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POPPER KARL, BREVIARIO

[a] COPERTINA
[a] PREFAZIONE di Massimo Baldini
[a] NOTA DI EDIZIONE. (SIGLE).
[a] BREVIARIO.
[a] I. IO, KARL R POPPER.
[a] II. IL MESTIERE DEL FILOSOFO.
[a] III. LA SCIENZA.
[a] IV. IL METODO SCIENTIFICO.
[a] V. FALLIBILISMO, ANTIINDUTTIVISMO E ANTIOSSERVATIVISMO.
[a] VI. I PROBLEMI E LE TEORIE.
[a] VII. LA VERITA E L'ERRORE.
[a] VIII. IL COMPITO E IL METODO DELLE SCIENZE SOCIALI.
[a] IX. IL RUOLO DELLA METAFISICA.
1
[a] X. SOCIETA' APERTA E SOCIETA' CHIUSA.
7
[a] XI. LA POLITICA.
4
[a] XII. LA DEMOCRAZIA E I SUOI PARADOSSI.
5
[a] XIII. I PRINCIPI DEL LIBERALISMO.
8
[a] XIV. I PERICOLI DELL'UTOPIA.
7
[a] XV. CONTRO LO STORICISMO.
3
[a] XVI. IL TEMA DELLA TRADIZIONE.
0
[a] XVII. CRITICHE A PLATONE.
8
[a] XVIII. CRITICHE A HEGEL.
6
[a] XIX. CRITICHE A MARX.
5
[a] XX. CRITICHE ALLA PSICOANALISI.
6
[a] XXI. L'IMPORTANZA DEL PENSIERO CRITICO.
1
[a] XXII. L'ETICA.
1
[a] XXIII. SCRIVERE FACILE E DIFFICILE.
9
[a] XXIV. PER UNA SCUOLA MIGLIORE.
6
[a] XXV. TV E VIOLENZA.
4
[a] CRONOLOGIA DELLA VITA E DELLE OPERE DI KARL R. POPPER.
7
[a] Nella stessa collana
5
</IND>
a cura di Massimo Baldini
Rusconi. 1998.
KARL R. POPPER 1902-1994.

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La nostra conoscenza pu essere solo finita, mentre la nostra ignoranza non


pu che essere, di necessit , infinita.
Congetture e confutazioni, 56.
PREFAZIONE di Massimo Baldini
Per quanto rispetti la tradizione e sia consapevole della sua importanza,
sono nello stesso tempo un seguace quasi ortodosso della non ortodossia:
ritengo che l'ortodossia sia la morte della conoscenza, e ci perch il
progredire del sapere dipende interamente dall'esistenza del disaccordo.
Certo, il disaccordo pu portare allo scontro e anche alla violenza.
E tale esito , penso, profondamente negativo (aborro la violenza).
E tuttavia, il disaccordo pu anche condurre alla discussione, al
ragionamento e alla reciproca critica.
E tali cose sono, a mio avviso, di estrema importanza.
KARL R. POPPER
Il Novecento , da un punto di vista filosofico, un secolo particolarmente
ricco, ricco di grandi filosofi e di importanti correnti di pensiero. E tra
i protagonisti della filosofia del ventesimo secolo spicca Karl R. Popper
(1902-1994). I suoi contributi all'epistemologia e alla filosofia della
politica sono fondamentali e il suo pensiero ha influenzato discipline
diversissime: dalla neurofisiologia alla pedagogia, dalla teologia alla
politologia.
Per il premio Nobel John Eccles tutti gli scienziati dovrebbero leggere e
meditare gli scritti di Popper sulla filosofia della scienza al fine di
adottarli come base della loro attivit scientifica. Per Peter Medawar, un
altro premio Nobel per la medicina, Popper
certamente il pi grande
filosofo della scienza mai esistito. Nel corso della sua lunga vita Popper
ha pubblicato numerose opere, ma due sono quelle pi famose: La logica
della scoperta scientifica (1934) e La societ aperta e i suoi nemici (
1946).
Tracciando un bilancio della propria avventura umana ed intellettuale egli
ha scritto: Bench abbia conosciuto dispiacere e grande tristezza, come
del resto accade a tutti, non credo di aver passato, come filosofo, un
momento infelice [...]. Ho lavorato duro, e spesso mi sono immerso fino al
collo in difficolt insolubili. Per sono stato felicissimo di aver
individuato nuovi problemi, di averli affrontati, e di aver fatto qualche
passo avanti. E questo, o almeno cos credo, quanto di meglio possa esserci
nella vita.
I nuclei di fondo delle sue riflessioni sono individuabili nella critica
all'induttivismo e all'osservativismo, nella proposta della falsificabilit
come criterio di demarcazione tra ci che
scientifico e ci che
scientifico non , nella difesa della societ aperta e della democrazia.
Popper stato un critico severo di storicisti e utopisti, filosofi del
linguaggio e nichilisti, relativisti e scientisti, statalisti e
interventisti, psicoanalisti e sociologi della conoscenza, idealisti e
neopositivisti, nazisti e marxisti, intellettuali e filosofi
professionisti.
Inoltre, ha preso posizione contro numerosi celebri filosofi: da
Wittgenstein (la filosofia di Wittgenstein
priva di senso) ad Hegel
(la farsa hegeliana durata anche troppo), da Platone (la lezione che
noi [...] dovremmo apprendere da Platone
esattamente l'opposto di quanto
egli vorrebbe insegnarci) a Marx (nonostante i suoi meriti, Marx fu, a
mio avviso, un falso profeta).
Nello stesso tempo, Karl Popper
stato anche un difensore strenuo della
societ aperta e del liberalismo, ha evidenziato l'importanza della

tradizione, ha argomentato in favore della democrazia e della tolleranza,


ha preso le difese del senso comune e della filosofia, della metafisica e
dell'errore, della chiarezza e della critica.
Karl Popper
stato un filosofo che ha amato la filosofia (e ne ha preso
ripetutamente le difese), ma che ha sinceramente disprezzato molti suoi
colleghi accademici. In particolare, ha espresso il proprio disamore nei
confronti di coloro che hanno fatto - come egli scrive - una virt del
parlar con se stessi, nei confronti, cio , di coloro che hanno scelto di
parlare e di scrivere in modo oscuro. A suo avviso il filosofo, al pari di
ogni altro intellettuale, ha una responsabilit tutta speciale. Ha il
privilegio e l'opportunit di studiare. Per questo
debitore al suo
prossimo (o "alla societ ") di esporre i risultati del proprio studio nella
forma pi semplice, chiara e modesta. La cosa peggiore - il peccato contro
lo Spirito Santo - quando gli intellettuali cercano di atteggiarsi nei
confronti del loro prossimo come grandi profeti o di impressionarlo con
filosofie oracolanti. Chi non
capace di esprimersi semplicemente e
chiaramente, deve tacere e continuare a lavorare sino a che
capace di
dirlo chiaramente.
In verit , i filosofi di professione, nella loro stragrande maggioranza
(neodialettici e filosofi del linguaggio, idealisti e irrazionalisti), non
hanno fornito una buona prova, tuttavia la filosofia, a detta di Popper,
una disciplina importante, una disciplina, tra l'altro, che ha una forte
vocazione alla popolarit .
Tutti gli uomini sono filosofi - egli afferma nel saggio Come io vedo la
filosofia - perch in un modo o
nell'altro tutti assumono un atteggiamento nei confronti della vita e della
morte. Ecco che il filosofo di professione
chiamato ad esaminare
criticamente i pregiudizi filosofici dell'uomo comune al fine di
trasformarli in giudizi.
Per Popper il tipo ideale del filosofo deve possedere le seguenti
caratteristiche: 1. non deve essere seguace delle mode. Infatti, un
autentico ricercatore di verit non seguir le mode; diffider di esse e le
sapr anche combattere se necessario; 2. non deve rimanere vittima dello
scolasticismo, non deve cio essere afflitto da miopia teorica, in altre
parole non deve praticare una critica minuta di punti minuti, senza una
comprensione dei grandi problemi di cosmologia, di conoscenza umana, di
etica e di filosofia politica e senza un serio e strenuo tentativo di
risolverli; 3. non deve ammalarsi di specialismo. La specializzazione egli afferma - pu essere una tentazione per lo scienziato; per il filosofo
un peccato mortale. Il filosofo, infatti,
un esperto in idee
generali, si interroga sull'enigma del mondo in cui viviamo e sull'enigma
della conoscenza che l'uomo ha di questo mondo; 4. deve praticare la
modestia e l'onest intellettuale e rifiutarsi di praticare il crudele
giuoco di esprimere cose facili e banali in modo complicato e difficile;
5. deve essere sempre pronto a cogliere la rilevanza filosofica dei
problemi che sorgono al di fuori della filosofia, ad esempio nel campo
della politica della scienza o della religione. Infatti i problemi
filosofici genuini sono sempre radicati in urgenti problemi esterni alla
filosofia e scompaiono se tali radici deperiscono.
Le tesi filosofiche sostenute da Popper sono state da lui stesso
etichettate con la formula razionalismo critico ed esposte come un
completamento del criticismo kantiano. Popper si
presentato anche come
il teorico del fallibilismo. Il fallibilismo, ha scritto, non
nient'altro che il non-sapere socratico. Ed ha aggiunto: con la
fallibilit intendo l'idea, o l'accettazione del fatto che possiamo errare
o che la ricerca della certezza (o anche la ricerca di un'alta probabilit )
una ricerca erronea. Al contrario, l'idea di errore implica quella di
verit come standard che possiamo anche non riuscire a conseguire e che,

per quanto si possa cercare la verit e anche trovarla (il che credo
avvenga in moltissimi casi), non possiamo essere assolutamente certi di
averla trovata.
L'epistemologia di Popper una epistemologia che rende conto dell'immane
potenza dell'errore. La tesi di fondo di una delle sue opere principali
proprio questa, che la nostra conoscenza si accresce nella misura in cui
impariamo dagli errori. Nella scienza, come nella vita, afferma Popper,
vige il metodo di apprendimento per tentativi ed errori, cio di
apprendimento dagli errori. L'ameba ed Einstein procedono allo stesso modo:
per tentativi ed errori. La sola differenza rilevabile nella logica che
guida le loro azioni data dal fatto che i loro atteggiamenti nei
confronti dell'errore sono profondamente diversi. Einstein, infatti,
diversamente dall'ameba, cerca consapevolmente di fare del tutto,
ogniqualvolta gli capiti una nuova soluzione, per coglierla in fallo e per
scoprire in essa un errore: egli tratta o si avvicina alle proprie
soluzioni criticamente. Egli cio assume un atteggiamento consapevolmente
critico nei confronti delle proprie idee cosicch , mentre l'ameba morir
insieme alle sue soluzioni sbagliate, Einstein sopravviver grazie ai suoi
errori.
Prima di Popper l'errore godeva presso i filosofi e gli uomini di cultura
di una pessima letteratura. Le metafore che pi insistentemente
ricorrevano, in molti autori che parlavano dell'errore, erano prese a
prestito dal linguaggio della malattia e della morte.
Gli errori, infatti - scrive Melchiorre Gioia - sono alterazioni della
verit , come le malattie lo sono della salute. Per molti filosofi, da
Sant'Agostino a Spinoza, da Cartesio a Leibniz, l'errore
per sua stessa
natura ateoretico, il frutto di un qualcosa (la cattiva volont o la
sensibilit ) che intervenuto a disturbare il retto funzionamento
dell'intelletto. Dunque - scrive Cartesio -, donde nascono i miei errori?
Da ci solo, che la volont essendo molto pi ampia e pi estesa
dell'intelletto, io non la contengo negli stessi limiti, ma l'estendo anche
alle cose che non intendo, alle quali essendo di per s indifferente, essa
si smarrisce assai facilmente.
Da Popper, invece, l'errore stato visto come il motore della scienza.
Evitare errori - egli ha scritto
un ideale meschino: se non osiamo
affrontare problemi che siano cos difficili da rendere l'errore quasi
inevitabile, non vi sar sviluppo della conoscenza. In effetti,
dalle
nostre teorie pi ardite, incluse quelle che sono erronee, che noi
impariamo di pi .
Nessuno pu evitare di fare errori; la cosa pi grande imparare da essi.
L'uomo di scienza sa che non esiste un criterio di verit capace di
salvarlo dall'errore, sa che egli pu commettere errori e che, quanto prima
li commetter , tanto meglio sar , giacch nella scienza sono proprio gli
errori che ci forniscono i deboli segnali rossi che ci aiutano a trovare a
tentoni la via d'uscita dalla oscurit della caverna. Gli errori, dunque,
sono i muri maestri del nostro sapere, non solo perch , come dice Roger
Martin du Gard in Jean Barois, gi qualcosa sapere dove non si trova la
verit , ma anche e soprattutto perch essi soltanto ci consentono di
avvicinarci alla verit .
Popper, quando inizi a frequentare l'universit , fu socialista, quindi,
per pochi mesi, comunista, successivamente, deluso dal marxismo, di nuovo
socialista, infine, dopo qualche anno, fece proprie le tesi del
liberalismo. Per diversi anni - egli ha scritto rimasi socialista, anche
dopo il ripudio del marxismo; e se ci fosse stato qualcosa come un
socialismo combinato con la libert individuale, sarei ancora oggi un
socialista. E, infatti, non potrebbe esserci niente di meglio che vivere
una vita modesta, semplice e libera in una societ egalitaria. Mi ci volle
un po' di tempo per riconoscere che questo non era nient'altro che un sogno
meraviglioso; che la libert
pi importante dell'uguaglianza; che il

tentativo di attuare l'uguaglianza


di pregiudizio alla libert ; e che se
va perduta la libert , tra non liberi non c' nemmeno uguaglianza.
Popper ritiene che non esista un metodo infallibile per evitare la
tirannide e che le istituzioni democratiche siano le migliori poich
consentono ai cittadini di controllare il potere politico e di poter
licenziare i governanti incapaci senza ricorrere alla violenza. In breve,
solo la democrazia rende possibile l'uso della ragione in campo politico.
Il nostro epistemologo ritiene, come Karl Kraus, che la politica consista
nello scegliere il male minore e che occorra diffidare di quei politici che
promettono troppo. In politica e in medicina - egli afferma - chi promette
troppo non pu essere altro che un ciarlatano. Noi dobbiamo cercare di
migliorare le cose, ma dobbiamo sbarazzarci dell'idea di una pietra
filosofale, di una formula che converta senz'altro la nostra corrotta
societ umana in puro oro perenne.
Popper, che non ha, in genere, un'alta stima dei politici, ritiene tuttavia
che il problema centrale della politica sia istituzionale e non gi
personale. Sono portato a ritenere - egli sostiene nel primo volume della
Societ aperta e i suoi nemici - che i governanti sono stati raramente, sia
moralmente sia intellettualmente, al di sopra della media e spesso al di
sotto di essa. E penso che, in politica, sia ragionevole adottare il
principio di essere pronti al peggio, nella misura del possibile, anche se,
naturalmente, dobbiamo, nello stesso tempo, cercare di ottenere il meglio.
Mi sembra stolto basare tutti i nostri sforzi politici sull'incerta
speranza che avremo la fortuna di disporre di governanti eccellenti o anche
competenti.
La societ aperta che il nostro filosofo difende
al tempo stesso, come
egli ha dichiarato, una realt e un ideale,
una societ in cui la critica
non solo tollerata, ma viene addirittura stimolata, una societ in cui
pi facile che in altre individuare, ed eliminare, gli errori che i
politici possono commettere. In breve, la societ aperta consente uno
sfruttamento dell'errore migliore di quelle fortemente autoritarie.
Popper stato accolto in Italia con molta difficolt a causa delle
resistenze del mondo marxista e cattolico, ma anche per l'incomprensione di
parte del
Greve in Chianti, febbraio 1998
mondo liberale. A ben guardare, se egli diventato un autore noto anche da
noi lo si deve essenzialmente all'iniziativa di uno studioso: Dario
Antiseri, al quale si devono la prima monografia italiana su Popper e
numerose traduzioni italiane delle opere popperiane.
Tra i molti giudizi che sulla filosofia popperiana hanno espresso noti
studiosi italiani, uno, a mio avviso, particolarmente illuminante. Anni
fa, recensendo alcune opere su Popper, Nicola Abbagnano dalle colonne del
Giornale afferm che si possono certamente mettere in dubbio alcuni aspetti
della sua filosofia, ma non si pu negare che la dottrina di Popper
stata una salutare reazione contro il dogmatismo scientifico del neopositivismo e il dogmatismo politico delle ideologie marxiste e libertarie.
La scienza stessa oggi ha ripudiato quel dogmatismo e la politica attuale,
nei suoi aspetti innovatori e vitali, rigetta ogni forma di utopia, diffida
dello Stato come fattore assoluto del benessere o della felicit dei
cittadini e insiste nel lasciare una parte sempre pi estesa alla critica
politica e alla libert di scelta. Nel suo richiamo ad una "ricerca senza
fine", che libert , critica e innovazione, Popper pu trovare oggi in
tutti i campi sempre pi numerosi compagni di viaggio.
MASSIMO BALDINI
NOTA DI EDIZIONE. (SIGLE).
I passi antologizzati nel presente volume sono tratti dalle edizioni

italiane delle opere di Karl R. Popper. Al termine di ogni passo si


indicato attraverso delle sigle e dei numeri arabi il volume di riferimento
e la pagina relativa. Nel caso in cui sia stato necessario apportare dei
tagli, questi sono sempre stati segnalati con dei puntini di sospensione
posti tra parentesi quadre.
Diamo qui di seguito l'elenco delle sigle adottate e la loro
esplicitazione:
ARM: Alla ricerca di un mondo migliore, Armando, Roma, 1989.
CEC: Congetture e confutazioni, Il Mulino, Bologna, 1972.
CDSM: W.W. Bartley, Come demarcare la scienza dalla metafisica, Borla,
Roma, 1983.
CIVF: Come io vedo la filosofia, in "La cultura" 1976, n. 4, pp. 389-403.
CMT: Una patente per fare la TV, in K.R. Popper J. Condry, Cattiva maestra
televisione, Reset, Milano, 1994.
CO: Conoscenza oggettiva, Armando, Roma, 1975.
FA: Il futuro aperto, Rusconi, Milano, 1989.
FTC: C. Glossner, I filosofi tedeschi contemporanei, Citt Nuova, Roma,
1980.
IF: L'informazione violenta, Societ aperta, Roma, 1996.
LDSS: Logica della scoperta scientifica, Einaudi, Torino, 1970.
Lss: La logica delle scienze sociali,AA VV.;dialettica e positivismo in
sociologia, Einaudi, Torino 1972.
MDC:il mito della cornicie, IL Mulino,Bologna1955.
MDS: Miseria dello storicismo, Feltrinelli, Milano, 1975.
PL: Poscritto alla logica della scoperta scientifica, Il Saggiatore,
Milano, 1994.
RMM: Alla ricerca di un mondo migliore, in G. Brescia, Karl Popper e il
pungolo della libert , Editrice Salentina, Galatina, 1995.
RNF: La ricerca non ha fine, Armando, Roma, 1976.
SAN: La societ aperta e i suoi nemici, Armando, Roma, 1996.
SN: La scienza normale e i suoi pericoli, in AA. VV., Critica e crescita
della conoscenza, Feltrinelli, Milano, 1976.
TV: Tutta la vita
risolvere problemi, Rusconi, Milano, 1996.
BREVIARIO.
I. IO, KARL R POPPER.
Io sono, in primo luogo, indeterminista, in secondo luogo, realista, in
terzo luogo, razionalista.
L'incontro col marxismo fu uno dei principali eventi del mio sviluppo
intellettuale. Mi insegn tante di quelle lezioni che non ho mai pi
dimenticato. Mi insegn la sapienza del detto socratico: Io so di non
sapere. Mi rese fallibilista, e impresse in me il valore della modestia
intellettuale. E mi fece sommamente consapevole delle differenze esistenti
tra pensiero dogmatico e pensiero critico.
RNF, 49
Non mi considero un esperto n di scienza n di filosofia. Nondimeno, ho
cercato con ostinazione, per tutta la vita, di comprendere qualcosa del
mondo in cui viviamo.
MDC,7
Per molti anni ho cercato di contestare le mode intellettuali nella
scienza, e ancor pi in filosofia. Il pensatore alla moda
per lo pi
prigioniero del proprio conformismo, mentre io considero la libert - la

libert politica cos come il pensiero autonomo e aperto - uno dei


principali valori che la vita pu offrirci, se non il principale.
MDC,7
Preferisco lavorare e formulare le mie idee nel modo pi semplice
possibile. Spesso questo non facile.
FTC, 358
Io affermo che il nostro mondo, il mondo delle democrazie occidentali, non
certamente il migliore di tutti mondi pensabili o logicamente possibili,
ma tuttavia il migliore di tutti i mondi politici della cui esistenza
storica siamo a conoscenza. Sotto questo punto di vista sono un ottimista
incallito.
TV, 158
Sono pienamente d'accordo con Hugo von Hofmannsthal quando nel suo Buch
der Freunde scrive: La filosofia
il giudice di un'epoca;
brutto se
essa ne invece l'espressione.
TV, 149
Credo di avere risolto un'intera serie di problemi filosofici veramente
fondamentali; ad esempio il problema dell'induzione. (Questi tentativi di
soluzione - come sempre - hanno prodotto problemi nuovi, fruttuosi).
FTC,350
Non disputo mai su parole.
FTC, 351
Ritengo che esistano problemi filosofici e perfino che alcuni io li abbia
risolti. Ma, come ho scritto altrove, non c' niente che sembri meno
auspicabile di una soluzione semplice per un annoso problema filosofico.
RNF, 141
Io nella filosofia del Romanticismo - e specialmente nella filosofia dei
tre grandi rappresentanti dell'Idealismo tedesco, Fichte, Schelling ed
Hegel -, non riesco a vedere nient'altro che una catastrofe intellettuale e
morale - la pi grande catastrofe intellettuale e morale da cui fu mai
funestata l'intellighenzia tedesca ed europea. Questa catastrofe, questa
reazione a catena intellettuale e morale ha esercitato, come io credo, una
disastrosa azione di istupidimento, che sta ancora agendo come una nube
atomica in espansione.
TV, 148
Sono sempre stato un filosofo del senso comune, e un realista del senso
comune. Il mio atteggiamento era di credere che fosse proprio del senso
comune ritenere che il senso comune fosse spesso in torto forse pi spesso
che dalla parte della ragione; ma che fosse pacifico che in filosofia
dovessimo partire dal senso comune, anche se solo per trovare, con la
critica, dove esso fosse in torto. Ero interessato al mondo reale, al
cosmo, ed ero del tutto ostile a ogni idealismo, positivismo, o anche
neutralismo filosofico. Se non vi era un mondo reale, altrettanto e anche
molto pi ricco del mondo che conosciamo cos superficialmente dalla vita
quotidiana, e se lo studio di questo mondo non era il compito principale
del filosofo, allora non sarei stato interessato alla filosofia.
CO, 423
Io sono un realista in due sensi della parola. Anzitutto, credo nella
realt del mondo fisico. In secondo luogo, credo che il mondo degli enti
teorici sia reale.
CO, 441

Posso anche descrivere me stesso come un materialista nella misura in cui


credo nella realt della materia, sebbene io decisamente non sia un
materialista nel senso in cui il materialismo
il punto di vista per cui
la materia (estesa) qualcosa di ultimo o irriducibile, o essa solo
reale.
CO, 442
Per diversi anni rimasi socialista, anche dopo il mio ripudio del marxismo;
e se ci fosse stato qualcosa come un socialismo combinato con la libert
individuale, sarei ancor oggi un socialista. E, infatti, non potrebbe
esserci niente di meglio che vivere una vita modesta, semplice e libera in
una societ egalitaria.
Mi ci volle un po' di tempo per riconoscere che questo non era nient'altro
che un sogno meraviglioso; che la libert
pi importante
dell'uguaglianza; che il tentativo di attuare l'uguaglianza
di
pregiudizio alla
libert ; e che se va perduta la libert , tra non liberi non c' nemmeno
uguaglianza.
RNF, 49
Del mio periodo socialista giovanile ho salvato nella vecchiaia molte idee
e ideali.
FTC, 346.
Io sono un grande ammiratore del sano senso comune; io sostengo addirittura
che, se noi ci muoviamo ad un livello non troppo critico, il senso comune
in tutte le possibili situazioni problematiche il consigliere pi valido e
pi affidabile.
TV, 25-26.
Io sono convinto che esista almeno un problema al quale sono interessati
tutti gli uomini dediti al pensiero. E il problema della cosmologia: il
problema di comprendere il mondo, compresi noi stessi e la nostra
conoscenza, in quanto parte del mondo.
Sono convinto che tutta la scienza sia cosmologia, e per me l'interesse
cos della filosofia come della scienza risiede unicamente nei contributi
che queste due discipline hanno portato a questo problema. In ogni caso
scienza e filosofia cesserebbero di esercitare su di me qualsiasi
attrazione se dovessero rinunciare a proporselo.
LDSS, XXI.
All'opposto dei miei contemporanei pi giovani, ritengo meravigliosi il
mondo e gli uomini. Bench io, naturalmente, sappia che c' molto male, so
anche per che il nostro mondo
il migliore che mai si sia avuto nel corso
della storia.
TV, 233-234.
Io non sono affatto, come lo sono invece tanti miei colleghi filosofi, una
guida che incede su nuove vie; non sono un annunciatore di una nuova
direzione in filosofia. Io, piuttosto, sono completamente e assolutamente
un filosofo di vecchio stampo, il quale crede ad una filosofia del tutto
antiquata e superata. E questa la filosofia di un'epoca passata gi da un
bel pezzo, dell'epoca del Razionalismo e dell'Illuminismo. Come uno degli
ultimi seguaci rimasti del Razionalismo e dell'Illuminismo, io credo
all'autoemancipazione dell'uomo per mezzo della conoscenza, - proprio come
vi credeva una volta Kant, l'ultimo grande filosofo dell'Illuminismo, o
come vi credette Pestalozzi, il quale volle combattere la povert con la
conoscenza.
TV, 147-148.

Bench abbia conosciuto dispiacere e grande tristezza, come del resto


accade a tutti, non credo di aver passato, come filosofo, un momento
infelice dacch siamo ritornati in Inghilterra. Ho lavorato duro, e spesso
mi sono immerso fino al collo in difficolt insolubili Per sono stato
felicissimo di aver individuato nuovi problemi, di averli affrontati, e di
aver fatto qualche passo avanti. E questa, o almeno cos credo, la vita pi
bella.
RNF, 142.
Sono un razionalista e credo alla verit e alla ragione.
E non significa che io credo all'onnipotenza della ragione umana. Un
razionalista non affatto, come asseriscono molti dei nostri oppositori
antirazionalisti, un individuo che vorrebbe fare degli altri puri esseri
razionali. Questo sarebbe s estremamente irragionevole. Ogni uomo
ragionevole, e perci , spero, anche un razionalista, sa molto bene che la
ragione pu rivestire solo un ruolo ben modesto nella vita umana. E il
ruolo della riflessione critica, della discussione critica.
ARM, 208.
Viviamo in un'epoca in cui l'irrazionalismo
tornato di moda. Voglio
perci iniziare confessando che reputo la conoscenza delle scienze naturali
la migliore e pi importante forma di conoscenza che possediamo, sebbene
non sia certo l'unica.
ARM,13
Non sono un materialista, ma ammiro i filosofi materialisti, in particolare
i grandi atomisti, Democrito, Epicuro e Lucrezio. Essi furono i grandi
illuministi dell'antichit , gli antagonisti della fede nei demoni, i
liberatori dell'umanit . Ma il materialismo ha superato se stesso.
ARM, 20.
Si d il caso che io non sia solo un empirista e un razionalista di tipo
particolare, ma anche un liberale, nel senso inglese del termine; ma
proprio perch sono un liberale, credo che per un liberale poche cose siano
pi importanti del sottoporre le varie teorie del liberalismo ad un esame
critico approfondito.
CEC, 17
Io mi vanto di non essere un filosofo della credenza umana: sono
interessato soprattutto alle idee, alle teorie, e trovo al confronto non
importante se uno crede in esse o no. E sospetto che l'interesse dei
filosofi nella credenza risulti da quella filosofia erronea che io chiamo
induttivismo. Sono teorici della conoscenza e, partendo da esperienze
soggettive, non riescono a distinguere fra conoscenza oggettiva e
soggettiva. Questo li porta a considerare la credenza come il genere di cui
la conoscenza
una specie.
CO, 47
Per me l'idealismo assurdo, perch esso implica anche qualcosa del
genere:
la mia mente che crea questo bel mondo. Ma io so che non ne sono
il creatore.
CO, 67.
Io nell'interesse della pace, sono un avversario del cosiddetto movimento
pacifista. Dobbiamo imparare dalle nostre esperienze; e gi due volte il
movimento pacifista ha contribuito ad incoraggiare l'aggressore.
L'imperatore Guglielmo II si aspettava che l'Inghilterra, nonostante le
garanzie fatte al Belgio, non si decidesse alla guerra proprio a motivo del
pacifismo; e analogamente pens Hitler, nonostante le garanzie fatte

dall'Inghilterra alla Polonia.


TV, 216
Personalmente, non mi ha mai interessato il problema del significato; anzi,
esso mi
apparso sempre un problema verbale, un tipico pseudoproblema. Mi
sono interessato soltanto del problema della demarcazione, cio della
ricerca di un criterio per valutare il carattere scientifico delle teorie.
CEC, 73
Io vorrei essere riuscito a far capire agli scienziati e soprattutto agli
intellettuali un fatto, e cio che noi sappiamo tanto poco.
TV, 134
Le mie idee sulla metodologia delle scienze sociali sono il risultato della
mia ammirazione per la teoria economica: ho cominciato a svilupparle, circa
venticinque anni fa, cercando di generalizzare il metodo dell'economia
teorica.
MDC, 207
Io mi spazientisco troppo spesso quando leggo scritti filosofici.
PL, 21 1
Vedo nelle nuove gigantesche organizzazioni della ricerca scientifica un
serio pericolo per la scienza. I grandi uomini di scienza erano solitari
critici. Questo valeva naturalmente per Schr dinger e G del, e anche per
Watson e Crick.
Lo spirito della scienza mutato, come conseguenza della ricerca
organizzata. Dobbiamo sperare che, nonostante tutto, continueranno ad
esserci sempre grandi solitari.
ARM, 72
E' giusto che sia definito scettico (nel senso classico) nella misura in cui
nego la possibilit di un criterio generale di verit non logicotautologica. Ma questo lo fa ogni pensatore ragionevole, ad esempio Kant,
Wittgenstein o Tarski. E come questi anch'io accetto la logica classica,
che interpreto come organo della critica; dunque non come organo della
prova, bens come organo della confutazione, dell' lenchos. Ma io mi
distinguo profondamente da ci che al giorno d'oggi si intende per
scettico. Come filosofo non sono interessato al dubbio e all'incertezza, e
questo proprio perch si tratta di condizioni soggettive e perch da tempo
ho abbandonato la ricerca di una sicurezza soggettiva ritenendola
superflua. Quello che mi interessa, sono i motivi razionali, oggettivi e
critici che inducono a preferire una teoria all'altra nella ricerca della
verit . E certo nessuno scettico moderno ha detto qualcosa di simile prima
di me.
ARM, 17
In un famoso e intenso passo della sua principale opera, Platone chiede che
i filosofi diventino re e che, viceversa, i re - o sovrani - siano filosofi
veri e seri. La prima parte della proposta di Platone
piaciuta a molti
filosofi, e alcuni di essi l'hanno presa alquanto sul serio. Personalmente,
non penso si tratti di un suggerimento convincente. A parte il fatto che
avverso ogni forma di autocrazia o dittatura, compresa quella dei pi saggi
e migliori, i filosofi non mi sembrano particolarmente adatti a questo
compito.
MDC, 247
Il mio razionalismo non dogmatico. Riconosco pienamente che non posso
dimostrarlo razionalmente.
Confesso francamente che ho optato per il razionalismo perch odio la

violenza e non mi illudo inutilmente che tale odio abbia un qualsiasi


fondamento razionale. O, in altri termini, il mio razionalismo non
autosufficiente, ma poggia su una fede irrazionale nell'atteggiamento di
ragionevolezza. Non vedo come Si possa andare oltre questo. Si pu forse
dire che la mia fede irrazionale nei diritti uguali e reciproci di
convincere gli altri e di essere da questi persuasi
una forma di fiducia
nella ragione umana; o semplicemente che credo nell'uomo.
CEC, 604-605.
II. IL MESTIERE DEL FILOSOFO.
Tutti gli uomini sono filosofi perch in un modo o nell'altro tutti
assumono un atteggiamento nei confronti della vita e della morte.
Alcuni filosofi hanno fatto una virt del parlar con se stessi, forse
perch si erano convinti che non ci fosse nessuno con cui parlare. Ho paura
che l'abitudine di filosofare su questo livello un po' troppo elevato sia
un sintomo del declino della discussione razionale.
Non c' dubbio che Iddio parli quasi esclusivamente con se stesso, perch
non trova nessuno con cui valga la pena di parlare. Ma i filosofi
dovrebbero sapere che non sono pi simili a Dio di quanto non lo siano gli
altri uomini.
LDSS, XXIII.
Una delle cose che possono capitare a un filosofo, e che questi pu
sicuramente annoverare fra le sue pi alte conquiste,
di scorgere un
enigma, un problema, o un paradosso, non precedentemente rilevato da alcun
altro. E questo un evento ancor pi importante della risoluzione
dell'enigma. Il filosofo che per primo scorge e comprende un nuovo
problema, scuote la nostra pigrizia e il nostro compiacimento. Egli fa per
noi ci che Hume fece per Kant: ci risveglia dal sonno dogmatico, e apre
davanti a noi un nuovo orizzonte.
CEC, 317.
Come chiunque altro, i filosofi sono liberi di usare qualsiasi metodo per
la ricerca della verit . Non esiste un metodo peculiare alla filosofia.
LDSS, XXII.
Io penso che tutti gli uomini e tutte le donne siano filosofi, anche se
alcuni lo sono pi di altri. Concordo sull'esistenza di un gruppo
distintivo ed esclusivo di persone, i filosofi accademici, ma sono ben
lungi dal condividere l'entusiasmo di Waismann per le loro attivit e il
loro approccio. Al contrario, sento che c' molto da dire a favore di
coloro (sono, a mio parere, filosofi di un particolare genere) che nutrono
sospetti per la filosofia accademica.
CIVF, 390.
A mio parere, la filosofia professionale non ha dato prove troppo brillanti
di s . Ha un urgente bisogno di una apologia pronta sua - una difesa
della sua esistenza.
Sento perfino che il fatto di essere un filosofo di professione io stesso
costituisce un grave capo d'imputazione contro di me: lo sento come una
accusa. Devo dichiararmi colpevole e presentare, come Socrate, la mia
apologia.
CIVF, 390.
Ci sono stati pochi filosofi veramente grandi e anche un piccolo numero di
filosofi i quali, bench ammirevoli da molti punti di vista, hanno sfiorato
ma non raggiunto la grandezza. Ma, sebbene ci che essi hanno prodotto

dovrebbe essere di primaria importanza per qualsiasi filosofo accademico


la filosofia non dipende da essi, nel senso in cui la pittura dipende dai
grandi pittori o la musica dai grandi compositori. Inoltre, la grande
filosofia - per esempio quella dei Presocratici di data anteriore ad
ogni filosofia accademica e professionale.
CIVF, 390
Sento che la filosofia non ha dato prove troppo brillanti di s
doverla difendere.
CIVF, 392

e sento di

L'esistenza di problemi filosofici urgenti e seri e la necessit di


discuterli criticamente , secondo me, l'unica giustificazione per quella
che pu essere chiamata la filosofia professionale o accademica.
CIVF, 393
Io vedo la storia della filosofia essenzialmente come parte della storia
della ricerca della verit e rigetto la concezione puramente estetica di
essa, anche se la bellezza altrettanto importante nella filosofia come
nella scienza.
CIVF, 394
1. Non vedo la filosofia come la soluzione di enigmi linguistici.
2. Non vedo la filosofia come una serie di opere d'arte, come originali e
interessanti quadri del mondo, o intelligenti e insoliti modi di descrivere
il mondo. [...]
3. Non vedo la lunga storia dei sistemi filosofici come storia di edifici
intellettuali in cui tutte le idee possibili siano saggiate e in cui la
verit possa venire casualmente alla luce come un sottoprodotto. [...]
4. Non vedo la filosofia come un tentativo di chiarire o di analizzare o
di esplicare concetti o parole o linguaggi. [...]
5. Non vedo la filosofia come un modo di essere bravi.
6. Non vedo la filosofia come una specie di terapia intellettuale
(Wittgenstein), una attivit per aiutare le persone ad uscire da
perplessit filosofiche. [...]
7. Non vedo la filosofia come la ricerca dei modi di esprimere le cose con
pi precisione o esattezza. [...]
8. Di conseguenza, non vedo la filosofia come un tentativo di fornire le
fondamenta o l'impalcatura concettuale per risolvere problemi che
potrebbero sorgere nel vicino o pi lontano futuro. [...]
9. N vedo la filosofia come espressione dello spirito del tempo. Questa
un'idea hegeliana, che non regge alla critica.
CIVF, 394-395
Vi sono delle mode in filosofia, cos come ve ne sono nella scienza. Ma un
autentico ricercatore di verit non seguir le mode: diffider di esse e le
sapr anche combattere se necessario.
CIVF, 395
Lo sviluppo della dialettica, nel suo complesso, dovrebbe essere un
ammonimento contro i pericoli inerenti alla costruzione di sistemi
filosofici. Dovrebbe ricordarci che la filosofia non dev'essere posta a
fondamento di un qualsiasi tipo di sistema scientifico, e che i filosofi
dovrebbero essere molto pi modesti nelle loro pretese. Un compito assai
utile che essi possono svolgere
lo studio dei metodi critici della
scienza.
CEC, 570
Tutti gli uomini e tutte le donne sono filosofi, o meglio, se non sono
consapevoli di avere dei problemi filosofici tutti hanno in ogni caso

pregiudizi filosofici.
La maggior parte di questi sono teorie che essi prendono per scontate
inconsapevolmente, o che hanno assorbito dal loro ambiente intellettuale o
dalla tradizione.
Poich poche di queste teorie sono professate consapevolmente, esse sono
pregiudizi nel senso che sono professate senza un esame critico, anche se
possono rivestire grande importanza per le azioni pratiche delle persone e
per tutta la loro vita.
Costituisce una giustificazione dell'esistenza della filosofia
professionale il fatto che c' bisogno di uomini che esaminino criticamente
queste teorie diffuse ed influenti.
CIVF, 395-396
Ogni filosofia deve iniziare dalle dubbie e spesso perniciose concezioni
del senso comune acritico. Il suo fine
di raggiungere il senso comune
illuminato, critico, di raggiungere cio una concezione pi vicina alla
verit e che abbia un influsso meno dannoso sulla vita umana.
CIVF, 396
A mio modo di vedere, i problemi della teoria della conoscenza
costituiscono il nucleo della filosofia, sia della filosofia acritica o
popolare del senso comune, sia della filosofia accademica. Sono persino
decisivi per la teoria dell'etica (come Jacques Monod ci ha recentemente
ricordato).
CIVF, 398
Cos come io vedo la filosofia, essa non dovrebbe mai essere e invero non
pu mai essere scissa dalla scienza. Storicamente, tutta la scienza
occidentale
una progenie della speculazione filosofica greca intorno al
cosmo, all'ordine del mondo; i comuni antenati di tutti gli scienziati e di
tutti i filosofi sono Omero Esiodo e i Presocratici.
CIVF, 400
Ammetto che vi sono dei problemi molto sottili in filosofia che hanno la
loro naturale ed invero unica sede nella filosofia accademica, per esempio
i problemi di logica matematica e pi in generale la filosofia della
matematica, e sono molto colpito dai prodigiosi progressi compiuti in
questi campi nel nostro secolo.
Ma per quanto riguarda la filosofia accademica in generale, sono
preoccupato dell'influenza di quelli che Berkeley era solito chiamare i
filosofi al minuto. Senz'altro la critica la linfa vitale della
filosofia, eppure una critica minuta di punti minuti, senza una
comprensione dei grandi problemi di cosmologia, di conoscenza umana, di
etica e di filosofia politica e senza un serio e strenuo tentativo di
risolverli, mi pare fatale.
CIVF, 401-402
Tutti gli uomini sono filosofi, perch in un modo o nell'altro tutti
assumono un atteggiamento nei confronti della vita e della morte. Vi sono
quelli che pensano che la vita sia priva di valore perch ha una fine.
Non pensano che si potrebbe anche proporre l'argomento opposto: se non vi
fosse una fine alla vita, essa non avrebbe valore, ed il pericolo sempre
presente di perderla che in qualche misura aiuta a renderci consapevoli del
valore della vita.
CIVF, 403
Ogni filosofia, e in particolare ogni scuola filosofica, soggetta a una
degenerazione tale che i suoi problemi diventano praticamente
indistinguibili da pseudo-problemi, e il suo gergo, in conseguenza, non pu
pi essere distinto in pratica dal chiacchierio privo di significato.

CEC, 126
La degenerazione delle scuole filosofiche
[...] la conseguenza della
credenza erronea che si possa filosofare senza esservi spinti da problemi
che sorgono al di fuori della filosofia - nella matematica, per esempio, o
nella cosmologia, nella politica, nella religione, o nella vita sociale. La
mia prima tesi, in altre parole, questa.
I problemi filosofici genuini sono sempre radicati in urgenti problemi
esterni alla filosofia, e scompaiono se tali radici deperiscono. Nei loro
sforzi volti a risolvere detti problemi, i filosofi sono soggetti a
inseguire quello che pare un metodo, o una tecnica filosofica, ovvero una
chiave infallibile per il successo della filosofia. Ma metodi o tecniche
siffatti non esistono; in filosofia i metodi sono privi di importanza;
qualsiasi metodo legittimo se conduce a risultati suscettibili di una
discussione razionale. Quel che conta non sono i metodi o le tecniche, ma
una certa sensibilit ai problemi, e un'ardente passione per essi; o, come
dicevano i Greci, la dote naturale di provare meraviglia.
CEC, 126-127
Credo che ci sia un solo argomento a difesa dell'esistenza della filosofia.
E questo: lo sappiano o no, tutti gli uomini hanno una filosofia. Certo,
pu ben darsi che nessuna delle nostre filosofie valga gran che, ma la loro
influenza sui nostri pensieri e sulle nostre azioni
grande, e spesso
incalcolabile. Ecco perch c' bisogno di un esame critico di tutte queste
filosofie: l'esame critico delle filosofie
il compito centrale della
filosofia in quanto disciplina,
la sua raison d' tre. Si tratta di un
compito pi modesto della maggior parte di quelli che sono stati proposti
alla filosofia, ma un compito che, se impariamo a parlare e a scrivere
con chiarezza, pu essere portato a termine.
LDSS, XIII
La teoria della conoscenza, e, in generale, la filosofia, ha bisogno di
un'apologia pro vita sua, di una difesa ragionata della propria esistenza.
Infatti, quello che molti filosofi hanno detto e fatto nel corso di questo
secolo rappresenta un grave atto d'accusa.
LDSS, XIII
Proprio come tutti hanno la loro filosofia, cos tutti hanno la loro teoria
della conoscenza. Di solito si tratta di una teoria sostenuta
inconsapevolmente, e perci acriticamente, ma si tratta di una teoria che
spesso determina il resto della nostra filosofia.
LDSS, XIII
Uno scienziato impegnato in una ricerca particolare, ad esempio in fisica,
pu affrontare direttamente il proprio problema. Pu andare diritto al
cuore della materia: al cuore, cio , di una struttura organizzata.
Infatti una struttura delle dottrine scientifiche esiste gi , e con essa un
orizzonte di problemi generalmente accettato. Per questa ragione lo
scienziato pu lasciare ad altri il compito di sistemare il proprio
contributo nell'ossatura generale della conoscenza scientifica.
Il filosofo si trova in una posizione diversa. Non affronta una struttura
organizzata, ma piuttosto qualcosa che ha l'aspetto di un cumulo di macerie
(sotto le quali, del resto,
forse sepolto qualche tesoro). Non pu fare
appello al fatto che esiste un orizzonte di problemi generalmente
accettato, perch forse l'unico fatto generalmente accettato che non
esiste nulla del genere. In realt , una delle questioni che oggi ricorrono
pi sovente nei circoli filosofici
se la filosofia arriver mai a porre
un problema autentico.
LDSS, XVII

Ogni razionalista deve dire con Kant: la filosofia non si pu insegnare al massimo si pu insegnare a filosofare; cio ad assumere un atteggiamento
critico.
TV, 153
Il fine della filosofia (o di qualunque altra attivit razionale o critica)
non pu essere quello di chiarire, o di definire idee, o concetti, o
nozioni, o significati, o di sostituire idee o concetti o significati dati
con altri pi esatti.
PL, 276
La negazione del realismo porta alla megalomania (la pi diffusa malattia
professionale del filosofo di professione).
CO, 67
La scoperta di un problema filosofico pu essere in qualche modo
definitiva; la si compie una volta, e per sempre; ma la sua soluzione non
mai definitiva. Essa non pu mai basarsi su una dimostrazione o una
confutazione definitive, per via dell'inconfutabilit delle teorie
filosofiche; n pu fondarsi sulle formule magiche dei profeti ispirati (o
annoiati) della filosofia. Essa pu invece basarsi sull'indagine
coscienziosa e critica di una situazione problematica e dei suoi
presupposti impliciti, come pure dei diversi possibili modi per risolverla.
CEC, 344
Il nostro compito principale come filosofi , penso, quello di arricchire
la nostra rappresentazione del mondo aiutando a produrre teorie
immaginative e al tempo stesso argomentative e critiche, preferibilmente di
interesse metodologico.
CO, 209
Ritengo [...] che la funzione di uno scienziato o di un filosofo sia quella
di risolvere i problemi scientifici o filosofici, piuttosto che quella di
parlare di ci che lui stesso o altri filosofi stanno facendo o potrebbero
fare. Qualsiasi tentativo non riuscito di risolvere un problema scientifico
o filosofico, se compiuto con onest e dedizione, mi sembra pi
significativo di una discussione su questioni del tipo: Che cos' la
scienza? oppure Che cos' la filosofia?. E anche se poniamo quest'ultimo
quesito, come dovremmo, nella forma un poco pi felice, Qual
il
carattere dei problemi filosofici?, io personalmente non me ne
preoccuperei molto; avvertirei infatti che esso ha scarso rilievo, anche a
confronto di un problema minore della filosofia, come la questione se ogni
discussione e ogni critica proceda sempre, di necessit , da assunzioni o
supposizioni, che sono di per s fuori discussione.
CEC, 117
Penso [...] che vi sia solo una via d'accesso alla scienza - o alla
filosofia: imbattervi in un problema, vederne la bellezza e innamorarvene;
sposarlo, e convivere felicemente con esso, finch morte non vi separi - a
meno che non incontriate un altro e ancor pi affascinante problema, o a
meno che, in verit , non ne otteniate una soluzione. Ma anche se riuscite a
trovare una soluzione, potreste poi scoprire, con vostra delizia,
l'esistenza di un'intera famiglia di incantevoli, anche se forse difficili,
figli del problema, per il cui benessere potreste lavorare, con uno scopo,
fino alla fine dei vostri giorni.
PL, 37-38
Proprio come vi sono religioni del bene e del male religioni che
incoraggiano nell'uomo il bene o il male - cos esistono idee filosofiche
buone e cattive, e teorie filosofiche vere e false. In quanto tale, dunque,

la religione non va n riverita n vituperata, e lo stesso vale per la


filosofia. Dobbiamo piuttosto valutare le idee religiose e filosofiche in
modo critico e meticoloso. Lo straordinario potere delle idee ci carica
tutti di pesanti responsabilit . Non dobbiamo accettarle o rifiutarle senza
riflettere, ma giudicarle criticamente.
MDC, 253
Un filosofo dovrebbe innanzitutto filosofare: dovrebbe, cio , cercare di
risolvere problemi filosofici, piuttosto che parlare della filosofia.
CEC, 121
In una teoria filosofica che deve essere respinta come falsa possiamo
spesso trovare, purch la cerchiamo, un'idea vera, degna di essere
conservata.
CEC, 57
Pi un problema filosofico diventa puro, pi vien meno il suo senso
originario, e pi la discussione ad esso relativa rischia di degenerare nel
vuoto verbalismo. D'altro canto, non esistono soltanto problemi scientifici
genuini, ma anche problemi filosofici genuini. Anche se, sottoposti ad
analisi, detti problemi risultano avere componenti fattuali, essi non sono
necessariamente classificabili come appartenenti alla
scienza.
CEC, 129
La filosofia, che per venti secoli si
preoccupata del significato dei
suoi termini, non solo piena di verbosit , ma anche terribilmente vaga e
ambigua, mentre una scienza come la fisica, che non si preoccupa tanto dei
termini e dei loro significati quanto piuttosto dei fatti, ha conseguito
una grande precisione.
SAN, II 28
La scienza contemporanea ha qualcosa di interessante da dire al filosofo a
proposito di alcune questioni filosofiche classiche, in primo luogo
riguardo all'antico problema della materia.
MDC, 153
III. LA SCIENZA.
La crisi

lo stato normale di una scienza razionale altamente sviluppata.

Lo spirito della scienza


SAN, II 290

quello di Socrate.

Non c' nessuna garanzia per il progresso scientifico.


TV, 31
La civilt europea
l'unica civilt che abbia prodotto una scienza
naturale e nella quale questa scienza giuochi un ruolo addirittura
decisivo. Ma questa scienza naturale il prodotto diretto del
Razionalismo;
il prodotto del Razionalismo dell'antica filosofia greca.
TV, 156
E' diventato oggi di moda nella scienza invocare la conoscenza specialistica
e l'autorit degli esperti, e in filosofia denigrare la scienza e la
razionalit . Molto spesso tale denigrazione
generata proprio da
un'erronea teoria della scienza e della razionalit - una teoria che si
esprime in termini di specializzazioni, esperti e autorit . Ma la scienza e
la razionalit hanno in realt ben poco a che fare con la specializzazione

e l'appello all'autorit degli esperti. E vero il contrario: queste mode


intellettuali rappresentano un ostacolo effettivo per entrambe. Proprio
come il pensatore alla moda
prigioniero del suo mondo, l'esperto
schiavo della sua specializzazione, laddove
la libert dalle mode
intellettuali e dalle specializzazioni a rendere possibile la scienza e la
razionalit .
MDC, 7
Credo che dovremo abituarci all'idea che non si deve guardare alla scienza
come a un corpo di conoscenza, ma piuttosto come a un sistema di ipotesi;
cio a dire, come a un sistema di tentativi di indovinare, o di
anticipazioni, che non possono essere giustificati in linea di principio,
ma con i quali lavoriamo fintanto che superano i controlli, e dei quali non
abbiamo mai il diritto di dire che sappiamo che sono veri o pi o meno
certi, o anche probabili.
LDSS, 351
Un certo grado di dogmatismo
RNF,55

fecondo, anche nella scienza.

La scienza non solo, come l'arte e la letteratura, un'avventura dello


spirito umano, ma
forse la pi umana delle arti creative: colma di errori
e di miopie umane, mostra quelle illuminazioni improvvise che ci schiudono
gli occhi sulle meraviglie del mondo e dello spirito umano.
Ma non basta. La scienza il risultato diretto del pi umano degli sforzi
- quello di liberare noi stessi. Essa parte del nostro tentativo di
vedere pi chiaramente, di comprendere il mondo e noi stessi, e di
comportarci da adulti, responsabili e illuminati.
PL,273
Possiamo considerare la conoscenza oggettiva - la scienza - come
un'istituzione sociale, o un insieme o struttura di istituzioni sociali.
Come altre istituzioni sociali, essa
il risultato di azioni umane, in
gran parte non intenzionali, e quasi del tutto impreviste (con buona pace
di Bacone). Senza dubbio, vive e cresce in gran parte attraverso la
cooperazione e la competizione istituzionalizzata di scienziati che non
sono ispirati soltanto dalla curiosit - il desiderio di aumentare la
propria conoscenza soggettiva - ma ancor pi dal desiderio di recare un
contributo alla crescita della conoscenza - cio della conoscenza
oggettiva. (Molti grandi contributi consistettero in errori e nella loro
identificazione.)
PL, 118-119
Parlare dello scopo dell'attivit scientifica pu forse sembrare un po'
ingenuo; chiaro, infatti, che scienziati diversi hanno scopi diversi e
che la scienza stessa (qualunque cosa essa significhi) non ha scopo alcuno.
Ammetto tutto ci . Tuttavia, quando parliamo di scienza, ci sembra di
avvertire, pi o meno chiaramente, che c' qualcosa di caratteristico
nell'attivit scientifica; e dato che l'attivit scientifica assomiglia
molto a un'attivit razionale, e che un'attivit razionale deve avere
qualche scopo, il tentativo di descrivere lo scopo della scienza pu
riuscire non del tutto futile.
Suggerisco che scopo della scienza sia trovare spiegazioni soddisfacenti di
qualsiasi cosa ci colpisca per il suo bisogno di spiegazione.
PL, 152
La mia teoria della scienza
[...] estremamente semplice. Siamo noi che
produciamo le teorie scientifiche, siamo noi che critichiamo le teorie
scientifiche.
In ci sta tutta la teoria della scienza. Noi inventiamo le teorie, e noi

uccidiamo le nostre teorie. Portiamo, cos , alla luce nuovi problemi e


veniamo a trovarci in una situazione in cui, se ne siamo in grado,
inventiamo nuove teorie. Questa , in breve, la scienza e la storia della
scienza.
FA, 177
Il nostro miglior sapere quello della scienza, di gran lunga il nostro
miglior sapere; e tuttavia anche il sapere scientifico
solo sapere
congetturale.
TV, 133
La prima guerra mondiale ha distrutto non solo la comunit del sapere, ma
ha anche quasi distrutto la scienza e la tradizione razionalistica,
rendendo la scienza tecnica, strumentale. Aumentando la tendenza alla
specializzazione, ha tagliato fuori dalla scienza chi dovrebbe esserne il
vero fruitore: il dilettante, l'amante della saggezza, il cittadino comune,
responsabile, mosso dalla volont di sapere.
PL, 274
Considero la scienza una delle pi grandi creazioni della mente umana. E' un
progresso confrontabile alla emergenza di un linguaggio argomentativo e
descrittivo, o all'invenzione della scrittura.
CO, 116
La scienza un fenomeno biologico. La scienza
sorta dalla conoscenza
prescientifica, essa uno strabiliante sviluppo del modo di conoscere del
buon senso comune, che a sua volta pu venir visto come uno sviluppo della
conoscenza animale.
TV, 24
La scienza un prodotto dello spirito umano, ma questo prodotto
altrettanto oggettivo di una cattedrale.
TV, 28
Oggigiorno la scienza sta sotto l'influsso di correnti alla moda molto
discutibili. Essa viene assalita non solo dall'esterno, ma anche
dall'interno. Ma io considero la scienza della natura, insieme con la
musica, la poesia e la pittura, come la maggiore realizzazione dello
spirito umano. Naturalmente, di tutto si pu fare un cattivo uso. Anche
della musica si pu fare un cattivo uso, e ne vien fatto. Anche della
pittura si pu fare un cattivo uso, e ne vien fatto. E cos si fa un
cattivo uso anche della scienza. La scienza della natura , ci nondimeno,
la nostra pi grande speranza. Se possiamo tirarci fuori dalla palude in
cui siamo sprofondati, ci riusciremo di certo solo con l'aiuto della
scienza.
FA, 177
La scienza opera dell'uomo. E come opera dell'uomo la scienza
fallibile. Ora, appunto,
la consapevolezza della fallibilit della
scienza che distingue lo scienziato dallo scientista. Se lo scientismo
qualcosa, esso la fede cieca e dogmatica nella scienza. Ma questa fede
cieca nella scienza
estranea allo scienziato autentico. L'accusa di
scientismo vale, quindi, forse per certe idee popolari che circolano sulla
scienza, ma non la si pu rivolgere agli scienziati.
FA, 72-73
La scienza
FA, 85

ricerca della verit

mediante critica.

La scienza

un prodotto sistematico di idee umane: e sotto questo aspetto

l'idealismo ha ragione. Ma queste idee possono scontrarsi con la realt . E


per questo che il realismo alla fine nel giusto.
TV, 46
Nonostante la mia venerazione per la scienza, non sono uno scientista.
Perch uno scientista crede dogmaticamente nell'autorit della scienza
mentre io non credo in nessuna autorit ed ho sempre avversato il
dogmatismo, e ancora ovunque lo avverso, soprattutto nella scienza.
ARM, 16
La scienza [...] nella sua sostanza un fenomeno in crescita; essa
essenzialmente dinamica, mai qualcosa di compiuto: non esiste nessun punto
nel quale essa trovi in maniera definitiva la sua meta.
TV, 37
La scienza comincia con problemi. Tenta di risolverli attraverso ardite e
ingegnose teorie. Il pi delle volte la maggior parte delle teorie sono
false e/o incontrollabili. Le preziose teorie controllabili vengono
esaminate per trovare in esse eventuali errori. Cerchiamo di trovare errori
e di eliminarli. Questa , appunto, la scienza: essa consiste di idee
selvagge, arrischiate, che vengono poste sotto il rigido controllo della
correzione degli errori.
TV, 111
Il cosiddetto sapere scientifico non affatto sapere, giacch esso
consiste unicamente di congetture o ipotesi - anche se in parte di ipotesi
che hanno attraversato il fuoco incrociato di controlli ingegnosi. In breve
[...] noi non sappiamo, tiriamo solo ad indovinare.
Sebbene il sapere delle scienze naturali non sia sapere, esso
la cosa
migliore che abbiamo nell'ambito della conoscenza. Io lo chiamo sapere
congetturale - sostanzialmente per consolare le persone che vogliono un
sapere certo e credono di non poterne fare a meno.
Queste sono, in effetti, le persone pericolosamente suggestionabili,
persone cui manca il coraggio di vivere senza sicurezza, senza certezza,
senza autorit , senza una guida. Potremmo dire: sono persone rimaste
abbarbicate alla loro infanzia.
Gli altri possono aver bisogno di amici, di familiari o di persone a cui si
guarda come a dei possibili modelli; o anche perch hanno fatto qualcosa di
straordinario.
Le persone che assistono un malato, spesso invocano la presenza di una
autorit - di un'autorit medica. Ma questa non esiste; per la ragione che
il sapere - il sapere certo una parola vuota.
La scienza ricerca della verit . Ma la verit non
verit certa.
TV, 109
Nella scienza cerchiamo sempre di spiegare il noto con l'ignoto,
l'osservato (e l'osservabile) con ci che non si osserva (e che, forse, non
pu essere osservato).
CEC, 300
La scienza dovrebbe essere caratterizzata dai suoi metodi: dalla maniera
con cui trattiamo i sistemi scientifici, da ci che facciamo con essi e da
ci che facciamo ad essi.
LDSS, 34
Fra i pericoli reali per il progresso della scienza non va considerata la
possibilit che essa giunga a esaurimento. Si deve invece tener conto di
altri fattori, quali la mancanza d'immaginazione (conseguenza talora della
mancanza di reale interesse); o una malriposta fiducia nella
formalizzazione e nella precisione [...]; oppure l'autoritarismo, in

qualcuna delle sue numerose forme.


CEC,371
Si pu ben dire che la scienza ha sempre come suo punto di partenza il
crollo di una teoria; tale crollo, l'eliminazione della teoria, porta poi
al problema di sostituire la teoria eliminata per mezzo di una teoria
migliore.
TV,37
Un argomento spesso ripetuto contro la moralit della scienza
che molti
dei suoi frutti sono stati usati
per fini cattivi, per esempio in guerra. Ma questo argomento non merita
neppure di essere preso in seria considerazione. Non c' nulla sotto il
sole di cui non si possa abusare e di cui non si sia abusato.
Anche l'amore pu diventare strumento di assassinio; e del pacifismo si pu
fare una delle armi di una guerra aggressiva. D'altra parte, anche troppo
evidente che l'irrazionalismo e non il razionalismo ha la responsabilit di
tutte le ostilit e aggressioni nazionali.
Ci sono state anche troppe guerre aggressive di religione sia prima che
dopo le crociate, ma non mi risulta che si sia combattuta una sola guerra
per scopi scientifici e ispirata da scienziati.
SAN, 11 289
L'accettabilit nella scienza non dipende da una specie di surrogato della
verit , ma dalla severit dei con
CEC, 476
La scienza un'attivit critica. Noi verifichiamo criticamente le nostre
ipotesi. Le critichiamo per trovare gli errori, nella speranza di
eliminarli e di avvicinarci cos maggiormente alla verit .
TV, 37
ARM, 50
La scienza non un sistema di asserzioni certe, o stabilite una volta per
tutte, e non neppure un sistema che avanzi costantemente verso uno stato
definitivo.
La nostra scienza non
conoscenza (episteme): non pu mai pretendere di
aver raggiunto la verit , e neppure un sostituto della verit , come la
probabilit .
LDSS, 308
La scienza non persegue mai lo scopo illusorio di rendere le sue risposte
definitive, e neppure probabili. Piuttosto il suo progresso tende sempre
verso lo scopo infinito, e tuttavia raggiungibile, di scoprire problemi
sempre nuovi, pi generali e pi profondi, e di sottoporre le sue risposte,
sempre date in via di tentativo, a controlli sempre rinnovati e sempre pi
rigorosi.
LDSS, 3 11
Scienza, filosofia, pensiero razionale, tutto deve cominciare
dal senso comune.
CO, 58
Tutta la scienza e tutta la filosofia sono senso comune illuminato.
CO, 59
Pure nella scienza ci sono le mode, ed alcuni scienziati saltano dalla
parte del partito vincente con la rapidit con cui lo fanno certi pittori e
certi musicisti.
Ma quantunque le mode e i carri dei vincitori possano
attrarre il debole, queste cose dovrebbero venir ostacolate piuttosto

che incoraggiate.
CO, 287
La mia tesi
che ci che chiamiamo scienza differisce dai pi antichi
miti, non perch sia qualcosa di sostanzialmente diverso, ma perch va
congiunta a una tradizione, diremo, di secondo grado che fa propria la
discussione critica dei miti. Precedentemente, esisteva soltanto una
tradizione di primo grado, con cui si tramandava una narrazione stabilita.
In seguito sussisteva ancora, naturalmente, una narrazione da tramandare,
ma con essa si trasmetteva una specie di tacito testo di accompagnamento,
con i caratteri peculiari del secondo grado: Ti trasmetto questa
narrazione, ma dimmi cosa ne pensi. Riflettici, e forse ne fornirai una
differente. Questa nuova tradizione introduceva l'atteggiamento critico e
polemico. Si trattava, credo, di un fatto realmente nuovo, ed ancor oggi
una caratteristica fondamentale della tradizione scientifica. Se ce ne
rendiamo conto, acquisiamo con ci un diverso atteggiamento nei confronti
del metodo scientifico. Comprenderemo allora che, in un certo senso, la
scienza
creazione di miti al pari della religione. Ma obietterete forse:
Per i miti della scienza sono assai diversi da quelli della religione. E
certo
cos . Ma perch sono diversi? Perch
questa attitudine critica,
che modifica la natura dei miti. Essi si trasformano e cambiano, nel senso
che ci offrono una descrizione sempre migliore del mondo, dei molteplici
oggetti osservabili. Essi, inoltre, ci spingono ad osservare fenomeni che
non avremmo mai indagato senza queste teorie o
miti.
CEC, 219
Poesia e scienza hanno identica origine, l'origine del mito.
ARM, 230
Poesia e scienza - e perci anche la musica - sono [...] consanguinee.
Scaturiscono dal tentativo di chiarire la nostra origine e il destino del
mondo.
ARM, 23 1
Il giuoco della scienza , in linea di principio, senza fine. Chi, un bel
giorno, decide che le asserzioni scientifiche non hanno pi bisogno di
nessun controllo, e si possono ritenere verificate definitivamente, si
ritira dal giuoco.
LDSS, 37-38
La strada della scienza lastricata di teorie abbandonate che erano state
un tempo proclamate assolutamente evidenti.
SAN, II 25.
La frontiera della scienza
MDC, 215

assai fluida.

La scienza non usa definizioni al fine di determinare il significato dei


suoi termini, ma solo al fine di introdurre maneggevoli etichette
stenografiche. Ed essa non dipende dalle definizioni; tutte le definizioni
possono essere omesse senza che nulla si perda dell'informazione data. Da
ci consegue che nella scienza tutti i termini che sono realmente necessari
devono essere termini indefiniti.
SAN, 1128
Non intendo filosofeggiare sulla malvagit del potere in generale, per
quanto la mia esperienza corrobori la massima di Lord Acton, secondo la
quale il potere tende a corrompere, mentre quello assoluto corrompe in modo
assoluto. Finch consideriamo la scienza non ho dubbi: guardare ad essa

come a un mezzo per accrescere il nostro potere


un peccato contro lo
Spirito Santo. Il migliore antidoto contro tale tentazione consiste nella
consapevolezza di quanto poco sappiamo, nella consapevolezza del fatto che
i pi interessanti tra i nostri lenti progressi nella conoscenza hanno
rivelato la loro importanza proprio in quanto hanno dischiuso interi nuovi
continenti della nostra ignoranza.
MDC, 173
Se dovessimo fallire nel perseguimento delle confutazioni, la scienza
stagnerebbe e perderebbe il proprio carattere empirico.
CEC, 418
IV. IL METODO SCIENTIFICO.
Tutta la mia concezione del metolo scientifico pu essere sintetizzata
dicendo che consiste nei tre passi seguenti: 1 inciampiamo in qualche
problema; 2 tentiamo di risolverlo, per esempio proponendo qualche nuova
teoria; 3 impariamo dai nostri errori, in particolare da quelli su cui ci
richiama la discussione critica dei nostri tentativi di soluzione, una
discussione che tende a condurci a nuovi problemi.
O per dirla in tre parole: problemi - teorie - critica.
Io sostengo che non esiste alcun metodo scientifico in nessuno di questi
tre sensi. Per esprimersi in modo pi diretto: 1) Non c' alcun metodo per
scoprire una teoria scientifica.
2) Non c' alcun metodo per accertare la verit di un'ipotesi scientifica,
cio nessun metodo di verificazione.
3) Non c' alcun metodo per accertare se un'ipotesi
probabile, o
probabilmente vera.
PL, 36
Il metodo della scienza razionale: il migliore che abbiamo. Perci
razionale accettare i suoi risultati; ma non nel senso di confidare
ciecamente in essi: non sappiamo mai in anticipo dove potremmo essere
piantati in asso.
PL, 87
E' consigliabile caratterizzare la scienza in base ai suoi metodi piuttosto
che in base ai suoi risultati.
Supponiamo che un chiaroveggente produca un libro sognandolo o mediante la
scrittura automatica.
Supponiamo inoltre che anni pi tardi, come risultato di scoperte
scientifiche recenti e rivoluzionarie, un grande scienziato (che non ha mai
visto quel libro) ne produca uno esattamente uguale. Oppure, per dire la
stessa cosa in termini diversi, supponiamo che il chiaroveggente abbia
visto un libro scientifico che non poteva allora essere prodotto da uno
scienziato, dato che molte scoperte rilevanti erano a quel tempo ancora
ignote. Possiamo chiederci: giusto dire che un chiaroveggente ha prodotto
un libro scientifico? Possiamo supporre che, se fosse stato a quel tempo
sottoposto al giudizio di scienziati competenti, esso sarebbe stato
considerato in parte incomprensibile e in parte fantastico; perci dovremo
dire che il libro del chiaroveggente, quando fu scritto, non era un'opera
scientifica, perch non era il risultato del metodo scientifico. Chiamer
codesto risultato, il quale, anche se concorda con certi risultati
scientifici, non il prodotto del metodo scientifico, un caso di scienza
rivelata.
SAN,II 260
Che cosa sono le regole del metodo scientifico, e perch

ne abbiamo

bisogno? Pu esistere una teoria di tali regole, una metodologia? Il modo


in cui si risponde a queste questioni dipender in larga misura dal nostro
atteggiamento nei confronti della scienza. Chi, come i positivisti, vede
nella Scienza empirica un sistema di asserzioni che soddisfano certi
criteri logici, come la significanza o la verificabilit , dar un certo
tipo di risposta. Una risposta molto differente sar data da coloro che,
come me, tendono a considerare come caratteristica differenziale delle
asserzioni empiriche il fatto che esse sono suscettibili di revisione: il
fatto, cio , che possono essere criticate e soppiantate da altre migliori.
LDSS, 32-33
Se uno pensa al metodo scientifico, o a 11 Metodo Scientifico come a una
via per giustificare risultati scientifici, egli sar [...] deluso. Un
risultato scientifico non pu essere giustificato. Pu soltanto essere
criticato e controllato. E non si pu dire altro in suo favore se non che
esso sembra, dopo tutte queste critiche e controlli, migliore, pi
interessante, pi potente, pi promettente, e una approssimazione alla
verit migliore dei suoi concorrenti.
CO, 352
Il metodo scientifico non
cumulativo, come hanno per esempio insegnato
Bacone di Verulamio o Sir James Jeans, ma essenzialmente rivoluzionario. Il
progresso scientifico consiste fondamentalmente nel fatto che le teorie
vengono superate e sostituite da altre teorie.
TV, 32
Il vero segreto del metodo scientifico sta nella disponibilit ad imparare
dagli errori.
SAN, I 202
Il primo compito della logica della conoscenza
quello di formulare un concetto di scienza empirica allo scopo di rendere
l'uso linguistico, ora piuttosto incerto, il pi possibile definito; di
tracciare una netta linea di demarcazione tra la scienza e le idee della
metafisica, anche se queste idee possono avere favorito il progresso della
scienza durante tutta la sua storia.
LDSS, 20
L'idea di una pluralit di congetture rivali - che indubbiamente, cerchiamo
di ridurre per mezzo della critica - essenziale per la mia metodologia.
PL, 93
Ho descritto cos spesso quello che considero il metodo autocorrettivo con
cui la scienza procede che posso essere molto breve qui: 11 metodo della
scienza il metodo di audaci congetture e ingegnosi e severi tentativi di
confutarle.
CO, 112
A mio avviso, il metodo scientifico , molto semplicemente, ci che rende
sistematico il modo prescientifico di imparare dai nostri errori. Lo fa
attraverso un espediente chiamato discussione critica.
MDC, 138
Il problema centrale dell'epistemologia sempre stato, e ancora , il
problema dell'accrescersi della conoscenza. E l'accrescersi della
conoscenza pu essere studiato, meglio che in qualsiasi altro modo,
studiando l'accrescersi della conoscenza scientifica.
LDSS,XII
Le idee guida dell'epistemologia sono logiche piuttosto che fattuali; a

dispetto di ci , tutti i suoi esempi e molti dei suoi problemi possono


essere suggeriti da studi sulla genesi della conoscenza.
CO, 97
Quella che io chiamo metodologia non dev'essere scambiata per una scienza
empirica. Io non credo che, usando i metodi della scienza, sia possibile
decidere questioni controverse come quella se la scienza usi davvero un
principio d'induzione o non lo usi. E i miei dubbi aumentano quando
rammento che rimarr sempre materia di convenzione o di decisione che cosa
si debba chiamare scienza e chi si debba chiamare scienziato.
Io credo che le questioni di questo genere dovrebbero essere trattate in
modo diverso. Per esempio, possiamo prendere in considerazione e paragonare
tra loro due differenti sistemi di regole metodologiche: l'uno fornito e
l'altro sfornito di un principio d'induzione. E possiamo poi esaminare se
tale principio, una volta introdotto, possa essere applicato senza dare
origine a contraddizioni; se ci sia di qualche aiuto, e se ne abbiamo
realmente bisogno.
LDSS, 36
Il metodo con cui si ricerca una soluzione
normalmente sempre lo stesso:
il metodo per prova ed errore.
E si tratta, fondamentalmente, dello stesso metodo adottato dagli organismi
viventi nel processo di adattamento. E chiaro che il suo successo dipende
in gran parte dal numero e dalla variet della prove: pi prove compiamo,
pi
facile che uno dei nostri tentativi abbia successo.
CEC, 53 1
La crescita di tutta la conoscenza consiste nella modificazione della
conoscenza precedente - nella sua alterazione o nel suo rigetto su larga
scala. La conoscenza non comincia mai dal nulla, ma sempre da qualche
conoscenza di sfondo - insieme con qualche difficolt , qualche problema.
Questi di regola nascono dallo scontro fra aspettative inerenti alla nostra
conoscenza di sfondo da un lato e, dall'altro, alcune scoperte nuove, come
nostre osservazioni o ipotesi da esse suggerite.
CO, 100
Il metodo della scienza naturale la ricerca cosciente degli errori e la
correzione di errori attraverso la critica consapevole. Questa critica
dovrebbe, nel caso ideale, essere non personale e dirigersi solo su teorie
o ipotesi proposte.
TV, 112
Lo stesso metodo scientifico ha degli aspetti sociali.
La scienza, e in particolar modo il progresso scientifico, non sono il
risultato di sforzi isolati, ma della libera concorrenza del pensiero.
Poich la scienza ha bisogno di una concorrenza sempre maggiore fra le
ipotesi, e di esperimenti sempre pi rigorosi; e le ipotesi concorrenti
hanno bisogno, per cos dire, di una rappresentanza personale: hanno
bisogno di avvocati, hanno bisogno di una giuria, e perfino di un pubblico.
La rappresentazione personale, per funzionare, dev'essere organizzata
istituzionalmente. E queste istituzioni devono essere finanziate e protette
dalla legge. In ultima analisi il progresso dipende in larghissima misura
da fattori politici; da istituzioni politiche che garantiscono la libert
di pensiero: dipende dalla democrazia.
MDS, 136
Il metodo empirico ha dimostrato di essere senz'altro capace di prendersi
cura di se stesso.
SAN, II 262

Dalla metodologia non ci si devono aspettare verit profonde. Nondimeno in


molti casi essa pu aiutarci a chiarificare la situazione logica, ed anche
a risolvere alcuni problemi di ampia portata che finora non si sono
rivelati suscettibili di essere trattati.
LDSS, 39
V. FALLIBILISMO, ANTIINDUTTIVISMO E ANTIOSSERVATIVISMO.
Il fallibilismo non

nient'altro che il non-sapere socratico.

Una teoria dell'induzione


superflua.
Non ha alcuna funzione in una logica della scienza.
Io ammetter certamente come empirico, o scientifico, soltanto un sistema
che possa essere controllato dall'esperienza. Queste considerazioni
suggeriscono che, come criterio di demarcazione, non si deve pretendere la
verificabilit , ma la falsificabilit di un sistema. In altre parole: da un
sistema scientifico non esiger che sia capace di essere scelto, in senso
positivo, una volta per tutte; ma esiger che la sua forma logica sia tale
che possa essere messo in evidenza, per mezzo di controlli empirici, in
senso negativo: un sistema empirico deve poter essere confutato
dall'esperienza.
(Cos l'asserzione Domani qui piover o non piover non sar considerata
un'asserzione empirica, semplicemente perch non pu essere confutata,
mentre l'asserzione Qui domani piover sar considerata empirica.)
LDSS, 22
Il criterio dello stato scientifico di una teoria
confutabilit , o controllabilit .
CEC, 67

la sua falsificabilit ,

Dobbiamo distinguere due significati delle espressioni falsificabile e


falsificabilit .
1) Falsificabile come termine logico-tecnico, nel senso del criterio
falsificazionista di demarcazione.
Questo concetto puramente logico - falsificabilit in linea di principio,
si potrebbe dire - si basa su una relazione logica la teoria in esame e la class
e degli asserti di base
(o dei falsificatori potenziali da essi descritti).
2) Falsificabile nel senso che la teoria in questione pu venire
definitivamente o conclusivamente o dimostrabilmente falsificata
(dimostrabilmente falsificabile). Ho sempre sottolineato che persino una
teoria che ovviamente falsificabile nel primo senso non lo
mai nel
secondo. (Per questo motivo, ho usato di norma l'espressione
falsificabile solo nella prima accezione tecnica. Per quanto riguarda la
seconda accezione, ho parlato di norma non di falsificabilit , ma
piuttosto di falsificazione e di relativi problemi).
E chiaro che i suffissi abile e abilit sono usati in maniera alquanto
diversa in questi due sensi. Bench il primo senso si riferisca alla
possibilit logica di una falsificazione in linea di principio, il secondo
si riferisce ad una prova sperimentale pratica conclusiva di falsit . Ma
non esiste nulla come una prova conclusiva per venire a capo di una
questione empirica.
PL, 11-12
Nella scienza
l'osservazione piuttosto che la percezione a giocare la
parte decisiva. Ma l'osservazione
un processo in cui giuochiamo una parte
intensamente attiva. Un'osservazione una percezione pianificata e
preparata. Non abbiamo un'osservazione (come possiamo avere

un'esperienza di senso), ma facciamo un'osservazione. (Un navigatore


addirittura elabora un'osservazione). Un'osservazione
sempre preceduta
da un particolare interesse, una questione, o un problema - in breve da
qualcosa di teorico. Dopo tutto, possiamo porre ogni questione sotto forma
di un'ipotesi o congettura, cui aggiungiamo: E cos ? S o no?. Cos
possiamo asserire che ogni osservazione preceduta da un problema,
un'ipotesi (o comunque vogliamo chiamarla); ad ogni buon conto da qualcosa
che ci interessa, da qualcosa di teorico o speculativo.
CO, 447
Rispetto a chi pensa che l'osservazione debba precedere le aspettative e i
problemi, capovolgo dunque la situazione e giungo persino a sostenere che
l'osservazione non pu precedere tutti i problemi per ragioni logiche, per
quanto, ovviamente, ne anticipi talvolta alcuni - per esempio quelli
sollevati da un'osservazione che ha deluso certe aspettative o confutato
alcune delle nostre teorie.
E possibile illustrare questo fatto - il fatto, cio , che l'osservazione
non pu precedere tutti i problemi con un semplice esperimento. Se mi
consentito, lo eseguir prendendo chi mi legge come cavia. Il mio
esperimento consiste nel chiedere di osservare, ora.
Spero che si cooperi e osservi! E tuttavia, temo che qualcuno, invece di
osservare, provi il forte impulso di chiedermi: Che cosa vuoi che
osservi?.
Se questo il modo di reagire, allora il mio esperimento
riuscito. Ci
che infatti sto tentando di mettere in chiaro che, per poter osservare,
dobbiamo avere in mente un ben preciso problema che forse riusciremo a
risolvere mediante l'osservazione.
Charles Darwin lo sapeva quando scrisse: Com' strano che nessuno capisca
che ogni osservazione non pu che essere pro o contro qualche teoria.
MDC, 133
N l'osservazione, n la ragione sono delle autorit .
L'intuizione e l'immaginazione intellettuali sono estremamente importanti,
ma non possiamo fare affidamento su di esse: pu darsi che ci mostrino le
cose molto chiaramente, ma pu anche darsi che ci portino fuori strada.
Sono indispensabili in quanto fonti principali delle nostre teorie, ma la
maggior parte delle nostre teorie sono, in ogni caso, false. La funzione
pi importante dell'osservazione e del ragionamento, come pure
dell'intuizione e dell'immaginazione,
quella di aiutarci ad esaminare
criticamente quelle congetture ardite che sono i mezzi con cui sondiamo
l'ignoto.
CEC, 55
L'osservazione sempre selettiva. Essa ha bisogno di un oggetto
determinato, di uno scopo preciso, di un punto di vista, di un problema.
CEC, 84
L'osservazione pura, quella priva di ogni componente teorica, non esiste.
Tutte le osservazioni - e in particolare tutte quelle sperimentali - sono
interpretazioni dei fatti compiute alla luce di questa o quella teoria.
MDC, 120
L'induzione, cio l'inferenza fondata su numerose osservazioni,
un mito.
Non n un fatto psicologico n un fatto della vita quotidiana, e nemmeno
una procedura scientifica.
CEC, 96
L'induzione
un pasticcio e poich il problema dell'induzione pu essere
risolto in maniera negativa ma nondimeno diretta, l'induzione non risulta
giocare nessuna parte autonoma nell'epistemologia o nel metodo della

scienza o nello sviluppo della conoscenza.


CO, 117
La conoscenza non pu iniziare dal nulla - dalla tabula rasa - ma non pu
nemmeno prendere le mosse dall'osservazione. Il progresso del nostro sapere
consiste nella modifica, nella correzione del sapere anteriore. Certamente
talvolta possibile un passo avanti grazie ad una osservazione o ad una
scoperta fortuita; ma generalmente la portata di un'osservazione o di una
scoperta dipende dal fatto che noi siamo in grado o meno di modificare
teorie esistenti.
ARM, 59
L'insegnante il quale suggerisse al giovane scienziato desideroso di fare
scoperte: Va in giro e osserva, darebbe un cattivo consiglio; mentre lo
guiderebbe correttamente se gli dicesse: Cerca di imparare quali sono i
temi dibattuti oggi dalla scienza e di scoprire dove insorgano delle
difficolt e interessati delle divergenze di opinione. Sono questi i
problemi che devi affrontare. In altri termini, si dovrebbe studiare
l'attuale stato dei problemi. Il che significa che si adotta, e si cerca di
continuare, una linea di ricerca che ha dietro di s , come presupposto,
tutto il precedente sviluppo della scienza, e ci troviamo cos di fronte al
tema della tradizione della scienza. Il fatto che, in campo scientifico,
non possiamo partire da capo e dobbiamo quindi servirci di ci che
stato
fatto prima di noi,
un dato assai elementare e di importanza decisiva,
quantunque spesso non sia adeguatamente compreso dai razionalisti. Se
partissimo da capo, al momento della morte ci troveremmo progrediti
all'incirca di quel tanto che era riuscito ad Adamo ed Eva alla fine della
loro vita (o, se preferite, quanto l'uomo di Neanderthal). Nella scienza
vogliamo progredire, e ci significa che dobbiamo poggiare sulle spalle dei
nostri predecessori. Dobbiamo, cio , portare avanti una certa tradizione.
CEC, 222
VI. I PROBLEMI E LE TEORIE.
Non c' sapere senza problemi; ma neppure problema senza sapere.
La soluzione di un problema, che in genere si ottiene per tentativi ed
errori, un'acquisizione, un successo, in senso oggettivo. Che qualcosa
sia un'acquisizione
una congettura, e pu essere una congettura
discutibile. L'argomento dovr riferirsi al problema (congetturato),
giacch l'acquisizione o successo , come una soluzione, sempre relativa ad
un problema.
RNF,157
Bench possiamo sentirci disturbati da un problema e possiamo desiderare
ardentemente di risolverlo, il problema
in se stesso qualcosa di
oggettivo - come lo una mosca dalla quale noi siamo disturbati e di cui
possiamo desiderare ardentemente di liberarci.
Che sia un problema oggettivo, che sia presente, e il ruolo che esso pu
giocare in certi eventi, sono congetture (proprio allo stesso modo in cui
una congettura la presenza della mosca).
RNF, 157
La maggior parte di noi sa che un compito difficile quello di formulare
chiaramente i nostri problemi, e che questo compito spesso non ci riesce.
Non facile individuare e descrivere i problemi, a meno che non ci venga
posto, come in un esame, un problema gi bell'e pronto; ma anche in questo
caso possiamo trovare che l'esaminatore non ha formulato bene il suo
problema, e che noi possiamo farlo meglio.

delle volte, dunque, resta solo il problema di formulare il problema - e il


problema se era proprio questo il problema da formulare.
RNF, 157
La scienza prende le mosse da e approda a problemi.
MDC, 211.
Un problema scientifico non
RNF, 157 ., MDS, 111

altro che un bisogno di spiegazione.

Ogni soluzione di un problema crea nuovi problemi irrisolti. Questi nuovi


problemi sono tanto pi interessanti quanto pi era complesso il problema
originario e quanto pi audace il tentativo di risolverlo.
ARM, 59
L'idea fondamentale della mia teoria della conoscenza
che i problemi e i
tentativi di risolverli tramite la formazione di ipotesi, teorie o
congetture precedano qualsiasi osservazione. Le teorie sono di primaria
importanza nella costituzione della nostra esperienza, e lo sono sia
logicamente che storicamente - di primaria importanza nella nostra storia
personale come pure nella storia dell'umanit .
TV, 103
Le teorie sono reti gettate per catturare quello che noi chiamiamo il
mondo: per razionalizzarlo, per spiegarlo, per dominarlo. Ci sforziamo di
rendere la trama sempre pi sottile.
LDSS, 41
Le scienze empiriche sono sistemi di teorie. La logica della conoscenza
scientifica pu pertanto essere descritta come una teoria delle teorie.
Le teorie scientifiche sono asserzioni universali.
Come tutte le rappresentazioni linguistiche, sono sistemi di segni o
simboli. Non credo, dunque, che sia utile esprimere la differenza fra
teorie universali e asserzioni singolari dicendo che queste ultime sono
concrete, mentre le teorie sono semplicemente formule simboliche o schemi
simbolici.
LDSS, 4 1
La scienza, possiamo dire in via provvisoria, comincia con teorie, con
pregiudizi, superstizioni e miti. O piuttosto, comincia con la sfida e
l'abbattimento di un mito: comincia, cio , quando alcune delle nostre
aspettative vengono deluse. Ma ci significa che la scienza comincia con
problemi: problemi pratici o teorici.
MDC, l30-131
A differenza della grande opera d'arte, la grande teoria resta sempre
suscettibile di miglioramenti.
ARM, 235
Sono contrario alla tesi secondo la quale lo scienziato deve credere alla
sua teoria. Per quanto mi riguarda, I do not believe in belief (non credo
nella credenza), come dice E. Foster; in particolare non credo nella
scienza. Credo al massimo alla fede nell'etica, e anche l solo in pochi
casi. Credo, ad esempio, che la verit oggettiva sia un valore, dunque un
valore etico, forse addirittura il pi alto valore, e che la malvagit sia
il massimo non-valore.
ARM, 16-17
Non possiamo giustificare le nostre teorie, n la credenza che esse siano
vere; non possiamo neppure giustificare la credenza che esse siano vicine

alla verit . Possiamo, invece, sostenere razionalmente una preferenza - a


volte molto forte - per una certa teoria, alla luce degli attuali risultati
della nostra discussione.
PL, 86-87
Le teorie scientifiche si distinguono dai miti solo in quanto criticabili e
suscettibili di modifiche alla luce della critica. Non possono venire n
verificate, n rese pi probabili.
PL, 36
E' soltanto un accidente storico che una teoria sia confutata dopo sei mesi,
anzich dopo sei, o seicento anni.
CEC, 416
Noi operiamo sempre con teorie, anche se il pi delle volte non ne siamo
consapevoli. L'importanza di tale dato di fatto non dovrebbe mai essere
sottovalutata. Dovremmo piuttosto cercare, in ciascun caso, di formulare in
modo esplicito le teorie che sosteniamo: ci ci consentir , infatti, di
cercare teorie alternative e di distinguerle criticamente l'una dall'altra.
MDC, 120
Una teoria appartiene alla scienza empirica se e solo se in
contraddizione con possibili esperienze, se dunque di principio
falsificabile ad opera dell'esperienza.
Io ho chiamato questo criterio di demarcazione col nome di criterio di
falsificabilit .
Il criterio di falsificabilit si pu illustrare con molte teorie. Cos ,
per esempio, la teoria - secondo cui la vaccinazione protegge dal vaiolo falsificabile: se qualcuno che
stato correttamente vaccinato si
ammalasse di vaiolo, la teoria sarebbe allora falsificata.
TV, 39
Le teorie sono cento volte pi importanti dei concetti. (Le teorie possono
essere vere o false; i concetti possono essere nel migliore dei casi
adeguati, e fuorvianti nel peggiore dei casi. In confronto con le teorie, i
concetti non sono importanti.)
TV, 120
Ogni serio controllo di una teoria
un tentativo volto a confutarla. La
controllabilit equivale pertanto alla confutabilit o falsificabilit . E
poich dovremmo dire empiriche, o scientifiche, soltanto le teorie che
possono essere controllate empiricamente, possiamo concludere che
la
possibilit di una confutazione empirica a distinguerle dalle altre.
CEC,338
Ogni teoria razionale, non importa se scientifica o filosofica,
tale
nella misura in cui cerca di risolvere determinati problemi. Una teoria
comprensibile e ragionevole solo in rapporto a una data situazione
problematica, e pu essere discussa razionalmente solo discutendo tale
rapporto.
Se ora consideriamo una teoria come soluzione proposta per un insieme di
problemi, essa si presta subito alla discussione critica - anche se
nonempirica e inconfutabile. Possiamo infatti porre domande del tipo: risolve
essa il problema? Lo risolve meglio di altre teorie? Si forse limitata a
spostarlo? La soluzione semplice? E feconda? Contraddice forse altre
teorie filosofiche necessarie alla soluzione di altri problemi?
Interrogativi di questo tipo mostrano che
sicuramente possibile una
discussione critica, anche per delle teorie inconfutabili.
CEC, 34 1

E' mia convinzione che le scoperte siano guidate dalla teoria, in questi
come in molti altri casi, e non che le teorie siano il risultato di
scoperte dovute all'osservazione; anche quest'ultima, infatti, tende ad
essere guidata dalla teoria. Persino le scoperte geografiche (si vedano
Colombo, Franklin, i due Nordenskj lds, Nansen, Wegener, e la spedizione
del KonTiki di Heyerdahl) prendono spesso avvio dal proposito di
controllare una teoria.
CEC, 203
Da una buona teoria esigiamo, in primo luogo, che abbia successo in alcune
delle sue nuove previsioni; in secondo luogo, esigiamo che non sia
confutata troppo presto; prima, cio , che abbia ottenuto un pieno successo.
CEC, 423
Tutte le teorie fisiche affermano molto pi di quanto possiamo controllare.
Non sempre facile dire se questo di pi appartiene legittimamente alla
fisica, o se dovrebbe essere eliminato dalla teoria come componente
metafisica.
CEC, 453
Una teoria falsa pu rappresentare una grande conquista, quanto una vera. E
molte teorie false hanno giovato alla ricerca della verit pi di altre,
meno interessanti, ancor oggi accettate. Le teorie false possono infatti
essere di aiuto in molteplici modi: per esempio, suggerendo alcune
modifiche pi o meno radicali, e stimolando la critica.
CEC, 243-244
Le teorie scientifiche non sono semplicemente il risultato di osservazioni.
Si tratta invece, per lo pi , di prodotti derivanti dalla creazione di miti
e dai controlli.
CEC, 220
La questione storica, fattuale e psicologica, Come perveniamo alle nostre
teorie?, bench possa essere affascinante,
irrilevante per la questione
logica, metodologica, ed epistemologica della validit . Qui io seguo ancora
una volta Hume. Senz'altro, la netta separazione di questi due problemi fu
il pi grande risultato ottenuto da Hume. Dando loro risposte quasi
opposte, egli chiar abbondantemente che essi sono del tutto distinti.
Alcuni scienziati ritengono, o almeno cos pare, di avere le loro idee
migliori mentre fumano; altri mentre bevono caff o whisky. Perci non c'
motivo per cui non dovrei ammettere che alcuni possano avere le loro idee
mentre osservano, o mentre ripetono le loro osservazioni. E, in questo
senso, sarei disposto a mitigare la mia tesi che noi non procediamo mai per
induzione: sostituiamo mai con quasi mai.
PL, 63
La pratica non il nemico della conoscenza teorica ma il suo pi valido
incentivo. Bench una certa dose di disinteresse si addica allo scienziato,
ci sono molti esempi che dimostrano che non
sempre importante per uno
scienziato essere cos disinteressato. Ma
importante per lui restare in
contatto con la realt , con la pratica, perch coloro che la trascurano ne
pagano il fio cadendo nello scolasticismo.
SAN, 11264
Le teorie scientifiche possono venir controllate dalle loro conseguenze
pratiche. Lo scienziato, nel proprio campo,
responsabile di quello che
dice; si pu conoscerlo dai suoi frutti e cos distinguerlo dai falsi
profeti.
SAN, 11 288

Tutti i grandi scienziati avevano ben chiaro che ogni soluzione di un


problema scientifico solleva molti nuovi problemi irrisolti. Quanto pi
impariamo sul mondo, tanto pi consapevole, tanto pi particolareggiata e
precisa si fa la nostra conoscenza dei problemi ancora irrisolti, il
socratico sapere del nostro non sapere. La ricerca scientifica infatti i]
metodo migliore per illuminarci circa il nostro non sapere. Ci porta
all'importante intuizione che noi uomini ci diversifichiamo molto rispetto
alle piccolezze delle quali forse sappiamo qualcosa. Ma nella nostra
infinita ignoranza siamo tutti uguali.
ARM, 51
Una teoria pi precisa, e pi facilmente confutabile di un'altra, sar
anche pi interessante. Poich
la pi ardita, sar la meno probabile. E
tuttavia risulter meglio controllabile, giacch possiamo rendere i nostri
controlli pi precisi e pi severi. E se supera controlli severi sar da
questi meglio confermata, o attestata.
Dunque la confermabilit (attestabilit o corroborabilit ) deve aumentare
con la controllabilit .
Ci mostra che il criterio di demarcazione non pu essere assolutamente
netto, ma avr esso stesso dei gradi. Vi saranno teorie ben controllabili,
altre difficilmente controllabili, ed altre non controllabili affatto.
Quelle non controllabili non rivestono alcun interesse per gli scienziati
empirici. Possono essere ritenute metafisiche.
CEC, 437
Non possiamo mai giustificare razionalmente una teoria - cio una pretesa a
conoscerne la verit - ma possiamo, se siamo fortunati, giustificare
razionalmente una preferenza per una teoria fra un insieme di teorie in
competizione, per il momento; cio rispetto allo stato presente della
discussione. E la nostra giustificazione, sebbene non sia una pretesa che
la teoria sia vera, pu essere la pretesa che vi ogni indicazione a
questo livello della discussione che la teoria una approssimazione alla
verit migliore di qualsiasi teoria rivale finora proposta.
CO, 113-114
Noi non abbiamo creato il nostro mondo. Finora non lo abbiamo neppure
modificato molto, a paragone delle modificazioni realizzate dagli animali
marini e dalle piante. Abbiamo per creato un nuovo tipo di prodotto o
artefatto che promette di operare con il tempo modificazioni nel nostro
angolo di mondo almeno altrettanto grandi quanto quelle operate dai nostri
predecessori, le piante produttrici di ossigeno e i coralli costruttori di
isole. Questi nuovi prodotti, che sono decisamente opera nostra, sono i
nostri miti, le nostre idee, e soprattutto le nostre teorie scientifiche:
teorie intorno al mondo in cui viviamo.
CO, 378
VII. LA VERITA E L'ERRORE.
Noi siamo cercatori di verit ma non siamo suoi possessori.

Sono sostenitore strenuo della audacia intellettuale Non possiamo essere


dei vigliacchi intellettuali e dei ricercatori di verit , nel contempo. Un
ricercatore di verit deve osare di essere saggio, deve osare di essere un
rivoluzionario nel campo del pensiero.
CIVF, 394
La conoscenza scientifica pu

essere considerata come senza soggetto. Pu

essere considerata come un sistema di teorie su cui noi lavoriamo come


lavorano i muratori su una cattedrale. Lo scopo
di trovare teorie che,
alla luce della discussione critica, si avvicinino il pi possibile alla
verit . Cos lo scopo
l'aumento di contenuto di verit delle nostre
teorie.
SN, 127-128
Nella scienza possiamo tendere alla verit , e lo facciamo. La verit
il
valore fondamentale. Quel che non possiamo raggiungere la certezza. Ad
essa dobbiamo rinunciare. La sicurezza, la certezza non potremo mai averle.
Tutto ci che possiamo fare
esaminare autocriticamente le teorie che
abbiamo noi stessi costruito, cercare di distruggerle, confutarle.
FA, 75
L'idea di avvicinamento alla verit
idee della teoria della scienza.
TV, 42

, secondo me, una delle pi importanti

Compito della scienza


la ricerca della verit , cio , di teorie vere
(anche se, come rilev Senofane, possiamo non raggiungerle mai, o non
riconoscerle come vere se le raggiungiamo).
Tuttavia, vogliamo sottolineare anche che la verit non
il solo scopo
della scienza. Vogliamo qualcosa di pi della semplice verit : quel che
cerchiamo una verit interessante - una verit difficile da conseguire.
E nelle scienze naturali (in quanto distinte dalla matematica) noi andiamo
alla ricerca della verit con un elevato grado di potere di spiegazione, in
un senso che implica che si tratta di una verit logicamente improbabile.
CEC, 393-394
Non il possesso della conoscenza, della verit irrefutabile, fa l'uomo di
scienza, ma la ricerca critica, persistente e inquieta, della verit .
LDSS, 311
Il bisogno di suggestione
lotta per essa.
TV, 116

una grande forza. Ma lo

anche la verit , se si

Che cosa sia la verit tutti lo sanno. E l'accordo di una proposizione con
quella realt , sulla quale la proposizione dice qualcosa.
TV,109
Un grande vantaggio della teoria della verit oggettiva, o assoluta, che
ci consente di dire - come gi Senofane - che cerchiamo la verit , ma non
possiamo sapere quando l'abbiamo trovata; che non abbiamo un criterio di
verit , e siamo tuttavia guidati dalla sua idea come principio regolativo
(come avrebbero detto Kant o Peirce); e che, sebbene non vi siano regole
generali per riconoscerla - se non forse nel caso della tautologia esistono tuttavia dei criteri per progredire verso di essa (come spiegher
tra breve).
Lo status della verit intesa in senso oggettivo, come corrispondenza ai
fatti, con il suo ruolo di principio regolativo, pu paragonarsi a quello
di una cima montuosa, normalmente avvolta fra le nuvole. Uno scalatore pu ,
non solo avere difficolt a raggiungerla, ma anche non accorgersene quando
vi giunge, poich pu non riuscire a distinguere, nelle nuvole, fra la
vetta principale e un picco secondario. Questo tuttavia non mette in
discussione l'esistenza oggettiva della vetta; e se lo scalatore ci dice:
Dubito di aver raggiunto la vera vetta, egli riconosce, implicitamente,
l'esistenza oggettiva di questa. L'idea stessa di errore, o di dubbio
(nella semplice accezione usuale), comporta il concetto di una verit
oggettiva, che possiamo essere incapaci di raggiungere.

Per quanto sia impossibile allo scalatore accertarsi se ha raggiunto la


vetta, gli sar spesso facile rendersi conto se non l'ha raggiunta (o non
ancora); per esempio, allorch
respinto da una parete che lo sovrasta.
Analogamente, vi sono dei casi in cui siamo del tutto certi di non aver
raggiunto la verit .
CEC, 388
La teoria che la verit
manifesta - visibile a tutti, solo che lo
vogliano - alla base di ogni forma di fanatismo. Infatti solo la pi
depravata malvagit pu rifiutarsi di vedere la verit manifesta; solo
coloro che hanno ragione di temere la verit possono cospirare per
sopprimerla.
Ma la teoria che la verit
manifesta non solo educa fanatici, cio uomini
convinti che tutti coloro che non vedono la verit manifesta devono essere
posseduti dal diavolo, ma pu anche condurre, sebbene forse in modo meno
diretto di quanto possa fare una epistemologia pessimistica,
all'autoritarismo. E questo, semplicemente, perch di regola la verit non
manifesta.
CEC, 20-21
La verit
spesso difficile da conseguire, e una volta che l'abbiamo
trovata pu essere facilmente perduta di nuovo.
CEC, 20
Siamo fallibili e soggetti all'errore; ma possiamo imparare dai nostri
errori.
CO, 351
La differenza tra l'ameba e Einstein che, sebbene ambedue usino il metodo
del tentativo e della eliminazione dell'errore, all'ameba dispiace
sbagliare mentre Einstein ne stuzzicato: egli cerca consciamente i suoi
errori nella speranza di imparare dalla loro scoperta ed eliminazione. Il
metodo della scienza il metodo critico.
CO, 100
In realt , tutti facciamo seri tentativi per evitare errori; e dovremmo
essere scontenti di aver commesso un errore. Tuttavia evitare errori un
ideale meschino: se non osiamo affrontare problemi che siano cos difficili
da rendere l'errore quasi inevitabile, non vi sar allora sviluppo della
conoscenza. In effetti,
dalle nostre teorie pi ardite, incluse quelle
che sono erronee, che noi impariamo di pi . Nessuno pu evitare di fare
errori; la cosa grande imparare da essi.
CO, 242
Eliminare gli errori e avvicinare la verit sono esercizi faticosi. E vero,
non esiste alcun criterio di verit .
Ma esiste qualcosa di simile a un criterio dell'errore: indicano che
qualcosa sbagliato i conflitti tra elementi diversi della nostra
conoscenza o tra questa e i fatti. E cos che la conoscenza avanza
attraverso l'eliminazione critica degli errori. E cos che possiamo
avvicinarci alla verit .
MDC, 192-193
Come il fisico John Archibald Wheeler ha detto di recente, tutto il nostro
problema sta nel commettere errori il pi presto possibile> Ebbene,
questo problema di Wheeler risolto con l'adottare consapevolmente
l'atteggiamento critico.
CO, 322
E' molto difficile imparare da sbagli molto grandi.

MDS, 86
E' soltanto l'idea della verit che ci consente di parlare sensatamente di
errori e di critica razionale, e rende possibile la discussione razionale,
cio la discussione critica nella ricerca degli errori, con la seria
intenzione di eliminarne quanti pi possiamo, al fine di avvicinarci alla
verit . Dunque, l'idea stessa di errore, e di fallibilit , comporta quella
di una verit oggettiva, come modello che possiamo essere incapaci di
eguagliare (in questo senso, l'idea di verit
regolativa).
CEC, 393
La coerenza non pu stabilire la verit , ma l'incoerenza e la
contraddittoriet sanciscono la falsit . E quando li abbiamo individuati,
sono i nostri stessi errori a fornirci i deboli segnali rossi che ci
aiutano a trovare a tentoni la via di uscita dalla oscurit della caverna.
CEC, 55
VIII. IL COMPITO E IL METODO DELLE SCIENZE SOCIALI.
Il problema degli effetti non voluti delle nostre azioni, effetti che non
solo sono non premeditati ma spesso anche molto difficilmente prevedibili,
il problema fondamentale dello scienziato sociale.
L'interesse scientifico per le questioni sociali o politiche
di
pochissimo posteriore a quello per la fisica.
Vi furono anzi periodi dell'antichit (penso alla teoria politica di
Platone e alla raccolta delle Costituzioni di Aristotele) nei quali la
scienza della societ poteva sembrare pi progredita della scienza della
natura.
Ma con Galileo e Newton la fisica cominci a ottenere successi al di l di
ogni attesa, lasciando molto indietro tutte le altre scienze, e dal tempo
di Pasteur - il Galileo della biologia - si pu sostenere che anche le
scienze biologiche si sono messe su una via analoga.
Le scienze sociali, invece, non hanno ancora trovato il loro Galileo.
MDS, 17
L'analisi della situazione, la logica situazionale, svolge un ruolo
importantissimo sia nella vita sociale che nelle scienze sociali.
SAN, II 116
Ritengo opportuno aggiungere qui un'osservazione a proposito
dell'asserzione, spesso ripetuta, che le scienze sociali operano con un
metodo diverso da quello delle scienze naturali, in quanto noi conosciamo
gli atomi sociali, cio noi stessi, per conoscenza diretta, mentre la
nostra conoscenza degli atomi fisici soltanto ipotetica. Da questa
premessa si trae spesso la conclusione (lo fa, per esempio, Carl Menger)
che il metodo della scienza sociale, poich fa uso della nostra conoscenza
di noi stessi, psicologico o magari soggettivo in opposizione ai metodi
oggettivi delle scienze naturali. A questa affermazione possiamo
replicare: certamente non c' alcuna ragione per cui non si debba usare
qualsiasi conoscenza diretta che possiamo avere di noi stessi. Ma tale
conoscenza utile nelle scienze sociali soltanto se generalizziamo, cio
se presupponiamo che quello che sappiamo di noi stessi valido anche per
gli altri. Ma questa generalizzazione ha carattere ipotetico e deve essere
provata e corretta dall'esperienza di tipo oggettivo.
(Prima di aver incontrato qualcuno a cui non piace il cioccolato, alcuni
possono essere facilmente portati a credere che esso piace a tutti). Senza
dubbio, nel caso degli atomi sociali noi ci troviamo per certi rispetti in

posizione pi favorevole che nel caso degli atomi fisici, grazie non solo
alla conoscenza di noi stessi, ma anche all'uso del linguaggio. Eppure, dal
punto di vista del metodo scientifico, un'ipotesi sociale suggerita dalla
auto-intuizione non
in condizione diversa da quella di un'ipotesi fisica
intorno agli atomi.
Anche quest'ultima pu essere suggerita al fisico da una specie di
intuizione di quello che sono gli atomi.
E, in entrambi i casi, questa intuizione
un affare privato dell'uomo che
propone l'ipotesi. Ci che
pubblico e importante per la scienza
semplicemente la questione se le ipotesi possono essere controllate
dall'esperienza e se resistono a tali controlli.
Da questo punto di vista, le teorie sociali non sono pi soggettive di
quelle fisiche.
SAN, II 398-399
L'introduzione di un nuovo genere di assicurazione sulla vita, di un nuovo
genere di tassazione, di una nuova riforma penale, sono tutti esperimenti
sociali che hanno le loro ripercussioni sul complesso della societ senza
tuttavia rimodellare la societ nella sua interezza. Anche un uomo che apre
un nuovo negozio o che prenota un biglietto per il teatro va attuando una
specie di esperimento sociale su piccola scala; e tutta la nostra
conoscenza delle condizioni sociali
fondata sull'esperienza acquisita
facendo esperimenti di questo genere.
SAN, I 201
Una delle singolari circostanze della vita sociale che mai nulla riesce
precisamente nel modo prestabilito. Tutto va sempre a finire un poco
diversamente.
Quasi mai, nella vita sociale, riusciamo a provocare il preciso effetto che
desideriamo, e, normalmente, otteniamo conseguenze ulteriori non desiderate
Come naturale, agiamo con certi scopi in mente; ma, oltre a questi (che
possiamo o meno conseguire di fatto), vi sono sempre certe altre
conseguenze non desiderate delle nostre azioni che, in genere, non possono
essere eliminate. Spiegare perch ci non sia possibile
il compito
principale della teoria sociale.
CEC. 213
Le scienze naturali, come pure le scienze sociali, partono sempre da
problemi; da ci che in qualche modo suscita la nostra meraviglia, come
dicevano i filosofi greci. Per la soluzione dei problemi le scienze
utilizzano fondamentalmente lo stesso metodo, quello usato dal comune buon
senso: il metodo del tentativo e dell'errore.
TV, 22
Non c' nessuna scienza che consista nella pura osservazione, ci sono solo
scienze che teorizzano in modo pi o meno consapevole e critico. Ci vale
anche per le scienze sociali.
LSS, 120
Come problemi fondamentali della sociologia teorica pura si potrebbero
forse prendere provvisoriamente la logica generale della situazione e la
teoria delle istituzioni e tradizioni. Ci includerebbe problemi come i due
seguenti: 1. Le istituzioni non agiscono, agiscono solo gli individui nelle
o per le istituzioni. La logica situazionale generale di queste azioni
sarebbe la teoria delle quasiazioni delle istituzioni.
2. Si tratterebbe di costruire una teoria delle conseguenze
istituzionali volute e non volute, delle azioni compiute in vista di un
fine. Ci potrebbe anche condurre a una teoria della genesi e dello
sviluppo delle istituzioni.
LSS, 122-123.

La sociologia
autonoma nel senso che pu e deve rendersi largamente
indipendente dalla psicologia.
Prescindendo dalla condizione di dipendenza della psicologia, ci consegue
anche dal fatto che la sociologia posta continuamente di fronte al
compito di spiegare conseguenze sociali involontarie e spesso indesiderate
dell'agire umano. Ad esempio, la concorrenza un fenomeno sociale che i
soggetti concorrenti di solito non desiderano, ma che pu e deve essere
spiegato come conseguenza (di solito inevitabile) non voluta delle azioni
(coscienti e pianificate) dei concorrenti.
LSS, 120
E' mia intenzione criticare la dottrina secondo cui compito delle scienze
sociali avanzare delle profezie di carattere storico, essendo queste
necessarie ove desideriamo condurre la politica in modo razionale.
Definir questa dottrina storicismo. Ritengo che esso sia il residuo di
un'antica superstizione, anche se chi vi crede
normalmente convinto che
si tratti di una teoria assai moderna, progressista, rivoluzionaria e
scientifica.
CEC,571
La vita sociale non
solo una prova di forza fra gruppi in competizione,
ma anche azione entro una pi o meno elastica o fragile struttura di
istituzioni e tradizioni, azione che provoca - a parte qualsiasi controazione consapevole - molte reazioni impreviste, e alcune di esse forse
anche imprevedibili, in seno a questa struttura.
Cercare di analizzare queste reazioni e di prevederle per quanto possibile
, a mio giudizio, il compito essenziale delle scienze sociali. E il
compito di analizzare le inintenzionali ripercussioni sociali delle azioni
umane intenzionali, quelle ripercussioni la cui importanza
trascurata sia
dalla teoria della cospirazione che dallo psicologismo. Un'azione che si
attui in piena armonia con l'intenzione non crea problemi per la scienza
sociale (a meno che non si imponga la necessit di spiegare perch in quel
determinato caso non si siano avute ripercussioni inintenzionali di alcun
genere).
Una delle pi elementari azioni economiche pu servire da esempio al fine
di rendere chiarissima l'idea delle conseguenze inintenzionali delle nostre
azioni.
Se un uomo desidera acquistare subito una casa, possiamo tranquillamente
presumere che egli non desidera certo far salire il prezzo di mercato delle
case. Ma il semplice fatto che egli si presenti sul mercato in qualit di
acquirente, tender a far salire i prezzi del mercato. E osservazioni
analoghe valgono per il venditore. Oppure prendiamo un esempio da un campo
assolutamente diverso: se un uomo decide di assicurarsi sulla vita,
improbabile che abbia l'intenzione di incoraggiare certa gente a investire
il loro denaro in azioni di compagnie assicurative. Ma egli nondimeno far
proprio questo. Noi vediamo gi chiaramente che non tutte le conseguenze
delle nostre azioni sono conseguenze intenzionali.
SAN, II 114-115
Il compito di una teoria sociale di costruire ed analizzare i nostri
modelli sociologici attentamente in termini descrittivi o nominalisti, cio
in termini di indivdui, dei loro atteggiamenti, delle loro speranze, dei
loro rapporti, ecc. - postulato che possiamo chiamareindividualismo
metodologico.
MDS, 122
Il problema fondamentale delle scienze sociali sia storiche sia teoriche
spiegare e comprendere gli eventi in termini di azioni umane e situazioni
sociali. Qui l'espressione chiave
situazione sociale.

La descrizione di una concreta situazione sociale corrisponde a ci che


nelle scienze naturali l'esposizione delle condizioni iniziali.E i
modelli delle scienze sociali teoriche sono essenzialmente descrizioni o
ricostruzioni di situazioni sociali tipiche.
A mio avviso, l'idea di situazione sociale la categoria fondamentale
della metodologia delle scienze sociali.
Sarei propenso persino ad affermare che, in queste scienze, quasi ogni
problema di spiegazione richiede un'analisi della situazione sociale.
MDC, 222
La concezione secondo cui
compito delle scienze sociali scoprire le
conseguenze indesiderate delle nostre azioni avvicina notevolmente tali
scienze a quelle naturali sperimentali. L'analogia non pu essere qui
sviluppata nei dettagli, ma possiamo rilevare che entrambe ci conducono
alla formulazione di regole tecnico-pratiche asserenti ci che non possiamo
fare.
La seconda legge della termodinamica pu essere espressa nei termini
dell'avvertimento, di carattere tecnologico: Non
possibile costruire una
macchina efficiente al 100 per cento. Una regola analoga delle scienze
sociali sarebbe: Non possibile elevare il reddito reale della
popolazione lavoratrice senza incrementare la produttivit e Non
possibile eguagliare i redditi reali e nello stesso tempo elevare : la
produttivit . Un esempio d'ipotesi probabile in questo campo, generalmente
non accettata, o in altre A parole un problema ancora aperto,
il
seguente: Non possibile realizzare una politica di pieno ` impiego senza
inflazione.
Questi esempi possono mostrare il modo in cui le scienze
sociali sono rilevanti dal punto di vista pratico. Esse non ci consentono
di fare delle profezie storiche, ma possono darci un'idea di ci che si pu
fare e di ci che non si pu fare in politica.
CEC, 581-582
Il compito delle scienze sociali non
quello di predire direzioni o
tendenze dello sviluppo, e non questo neppure il compito delle scienze
naturali.
SAN, I 339
La principale utilit delle scienze fisiche non sta nella previsione delle
eclissi; e, analogamente, l'utilit pratica delle scienze sociali non
dipende dal loro potere di profetizzare gli sviluppi storici e politici.
Soltanto uno storicista acritico, cio convinto che la concezione;
storicistica del compito delle scienze sociali sia ovvia, sar indotto a
disperare della ragione in seguito alla constatazione che le scienze
sociali sono incapaci di compiere profezie: e alcuni, infatti, sono stati
indotti addirittura a disprezzare la ragione.
CEC, 578-579
IX. IL RUOLO DELLA METAFISICA.
Le idee metafisiche sono spesso precorritrici di quelle scientifiche.
I filosofi hanno generalmente parlato delle loro idee metafisiche come se
fossero non solo una scienza ma una superscienza. Io, invece, considero
queste teorie piuttosto come prescientifiche, ad ogni modo non come teorie
controllabili e criticabili scientificamente E appena si sia detto ci , si
liberi di discutere nella metafisica di tutte le cose possibili. Chi non
ne interessato, pu andarsene.
FA, 94-95
Il fatto che le proposte che avanzo siano influenzate da giudizi di valore

non significa che io stia commettendo lo stesso errore di cui ho accusato i


positivisti: quello di tentare di uccidere la metafisica lanciandole
improperi. Non mi spingo neppure tanto lontano da asserire che la
metafisica non ha nessun valore per la scienza empirica. Infatti, non si
pu negare che, accanto alle idee metafisiche che hanno ostacolato il
cammino della scienza, ce ne sono state altre - come l'atomismo speculativo
- che ne hanno aiutato il progresso. E guardando alla questione dal punto
di vista psicologico, sono propenso a ritenere che la scoperta scientifica
impossibile senza la fede in idee che hanno una natura puramente
speculativa, e che talvolta sono addirittura piuttosto nebulose; fede,
questa, che
completamente priva di garanzie dal punto di vista della
scienza e che pertanto, entro questi limiti, metafisica.
LDSS, 19
Le idee sono ci che l'uomo possiede di pi prezioso. Non abbiamo mai
abbastanza idee. Ci di cui soffriamo
la povert di idee. E le idee sono
un possesso prezioso, per questo bisogna trattare la metafisica con
rispetto e discuterla - pu darsi che dalle idee della metafisica venga
fuori qualcosa.
FA, 100
Per quanto riguarda la scienza e la metafisica, non credo certamente in una
netta demarcazione. La scienza stata in ogni tempo profondamente
influenzata dalle idee metafisiche; certe idee e certi problemi metafisici
(come il problema del mutamento, o il programma cartesiano di una
spiegazione di tutto il mutamento mediante l'azione a distanze che si
annullano) hanno dominato lo sviluppo della scienza per secoli come idee
regolative; mentre altri (come l'atomismo, un altro tentativo di risolvere
il problema del mutamento) si sono gradualmente trasformati in teorie
scientifiche. Naturalmente, ci sono stati anche sviluppi nella direzione
opposta: come amano dire alcuni positivisti, si pu dimostrare che un
numero considerevole di dottrine metafisiche sono l'eco di obsolete
dottrine scientifiche.
PL, 177-178
La foga dell'antimetafisico spazza via troppo e, nello stesso tempo, troppo
poco.
CEC, 452
Per ottenere un'immagine, o modello, dell'evoluzione quasi-induttiva della
scienza, possiamo visualizzare le varie idee ed ipotesi come particelle
sospese in un fluido. La scienza controllabile la precipitazione di
queste particelle sul fondo del recipiente: le particelle si depositano in
strati (di universalit ). Lo spessore del deposito cresce col crescere del
numero di questi strati, ognuno dei quali corrisponde a una teoria pi
universale di quelle sottostanti. Il risultato di questo processo
che
talvolta idee che prima fluttuavano nelle regioni metafisiche pi alte
possono essere raggiunte dall'accrescersi della scienza e, venute cos in
contatto con essa, depositarsi. Esempi di tali idee sono: l'atomismo;
l'idea di un principio fisico singolo, o elemento ultimo (dal quale
derivano gli altri): la teoria del moto della Terra (a cui Bacone si
opponeva ritenendolo fittizio); la venerabile teoria corpuscolare della
luce; la teoria dell'elettricit come fluido (fatta rivivere con l'ipotesi
secondo cui la conduzione dei metalli
dovuta a un gas di elettroni).
Tutti questi concetti e queste idee metafisiche sono forse stati d'aiuto,
anche nelle loro forme pi primitive, nel portare ordine nell'immagine che
l'uomo si fa del mondo, e in alcuni casi possono anche aver portato a
predizioni dotate di successo. Tuttavia un'idea di questo genere acquista
status scientifico soltanto quando venga presentata in una forma in cui
possa essere falsificata, cio a dire soltanto quando
diventato possibile

il decidere empiricamente tra essa e qualche teoria rivale.


LDSS, 307-308
Non penso che sia giustificato combattere la metafisica in generale o che
si possono ottenere risultati di rilievo da una lotta siffatta. E
necessario risolvere il problema della demarcazione fra scienza e
metafisica.
Ma dobbiamo riconoscere che molti sistemi metafisici hanno portato a
importanti risultati scientifici.
SAN, II 360
Non credo che la metafisica sia nonsenso, n ritengo possibile eliminare
tutti gli elementi metafisici della scienza: essi sono troppo
strettamente intrecciati con il resto. Credo, tuttavia, che ogniqualvolta
possibile scoprire nella scienza un elemento metafisico che si pu
eliminare, l'eliminazione non potr essere altro che un vantaggio. Infatti,
l'eliminazione di un elemento non controllabile dalla scienza rimuove un
mezzo per evitare le confutazioni; e questo tender ad aumentare la
controllabilit , o confutabilit , di ci che resta della teoria. E, invero,
in una quantit di casi una teoria scientifica ha tratto considerevoli
vantaggi dall'essersi scoperti in essa elementi metafisici che potevano
essere eliminati, e dal tentativo di eliminarli.
L'ampia linea di demarcazione fra scienza empirica da un lato, e
pseudo-scienza o metafisica o logica o matematica pura dall'altro, deve
essere tracciata attraverso il cuore stesso della ragione del senso - con
teorie dotate di significato da ambo i lati della linea divisoria piuttosto che fra la regione del senso e quella del non-senso. Rifiuto, pi
in particolare, il dogma che la metafisica debba essere priva di
significato.
Infatti, come abbiamo visto, alcune teorie come l'atomismo furono a lungo
non controllabili e inconfutabili (e, incidentalmente, anche non
verificabili) e fino a quel momento metafisiche. Ma, in seguito,
divennero parte della scienza fisica. Sono disposto ad ammettere che alcuni
metafisici (penso soprattutto a Hegel e agli hegeliani) si siano lasciati
andare fino al punto di dire dei nonsensi e, ci che
peggio, dei nonsensi
pretenziosi. Tuttavia, anche gli scienziati non sono del tutto immuni da
questa malattia.
PL, 192
Il mio criterio di demarcazione - cio , la controllabilit necessario
tanto allo scienziato quanto al filosofo in certe difficolt concrete. Esso
seleziona quelle teorie che possono essere discusse seriamente in termini
empirici. Esso suggerisce allo scienziato l'esistenza di altre teorie che
non possono venire discusse in questo modo; e attira la sua attenzione sul
fatto che queste altre teorie, dal momento che non sono controllabili,
devono venire esaminate con metodi diversi dal controllo. Se egli non trova
altro modo di esaminarle criticamente, pu considerarsi altrettanto
giustificato nell'abbandonarle. (L'inconfutabilit non
un pregio, ma un
difetto.) Cos facendo, tuttavia, correr sempre un rischio;
infatti
possibile imparare a volte qualcosa di molto interessante anche da una
teoria pseudo-scientifica o metafisica.
PL,205
Keplero, come scienziato, fu guidato dall'intuizione, dal tentativo
(ipotesi) e dall'errore (confutazione empirica). Ed egli fu, come ogni
scienziato che cerca e trova qualcosa di nuovo, un metafisico, al quale
riuscito di imparare dai propri errori. E questo per lui era chiaro come il
sole, mentre tanti scienziati non lo comprendono neppure oggi.
TV, 140-141

X. SOCIETA' APERTA E SOCIETA' CHIUSA.


Il passaggio dalla societ chiusa alla societ aperta pu essere
considerato come una delle pi profonde rivoluzioni attraverso le quali
passato il genere umano.
Con l'espressione societ aperta designo non tanto un tipo di Stato o una
forma di governo, quanto piuttosto un modo di convivenza umana in cui la
libert degli individui, la non-violenza, la protezione delle minoranze, la
difesa dei deboli sono valori importanti. Nelle nostre democrazie
occidentali questi valori sono per la maggior parte degli uomini cose
ovvie.
Il fatto che questi valori siano per noi tanto ovvi
uno dei pericoli che
minacciano la democrazia. Pochi uomini, infatti, hanno abbastanza fantasia
per potersi rappresentare la vita in una societ moderna non democratica.
FA, 176
La mia caratterizzazione della societ chiusa come societ magica e della
societ aperta come razionale e critica impedisce naturalmente di applicare
questi termini senza idealizzare la societ in esame. L'atteggiamento
magico non affatto sparito dalla nostra societ , neppure nelle pi
aperte societ finora realizzate e ritengo improbabile che possa mai
sparire completamente. Nonostante ci , sembra sia possibile fornire qualche
utile criterio della transizione dalla societ chiusa alla societ aperta.
La transizione ha luogo quando le istituzioni sociali sono per la prima
volta consciamente riconosciute come fatte dall'uomo e quando la loro
consapevole modifica discussa sotto il profilo della sua convenienza per
il conseguimento dei fini ed obiettivi umani. O, per indicare la cosa in
maniera meno astratta, la societ chiusa si disgrega quando la sovrannaturale
riverenza con la quale l'ordine sociale
considerato cede il posto alla
interferenza attiva e al consapevole perseguimento di interessi personali o
di gruppo. E' chiaro che il contatto culturale attraverso la civilizzazione
pu determinare siffatta disgregazione e, anche pi , lo sviluppo di una
sezione impoverita, cio priva di terra, della classe dirigente.
SAN, I 392
Una societ aperta (ossia, basata sulla tolleranza e soprattutto il
rispetto delle opinioni altrui) e una democrazia (ossia, una forma di
governo consacrata alla protezione di una societ aperta) non possono sopravvivere se la scienza diventa propriet esclusiva di un gruppo chiuso
di specialisti.
MDC, 150.
La societ chiusa
caratterizzata dalla fede nei tab magici, mentre la
societ aperta quella nella quale gli uomini hanno imparato ad assumere
un atteggiamento in qualche misura critico nei confronti dei tab e a
basare le loro decisioni sull'autorit della propria intelligenza (dopo
discussione).
SAN, I 249
Io penso che ci sono molte societ chiuse che possono patire ogni sorta di
destino; ma una societ aperta pu , a mio giudizio, soltanto andare
avanti, o essere bloccata e risospinta a forza nella gabbia, cio allo
stato ferino.
SAN, I 296
Nel seguito della nostra discussione, la societ magica o tribale o
collettivista sar chiamata anche societ chiusa e la societ nella quale i
singoli sono chiamati a prendere decisioni personali societ aperta.

Una societ chiusa pu essere giustamente paragonata a un organismo. La


cosiddetta teoria organica o biologica dello Stato pu essere applicata in
larga misura ad essa. Una societ chiusa assomiglia a un gregge o a una
trib per il fatto che
un'unit semiorganica i cui membri sono tenuti
insieme da vincoli semi-biologici: parentela, vita in comune,
partecipazione agli sforzi comuni, ai pericoli comuni, alle gioie comuni e
ai disagi comuni. Essa ancora un gruppo concreto di individui concreti,
legati tra loro non solo da rapporti sociali astratti come la divisione del
lavoro e lo scambio delle merci, ma da relazioni fisiche concrete come il
tatto, l'olfatto e la vista. E bench una societ siffatta possa essere
fondata sulla schiavit , la presenza degli schiavi non presenta problemi
fondamentalmente diversi da quelli degli animali domestici. Cos mancano
quegli aspetti che impediscono di applicare con successo la teoria organica
a una societ aperta.
Gli aspetti ai quali intendo riferirmi sono connessi con il fatto che, in
una societ aperta, molti membri si sforzano di elevarsi socialmente e di
prendere il posto di altri membri. Ci pu condurre, per esempio, a un
fenomeno sociale importante come la lotta di classe.
Noi non possiamo trovare niente di simile alla lotta di classe in un
organismo. Le cellule e i tessuti di un organismo, che talvolta si dice
corrispondono ai membri di uno Stato, possono anche competere tra loro per
la nutrizione; ma non c' alcuna tendenza inerente per esempio nelle gambe
a diventare cervello o in altre membra del corpo a diventare il ventre.
Poich non c' nulla nell'organismo che corrisponda a una delle pi
importanti caratteristiche della societ aperta, cio la competizione fra i
suoi membri per il conseguimento di uno status superiore, la cosiddetta
teoria organica dello Stato fondata su una falsa analogia. La societ
chiusa, d'altra parte, non presenta tendenze siffatte in misura rilevante.
Le sue istituzioni, comprese le sue caste, sono sacrosante: sono tab . La
teoria organica, in questo caso, si adatta abbastanza bene. Non deve quindi
sorprenderci la constatazione che molti tentativi di applicazione della
teoria organica alla nostra societ sono forme mascherate di propaganda per
un ritorno al tribalismo.
SAN, I 216-217
Io sostengo che una delle caratteristiche di una societ aperta sia di
tenere in gran conto, oltre alla forma democratica di governo, la libert
di associazione, e di proteggere ed anche incoraggiare la formazione di
sotto-societ libere, ciascuna delle quali possa sostenere differenti
opinioni e credenze.
CO, 280-281
Il passaggio dalla societ chiusa alla societ aperta pu essere
considerato come una delle pi profonde rivoluzioni attraverso le quali
passato il genere umano. In conseguenza di quello che abbiamo definito il
carattere biologico della societ chiusa, questo passaggio deve avere su
coloro che lo vivono un'incidenza profondissima. Perci , quando diciamo che
la nostra civilt occidentale deriva dai Greci, dobbiamo renderci
esattamente conto di che cosa ci significa. Significa che i Greci dettero
inizio per noi a quella grande rivoluzione che, a quanto pare, ancora ai
suoi inizi: il passaggio dalla societ chiusa alla societ aperta.
SAN, I 218
Forse la causa pi potente della dissoluzione della societ chiusa fu lo
sviluppo delle comunicazioni marittime e del commercio. L'intimo contatto
con altre trib
destinato a minare il senso di necessit col quale
vengono considerate le istituzioni tribali; e il commercio, l'iniziativa
commerciale, risulta essere una delle poche forme in cui pu affermarsi
l'iniziativa e l'indipendenza individuale, anche in una societ nella quale
ancora prevale il tribalismo.

SAN, I 220
La dissoluzione del tribalismo, delle societ chiuse della Grecia, pu
essere fatta risalire al tempo in cui la crescita demografica cominci a
far sentire i suoi effetti in seno alla classe dirigente dei proprietari
terrieri. Ci signific la fine del tribalismo organico, perch determin
una tensione sociale in seno alla societ chiusa della classe dirigente.
SAN, I 219
La dissoluzione della societ chiusa, sollevando, come solleva, problemi di
classe e altri problemi di status sociale, deve avere avuto sui cittadini
lo stesso effetto che fatalmente ha sui bambini un serio contrasto di
famiglia con conseguente dissoluzione del nucleo familiare. Naturalmente,
questo genere di disagio fu avvertito dalle classi privilegiate, ora che si
sentivano minacciate, pi fortemente che da quanti erano stati
precedentemente tenuti in soggezione; ma anche questi ultimi si sentirono a
disagio. Anch'essi furono spaventati dalla dissoluzione del loro mondo
naturale. E bench abbiano continuato a combattere la loro battaglia,
essi furono spesso riluttanti a sfruttare a fondo le loro vittorie sui
nemici di classe che erano sostenuti dalla tradizione, dallo status quo, da
un pi alto livello di educazione e da un sentimento di naturale autorit .
SAN,I 220
XI. LA POLITICA.
Ogni politica consiste nello scegliere il male minore (come disse il poeta
e critico viennese K. Kraus).
E i politici dovrebbero manifestare il massimo zelo nella ricerca dei mali
che le loro azioni devono necessariamente produrre invece di nasconderli.
Noi dovremmo tentare di occuparci di politica al di fuori della
polarizzazione sinistra-destra.
Penso che questo sia un traguardo difficile da conseguire. Sono, tuttavia,
sicuro che si tratta di una cosa praticabile.
TV, 285
Una forma che rende possibile un sistema a due partiti mi sembra essere la
migliore forma di democrazia. Essa, infatti, conduce sempre, di continuo,
all'autocritica dei partiti. Se nel corso di una elezione uno dei due
grandi partiti ha sub to una sonora sconfitta, allora si avr di norma una
riforma radicale all'interno del partito. Questa una conseguenza della
concorrenza e di un inequivocabile giudizio di condanna da parte degli
elettori che non pu non essere preso in considerazione. E' cos che i
partiti, con questo sistema, vengono di tanto in tanto costretti ad
imparare dai loro errori o a sparire. Le mie considerazioni contro il
sistema proporzionale non significano che io consigli a tutte le democrazie
di rinunciare al sistema proporzionale. Desidero soltanto dare una nuova
direzione alla discussione su siffatto argomento. Il pensiero che dall'idea
della democrazia possa venir logicamente dedotta la superiorit morale del
sistema proporzionale e che i sistemi continentali, a causa della
proporzionale, siano migliori, pi giusti o pi democratici rispetto ai
sistemi anglosassoni, ingenuo e non regge ad una riflessione appena pi
approfondita.
TV, 194.
Considero come una sfortuna partiti troppo numerosi; e perci anche il
sistema elettorale proporzionale. E ci per la ragione che un numero
elevato di partiti porta a governi di coalizione in cui nessuno

responsabile davanti al popolo come tribunale, dato che tutto


un
compromesso inevitabile. Inoltre, sar proprio molto difficile poter
licenziare un governo, dato che il partito al governo, che non ha pi la
maggioranza assoluta, ha bisogno solo di trovare un nuovo piccolo partner
di coalizione per poter continuare a governare. Se ci sono pochi partiti,
allora i governi saranno piuttosto governi di maggioranza e la loro
responsabilit sar chiara e precisa. E non vedo alcun valore nel cercare
di rispecchiare le opinioni della popolazione proporzionalmente nella
rappresentanza popolare e non gi nel governo. Questo conduce alla
irresponsabilit del governo, perch lo specchio non pu essere
responsabile rispetto al suo originale.
TV, 224
L'individualista deve sostenere che la moralit degli Stati (ammesso che
una cosa del genere esista) tende ad essere considerevolmente inferiore a
quella del cittadino medio, sicch
molto pi desiderabile che la moralit
dello Stato sia controllata dai cittadini che viceversa. Ci di cui abbiamo
bisogno e ci che vogliamo moralizzare la politica, non politicizzare la
morale.
SAN, I 147
Non dobbiamo mai dimenticare che eccellenti leader non possono essere
prodotti da metodi razionali, ma solo dalla fortuna.
SAN, I 200
Il denaro
uno dei simboli come pure una delle difficolt della societ
aperta. Non c' dubbio che noi non abbiamo ancora saputo padroneggiare il
controllo razionale del suo uso; il pi grave abuso al quale d luogo
quello di poter acquistare il potere politico.
SAN, I 425
Tutti abbiamo la debolezza di voler avere sempre ragione, e questa
debolezza sembra particolarmente diffusa tra gli uomini politici, sia
professionisti che dilettanti. Ma l'unica via che conduce a un metodo pi o
meno scientifico in politica agire secondo l'ipotesi che non vi possa
essere nessuna mossa politica senza qualche svantaggio, senza conseguenze
poco desiderabili. Tenersi pronti a scorgere questi sbagli.
trovarli, metterli bene in Vista, analizzarli e imparare da essi, ecco cosa
deve fare uno scienziato politico e anche un uomo politico che abbia in
giusta considerazione il metodo scientifico. Il metodo scientifico nella
politica significa che alla grande arte con cui ci autopersuadiamo di non
aver fatto sbagli - o facciamo finta di non vederli, o li nascondiamo, o ne
diamo la colpa ad altri - sostituiamo l'altra assai pi grande di accettare
la responsabilit dei nostri sbagli, di cercare di trarne una lezione e di
mettere in atto le conoscenze cos acquisite in modo da evitare gli stessi
sbagli in avvenire.
MDS, 85-86
Penso che, in politica, sia ragionevole adottare il principio di essere
pronti al peggio, nella misura del possibile, anche se, naturalmente,
dobbiamo, nello stesso tempo, cercare di ottenere il meglio. Mi sembra
stolto basare tutti i nostri sforzi politici sull'incerta speranza che
avremo la fortuna di disporre di governanti eccellenti o anche competenti.
SAN, I 158
Il potere politico pu essere decisivo ai fini della protezione economica.
Il potere politico e il suo controllo
tutto. Al potere economico non si
deve permettere di dominare il potere politico; se necessario, esso deve
essere combattuto dal potere politico e ricondotto sotto il suo controllo.
SAN, II 148

Ogni opposizione ha la maggioranza che si merita.


SAN, II 190
Tutti i partiti hanno una specie di interesse acquisito nei motivi
impopolari dei loro oppositori: vivono di essi e, quindi, sono destinati a
insistere su di essi, a sottolinearli e anche ad anticiparli. Essi possono
anche incoraggiare gli errori politici dei loro oppositori nella misura in
cui possono farlo senza condividerne la responsabilit .
SAN, 11 191
Uno dei principi fondamentali di qualsivoglia concezione non preconcetta
della politica che qualunque cosa
possibile negli affari umani e, pi
particolarmente, che nessun concepibile sviluppo si pu escludere in base
alla considerazione che violerebbe la cosiddetta tendenza del progresso
umano o qualunque altra delle pretese leggi della natura umana.
SAN, 11 230
E' mia convinzione che, esprimendo il problema della politica nella forma:
Chi deve governare? o La volont di chi dev'essere decisiva? ecc.,
Platone abbia prodotto una durevole confusione nel campo della filosofia
politica. In realt , essa
analoga alla confusione da lui prodotta nel
campo della filosofia morale con la sua identificazione [...] fra
collettivismo e altruismo. E evidente che, una volta formulata la domanda:
Chi deve governare?, non si possono evitare risposte di questo genere: i
migliori o i pi sapienti o il governante nato o colui che
padroneggia l'arte di governo (oppure, forse, La Volont Generale o La
Razza Superiore o I Lavoratori della Industria o Il Popolo). Ma una
risposta siffatta, per quanto convincente possa sembrare - infatti, chi
potrebbe difendere il governo del peggiore o del pi grande stolto o
dello schiavo nato? - , come cercher di dimostrare, assolutamente
sterile.
Prima di tutto, una risposta siffatta
destinata a persuaderci che sono
stati risolti alcuni fondamentali problemi di teoria politica. Ma se
guardiamo alla teoria politica da un angolo visuale diverso, ci rendiamo
ben presto conto che, lungi dall'aver risolto qualche problema
fondamentale, noi lo abbiamo semplicemente aggirato, presumendo che sia
fondamentale la domanda: Chi deve governare?. Infatti, anche coloro che
condividono questo atteggiamento di Platone ammettono che i dirigenti
politici non sono sempre sufficientemente buoni o saggi (non dobbiamo
troppo preoccuparci del preciso significato di questi termini) e che non
affatto facile ottenere un governo sulla cui bont e saggezza si possa
senz'altro contare. Ammesso ci , dobbiamo chiederci se il pensiero politico
non debba fin dal principio prospettarsi la possibilit di un governo
cattivo; se non debba cio di norma aspettarsi di avere i leader peggiori e
soltanto di sperare di avere i migliori. Ma ci ci porta a un nuovo
approccio al problema della politica, perch ci costringe a sostituire alla
vecchia domanda: Chi deve governare? la nuova domanda: Come possiamo
organizzare le istituzioni politiche in modo da impedire che i governanti
cattivi o incompetenti facciano troppo danno?
SAN, 1 156
L'uso della violenza giustificato solo sotto una tirannide che renda
impossibile le riforme senza violenza e dovrebbe avere soltanto un
obiettivo: quello di realizzare uno stato di cose che renda possibile le
riforme senza violenza.
Io credo che non si debba mai tentare di ottenere pi di questo con mezzi
violenti. Sono, infatti, dell'avviso che qualsiasi tentativo del genere
comporti il rischio di compromettere ogni prospettiva di riforma
ragionevole. L'uso prolungato della violenza pu portare alla fine alla

perdita della libert , dato che


destinato a portare con s non il governo
spassionato della ragione, ma il governo dell'uomo forte. Una rivoluzione
violenta che cerchi di ottenere pi che la distruzione della tirannide ha
almeno altrettante probabilit di dar vita ad un'altra tirannide che di
raggiungere i suoi reali obiettivi.
SAN, 11 179
Chi non amerebbe avere il cielo in terra? Eppure, dev'essere uno dei primi
principi di una politica razionale la persuasione che noi non possiamo
realizzare il cielo in terra. Noi non siamo in procinto di diventare liberi
spiriti o angeli, almeno per qualche secolo ancora. Noi siamo legati a
questa terra dal nostro metabolismo, come Marx una volta ebbe saggiamente a
proclamare; o, per usare la formula del cristianesimo, noi siamo spirito e
carne. Perci dobbiamo essere pi modesti. In politica o in medicina, chi
promette troppo non pu essere altro che un ciarlatano. Noi dobbiamo cercar
di migliorare le cose, ma dobbiamo sbarazzarci della idea di una pietra
filosofale, di una formula che converta senz'altro la nostra corrotta
societ umana in puro oro perenne.
SAN, 114 12-4 13
Il problema del controllo dei governanti e della limitazione dei loro
poteri in sostanza un problema istituzionale, il problema insomma di dar
vita a istituzioni capaci di impedire anche ai cattivi governanti di fare
troppo danno.
SAN, II 153
Le istituzioni sono come fortezze: devono essere ben progettare e gestite.
SAN, I 162
Il funzionamento delle istituzioni, come quello delle fortezze, dipende in
definitiva dalle persone che le presidiano.
CEC, 230
L'instaurazione di istituzioni per il controllo democratico dei governanti
la sola garanzia per l'eliminazione dello sfruttamento.
SAN, II 165
Tutte le politiche a lungo termine sono istituzionali.
SAN. II 165
La libert [...] distrugge se stessa se
illimitata. La libert illimitata
significa che un uomo forte
libero di tiranneggiare un debole e di
privarlo della sua libert . Questa
la ragione per cui chiediamo che lo
Stato limiti in qualche misura la libert , in modo che la libert di
ciascuno risulti protetta dalla legge.
Nessuno dev'essere alla merc di altri, ma a tutti si deve riconoscere il
diritto di essere protetti dallo Stato.
SAN, 11 146
Noi dobbiamo costruire istituzioni sociali, imposte dalla forza dello
Stato, per la protezione degli economicamente deboli nei confronti degli
economicamente forti. Lo Stato deve vigilare a che nessuno sia costretto
dalla paura della fame o dalla rovina economica ad assoggettarsi a una
transazione iniqua.
SAN, 11146-147
Ogni potere, e il potere politico almeno quanto il potere economico,
pericoloso.
SAN, 11 152

Nessuna emozione, neanche l'amore, pu rimpiazzare il governo di


istituzioni controllate dalla ragione.
SAN, 11281
Chi insegna che non la ragione, ma l'amore, deve governare, apre la strada
a coloro che governano con l'odio. (Socrate, a mio giudizio, intravide
qualcosa del genere quando sostenne che la sfiducia e l'odio per
l'argomentazione connesso con la sfiducia o con l'odio per l'uomo).
Coloro che non si avvedono immediatamente di questa connessione, che
credono in un governo diretto dell'amore emozionale, dovrebbero considerare
che l'amore come tale non promuove certamente l'imparzialit . E non pu
neanche eliminare i conflitti.
SAN, II 281
La teoria della rivoluzione trascura l'aspetto pi importante della vita
sociale, cio , che abbiamo bisogno non tanto di uomini validi, quanto di
buone istituzioni. Anche l'uomo migliore pu essere corrotto dal potere; le
istituzioni invece, che permettono ai governati di esercitare un certo
controllo efficace sui governanti, costringeranno quelli cattivi a fare ci
che i governati giudicano nel loro interesse. O anche, per dirla in altro
modo, preferiremmo avere dei buoni governanti, ma l'esperienza storica ci
mostra che non probabile che li troviamo. Per questo
tanto importante
elaborare delle istituzioni che impediscano, anche ai cattivi governanti,
di provocare danni eccessivi.
CEC, 584-585
XII. LA DEMOCRAZIA E I SUOI PARADOSSI.
Solo la democrazia fornisce una struttura istituzionale che permette non
solo l'attuazione di riforme senza violenza, ma anche l'uso della ragione
in campo politico.
Io rifiuto come irrilevante ogni tentativo di scoprire che cosa realmente
o essenzialmente la democrazia significhi, per esempio traducendo il
termine in governo del popolo. (Infatti, bench il popolo possa
influenzare le azioni dei suoi governanti con la minaccia di provocarne le
dimissioni, non si governa mai da se stesso in alcun senso concreto,
pratico).
Se usiamo le due formule nel modo or ora suggerito, possiamo indicare, come
principio di una politica democratica, la proposta di creare, sviluppare e
proteggere le istituzioni politiche per evitare la tirannide. Questo
principio non implica per noi la possibilit di realizzare istituzioni di
questo genere che siano senza difetti o esenti da errore o che ci
garantiscano che le politiche adottate da un buon governo democratico
saranno necessariamente giuste o buone o sagge o anche necessariamente
migliori o pi sagge delle politiche adottate da un tiranno illuminato.
SAN, I 160-161
Noi siamo democratici non perch la maggioranza ha sempre ragione, ma
perch le tradizioni democratiche rappresentano il male minore rispetto ad
altre a noi note. Se la maggioranza (o l'opinione pubblica) sceglie a
favore della tirannide, un democratico non deve per questo supporre che sia
emersa una grave incoerenza nel suo ideale politico, quanto piuttosto che
nel suo paese la tradizione democratica non
abbastanza forte.
CEC. 595
Le democrazie non sono [...] governi del popolo, bens prima di ogni altra
cosa istituzioni attrezzate contro una dittatura. Non permettono nessun

governo di tipo dittatoriale, nessuna accumulazione di potere, tentano


piuttosto di limitare il potere dello Stato.
TV, 204
Noi in Occidente crediamo alla democrazia soltanto in quest'accezione
sobria - come forma statale del male minore. Cos se l' immaginata anche
l'uomo che ha salvato la democrazia e l'Occidente. La democrazia
la
peggiore di tutte le forme di governo, cos disse una volta Winston
Churchill, eccettuate tutte le altre.
ARM, 224
Un uomo che critica la democrazia e le istituzioni democratiche non
necessariamente un nemico di esse, bench siano propensi a presentarlo come
tale sia i democratici che egli critica sia i totalitari che sperano di
trarre profitto da ogni disunione in campo democratico. C' una differenza
fondamentale tra una critica democratica e una critica totalitaria della
democrazia.
SAN, I 1233-234
I democratici che non vedono la differenza tra una critica amichevole e una
critica ostile della democrazia sono anch'essi imbevuti di spirito
totalitario. Il totalitarismo, naturalmente, non pu considerare come
amichevole alcuna critica, perch ogni critica dell'autorit finisce
necessariamente col contestare il principio dell'autorit stessa.
SAN, I 234
Uno Stato democratico non pu essere migliore dei suoi cittadini.
FA, 182
Churchill, che era un buon democratico, disse una volta: La democrazia
la peggiore forma di governo - per migliore di tutte le altre forme di
governo che siano mai state tentate. Questa osservazione di Churchill pu
forse essere interpretata cos : se tenti di arrivare ad una societ
perfetta sarai di certo contro la democrazia.
FA, 181
La democrazia inglese deve la sua genesi all'orgoglio e al senso di
indipendenza dell'alta nobilt e, nel suo sviluppo successivo, al pensiero
protestante, alla consapevolezza personale e alla tolleranza religiosa conseguenza dei grandi conflitti politici e religiosi che furono provocati
dalla rivoluzione puritana. La democrazia svizzera non nacque dall'orgoglio, dal
senso di
indipendenza e dall'individualismo della nobilt , ma dall'orgoglio, dal
senso di indipendenza e dall'individualismo dei contadini delle alte
montagne.
TV, 145-146
Ci sono, in realt , solo due forme di Stato: quella in cui
possibile
liberarsi del governo senza spargimenti di sangue, con una votazione; e
quella in cui questo non possibile. Questo
ci che conta, e non come
viene chiamata una forma di governo. Generalmente si designa come
democrazia la prima forma e la seconda come dittatura o tirannide.
TV, 190
Come ognuno sa, democrazia sta a significare governo del popolo o
sovranit del popolo, in contrapposizione ad aristocrazia (governo dei
migliori o dei notabili) e a monarchia (governo di uno solo). Il
significato della parola, per , non ci
di molto aiuto. E ci perch da
nessuna parte il popolo governa: a governare ovunque sono i governi (e
purtroppo anche la burocrazia, cio gli impiegati statali, che possono

essere soltanto difficilmente o per niente affatto richiamati alla loro


responsabilit ).
TV, 189
So, naturalmente, che si ha bisogno dei partiti: nessuno ha finora
inventato un sistema democratico che possa fare a meno dei partiti. Ma i
partiti politici non sono affatto fenomeni pienamente soddisfacenti.
Dall'altro lato, senza partiti la faccenda non va. Tutte le nostre
democrazie non sono governi del popolo bens governi di partiti. Cio ,
governi dei leaders di partito; difatti, pi grande
un partito, meno
unito, e meno
democratico, tanta meno influenza hanno quanti votano per
esso sulla direzione del partito e sul programma di partito.
TV, 192
La difesa della democrazia deve consistere nel rendere gli esperimenti
anti-democratici troppo onerosi per coloro che li tentano; molto pi
onerosi di un compromesso democratico.
SAN, 11 192
La pretesa che, se si vuole la sicurezza bisogna rinunciare alla libert ,
diventata uno dei fondamenti della rivolta contro la libert . Ma non c'
nulla di meno vero. Non c' , naturalmente, alcuna sicurezza assoluta
nella vita. Ma quel tanto di sicurezza che si pu conseguire dipende dalla
nostra vigilanza, rafforzata da istituzioni che ci aiutino a vigilare, cio
istituzioni democratiche che hanno il fine (per usare il linguaggio
Dlatonico) di consentire al gregge di vigilare e di giudicare i suoi cai
SN, 1424
Quella che i marxisti definiscono sprezzantemente come mera libert
formale diventa la base di ogni altra cosa. Questa mera libert formale,
cio la democrazia, il diritto del popolo di giudicare e di far cadere il
proprio governo,
il solo strumento noto per mezzo del quale possiamo
tentare di proteggerci contro l'abuso del potere politico; essa significa
il controllo dei governanti da parte dei governati. E poich il potere
politico pu controllare il potere economico, la democrazia politica
anche il solo mezzo di controllo del potere economico da parte dei
governati. Senza controllo democratico, non ci pu essere alcuna ragione al
mondo per cui qualsiasi governo non debba usare il suo potere politico ed
economico per fini molto diversi dalla protezione della libert dei suoi
cittadini.
SAN, 11 149
E'assolutamente sbagliato imputare alla democrazia le carenze politiche di
uno Stato democratico.
Dobbiamo piuttosto imputarle a noi stessi, cio ai cittadini dello Stato
democratico. In uno Stato nondemocratico il solo mezzo per ottenere
ragionevoli riforme quello del rovesciamento violento del governo e
dell'introduzione di una struttura democratica.
Coloro che criticano la democrazia in base a considerazioni morali non
riescono a distinguere fra problemi personali e problemi istituzionali.
Dipende da noi migliorare le cose. Le istituzioni democratiche non possono
migliorare se stesse. Il problema del loro miglioramento sempre un
problema che riguarda le persone piuttosto che le istituzioni. Ma se
vogliamo dei miglioramenti, dobbiamo mettere in chiaro quali istituzioni
vogliamo migliorare.
SAN, I 163
La democrazia di per s non pu accordare alcun vantaggio al cittadino, e
non ci si dovrebbe aspettare che fosse altrimenti. Di fatto la democrazia
non pu far nulla - soltanto i cittadini che vivono in una democrazia

possono agire (compresi, naturalmente, quanti partecipano al governo). La


democrazia non costituisce pi che un'intelaiatura nel cui ambito i
cittadini possono agire in forme pi o meno organizzate e coerenti.
CEC, 595
Io non sono contrario, in tutti i casi e in tutte le circostanze, alla
rivoluzione violenta. Io credo, con alcuni pensatori cristiani del Medioevo
e del Rinascimento, i quali ammisero il ricorso al tirannicidio, che, sotto
una tirannide, pu davvero non esserci alcuna altra possibilit e che una
rivoluzione violenta pu essere giustificata. Ma credo anche che qualsiasi
rivoluzione del genere debba avere come scopo so tanto l'instaurazione di
una democrazia.
SAN, 11178-179
Sebbene consideri il nostro mondo politico come il migliore di tutti i
mondi di cui abbiamo notizia storica, dobbiamo ben guardarci
dall'attribuirlo all'opera della democrazia o della libert . La libert non
un fornitore che ci recapita a casa i beni della vita. La democrazia non
crea nulla - neanche un miracolo economico. E sbagliato e soprattutto
pericoloso elogiare la libert , dicendo agli uomini che andr loro
sicuramente bene solo se sono prima liberi. Come a uno vada nella vita
principalmente opera della fortuna o della grazia e, in parte relativamente
piccola, forse anche il risultato della capacit , della diligenza e di
altre virt . Ci che si pu dire della democrazia o della libert
, nel
migliore dei casi, che essa rende un po' pi efficace l'effetto della
nostra capacit personale sulla nostra prosperit .
TV, 159
Per democrazia non intendo affatto qualcosa di vago come il governo del
popolo o il governo della maggioranza, ma un insieme di istituzioni (e
fra esse specialmente le elezioni generali, cio il diritto del popolo di
licenziare il governo) che permettano il controllo pubblico dei governanti
e il loro licenziamento da parte dei governati e che consentano ai
governati di ottenere riforme senza ricorrere alla violenza e anche contro
la volont dei governanti.
SAN, 11 179
Di fatto, il funzionamento della democrazia si fonda in larga misura sulla
convinzione che un governo il quale cerchi di abusare dei suoi poteri e di
costituirsi in tirannide (o che tolleri l'instaurazione di una tirannide da
parte di chiunque altro) si mette da se stesso fuori legge, e che i
cittadini hanno non solo il diritto, ma anche il dovere di considerare
l'azione di un governo siffatto come un crimine e i suoi membri come una
pericolosa banda di criminali. Ma sostengo che una siffatta resistenza ai
tentativi di rovesciamento della democrazia deve avere inequivocabilmente
carattere difensivo. Neppure la pi piccola ombra deve sussistere che il
solo fine della resistenza quello di salvare la democrazia. La minaccia
di sfruttare la situazione per l'instaurazione di una controtirannide
altrettanto criminale che il tentativo originario di introdurre una
tirannide; l'uso di una minaccia del genere, anche se fatto con la sincera
intenzione di salvare la democrazia spaventando i suoi nemici, sarebbe
quindi un cattivissimo metodo di difesa della democrazia; infatti, una
minaccia del genere genererebbe la confusione nelle file dei democratici
nell'ora del pericolo e quindi probabilmente finirebbe con l'aiutare il
nemico.
SAN, 11 179-180
Il cosiddetto paradosso della libert
l'argomento per cui la libert , nel
senso dell'assenza di qualsiasi controllo restrittivo, deve portare a
un'enorme restrizione, perch rende i prepotenti liberi di schiavizzare i

mansueti. Questa idea, in una forma un po' diversa e con una tendenza del
tutto diversa,
chiaramente espressa da Platone.
Meno noto
invece il paradosso della tolleranza: la tolleranza illimitata
deve portare alla scomparsa della tolleranza. Se estendiamo l'illimitata
tolleranza anche a coloro che sono intolleranti, se non siamo disposti a
difendere una societ tollerante contro l'attacco degli intolleranti,
allora i tolleranti saranno distrutti, e la tolleranza con essi. In questa
formulazione, io non implico, per esempio, che si debbano sempre sopprimere
le manifestazioni delle filosofie intolleranti; finch possiamo
contrastarle con argomentazioni razionali e farle tenere sotto controllo
dall'opinione pubblica, la soppressione sarebbe certamente la meno saggia
delle decisioni. Ma dobbiamo proclamare il diritto di sopprimerle, se
necessario, anche con la forza; perch pu facilmente avvenire che esse non
siano disposte a incontrarci a livello dell'argomentaziOne razionale, ma
pretendano ripudiare ogni argomentazione; esse possono vietare ai loro
seguaci di prestare ascolto all'argomentazione razionale, perch
considerata ingannevole, e invitarli a rispondere agli argomenti con l'uso
dei pugni o delle pistole.
Noi dovremmo quindi proclamare, in nome della tolleranza, il diritto di non
tollerare gli intolleranti.
Dovremmo insomma proclamare che ogni movimento che predica l'intolleranza
si pone fuori legge e dovremmo considerare come crimini l'incitamento
all'intolleranza e alla persecuzione, allo stesso modo che consideriamo un
crimine l'incitamento all'assassinio, al ratto o al ripristino del
commercio degli schiavi.
Un altro paradosso poco preso in considerazione
il paradosso della
democrazia o, pi precisamente, del governo maggioritario, cio la
possibilit che la maggioranza decida che il governo venga affidato a un
tiranno. Che la critica platonica della democrazia possa essere
interpretata nel modo qui delineato, e che il principio del governo
maggioritario possa portare ad autocontraddizioni, fu indicato per la prima
volta, a quanto ne so, da Leonard Nelson [...].
Non penso, tuttavia, che Nelson, il quale, nonostante il suo appassionato
umanitarismo e la sua ardente lotta per la libert , fece propria buona
parte della teoria politica di Platone e specialmente il principio
platonico della leadership, fosse consapevole del fatto che argomenti
analoghi possono essere opposti a tutte le varie forme particolari della
teoria della sovranit .
SAN, I 346-347
Le osservazioni che seguono sui paradossi della libert e della sovranit
pu forse sembrare che spingano l'argomentazione troppo lontano; tuttavia,
poich gli argomenti discussi in questa sede sono di carattere piuttosto
formale, pu essere opportuno e conveniente renderli pi rigorosi, anche se
la cosa comporta sottigliezze nella loro trattazione. Inoltre, la mia
esperienza in dibattiti di questo genere mi induce a ritenere che i
difensori del principio del leader, cio della sovranit del migliore o del
pi saggio, possono di fatto proporre il seguente contro-argomento: a) se
il pi saggio decidesse che la maggioranza deve governare, allora egli
non sarebbe effettivamente saggio. Ad ulteriore sostegno di questa
considerazione essi possono avanzare l'affermazione b) che un uomo saggio
non enuncerebbe mai un principio che potrebbe condurre a contraddizioni,
come quella del governo della maggioranza. All'affermazione b) posso
replicare che dobbiamo solo modificare questa decisione dell'uomo saggio
in modo tale che risulti libera da contraddizioni. (Per esempio, egli
potrebbe decidere in favore di un governo che si impegni a governare
secondo il principio dell'egualitarismo e del protezionismo e sia
controllato dal voto della maggioranza. Questa decisione dell'uomo saggio
abbandonerebbe il principio della sovranit ; e poich diventerebbe quindi
libera da contraddizioni, essa pu essere presa da un uomo saggio. Ma,

naturalmente, ci non libererebbe dalle sue contraddizioni il principio che


il pi saggio deve governare.
Diversa
la questione che pone il contro-argomento a). Esso giunge
pericolosamente vicino al punto di definire la saggezza o la bont di
un politico in maniera tale che quest'ultimo chiamato saggio o buono
solo se
deciso a non rinunciare al suo potere. E, in realt , la sola
teoria della sovranit che sia libera da contraddizioni sarebbe la teoria
secondo la quale dovrebbe governare soltanto un uomo che sia assolutamente
deciso a rimanere aggrappato al proprio potere. Coloro che credono nel
principio del leader dovrebbero apertamente accettare questa conseguenza
logica del loro credo. Se liberato dalle contraddizioni che esso implica,
non dunque il governo del migliore o del pi saggio, ma il governo
dell'uomo forte, dell'uomo di potere.
SAN, I 347-348
XIII. I PRINCIPI DEL LIBERALISMO.
I principi del liberalismo si possono descrivere come principi con il cui
ausilio si valutano le istituzioni esistenti e con cui queste possono, se
necessario, essere limitate o modificate.
Essi non sono in grado di sostituire le istituzioni esistenti. Il
liberalismo , in altri termini, una condizione evoluzionista piuttosto che
rivoluzionaria (eccetto che di fronte ad una dittatura).
Il nostro sistema sociale liberale
mai finora esistito sulla terra.
TV, 261

il migliore e il pi

giusto che sia

Ma che cos' un ideale liberale? Il pi importante di tutti gli ideali


liberali: ogni potere dovrebbe essere limitato da altri poteri. Il potere
del governo dovrebbe essere controllato dal potere del Parlamento. In
particolare ci dovrebbe essere la possibilit di controllare l'esecutivo.
Bisognerebbe poter accedere alle amministrazioni e vedere quello che si fa.
Una parte di questo controllo esercitata dal Parlamento.
IF, 23
Il liberalismo si fonda sul dualismo di fatti e standard nel senso che
crede nella ricerca di standard sempre migliori, specialmente nel campo
della politica e della legislazione.
SAN, Il 493
Per evitare malintesi, desidero chiarire compiutamente che uso sempre i
termini liberale, liberalismo, ecc., nel senso in cui questi sono
tuttora generalmente usati in Inghilterra (anche se non forse in America):
per liberale non intendo una persona che simpatizza per un qualche partito
politico, ma semplicemente un uomo che d importanza alla libert
individuale ed consapevole dei pericoli inerenti a tutte le forme di
potere e di autorit .
CEC, 5
Un libero mercato pu esistere solo all'interno di un sistema legale creato
e garantito dallo Stato. A tale sistema o ordine appartiene, per esempio,
la norma che siano proibiti partiti armati, la quale cosa implica una
limitazione del libero commercio delle armi implica dunque apertamente una
limitazione del libero mercato e della libert personale. Ma
chiaro che
questa limitazione ad opera dello Stato
da preferire a quelle limitazioni
imposte da capibanda che sicuramente sono da attendersi l dove mancano le
limitazioni ad opera dello Stato.

TV, 236
La libert di pensiero e la libera discussione sono valori fondamentali del
liberalismo che non hanno certo bisogno di ulteriori giustificazioni. Ci
nondimeno, essi sono suscettibili anche di una giustificazione pragmatica,
in base al ruolo che svolgono nella ricerca della verit .
CEC, 597
E' chiaro che l'idea di un mercato libero
paradossale. Se lo Stato non
interferisce, possono in tal caso interferire altre organizzazioni semipolitiche come monopoli, trust, sindacati, ecc., riducendo a una finzione
la libert del mercato. D'altra parte,
molto importante rendersi conto
del fatto che, senza un mercato libero accuratamente protetto, l'intero
sistema economico deve cessare di servire all'unico suo fine razionale, che
quello di soddisfare le richieste I del consumatore. Se il consumatore
non pu scegliere, se deve prendere quello che il produttore gli offre, se
il produttore, sia esso un produttore privato o lo Stato o un'agenzia
commerciale, padrone del mercato invece del consumatore, viene a
determinarsi una situazione per cui, in ultima analisi, il consumatore
svolge la funzione di fornire danaro e di assorbire scarti per conto del
produttore, e non
invece il produttore a soddisfare i bisogni e i
desideri del consumatore.
Qui ci troviamo evidentemente di fronte a un importante problema di
ingegneria sociale: il mercato deve essere controllato, ma in modo tale che
il controllo non impedisca la libera scelta del consumatore e non faccia
venire meno per i produttori la necessit di competere a vantaggio del
consumatore. La pianificazione economica che non pianifica per la libert
economica in questo senso ci spinger pericolosamente verso sbocchi
totalitari.
SAN, II 434
Liberalismo e intervento statale non sono tra loro in antitesi. Al
contrario, qualsiasi genere di libert
chiaramente impossibile se non
garantito dallo Stato.
Una certa quantit di controllo statale nell'educazione, per esempio,
necessaria, se i giovani devono essere protetti da una trascuratezza che li
renderebbe incapaci di difendere la loro libert e se lo Stato deve
provvedere a che tutte le attrezzature educative siano a disposizione di
tutti. Ma un eccessivo controllo statale in campo educativo
un fatale
pericolo per la libert , dato che porta fatalmente all'indottrinamento.
Come abbiamo gi detto, l'importante e difficile questione delle
limitazioni della libert non pu essere risolta da una formula rigida e
sbrigativa. E il fatto che ci saranno sempre dei casi dubbi dev'essere
considerato positivamente perch , senza lo stimolo di problemi politici di
contrasti politici di questo genere, la disponibilit dei cittadini a
battersi per la loro libert scomparirebbe ben presto e, con essa, la
libert .
SAN, I 145
Il liberalismo non ripone la propria speranza in una concordia di princ pi,
bens sul reciproco fecondo influsso e sull'ulteriore sviluppo delle
opinioni che ne consegue. Persino quando riusciamo a risolvere un problema
con generale soddisfazione, con la soluzione creiamo daccapo nuovi problemi
che condurranno a nuove divergenze d'opinioni; cosa che non
per da
deplorare.
ARM, 158
Quella vaga e non ben afferrabile essenza chiamata opinione pubblica
molto spesso pi illuminata e saggia dei governi, ma senza i freni di una
forte tradizione liberale rappresenta un pericolo per la libert .

Non bisogna riconoscere nell'opinione pubblica la vox dei, l'arbitro su


verit e falsit , ma essa
talvolta un giudice pi illuminato riguardo
alla giustizia ed altri valori morali. (La vendita degli schiavi nelle
colonie inglesi). E pericolosa come arbitra su questioni di gusto.
Purtroppo pu essere lavorata, messa in scena e pianificata. Possiamo
combattere tutti questi pericoli soltanto rafforzando le tradizioni del
liberalismo; e tutti possono collaborare a questo proposito.
ARM., 161
Personalmente credo s alla superiorit economica di una libera economia di
mercato e all'inferiorit della cos detta economia pianificata. Ma ritengo
fondamentalmente errato motivare con la superiorit economica il nostro
rifiuto della tirannia. Anche se l'economia statale, pianificata con
criteri centralistici, fosse superiore alla libera economia di mercato, io
sarei contrario all'economia pianificata, proprio perch accresce fino alla
tirannia il potere dello Stato.
Non il carattere antieconomico del comunismo che noi combattiamo:
la
sua illibert e la sua mancanza d'umanit . Non siamo disposti a vendere la
nostra libert per un piatto di lenticchie - nemmeno in cambio della
massima produttivit e della pi grande ricchezza, della massima sicurezza
economica - ammesso che cose simili si possano pagare con la mancanza di
libert .
ARM 227
Si pu affermare che i principi del liberalismo concernono la valutazione,
e se necessario la modificazione e il cambiamento delle istituzioni
esistenti, piuttosto che la loro sostituzione. In altre parole, il
liberalismo crede nell'evoluzione piuttosto che nella rivoluzione (a meno
che non si sia posti di fronte a una tirannide).
CEC,596
Lo Stato
un male necessario. I suoi poteri non dovrebbero essere
accresciuti oltre il necessario. Si potrebbe chiamare questo principio il
rasoio liberale (sulla scorta del rasoio di Ockham, del celebre principio
ciop secondo il quale gli enti metafisici non devono esser moltiplicati pi
del necessario).
ARM, 154.
Abbiamo bisogno di libert , per evitare gli abusi del potere dello Stato; e
abbiamo bisogno dello Stato, per evitare l'abuso della libert . Questo
un
problema che non potr mai essere risolto completamente in modo astratto
e mai di principio tramite leggi.
TV, 207
L'intervento dello Stato deve essere limitato a quanto
necessario per la protezione della libert .
SAN, II 153

veramente

L'interventismo
[...] estremamente pericoloso. Questo non
un argomento
decisivo contro di esso; il potere dello Stato fatalmente destinato a
restare sempre un male pericoloso, anche se necessario. Ma ci deve servire
ad ammonirci che, se allentiamo la nostra vigilanza e se non rafforziamo le
nostre istituzioni democratiche, nel momento stesso in cui conferiamo
maggior potere allo Stato mediante la pianificazione interventista
possiamo perdere la nostra libert . E se la libert
perduta, tutto
perduto, compresa la pianificazione. Infatti, perch dovrebbero essere
realizzati piani per il benessere del popolo se il popolo non ha il potere
d'imporli? Soltanto la libert pu rendere sicura la sicurezza.
Vediamo cos che non c' soltanto un paradosso della libert , ma anche un
paradosso della pianificazione di Stato. Se pianifichiamo troppo, se diamo

troppo potere allo Stato, allora la libert


significher la fine della pianificazione.
SAN, II 152-153

andr

perduta e ci

L'illimitata libert economica pu essere auto-distruttiva allo stesso modo


dell'illimitata libert fisica, e il potere economico pu essere quasi
altrettanto pericoloso che la violenza fisica; infatti, coloro che
dispongono di un'eccedenza di derrate possono costringere coloro che non
hanno niente da mangiare ad una servit liberamente accettata, senza
usare violenza. E, supponendo che lo Stato limiti le sue attivit alla
soppressione della violenza (e alla protezione della propriet ), una
minoranza che
economicamente forte pu in questo modo sfruttare la
maggioranza di coloro che sono economicamente deboli.
SAN, II 146
In qualche misura, apprezzo l'interventismo gradualistico democratico.
SAN, II 226
Il massimo pericolo dell'interventismo - specialmente di qualsiasi
intervento diretto - che esso porta a un aumento del potere dello Stato e
della burocrazia.
La maggior parte degli interventisti non si preoccupa di questo fatto, o
chiude gli occhi di fronte ad esso, e ci accresce il pericolo. Ma io credo
che, una volta che il pericolo sia fronteggiato apertamente, possibile
dominarlo.
SAN, II 226
XIV. I PERICOLI DELL'UTOPIA.
Il sognare una societ perfetta
pernicioso: i puritani speravano di
fondarla ed altrettanto fece Robespierre, ma quel che essi realizzarono non
fu il cielo in terra bens l'inferno di una spietata tirannia.
Giudico il cosiddetto utopismo una dottrina attraente, anzi, fin troppo
attraente, e addirittura pericolosa e nociva. Dal mio punto di vista essa
si vota da sola alla sconfitta e conduce alla violenza. Che si sconfigga da
sola una conseguenza del fatto che
impossibile determinare dei fini con
criteri scientifici. Non esiste alcun metodo scientifico per scegliere fra
due fini.
CEC, 607
Che il metodo utopistico, che elegge uno stato ideale della societ come
scopo cui tutte le azioni politiche devono tendere, possa generare
violenza, dimostrabile nel modo seguente. Dato che non possibile
determinare i fini ultimi delle azioni politiche scientificamente, o con
metodi puramente razionali, le differenze d'opinione circa le
caratteristiche dello stato ideale non possono sempre venire appianate col
metodo dell'argomentazione. Esse avranno almeno in parte il carattere dei
contrasti di natura religiosa, e non pu esservi tolleranza fra religioni
utopistiche diverse. Le mete utopistiche sono concepite per servire da
fondamento all'azione e alla discussione politiche razionali, e una tale
azione sembra possibile solo se lo scopo stabilito in modo definitivo.
L'utopista dunque deve riuscire vincitore o vinto nei confronti dei rivali
suoi simili che non condividono gli stessi ideali, non professando la
medesima religione utopistica.
Ma egli deve fare di pi . Dev'essere molto severo nell'eliminare e
soffocare tutte le posizioni eretiche rivali. La via che conduce alla meta
utopistica lunga. La razionalit dell'azione politica esige quindi
costanza di intenti per molto tempo a venire; e ci pu realizzarsi

soltanto se non ci si limita a sconfiggere le religioni utopistiche rivali,


ma si elimina il pi possibile ogni loro memoria.
CEC, 608-609
Il razionalismo utopico si vota da solo alla sconfitta.
Per quanto buoni siano i suoi fini, esso non procura la felicit , ma
soltanto la nota sofferenza derivante dall'esser costretti a vivere sotto
un governo tirannico.
CEC, 610
Quella che io critico sotto il nome di ingegneria utopica
la pretesa di
una ricostruzione globale della societ , cio di cambiamenti di immensa
portata, le cui conseguenze pratiche impossibile prevedere, data la
limitatezza delle nostre esperienze. Essa pretende di pianificare
razionalmente la societ nella sua interezza, bench non si disponga
neanche in minima parte della conoscenza fattuale che sarebbe necessaria
per legittimare una pretesa cos ambiziosa. Noi non possiamo possedere
siffatta conoscenza perch abbiamo insufficiente esperienza pratica di
questo genere di pianificazione e la conoscenza dei fatti deve essere
fondata sull'esperienza. Allo stato delle cose, la conoscenza sociologica
per l'ingegneria in larga scala
semplicemente inesistente.
SAN, I 200
Se dovessi dare una semplice formula o ricetta per distinguere fra quelli
che considero piani di riforma sociale ammissibili e gli inammissibili
progetti utopici, direi: Agisci per l'eliminazione dei mali concreti
piuttosto che per realizzare dei beni astratti. Non mirare a realizzare la
felicit con mezzi politici. Tendi piuttosto ad eliminare le miserie
concrete.
Oppure, in termini pi pratici, lotta per l'eliminazione della povert con
mezzi diretti - per esempio assicurando che ciascuno abbia un reddito
minimo.
Oppure lotta contro le epidemie e le malattie erigendo ospedali e scuole di
medicina. Combatti l'ignoranza al pari della criminalit . Ma fa tutto ci
con mezzi diretti: individua quello che ritieni il male pi urgente della
societ in cui vivi e cerca pazientemente di convincere la gente che
possibile eliminarlo.
Ma non cercare di realizzare questi obiettivi per via indiretta, concependo
e cercando di attuare un ideale remoto di societ in tutto valida.
CEC, 610-61 1
Non permettere che i sogni di un mondo perfetto ti distolgano dalle
rivendicazioni degli uomini che soffrono qui ed ora. I nostri simili hanno
diritto ad essere aiutati; nessuna generazione dev'essere sacrificata per
il bene di quelle future, in vista di un ideale di felicit che pu non
realizzarsi mai.
CEC, 61 1
L'atteggiamento utopistico

[...] opposto a quello di

I ragionevolezza. L'utopismo, anche se pu spesso presentarsi nelle forme


di un razionalismo, non pu essere altro che uno pseudorazionalismo.
CEC, 612
Il fascino che il futuro esercita sugli utopisti non ha niente a che fare
con la previdenza razionale.
Considerata in questa luce, la violenza alimentata dall'utopismo assomiglia
assai alla pazzia sanguinaria di certa metafisica evoluzionistica, di certa
isterica filosofia della storia, desiderosa di sacrificare il presente agli
splendori del futuro, e inconsapevole del fatto che questo suo principio

porterebbe a sacrificare ogni particolare periodo futuro a quello


successivo; e parimenti ignara della verit banale che il futuro ultimo
dell'uomo - checch gli riserbi il destino - non pu essere niente di
meglio della sua definitiva estinzione.
CEC, 613.
L'appello all'utopismo deriva dall'incapacit di comprendere che non
possiamo realizzare il paradiso in terra. Ritengo invece che possiamo, di
generazione in generazione, rendere la vita un poco meno terribile ed
ingiusta.
CEC, 613
L'approccio utopico presenta le seguenti caratteristiche. Ogni azione
razionale deve avere un determinato fine. Essa razionale nella misura in
cui persegue il suo fine consapevolmente e coerentemente, e nella misura in
cui stabilisce i suoi mezzi in funzione di questo fine. Scegliere il fine
quindi la prima cosa che dobbiamo fare se vogliamo agire razionalmente;
inoltre dobbiamo far attenzione a determinare i nostri fini reali o ultimi,
dai quali dobbiamo distinguere chiaramente quei fini intermedi o parziali
che, di fatto, sono soltanto mezzi, o fasi lungo la via che porta al fine
ultimo. Se rinunciamo a tale distinzione, dobbiamo anche rinunciare a
chiederci se questi fini parziali sono verosimilmente idonei ad avvicinarci
al fine ultimo e, quindi, non possiamo agire razionalmente. Questi
principi, se applicati al campo dell'attivit politica, richiedono da noi
la determinazione del nostro fine politico ultimo, cio dello Stato Ideale,
prima che sia intrapresa qualunque azione pratica.
Soltanto quando questo fine ultimo stabilito, almeno nelle sue linee
essenziali, soltanto quando siamo in possesso di una specie di modello
della societ alla quale aspiriamo, soltanto allora possiamo cominciare a
considerare i mezzi e i metodi migliori per la sua realizzazione e a
stendere un piano per l'azione pratica. Questi sono i presupposti necessari
di qualsiasi iniziativa politica che si possa chiamare razionale, e
specialmente dell'ingegneria sociale. Questo , in sintesi, l'approccio
metodologico che chiamo ingegneria utopica. Esso
convincente e attraente.
Di fatto,
proprio il genere di approccio metodologico che
capace di
attrarre tutti coloro che o non sono influenzati da pregiudizi storicistici
o reagiscono contro di essi. Ma appunto ci lo rende ancora pi pericoloso
e rende ancor pi necessaria la sua critica.
SAN. I 195-196
XV. CONTRO LO STORICISMO.
Lo storicismo confonde interpretazioni e teorie.
Questo uno dei suoi errori principali.
Per storicismo intendo una interpretazione del metodo delle scienze
sociali che aspiri alla previsione storica mediante la scoperta dei ritmi
o dei patterns, delle leggi, delle tendenze che sottostanno
all'evoluzione storica.
MDS, I 8
Per informare il lettore dei miei risultati pi recenti, mi propongo di
fornire, in poche parole, una traccia di questa confutazione dello
storicismo. L'argomento pu essere sintetizzato nelle cinque proposizioni
seguenti: 1. Il corso della storia umana fortemente influenzato dal
sorgere della conoscenza umana. (La verit di questa premessa deve essere
ammessa anche da coloro che nelle nostre idee, comprese quelle
scientifiche, altro non vedono se non il sottoprodotto di sviluppi

materiali di questo o quel genere.) 2. Noi non possiamo predire, mediante


metodi razionali o scientifici, lo sviluppo futuro della conoscenza
scientifica. (Questa asserzione pu essere logicamente provata in base ad
alcune considerazioni che seguono.) 3. Perci , non possiamo predire il
corso futuro della storia umana.
4. Ci significa che dobbiamo escludere la possibilit di una storia
teorica; cio , di una scienza sociale storica che corrisponda alla fisica
teorica. Non vi pu essere alcuna teoria scientifica dello sviluppo storico
che possa servire di base per la previsione storica.
5. Lo scopo fondamentale dello storicismo [...] , quindi, infondato. E lo
storicismo crolla.
MDS, 13-14
La tendenza dello storicismo (e delle visioni ad esso connesse) a fare da
supporto alla rivolta contro la civilt pu essere dovuta al fatto che lo
storicismo stesso , in larga misura, una reazione contro il peso della
nostra civilt e la sua richiesta di responsabilit personale.
SAN, I 24
L'astrologia, val la pena di rilevarlo, condivide con lo storicismo la
credenza in un destino predeterminato che pu essere predetto, ed essa
condivide con alcune importanti versioni dello storicismo (specialmente col
platonismo e col marxismo) la credenza che, nonostante la possibilit di
predire il futuro, noi possiamo in qualche modo influenzarlo, soprattutto
se effettivamente conosciamo ci che sta avvenendo.
SAN, I 260
Il mio atteggiamento nei confronti dello storicismo
ostilit fondata sulla convinzione che lo storicismo
valida o anche peggio.
SAN, 156

di aperta ostilit ,
una teoria non

Lo storicismo
una filosofia sociale e politica e morale (o, direi
piuttosto, immorale) e, in quanto tale, ha esercitato una grande influenza
fin dall'inizio della nostra civilt .
SAN, 11 307
Lo storicismo
impegnato a scoprire il cammino sul quale il genere umano
destinato a marciare; impegnato a scoprire la chiave della storia (come
la chiama J. Macmurray) o il senso della storia.
SAN, 11 318
Lo storicismo [...] pu essere bene illustrato da una delle pi semplici e
pi antiche delle sue forme, la dottrina del popolo eletto. Questa dottrina
uno dei tentativi fatti per rendere comprensibile la storia mediante una
interpretazione teistica, cio riconoscendo Dio come autore del dramma che
si svolge sulla Scena Storica. La teoria del popolo eletto, pi
specificatamente, sostiene che Dio ha scelto un popolo perch adempia alla
funzione di strumento privilegiato della sua volont e che questo popolo
erediter la terra.
In tale dottrina, la legge dello sviluppo storico
fissata dalla Volont
di Dio. Questa la differenza specifica che distingue la forma teistica da
altre forme di storicismo. Uno storicismo naturalistico, per esempio,
tratter la legge di sviluppo come una legge di natura; uno storicismo
spiritualistico la considera alla stregua di una legge di sviluppo
spirituale; uno storicismo economicistico la tratta alla stregua di una
legge di sviluppo economico. Lo storicismo teistico condivide con queste
altre forme la dottrina secondo la quale ci sono specifiche leggi storiche
che si possono scoprire e sulle quali si possono fondare predizioni
concernenti il futuro dell'umanit .

SAN, I 28-29
Come il gioco d'azzardo, lo storicismo
figlio della nostra sfiducia nella
razionalit e responsabilit delle nostre azioni. Esso
una falsa speranza
e una falsa fede, un tentativo di sostituire alla speranza e alla fede che
scaturiscono dal nostro entusiasmo morale e dal disprezzo del successo una
certezza che scaturisce da una pseudo-scienza, una pseudo-scienza delle
stelle o della natura umana del destino storico.
Sostengo che lo storicismo non soltanto insostenibile razionalmente ma
anche in conflitto con qualsiasi religione che predichi l'importanza della
coscienza.
Infatti, una religione siffatta deve concordare con l'atteggiamento
razionalistico nei confronti della storia nella sua accentuazione della
nostra responsabilit suprema per le nostre azioni e per le ripercussioni
di esse sul corso della storia. Certo, abbiamo bisogno di speranza; agire,
vivere senza speranza va oltre le nostre forze. Ma non abbiamo bisogno di
avere di pi e non ci deve essere dato di pi . Noi non abbiamo bisogno di
certezza. La religione, in particolare, non deve essere un surrogato dei
sogni e dei desideri; essa non deve somigliare n al possesso di un
biglietto di lotteria n al possesso di una polizza di una societ di
assicurazione. La componente storicistica nella religione
un elemento di
idolatria e di superstizione.
SAN, 11 329
La dottrina storicistica secondo cui compito delle scienze sociali di
prevedere gli sviluppi storici , a mio avviso, insostenibile.
Indubbiamente, tutte le scienze storiche sviluppano delle previsioni e,
senza dubbio, vi sono delle scienze sociali teoriche. Ma ci comporta
davvero - come credono gli storicisti - che compito delle scienze sociali
sia la profezia storica? Sembrerebbe di s : ma quest'impressione vien meno
appena introduciamo una chiara distinzione fra ci che dir previsione
scientifica, da un lato, e la profezia storica incondizionata,
dall'altro. Lo storicismo incapace di fare questa importante distinzione.
CEC, 575
Lo storicismo una teoria antichissima. Nelle sue forme pi antiche, come
nelle dottrine dei cicli vitali di citt e di razze,
in realt
antecedente al primitivo punto di vista teologico secondo il quale vi sono
scopi reconditi sotto ai decreti apparentemente ciechi del fato.
Sebbene questa divinazione degli scopi reconditi sia ben lontana dal modo
di pensare scientifico, ha lasciato tracce inconfondibili anche nelle teorie
storicistiche pi moderne: infatti ogni versione dello storicismo esprime
la sensazione di essere trascinata nel futuro da forze irresistibili.
MDS, 140
Tanto lo storicista quanto l'utopista sembrano impressionati, talora
profondamente, quando sperimentano in modo diretto il mutare di un ambiente
sociale (esperienza spesso paurosa, che qualche volta viene denominata
crollo sociale). Perci cercano ambedue di razionalizzare tali mutamenti,
l'uno profetizzando il corso dello sviluppo sociale, l'altro reclamando che
lo sviluppo va severamente e completamente controllato, o magari anche
fermato del tutto. Il controllo dev'essere totale, poich , se una qualunque
zona della vita sociale non fosse controllata in tal modo, vi si potrebbero
annidare quelle forze pericolose che conducono a cambiamenti imprevisti.
MDS, 75
L'elemento pi
indubbiamente
storicismo si
tutto unico,

forte dell'alleanza fra lo storicismo e l'utopismo


l'atteggiamento olistico che essi hanno in comune. Lo
occupa E dello sviluppo della societ considerata come un
e non dello sviluppo di particolari aspetti di essa; la

meccanica utopistica
MDS, 75
Lo storicismo
SAN, I 28

ugualmente olistica.

un metodo erroneo che produce risultati privi di valore.

XVI. IL TEMA DELLA TRADIZIONE.


Le tradizioni hanno la rilevante, duplice, funzione non solo di creare un
certo ordine, o qualcosa di simile a una struttura sociale, ma anche di
offrirci una base su cui possiamo operare, e che possibile sottoporre a
critica e cambiare.
Indubbiamente, vi
una tradizionale ostilit fra razionalismo e
tradizionalismo. I razionalisti sono inclini ad adottare un atteggiamento
di questo tipo: Non mi interessa la tradizione. Voglio giudicare ogni cosa
in base ai suoi propri meriti; voglio scoprire i suoi aspetti positivi e
negativi, e intendo farlo del tutto indipendentemente da qualsiasi
tradizione. Voglio giudicarla con la mia testa, e non con la testa di altri
vissuti molto tempo fa.
Che la faccenda non sia proprio cos semplice come suppone un tale
atteggiamento, emerge dal fatto che il razionalista, che afferma queste
cose,
egli stesso in gran parte legato a una tradizione razionalistica
che lo sostiene tradizionalmente. Il che mostra la debolezza di certi
inveterati atteggiamenti nei confronti del problema della tradizione.
CEC, 208
Alcuni tipi assai importanti di tradizione sono propri di un luogo, e non
possono essere facilmente trapiantati. Si tratta di beni preziosi, ed
assai difficile ristabilirli una volta che siano andati perduti. Mi
riferisco alla tradizione scientifica, che mi sta particolarmente a cuore.
Ho constatato che difficilissimo trapiantarla dai pochi luoghi in cui
ben radicata. Essa fu distrutta in Grecia duemila anni fa, e non si
riafferm per un tempo assai lungo. Analogamente, recenti tentativi di
trapiantarla dall'Inghilterra oltremare non hanno avuto un grande successo.
In alcuni paesi esteri, nulla colpisce quanto la mancanza di una tradizione
di ricerca. Chi voglia farla attecchire in un paese dove non esiste, ha da
condurre una vera lotta.
CEC, 209-210.
Il razionalista critico pu apprezzare le tradizioni: infatti, sebbene
creda nella verit , non pensa in ogni caso di esserne egli stesso
sicuramente in possesso.
Egli pu apprezzare il valore inestimabile di ogni accostamento ad essa; e
pu vedere che le tradizioni spesso giovano ad incoraggiare simili
progressi, e che, senza una tradizione intellettuale, l'individuo
difficilmente potrebbe compiere un solo passo verso la verit . E dunque
l'accostamento critico al razionalismo, il compromesso fra razionalismo e
scetticismo che per lungo tempo stato il fondamento della giusta via di
mezzo britannica: rispetto delle tradizioni e, nello stesso tempo,
riconoscimento della necessit di riformarle.
CEC,636
Si dovrebbe comprendere chiaramente che possono esservi soltanto due
atteggiamenti fondamentali nei confronti della tradizione. L'uno consiste
nell'accettarla acriticamente, spesso senza neppure esserne consapevoli. In
molti casi non possibile evitarlo; infatti, spesso, non ci rendiamo conto
di trovarci di fronte a una tradizione. Se porto l'orologio al polso
sinistro, non occorre che sia consapevole di accettare una tradizione. Ogni

giorno facciamo centinaia di cose influenzati da tradizioni di cui non


siamo coscienti. E se non sappiamo di agire sotto l'influenza di una
tradizione, non possiamo fare a meno di accettarla acriticamente.
L'altra alternativa
rappresentata da un atteggiamento critico, che pu
risolversi tanto nell'accettazione quanto nel rifiuto, o magari in un
compromesso. In ogni caso dobbiamo essere a conoscenza di una certa
tradizione, e averla compresa, prima di essere in grado di criticarla,
prima cio di poter dire: Rifiutiamo questa tradizione in base a
motivazioni di carattere razionale.
CEC, 210-211.
Non penso che possiamo mai liberarci completamente dai vincoli della
tradizione. Il cosiddetto processo di liberazione
in realt soltanto il
passaggio da una tradizione a un'altra. Siamo tuttavia in grado di
liberarci dai tab di una tradizione, e possiamo farlo non solo
rifiutandola, ma anche accettandola criticamente. Ci liberiamo da un tab
se vi riflettiamo, e ci domandiamo consapevolmente se dobbiamo accettarlo o
rifiutarlo. A questo scopo, dobbiamo innanzitutto avere con chiarezza
davanti a noi una certa tradizione, e dobbiamo comprendere, da un punto di
vista generale, quali possano esserne la funzione e il senso.
Per questo tanto importante che i razionalisti affrontino il problema:
essi infatti sono pronti a sfidare e a criticare tutto, compresa, mi
auguro, la loro propria tradizione. Pronti a porre degli interrogativi di
fronte a ogni cosa, almeno idealmente essi non si sottometteranno
ciecamente a nessuna tradizione, nemmeno alla loro.
CEC, 211.
La tradizione - astraendo da ogni nostro sapere innato principale fonte del nostro sapere.
ARM, 58

di gran lunga la

La cosiddetta vita sociale pu sussistere soltanto se siamo in grado di


sapere, e di ritenere con sicurezza, che vi sono cose ed eventi che devono
stare in un certo modo e non altrimenti.
Da ci si comprende la parte svolta dalla tradizione nella nostra vita.
Saremmo ansiosi, spaventati, frustrati, e non potremmo vivere nel mondo
sociale, se questo non contenesse una notevole misura di ordine e
molteplici forme di regolarit su cui basarci. La semplice esistenza di
queste ultime
forse pi importante dei loro peculiari pregi o difetti.
Esse sono necessarie come tali e vengono perci tramandate
indipendentemente dal fatto che siano o meno, per altri aspetti, razionali
o necessarie, giuste, belle, o quel che si vuole. La vita sociale esige una
tradizione.
CEC,225
La creazione delle tradizioni svolge [...] un ruolo analogo a quella delle
teorie. Le teorie scientifiche sono strumenti con cui cerchiamo di mettere
ordine nel caos in cui viviamo, per introdurvi la previsione razionale. Non
voglio che prendiate questo rilievo come una profonda affermazione
filosofica. E soltanto l'enunciazione di una delle funzioni pratiche delle
nostre teorie. Analogamente, la creazione di tradizioni, come tanta parte
della legislazione, svolge proprio la stessa funzione, consistente
nell'introdurre nel mondo sociale in cui viviamo un certo ordine e la
prevedibilit razionale. Non possibile agire razionalmente nel mondo se
non si ha idea di come esso risponder alle nostre azioni. Ogni azione
razionale presuppone un certo sistema di riferimento che risponda in modo
del tutto, o in parte, prevedibile.
La creazione di tradizioni nel campo sociale svolge una propria funzione,
al pari dell'invenzione di miti o teorie nel dominio della scienza
naturale: quella di aiutarci a mettere ordine negli eventi della natura.

CEC, 225
Tradizioni e istituzioni sono per molti aspetti strettamente affini.
CEC, 228
Solo molto raramente avviene che la gente desideri consapevolmente
instaurare una tradizione, e anche in simili casi
improbabile che vi
riesca. D'altra parte, chi non si mai sognato di creare una tradizione,
pu nondimeno pervenirvi senza avere alcuna intenzione in tal senso.
CEC, 216.
Certamente, noi dobbiamo molto alla tradizione, e la tradizione
molto
importante, ma anche la tradizione dev'essere analizzata in termini di
relazioni personali concrete. E, cos facendo, possiamo liberarci di
quell'atteggiamento che considera ogni tradizione come sacrosanta, o come
preziosa in s , sostituendo ad esso un atteggiamento che considera le
tradizioni come preziose o dannose, a seconda dei casi, in relazione
all'influenza che esercitano sugli individui. Cos possiamo renderci conto
del fatto che ciascuno di noi (per mezzo dell'esempio e della critica) pu
contribuire al consolidamento o alla liquidazione di codeste tradizioni.
SAN, Il, 270
Alle tradizioni pi importanti vanno ascritte quelle che costituiscono la
cornice morale di una societ (corrispondente alla costituzionale
cornice legislativa), e che incarnano il suo senso tramandato della
giustizia e della moralit , cos come il grado di sentimento morale da essa
raggiunto. Questa cornice morale serve da base sulla quale diventa
possibile conseguire un compromesso giusto e ragionevole tra interessi
contrastanti, l dove sia necessario. Questa cornice morale non
naturalmente immutabile, ma essa muta con relativa lentezza. Niente
pi
pericoloso della distruzione di questa cornice, di questa tradizione.
(Questa distruzione fu perseguita consapevolmente dal nazismo). Deve
portare alla fin fine ad un cinico nichilismo - al disprezzo e al
dissolvimento di ogni valore umano.
ARM, 156-157.
Le istituzioni da sole non sono sufficienti se non si radicano in
tradizioni. Le istituzioni sono sempre ambivalenti nel senso che - prive
dell'appoggio d'una solida tradizione - possono agire talvolta addirittura
nel senso opposto rispetto a quello in cui avrebbero dovuto agire. Ad
esempio l'opposizione parlamentare deve - in parole semplici - impedire
alla maggioranza di rubare il denaro dei contribuenti. Ma io ricordo di un
piccolo scandalo avvenuto in un paese dell'Europa sudorientale, che
esemplific l'ambivalenza di quest'istituzione. Fu il caso in cui
maggioranza ed opposizione si fecero corrompere da una forte somma di
denaro, che spartirono fra loro.
Le tradizioni sono necessarie per creare una specie d'anello di
congiunzione tra istituzioni da una parte, ed intenzioni e senso del valore
individuale dall'altra.
ARM, 155-156
Sotto l'aspetto quantitativo, come pure sotto quello qualitativo, la fonte
di gran lunga pi importante della nostra conoscenza - a parte la
conoscenza innata la tradizione. La maggior parte delle cose che
conosciamo le abbiamo imparate da esempi, o perch ci sono state dette, o
perch le abbiamo lette nei libri, o imparando come criticare, come
accogliere e accettare le critiche, come rispettare la verit .
CEC, 54

XVII. CRITICHE A PLATONE.


Da Platone in poi la megalomania
diffusa tra i filosofi.

stata la malattia sul lavoro pi

Bench io ammiri molte cose nella filosofia di Platone, anche al di l


delle parti che penso siano strettamente socratiche, non ritengo sia mio
compito quello di aggiungere agli altri, gi innumerevoli, un nuovo atto di
omaggio al suo genio. Mi propongo piuttosto di smantellare ci che, a mio
giudizio, vi di nocivo in questa filosofia. E la tendenza totalitaria
della filosofia politica di Platone che io cercher di analizzare e di
criticare.
SAN, I 56
E' inerente al programma di Platone un tipo di approccio alla politica che
, a mio giudizio, estremamente pericoloso. La sua analisi
di grande
importanza pratica dal punto di vista di una ingegneria sociale razionale.
L'approccio platonico al quale alludo pu essere considerato come tipico
dell'ingegneria utopica, in contrapposizione a un altro genere di
ingegneria sociale che io ritengo il solo veramente razionale e che pu
essere definito come ingegneria gradualistica.
SAN, I 195
La politica, per Platone, l'arte suprema. Essa un'arte, ma non nel
senso metaforico per cui possiamo parlare dell'arte di governare gli uomini
o dell'arte di fare certe cose, ma nel senso pi letterale della parola.
E un'arte della composizione, come la musica, la pittura e l'architettura.
Il politico platonico compone la citt per amore della bellezza.
Ma, a questo punto, sento il bisogno di protestare. Io non credo che le
vite umane possano essere ridotte a strumenti al fine di soddisfare il
desiderio di autoespressione di un artista: dobbiamo piuttosto pretendere
che ad ogni uomo sia riconosciuto, se lo vuole, il diritto di foggiarsi da
s la propria vita, nella misura in cui non ne risulta impedito l'analogo
diritto degli altri.
Per quanto grande possa essere la mia simpatia per l'impulso estetico,
affermo che l'artista deve cercare di esprimersi servendosi di materiale.
La politica, a mio giudizio, deve attenersi ai principi egualitari e
individualistici; i sogni di bellezza devono essere subordinati alla
necessit di aiutare gli uomini che sono in difficolt e che subiscono
ingiustizia e alla necessit di costruire istituzioni che servono a questi
fini.
SAN, 1204
La descrizione platonica della democrazia
una vivida, ma fortemente
ostile e ingiusta parodia della vita politica di Atene e del credo
democratico che Pericle aveva formulato in una maniera che rimasta sempre
insuperata, circa tre anni prima che Platone nascesse.
SAN, 166.
Platone [...] divenne, inconsciamente, il pioniere di molti propagandisti
che, spesso in buona fede, svilupparono la tecnica di fare appello a
sentimenti morali, umanitari, per fini immorali e anti-umanitari. Ed egli
ottenne l'effetto piuttosto sorprendente di convincere anche grandi
umanitari dell'immoralit e dell'egoismo del loro credo. Io non dubito che
riusc a persuadere anche se stesso. Egli trasfigur il suo odio nei
confronti dell'iniziativa individuale e la sua volont di arrestare ogni
cambiamento, in amore della giustizia e temperanza, di uno stato celeste
nel quale ognuno soddisfatto e felice e in cui la brutalit della caccia
al denaro sostituita da leggi di generosit e di amicizia.
Il suo sogno di unit e bellezza e perfezione, questo estetismo ed olismo e

collettivismo,
il prodotto e, nello stesso tempo, il sintomo del perduto
spirito di gruppo del tribalismo.
SAN, I 244
Ritengo che il programma politico di Platone, lungi dall'essere moralmente
superiore al totalitarismo, sia fondamentalmente identico ad esso. Io credo
che le obiezioni contro questa mia concezione si fondino su un vecchio e
profondamente radicato pregiudizio che tende a idealizzare Platone.
SAN, I 119
Molti filosofi, e fra essi alcuni dei pi grandi, non hanno dato una prova
troppo brillante di s . Persino Platone, il pi grande, il pi profondo e
il pi dotato di tutti i filosofi, aveva una concezione della vita umana
che io trovo ripugnante e addirittura terrificante. Eppure fu non solo un
grande filosofo e il fondatore di una delle pi grandi scuole professionali
di filosofia, ma un grande e ispirato poeta e scrisse, tra altre belle
opere, L'apologia di Socrate.
CIVF, 391
La sociologia di Platone
osservazione dei fatti.
SAN, 159

un geniale miscuglio di speculazione e di acuta

Platone [...] odiava l'individuo e la sua libert allo stesso modo che
odiava le varie esperienze particolari, la variet del mutevole mondo delle
cose sensibili.
Nel campo della politica, l'individuo
per Platone il Sommo Male in senso
assoluto.
SAN, I 137
Coloro i quali [...] esaltano la reputazione di Platone come maestro di
morale e proclamano al mondo che la sua etica , fra quelle proposte prima
di Cristo, la pi vicina al cristianesimo, spianano in realt la strada al
totalitarismo e, pi particolarmente, a un'interpretazione totalitaria,
anticristiana del cristianesimo.
SAN, I 137-138
Platone riconosce soltanto un criterio supremo di giudizio, l'interesse
dello Stato. Ogni cosa che lo rafforza
buona e virtuosa e giusta; ogni
cosa che lo minaccia cattiva e perversa e ingiusta. Le azioni che servono
ad esso sono morali; le azioni che lo mettono in pericolo sono immorali. In
altre parole, il codice morale di Platone
strettamente strumentale;
un
codice di utilitarismo collettivistico o politico. Il criterio della
moralit
l'interesse dello Stato. La moralit non
altro che igiene
politica.
Questa la teoria collettivistica, tribale, totalitaria della morale.
SAN, I 141
Desidero mettere in chiaro che credo nella sincerit del totalitarismo di
Platone. La sua pretesa dell'incontestato dominio di una classe sul resto
della societ era intransigente, ma il suo ideale non era certo quello del
massimo sfruttamento delle classi lavoratrici ad opera della classe
superiore; il suo ideale era la stabilit dell'insieme.
SAN, I 142
Noi non sapremo mai se negli scritti di Platone ci troviamo di fronte a un
cinico e cosciente tentativo di utilizzare ai propri fini i sentimenti
morali del nuovo umanitarismo oppure se ci troviamo di fronte a un tragico
tentativo di persuadere la sua alta coscienza dei mali dell'individualismo.
La mia personale impressione che la seconda alternativa sia vera e che

questo intimo conflitto sia il fondamentale segreto del fascino di Platone.


Penso che Platone si sent scosso fin nel profondo della sua anima dalle
nuove idee e specialmente dal grande individualista Socrate e dal suo
martirio. E penso che egli combatt contro questa influenza in se stesso e
negli altri con tutto il vigore della sua superiore intelligenza, bench
non sempre apertamente. Ci spiega anche perch , di tanto in tanto, nel
pieno della sua impostazione totalitaria, incontriamo alcune idee
umanitarie. E ci spiega perch fu possibile ai filosofi presentare Platone
come un umanitario.
SAN, 1142-143.
La teoria platonica della giustizia quale
presentata nella Repubblica e
nelle opere successive, un cosciente tentativo di aver la meglio sulle
tendenze egualitarie, individualistiche e protezionistiche del tempo, e di
rilanciare le rivendicazioni del tribalismo sviluppando una teoria morale
totalitaria. Nello stesso tempo Platone era profondamente colpito dalla
nuova morale umanitaria; ma, invece di combattere l'egualitarismo con
adeguate argomentazioni, evit perfino di discuterlo. E utilizz con
successo i sentimenti umanitari, di cui conosceva bene la forza, mettendoli
al servizio del dominio totalitario di classe di una razza dominatrice
naturalmente superiore.
SAN, I 154
Socrate ebbe soltanto un successore degno di lui, il suo vecchio amico
Antistene, l'ultimo della Grande Generazione. Platone, il suo discepolo pi
dotato, mostr ben presto di essere il meno fidato. Egli trad Socrate,
proprio come avevano fatto i suoi zii. Questi, oltre a tradire Socrate,
avevano anche tentato di implicarlo nei loro atti terroristici, ma non
riuscirono nel loro intento, perch egli resistette. Platone tent di
coinvolgere Socrate nel suo grandioso tentativo di costruire la teoria
della societ bloccata, e riusc senza difficolt nel suo intento, perch
Socrate era morto.
SAN, I 239
Socrate aveva rifiutato di compromettere la sua integrit personale.
Platone, con tutto il rigore della sua ripulitura della tela, fu spinto su
una strada lungo la quale compromise la sua integrit ad ogni passo che
fece. Egli fu spinto a combattere il libero pensiero e il perseguimento
della verit ; fu indotto a difendere la menzogna, i miracoli politici, la
superstizione dei tab , la soppressione della verit e, alla fine, la
violenza brutale. Nonostante l'avvertimento di Socrate a guardarsi dalla
misantropia e dalla misologia, fu indotto ad avere sfiducia nell'uomo e a
temere l'argomentazione razionale. Nonostante il proprio odio della
tirannide, fu spinto a vedere nel tiranno un possibile aiuto e a difendere
le pi tiranniche misure.
Dalla logica intima del suo finalismo antiumanitario,
dalla logica intima del potere, egli fu spinto inconsapevolmente allo
stesso punto al quale un tempo erano giunti i Trenta e al quale, pi tardi,
giunsero il suo amico Dione e altri fra i suoi numerosi discepoli-tiranni.
Egli non riusc ad arrestare il cambiamento sociale. (Solo molto pi tardi,
nelle et oscure, esso fu arrestato dal magico incantesimo
dell'essenzialismo platonico-aristotelico). Invece egli riusc a legarsi,
col proprio fascino, a potenze che una volta aveva odiato.
La lezione che noi dunque dovremmo apprendere da Platone esattamente
l'opposto di quanto egli vorrebbe insegnarci. E una lezione che non deve
essere dimenticata. Per quanto eccellente fosse la sua diagnosi
sociologica, lo sviluppo stesso di Platone dimostra che la terapia che
raccomandava peggiore del male che tentava di combattere. Arrestare il
cambiamento politico non costituisce un rimedio e non pu portare la
felicit . Noi non possiamo mai pi tornare .alla presunta ingenuit e

bellezza della societ


SAN. I 245.

chiusa.

XVIII. CRITICHE A HEGEL.


La farsa hegeliana durata anche troppo.
Noi dobbiamo por fine ad essa.

Hegel, la fonte di tutto lo storicismo contemporaneo, fu un diretto seguace


di Eraclito, Platone e Aristotele. Hegel realizz le cose pi miracolose.
Logico sommo, fu un gioco da bambini per i suoi efficacissimi metodi
dialettici estrarre veri conigli fisici da cappelli puramente metafisici.
SAN, II 37
La fama di Hegel stata costruita da coloro che preferiscono una rapida
iniziazione nei pi profondi segreti di questo mondo ai faticosi tecnicismi
di una scienza che, dopo tutto, pu solo deluderli con la sua incapacit di
svelare tutti i misteri. Infatti essi ben presto scoprirono che nulla
poteva essere applicato con tanta facilit a qualsivoglia problema e nello
stesso tempo con tanto impressionante (anche se solo apparente) difficolt
e con un cos rapido e sicuro ma imponente successo, nulla poteva essere
usato a cos buon mercato e con cos piccola conoscenza e formazione
scientifica, e nulla poteva dare una cos spettacolare aria scientifica,
quanto la dialettica hegeliana, l'arcano metodo che sostituiva la sterile
logica formale. Il successo di Hegel segn l'inizio dell'era della
disonest (come Schopenhauer qualific il periodo dell'idealismo tedesco)
e dell'era della irresponsabilit (come K. Heiden qualifica l'era del
totalitarismo moderno); prima di irresponsabilit intellettuale e poi, come
una delle sue conseguenze, di irresponsabilit morale; l'inizio di una
nuova era dominata dalla magia di parole altisonanti e dalla potenza del
gergo.
SAN, II 38
Sorge la domanda se Hegel abbia ingannato se stesso, ipnotizzato dal suo
stesso gergo ispirato, oppure se si sia audacemente proposto di ingannare e
incantare gli altri. Sono convinto che questa seconda alternativa sia la
vera.
SAN, II 39
Sembra improbabile che Hegel sarebbe mai diventato la pi influente figura
della filosofia tedesca se non avesse avuto alle sue spalle l'autorit
dello Stato prussiano
SAN, II 39.
Fuori del continente europeo, specialmente negli ultimi vent'anni,
l'interesse dei filosofi per Hegel andato pian piano svanendo.
Ma, se cos stanno le cose, perch preoccuparsi pi oltre di Hegel? La
risposta che l'influenza di Hegel
rimasta una forza potentissima,
nonostante che gli scienziati non lo abbiano mai preso sul serio e che (a
parte gli evoluzionisti) molti filosofi comincino a perdere interesse per
lui. L'influenza di Hegel, e specialmente quella del suo linguaggio,
ancora potentissima nella filosofia morale e sociale e nelle scienze
sociali e politiche (con la sola eccezione dell'economia). Specialmente i
filosofi della storia, della politica e dell'educazione subiscono ancora in
larghissima misura la sua influenza.
SAN, II 40

Per una ragione o per l'altra, i filosofi hanno mantenuto attorno a se


stessi, anche ai nostri giorni, una certa aura di magia. La filosofia
considerata come qualcosa di strano e di assurdo, che si occupa di quei
misteri di cui si occupa la religione, ma non in modo tale da poter essere
rivelata ai bambini o alla gente comune; essa considerata troppo
profonda per questo: la si considera la religione e la teologia degli
intellettuali, degli uomini colti e sapienti. L'hegelismo si adatta
perfettamente a queste opinioni; esso esattamente ci che questo genere
di superstizione popolare ritiene che la filosofia sia. Esso sa tutto su
tutto. Ha una risposta pronta per ogni domanda. E, del resto, chi pu avere
la certezza che la risposta non sia vera?
SAN, II 40
Come la Rivoluzione Francese riscopr le idee perenni della Grande
Generazione e del cristianesimo, libert , uguaglianza e fraternit di tutti
gli uomini, cos Hegel riscopr le idee platoniche che stanno dietro la
rivolta perenne contro la libert e la ragione.
L'hegelismo la rinascita del tribalismo. L'importanza storica di Hegel
pu essere vista nel fatto che egli rappresenta l'anello mancante, per
cos dire, fra Platone e la forma moderna del totalitarismo. La maggior
parte dei totalitarismi moderni sono assolutamente ignari del fatto che le
loro idee possono essere fatte risalire a Platone. Ma molti sono
consapevoli del loro debito verso Hegel e tutti sono cresciuti nella chiusa
atmosfera dell'hegelismo. Ad essi
stato insegnato di venerare lo Stato,
la storia e la nazione.
SAN, II 41
Lo storicismo di Hegel diventato il linguaggio di larghe cerchie di
intellettuali, anche di anti-fascisti dichiarati e uomini di sinistra.
Esso fa ormai cos intrinsecamente parte del loro clima intellettuale che
molti neppure se ne accorgono pi , sicch la sua sconvolgente disonest non
neanche pi avvertita, al pari dell'aria che si respira. Tuttavia, alcuni
filosofi della razza sono pienamente coscienti del debito che hanno verso
Hegel.
SAN, II 92-93
La farsa hegeliana durata anche troppo. Noi dobbiamo por fine ad essa.
Noi dobbiamo parlare - anche a costo di sporcarci maneggiando questa cosa
scandalosa che, sfortunatamente invano, fu denunciata con tanta chiarezza
un centinaio di anni fa. Troppi filosofi hanno trascurato gli ammonimenti,
tante volte ripetuti, di Schopenhauer; li hanno trascurati non tanto a loro
rischio e pericolo (ad essi non
poi andata male), quanto piuttosto a
rischio e pericolo di coloro ai quali loro hanno insegnato, a rischio e
pericolo del genere umano.
SAN, II 93-94
La filosofia, che al tempo di Platone aveva rivendicato la propria
supremazia sullo Stato, diventa con Hegel la pi servile ancella di esso.
SAN, II 58
Ai nostri tempi, l'isterico storicismo di Hegel
ancora il fertilizzante
al quale il totalitarismo moderno deve la sua rapida crescita. La sua
diffusione ne ha preparato il terreno ed ha educato l'intelligenza alla
disonest intellettuale.
SAN,II 71
Io sostengo che la dialettica di Hegel in larghissima misura concepita al
fine di pervertire le idee del 1789.
Hegel era perfettamente consapevole del fatto che il metodo dialettico pu
essere usato per distorcere un'idea nel suo contrario.

SAN, 11 53
Lo stato che Hegel ci ordina di venerare come l'Idea Divina in terra
precisamente la Prussia di Federico Guglielmo dal 1800 al 1830. E mi
domando se possibile un pi spregevole pervertimento di tutto ci che
degno nella vita dell'uomo; un pervertimento non solo della ragione, della
libert , dell'uguaglianza e delle altre idee della societ aperta, ma anche
di una sincera fede in Dio e persino di un sincero patriottismo.
SAN, II 60-61.
Seguo la distinzione di Schopenhauer fra la verbosit di Fichte e il
ciarlatanesimo di Hegel, bench riconosca che
forse un po' pedantesco
insistere su questa distinzione. L'intera vicenda interessante
soprattutto per la luce che getta sulla storia della filosofia e sulla
storia in generale. Non intendo riferirmi solo al fatto, forse pi
umoristico che scandaloso, che clowns siffatti vengano presi sul serio e
siano fatti oggetto di una specie di venerazione di studi solenni anche se
spesso noiosi (e di tesi scritte da esaminare). Non intendo riferirmi solo
al fatto sconcertante che il parolaio Fichte e il ciarlatano Hegel sono
posti allo stesso livello di uomini come Democrito, Pascal, Cartesio,
Spinoza, Locke, Hume, Kant, J. S.
Mill e Bertrand Russell e che il loro insegnamento morale
preso sul serio
e forse anche considerato superiore a quello dei pensatori or ora citati.
Ma intendo riferirmi pi particolarmente al fatto che molti di questi
storici panegiristi della filosofia, incapaci di distinguere fra pensiero e
fantasticheria, per non parlare del buono e del cattivo, osano affermare
che la loro storia il nostro giudice o che la loro storia della filosofia
una critica implicita dei diversi sistemi di pensiero. Infatti
chiaro, a mio avviso, che la loro adulazione pu essere solo una critica
implicita delle loro storie della filosofia e di quella pomposit e
cospirazione del rumore con cui viene glorificata l'attivit della
filosofia. Mi sembra che sia una legge di quella che questa gente si
compiace di chiamare natura umana il fatto che la presunzione cresca in
proporzione diretta della deficienza di pensiero e in proporzione inversa
della somma dei servigi resi al bene comune.
SAN, 11 66-67
Semel hegeliano, semper hegeliano.
SAN, 11 264
Non considero n Fichte n
dedizione alla verit .
CIVF, 394

Hegel come veri filosofi: diffido della loro

Il mio capitolo su Hegel stato molto criticato, ma io non posso accettare


la maggior parte di tali critiche, perch esse non riescono a rispondere
alle fondamentali obiezioni che ho sollevato contro Hegel; e cio che la
sua filosofia, se confrontata con quella di Kant (continuo a ritenere quasi
sacrilego mettere accanto l'uno all'altro questi due nomi), rappresenta un
terribile declino in fatto di sincerit intellettuale e di onest
intellettuale; che i suoi argomenti filosofici non devono essere presi sul
serio; e che la sua filosofia ha avuto una funzione decisiva nel promuovere
l'era della disonest intellettuale, come la chiam Konrad Heiden, e
nello spianare la strada a quella trahison des clercs contemporanea (alludo
al grande libro di Julien Benda) che ha contribuito a provocare finora due
guerre mondiali.
Non bisogna dimenticare che ho concepito il mio libro come un mio personale
sforzo di guerra: credendo, come credevo, nella responsabilit di Hegel e
degli hegeliani per buona parte di quanto era avvenuto in Germania, sentivo
che, come filosofo, avevo il dovere di dimostrare che questa filosofia

una pseudo-filosofia.
SAN, II 494-495.
La] filosofia dell'identit (nonostante contenesse alcune indicazioni
progressiste e alcune tiepide espressioni di simpatia nei confronti di
vari movimenti progressisti) ha avuto un ruolo decisivo nel crollo del
movimento liberale in Germania, movimento che sotto l'influenza della
filosofia di Kant, aveva prodotto grandi pensatori liberali come Schiller e
Wilhelm von Humboldt e opere importanti come il Saggio sulla
determinazione dei limiti dei poteri dello Stato di Humboldt.
Questa la prima e fondamentale accusa. La mia seconda accusa,
strettamente connessa con la prima,
che la filosofia dell'identit di
Hegel, con il contributo da essa recato allo storicismo e
all'identificazione di forza e diritto, ha incoraggiato la diffusione di
modi totalitari di pensiero.
La mia terza accusa
che l'argomentazione di Hegel (che certamente
richiedeva da lui un certo grado di sottigliezza, bench non maggiore di
quella di cui
legittimo aspettarsi sia dotato un grande filosofo)
piena
di artifici e di errori logici presentati con pretenziosa solennit . Ci
non solo ha minato e alla fine abbassato i livelli tradizionali di onest e
responsabilit intellettuale, ma ha contribuito anche alla diffusione del
filosofare totalitario e, cosa ancora pi grave, ha fatto venir meno ogni
risoluta resistenza .intellettuale ad esso.
SAN, II 496-497
XIX. CRITICHE A MARX.
Nonostante i suoi meriti, Marx fu, a mio avviso, un falso profeta.
Non si pu rendere giustizia a Marx senza riconoscere la sua sincerit . La
sua apertura di mente, il suo senso dei fatti, il suo disprezzo per la
verbosit , e specialmente la verbosit moraleggiante, hanno fatto di lui
uno dei pi importanti combattenti, a livello mondiale, contro l'ipocrisia
e il fariseismo. Egli provava un bruciante desiderio di andare in aiuto
degli oppressi ed era pienamente conscio della necessit di cimentarsi nei
fatti e non solo a parole. Essendo dotato di un'intelligenza essenzialmente
teorica, egli consacr immense fatiche alla messa a punto di quelle che
riteneva fossero armi scientifiche per la lotta in vista del miglioramento
della sorte della stragrande maggioranza degli uomini. La sua sincerit
nella ricerca della verit e la sua onest intellettuale lo distinguono, a
mio giudizio, da molti dei suoi seguaci (bench disgraziatamente egli non
si sia del tutto sottratto all'influenza corruttrice di un'educazione che
matur nell'atmosfera della dialettica hegeliana, denunciata da
Schopenhauer come distruttiva di ogni intelligenza). L'interesse di Marx
per la scienza sociale e per la filosofia sociale fu fondamentalmente un
interesse pratico. Egli vedeva nella conoscenza un mezzo per promuovere il
progresso dell'uomo.
Perch , allora, attaccare Marx? Nonostante i suoi meriti, Marx fu, a mio
avviso, un falso profeta. Egli fu un profeta del corso della storia e le
sue profezie non sono risultate vere; ma questa non
la mia accusa
maggiore. E molto pi importante il fatto che egli svi un gran numero di
persone intelligenti portandole a credere che la profezia storica sia il
modo scientifico di approcciare i problemi sociali. Marx responsabile
della rovinosa influenza del metodo di pensiero storicista tra i ranghi di
quanti vogliono far avanzare la causa della societ aperta.
SAN, II 98
La mia critica del materialismo storico di Marx non deve certamente
essere considerata come una prova della mia preferenza per l'idealismo

hegeliano nei confronti del materialismo di Marx; io spero di aver messo in


chiaro che in questo conflitto fra idealismo e materialismo le mie simpatie
sono per Marx. Quello che io desidero dimostrare
che l'interpretazione
materialistica della storia di Marx, per quanto apprezzabile possa essere,
non deve essere presa troppo sul serio; che noi non possiamo considerarla
pi che un apprezzabilissimo invito a guardare le cose nel loro rapporto
con il proprio sfondo economico.
SAN, II 129-130
Marx fu l'ultimo dei creatori di grandi sistemi olistici. Noi dovremmo aver
cura di fermarci a questo punto e di non sostituire al suo un altro Grande
Sistema. Non abbiamo bisogno di olismo: abbiamo invece bisogno di ingegneria soc
iale gradualistica.
SAN, II 156-157.
Marx era un razionalista. Come Socrate e come Kant, egli credeva nella
ragione quale base dell'unit del genere umano. Ma la sua dottrina che le
nostre opinioni sono determinate dall'interesse di classe acceler il
declino di questa fede. Come la dottrina di Hegel che le nostre idee sono
determinate da tradizioni e interessi nazionali, cos la dottrina di Marx
ha finito col minare dalle fondamenta la fiducia razionalistica nella
ragione. Cos minacciato sia da destra che da sinistra, l'atteggiamento
razionalistico nei confronti dei problemi sociali ed economici non pot
opporre resistenza quando la profezia storicistica e l'irrazionalismo
oracolare sferrarono un attacco frontale contro di esso. Questa la
ragione per cui il conflitto fra razionalismo e irrazionalismo diventato
il pi importante problema intellettuale e forse anche morale del nostro
tempo.
SAN, II 267
Sono ben lontano dal difendere la teoria dello Stato di Marx. Soprattutto
la sua teoria dell'impotenza di ogni politica e la sua concezione della
democrazia mi sembra siano non solo errori, ma errori fatali. Bisogna
riconoscere che, dietro queste cupe e ingegnose teorie, stava una cupa e
deprimente esperienza. E bench Marx, a mio giudizio, non sia riuscito a
capire il futuro che cos ardentemente desiderava prevedere mi sembra che
anche le sue teorie sbagliate siano prove della sua acuta intuizione
sociologica delle condizioni del suo tempo e del suo profondissimo
umanitarismo e senso della giustizia.
SAN, II 142
La teoria del valore di Marx
SAN, II 203

una teoria essenzialistica o metafisica.

La scienza progredisce attraverso tentativi ed errori.


Marx tent e, bench abbia sbagliato nelle sue dottrine fondamentali, non
ha tentato invano. Egli ci ha aperto gli occhi e ce li ha resi pi acuti in
molti modi.
Un ritorno alla scienza sociale pre-marxiana inconcepibile. Tutti gli
autori contemporanei hanno un debito nei confronti di Marx, anche se non lo
sanno.
Ci
specialmente vero nel caso di coloro (e questo
anche il mio caso)
che dissentono dalle sue dottrine.
SAN, II 98
Nutrendo un profondo disprezzo per il moralista, che di solito predica bene
e razzola male, Marx fu restio a formulare esplicitamente le sue
convinzioni etiche. I principi di umanit e di decoro erano per lui cose
che non avevano bisogno di discussione, cose che si dovevano dare per
scontate. (Anche in questo campo egli era un ottimista). Egli attaccava i

moralisti perch vedeva in essi gli apologeti servili di un ordine sociale


che considerava immorale; attaccava gli esaltatori del liberalismo, perch
si mostravano soddisfatti e perch identificavano la libert con la libert
formale allora vigente nell'ambito di un sistema sociale che di fatto
distruggeva la libert . Cos , per via implicita, egli ammetteva il suo
amore per la libert , e nonostante la sua propensione, come filosofo, per
l'olismo, egli non fu certamente un collettivista, perch sperava nella
estinzione dello Stato. La fede di Marx era, a mio giudizio,
fondamentalmente una fede nella societ aperta.
SAN, II 236
La teoria di Marx si pu considerare confutata dal corso degli eventi
accaduti durante la Rivoluzione Russa. Per Marx i cambiamenti rivoluzionari
cominciano alla base: vale a dire: i mezzi di produzione cambiano per
primi, poi cambiano le condizioni sociali della produzione, quindi il
potere politico, e infine le credenze ideologiche che sono le ultime a
cambiare. Ma nella Rivoluzione Russa il primo a cambiare fu il potere
politico, e quindi l'ideologia (dittatura pi elettrificazione) cominci a
cambiare le condizioni sociali e i mezzi di produzione dall'alto. Per
eludere questa falsificazione, la reinterpretazione della teoria marxiana
della rivoluzione immunizz questa stessa teoria contro ulteriori attacchi
trasformandola nella teoria volgar-marxista (o socioanalitica), che ci dice
che il motivo economico e la lotta di classe pervadono la vita sociale.
RNF, 56
Marx, lo riconosco, fu spesso intollerante. Nondimeno ho l'impressione - ma
pu darsi benissimo che mi sbagli - che egli avesse sufficiente senso
critico, da rendersi conto della debolezza di ogni dogmatismo e che avrebbe
certo detestato il modo in cui le I sue teorie vennero trasformate in un
complesso di dogmi.
SAN, II 402
In certe circostanze, le idee possono rivoluzionare le condizioni
economiche di un paese, invece di essere modellate da queste condizioni.
Usando la terminologia di Marx, potremmo dire che egli aveva sottovalutato
la forza del regno della libert e le sue possibilit di conquista del
regno della necessit .
SAN, II 128
Marx scopr l'importanza del potere economico, ed
comprensibile che ne
abbia esagerato la portata.
Egli e i marxisti vedono il potere economico dappertutto Il loro argomento
in sostanza questo: chi ha il denaro ha il potere; infatti, se
necessario, pu comprarsi delle armi e anche dei gangsters. Ma si tratta di
un argomento vizioso.
SAN, II 149
Gli argomenti sui quali si fonda la profezia storica di Marx non sono
validi. Il suo ingegnoso tentativo di trarre conclusioni profetiche
dall'osservazione delle tendenze economiche contemporanee
fallito. La
ragione di questo fallimento non sta in qualche insufficienza della base
empirica dell'argomento. Le analisi sociologiche ed economiche della
societ contemporanea lasciateci da Marx possono essere state alquanto
unilaterali ma, nonostante questa loro distorsione, appaiono eccellenti
nella misura in cui si limitano ad essere descrittive. La ragione del suo
fallimento come profeta va esclusivamente ricercata nella povert dello
storicismo in quanto tale, nel semplice fatto che, anche se constatiamo
oggi il manifestarsi di una certa tendenza o direzione storica, non
possiamo sapere quale aspetto essa potr assumere domani.
Dobbiamo riconoscere che Marx vide molte cose nella giusta luce. Se

consideriamo soltanto la sua profezia che il sistema di capitalismo


sfrenato, quale lo conobbe, non sarebbe durato molto a lungo, e che i suoi
apologeti, i quali pensavano che sarebbe durato per sempre, avevano torto,
dobbiamo senz'altro dire che aveva ragione. Egli aveva anche ragione quando
sosteneva che sarebbe stata in larga misura la lotta di classe, cio
l'associazione dei lavoratori, a provocare la trasformazione di esso in un
sistema economico nuovo.
SAN,II 225
L'elemento profetico nel credo di Marx rimasto predominante nelle menti
dei suoi seguaci, inducendoli a mettere da parte tutto il resto, bandendo
la forza del giudizio spassionato e critico e distruggendo la convinzione
che con l'uso della ragione possiamo cambiare il mondo. Tutto quel che
rimasto dell'insegnamento di Marx fu la filosofia oracolare di Hegel che,
nei suoi travestimenti marxisti, minaccia di paralizzare la lotta per la
societ aperta.
SAN, II 231
Nel marxismo l'elemento religioso
inequivocabile.
Nell'ora della pi profonda miseria e degradazione, la profezia di Marx
diede ai lavoratori un'ispirata fede nella loro missione e nel grandioso
futuro che il loro movimento avrebbe preparato per l'intero genere umano.
SAN, II 230-231
Per dirla brutalmente, Marx condivideva la fede del industriale
progressista, del borghese del suo tempo: la fede nella legge del
progresso. Ma questo ingenuo ottimismo storicistico, di Hegel e di Comte,
di Marx e di Mill, non
meno superstizioso di uno storicismo pessimistico
quale quello di Platone o di Spengler. Ed
veramente un cattivo utensile
per un profeta, dato che finisce fatalmente con l'imbrigliare
l'immaginazione storica.
SAN, II 230
Il capitalismo, nel senso in cui ne parla Marx, non c' pi . La societ ,
conosciuta da Marx, ha sub to grandi, anzi, meglio, colossali rivoluzioni.
Quel lavoro manuale, un tempo insopportabilmente duro ed estenuante, che
doveva venir fatto da milioni di uomini, e da un numero ancor pi grande di
donne, quel lavoro, dunque, nelle nostre societ occidentali
scomparso
TV, 283
In contrasto con gli hegeliani dell'ala destra, Marx fece un onesto
tentativo di applicare metodi razionali ai pi urgenti bisogni della vita
sociale. Il valore di questo tentativo non risulta compromesso dal fatto
che esso, come cercher di dimostrare, in larga misura fallito.
SAN, II 97
Marx combatt , ed aveva ragione di farlo, contro quello che chiamava
utopismo. [...] Ma, poich era
anch'egli un romantico, non riusc a individuare la I pi pericolosa
componente dell'utopismo, cio l'isterismo romantico, l'irrazionalismo
estetizzante.
SAN, II 412
Nonostante tutto il suo acuto modo di ragionare e tutti i suoi sforzi per
usare il metodo scientifico, Marx lasci che i sentimenti irrazionali ed
estetici prendessero, in certi casi, completo controllo dei suoi pensieri.
SAN, 11412
La speranza di ridurre la miseria e la violenza, di aumentare la libert ,
fu, ritengo, fra i motivi ispiratori di Marx e di molti suoi seguaci, ed
una speranza che anima molti di noi.

Sono convinto tuttavia che questi obiettivi non possono essere realizzati
con metodi rivoluzionari. Al contrario, penso che questi ultimi possono
soltanto peggiorare le cose, aumentando le sofferenze non necessarie,
generando una sempre pi diffusa violenza e distruggendo inevitabilmente la
libert .
Ci appare chiaro se ci rendiamo conto che una rivoluzione distrugge sempre
l'intelaiatura istituzionale e tradizionale della societ . Essa dunque
mette necessariamente in pericolo lo stesso insieme di valori per la
realizzazione dei quali stata intrapresa. In realt , un insieme di valori
pu avere un significato sociale, solo nella misura in cui esiste una
tradizione sociale che li sostiene. Ci
vero per gli obiettivi che si
propone una rivoluzione, come per qualsiasi altro valore.
Ma se si comincia a rivoluzionare la societ , e a sradicarne le tradizioni,
non possibile fermare questo processo se e quando si vuole. In una
rivoluzione tutto
messo in discussione, compresi i propositi dei
rivoluzionari animati dalle migliori intenzioni; poich tali propositi sono
nati, e sono stati alimentati, dalla societ che la rivoluzione distrugge.
CEC, 583
Provo molta simpatia per la speranza di Marx in un declino dell'influenza
dello Stato.
SAN, II 226
La divergenza di interessi in seno sia alle classi governanti che alle
classi governate tanto forte che la teoria delle classi di Marx deve
essere considerata come un'eccessiva e pericolosa semplificazione, anche se
siamo disposti ad ammettere che il contrasto fra ricchi e poveri
sempre
di fondamentale importanza.
Uno dei grandi temi della storia medioevale, la lotta fra Papi e
Imperatori,
un esempio di dissenso in seno alla classe dirigente.
SAN, II 132
XX. CRITICHE ALLA PSICOANALISI.
La psicoanalisi [...] attraversa, a mio avviso, una fase metafisica.
Non sembra esserci nessun pensabile comportamento umano che possa
contraddire la psicoanalisi. Se un uomo salva la vita ad un altro uomo e
se, egli, invece, mette in pericolo la vita di un suo vecchio amico - e
qualsiasi cosa noi potremmo immaginare circa comportamenti umani i pi
strani, niente di tutto ci potr contraddire la psicoanalisi. La
psicoanalisi pu di principio spiegare ogni pi insolito comportamento
umano. Essa, pertanto, non empiricamente falsificabile, non
controllabile.
Con ci non intendo dire che Freud non abbia visto molte cose
correttamente. Quello che, per , io affermo
che la sua teoria non ha
natura di scienza empirica: essa non affatto controllabile.
TV, 40 41
Il metodo della ricerca delle verifiche mi sembrava errato - mi sembrava,
in realt , il tipico metodo di una pseudo-scienza. Mi resi conto della
necessit di distinguere, con tutta la chiarezza possibile, questo metodo
dall'altro - il metodo consistente nel controllare il pi severamente
possibile una teoria, cio , il metodo della critica, il metodo della
ricerca di esempi che la falsificano.
Il metodo della ricerca di verifiche non era soltanto acritico:
incoraggiava altres un atteggiamento acritico sia nell'espositore che nel
lettore. Esso minacciava, in questo modo, di distruggere l'atteggiamento
della razionalit , dell'argomentazione critica.

Freud era di gran lunga il pi lucido e persuasivo fra gli espositori delle
teorie di cui sto parlando. Ma qual era il suo metodo di argomentazione?
Egli proponeva esempi, li analizzava, e mostrava che si adattavano alla sua
teoria, o che la sua teoria si poteva descrivere come una generalizzazione
dei casi analizzati. A volte, faceva appello ai suoi lettori perch
rimandassero le loro critiche, e dichiarava che avrebbe risposto a tutte le
critiche ragionevoli in un'occasione successiva. Ma quando considerai un
po' pi da vicino un certo numero di casi importanti, scoprii che le
risposte non arrivavano mai. Tuttavia, fatto abbastanza strano, molti
lettori si ritenevano soddisfatti.
PL, 180-181
Sono convinto che esista un mondo dell'inconscio, e che le analisi dei
sogni esposte da Freud nel suo libro siano fondamentalmente corrette, anche
se indubbiamente incomplete (come lo stesso Freud mette in chiaro) e,
necessariamente, alquanto unilaterali. Dico necessariamente perch
persino la pura osservazione non mai neutra il risultato necessario
di un'interpretazione. (Le osservazioni vengono sempre raccolte, ordinate,
decifrate, valutate alla luce delle nostre teorie. In parte per queste
ragioni, le osservazioni tendono a sostenere le nostre teorie. Questo
sostegno di poco o nessun valore, a meno che non adottiamo,
consapevolmente un atteggiamento critico e cerchiamo confutazioni,
piuttosto che verifiche, delle nostre teorie.) Ci che vale persino per
le osservazioni pi distaccate varr anche per l'interpretazione dei sogni.
PL, 181-182
Sono, in realt , convinto che Freud avrebbe potuto enormemente migliorare
la sua teoria, se il suo atteggiamento nei confronti della critica - nei
confronti, soprattutto, della critica disinformata, come gli psicanalisti
amano chiamarla - fosse stato diverso. E, tuttavia, non pu esserci dubbio
che Freud fosse assai meno dogmatico della maggior parte dei suoi seguaci,
che tendevano a fare della nuova teoria una religione, completa di martiri,
di eretici, e di scismi, e che consideravano ogni critico come un nemico o almeno come una persona disinformata (che aveva bisogno, cio , di
essere analizzata).
PL, 185
Penso che L'interpretazione dei sogni di Freud sia una grande conquista.
Essa, tuttavia, ha il carattere dell'atomismo pre-democriteo - o forse
della raccolta dei miti olimpici di Omero - piuttosto che quello di una
scienza controllabile. Certamente, essa mostra che anche una teoria
metafisica infinitamente meglio della mancanza di una teoria; ed ,
suppongo, un programma per una scienza psicologica paragonabile
all'atomismo o al materialismo, o alla teoria elettromagnetica della
materia, o alla teoria del campo di Faraday, che erano tutti programmi per
la scienza fisica. Ma
un fondamentale errore credere che, poich viene
costantemente verificata, debba essere una scienza, basata
sull'esperienza.
PL, 189
Gli psicoanalisti tendono a parlare delle cosiddette osservazioni
cliniche presentandole come osservazioni che invariabilmente sostengono la
teoria psicoanalitica. Senonch , tali osservazioni sono sempre
interpretate: e lo sono in accordo con la teoria psicoanalitica stabilita.
Ci solleva la seguente domanda:
legittimo pretendere che le osservazioni
confermino la teoria? O detto in altro modo: possiamo forse concepire un
comportamento umano non interpretabile in termini psicoanalitici? Se la
risposta a questa domanda
negativa, allora possiamo sostenere, prima di
ogni osservazione, che ogni concepibile esame dei fatti risulter
interpretabile alla luce della teoria psicoanalitica e che perci sembrer
confermarla. Il punto
che, se questo pu essere affermato prima di ogni

osservazione, allora il tipo di sostegno da questa assicurato non pu


essere considerato come genuinamente empirico o frutto di osservazioni.
MDC, 121
Le due teorie psicanalitiche [di Freud e di Adler ...] semplicemente non
erano controllabili, erano inconfutabili. Non c'era alcun comportamento
umano immaginabile che potesse contraddirle.
Ci non significa che Freud e Adler non vedessero correttamente certe cose:
personalmente non ho dubbi che molto di quanto essi affermano ha una
considerevole importanza, e potr ben svolgere un suo ruolo, un giorno, in
una scienza psicologica controllabile. Ma questo non significa che le
osservazioni cliniche, che gli analisti ingenuamente considerano come
conferme delle loro teorie, di fatto confermino queste ultime pi di quanto
facessero le conferme quotidiane riscontrate dagli astrologi nella loro
pratica. E, quanto all'epica freudiana dell'Io, del Super-Io e dell'Es, non
si pu avanzare nessuna pretesa ad un suo stato scientifico, pi
fondatamente di quanto lo si possa fare per l'insieme delle favole omeriche
dell'Olimpo. Queste teorie descrivono alcuni fatti, ma alla maniera dei
miti. Esse contengono delle suggestioni psicologiche assai interessanti, ma
in una forma non suscettibile di controllo.
CEC, 68-69
XXI. L'IMPORTANZA DEL PENSIERO CRITICO.
Il segreto dell'eccellenza intellettuale

lo spirito di critica.

Il metodo critico o razionale consiste nel far morire le nostre ipotesi al


nostro posto.
Tutte le critiche sono preziose, sebbene alcune siano pi preziose di
altre.
Il pi prezioso
un genere di critica che prenda una teoria, la formuli
chiaramente e nettamente quanto pi
possibile, la metta, per cos dire,
nella sua migliore forma possibile e cerchi poi di mostrare come,
ciononostante, essa contenga qualcosa di sbagliato.
Il meno prezioso un genere di critica che fraintenda una teoria, o ne dia
un'interpretazione errata, e mostri che nella teoria, cos fraintesa e male
interpretata, c' qualcosa che non va. E mia ferma convinzione che perfino
questo genere di critica possiede di solito un qualche valore
intellettuale: ci pu insegnare dove il nostro modo di affrontare la
questione sia esposto a fraintendimenti e a interpretazioni errate; dove si
sarebbe potuto scegliere una formulazione migliore; e forse
pi
importante, dove il modo generale di affrontare la questione adottato dal
nostro critico differisca dal nostro modo, cos che, per risolvere i
fraintendimenti e le errate interpretazioni, dobbiamo discutere i nostri
problemi a un livello pi profondo.
CDSM, 62
Ho sempre sottolineato il bisogno di un po' di dogmatismo: lo scienziato
dogmatico ha un importante ruolo da svolgere. Se ci arrendiamo troppo
facilmente alla critica non troveremo mai dove sta il reale potere delle
nostre teorie.
SN, 126
Tutta la conoscenza prescientifica, sia essa animale o umana,
dogmatica;
e con la scoperta del metodo non-dogmatico, cio del metodo critico,
comincia la scienza.
La scoperta del metodo critico presuppone, in ogni caso, un linguaggio

umano descrittivo e un linguaggio in cui si possano sviluppare


argomentazioni critiche.
Possibilmente, il metodo critico presuppone pure una scrittura. Il metodo
critico, infatti, consiste sostanzialmente nel fatto che i nostri tentativi
di soluzione, le nostre teorie e le nostre ipotesi possano venirci
presentati oggettivamente, linguisticamente formulati, in modo tale da
poterli fare oggetto di una indagine consapevolmente critica.
TV, 27
La cosa essenziale nella scienza
l'atteggiamento critico. Dapprima,
quindi, costruiamo teorie, e poi queste teorie noi le critichiamo. Il fatto
che abbiamo un atteggiamento molto umano nei confronti delle nostre teorie,
e che normalmente tentiamo di difenderle, invece di criticarle - le nostre
proprie teorie -, produce qualcosa come una competizione amichevole-ostile
tra gli scienziati. Se riguardo alla mia teoria non sono io stesso
sufficientemente critico, vi saranno cento persone che la considereranno in
modo molto critico.
E bisogna rallegrarsi di questo atteggiamento critico.
Non bisogna invece rallegrarsi del fatto che la critica
spesso personale.
Anche questo molto umano.
Quasi sempre le critiche alle teorie diventano critiche pi o meno
personali contro coloro che hanno prodotto tali teorie. Questa una
debolezza umana contro la quale si dovrebbe insorgere, ma c' ben poca
speranza. Talch , occorre rassegnarsi a questo fenomeno, che ricompare di
continuo. Ma molto importante, ed anche enormemente importante per motivi
educativi, di enorme rilievo per la democrazia, che si dia il buon esempio
e si cerchi di fare la critica il pi oggettiva possibile. Si tratta forse
d'un ideale irraggiungibile; ma , comunque, per lo scienziato almeno un
ideale molto urgente e importante che ogni critica la si faccia in maniera
oggettiva.
FA, 75-76
La discussione razionale e il pensiero critico non sono come i sistemi
primitivi di interpretazione del mondo; non sono una struttura alla quale
siamo vincolati e legati. Al contrario, essi sono i mezzi per evadere dalla
prigione - per liberarci.
PL, 173
La critica richiede sempre un certo grado di immaginazione, mentre il
dogmatismo la sopprime.
SAN, II 284.
Una critica detta immanente se attacca una teoria dall'interno,
adottandone tutte le assunzioni o le presupposizioni, e solo queste; ed
detta trascendente se attacca una teoria dall'esterno, procedendo da
assunzioni e presupposizioni estranee alla teoria criticata.
PL,57
La nostra discussione critica
verit .
CO, 407

controllata dal nostro interesse alla

Le argomentazioni critiche sono uno strumento di controllo: esse sono uno


strumento per eliminare errori, uno strumento di selezione. Noi risolviamo
i nostri problemi cercando di proporre varie ipotesi e teorie in
competizione, come palloni sonda, per cos dire, e sottomettendo tali
ipotesi e teorie alla discussione critica e alle prove empiriche, allo
scopo di eliminare l'errore.
CO, 313

Possiamo distinguere due tipi di critica: una critica orientata secondo


criteri estetico-letterari ed una critica con orientamento razionale. La
prima porta dal
mito alla poesia, la seconda porta dal mito alla scienza o, pi
precisamente, alla scienza della natura. La prima ricerca la bellezza del
linguaggio, l'energia del ritmo, il potere illuminante e la plasticit
delle immagini, delle metafore, la tensione drammatica e la forza di
persuasione. Questo genere di giudizio critico porta alla poesia,
soprattutto alla poesia epica e drammatica, al canto poetico e infine anche
alla musica classica.
ARM, 230-231.
Anche se si deve ammettere che ogni critica prende le mosse da determinati
presupposti, ci non significa necessariamente che, affinch la critica sia
valida, questi presupposti debbano essere dimostrati e giustificati.
Infatti i presupposti possono, per esempio, essere parte della teoria
contro la quale
diretta la critica. (In questo caso parliamo di critica
immanente). Ovvero pu trattarsi di presupposti che sono in genere
considerati accettabili anche se non fanno parte della teoria criticata. In
questo caso la critica equivale a mettere in evidenza che la teoria
criticata contraddice (senza che i suoi difensori se ne avvedano) ad alcune
concezioni generalmente accettate. Questo genere di critica pu essere
molto apprezzabile anche quando non riesce nel suo intento: pu infatti
spingere i difensori della teoria criticata a contestare simili concezioni
generalmente accettate, e ci pu portare a importanti scoperte. (Un
esempio interessante la storia della teoria delle anti-particelle di
Dirac.) Oppure pu trattarsi di presupposti che sono inerenti ad una
teoria concorrente (in questo caso la critica si pu chiamare critica
trascendente, in opposizione alla critica immanente): presupposti
possono essere, per esempio, ipotesi o congetture, che possono essere
criticate e controllate indipendentemente. In questo caso, la critica
proposta equivale a un invito a effettuare certi controlli cruciali al fine
di decidere due teorie concorrenti.
SAN, II 479
Sono esistiti pensatori critici anche fuori dall'Europa.
Ma, per quanto ne so, una tradizione critica o razionalista non si
formata in nessun luogo. E dalla tradizione critica e razionalista europea
nata, alla fine, la scienza europea.
MDC, 253
Ogni supposizione pu , in linea di principio, essere criticata. E nel fatto
che chiunque pu esercitare la critica consiste l'oggettivit scientifica.
SAN, II 263
Mentre nel campo dell'arte la critica che pi importa
l'autocritica
creativa dell'artista, la critica nella scienza non si limita
all'autocritica, ma anche critica attraverso un lavoro comune: se ad un
indagatore
della natura sfugge un errore o egli tenta di nasconderlo - cosa che
fortunatamente capita davvero di raro - quest'errore viene scoperto quasi
sempre con il tempo da altri studiosi. Perch proprio in questo consiste il
metodo della scienza: nell'autocritica e nella critica reciproca. Questa
critica misura il rendimento della teoria nella ricerca della verit . Ci
ne fa una critica razionale.
ARM, 234-235
Nulla esente da critica, [...] nulla deve essere considerato esente da
critica: neppure questo stesso principio del metodo critico.
SAN, II 479

La critica pu essere importante, illuminante, e anche fruttuosa, senza


essere tuttavia valida.
SAN, II 479
La ragione, come la scienza, cresce per via di mutue critiche; il solo modo
possibile di pianificare la sua crescita consiste nello sviluppo di
quelle istituzioni che salvaguardano la libert di queste critiche, cio la
libert di pensiero.
SAN, II 270
La critica valida di una teoria consiste nel mettere in evidenza che tale
teoria non riesce a risolvere i problemi che si proponeva di risolvere.
SAN, II 480
L'invenzione del linguaggio descrittivo degli uomini (o rappresentativo,
come lo chiama B hler) rende possibile un ulteriore passo avanti, una nuova
invenzione: quella della critica. Si tratta della creazione di una
selezione consapevole, di una scelta conscia di teorie che subentra al
posto di una selezione naturale.
Come il materialismo supera se stesso, allo stesso modo potremmo dire che
la selezione naturale supera t se stessa, portando allo sviluppo di un
linguaggio provvisto di frasi vere e false. E questo porta poi
all'invenzione della critica, e con ci ad una nuova fase della selezione:
la selezione naturale viene completata e in parte superata dalla selezione
critica, culturale. Questo ci permette di perseguire i nostri errori in
maniera critica e consapevole: possiamo cercarli ed estirparli, e siamo in
grado di giudicare consapevolmente una teoria meno convincente di un'altra.
Questo secondo me il punto decisivo. Qui ha inizio ci che il titolo
assegnatomi chiama conoscenza: la conoscenza umana. Non si d conoscenza
senza critica razionale, critica al servizio della ricerca della verit . In
questo senso gli animali non hanno conoscenza. Naturalmente essi
riconoscono tutto: il cane riconosce il padrone. Ma ci che chiamiamo
conoscenza e, ci che
pi importante conoscenza scientifica, connesso
alla critica razionale. Qui sta dunque il passo decisivo, il passo che
dipende dall'invenzione di frasi vere o false. Ed
questo il passo che,
come ritengo, fonda il Mondo 3, la cultura umana.
ARM. 3 1-32
Il nostro metodo critico ha avuto, in passato, un sorprendente successo. Ma
non dobbiamo concludere che lo avr anche in futuro. I nostri problemi
potrebbero diventare troppo difficili per noi, o i nostri intelletti
potrebbero deteriorarsi. Dopo tutto, solo pochissimi fra le migliaia di
scienziati di valore riescono a contribuire ai problemi pi difficili e
fondamentali della scienza; e se questi pochi non dovessero pi esserci, la
scienza potrebbe ristagnare. Oppure il nostro sfacelo potrebbe essere
causato da pregiudizi: il culto di tecnicismi d'effetto o della precisione
potrebbe avere la meglio su di noi, e interferire con la nostra ricerca di
chiarezza, semplicit , e verit . Non esiste alcuna via regia che conduca
alla scienza; non esiste alcun metodo che garantisca il successo; e una
teoria della conoscenza che, spiegando perch abbiamo successo, ci permetta
di predire che continueremo ad averne, spiega e predice troppo.
PL, 85-86
XXII. L'ETICA.
I problemi pi importanti e difficili sono quelli morali.
Tutti i nostri valori hanno dei limiti. Ed

difficile tracciare questi

limiti.
FA, 177
Il pi importante dei dieci comandamenti dice: Non uccidere ! Esso contiene
quasi tutta l'etica. Il modo in cui, per esempio, Schopenhauer formula
l'etica
solo una specificazione di questo basilare comandamento.
L'etica di Schopenhauer
semplice, diretta, chiara.
Dice: Non danneggiare nessuno e non offendere nessuno; piuttosto, aiuta
tutti, per quanto ti possibile.
TV, 226
Io credo che, dal punto di vista etico, non ci sia alcuna simmetria tra
sofferenza e felicit o fra dolore e piacere. Sia il principio della pi
grande felicit degli utilitaristi che il principio di Kant Promuovi la
felicit degli altri mi sembrano (almeno nelle loro formulazioni) erronei
su questo punto che, tuttavia, non pu essere completamente deciso sulla
base di argomentazioni razionali. [...] A mio giudizio, [...] la sofferenza
umana esige un impegno morale diretto, cio la richiesta di aiuto, mentre
non c' alcun invito simile ad accrescere la felicit di un uomo che sta
comunque bene. (Un'ulteriore critica della formula utilitaristica
Massimizzare il piacere che essa presuppone, in linea di principio, una
scala continua piacere-dolore che ci consente di trattare i gradi di dolore
come gradi negativi di piacere. Ma, dal punto di vista morale, il dolore
non pu essere controbilanciato dal piacere e soprattutto il dolore di un
uomo non pu essere controbilanciato dal piacere di un altro. Invece della
massima felicit per il massimo numero possibile, si dovrebbe chiedere, pi
modestamente, la minor quantit di sofferenza evitabile per tutti; e
inoltre che la sofferenza inevitabile - come per esempio la fame in periodi
di inevitabile carenza di alimentari - sia ripartita il pi equamente
possibile). Mi pare che ci sia una certa analogia fra questa concezione
dell'etica e la concezione della metodologia scientifica che ho proposto
nella mia Logica della scoperta scientifica. Il campo dell'etica ne
guadagna in chiarezza se formuliamo le nostre domande negativamente, cio
se domandiamo l'eliminazione della sofferenza piuttosto che la promozione
della felicit . Analogamente,
conveniente formulare il compito del metodo
scientifico come eliminazione di teorie false (tra le varie teorie
ipoteticamente avanzate) piuttosto che come conseguimento di verit
stabilite.
SAN, I 377
E' stato spesso affermato che l'etica soltanto una parte dell'estetica,
dato che le questioni etiche sono in ultima analisi una questione di gusto.
[...] Se con questa affermazione si intende semplicemente dire che i
problemi etici non possono essere risolti dai metodi razionali della
scienza, sono senz'altro d'accordo. Ma non dobbiamo trascurare la profonda
differenza fra i problemi di gusto in morale e i problemi di gusto in
estetica. Se non mi piace un romanzo, o un brano di musica, o un quadro,
non sono obbligato a leggerlo, ad ascoltarlo o a guardarlo. I problemi
estetici (con la possibile eccezione dell'architettura) sono in larga parte
di carattere privato, ma i problemi etici riguardano gli uomini e le loro
vite. Da questo punto di vista, c' una fondamentale differenza fra gli uni
e gli altri.
SAN, I 388-389
Esistono sempre insolubili conflitti di valori: ci sono molti problemi
morali insolubili perch i principi morali possono essere fra loro in
conflitto.
RNF, 132
Noi abbiamo bisogno di un'etica che disprezzi il successo e il compenso. E

un'etica siffatta non bisogna inventarla e non


neppure nuova:
stata
insegnata dal cristianesimo, almeno ai suoi inizi. Ed ancora oggi
insegnata dalla cooperazione sia industriale che scientifica del nostro
tempo.
SAN, II 327
Il sacrificio pu avere un alto, e anche superiore, significato quando
fatto in maniera anonima. La nostra educazione etica deve seguirne
l'esempio.
Devono insegnarci a fare il nostro lavoro; a fare il nostro sacrificio per
amore di questo lavoro, e non per conseguire lode o evitare il biasimo. (Il
fatto che noi tutti abbiamo bisogno di qualche incoraggiamento, speranza,
lode e anche biasimo tutt'altra faccenda). Noi dobbiamo cercare la nostra
giustificazione nel nostro lavoro, in ci che facciamo noi stessi e non in
un fittizio senso della storia.
SAN, Il 327
Prendere una decisione, adottare una norma o uno standard, un fatto. Ma
la norma o lo standard che stato adottato, non
un fatto. Che la maggior
parte della gente accetti la norma Non rubare
un fatto sociologico. Ma
la norma Non rubare non un fatto e non pu mai essere dedotta da
enunciati che descrivono fatti. Ci si render pi chiaramente conto di ci
se teniamo presente che sono sempre possibili varie ed anche opposte
decisioni nei confronti di un certo fatto rilevante. Per esempio, di fronte
al fatto sociologico che la maggior parte della gente segue la norma Non
rubare, ancora possibile decidere se adottare questa norma o se
contrastarne l'adozione;
possibile incoraggiare quelli che hanno adottato
la norma o scoraggiarli e persuaderli ad adottare un'altra norma. Insomma,
impossibile dedurre una asserzione che enuncia una norma o una decisione
ovvero una proposta per una politica da una asserzione che
enuncia un fatto; il che equivale a dire che
impossibile dedurre norme o
decisioni o proposte da fatti.
SAN, I 91
E' stata spesso male intesa l'affermazione che le norme sono fatte dall'uomo
(fatte dall'uomo non nel senso che furono coscientemente elaborate, ma nel
senso che gli uomini possono giudicarle e modificarle - cio nel senso che
la responsabilit per esse interamente nostra). Quasi tutti i malintesi
possono essere fatti risalire a un equivoco fondamentale, cio alla
credenza che convenzione implichi arbitrio; che, se noi siamo liberi di
scegliere qualsiasi sistema di norme che vogliamo, allora un sistema
buono quanto un altro. Si deve, naturalmente, riconoscere che la tesi che
le norme sono convenzionali o artificiali indica che implicato in esse un
certo elemento di arbitrio, cio che ci possono essere diversi sistemi di
norme fra i quali non c' molto da scegliere (un fatto che stato
opportunamente sottolineato da Protagora). Ma l'artificialit non implica
affatto totale arbitrariet .
SAN, I 91-92
Siamo noi e noi soli responsabili di approvare o respingere certe leggi
morali che ci sono proposte, siamo noi che dobbiamo distinguere fra i veri
profeti e i falsi profeti.
SAN, I 93
L'etica scientifica , nella sua assoluta sterilit , uno dei pi
stupefacenti fenomeni sociali. Quale obiettivo si propone? Quello di dirci
che cosa dovremmo fare, cio di costruire un codice di norme, su una base
scientifica, sicch non abbiamo da far altro che consultare l'indice del
codice se ci troviamo di fronte a una difficile decisione morale? Ci
sarebbe evidentemente assurdo, anche a prescindere dal fatto che una

realizzazione del genere distruggerebbe ogni responsabilit personale e


quindi tutta l'etica. Oppure si propone di fornire criteri scientifici
della verit e falsit dei giudizi morali, cio giudizi implicanti termini
come buono e cattivo? Ma evidente che i giudizi morali sono
assolutamente irrilevanti. Soltanto un seminatore di scandali pu avere
interesse a giudicare gli altri o le loro azioni; non giudicare sembra ad
alcuni di noi una delle fondamentali e troppo poco apprezzate leggi
dell'etica umanitaria. (Possiamo trovarci nella necessit di disarmare e di
imprigionare un criminale per impedirgli di ripetere i suoi crimini, ma un
eccesso di giudizio morale e specialmente di indignazione morale sempre
un segno di ipocrisia e di fariseismo). Cos un'etica di giudizi morali
sarebbe non solo irrilevante ma addirittura qualcosa di immorale.
L'importanza decisiva dei problemi morali si fonda, naturalmente, sul fatto
che possiamo operare con intelligente preveggenza e che possiamo chiederci
quali debbano essere i nostri fini, cio come dobbiamo operare.
SAN, I 303-304
La riluttanza ad ammettere che le norme sono qualcosa di importante e di
irriducibile una delle maggiori fonti delle debolezze intellettuali e
d'altro genere dei circoli pi progressisti del nostro tempo.
SAN, I 298
Le decisioni morali degli altri devono essere trattate con rispetto, finch
tali decisioni non entrano in conflitto con il principio della tolleranza.
SAN, I 299
Tutte le discussioni intorno alla definizione del bene o intorno alla
possibilit di definirlo sono [...] assolutamente inutili. Esse stanno
soltanto a dimostrare quanto lontana sia l'etica scientifica dagli
assillanti problemi della vita morale. Ed esse quindi rivelano che l'etica
scientifica
una specie di scappatoia, di fuga dalle realt della vita
morale, cio dalle nostre, responsabilit morali.
SAN, I 30 .
E' impossibile dimostrare la giustezza di qualsivoglia principio etico o
anche argomentare in suo favore esattamente allo stesso modo in cui
argomentiamo in favore di un enunciato scientifico. L'etica non
una
scienza. Ma, bench non ci sia alcuna base scientifica razionale
dell'etica, c' una base etica della scienza e del razionalismo.
SAN, II 283
XXIII. SCRIVERE FACILE E DIFFICILE.
La chiarezza di per s un valore intellettuale.
Credo sia dovere di ogni intellettuale essere consapevole della propria
posizione privilegiata. Ha il dovere di scrivere nel modo pi semplice e
chiaro possibile e nel modo pi civile possibile e di non dimenticare mai
n i grandi problemi che assediano l'umanit e che esigono pensiero nuovo e
audace, ma paziente, n la modestia socratica dell'uomo che sa quanto poco
egli sa.
CIVF, 403
Ogni intellettuale ha una responsabilit tutta speciale. Ha il privilegio e
l'opportunit di studiare. Per questo
debitore al suo prossimo (o alla
societ ) di esporre i risultati del proprio studio nella forma pi
semplice, chiara e modesta. La cosa peggiore - il peccato contro lo Spirito
Santo - quando gli intellettuali cercano di atteggiarsi nei confronti del
loro prossimo come grandi profeti o di impressionarlo con filosofie
oracolanti. Chi non
capace di esprimersi semplicemente e chiaramente,

deve tacere e continuare a lavorare sino a che


chiaramente.
FTC, 346

capace di dirlo

Il culto dell'oscuro, oggi alla moda, il nebuloso e l'apparentemente


profondo devono essere abbandonati: in loro luogo dobbiamo adottare di
nuovo un atteggiamento razionale, cio un atteggiamento critico. E dobbiamo
smetterla di preoccuparci delle parole e dei loro significati, per
preoccuparci invece delle teorie criticabili, dei ragionamenti e della loro
validit .
LDSS, XIII.
Il libro che scrissi era dedicato a due problemi - i problemi
dell'induzione e della demarcazione - e alla loro interrelazione. Lo
intitolai perci I due problemi fondamentali della teoria della conoscenza
(Die beiden Grundprobleme der Erkenntnistheorie), che ricordava il titolo
di un'opera di Schopenhauer (Die beiden Grundprobleme der Ethik).
Non appena mi trovai con alcuni capitoli dattiloscritti li sottoposi al mio
amico e gi collega all'Istituto Pedagogico, Robert Lammer. Questi era il
lettore pi coscienzioso e critico nel quale mi sia mai imbattuto egli
esprimeva le sue riserve su ogni punto che non trovava chiaro e
cristallino, su ogni lacuna dell'argomentazione, su ogni conclusione che
avevo lasciato in termini vaghi. La prima stesura l'avevo scritta molto in
fretta ma, grazie a quel che appresi dalle insistenti critiche di Lammer,
non scrissi pi nulla affrettatamente. Imparai anche a non difendere mai
qualche cosa che avevo scritto dall'accusa di non essere sufficientemente
chiara. Se un lettore coscienzioso trova che un passaggio
oscuro, questo
deve essere riscritto. Cos mi abituai a scrivere e riscrivere
continuamente, chiarificando e semplificando sempre di pi .
Credo di dovere questa abitudine quasi interamente a
Robert Lammer. Io scrivo, per dir cos , come se avessi sempre qualcuno alle
spalle che mi guarda e continuamente mi indica dei passi che non sono
chiari.
Naturalmente so benissimo che non si pu mai prevenire ogni possibile
malinteso; ma credo che sia possibile evitare alcuni malintesi, supposto
che i lettori vogliano capire.
RNF, 98
Il crudele gioco di esprimere cose facili e banali in modo complicato e
difficile
visto tradizionalmente, purtroppo, da molti sociologi,
filosofi, ecc. come loro compito legittimo. Cos hanno imparato e cos
insegnano. Qui non si pu fare nulla. Nemmeno Faust poteva farci nulla.
Anche le orecchie sono gi sformate; possono ascoltare ormai soltanto
grandi discorsi.
FTC, 357-358
E' forse ragionevole supporre che quello che abitualmente si dice lo
spirito di una lingua
in larghissima misura il tradizionale standard di
chiarezza introdotto dai grandi scrittori di quella data lingua. Ci sono
anche alcuni altri standard tradizionali in una lingua, oltre alla
chiarezza, per esempio standard di semplicit , di ornamentazione, di
brevit , ecc.; ma lo standard di chiarezza forse il pi importante di
tutti; ed esso un retaggio culturale che si deve gelosamente preservare.
La lingua
una delle pi importanti istituzioni della vita sociale e la
sua chiarezza una condizione essenziale perch essa possa funzionale come
mezzo di comunicazione razionale. Il suo uso per la comunicazione di
emozioni molto importante, perch possiamo comunicare una grande quantit
di emozioni senza dire una parola.
SAN, II 373

Vogliamo metterci in mostra e parliamo un linguaggio incomprensibile, fatto


solo per impressionare, erudito, artificioso, che abbiamo imparato dai
nostri insegnanti hegeliani e che unisce tutti gli hegeliani. E questo
l'inquinamento del linguaggio, l'inquinamento della lingua tedesca, in cui
cerchiamo tutti di rivaleggiare. E l'inquinamento della lingua che rende
proprio impossibile agli altri di parlare con noi intellettuali in modo
razionale e non permette loro di capire che spesso noi parliamo senza senso
e che peschiamo nel torbido.
TV, 227
La ricerca della verit
possibile soltanto se parliamo chiaramente e
semplicemente ed evitiamo tecnicismi e complicazioni non necessari. Dal mio
punto di vista, mirare alla semplicit e alla chiarezza
un dovere morale
degli intellettuali: la mancanza di chiarezza un peccato e la
pretenziosit un delitto. (Anche la brevit
importante, vista
l'esplosione delle pubblicazioni, ma meno urgente, ed
talora
incompatibile con la chiarezza). Spesso siamo incapaci di essere
all'altezza di queste esigenze, e non riusciamo a dire le cose chiaramente
e comprensibilmente, ma questo dimostra soltanto che noi tutti non siamo
dei filosofi abbastanza bravi.
CO. 70
E' importante non dimenticare mai la nostra ignoranza. Pertanto non
dobbiamo mai dare da intendere di sapere e non dobbiamo mai adoperare
paroloni.
FTC, 349
Quello che [...] ho chiamato peccato contro lo Spirito Santo - la superbia
dei sapienti a tre quarti - il fanfaronare, il dare da intendere una
verit che non possediamo. La ricetta
tautologie e banalit condite con
senso paradossale. Un'altra ricetta : scrivi cose difficili con arroganza
e aggiungi di tanto in tanto delle banalit . Ci
gradito al lettore che
si sente lusingato di trovare in un libro cos profondo dei pensieri che
egli stesso ha gi qualche volta pensato.
FTC, 349
Credo che la semplicit e la chiarezza siano valori in se stesse, ma non
che lo siano la precisione o l'esattezza. La chiarezza e la precisione sono
obiettivi diversi e, a volte, persino incompatibili. Non credo in quella
che viene spesso chiamata una terminologia esatta: non credo nelle
definizioni, e nemmeno nel fatto che esse possano aumentare l'esattezza e
disprezzo in special modo la terminologia pretenziosa e la pseudoesattezza
che vi connessa. Ci che si pu dire lo si pu , e lo si dovrebbe di
regola dire, con sempre maggiore semplicit e chiarezza.
PL,37
La chiarezza
ARM, 59

di per s

un valore intellettuale.

La chiarezza e la distinzione non sono di per s criteri di verit , ma


elementi quali l'oscurit e la confusione possono essere indizio di errore.
CEC, 55
Oltre all'intolleranza vi sono ancora altre follie che non dobbiamo
tollerare; in primo luogo, quella che induce gli intellettuali a seguire
l'ultima moda; una follia che ha portato molti a scrivere in uno stile
oscuro e d'effetto, in quello stile oracolare che Goethe nell'abbicc delle
streghe e in altri passi del Faust ha criticato in maniera tanto
distruttiva. Questo stile, lo stile delle parole altisonanti, oscure,
d'effetto ed incomprensibili, non dovrebbe pi essere ammirato, addirittura

non dovrebbe pi essere tollerato dall'intelletto.


Dal punto di vista intellettuale
irresponsabile.
ARM, 193-194
Il compito pi importante degli scienziati consiste, ovviamente, nel
portare avanti un buon lavoro nel proprio campo specifico, ma quello
immediatamente successivo
evitare il rischio della specializzazione
angusta: uno scienziato che non guardi con vivo interesse alle discipline
scientifiche diverse dalla propria si esclude dalla partecipazione a quella
autoliberazione attraverso la conoscenza che la missione culturale della
scienza. Un terzo compito consiste nell'aiutare gli altri a comprendere la
loro disciplina e il loro lavoro, e non si tratta di un compito facile.
Richiede di ridurre al minimo il gergo scientifico, quel gergo di cui molti
di noi vanno orgogliosi, quasi fosse un blasone o un accento oxfordiano. Un
orgoglio di questo tipo
comprensibile, e tuttavia sbagliato. Dovremmo
basare la nostra fierezza sulla capacit di imparare a parlare tanto
semplicemente, chiaramente e umilmente quanto
possibile, e infine sulla
capacit di evitare come la peste la convinzione che la conoscenza in
nostro possesso sia troppo profonda per essere esposta in modo piano e
limpido.
MDC, 149
XXIV. PER UNA SCUOLA MIGLIORE.
Sognavo di poter un giorno fondare una scuola in cui si potesse apprendere
senza annoiarsi, e si fosse stimolati a porre dei problemi e a discuterli;
una scuola in cui non si dovessero sentire risposte non sollecitate a
domande non poste; in cui non si dovesse studiare alfine di superare gli
esami.
Che cosa si deve insegnare? Penso che si debba insegnare ci che in inglese
si chiamano le tre r - (w)riting, reading, (a)rithmetic, - cio leggere,
scrivere e far di conto. Il problema comunque non dovrebbe essere preso
troppo sul serio. I ragazzi non dovrebbero rispondere a domande che non
hanno sollevato. Parlo per esperienza. Attualmente essi sono schiacciati da
una grande quantit di cose che non li riguardano.
Questo si connette anche alla questione dell'io. I ragazzi dovrebbero avere
l'opportunit di fare domande e l'insegnante dovrebbe rispondere in
assoluta modestia, facendo loro ben capire che egli non sa bene come
rispondere. Ecco ci che dovremmo insegnare: ad essere intellettualmente
onesti e non a pretendere delle conoscenze o a prepararsi agli esami, s
che qualche settimana dopo tutto bell'e dimenticato. Purtroppo, questo
il nostro sistema e l'onest intellettuale
cosa rara.
RMM, 25-26
L'etica si pu insegnare ai bambini soltanto fornendo loro un ambiente
attraente e buono e fornendo loro, soprattutto, buoni esempi.
CMT, 15
La nostra pedagogia consiste nel riversare sui fanciulli risposte senza che
essi abbiano posto domande, e alle domande che pongono non si d ascolto.
FA, 77
Questa la pedagogia che vige nella pratica: risposte senza domande e
domande senza risposte.
FA, 77
Fui tra i primi studenti dell'Istituto di Pedagogia di Vienna, era il primo
anno accademico, 1925-26. [...] Ero un entusiasta riformatore della scuola.

Contrariamente alla prassi dei riformatori scolastici ho sempre diffidato


delle teorie sulla riforma scolastica; e sono sempre stato critico nei loro
confronti. Ho riflettuto, a quel tempo, su cosa sia pi importante in una
riforma scolastica. Come si pu riformare davvero la scuola? Poich
riflettevo sulle mie esperienze come giovane insegnante in cattive scuole,
sono arrivato alla conclusione che la cosa pi importante sia di dare ai
cattivi insegnanti la possibilit di lasciare la scuola.
FA, 153
Solo persone che hanno una certa dote - non si tratta di una dote
propriamente intellettuale, si tratta di un rapporto interiore con i
bambini - possono essere buoni insegnanti. Molti insegnanti vengono, per
cos dire, fatti prigionieri dalla scuola, vi stanno dentro da infelici e
non possono pi uscirne. Ho fatto una proposta molto semplice: a queste
persone, che non sono affatto peggiori delle altre, bisogna costruire ponti
d'oro perch se ne possano andare dalla scuola; al loro posto verranno dei
giovani che in parte sono insegnanti nati. Fino a quando molti insegnanti
sono insegnanti amareggiati, amareggeranno i bambini e li renderanno
infelici. Rimangono nella scuola fino al pensionamento, e tirano un sospiro
di sollievo quanto la pensione arriva. Fintantoch nella scuola restano
insegnanti amareggiati, e molti insegnanti amareggiati, che per
comprensibili motivi terrorizzano i bambini - anche perch essi vengono
intimoriti dai loro superiori, ad esempio dagli ispettori -, la scuola non
potr diventare migliore.
FA, 153-154
Riconosco che, in fatto di educazione professionale, c' un grosso
problema, quello della ristrettezza mentale. Ma non credo che un'educazione
letteraria costituisca il rimedio; infatti essa pu provocare il suo
proprio genere peculiare di ristrettezza mentale, il suo peculiare
snobismo. E ai nostri giorni nessun uomo dovrebbe essere considerato colto
se non ha interesse per la scienza.
SAN, II 336-337
La scienza non soltanto una raccolta di fatti intorno all'elettricit ,
ecc.; essa uno dei pi importanti movimenti spirituali dei nostri tempi.
Chi non si sforza di acquisire una comprensione di questo movimento si
taglia fuori dal pi rilevante sviluppo che si
registrato nella storia
degli affari umani. Le nostre
cosiddette Facolt di Lettere, fondate sulla teoria che per mezzo di
un'educazione letteraria e storica si pu introdurre lo studente nella vita
spirituale dell'uomo, sono quindi diventate obsolete nella loro forma
attuale. Non ci pu essere storia dell'uomo che escluda la rievocazione
delle sue lotte e conquiste intellettuali, e non ci pu essere storia delle
idee che escluda la rievocazione delle idee scientifiche. Ma l'educazione
letteraria ha anche un aspetto pi grave. Non solo essa non riesce a
educare lo studente, che spesso poi diventer un insegnante, alla
comprensione del pi grande movimento spirituale del proprio tempo, ma
spesso non riesce neppure a educarlo all'onest intellettuale. Soltanto se
lo studente fa la diretta esperienza di quanto facile sia errare e di
quanto difficile sia fare anche un piccolo progresso nel campo della
conoscenza, soltanto in tal caso egli pu percepire il
significato
dei criteri di onest intellettuale, pu giungere al rispetto della verit
e al disprezzo dell'autorit e della presunzione.
SAN, II 337
Molti corsi scientifici [...] da alcuni
insegnanti sono ancora trattati come se la scienza fosse un corpo di
conoscenze, per usare una vecchia espressione. Ma questa idea, almeno lo
spero, finir un giorno con lo sparire: infatti la scienza pu essere

insegnata come un'affascinante parte della storia umana, come un


insieme, in rapido sviluppo, di audaci ipotesi controllate dall'esperimento
e dalla critica. Insegnata in questo modo, come parte della storia della
filosofia naturale e della storia dei problemi e delle idee, essa pu
diventare la base di una nuova educazione universitaria liberale; di
un'educazione il cui scopo, quando non pu produrre degli esperti, sia
quello di produrre almeno uomini che sappiano distinguere fra un ciarlatano
e un esperto. Questo obiettivo modesto e liberale trascender di gran lunga
tutto ci che oggigiorno le nostre Facolt di Lettere riescono a
realizzare.
SAN, 11 337
Si pu considerare l'educazione da un punto di vista psicologico, dal punto
di vista della psicologia del bambino o dell'adulto in quanto soggetto
dell'educazione. E in termini biologici che si pu spiegare meglio la
psicologia del bambino. Il bambino che cresce ha un compito essenziale
iscritto in lui: apprendere i fatti del mondo. Deve apprendere, perch si
deve adattare al suo ambiente. Il bambino viene al mondo con tutta una
serie di aspettative. Egli si aspetta, innanzi tutto, di essere nutrito e
di essere amato. Queste sono le principali aspettative del bambino.
Aspettative che possono essere deluse: un bambino pu morire di fame o
essere trattato con odio piuttosto che con amore. I casi ordinari si
sviluppano in una via di mezzo fra questi estremi. Il bambino deve imparare
ad adattarsi alla realt del suo piccolo ambiente particolare. Il suo
ambiente diventa sempre pi grande man mano che lui cresce. E in un
ambiente sempre pi complesso le sue aspettative saranno sempre pi
difficili da realizzare e lui sar quindi portato a cambiarle. Dal punto di
vista della biologia la trasformazione delle aspettative
identica
all'adattamento all'ambiente.
IF, 18-19
Le nostre menti, le nostre opinioni, dipendono solo in larga misura, non
totalmente, dalla nostra educazione. Se fossero totalmente dipendenti dalla
nostra educazione, se noi fossimo incapaci di autocritica, di imparare dal
nostro proprio modo di trattare le cose, dalla nostra esperienza, allora,
naturalmente, il modo in cui noi siamo stati educati dall'ultima
generazione determinerebbe il modo in cui noi educhiamo la prossima. Ma
assolutamente certo che le cose non stanno cos . Quindi noi possiamo
concentrare le nostre facolt critiche sul difficile problema di educare la
prossima generazione in un modo che riteniamo migliore di quello in cui
siamo stati educati noi stessi.
SAN, II 246
Mentre sufficientemente chiaro [...] che il politico deve limitarsi a
combattere contro i mali, invece di combattere per valori positivi o
superiori come
la felicit , ecc., il maestro, in linea di principio, si trova in una
condizione diversa. Bench non debba imporre la sua scala di valori
superiori ai suoi allievi, egli deve certamente cercare di stimolare il
loro interesse per questi valori. Egli deve aver cura delle anime dei suoi
allievi. (Quando Socrate diceva ai suoi amici di aver cura delle loro
anime, egli si prendeva cura di essi). Perci , inevitabilmente, c' una
specie di componente romantica o estetica nell'educazione, che invece deve
restare estranea alla politica. Ma bench ci sia vero in linea di
principio, non risulta affatto applicabile al nostro sistema educativo.
Infatti, presuppone un rapporto di amicizia fra maestro e allievo, un
rapporto al quale [...] ciascuna delle parti deve essere libera di por
fine. (Socrate sceglieva i suoi compagni ed essi sceglievano lui). Il
numero stesso degli scolari rende tutto ci impossibile nella nostra
scuola.

Quindi, i tentativi di imporre valori superiori non solo non hanno


successo, ma si deve anche rilevare che si risolvono in un danno, in
qualcosa di molto pi concreto e pubblico di quanto non siano gli ideali ai
quali si tende. E il principio che coloro i quali sono affidati a noi
devono, prima di ogni altra cosa, non essere danneggiati, dev'essere
riconosciuto altrettanto fondamentale per l'educazione di quanto lo
per
la medicina. Non danneggiare (e quindi dare ai giovani ci di cui hanno
maggiormente bisogno affinch diventino indipendenti da noi e siano messi
in grado di fare autonomamente le loro scelte), dovrebbe essere un
importantissimo obiettivo per il nostro sistema educativo, un obiettivo la
cui realizzazione alquanto difficile anche se sembra modesto. Invece sono
di moda i fini superiori, fini che sono tipicamente romantici e, in
sostanza, privi di senso, come quello del pieno sviluppo della
personalit .
SAN, 11326
Io senza esitazione credo che compito dello Stato sia quello di vigilare
affinch ai suoi cittadini sia data un'educazione che li abiliti a
partecipare alla vita della comunit e di mettere in opera tutti i mezzi
che promuovono lo sviluppo dei loro particolari interessi e talenti; e lo
Stato dovrebbe anche provvedere (come Crossman giustamente mette in
rilievo) a che le insufficienti disponibilit finanziarie dei singoli non
impediscano loro l'accesso agli studi superiori.
Ci rientra, a mio giudizio, nelle funzioni protettive dello Stato.
SAN, I 168
XXV. TV E VIOLENZA.
La televisione ha un ruolo enorme e molto pericoloso nel processo di
adattamento all'ambiente.
In ci consiste il suo immenso potere.
Essa pu distruggere la civilt .
Io sarei piuttosto dell'opinione che la televisione, potenzialmente certo,
cos come
una tremenda forza per il male, potrebbe essere una tremenda
forza per il bene. Potrebbe, ma
assai improbabile che questo accada. La
ragione che il compito di diventare una forza culturale per il bene
terribilmente difficile. Per dire la cosa nel modo pi semplice, non
abbiamo gente che possa realizzare, per pi o meno venti ore al giorno,
materia buona, programmi di valore.
CMT, 14
La televisione ha fatto per anni dei bei programmi e ancora ne fa di tanto
in tanto. Il problema che si pone il problema della selezione. C' gi
abbastanza violenza nel mondo, non c' affatto bisogno di aggiungere delle
violenze inventate per mostrarle a gente divenuta gradatamente insensibile
a qualsiasi tipo di violenza, che non sia quella fatta a loro stessi.
IF, 22
Il fatto che la gente si abitui a vedere violenza, che essa diventi il suo
pane quotidiano, distrugge la civilt .
IF, 22
Coloro che lavorano per la televisione non hanno sufficiente coscienza di
ci che fanno. Vogliono mostrare cose che impressionino, vogliono essere
realisti. Non si rendono conto dei guasti che fanno in questo modo.
IF, 22-23

La gente deve capire [...] che la civilt


televisione.
IF, 29

messa in pericolo dalla

Nel corso della mia vita mi sono a lungo occupato di educazione. In


particolare ho imparato molto nel rapporto con i soggetti pi difficili,
che provenivano quasi sempre da case in cui c'era violenza. Per lo pi si
trattava di violenza esercitata sulle madri da parte dei padri di questi
piccoli e in generale questi padri erano alcolizzati che condizionavano con
la violenza l'intera vita famigliare. Questo era il modo tipico in cui
l'ambiente di bambini sfortunati poteva venire influenzato dalla violenza.
Adesso la violenza in casa sostituita ed estesa dalla violenza che appare
sullo schermo televisivo. E attraverso questo mezzo che essa viene messa
davanti ai bambini per ore ogni giorno. La mia esperienza mi porta a
considerare questo punto molto importante, direi decisivo. La televisione
produce violenza e la porta in case dove altrimenti violenza non ci
sarebbe.
CMT, 20
In tutti i paesi civili c' un'organizzazione attraverso la quale i medici
controllano se stessi, e c' anche naturalmente, una legge dello Stato che
definisce le funzioni di questa organizzazione. Io propongo che una
organizzazione simile sia creata dallo Stato per tutti coloro che sono
coinvolti nella produzione di televisione. Chiunque sia collegato alla
produzione televisiva deve avere una patente, una licenza, un brevetto, che
gli possa essere ritirato a vita qualora agisca in contrasto con certi
principi. Questa la via attraverso la quale io vorrei che si introducesse
finalmente una disciplina in questo campo. Chiunque faccia televisione deve
necessariamente essere organizzato, deve avere una patente. E chiunque
faccia qualcosa che non avrebbe dovuto fare secondo le regole
dell'organizzazione, e sulla base del giudizio dell'organizzazione, pu
perdere questa patente.
CMT, 21
CRONOLOGIA DELLA VITA E DELLE OPERE DI KARL R. POPPER.
1902 28 luglio Karl Raimund Popper nasce a Himmelhof, nei pressi di Vienna,
da una famiglia di origine ebraica. Il padre (Simon Siegmund Carl Popper)
un celebre avvocato viennese. La madre (Jenny Schiff) gli trasmette la sua
passione per la musica. E il pi piccolo di tre figli.
1918 Decide di abbandonare il Realgymnasium e si iscrive all'Universit di
Vienna come studente non immatricolato. Diviene membro dell'associazione
degli allievi socialisti delle scuole secondarie (Sozialistische
Mittelsch ler) e partecipa alle loro riunioni.
1919 Primavera Per due o tre mesi circa - egli ha scritto - mi considerai
comunista. Ma ne fui presto disincantato. L'incidente che mi mise contro il
comunismo, e che presto mi port lontano dal marxismo in generale, fu uno
degli avvenimenti pi importanti della mia vita. Il 15 giugno a Vienna,
durante una manifestazione di giovani socialisti e comunisti, vi sono 20
morti e 70 feriti in uno scontro con la polizia. Questo fatto porta Popper
a riflettere pi profondamente di quanto avesse sino ad allora fatto sul
marxismo. Ai suoi occhi gli appare allora come un credo pericoloso,
dogmatico, pieno di lacune, scappatoie, incoerenze. Il nostro
epistemologo rimane ancora per alcuni anni socialista per poi approdare al
liberalismo.
1920 Dopo aver lasciato, nell'inverno dell'anno precedente, l'abitazione

paterna, va a vivere in un ex ospedale militare che gli studenti avevano


trasformato in una casa dello studente. Frequenta la clinica di consulenza
infantile di Alfred Adler. All'universit egli ha scritto - scelsi corsi
di lezioni in varie materie: storia, letteratura, psicologia, filosofia e
persino lezioni della facolt di medicina. Ma presto smisi di frequentare
le lezioni, eccettuate quelle di matematica e di fisica teorica.
Autunno Pensa abbastanza seriamente di dedicarsi alla musica. Da bambino
aveva preso lezioni di violino. Compone qualche cosetta avendo come
modello Bach. Viene ammesso al conservatorio.
1922 Consegue il suo "Matura" come privatista.
1925 Frequenta l'Istituto Pedagogico fondato in quell'anno a Vienna e qui
incontra Josephine Anna Henninger che in seguito diventer sua moglie. Era
egli ha scritto - una mia compagna di studi e sarebbe divenuta una dei pi
severi giudici del mio lavoro.
1928 Si laurea in filosofia.
1929 Ottiene l'abilitazione all'insegnamento della matematica e della
fisica nelle scuole secondarie inferiori. In un incontro con Herbert Feigl,
membro del Circolo di Vienna, si convince dell'opportunit di scrivere
un'opera nella quale raccogliere le critiche da lui fatte ai circolisti.
1930 Ottiene l'incarico di insegnante e si sposa con Josephine Henninger.
1932 Nei primi mesi di quest'anno Popper completa il primo volume di
un'opera intitolata: I due problemi fondamentali della teoria della
conoscenza.
Fin da principio - egli scrive - era stato concepito in larga misura come
una discussione critica e una correzione delle dottrine del Circolo di
Vienna; lunghi capitoli erano dedicati anche alla critica di Kant e Fries.
Il libro, tuttora inedito, viene letto prima da Feigl e poi da Carnap,
Schlick, Frank, Hahn, Neurath e da altri membri del Circolo; ed anche da
Gomperz.
1934 Esce, con data 1935, la Logik der Forschung nella collana diretta da
Schlick e Frank. E il frutto di
un radicale accorciamento, voluto dall'editore Springer, dell'opera I due
problemi fondamentali della teoria della conoscenza, accorciamento operato
dallo zio di Popper, Walter Schiff, professore di statistica e di economia
all'Universit di Vienna.
1935 La Logik der Forschung ottiene un successo sorprendente ben oltre i
confini di Vienna. Numerose le recensioni. In Italia verr recensito da
Ludovico Geymonat nel 1936. Incontra Alfred Tarski, dal quale, afferma,
credo di aver imparato pi che da chiunque altro.
Autunno Tiene due conferenze al Bedford College di Londra.
1936 Lascia l'insegnamento nelle scuole secondarie e compie un secondo
viaggio in Inghilterra. Qui incontra Bertrand Russell, Ernst Gombrich,
Isaiah Berlin e Friedrich A. von Hayek. Data la difficile situazione
politica in Austria e in Europa, decide di lasciare il suo paese natale.
La vigilia di Natale del 1936 - egli ha scritto - ricevetti un telegramma
in cui mi si offriva una cattedra al Canterbury University College,
Christchurch, in Nuova Zelanda (...) Mia moglie ed io ci dimettemmo dai
nostri incarichi di insegnamento e nel giro di un mese lasciammo Vienna per
Londra. Dopo una sosta di cinque giorni a Londra salpammo alla volta della

Nuova Zelanda, e arrivammo a Christchurch durante la prima settimana del


marzo 1937, giusto in tempo per l'inizio dell'anno accademico della Nuova
Zelanda.
1938 marzo Gli giunge la notizia dell'occupazione dell'Austria da parte di
Hitler. Decide di scrivere La miseria dello storicismo e La societ aperta
e i suoi nemici, due opere che costituiscono una difesa della libert
contro le idee totalitarie e autoritarie.
1943 Invia La miseria dello storicismo alla rivista filosofica "Mind", ma
l'opera viene respinta. Nel febbraio termina anche La societ aperta, che
viene anch'essa rifiutata da un editore americano.
1944 Esce in tre parti sulla rivista "Economica", diretta da Hayek, La
miseria dello storicismo.
1945 Hayek gli offre un lettorato presso la London School of Economics and
Political Science (LSE) di Londra. Decide di lasciare la Nuova Zelanda.
1946 gennaio Arriva a Londra ed inizia ad insegnare alla London School. Tra
i suoi primi allievi c'era un ex-ufficiale della Regia Marina, John
Watkins, che diverr il suo successore alla LSE.
Esce La societ aperta e i suoi nemici. In Italia l'opera sar subito
recensita da Norberto Bobbio.
1949 15 febbraio Viene nominato professore di logica e metodo scientifico
alla LSE e diviene direttore del neonato Dipartimento di Filosofia, Logica
e Metodo Scientifico.
1950 Compie il suo primo viaggio negli Stati Uniti.
Qui incontra Albert Einstein.
1952 Esce la prima traduzione italiana de La miseria dello storicismo. E
ospitata sulla rivista "L'Industria.
1957 E colpito da un grave disturbo agli occhi e per un lungo periodo di
tempo non pu dedicarsi al lavoro.
1959 Esce la traduzione inglese dell'opera Logik der Forschung, per quella
italiana si dovr aspettare il 1970.
1961 ottobre Partecipa a Tubinga ad un dibattito sulla logica delle scienze
sociali che vede contrapporsi le tesi del razionalismo critico (Popper e
Albert) a quelle della scuola di Francoforte (Adorno, Horkheimer,
Habermas).
1963 D alle stampe Congetture e confutazioni, un'opera in cui raccoglie
saggi gi pubblicati su varie riviste negli anni precedenti.
1965 Viene insignito dalla Regina d'Inghilterra del titolo di baronetto.
1969 Si ritira dall'insegnamento universitario. Appaiono in traduzione
italiana alcuni suoi saggi epistemologici. Il titolo della raccolta
Scienza e filosofia.
1972 Pubblica Conoscenza oggettiva.
1974 Escono nella collana "The Library of Living Philosophers", diretta da
Paul A. Schilpp, i due volumi di The Philosophy of Karl Popper. Questi
contengono la sua autobiografia intellettuale, i saggi critici di alcuni

tra i pi grandi filosofi e scienziati del Novecento e le sue puntuali


repliche (Replies to my aitics).
1976 Diviene membro della Royal Society.
1977 Insieme al premio Nobel per la medicina, John Eccles, pubblica L'io e
il suo cervello.
1979 Vede finalmente luce la versione integrale dell'opera da lui scritta
all'inizio degli anni Trenta, I due problemi fondamentali della teoria
della conoscenza.
1983 Esce, diviso in tre volumi, il Poscritto alla logica della scoperta
scientifica a cui aveva lavorato dal 1951 al 1956. E curato da un suo
allievo: William Bartley III.
1984 D alle stampe un volume (Alla ricerca di un mondo migliore) in cui
raccoglie saggi e conferenze.
1985 Gli muore la moglie Josephine. Senza di lei - ha scritto Popper molto di ci che ho fatto non sarebbe mai stato realizzato.
1990 Pubblica Un mondo di propensioni. In questi ultimi anni della sua vita
rilascia numerose interviste a quotidiani e reti televisive. Riceve
numerosi e prestigiosi riconoscimenti internazionali. Le sue opere vengono
tradotte in pi di 25 lingue.
1994 17 settembre Muore all'ospedale Mayday di Croydon in Inghilterra.
Nella stessa collana

Aristotele, a cura di Elisabetta Cattanei


Buddha, a cura di Gabriele Mandel
Confucio, a cura di Gabriele Mandel
Lutero, a cura di Claudio Pozzoli
Machiavelli, a cura di Gabriella Brusa Zappellini
Maometto, a cura di Gabriele Mandel
Marx, a cura di Gabriella Brusa Zappellini
Montaigne, a cura di Remigio Allegri
Nietzsche, a cura di Claudio Pozzoli
Pascal, a cura di Claudio Marcellino
Platone, a cura di Claudio Marcellino
Plotino, a cura di Claudio Marcellino
Rousseau, a cura di Raiko Mancini
Schopenhauer, a cura di Carla Buttazzi
Seneca, a cura di Giovanni Reale
Voltaire, a cura di Gabriele Mandel
Kierkegaard, a cura di Dario Antiseri

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