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(Ebook - Ita - Sagg - Filosofia) Popper, Karl - Breviario
(Ebook - Ita - Sagg - Filosofia) Popper, Karl - Breviario
[a] COPERTINA
[a] PREFAZIONE di Massimo Baldini
[a] NOTA DI EDIZIONE. (SIGLE).
[a] BREVIARIO.
[a] I. IO, KARL R POPPER.
[a] II. IL MESTIERE DEL FILOSOFO.
[a] III. LA SCIENZA.
[a] IV. IL METODO SCIENTIFICO.
[a] V. FALLIBILISMO, ANTIINDUTTIVISMO E ANTIOSSERVATIVISMO.
[a] VI. I PROBLEMI E LE TEORIE.
[a] VII. LA VERITA E L'ERRORE.
[a] VIII. IL COMPITO E IL METODO DELLE SCIENZE SOCIALI.
[a] IX. IL RUOLO DELLA METAFISICA.
1
[a] X. SOCIETA' APERTA E SOCIETA' CHIUSA.
7
[a] XI. LA POLITICA.
4
[a] XII. LA DEMOCRAZIA E I SUOI PARADOSSI.
5
[a] XIII. I PRINCIPI DEL LIBERALISMO.
8
[a] XIV. I PERICOLI DELL'UTOPIA.
7
[a] XV. CONTRO LO STORICISMO.
3
[a] XVI. IL TEMA DELLA TRADIZIONE.
0
[a] XVII. CRITICHE A PLATONE.
8
[a] XVIII. CRITICHE A HEGEL.
6
[a] XIX. CRITICHE A MARX.
5
[a] XX. CRITICHE ALLA PSICOANALISI.
6
[a] XXI. L'IMPORTANZA DEL PENSIERO CRITICO.
1
[a] XXII. L'ETICA.
1
[a] XXIII. SCRIVERE FACILE E DIFFICILE.
9
[a] XXIV. PER UNA SCUOLA MIGLIORE.
6
[a] XXV. TV E VIOLENZA.
4
[a] CRONOLOGIA DELLA VITA E DELLE OPERE DI KARL R. POPPER.
7
[a] Nella stessa collana
5
</IND>
a cura di Massimo Baldini
Rusconi. 1998.
KARL R. POPPER 1902-1994.
Pag=1
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per quanto si possa cercare la verit e anche trovarla (il che credo
avvenga in moltissimi casi), non possiamo essere assolutamente certi di
averla trovata.
L'epistemologia di Popper una epistemologia che rende conto dell'immane
potenza dell'errore. La tesi di fondo di una delle sue opere principali
proprio questa, che la nostra conoscenza si accresce nella misura in cui
impariamo dagli errori. Nella scienza, come nella vita, afferma Popper,
vige il metodo di apprendimento per tentativi ed errori, cio di
apprendimento dagli errori. L'ameba ed Einstein procedono allo stesso modo:
per tentativi ed errori. La sola differenza rilevabile nella logica che
guida le loro azioni data dal fatto che i loro atteggiamenti nei
confronti dell'errore sono profondamente diversi. Einstein, infatti,
diversamente dall'ameba, cerca consapevolmente di fare del tutto,
ogniqualvolta gli capiti una nuova soluzione, per coglierla in fallo e per
scoprire in essa un errore: egli tratta o si avvicina alle proprie
soluzioni criticamente. Egli cio assume un atteggiamento consapevolmente
critico nei confronti delle proprie idee cosicch , mentre l'ameba morir
insieme alle sue soluzioni sbagliate, Einstein sopravviver grazie ai suoi
errori.
Prima di Popper l'errore godeva presso i filosofi e gli uomini di cultura
di una pessima letteratura. Le metafore che pi insistentemente
ricorrevano, in molti autori che parlavano dell'errore, erano prese a
prestito dal linguaggio della malattia e della morte.
Gli errori, infatti - scrive Melchiorre Gioia - sono alterazioni della
verit , come le malattie lo sono della salute. Per molti filosofi, da
Sant'Agostino a Spinoza, da Cartesio a Leibniz, l'errore
per sua stessa
natura ateoretico, il frutto di un qualcosa (la cattiva volont o la
sensibilit ) che intervenuto a disturbare il retto funzionamento
dell'intelletto. Dunque - scrive Cartesio -, donde nascono i miei errori?
Da ci solo, che la volont essendo molto pi ampia e pi estesa
dell'intelletto, io non la contengo negli stessi limiti, ma l'estendo anche
alle cose che non intendo, alle quali essendo di per s indifferente, essa
si smarrisce assai facilmente.
Da Popper, invece, l'errore stato visto come il motore della scienza.
Evitare errori - egli ha scritto
un ideale meschino: se non osiamo
affrontare problemi che siano cos difficili da rendere l'errore quasi
inevitabile, non vi sar sviluppo della conoscenza. In effetti,
dalle
nostre teorie pi ardite, incluse quelle che sono erronee, che noi
impariamo di pi .
Nessuno pu evitare di fare errori; la cosa pi grande imparare da essi.
L'uomo di scienza sa che non esiste un criterio di verit capace di
salvarlo dall'errore, sa che egli pu commettere errori e che, quanto prima
li commetter , tanto meglio sar , giacch nella scienza sono proprio gli
errori che ci forniscono i deboli segnali rossi che ci aiutano a trovare a
tentoni la via d'uscita dalla oscurit della caverna. Gli errori, dunque,
sono i muri maestri del nostro sapere, non solo perch , come dice Roger
Martin du Gard in Jean Barois, gi qualcosa sapere dove non si trova la
verit , ma anche e soprattutto perch essi soltanto ci consentono di
avvicinarci alla verit .
Popper, quando inizi a frequentare l'universit , fu socialista, quindi,
per pochi mesi, comunista, successivamente, deluso dal marxismo, di nuovo
socialista, infine, dopo qualche anno, fece proprie le tesi del
liberalismo. Per diversi anni - egli ha scritto rimasi socialista, anche
dopo il ripudio del marxismo; e se ci fosse stato qualcosa come un
socialismo combinato con la libert individuale, sarei ancora oggi un
socialista. E, infatti, non potrebbe esserci niente di meglio che vivere
una vita modesta, semplice e libera in una societ egalitaria. Mi ci volle
un po' di tempo per riconoscere che questo non era nient'altro che un sogno
meraviglioso; che la libert
pi importante dell'uguaglianza; che il
e sento di
pregiudizi filosofici.
La maggior parte di questi sono teorie che essi prendono per scontate
inconsapevolmente, o che hanno assorbito dal loro ambiente intellettuale o
dalla tradizione.
Poich poche di queste teorie sono professate consapevolmente, esse sono
pregiudizi nel senso che sono professate senza un esame critico, anche se
possono rivestire grande importanza per le azioni pratiche delle persone e
per tutta la loro vita.
Costituisce una giustificazione dell'esistenza della filosofia
professionale il fatto che c' bisogno di uomini che esaminino criticamente
queste teorie diffuse ed influenti.
CIVF, 395-396
Ogni filosofia deve iniziare dalle dubbie e spesso perniciose concezioni
del senso comune acritico. Il suo fine
di raggiungere il senso comune
illuminato, critico, di raggiungere cio una concezione pi vicina alla
verit e che abbia un influsso meno dannoso sulla vita umana.
CIVF, 396
A mio modo di vedere, i problemi della teoria della conoscenza
costituiscono il nucleo della filosofia, sia della filosofia acritica o
popolare del senso comune, sia della filosofia accademica. Sono persino
decisivi per la teoria dell'etica (come Jacques Monod ci ha recentemente
ricordato).
CIVF, 398
Cos come io vedo la filosofia, essa non dovrebbe mai essere e invero non
pu mai essere scissa dalla scienza. Storicamente, tutta la scienza
occidentale
una progenie della speculazione filosofica greca intorno al
cosmo, all'ordine del mondo; i comuni antenati di tutti gli scienziati e di
tutti i filosofi sono Omero Esiodo e i Presocratici.
CIVF, 400
Ammetto che vi sono dei problemi molto sottili in filosofia che hanno la
loro naturale ed invero unica sede nella filosofia accademica, per esempio
i problemi di logica matematica e pi in generale la filosofia della
matematica, e sono molto colpito dai prodigiosi progressi compiuti in
questi campi nel nostro secolo.
Ma per quanto riguarda la filosofia accademica in generale, sono
preoccupato dell'influenza di quelli che Berkeley era solito chiamare i
filosofi al minuto. Senz'altro la critica la linfa vitale della
filosofia, eppure una critica minuta di punti minuti, senza una
comprensione dei grandi problemi di cosmologia, di conoscenza umana, di
etica e di filosofia politica e senza un serio e strenuo tentativo di
risolverli, mi pare fatale.
CIVF, 401-402
Tutti gli uomini sono filosofi, perch in un modo o nell'altro tutti
assumono un atteggiamento nei confronti della vita e della morte. Vi sono
quelli che pensano che la vita sia priva di valore perch ha una fine.
Non pensano che si potrebbe anche proporre l'argomento opposto: se non vi
fosse una fine alla vita, essa non avrebbe valore, ed il pericolo sempre
presente di perderla che in qualche misura aiuta a renderci consapevoli del
valore della vita.
CIVF, 403
Ogni filosofia, e in particolare ogni scuola filosofica, soggetta a una
degenerazione tale che i suoi problemi diventano praticamente
indistinguibili da pseudo-problemi, e il suo gergo, in conseguenza, non pu
pi essere distinto in pratica dal chiacchierio privo di significato.
CEC, 126
La degenerazione delle scuole filosofiche
[...] la conseguenza della
credenza erronea che si possa filosofare senza esservi spinti da problemi
che sorgono al di fuori della filosofia - nella matematica, per esempio, o
nella cosmologia, nella politica, nella religione, o nella vita sociale. La
mia prima tesi, in altre parole, questa.
I problemi filosofici genuini sono sempre radicati in urgenti problemi
esterni alla filosofia, e scompaiono se tali radici deperiscono. Nei loro
sforzi volti a risolvere detti problemi, i filosofi sono soggetti a
inseguire quello che pare un metodo, o una tecnica filosofica, ovvero una
chiave infallibile per il successo della filosofia. Ma metodi o tecniche
siffatti non esistono; in filosofia i metodi sono privi di importanza;
qualsiasi metodo legittimo se conduce a risultati suscettibili di una
discussione razionale. Quel che conta non sono i metodi o le tecniche, ma
una certa sensibilit ai problemi, e un'ardente passione per essi; o, come
dicevano i Greci, la dote naturale di provare meraviglia.
CEC, 126-127
Credo che ci sia un solo argomento a difesa dell'esistenza della filosofia.
E questo: lo sappiano o no, tutti gli uomini hanno una filosofia. Certo,
pu ben darsi che nessuna delle nostre filosofie valga gran che, ma la loro
influenza sui nostri pensieri e sulle nostre azioni
grande, e spesso
incalcolabile. Ecco perch c' bisogno di un esame critico di tutte queste
filosofie: l'esame critico delle filosofie
il compito centrale della
filosofia in quanto disciplina,
la sua raison d' tre. Si tratta di un
compito pi modesto della maggior parte di quelli che sono stati proposti
alla filosofia, ma un compito che, se impariamo a parlare e a scrivere
con chiarezza, pu essere portato a termine.
LDSS, XIII
La teoria della conoscenza, e, in generale, la filosofia, ha bisogno di
un'apologia pro vita sua, di una difesa ragionata della propria esistenza.
Infatti, quello che molti filosofi hanno detto e fatto nel corso di questo
secolo rappresenta un grave atto d'accusa.
LDSS, XIII
Proprio come tutti hanno la loro filosofia, cos tutti hanno la loro teoria
della conoscenza. Di solito si tratta di una teoria sostenuta
inconsapevolmente, e perci acriticamente, ma si tratta di una teoria che
spesso determina il resto della nostra filosofia.
LDSS, XIII
Uno scienziato impegnato in una ricerca particolare, ad esempio in fisica,
pu affrontare direttamente il proprio problema. Pu andare diritto al
cuore della materia: al cuore, cio , di una struttura organizzata.
Infatti una struttura delle dottrine scientifiche esiste gi , e con essa un
orizzonte di problemi generalmente accettato. Per questa ragione lo
scienziato pu lasciare ad altri il compito di sistemare il proprio
contributo nell'ossatura generale della conoscenza scientifica.
Il filosofo si trova in una posizione diversa. Non affronta una struttura
organizzata, ma piuttosto qualcosa che ha l'aspetto di un cumulo di macerie
(sotto le quali, del resto,
forse sepolto qualche tesoro). Non pu fare
appello al fatto che esiste un orizzonte di problemi generalmente
accettato, perch forse l'unico fatto generalmente accettato che non
esiste nulla del genere. In realt , una delle questioni che oggi ricorrono
pi sovente nei circoli filosofici
se la filosofia arriver mai a porre
un problema autentico.
LDSS, XVII
Ogni razionalista deve dire con Kant: la filosofia non si pu insegnare al massimo si pu insegnare a filosofare; cio ad assumere un atteggiamento
critico.
TV, 153
Il fine della filosofia (o di qualunque altra attivit razionale o critica)
non pu essere quello di chiarire, o di definire idee, o concetti, o
nozioni, o significati, o di sostituire idee o concetti o significati dati
con altri pi esatti.
PL, 276
La negazione del realismo porta alla megalomania (la pi diffusa malattia
professionale del filosofo di professione).
CO, 67
La scoperta di un problema filosofico pu essere in qualche modo
definitiva; la si compie una volta, e per sempre; ma la sua soluzione non
mai definitiva. Essa non pu mai basarsi su una dimostrazione o una
confutazione definitive, per via dell'inconfutabilit delle teorie
filosofiche; n pu fondarsi sulle formule magiche dei profeti ispirati (o
annoiati) della filosofia. Essa pu invece basarsi sull'indagine
coscienziosa e critica di una situazione problematica e dei suoi
presupposti impliciti, come pure dei diversi possibili modi per risolverla.
CEC, 344
Il nostro compito principale come filosofi , penso, quello di arricchire
la nostra rappresentazione del mondo aiutando a produrre teorie
immaginative e al tempo stesso argomentative e critiche, preferibilmente di
interesse metodologico.
CO, 209
Ritengo [...] che la funzione di uno scienziato o di un filosofo sia quella
di risolvere i problemi scientifici o filosofici, piuttosto che quella di
parlare di ci che lui stesso o altri filosofi stanno facendo o potrebbero
fare. Qualsiasi tentativo non riuscito di risolvere un problema scientifico
o filosofico, se compiuto con onest e dedizione, mi sembra pi
significativo di una discussione su questioni del tipo: Che cos' la
scienza? oppure Che cos' la filosofia?. E anche se poniamo quest'ultimo
quesito, come dovremmo, nella forma un poco pi felice, Qual
il
carattere dei problemi filosofici?, io personalmente non me ne
preoccuperei molto; avvertirei infatti che esso ha scarso rilievo, anche a
confronto di un problema minore della filosofia, come la questione se ogni
discussione e ogni critica proceda sempre, di necessit , da assunzioni o
supposizioni, che sono di per s fuori discussione.
CEC, 117
Penso [...] che vi sia solo una via d'accesso alla scienza - o alla
filosofia: imbattervi in un problema, vederne la bellezza e innamorarvene;
sposarlo, e convivere felicemente con esso, finch morte non vi separi - a
meno che non incontriate un altro e ancor pi affascinante problema, o a
meno che, in verit , non ne otteniate una soluzione. Ma anche se riuscite a
trovare una soluzione, potreste poi scoprire, con vostra delizia,
l'esistenza di un'intera famiglia di incantevoli, anche se forse difficili,
figli del problema, per il cui benessere potreste lavorare, con uno scopo,
fino alla fine dei vostri giorni.
PL, 37-38
Proprio come vi sono religioni del bene e del male religioni che
incoraggiano nell'uomo il bene o il male - cos esistono idee filosofiche
buone e cattive, e teorie filosofiche vere e false. In quanto tale, dunque,
quello di Socrate.
mediante critica.
La scienza
che incoraggiate.
CO, 287
La mia tesi
che ci che chiamiamo scienza differisce dai pi antichi
miti, non perch sia qualcosa di sostanzialmente diverso, ma perch va
congiunta a una tradizione, diremo, di secondo grado che fa propria la
discussione critica dei miti. Precedentemente, esisteva soltanto una
tradizione di primo grado, con cui si tramandava una narrazione stabilita.
In seguito sussisteva ancora, naturalmente, una narrazione da tramandare,
ma con essa si trasmetteva una specie di tacito testo di accompagnamento,
con i caratteri peculiari del secondo grado: Ti trasmetto questa
narrazione, ma dimmi cosa ne pensi. Riflettici, e forse ne fornirai una
differente. Questa nuova tradizione introduceva l'atteggiamento critico e
polemico. Si trattava, credo, di un fatto realmente nuovo, ed ancor oggi
una caratteristica fondamentale della tradizione scientifica. Se ce ne
rendiamo conto, acquisiamo con ci un diverso atteggiamento nei confronti
del metodo scientifico. Comprenderemo allora che, in un certo senso, la
scienza
creazione di miti al pari della religione. Ma obietterete forse:
Per i miti della scienza sono assai diversi da quelli della religione. E
certo
cos . Ma perch sono diversi? Perch
questa attitudine critica,
che modifica la natura dei miti. Essi si trasformano e cambiano, nel senso
che ci offrono una descrizione sempre migliore del mondo, dei molteplici
oggetti osservabili. Essi, inoltre, ci spingono ad osservare fenomeni che
non avremmo mai indagato senza queste teorie o
miti.
CEC, 219
Poesia e scienza hanno identica origine, l'origine del mito.
ARM, 230
Poesia e scienza - e perci anche la musica - sono [...] consanguinee.
Scaturiscono dal tentativo di chiarire la nostra origine e il destino del
mondo.
ARM, 23 1
Il giuoco della scienza , in linea di principio, senza fine. Chi, un bel
giorno, decide che le asserzioni scientifiche non hanno pi bisogno di
nessun controllo, e si possono ritenere verificate definitivamente, si
ritira dal giuoco.
LDSS, 37-38
La strada della scienza lastricata di teorie abbandonate che erano state
un tempo proclamate assolutamente evidenti.
SAN, II 25.
La frontiera della scienza
MDC, 215
assai fluida.
ne abbiamo
la sua falsificabilit ,
E' mia convinzione che le scoperte siano guidate dalla teoria, in questi
come in molti altri casi, e non che le teorie siano il risultato di
scoperte dovute all'osservazione; anche quest'ultima, infatti, tende ad
essere guidata dalla teoria. Persino le scoperte geografiche (si vedano
Colombo, Franklin, i due Nordenskj lds, Nansen, Wegener, e la spedizione
del KonTiki di Heyerdahl) prendono spesso avvio dal proposito di
controllare una teoria.
CEC, 203
Da una buona teoria esigiamo, in primo luogo, che abbia successo in alcune
delle sue nuove previsioni; in secondo luogo, esigiamo che non sia
confutata troppo presto; prima, cio , che abbia ottenuto un pieno successo.
CEC, 423
Tutte le teorie fisiche affermano molto pi di quanto possiamo controllare.
Non sempre facile dire se questo di pi appartiene legittimamente alla
fisica, o se dovrebbe essere eliminato dalla teoria come componente
metafisica.
CEC, 453
Una teoria falsa pu rappresentare una grande conquista, quanto una vera. E
molte teorie false hanno giovato alla ricerca della verit pi di altre,
meno interessanti, ancor oggi accettate. Le teorie false possono infatti
essere di aiuto in molteplici modi: per esempio, suggerendo alcune
modifiche pi o meno radicali, e stimolando la critica.
CEC, 243-244
Le teorie scientifiche non sono semplicemente il risultato di osservazioni.
Si tratta invece, per lo pi , di prodotti derivanti dalla creazione di miti
e dai controlli.
CEC, 220
La questione storica, fattuale e psicologica, Come perveniamo alle nostre
teorie?, bench possa essere affascinante,
irrilevante per la questione
logica, metodologica, ed epistemologica della validit . Qui io seguo ancora
una volta Hume. Senz'altro, la netta separazione di questi due problemi fu
il pi grande risultato ottenuto da Hume. Dando loro risposte quasi
opposte, egli chiar abbondantemente che essi sono del tutto distinti.
Alcuni scienziati ritengono, o almeno cos pare, di avere le loro idee
migliori mentre fumano; altri mentre bevono caff o whisky. Perci non c'
motivo per cui non dovrei ammettere che alcuni possano avere le loro idee
mentre osservano, o mentre ripetono le loro osservazioni. E, in questo
senso, sarei disposto a mitigare la mia tesi che noi non procediamo mai per
induzione: sostituiamo mai con quasi mai.
PL, 63
La pratica non il nemico della conoscenza teorica ma il suo pi valido
incentivo. Bench una certa dose di disinteresse si addica allo scienziato,
ci sono molti esempi che dimostrano che non
sempre importante per uno
scienziato essere cos disinteressato. Ma
importante per lui restare in
contatto con la realt , con la pratica, perch coloro che la trascurano ne
pagano il fio cadendo nello scolasticismo.
SAN, 11264
Le teorie scientifiche possono venir controllate dalle loro conseguenze
pratiche. Lo scienziato, nel proprio campo,
responsabile di quello che
dice; si pu conoscerlo dai suoi frutti e cos distinguerlo dai falsi
profeti.
SAN, 11 288
anche la verit , se si
Che cosa sia la verit tutti lo sanno. E l'accordo di una proposizione con
quella realt , sulla quale la proposizione dice qualcosa.
TV,109
Un grande vantaggio della teoria della verit oggettiva, o assoluta, che
ci consente di dire - come gi Senofane - che cerchiamo la verit , ma non
possiamo sapere quando l'abbiamo trovata; che non abbiamo un criterio di
verit , e siamo tuttavia guidati dalla sua idea come principio regolativo
(come avrebbero detto Kant o Peirce); e che, sebbene non vi siano regole
generali per riconoscerla - se non forse nel caso della tautologia esistono tuttavia dei criteri per progredire verso di essa (come spiegher
tra breve).
Lo status della verit intesa in senso oggettivo, come corrispondenza ai
fatti, con il suo ruolo di principio regolativo, pu paragonarsi a quello
di una cima montuosa, normalmente avvolta fra le nuvole. Uno scalatore pu ,
non solo avere difficolt a raggiungerla, ma anche non accorgersene quando
vi giunge, poich pu non riuscire a distinguere, nelle nuvole, fra la
vetta principale e un picco secondario. Questo tuttavia non mette in
discussione l'esistenza oggettiva della vetta; e se lo scalatore ci dice:
Dubito di aver raggiunto la vera vetta, egli riconosce, implicitamente,
l'esistenza oggettiva di questa. L'idea stessa di errore, o di dubbio
(nella semplice accezione usuale), comporta il concetto di una verit
oggettiva, che possiamo essere incapaci di raggiungere.
MDS, 86
E' soltanto l'idea della verit che ci consente di parlare sensatamente di
errori e di critica razionale, e rende possibile la discussione razionale,
cio la discussione critica nella ricerca degli errori, con la seria
intenzione di eliminarne quanti pi possiamo, al fine di avvicinarci alla
verit . Dunque, l'idea stessa di errore, e di fallibilit , comporta quella
di una verit oggettiva, come modello che possiamo essere incapaci di
eguagliare (in questo senso, l'idea di verit
regolativa).
CEC, 393
La coerenza non pu stabilire la verit , ma l'incoerenza e la
contraddittoriet sanciscono la falsit . E quando li abbiamo individuati,
sono i nostri stessi errori a fornirci i deboli segnali rossi che ci
aiutano a trovare a tentoni la via di uscita dalla oscurit della caverna.
CEC, 55
VIII. IL COMPITO E IL METODO DELLE SCIENZE SOCIALI.
Il problema degli effetti non voluti delle nostre azioni, effetti che non
solo sono non premeditati ma spesso anche molto difficilmente prevedibili,
il problema fondamentale dello scienziato sociale.
L'interesse scientifico per le questioni sociali o politiche
di
pochissimo posteriore a quello per la fisica.
Vi furono anzi periodi dell'antichit (penso alla teoria politica di
Platone e alla raccolta delle Costituzioni di Aristotele) nei quali la
scienza della societ poteva sembrare pi progredita della scienza della
natura.
Ma con Galileo e Newton la fisica cominci a ottenere successi al di l di
ogni attesa, lasciando molto indietro tutte le altre scienze, e dal tempo
di Pasteur - il Galileo della biologia - si pu sostenere che anche le
scienze biologiche si sono messe su una via analoga.
Le scienze sociali, invece, non hanno ancora trovato il loro Galileo.
MDS, 17
L'analisi della situazione, la logica situazionale, svolge un ruolo
importantissimo sia nella vita sociale che nelle scienze sociali.
SAN, II 116
Ritengo opportuno aggiungere qui un'osservazione a proposito
dell'asserzione, spesso ripetuta, che le scienze sociali operano con un
metodo diverso da quello delle scienze naturali, in quanto noi conosciamo
gli atomi sociali, cio noi stessi, per conoscenza diretta, mentre la
nostra conoscenza degli atomi fisici soltanto ipotetica. Da questa
premessa si trae spesso la conclusione (lo fa, per esempio, Carl Menger)
che il metodo della scienza sociale, poich fa uso della nostra conoscenza
di noi stessi, psicologico o magari soggettivo in opposizione ai metodi
oggettivi delle scienze naturali. A questa affermazione possiamo
replicare: certamente non c' alcuna ragione per cui non si debba usare
qualsiasi conoscenza diretta che possiamo avere di noi stessi. Ma tale
conoscenza utile nelle scienze sociali soltanto se generalizziamo, cio
se presupponiamo che quello che sappiamo di noi stessi valido anche per
gli altri. Ma questa generalizzazione ha carattere ipotetico e deve essere
provata e corretta dall'esperienza di tipo oggettivo.
(Prima di aver incontrato qualcuno a cui non piace il cioccolato, alcuni
possono essere facilmente portati a credere che esso piace a tutti). Senza
dubbio, nel caso degli atomi sociali noi ci troviamo per certi rispetti in
posizione pi favorevole che nel caso degli atomi fisici, grazie non solo
alla conoscenza di noi stessi, ma anche all'uso del linguaggio. Eppure, dal
punto di vista del metodo scientifico, un'ipotesi sociale suggerita dalla
auto-intuizione non
in condizione diversa da quella di un'ipotesi fisica
intorno agli atomi.
Anche quest'ultima pu essere suggerita al fisico da una specie di
intuizione di quello che sono gli atomi.
E, in entrambi i casi, questa intuizione
un affare privato dell'uomo che
propone l'ipotesi. Ci che
pubblico e importante per la scienza
semplicemente la questione se le ipotesi possono essere controllate
dall'esperienza e se resistono a tali controlli.
Da questo punto di vista, le teorie sociali non sono pi soggettive di
quelle fisiche.
SAN, II 398-399
L'introduzione di un nuovo genere di assicurazione sulla vita, di un nuovo
genere di tassazione, di una nuova riforma penale, sono tutti esperimenti
sociali che hanno le loro ripercussioni sul complesso della societ senza
tuttavia rimodellare la societ nella sua interezza. Anche un uomo che apre
un nuovo negozio o che prenota un biglietto per il teatro va attuando una
specie di esperimento sociale su piccola scala; e tutta la nostra
conoscenza delle condizioni sociali
fondata sull'esperienza acquisita
facendo esperimenti di questo genere.
SAN, I 201
Una delle singolari circostanze della vita sociale che mai nulla riesce
precisamente nel modo prestabilito. Tutto va sempre a finire un poco
diversamente.
Quasi mai, nella vita sociale, riusciamo a provocare il preciso effetto che
desideriamo, e, normalmente, otteniamo conseguenze ulteriori non desiderate
Come naturale, agiamo con certi scopi in mente; ma, oltre a questi (che
possiamo o meno conseguire di fatto), vi sono sempre certe altre
conseguenze non desiderate delle nostre azioni che, in genere, non possono
essere eliminate. Spiegare perch ci non sia possibile
il compito
principale della teoria sociale.
CEC. 213
Le scienze naturali, come pure le scienze sociali, partono sempre da
problemi; da ci che in qualche modo suscita la nostra meraviglia, come
dicevano i filosofi greci. Per la soluzione dei problemi le scienze
utilizzano fondamentalmente lo stesso metodo, quello usato dal comune buon
senso: il metodo del tentativo e dell'errore.
TV, 22
Non c' nessuna scienza che consista nella pura osservazione, ci sono solo
scienze che teorizzano in modo pi o meno consapevole e critico. Ci vale
anche per le scienze sociali.
LSS, 120
Come problemi fondamentali della sociologia teorica pura si potrebbero
forse prendere provvisoriamente la logica generale della situazione e la
teoria delle istituzioni e tradizioni. Ci includerebbe problemi come i due
seguenti: 1. Le istituzioni non agiscono, agiscono solo gli individui nelle
o per le istituzioni. La logica situazionale generale di queste azioni
sarebbe la teoria delle quasiazioni delle istituzioni.
2. Si tratterebbe di costruire una teoria delle conseguenze
istituzionali volute e non volute, delle azioni compiute in vista di un
fine. Ci potrebbe anche condurre a una teoria della genesi e dello
sviluppo delle istituzioni.
LSS, 122-123.
La sociologia
autonoma nel senso che pu e deve rendersi largamente
indipendente dalla psicologia.
Prescindendo dalla condizione di dipendenza della psicologia, ci consegue
anche dal fatto che la sociologia posta continuamente di fronte al
compito di spiegare conseguenze sociali involontarie e spesso indesiderate
dell'agire umano. Ad esempio, la concorrenza un fenomeno sociale che i
soggetti concorrenti di solito non desiderano, ma che pu e deve essere
spiegato come conseguenza (di solito inevitabile) non voluta delle azioni
(coscienti e pianificate) dei concorrenti.
LSS, 120
E' mia intenzione criticare la dottrina secondo cui compito delle scienze
sociali avanzare delle profezie di carattere storico, essendo queste
necessarie ove desideriamo condurre la politica in modo razionale.
Definir questa dottrina storicismo. Ritengo che esso sia il residuo di
un'antica superstizione, anche se chi vi crede
normalmente convinto che
si tratti di una teoria assai moderna, progressista, rivoluzionaria e
scientifica.
CEC,571
La vita sociale non
solo una prova di forza fra gruppi in competizione,
ma anche azione entro una pi o meno elastica o fragile struttura di
istituzioni e tradizioni, azione che provoca - a parte qualsiasi controazione consapevole - molte reazioni impreviste, e alcune di esse forse
anche imprevedibili, in seno a questa struttura.
Cercare di analizzare queste reazioni e di prevederle per quanto possibile
, a mio giudizio, il compito essenziale delle scienze sociali. E il
compito di analizzare le inintenzionali ripercussioni sociali delle azioni
umane intenzionali, quelle ripercussioni la cui importanza
trascurata sia
dalla teoria della cospirazione che dallo psicologismo. Un'azione che si
attui in piena armonia con l'intenzione non crea problemi per la scienza
sociale (a meno che non si imponga la necessit di spiegare perch in quel
determinato caso non si siano avute ripercussioni inintenzionali di alcun
genere).
Una delle pi elementari azioni economiche pu servire da esempio al fine
di rendere chiarissima l'idea delle conseguenze inintenzionali delle nostre
azioni.
Se un uomo desidera acquistare subito una casa, possiamo tranquillamente
presumere che egli non desidera certo far salire il prezzo di mercato delle
case. Ma il semplice fatto che egli si presenti sul mercato in qualit di
acquirente, tender a far salire i prezzi del mercato. E osservazioni
analoghe valgono per il venditore. Oppure prendiamo un esempio da un campo
assolutamente diverso: se un uomo decide di assicurarsi sulla vita,
improbabile che abbia l'intenzione di incoraggiare certa gente a investire
il loro denaro in azioni di compagnie assicurative. Ma egli nondimeno far
proprio questo. Noi vediamo gi chiaramente che non tutte le conseguenze
delle nostre azioni sono conseguenze intenzionali.
SAN, II 114-115
Il compito di una teoria sociale di costruire ed analizzare i nostri
modelli sociologici attentamente in termini descrittivi o nominalisti, cio
in termini di indivdui, dei loro atteggiamenti, delle loro speranze, dei
loro rapporti, ecc. - postulato che possiamo chiamareindividualismo
metodologico.
MDS, 122
Il problema fondamentale delle scienze sociali sia storiche sia teoriche
spiegare e comprendere gli eventi in termini di azioni umane e situazioni
sociali. Qui l'espressione chiave
situazione sociale.
SAN, I 220
La dissoluzione del tribalismo, delle societ chiuse della Grecia, pu
essere fatta risalire al tempo in cui la crescita demografica cominci a
far sentire i suoi effetti in seno alla classe dirigente dei proprietari
terrieri. Ci signific la fine del tribalismo organico, perch determin
una tensione sociale in seno alla societ chiusa della classe dirigente.
SAN, I 219
La dissoluzione della societ chiusa, sollevando, come solleva, problemi di
classe e altri problemi di status sociale, deve avere avuto sui cittadini
lo stesso effetto che fatalmente ha sui bambini un serio contrasto di
famiglia con conseguente dissoluzione del nucleo familiare. Naturalmente,
questo genere di disagio fu avvertito dalle classi privilegiate, ora che si
sentivano minacciate, pi fortemente che da quanti erano stati
precedentemente tenuti in soggezione; ma anche questi ultimi si sentirono a
disagio. Anch'essi furono spaventati dalla dissoluzione del loro mondo
naturale. E bench abbiano continuato a combattere la loro battaglia,
essi furono spesso riluttanti a sfruttare a fondo le loro vittorie sui
nemici di classe che erano sostenuti dalla tradizione, dallo status quo, da
un pi alto livello di educazione e da un sentimento di naturale autorit .
SAN,I 220
XI. LA POLITICA.
Ogni politica consiste nello scegliere il male minore (come disse il poeta
e critico viennese K. Kraus).
E i politici dovrebbero manifestare il massimo zelo nella ricerca dei mali
che le loro azioni devono necessariamente produrre invece di nasconderli.
Noi dovremmo tentare di occuparci di politica al di fuori della
polarizzazione sinistra-destra.
Penso che questo sia un traguardo difficile da conseguire. Sono, tuttavia,
sicuro che si tratta di una cosa praticabile.
TV, 285
Una forma che rende possibile un sistema a due partiti mi sembra essere la
migliore forma di democrazia. Essa, infatti, conduce sempre, di continuo,
all'autocritica dei partiti. Se nel corso di una elezione uno dei due
grandi partiti ha sub to una sonora sconfitta, allora si avr di norma una
riforma radicale all'interno del partito. Questa una conseguenza della
concorrenza e di un inequivocabile giudizio di condanna da parte degli
elettori che non pu non essere preso in considerazione. E' cos che i
partiti, con questo sistema, vengono di tanto in tanto costretti ad
imparare dai loro errori o a sparire. Le mie considerazioni contro il
sistema proporzionale non significano che io consigli a tutte le democrazie
di rinunciare al sistema proporzionale. Desidero soltanto dare una nuova
direzione alla discussione su siffatto argomento. Il pensiero che dall'idea
della democrazia possa venir logicamente dedotta la superiorit morale del
sistema proporzionale e che i sistemi continentali, a causa della
proporzionale, siano migliori, pi giusti o pi democratici rispetto ai
sistemi anglosassoni, ingenuo e non regge ad una riflessione appena pi
approfondita.
TV, 194.
Considero come una sfortuna partiti troppo numerosi; e perci anche il
sistema elettorale proporzionale. E ci per la ragione che un numero
elevato di partiti porta a governi di coalizione in cui nessuno
mansueti. Questa idea, in una forma un po' diversa e con una tendenza del
tutto diversa,
chiaramente espressa da Platone.
Meno noto
invece il paradosso della tolleranza: la tolleranza illimitata
deve portare alla scomparsa della tolleranza. Se estendiamo l'illimitata
tolleranza anche a coloro che sono intolleranti, se non siamo disposti a
difendere una societ tollerante contro l'attacco degli intolleranti,
allora i tolleranti saranno distrutti, e la tolleranza con essi. In questa
formulazione, io non implico, per esempio, che si debbano sempre sopprimere
le manifestazioni delle filosofie intolleranti; finch possiamo
contrastarle con argomentazioni razionali e farle tenere sotto controllo
dall'opinione pubblica, la soppressione sarebbe certamente la meno saggia
delle decisioni. Ma dobbiamo proclamare il diritto di sopprimerle, se
necessario, anche con la forza; perch pu facilmente avvenire che esse non
siano disposte a incontrarci a livello dell'argomentaziOne razionale, ma
pretendano ripudiare ogni argomentazione; esse possono vietare ai loro
seguaci di prestare ascolto all'argomentazione razionale, perch
considerata ingannevole, e invitarli a rispondere agli argomenti con l'uso
dei pugni o delle pistole.
Noi dovremmo quindi proclamare, in nome della tolleranza, il diritto di non
tollerare gli intolleranti.
Dovremmo insomma proclamare che ogni movimento che predica l'intolleranza
si pone fuori legge e dovremmo considerare come crimini l'incitamento
all'intolleranza e alla persecuzione, allo stesso modo che consideriamo un
crimine l'incitamento all'assassinio, al ratto o al ripristino del
commercio degli schiavi.
Un altro paradosso poco preso in considerazione
il paradosso della
democrazia o, pi precisamente, del governo maggioritario, cio la
possibilit che la maggioranza decida che il governo venga affidato a un
tiranno. Che la critica platonica della democrazia possa essere
interpretata nel modo qui delineato, e che il principio del governo
maggioritario possa portare ad autocontraddizioni, fu indicato per la prima
volta, a quanto ne so, da Leonard Nelson [...].
Non penso, tuttavia, che Nelson, il quale, nonostante il suo appassionato
umanitarismo e la sua ardente lotta per la libert , fece propria buona
parte della teoria politica di Platone e specialmente il principio
platonico della leadership, fosse consapevole del fatto che argomenti
analoghi possono essere opposti a tutte le varie forme particolari della
teoria della sovranit .
SAN, I 346-347
Le osservazioni che seguono sui paradossi della libert e della sovranit
pu forse sembrare che spingano l'argomentazione troppo lontano; tuttavia,
poich gli argomenti discussi in questa sede sono di carattere piuttosto
formale, pu essere opportuno e conveniente renderli pi rigorosi, anche se
la cosa comporta sottigliezze nella loro trattazione. Inoltre, la mia
esperienza in dibattiti di questo genere mi induce a ritenere che i
difensori del principio del leader, cio della sovranit del migliore o del
pi saggio, possono di fatto proporre il seguente contro-argomento: a) se
il pi saggio decidesse che la maggioranza deve governare, allora egli
non sarebbe effettivamente saggio. Ad ulteriore sostegno di questa
considerazione essi possono avanzare l'affermazione b) che un uomo saggio
non enuncerebbe mai un principio che potrebbe condurre a contraddizioni,
come quella del governo della maggioranza. All'affermazione b) posso
replicare che dobbiamo solo modificare questa decisione dell'uomo saggio
in modo tale che risulti libera da contraddizioni. (Per esempio, egli
potrebbe decidere in favore di un governo che si impegni a governare
secondo il principio dell'egualitarismo e del protezionismo e sia
controllato dal voto della maggioranza. Questa decisione dell'uomo saggio
abbandonerebbe il principio della sovranit ; e poich diventerebbe quindi
libera da contraddizioni, essa pu essere presa da un uomo saggio. Ma,
il migliore e il pi
TV, 236
La libert di pensiero e la libera discussione sono valori fondamentali del
liberalismo che non hanno certo bisogno di ulteriori giustificazioni. Ci
nondimeno, essi sono suscettibili anche di una giustificazione pragmatica,
in base al ruolo che svolgono nella ricerca della verit .
CEC, 597
E' chiaro che l'idea di un mercato libero
paradossale. Se lo Stato non
interferisce, possono in tal caso interferire altre organizzazioni semipolitiche come monopoli, trust, sindacati, ecc., riducendo a una finzione
la libert del mercato. D'altra parte,
molto importante rendersi conto
del fatto che, senza un mercato libero accuratamente protetto, l'intero
sistema economico deve cessare di servire all'unico suo fine razionale, che
quello di soddisfare le richieste I del consumatore. Se il consumatore
non pu scegliere, se deve prendere quello che il produttore gli offre, se
il produttore, sia esso un produttore privato o lo Stato o un'agenzia
commerciale, padrone del mercato invece del consumatore, viene a
determinarsi una situazione per cui, in ultima analisi, il consumatore
svolge la funzione di fornire danaro e di assorbire scarti per conto del
produttore, e non
invece il produttore a soddisfare i bisogni e i
desideri del consumatore.
Qui ci troviamo evidentemente di fronte a un importante problema di
ingegneria sociale: il mercato deve essere controllato, ma in modo tale che
il controllo non impedisca la libera scelta del consumatore e non faccia
venire meno per i produttori la necessit di competere a vantaggio del
consumatore. La pianificazione economica che non pianifica per la libert
economica in questo senso ci spinger pericolosamente verso sbocchi
totalitari.
SAN, II 434
Liberalismo e intervento statale non sono tra loro in antitesi. Al
contrario, qualsiasi genere di libert
chiaramente impossibile se non
garantito dallo Stato.
Una certa quantit di controllo statale nell'educazione, per esempio,
necessaria, se i giovani devono essere protetti da una trascuratezza che li
renderebbe incapaci di difendere la loro libert e se lo Stato deve
provvedere a che tutte le attrezzature educative siano a disposizione di
tutti. Ma un eccessivo controllo statale in campo educativo
un fatale
pericolo per la libert , dato che porta fatalmente all'indottrinamento.
Come abbiamo gi detto, l'importante e difficile questione delle
limitazioni della libert non pu essere risolta da una formula rigida e
sbrigativa. E il fatto che ci saranno sempre dei casi dubbi dev'essere
considerato positivamente perch , senza lo stimolo di problemi politici di
contrasti politici di questo genere, la disponibilit dei cittadini a
battersi per la loro libert scomparirebbe ben presto e, con essa, la
libert .
SAN, I 145
Il liberalismo non ripone la propria speranza in una concordia di princ pi,
bens sul reciproco fecondo influsso e sull'ulteriore sviluppo delle
opinioni che ne consegue. Persino quando riusciamo a risolvere un problema
con generale soddisfazione, con la soluzione creiamo daccapo nuovi problemi
che condurranno a nuove divergenze d'opinioni; cosa che non
per da
deplorare.
ARM, 158
Quella vaga e non ben afferrabile essenza chiamata opinione pubblica
molto spesso pi illuminata e saggia dei governi, ma senza i freni di una
forte tradizione liberale rappresenta un pericolo per la libert .
veramente
L'interventismo
[...] estremamente pericoloso. Questo non
un argomento
decisivo contro di esso; il potere dello Stato fatalmente destinato a
restare sempre un male pericoloso, anche se necessario. Ma ci deve servire
ad ammonirci che, se allentiamo la nostra vigilanza e se non rafforziamo le
nostre istituzioni democratiche, nel momento stesso in cui conferiamo
maggior potere allo Stato mediante la pianificazione interventista
possiamo perdere la nostra libert . E se la libert
perduta, tutto
perduto, compresa la pianificazione. Infatti, perch dovrebbero essere
realizzati piani per il benessere del popolo se il popolo non ha il potere
d'imporli? Soltanto la libert pu rendere sicura la sicurezza.
Vediamo cos che non c' soltanto un paradosso della libert , ma anche un
paradosso della pianificazione di Stato. Se pianifichiamo troppo, se diamo
andr
perduta e ci
di aperta ostilit ,
una teoria non
Lo storicismo
una filosofia sociale e politica e morale (o, direi
piuttosto, immorale) e, in quanto tale, ha esercitato una grande influenza
fin dall'inizio della nostra civilt .
SAN, 11 307
Lo storicismo
impegnato a scoprire il cammino sul quale il genere umano
destinato a marciare; impegnato a scoprire la chiave della storia (come
la chiama J. Macmurray) o il senso della storia.
SAN, 11 318
Lo storicismo [...] pu essere bene illustrato da una delle pi semplici e
pi antiche delle sue forme, la dottrina del popolo eletto. Questa dottrina
uno dei tentativi fatti per rendere comprensibile la storia mediante una
interpretazione teistica, cio riconoscendo Dio come autore del dramma che
si svolge sulla Scena Storica. La teoria del popolo eletto, pi
specificatamente, sostiene che Dio ha scelto un popolo perch adempia alla
funzione di strumento privilegiato della sua volont e che questo popolo
erediter la terra.
In tale dottrina, la legge dello sviluppo storico
fissata dalla Volont
di Dio. Questa la differenza specifica che distingue la forma teistica da
altre forme di storicismo. Uno storicismo naturalistico, per esempio,
tratter la legge di sviluppo come una legge di natura; uno storicismo
spiritualistico la considera alla stregua di una legge di sviluppo
spirituale; uno storicismo economicistico la tratta alla stregua di una
legge di sviluppo economico. Lo storicismo teistico condivide con queste
altre forme la dottrina secondo la quale ci sono specifiche leggi storiche
che si possono scoprire e sulle quali si possono fondare predizioni
concernenti il futuro dell'umanit .
SAN, I 28-29
Come il gioco d'azzardo, lo storicismo
figlio della nostra sfiducia nella
razionalit e responsabilit delle nostre azioni. Esso
una falsa speranza
e una falsa fede, un tentativo di sostituire alla speranza e alla fede che
scaturiscono dal nostro entusiasmo morale e dal disprezzo del successo una
certezza che scaturisce da una pseudo-scienza, una pseudo-scienza delle
stelle o della natura umana del destino storico.
Sostengo che lo storicismo non soltanto insostenibile razionalmente ma
anche in conflitto con qualsiasi religione che predichi l'importanza della
coscienza.
Infatti, una religione siffatta deve concordare con l'atteggiamento
razionalistico nei confronti della storia nella sua accentuazione della
nostra responsabilit suprema per le nostre azioni e per le ripercussioni
di esse sul corso della storia. Certo, abbiamo bisogno di speranza; agire,
vivere senza speranza va oltre le nostre forze. Ma non abbiamo bisogno di
avere di pi e non ci deve essere dato di pi . Noi non abbiamo bisogno di
certezza. La religione, in particolare, non deve essere un surrogato dei
sogni e dei desideri; essa non deve somigliare n al possesso di un
biglietto di lotteria n al possesso di una polizza di una societ di
assicurazione. La componente storicistica nella religione
un elemento di
idolatria e di superstizione.
SAN, 11 329
La dottrina storicistica secondo cui compito delle scienze sociali di
prevedere gli sviluppi storici , a mio avviso, insostenibile.
Indubbiamente, tutte le scienze storiche sviluppano delle previsioni e,
senza dubbio, vi sono delle scienze sociali teoriche. Ma ci comporta
davvero - come credono gli storicisti - che compito delle scienze sociali
sia la profezia storica? Sembrerebbe di s : ma quest'impressione vien meno
appena introduciamo una chiara distinzione fra ci che dir previsione
scientifica, da un lato, e la profezia storica incondizionata,
dall'altro. Lo storicismo incapace di fare questa importante distinzione.
CEC, 575
Lo storicismo una teoria antichissima. Nelle sue forme pi antiche, come
nelle dottrine dei cicli vitali di citt e di razze,
in realt
antecedente al primitivo punto di vista teologico secondo il quale vi sono
scopi reconditi sotto ai decreti apparentemente ciechi del fato.
Sebbene questa divinazione degli scopi reconditi sia ben lontana dal modo
di pensare scientifico, ha lasciato tracce inconfondibili anche nelle teorie
storicistiche pi moderne: infatti ogni versione dello storicismo esprime
la sensazione di essere trascinata nel futuro da forze irresistibili.
MDS, 140
Tanto lo storicista quanto l'utopista sembrano impressionati, talora
profondamente, quando sperimentano in modo diretto il mutare di un ambiente
sociale (esperienza spesso paurosa, che qualche volta viene denominata
crollo sociale). Perci cercano ambedue di razionalizzare tali mutamenti,
l'uno profetizzando il corso dello sviluppo sociale, l'altro reclamando che
lo sviluppo va severamente e completamente controllato, o magari anche
fermato del tutto. Il controllo dev'essere totale, poich , se una qualunque
zona della vita sociale non fosse controllata in tal modo, vi si potrebbero
annidare quelle forze pericolose che conducono a cambiamenti imprevisti.
MDS, 75
L'elemento pi
indubbiamente
storicismo si
tutto unico,
meccanica utopistica
MDS, 75
Lo storicismo
SAN, I 28
ugualmente olistica.
di gran lunga la
CEC, 225
Tradizioni e istituzioni sono per molti aspetti strettamente affini.
CEC, 228
Solo molto raramente avviene che la gente desideri consapevolmente
instaurare una tradizione, e anche in simili casi
improbabile che vi
riesca. D'altra parte, chi non si mai sognato di creare una tradizione,
pu nondimeno pervenirvi senza avere alcuna intenzione in tal senso.
CEC, 216.
Certamente, noi dobbiamo molto alla tradizione, e la tradizione
molto
importante, ma anche la tradizione dev'essere analizzata in termini di
relazioni personali concrete. E, cos facendo, possiamo liberarci di
quell'atteggiamento che considera ogni tradizione come sacrosanta, o come
preziosa in s , sostituendo ad esso un atteggiamento che considera le
tradizioni come preziose o dannose, a seconda dei casi, in relazione
all'influenza che esercitano sugli individui. Cos possiamo renderci conto
del fatto che ciascuno di noi (per mezzo dell'esempio e della critica) pu
contribuire al consolidamento o alla liquidazione di codeste tradizioni.
SAN, Il, 270
Alle tradizioni pi importanti vanno ascritte quelle che costituiscono la
cornice morale di una societ (corrispondente alla costituzionale
cornice legislativa), e che incarnano il suo senso tramandato della
giustizia e della moralit , cos come il grado di sentimento morale da essa
raggiunto. Questa cornice morale serve da base sulla quale diventa
possibile conseguire un compromesso giusto e ragionevole tra interessi
contrastanti, l dove sia necessario. Questa cornice morale non
naturalmente immutabile, ma essa muta con relativa lentezza. Niente
pi
pericoloso della distruzione di questa cornice, di questa tradizione.
(Questa distruzione fu perseguita consapevolmente dal nazismo). Deve
portare alla fin fine ad un cinico nichilismo - al disprezzo e al
dissolvimento di ogni valore umano.
ARM, 156-157.
Le istituzioni da sole non sono sufficienti se non si radicano in
tradizioni. Le istituzioni sono sempre ambivalenti nel senso che - prive
dell'appoggio d'una solida tradizione - possono agire talvolta addirittura
nel senso opposto rispetto a quello in cui avrebbero dovuto agire. Ad
esempio l'opposizione parlamentare deve - in parole semplici - impedire
alla maggioranza di rubare il denaro dei contribuenti. Ma io ricordo di un
piccolo scandalo avvenuto in un paese dell'Europa sudorientale, che
esemplific l'ambivalenza di quest'istituzione. Fu il caso in cui
maggioranza ed opposizione si fecero corrompere da una forte somma di
denaro, che spartirono fra loro.
Le tradizioni sono necessarie per creare una specie d'anello di
congiunzione tra istituzioni da una parte, ed intenzioni e senso del valore
individuale dall'altra.
ARM, 155-156
Sotto l'aspetto quantitativo, come pure sotto quello qualitativo, la fonte
di gran lunga pi importante della nostra conoscenza - a parte la
conoscenza innata la tradizione. La maggior parte delle cose che
conosciamo le abbiamo imparate da esempi, o perch ci sono state dette, o
perch le abbiamo lette nei libri, o imparando come criticare, come
accogliere e accettare le critiche, come rispettare la verit .
CEC, 54
collettivismo,
il prodotto e, nello stesso tempo, il sintomo del perduto
spirito di gruppo del tribalismo.
SAN, I 244
Ritengo che il programma politico di Platone, lungi dall'essere moralmente
superiore al totalitarismo, sia fondamentalmente identico ad esso. Io credo
che le obiezioni contro questa mia concezione si fondino su un vecchio e
profondamente radicato pregiudizio che tende a idealizzare Platone.
SAN, I 119
Molti filosofi, e fra essi alcuni dei pi grandi, non hanno dato una prova
troppo brillante di s . Persino Platone, il pi grande, il pi profondo e
il pi dotato di tutti i filosofi, aveva una concezione della vita umana
che io trovo ripugnante e addirittura terrificante. Eppure fu non solo un
grande filosofo e il fondatore di una delle pi grandi scuole professionali
di filosofia, ma un grande e ispirato poeta e scrisse, tra altre belle
opere, L'apologia di Socrate.
CIVF, 391
La sociologia di Platone
osservazione dei fatti.
SAN, 159
Platone [...] odiava l'individuo e la sua libert allo stesso modo che
odiava le varie esperienze particolari, la variet del mutevole mondo delle
cose sensibili.
Nel campo della politica, l'individuo
per Platone il Sommo Male in senso
assoluto.
SAN, I 137
Coloro i quali [...] esaltano la reputazione di Platone come maestro di
morale e proclamano al mondo che la sua etica , fra quelle proposte prima
di Cristo, la pi vicina al cristianesimo, spianano in realt la strada al
totalitarismo e, pi particolarmente, a un'interpretazione totalitaria,
anticristiana del cristianesimo.
SAN, I 137-138
Platone riconosce soltanto un criterio supremo di giudizio, l'interesse
dello Stato. Ogni cosa che lo rafforza
buona e virtuosa e giusta; ogni
cosa che lo minaccia cattiva e perversa e ingiusta. Le azioni che servono
ad esso sono morali; le azioni che lo mettono in pericolo sono immorali. In
altre parole, il codice morale di Platone
strettamente strumentale;
un
codice di utilitarismo collettivistico o politico. Il criterio della
moralit
l'interesse dello Stato. La moralit non
altro che igiene
politica.
Questa la teoria collettivistica, tribale, totalitaria della morale.
SAN, I 141
Desidero mettere in chiaro che credo nella sincerit del totalitarismo di
Platone. La sua pretesa dell'incontestato dominio di una classe sul resto
della societ era intransigente, ma il suo ideale non era certo quello del
massimo sfruttamento delle classi lavoratrici ad opera della classe
superiore; il suo ideale era la stabilit dell'insieme.
SAN, I 142
Noi non sapremo mai se negli scritti di Platone ci troviamo di fronte a un
cinico e cosciente tentativo di utilizzare ai propri fini i sentimenti
morali del nuovo umanitarismo oppure se ci troviamo di fronte a un tragico
tentativo di persuadere la sua alta coscienza dei mali dell'individualismo.
La mia personale impressione che la seconda alternativa sia vera e che
chiusa.
SAN, 11 53
Lo stato che Hegel ci ordina di venerare come l'Idea Divina in terra
precisamente la Prussia di Federico Guglielmo dal 1800 al 1830. E mi
domando se possibile un pi spregevole pervertimento di tutto ci che
degno nella vita dell'uomo; un pervertimento non solo della ragione, della
libert , dell'uguaglianza e delle altre idee della societ aperta, ma anche
di una sincera fede in Dio e persino di un sincero patriottismo.
SAN, II 60-61.
Seguo la distinzione di Schopenhauer fra la verbosit di Fichte e il
ciarlatanesimo di Hegel, bench riconosca che
forse un po' pedantesco
insistere su questa distinzione. L'intera vicenda interessante
soprattutto per la luce che getta sulla storia della filosofia e sulla
storia in generale. Non intendo riferirmi solo al fatto, forse pi
umoristico che scandaloso, che clowns siffatti vengano presi sul serio e
siano fatti oggetto di una specie di venerazione di studi solenni anche se
spesso noiosi (e di tesi scritte da esaminare). Non intendo riferirmi solo
al fatto sconcertante che il parolaio Fichte e il ciarlatano Hegel sono
posti allo stesso livello di uomini come Democrito, Pascal, Cartesio,
Spinoza, Locke, Hume, Kant, J. S.
Mill e Bertrand Russell e che il loro insegnamento morale
preso sul serio
e forse anche considerato superiore a quello dei pensatori or ora citati.
Ma intendo riferirmi pi particolarmente al fatto che molti di questi
storici panegiristi della filosofia, incapaci di distinguere fra pensiero e
fantasticheria, per non parlare del buono e del cattivo, osano affermare
che la loro storia il nostro giudice o che la loro storia della filosofia
una critica implicita dei diversi sistemi di pensiero. Infatti
chiaro, a mio avviso, che la loro adulazione pu essere solo una critica
implicita delle loro storie della filosofia e di quella pomposit e
cospirazione del rumore con cui viene glorificata l'attivit della
filosofia. Mi sembra che sia una legge di quella che questa gente si
compiace di chiamare natura umana il fatto che la presunzione cresca in
proporzione diretta della deficienza di pensiero e in proporzione inversa
della somma dei servigi resi al bene comune.
SAN, 11 66-67
Semel hegeliano, semper hegeliano.
SAN, 11 264
Non considero n Fichte n
dedizione alla verit .
CIVF, 394
una pseudo-filosofia.
SAN, II 494-495.
La] filosofia dell'identit (nonostante contenesse alcune indicazioni
progressiste e alcune tiepide espressioni di simpatia nei confronti di
vari movimenti progressisti) ha avuto un ruolo decisivo nel crollo del
movimento liberale in Germania, movimento che sotto l'influenza della
filosofia di Kant, aveva prodotto grandi pensatori liberali come Schiller e
Wilhelm von Humboldt e opere importanti come il Saggio sulla
determinazione dei limiti dei poteri dello Stato di Humboldt.
Questa la prima e fondamentale accusa. La mia seconda accusa,
strettamente connessa con la prima,
che la filosofia dell'identit di
Hegel, con il contributo da essa recato allo storicismo e
all'identificazione di forza e diritto, ha incoraggiato la diffusione di
modi totalitari di pensiero.
La mia terza accusa
che l'argomentazione di Hegel (che certamente
richiedeva da lui un certo grado di sottigliezza, bench non maggiore di
quella di cui
legittimo aspettarsi sia dotato un grande filosofo)
piena
di artifici e di errori logici presentati con pretenziosa solennit . Ci
non solo ha minato e alla fine abbassato i livelli tradizionali di onest e
responsabilit intellettuale, ma ha contribuito anche alla diffusione del
filosofare totalitario e, cosa ancora pi grave, ha fatto venir meno ogni
risoluta resistenza .intellettuale ad esso.
SAN, II 496-497
XIX. CRITICHE A MARX.
Nonostante i suoi meriti, Marx fu, a mio avviso, un falso profeta.
Non si pu rendere giustizia a Marx senza riconoscere la sua sincerit . La
sua apertura di mente, il suo senso dei fatti, il suo disprezzo per la
verbosit , e specialmente la verbosit moraleggiante, hanno fatto di lui
uno dei pi importanti combattenti, a livello mondiale, contro l'ipocrisia
e il fariseismo. Egli provava un bruciante desiderio di andare in aiuto
degli oppressi ed era pienamente conscio della necessit di cimentarsi nei
fatti e non solo a parole. Essendo dotato di un'intelligenza essenzialmente
teorica, egli consacr immense fatiche alla messa a punto di quelle che
riteneva fossero armi scientifiche per la lotta in vista del miglioramento
della sorte della stragrande maggioranza degli uomini. La sua sincerit
nella ricerca della verit e la sua onest intellettuale lo distinguono, a
mio giudizio, da molti dei suoi seguaci (bench disgraziatamente egli non
si sia del tutto sottratto all'influenza corruttrice di un'educazione che
matur nell'atmosfera della dialettica hegeliana, denunciata da
Schopenhauer come distruttiva di ogni intelligenza). L'interesse di Marx
per la scienza sociale e per la filosofia sociale fu fondamentalmente un
interesse pratico. Egli vedeva nella conoscenza un mezzo per promuovere il
progresso dell'uomo.
Perch , allora, attaccare Marx? Nonostante i suoi meriti, Marx fu, a mio
avviso, un falso profeta. Egli fu un profeta del corso della storia e le
sue profezie non sono risultate vere; ma questa non
la mia accusa
maggiore. E molto pi importante il fatto che egli svi un gran numero di
persone intelligenti portandole a credere che la profezia storica sia il
modo scientifico di approcciare i problemi sociali. Marx responsabile
della rovinosa influenza del metodo di pensiero storicista tra i ranghi di
quanti vogliono far avanzare la causa della societ aperta.
SAN, II 98
La mia critica del materialismo storico di Marx non deve certamente
essere considerata come una prova della mia preferenza per l'idealismo
Sono convinto tuttavia che questi obiettivi non possono essere realizzati
con metodi rivoluzionari. Al contrario, penso che questi ultimi possono
soltanto peggiorare le cose, aumentando le sofferenze non necessarie,
generando una sempre pi diffusa violenza e distruggendo inevitabilmente la
libert .
Ci appare chiaro se ci rendiamo conto che una rivoluzione distrugge sempre
l'intelaiatura istituzionale e tradizionale della societ . Essa dunque
mette necessariamente in pericolo lo stesso insieme di valori per la
realizzazione dei quali stata intrapresa. In realt , un insieme di valori
pu avere un significato sociale, solo nella misura in cui esiste una
tradizione sociale che li sostiene. Ci
vero per gli obiettivi che si
propone una rivoluzione, come per qualsiasi altro valore.
Ma se si comincia a rivoluzionare la societ , e a sradicarne le tradizioni,
non possibile fermare questo processo se e quando si vuole. In una
rivoluzione tutto
messo in discussione, compresi i propositi dei
rivoluzionari animati dalle migliori intenzioni; poich tali propositi sono
nati, e sono stati alimentati, dalla societ che la rivoluzione distrugge.
CEC, 583
Provo molta simpatia per la speranza di Marx in un declino dell'influenza
dello Stato.
SAN, II 226
La divergenza di interessi in seno sia alle classi governanti che alle
classi governate tanto forte che la teoria delle classi di Marx deve
essere considerata come un'eccessiva e pericolosa semplificazione, anche se
siamo disposti ad ammettere che il contrasto fra ricchi e poveri
sempre
di fondamentale importanza.
Uno dei grandi temi della storia medioevale, la lotta fra Papi e
Imperatori,
un esempio di dissenso in seno alla classe dirigente.
SAN, II 132
XX. CRITICHE ALLA PSICOANALISI.
La psicoanalisi [...] attraversa, a mio avviso, una fase metafisica.
Non sembra esserci nessun pensabile comportamento umano che possa
contraddire la psicoanalisi. Se un uomo salva la vita ad un altro uomo e
se, egli, invece, mette in pericolo la vita di un suo vecchio amico - e
qualsiasi cosa noi potremmo immaginare circa comportamenti umani i pi
strani, niente di tutto ci potr contraddire la psicoanalisi. La
psicoanalisi pu di principio spiegare ogni pi insolito comportamento
umano. Essa, pertanto, non empiricamente falsificabile, non
controllabile.
Con ci non intendo dire che Freud non abbia visto molte cose
correttamente. Quello che, per , io affermo
che la sua teoria non ha
natura di scienza empirica: essa non affatto controllabile.
TV, 40 41
Il metodo della ricerca delle verifiche mi sembrava errato - mi sembrava,
in realt , il tipico metodo di una pseudo-scienza. Mi resi conto della
necessit di distinguere, con tutta la chiarezza possibile, questo metodo
dall'altro - il metodo consistente nel controllare il pi severamente
possibile una teoria, cio , il metodo della critica, il metodo della
ricerca di esempi che la falsificano.
Il metodo della ricerca di verifiche non era soltanto acritico:
incoraggiava altres un atteggiamento acritico sia nell'espositore che nel
lettore. Esso minacciava, in questo modo, di distruggere l'atteggiamento
della razionalit , dell'argomentazione critica.
Freud era di gran lunga il pi lucido e persuasivo fra gli espositori delle
teorie di cui sto parlando. Ma qual era il suo metodo di argomentazione?
Egli proponeva esempi, li analizzava, e mostrava che si adattavano alla sua
teoria, o che la sua teoria si poteva descrivere come una generalizzazione
dei casi analizzati. A volte, faceva appello ai suoi lettori perch
rimandassero le loro critiche, e dichiarava che avrebbe risposto a tutte le
critiche ragionevoli in un'occasione successiva. Ma quando considerai un
po' pi da vicino un certo numero di casi importanti, scoprii che le
risposte non arrivavano mai. Tuttavia, fatto abbastanza strano, molti
lettori si ritenevano soddisfatti.
PL, 180-181
Sono convinto che esista un mondo dell'inconscio, e che le analisi dei
sogni esposte da Freud nel suo libro siano fondamentalmente corrette, anche
se indubbiamente incomplete (come lo stesso Freud mette in chiaro) e,
necessariamente, alquanto unilaterali. Dico necessariamente perch
persino la pura osservazione non mai neutra il risultato necessario
di un'interpretazione. (Le osservazioni vengono sempre raccolte, ordinate,
decifrate, valutate alla luce delle nostre teorie. In parte per queste
ragioni, le osservazioni tendono a sostenere le nostre teorie. Questo
sostegno di poco o nessun valore, a meno che non adottiamo,
consapevolmente un atteggiamento critico e cerchiamo confutazioni,
piuttosto che verifiche, delle nostre teorie.) Ci che vale persino per
le osservazioni pi distaccate varr anche per l'interpretazione dei sogni.
PL, 181-182
Sono, in realt , convinto che Freud avrebbe potuto enormemente migliorare
la sua teoria, se il suo atteggiamento nei confronti della critica - nei
confronti, soprattutto, della critica disinformata, come gli psicanalisti
amano chiamarla - fosse stato diverso. E, tuttavia, non pu esserci dubbio
che Freud fosse assai meno dogmatico della maggior parte dei suoi seguaci,
che tendevano a fare della nuova teoria una religione, completa di martiri,
di eretici, e di scismi, e che consideravano ogni critico come un nemico o almeno come una persona disinformata (che aveva bisogno, cio , di
essere analizzata).
PL, 185
Penso che L'interpretazione dei sogni di Freud sia una grande conquista.
Essa, tuttavia, ha il carattere dell'atomismo pre-democriteo - o forse
della raccolta dei miti olimpici di Omero - piuttosto che quello di una
scienza controllabile. Certamente, essa mostra che anche una teoria
metafisica infinitamente meglio della mancanza di una teoria; ed ,
suppongo, un programma per una scienza psicologica paragonabile
all'atomismo o al materialismo, o alla teoria elettromagnetica della
materia, o alla teoria del campo di Faraday, che erano tutti programmi per
la scienza fisica. Ma
un fondamentale errore credere che, poich viene
costantemente verificata, debba essere una scienza, basata
sull'esperienza.
PL, 189
Gli psicoanalisti tendono a parlare delle cosiddette osservazioni
cliniche presentandole come osservazioni che invariabilmente sostengono la
teoria psicoanalitica. Senonch , tali osservazioni sono sempre
interpretate: e lo sono in accordo con la teoria psicoanalitica stabilita.
Ci solleva la seguente domanda:
legittimo pretendere che le osservazioni
confermino la teoria? O detto in altro modo: possiamo forse concepire un
comportamento umano non interpretabile in termini psicoanalitici? Se la
risposta a questa domanda
negativa, allora possiamo sostenere, prima di
ogni osservazione, che ogni concepibile esame dei fatti risulter
interpretabile alla luce della teoria psicoanalitica e che perci sembrer
confermarla. Il punto
che, se questo pu essere affermato prima di ogni
lo spirito di critica.
limiti.
FA, 177
Il pi importante dei dieci comandamenti dice: Non uccidere ! Esso contiene
quasi tutta l'etica. Il modo in cui, per esempio, Schopenhauer formula
l'etica
solo una specificazione di questo basilare comandamento.
L'etica di Schopenhauer
semplice, diretta, chiara.
Dice: Non danneggiare nessuno e non offendere nessuno; piuttosto, aiuta
tutti, per quanto ti possibile.
TV, 226
Io credo che, dal punto di vista etico, non ci sia alcuna simmetria tra
sofferenza e felicit o fra dolore e piacere. Sia il principio della pi
grande felicit degli utilitaristi che il principio di Kant Promuovi la
felicit degli altri mi sembrano (almeno nelle loro formulazioni) erronei
su questo punto che, tuttavia, non pu essere completamente deciso sulla
base di argomentazioni razionali. [...] A mio giudizio, [...] la sofferenza
umana esige un impegno morale diretto, cio la richiesta di aiuto, mentre
non c' alcun invito simile ad accrescere la felicit di un uomo che sta
comunque bene. (Un'ulteriore critica della formula utilitaristica
Massimizzare il piacere che essa presuppone, in linea di principio, una
scala continua piacere-dolore che ci consente di trattare i gradi di dolore
come gradi negativi di piacere. Ma, dal punto di vista morale, il dolore
non pu essere controbilanciato dal piacere e soprattutto il dolore di un
uomo non pu essere controbilanciato dal piacere di un altro. Invece della
massima felicit per il massimo numero possibile, si dovrebbe chiedere, pi
modestamente, la minor quantit di sofferenza evitabile per tutti; e
inoltre che la sofferenza inevitabile - come per esempio la fame in periodi
di inevitabile carenza di alimentari - sia ripartita il pi equamente
possibile). Mi pare che ci sia una certa analogia fra questa concezione
dell'etica e la concezione della metodologia scientifica che ho proposto
nella mia Logica della scoperta scientifica. Il campo dell'etica ne
guadagna in chiarezza se formuliamo le nostre domande negativamente, cio
se domandiamo l'eliminazione della sofferenza piuttosto che la promozione
della felicit . Analogamente,
conveniente formulare il compito del metodo
scientifico come eliminazione di teorie false (tra le varie teorie
ipoteticamente avanzate) piuttosto che come conseguimento di verit
stabilite.
SAN, I 377
E' stato spesso affermato che l'etica soltanto una parte dell'estetica,
dato che le questioni etiche sono in ultima analisi una questione di gusto.
[...] Se con questa affermazione si intende semplicemente dire che i
problemi etici non possono essere risolti dai metodi razionali della
scienza, sono senz'altro d'accordo. Ma non dobbiamo trascurare la profonda
differenza fra i problemi di gusto in morale e i problemi di gusto in
estetica. Se non mi piace un romanzo, o un brano di musica, o un quadro,
non sono obbligato a leggerlo, ad ascoltarlo o a guardarlo. I problemi
estetici (con la possibile eccezione dell'architettura) sono in larga parte
di carattere privato, ma i problemi etici riguardano gli uomini e le loro
vite. Da questo punto di vista, c' una fondamentale differenza fra gli uni
e gli altri.
SAN, I 388-389
Esistono sempre insolubili conflitti di valori: ci sono molti problemi
morali insolubili perch i principi morali possono essere fra loro in
conflitto.
RNF, 132
Noi abbiamo bisogno di un'etica che disprezzi il successo e il compenso. E
capace di dirlo
di per s
un valore intellettuale.