moderno, due estratti di autori che hanno affroncaco il tema della Passione e Resur- rexione di Cristo, In Luzi Pevento @ il culmine, colto nel mistero, della Passione, Ne! mio ora- torio la Resurrerione @ il tema, l'inizio. Ma & chiaro che, nella Resurrezione, fine ¢ inizio coincidono. Nella pagina a fianco, EI Graco, Resurezione (1584-1594), ofa tela. Madrid, Prode (Scola) ROBERTO MUSSAPI da Resurrexi To rimosso la pietra dal sep Zadrs,-vennede- dentro in-me,allimprovuise nel bianco calcinato dellurna di Giuseppe. del sepolero, Si aprirono i miei occhi e la sogl scivolarono via il mass, ¢ la memoria. Il vestibolo, il nome di Arimatea, le piccole grotteb ¢ le iniziali dei defunti imprese, e le date, ele improntelasciate dai viventi, la spugna d'aceo e il pianto del Golgota La pietra, bianca, come una macina da sale 0 grano, sche circostanti che unisce e distingue i vivi ei morti sogliasilcea ta le labbra ovanti e il vuoto custedente il vuoto degli occhi, ho violato la soglia, Padre, il confine, 2 in esi ho violato leditto rigenerando il Tempo. Ho rovesciato la pictra ¢ in esa la memoria, veri nelloleretempo il mio nome terreno, ¢ la storia Ho violato Ledito, con un soft, bo cancellato il confine, la pietra 2 rovolata come un granello di sabia nellacqua mulinante di un ruscello, ami risvegliavo e cancellavo il tempo: ma ora che sono qui, ancora umido del fazo dei mortali miei fratell, ‘ona che sto pasando alloltretempo e ancora sho amore nell memoria del mio tempo, prima di essere di nuovo tuo e per sempre, volevo dirti che sono grato al tempo allillusione che anima le pupille _ fa pulcare il sangue de (a tua creatura ¢flagile, ma bell Valeva la pena di morirci accanto, se il preazo di quella morte fu la vita, ¢ la condivisione del pane e del vino (non lo se pite mio, sembrava il lor ¢ lo spettacolo dell Luoghi dell'Infinio 47 Sulla tradizione del mandylion, il Volto Santo Acheropita, ossia non dipinto da mano umana, si radica e si sviluppa il culto dell‘immagine di Cristo Ta al Giovanna Parvin c@ ince santi come santo ? il Padre vostros: ogni santiti ha inizio dalla contemplazione della santich di Cristo, immagine visibile del Padre, che fin dai suoiinizi la Chiesa he riconosciu- to vivo e presente attraverso i sacramenti, Je seritnure ¢ le immagini sacre, La sco- perta del "volto” dell Uomo della Sindo- ne, compiuta attraverso il negativo della prima fotografia scattat nel 1898, sem bra superare d'un balzo i secoi per ricon- giungers allo sguardo penetrance e ail- neamenti modellati a encausto del Volto i Cristo del VI secolo custodito nel mo- nastero di Santa Caterina, sul Sinai. In queste immagini non & serplice- ‘mente fisata la memoria storica di un ‘personaggio visuco duemila anni fa, ma 2 resa presente per tutte le generazioni la Salvezza incarnata nel Figlio di Dio che assume la natura umana per innakada fino al Padre, Non é un caso che, nella Iunga teoria di queste immagini, proprio 4 sottolincarne la perpetua contempora- nit in parallelo con la “scoperta” della ‘Sindone appaiano forse le uniche “icone del XX secolo”,ciot le effigh di Cristo 1e- alizzate da Georges Rouault. In questa prospettiva si inseriscono le icone acheropite, ciot “non dipinte da mano d'uomo: immagini della fede del- Ja Chiesa nel Mistero del!"Incarnazione, in cui Dio stesso si ofte quale icona vi- vente e restaura nell'uomo— creato a sua immagine e somiglianza —V'icona di Dio, che era stata sfiguraca nel peccato or nae. Fra le tante leggende e tradiioni 450 Luoghi dell'nfnico alla base delle acheropite ne esistono due, carateristiche — rispertivamente dell Orience dell Occidente: una si r- lalla prodigiose guarigione di re Abgar i Edessa mediante un lino (mandylion) su cul era impress effigie di Cristo, Pl- tra al gesto pietoso della Veronica, lungo Javia dolorose del Calvario. In Oriente la uadizione del mandjiion origina una tipologia iconografica in cui il volto di Cristo, affigurato sullo sfon- do di un telo (0 di una piastrella, kera- ‘ion, a cui Piramagine sarebbe stata suc- cessivamente fissata per essere murata e cosl sortratta agli invasor), occupa quasi curta a superficie della tavola; nal nimbo ® inscritt la croce, memoria della Passio- ne, mentre lo sguardo dei grandi occhi spalancati vuol rendere immagine di Cristo glorioso. Licona si trasforma cosi in una sorta di stendardo, attestazione della Resurtezione attraverso la Passione. Non é un caso che licana acheropita di Casto Fungesse traditionalmente da ves- sill innalzao sulle porte delle mura del- le cit o sulle tcuppe in battaglia, cost come la croce di Cristo @ I'arma della vi toria sul male esulls morce. Teona acheropita e reliquia ‘Se ogni icona 8 in qualche modo equi- valente a une seliquia, perché in esa, di- pinta secondo i canoni stabil dai Con- Gilie benedesta dalla Chiesa, & misterio- samence racchiusa Ja presenza dellAr- chetipo, questo vale in primo luogo per il mandyion, solennemente trasferito da Edessa a Costantinopoli nel 944 ed esposto alla venerazione det fedeli (an- dd perduto nel 1204 durante il saccheg. gio della quarta crociata). Hl mandslion era sia uns reliquia, perché era stato fisi- ‘camente a contatto con il volto del Sal- vatore, sia un'icona, perché lo raffigure- va. Il Santo lino era il principale fonda- ‘mento del culto dellimmagine ¢ la pro- va delPorigine divina della prima imma- gine cristiana; per questo le raffigurazio- ni pittoriche della reliquia erano molto diffuse. Uno dei primi e pitt effcaci esempi di questa tipologia @ uniicona russa della fine del XII secolo, che pre- senta sulla faccia antetioze il Salvatore Acheropica ¢ su quella posteriore la Vene- racione della eroce del Signore (Galleria Tetjakeov, Mosca). T mutamenti introdotti nel tempo nnelPiconografia del mandylion non sie gnifcano un distacco tra a raffigurazio- ne e la reliquia storica: al contratio, il ‘mucamento dello schema compositivo nasce nelle diverse epoche dal diverso ‘modo di intendere le modalitd di ripro- durre la reliquia Nel XIV secolo ebbe particolare diffu- sione una variante che sviluppa il cema del lino che ricede a pieghe, appeso per le cocche superiori © morbidamente rappeggiato. Tl formarsi di quest icono- ‘grafia coincide con la rinnovaca arcen- zione del mondo bizantino per i temi li- ‘urgici, in particolare per i veli sacri ela loro complessa simbologia, che rimanda tra Paleo al “cessers” della carne di Crie i 52 Loghi delllnfnito A pagina 49, luce Cavales, Veto {2015}, sequel. (Opera realzzcta per “Luogh dalnfiio" Alla pagina precedente, ‘Scuola bizantina, Cristo Pantocrotre (Vt seco}, encausto au tovola (porticoare. ‘Mote Sine, monestro di Sante Caterina (Zev Redoven/ridgemon/Alinari sto nel seno della Vergine ¢ alle bende funerarie che avvolsero il corpo nel se- polcro. Dal XVEXVII secolo alla 13 zone centrale del Salvatore si affiancano figure di angeli in volo che sollevano il mo alla venerazione. Talvol~ fel Salvatore Acheropita é complecata da scene della storia miraco- losa del lino, all'interno di medaglioni. Nel XVI secolo si diffonde inoltre una composizione che accosta, su due registr sovrapposti licona di Cristo Acheropita ¢ il Compianto della Vergine su Cristo mor- 4, a esprimere drammaticamente il nes- s0 inscindibile fra la gloria di Cristo 1i- sorto ¢ Ja sua Aénoss, fra il tema della rorce terrena e della vittoria sulla morte Lespressione intensa e sofferente del Cri- sto morto nel sepolcro, il drammatico ppianco della Vergine, delle pie donne e degli apostoli, vengono bilanciati nella fascia superiore dalla grandiose e serena rafigurazione del Volto Santo sul lino sorretto dagli angel 1 mandylion si incontra sovente anche nelle icone dei sant, a sottolineare che la fonte della loro santita & Cristo, In tal senso queste icone sono sempre, come quelle della Vergine, cristocentriche. Ad esempio, unticona dei santi Sergio e Bac- co (VI secolo, Museo arte, Kiev) ci mostra i due martiti nell uniforme mili- tare con al centro un'immagine di Cristo nella tipologia del mandylion: come Ia presenza del Salvatore infuse ai due santi la gratia di permanere saldi nella fede € di ricevere la corona del martitio, cosi anche nellicona l'imago Christi concede ai fedeli i miracoli di cui i santi si fanno intercessor A sinistra, dalllto, Scuola di Novgorod, Volo Santo (Xt secol}, ‘Mosce, Galeria Trtjakov (Scale; Sevole baleoniza, Vato Smo (Xi secolo} loon, ctedrale (Aline Adestra, Valo Sante. Genovo, San Berolomen Jeli Aven’ Aka/ Mondale! Tra Oriente e Occidente A testimoniare ecumenicita della tra- dizione iconica nel mondo cristiano, possiamo patlate di icone acheropite ve- nerate anche nel mondo latino, A Roma, nella cappella del Sancta Sanctorum ac- canto alla Basilica Lareranense, troviamo uuticona del Salvatore, databile ta V e VL secolo, che gli seudiosi accostano alla celebre effigie di Cristo collocars sulle porte del palazzo imperiale di Bisanzio ¢ dlscruta nel corso deliconoclasta Licona romana fu per seco la prota- gonista di un rito introdouo da pape Sergio I (687-701): una processione nnotturna, Ja viglia della festa del’Assun- zone, durante la quale Feffigie del Sal vatore visitava le principali chiese e ico ne mariane della Cited eremna, per poi sgiungere alfalba in Santa Maria Mag- gore per “nccogliere” nella gloria del Pa- radiso la Madre (simboleggiata a sua volte dalla celebre Salus popu roman). Unvaltra venerata icona @ il Volto Santo di Laon: una tavola baleanica datata al XII secolo e inviata in Francia nel 1249 dda Jacques de Troyes. il fueuro papa Ue- bano IV, a sua sorela Sibyl, badessa ci- Unialeeaicona che si rift al'antica ff- sie di Edessa @ il cosiddetto Voleo Santo di Genova, custodito nella chiesa di San Bartolomeo degli Armeni. Licona, dona- I XIV secolo dallimperacore Gio- vanni V Paleologo a Lionardo Montaldo, capitano della colonia genovese nel Bo: tezze del mandylion sforo, riproduce ¢ presenta sulla comiee dargento doraro tn rarssimo racconto per immagini del- la storia di Abgae. Luoghi delIafnito 53 er Fostensione della Sacra Sindone del 2015, it Museo di San Marco di Fi- renze ha presto al Museo Diocesano di Torino unfopera nata dalla stessa fede in- cense_che caramevizza_iLpellegtinaggio sindonico: il Compianeo sul Cristo morto del Beato Angelco, Realizzato ra la fine del quarto e Piniio del quinco decennio del XV secolo, il dipinco appartiene al periodo in cui la Sindone comincid 2 es- sere conosciuta fuori della Francia, e forse a1 essa allude il telo bianco finissimo che si to il corpo del Salvatore. Esegui- to su tavola, il Compian era in origine una pala dalrare, e sotto questo celo dob- biamo immaginare la covagla della men- sa eucaristca, come sott il corpo di Cri sto rafigurato dobbiamo immaginare Vostae il calice del vino: il Corpus Christ sacramencale in cui la fede vede ralmen- te presente il Figlio di Dio e di Maria. Celebre tai veologi del Sacramento fi il domeniceno Tommaso @'Aquino, la cui idea viene tradotta qui in immagine da un altro celebre domenicano, frate Gio- vanni da Fiesole, noto gid nel Quattro- cento come il “pittore angelico”. Chi era Angelica? Vasari lo presenta come modello per wgli ecclesiastiin: un religioso di wsomma e straordinaria vir- ty, edi santssima vies, semplice uomo simo € sobriow, il quale «non avrebbe ‘meso mano ai pennelli, se prima non avesse fatto oreziones e enon face mai ctocifiso che non si bagnasse le gore di lagrimes, Sempre secondo il Vases to pit attendibile qui quanto meno abituato a parla in simil termini, atin~ ti probabilmente dalla tradizione intema del convento de! fate ~ Angelic soleva dite ache chi faceva questarte, aveva bi- sogno di quiecee di vivete senza pensiers « che chi fa cose di Cristo, on Cristo de- ve stare sempres Ecco una chiave di lercura fondamen- tale, LAngelico, che frceva solo soggett sacti ~ “cose di Cristo” — stava sempre con Cristo, Membro del ramo riformato del suo Ordine ~ fa cosiddetta “Osser- varia” — ¢ presbicero la sua santa &sta- ta riconosciuta dalla Chiesa, che nel 1984 lo ha dichiarato formalmente ¢ ‘54 Luoghi delfInfinito non solo popolarmente “beato”. Dipin- geva ‘cose’ — event persone, sopratcutco la persona Cristo ~ in base all'intima co- noscenza di chi cerca di “stare sempre” con il promesso Sposo, !Agnella di Dio che & anche il Sole di Giuseizia, Per capi- te !Angelico, infu, bisogna rieneeae in ueste categorie, in questo linguaggio esprimente nel contempo intimitd e uni- versaliti, micezza e grandezsa. Per dare un giusto peso ai color slat, alla bellez- 2a purissima, agli sguardi catichi di bra- sma mistica, bisogna riscoprie Pardoce € Finnocenza del contemplativo. Nel caso del Compiento sul Cristo mor- 4, Angelico metteva lx propria “inno- cenza’ a servizio di uominisitenuti col povoli di gravi crimini, Lopera fu esegui- ta per una confraternitalaicale, la Com- pagnia di Santa Matia della Croce al “Tempio: specificamente per la loro chiesa ‘presso una delle porte urbiche di Firenze, derta Porta della Giustzia perché al suo ‘stemo venivano eseguite le condanne a morte I pio sodalizo si dediceva al con- forto spitituale dei condannati, che i confratelli scortevano, dal carcere fino al- Ja Porta della Giustzia, e quindi al pati bolo @ qualche centinaio di met dalle ‘mura, Mentre camminavano ai suoifian- chi, i “confortatori” tenevano davanti agli occhi del condannato tavolerte di- ppinte con scene della Passione, cosi che Puomo non vedesse la fola inferocita ma solo Gest, pure Lui giustiziato come un ctiminale fuori le mure della sua cit. Tunica sosta in questa via erucit era presso Voratorio della confiatenita, il cosiddero “tempio”, demolivo nel XIX secolo, dove il prigioniero ascoleava la Messe. Ed ecco sullaltere il dipinto dell’Angelico, con Gest deposto da una ‘roce @ tau (com la forma cioé di una for- ca), a qualche centinaia di mets dalle mura di Firenze, rffiguratasullo fondo in maniera inconfondibile, con una grande porta urbica aperta: proprio quel- fa accraverso la quale il “povero Cristo” condannato doveva passare. Come sem pre nell'arte dell Angelico, una luce si- Jenziosa avvolge figure e oggerti, cosi che Je mura brillano e Firenze sembra quasi tuna Gerusalemme celeste; Pimmagine aveva la funzione non solo di confortare il condannato, invitandolo a identificare le puoprie sofferenze con quelle di Cisto, sma anche di riconciliarlo alla comunith 56 Luoghi dell Inno alla cicch — che Paveva espulsoe che sta- va per togliergli la vita, ma che nel dipin- to viene presencata con una bellezzat1a- scendentale, Tia le ultime opere del lungo periodo li maturazione e affermazione professio- nale dell’Angelico, il Compianto sul Cri- sto morto fa commissionato dal monaco eelettina don Sebastiano.di Jacopo.di—tichie’,-medaglista, rattacista-earchitetto—§ Rosso Benintendi il 13 aprile 1436 per conto della confracernita. La Compagnia i Santa Maria della Croce del Tempio ca infati gestta dai benedeccini, « don Sebastiano, ex-frace domenicano mona- catosi, era il nipote della santa contem- poranea raffigurata nel Compianto = la penultima figura a descra-, beata Villana delle Bott, morta nel 1361 e venerata nella chiese domenicana fiorentina di Santa Maria Novella. Donna sposste dal- Ja vita dissolura, Villana sera convertica a isto sulla cui Passione amava meditare, € PAngelico la rappresenta mentre con- tempia il Salvatore morto e pronuneia le parole che le escono dalla bocca: «XPO THU LAMOR MIO CRUCHFISSOw, "Cristo Gest, amor mio crocifsso” Beata Villana fa parte del gruppo di quatordici santi che piangono Gest orto, deci donne e quarto uomini, tra cui san Domenico, in piedi a sinisa Tra Te donne? Angelico da grande importan- 24 a Matia, la madre di Gest, che, ab- bracciandolo, contempla il volto del f- glio, a Maria Maddalena che gi bacia i Pedi insanguinati, Questi personaggi, cognuno def quali esprime una diversa qualid ¢ intensitd di dolore, diventano ‘per artista una sorta di laboratozio delle ‘emozioni, che qui e in alere opere analiz- ‘za.con esattezza scientifica. Fra i emi del coevo umanesimo fiorentino vi era inka Alle pagine precedent, Beato Angslice, Compianto sul Cris marlo {fine quocto/iniio quite decennio del XV secoo,fempera ay eval, Firenze, Museo di Sn More. Nella pagina a fianco, dallalto, Beoto Angelic e Lorenzo Menace, Deposizone (1432-1434 circa, ompero su towla, Firenze, Museo di San Morea; Giotto, Conpionto sl Cristo marl (1303-1305 circa), efresc, ti quello della strutcura psicofisica della petsona per cui I'essere umano rivela con Pespressione del volto ¢ con i gesticoxpo- sei “moti della mente”, come Leonardo da Vinci chiameri poi i sentiments Le implicazioni per Varce di questa ti- cerca vengono chiarite da un personag- gio poliedrico, Pumanisa, esperto di an- ‘Leon Battista Alberti. Giunto a Fitenze ne! 1434 e colpito dalla nuova are fo- rentina, nel suo Della pistura — trasferen- do nellescetica la leone ciceroniana sul buon oratore — defini come supremo compico dellartista la nacrazione ("isto- ia"), insistendo sulla finalici morale dellimmagine, la quale deve toccare chi Ja vede cosi profondamente da influise sulla sua vita. A questo scopo invitd gli artisti a dare ai loro personaggi reazioni fisiche ed emotive naturali, perché, dice, smovera l'istoria 'animo quando gli uo- mini ivi dipinti molto porgeranno suo proptio movimento d’animon. E spiega ‘dncerviene la natura, quale nulla pit che dei si truova rapace di cose a sé simile, che piagniamo con chi piange, ridiamo con chi ride, ¢ doglianci con chi si duoles. Le parole dell Albert, stilate pochi an- ni prima del Compiano, fotografsno un indiriazo git allora in corso, tanté vero che Tumanista dedica il suo crarato ai sgrandi del!'avanguardia di allora: Brunel- leschi insieme @ Lorenzo Ghibersi, Do- natello, Luca della Robbia e Masaccio. Le “regole” elbertiane segnalano anche la rowura con quellestetica delPicona in cui Pelemento narrativo aveva un ruolo secondario, come pure lemozione. Ci- tando esempi antichi, Alberti elogia purtosto la penetrazione psicologica de- gli atisti greco-romani,e la frase appena citata, infatei, deriva dal De amicitia di Cicerone, Menziono queste cose peiché Beato Angelico, anche se non nominato dallAlberti, apparteneva al rstretto gruppo di artist florentini che si propo- ‘eva i traguardi successivamente artico- lati nel Della pittura, come suggerisce un suo capolavoro precedente di aleuni anni il Compianto, Ia Deposizione di Cristo, pure questa oggi al Museo di San Marco. Qui artista anticipa il “catalogo” dei sentimenti delle donne e degli womini presenti nel Compiante; con i sei angeli nelle zone alte, similmente espressvi, i “peisonaggi” raffigurati in ques¢opera Laoghi del"Infiniso 57 In queste pagine, Nic aurivano a venticingue, senza contare Ciisto, sul cui voleo vi pure un'espres- sone commovente! Ambo i sess, cute le ert: una dimostrazione dei “movimentt delf'animo” enciclopedica, cotae e senza paralel nella coeva pitturafiorentina La particolare intensita nei rapporci tra persone in queste opere, el loro messag- gio di unlinteriorita condivise, kenno turtavia radici_ medieval: risalgono a Giotto, aucore del Compianto sul Cristo ‘orto della cappella degli Scrovegni a Pa- dova, dove Purgenza con cui Ja Madre awvicina Ia sua bocca a quella de! Figlio, quasi voles ridargli Valco della vita, ha la catiea psicologica di una scena di trax gedia greca. Un quadro di tiferimento drammatico, perfino formalmente cea- ceale& dl resto probabile I dramma si- cro, coltivato in stretto rapporto alla Ii tuygia nei monasteri_ medieval, viene sviluppato in Ilia trail Due e il Trecen- 458 Luoghi delIafnito to precisamente nell’ambico della rligio- sit francescana che Giotto conosceva bene (se — come la tradizione insite ~ gli era tra i maestri che decorarono la basilica superiore ad Assis). Il Compian- to degli Scrovegni senabea infatti una tra- duzione in piecura dellembrionale sacra rappresentazione del maggiore poeta francescano del periodo, Jacopone da Todi (1236-1306), fattosi frate dopo aver scoperto,s02t0 le vesti borghesi del- la moglie morta, il cilicio penitencisle del rerordine fondato dal Poverello per coinvolgere i aici Il testo di questo Lamento dele Vergine (che dobbiamo immaginare recitato in toni rieuali sul sagrato 0 nel presbiterio i una cies) abbonda di richiami emo- tivi, come quando, arrivata al Calvatio, Ja madre incomineia “el corrotta" 0 la- mento, in cui spiega il proprio dolore cevocando la belleza sciupata del figlio © dell Area, Compianto sul Cristo moro (1480 circa, terrocot polerome. Bologna, Sante Maria delle Vito ricordando la sua infantia: + figli, f- lio, figlio! / Figlio, amoroso giglo, / f- gio chi di consiglio / al cor mio angu- stiato? | Figlio, occhi giocondi, figlio, co non rispondi? / Figlio, perché v'ascon- di/ dal pervo ove se latato?”. Dietro al linguaggio ripetitivo, sotto il ritmo ipnotico e Femotivi struggente, awertiamo anche qui gli elementi di una straordinaria culeura religiosa. Olte ai puntuali tiferimenti neotestamentati, il tema quasi cencrale del Lamento, la bel- lerza perduta, il “volto iocondo” di Cri- sto abbruttito dalla sofferenza, sviluppa in cermini materni cid che Isai dice del Servo in cui [a teologia della Chiesa ha sempre rieonosciuto Cristo: «Molt si stupitono di lui, tanco era sfigurato per essere d'uomo il suo aspect [..]. Non hha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splencote per prova- te in lui dilereo. Disprezzato ¢ reietto da- li uomini, uomo dei dolori che ben co- rhosce il pare, come uno davanti al que- le ci si copce la facian (Is 52,14 € 53, 23). “Angelico & debitore di questa cradizio- re spitituale € probabilmente anche di quella teatrale di cui il Lamento di Jaco- pone & unespressione precoce. Nel suo Compianto senciamo infatti un rapport con le coeve saere rappresentazioni della Passione, fa cui scena culminante era sempre il Plenctus Mariae 0 "Gran pian- to". Nei eesti superstt, come nei dipinci del Frat, Pappelloallemozione & esplici- to: nel prologo di un “mistero” della fine del Quattrocento, ad esempio, toviamo tuna frase straordinaria, pronunciata: da tun attore che dopo aver accennato alle scene della Pasi, che sarebbero venue in seguito, si rivolge al pubblico, o me- glio 2 ogni singalo spertatore,¢ dice: «Si tu non piangi quando questo vedi, non 0 se a Yesu Cristo vero cred, Tia esor- tazione ¢ minaccie, Pammonimento vie- ne ribadiro poco dopo, alla conelusione del prologo, quando Tattore esorta il pubblico, «quando el vedrete poi levar di ‘eroce, ciascuno divoramente alzi Je mani rendendo grazie a Dio cola sua voce ii eardi nello stesso cesto, la Madonna ripete liaviro: durante la conclamatia ai piedi della croce, in mezzo al lamento orale dei personaggi che descrivono le loro teazioni alla morte di Gesit, Maria dice al pubblico: «Homini e donne, voi zon siate lenti alo gran pianto, hor me accompagniate [..] essendo qui in eroce morta il vostro creator, cascu piangh © strida con dolore Un simile appello allo speteatore a si partecipe della Passione si crova in ali testi del periodo dove, oltre a essere una conferma di fede religiose, la comparte- cipazione diventa anche prova di sensibi- lita umana, Per esempio, in una quatero- centesca Vita di Cristo conservata nella Biblioteca Laurenziana 2 Firenze, dop una desctizione delle sofferenze di G Tautore afferma che eben se pud reputar haver el chore de pietra coluit che @.q sto passo non ha compassione al suo si- sgnore o per pianto o peraltcisegnin; ein un Piano della Vegine dello stesso fondo troviamo cid che sembra addirituura una formula pet Fsterismo di gruppo: «Pian- ga ciascuno che giusto si trova, sicché Ciascumo a lgrimar si mova Questo tipo di emorivirh guidata fa parte della tradizione in cui Angelico era formato. Lidea base — che la fede dev'es- sere esternara con fortireazioni emotive = riprende certi teri del razionalismo scolastico. Con Atistotele, gli scolastici ritenevano che la volonch umana ticeve € si outre di “informazioni” fornice dai sensi, c che la libert® dell'womo e la sua Luoghi dellTafinivo 39 rnobileh come creacura sono legate also che consciamente fa dellesperienaa sen soria, Cosi san Tommaso, nea sua anal si della conttizione, elabora il concetto ariscorlico di due liveli di rzzionalt: la ratio superiar quella inferior, che insie~ ‘me determinano il caratere del dolore sperimentato dal peccatore penitent | —_

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