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Una poesia comica, autenticamente comica, dato

rintracciarla soltanto all'inizio e alla fine del secolo, in


concomitanza, cio, con le avanguardie storiche e la
ripresa sperimentale avvenuta a partire dagli Anni
Ottanta.

Il 'corpo' centrale del Novecento, cio quello sul quale


fondato il canone, scolastico e non, non presenta
poeti comici. Palazzeschi, l'unico grande del nostro
Novecento che possa fondatamente fregiarsi del titolo
di poeta comico, compendia, quasi in allegoria, questo
destino: la sua produzione poetica si colloca in due fasi
ben distinte della sua biografia letteraria, quella
giovanile e quella senile.

1. caricature possenti; 2. abissi di ridicolo; 3. ironie impalpabili e


deliziose; [...] 5. cascate d'ilarit irrefrenabili; [...] 8. intrecci di motti
spiritosi, di bisticci e d'indovinelli che servono ad aerare
gradevolmente l'intelligenza; 9. tutta la gamma del riso e del sorriso
per distendere i nervi; 10. tutta la gamma della stupidaggine,
dell'imbecillit, della balordaggine e dell'assurdit, che spingono
insensibilmente l'intelligenza fino all'orlo della pazzia; [...] 13.
pantomime satiriche istruttive; 14. caricature del dolore e della
nostalgia, fortemente impresse nella sensibilit per mezzo di gesti
esasperanti per la loro lentezza spasmodica esitante e stanca; parole
gravi ridicolizzate da gesti comici, camuffature bizzarre, parole
storpiate, smorfie, buffonate.

Bibia, vecchia zitella zoppa e ricca


morta l'altro ieri.
Lasciato ha eredi
tutti, che la seguiranno al funerale,
e zoppi e storpi poveri della citt.
Nel trasferimento il corteo ha un incidente:
Ecco:
uno stramazza, vinto
dalla sua gamba di legno che si sfascia.
Ne cascano sovra altri sei.
La coda si squassa, scompiglia, rompe.
Il carro, lo fermano.
tutto caduto il corteo.

Gigi

Che buffe

non sono sereno stasera

le due locomotive

portami un cocktail di sette colori

agganciate a retro come cani

come usano a parigi

io ridevo da morire

che mi faccia diventare arcobaleno

vedendole sbuffare
innanzi indietro
arcistufe di strofinarsi
i tenders

Sono il Saccard, il Rocambole allegro e dispensiero


della postrema civilt, Signori;
ho peso nel Consiglio delle Banche
e nei salotti della Prefettura;
governo sui commessi come un ministro,
sopra i jokeys e i bookmakers, scozzone patentato;
dispongo de garretti de cavalli
e delle coscie delle ballerine;
sto, colle mani scabre di brillanti,
a invigilar la cassa, basilisco mondano

Io sono tutto qui, o Signori, vi esprimo; fiero protezionista ed uomo


dordine,
non vado in chiesa e pregio Santa Religione;
vanto il liberalismo del Corrier della Sera vescovile,
e mi reggo col soldo, colla legge e la truffa:
calo la buffa nelle lotte civili per non farmi conoscere;
uso de prestanomi in losche societ.
Desidero morir, come conviensi, paralitico osceno,
salvando la morale, locchio spento, le mani rattratte,
cencio duomo sbiancato e miserabile,
a pubblica e lodata edificazione,
colla assistenza estrema dellestrema unzione
e magna pompa di funerale

Quel che mi sento talvolta

Ecco perch mi sono ritirato

una cosa terribile,

dietro le rovine di me stesso.

quasi impossibile.

Lo confesso:

Se mi sentissi male,

sono nauseato

b! andrei all'ospedale,

d'essere imitato.

ch' una serra a cristalli

Sar strano, malato, cattivuzzo

piena di pappagalli.

ma io mi sento un merlo
che non sopporta il merluzzo.

Io penso a denudarvi,
(turpe giuoco)
cavarvi i vecchi giacchetti sbiaditi,
i sudici panciotti
che v' ammassate addosso
per la paura delle polmoniti,
spogliarvi,
liberarvi di quel laido fasciume
e avervi nude davanti:
gobbe, torte, mostruose,
(giuoco infernale)
farvi rinascere per un istante solo
un brivido del pi orrendo desiderio carnale,
vedervi balbettare sconciamente,
ammiccare ridendo aizzate,
le pi vergini vorrei,
quella magari
che non fu toccata mai,
e a quella i miei vent'anni!

Cosa vedo dinanzi? Chi?


Nuda dinanzi a me,
la madre di mia madre,
la vecchia...
No! Lo giuro!
Non le mai toccate, le beghine,
mi piace solamente di guardarle.

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