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Fabbriche dei veleni, condanna e maxi risarcimento per la Italcementi Spa. Sentenza storica del Tribunale di Foggia
La lezione di Foggia
Condanna e risarcimento milionario per la Italcementi Spa. Proprio nella terra dell’Ilva di Taranto, dell’eterna contesa tra il diritto alla salute e quello al lavoro, a soccombere è un colosso dell’industria italiana, il quinto produttore mondiale di cemento. È una sentenza storica quella del Tribunale di Foggia (sezione lavoro), pronunciata dal giudice Andrea Basta, che ha riconosciuto il nesso di casualità tra il lavoro svolto ed il tumore che ha stroncato la vita di un lavoratore foggiano 17 anni fa. Per i legali della società, il decesso sarebbe stato determinato dal fatto che “il lavoratore fosse un forte fumatore”. Ma le perizie hanno dimostrato ben altro, a cominciare dalle sostanze inquinanti presenti negli stabilimenti. A rendere giustizia ai familiari, lo studio del dottor Gerardo Cela, medico legale specialista in medicina del lavoro, il quale ha accertato che “il lavoratore versava in buone condizioni di salute sino al 1984; iniziava a presentare delle obiettive alterazioni relative all’apparato respiratorio, riscontrate nelle visite effettuate nel 1984, nel 1990 e nel 1991 presso l’istituto di Medicina del lavoro dell’Università di Bari; ‘decedeva per neoplasia polmonare maligna (microcitoma) con metastasi ai linfonodi peripancreatici”. Per il consulente giudiziale, dunque, “l’esposizione alla inalazione di sostanze nocive per l’apparato respiratorio nell’ambiente di lavoro, durata circa 25 anni, provocava prima l’insorgenza di una affezione cronica broncopolmonare e poi l’evoluzione di detta broncopatia verso la neoplasia”. Rapporto di causa-effetto e condanna, con relativo risarcimento per oltre 2 milioni di euro ai familiari.
2 visite mediche in 15 anni, nonostante i “veleni”
“Biossido di silicio e cromo, usato come colorante del cemento e cancerogeno”. Le motivazioni della decisione del Tribunale di Foggia sono perentorie, al contrario delle dichiarazioni dei direttori degli stabilimenti di Guardiaregia, Salerno, Trento, secondo cui i dipendenti avevano tutti “le mascherine protettive”, escludendo la “natura nociva delle polveri presenti nell’ambiente di lavoro”. Tesi confermata dal medico legale della Italcementi, che ha sottolineato l’esistenza di “impianti di depolverizzazione ed abbattimento delle polveri nel periodo 1984-1989, ed il regolare assoggettamento dei dipendenti a visite mediche annuali”. Per il giudice, però, le cose non stavano esattamente in questi termini. A maggior ragione in virtù dell’accordo sottoscritto dalla Italcementi con il Ministero del Lavoro a Roma, sul personale “esposto a rischi con frequenza annuale e di affidare agli istituti universitari l’individuazione dei rischi”.
CONTINUA SU…
http://isoladellefemmineitalcementieambiente.blogspot.it/2014/10/fabbriche-dei-veleni-condanna-e-maxi.html
Titolo originale
AREE AD ELEVATO RISCHIO AMBIENTALE DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 17 GENNAIO 1995
Fabbriche dei veleni, condanna e maxi risarcimento per la Italcementi Spa. Sentenza storica del Tribunale di Foggia
La lezione di Foggia
Condanna e risarcimento milionario per la Italcementi Spa. Proprio nella terra dell’Ilva di Taranto, dell’eterna contesa tra il diritto alla salute e quello al lavoro, a soccombere è un colosso dell’industria italiana, il quinto produttore mondiale di cemento. È una sentenza storica quella del Tribunale di Foggia (sezione lavoro), pronunciata dal giudice Andrea Basta, che ha riconosciuto il nesso di casualità tra il lavoro svolto ed il tumore che ha stroncato la vita di un lavoratore foggiano 17 anni fa. Per i legali della società, il decesso sarebbe stato determinato dal fatto che “il lavoratore fosse un forte fumatore”. Ma le perizie hanno dimostrato ben altro, a cominciare dalle sostanze inquinanti presenti negli stabilimenti. A rendere giustizia ai familiari, lo studio del dottor Gerardo Cela, medico legale specialista in medicina del lavoro, il quale ha accertato che “il lavoratore versava in buone condizioni di salute sino al 1984; iniziava a presentare delle obiettive alterazioni relative all’apparato respiratorio, riscontrate nelle visite effettuate nel 1984, nel 1990 e nel 1991 presso l’istituto di Medicina del lavoro dell’Università di Bari; ‘decedeva per neoplasia polmonare maligna (microcitoma) con metastasi ai linfonodi peripancreatici”. Per il consulente giudiziale, dunque, “l’esposizione alla inalazione di sostanze nocive per l’apparato respiratorio nell’ambiente di lavoro, durata circa 25 anni, provocava prima l’insorgenza di una affezione cronica broncopolmonare e poi l’evoluzione di detta broncopatia verso la neoplasia”. Rapporto di causa-effetto e condanna, con relativo risarcimento per oltre 2 milioni di euro ai familiari.
2 visite mediche in 15 anni, nonostante i “veleni”
“Biossido di silicio e cromo, usato come colorante del cemento e cancerogeno”. Le motivazioni della decisione del Tribunale di Foggia sono perentorie, al contrario delle dichiarazioni dei direttori degli stabilimenti di Guardiaregia, Salerno, Trento, secondo cui i dipendenti avevano tutti “le mascherine protettive”, escludendo la “natura nociva delle polveri presenti nell’ambiente di lavoro”. Tesi confermata dal medico legale della Italcementi, che ha sottolineato l’esistenza di “impianti di depolverizzazione ed abbattimento delle polveri nel periodo 1984-1989, ed il regolare assoggettamento dei dipendenti a visite mediche annuali”. Per il giudice, però, le cose non stavano esattamente in questi termini. A maggior ragione in virtù dell’accordo sottoscritto dalla Italcementi con il Ministero del Lavoro a Roma, sul personale “esposto a rischi con frequenza annuale e di affidare agli istituti universitari l’individuazione dei rischi”.
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La lezione di Foggia
Condanna e risarcimento milionario per la Italcementi Spa. Proprio nella terra dell’Ilva di Taranto, dell’eterna contesa tra il diritto alla salute e quello al lavoro, a soccombere è un colosso dell’industria italiana, il quinto produttore mondiale di cemento. È una sentenza storica quella del Tribunale di Foggia (sezione lavoro), pronunciata dal giudice Andrea Basta, che ha riconosciuto il nesso di casualità tra il lavoro svolto ed il tumore che ha stroncato la vita di un lavoratore foggiano 17 anni fa. Per i legali della società, il decesso sarebbe stato determinato dal fatto che “il lavoratore fosse un forte fumatore”. Ma le perizie hanno dimostrato ben altro, a cominciare dalle sostanze inquinanti presenti negli stabilimenti. A rendere giustizia ai familiari, lo studio del dottor Gerardo Cela, medico legale specialista in medicina del lavoro, il quale ha accertato che “il lavoratore versava in buone condizioni di salute sino al 1984; iniziava a presentare delle obiettive alterazioni relative all’apparato respiratorio, riscontrate nelle visite effettuate nel 1984, nel 1990 e nel 1991 presso l’istituto di Medicina del lavoro dell’Università di Bari; ‘decedeva per neoplasia polmonare maligna (microcitoma) con metastasi ai linfonodi peripancreatici”. Per il consulente giudiziale, dunque, “l’esposizione alla inalazione di sostanze nocive per l’apparato respiratorio nell’ambiente di lavoro, durata circa 25 anni, provocava prima l’insorgenza di una affezione cronica broncopolmonare e poi l’evoluzione di detta broncopatia verso la neoplasia”. Rapporto di causa-effetto e condanna, con relativo risarcimento per oltre 2 milioni di euro ai familiari.
2 visite mediche in 15 anni, nonostante i “veleni”
“Biossido di silicio e cromo, usato come colorante del cemento e cancerogeno”. Le motivazioni della decisione del Tribunale di Foggia sono perentorie, al contrario delle dichiarazioni dei direttori degli stabilimenti di Guardiaregia, Salerno, Trento, secondo cui i dipendenti avevano tutti “le mascherine protettive”, escludendo la “natura nociva delle polveri presenti nell’ambiente di lavoro”. Tesi confermata dal medico legale della Italcementi, che ha sottolineato l’esistenza di “impianti di depolverizzazione ed abbattimento delle polveri nel periodo 1984-1989, ed il regolare assoggettamento dei dipendenti a visite mediche annuali”. Per il giudice, però, le cose non stavano esattamente in questi termini. A maggior ragione in virtù dell’accordo sottoscritto dalla Italcementi con il Ministero del Lavoro a Roma, sul personale “esposto a rischi con frequenza annuale e di affidare agli istituti universitari l’individuazione dei rischi”.
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VISTO l'art. 7 della legge 8 Luglio 1986 n. 349 e l'art. 6 della legge 28 Agosto 1989 n. 305; VISTA la richiesta della Regione Sicilia del 25 Maggio 1988, con la quale si evidenzia l'esigenza della dichiarazione di aree ad elevato rischio di crisi ambientale degli ambiti territoriali interessati dal polo chimico siciliano, in particolare per la fascia della Sicilia sud-orientale; CONSIDERATO che, come risultante della documentazione allegata alla richiesta della Regione Sicilia, le aree in oggetto sono interessate dalla presenza di un notevole numero di industrie caratterizzate dalla emissione di notevoli quantit di inquinanti, e che le stesse abbisognano di consumi di risorse idriche estremamente rilevanti che riducono le gi scarse disponibilit di acqua per gli altri usi; CONSIDERATO che dalla documentazione tecnica presentata dalla Regione Sicilia si evidenzia come l'area in oggetto sia esposta ad un continuo rilascio di sostanze aeriformi di origine industriale e che le autorit locali hanno pi volte segnalato, nel passato, gravi fenomeni di inquinamento atmosferico, con notevoli disagi alle popolazioni locali; CONSIDERATO che, come segnalato alla Regione Sicilia, sono state notate molteplici morie di pesci nelle zone costiere delle aree di cui sopra; CONSIDERATO che, come risultante dalla documentazione presentata, la situazione delle risorse idriche dellarea estremamente deteriorata e le necessit di approvvigionamento idrico degli insediamenti industriali, urbani ed agricoli hanno portato all'esaurimento delle falde superficiali e ad un forte emungimento delle falde profonde; CONSIDERATO che le aree ove sono avvertibili gli effetti del degrado ambientale indotto dalle attivit industriali comprendono nella Provincia di Siracusa i territori dei comuni di Priolo, Melilli, Augusta, Siracusa, Solarino e Floridia mentre nella Provincia di Caltanisetta riguardano il Comune di Gela, Niscemi e Butera;
CONSIDERATO che le zone sopracitate risentono pi direttamente delle ricadute degli inquinanti atmosferici, o della movimentazione e stoccaggio dei materiali di alimentazione e di risulta dei processi produttivi nonch della depurazione dei reflui. CONSIDERATO che in funzione del suddetto rilevante abbassamento delle falde sono in atto una serie di modificazioni geomorfologiche del suolo, nei suoi stati profondi, con l'imminente pericolo di una forte permeazione delle suddette falde da parte dell'acqua di mare; CONSIDERATO che, come segnalato dalla documentazione tecnica elaborata dalla Regione Sicilia, la produzione di rifiuti tossici e nocivi, da parte delle Aziende del polo industriale, molto elevata e non risultano esistere, nella Regione, adeguati impianti di trattamento e smaltimento degli stessi; CONSIDERATO che la normativa sullo smaltimento dei rifiuti solidi (urbani e industriali) stata emanata in tempi successivi a quello di costituzione del polo industriale, ed quindi prevedibile un notevole rischio da inquinamento pregressso per smaltimento di sostanze nocive non adeguatamente regolato da norme; CONSIDERATO l'alto valore paesaggistico, archeologico e naturalistico di alcune delle aree in oggetto, nonch la riconosciuta vocazione turistica di alcune altre; VISTO il parere favorevole della 13a Commissione del Senato del 19 Luglio 1990 e le relative proposte; VISTO il parere favorevole della Commissione VIII della Camera dei Deputati del 1 Agosto 1990 e le condizioni espresse dalla stessa Commissione. PROPONE LA SEGUENTE DELIBERA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI I territori ricadenti nelle Province di Siracusa e Caltanisetta, delimitati come indicato dalla cartografia allegata, che costituisce parte integrante della presente delibera, sono dichiarati aree ad elevato rischio di crisi ambientale, ai sensi e per gli effetti di cui all'art.7 della legge 8 luglio 1986 n.349, cosi come emendato nell'art. 6 della legge 28 agosto 1989 n. 305. Il Ministro dell'Ambiente predisporr, d'intesa con la Regione Sicilia, un piano di disinquinamento per il risanamento del citato territorio, il quale previa ricognizione dello stato di inquinamento delle acque, dell'aria e del suolo, nonch delle fonti inquinanti che hanno un impatto significativo sulle zone da risanare, avr l'obiettivo di definire la tipologia, la fattibilit e i costi degli interventi di risanamento . Tale piano rappresenta l'unico strumento organico di analisi, pianificazione e controllo degli interventi per eliminare o mitigare, il potenziale dei fattori di rischio ambientali possibili e prevedibili, in particolare in relazione ai rischi di incidenti rilevanti, agli effetti sulla salute delle popolazioni e sull'ambiente. La gravit della situazione impone peraltro che, ancor prima dell'avvio dello studio del piano di disinquinamento e riequilibrio ambientale, vengano adottate immediatamente misure di riduzione dei carichi inquinanti attraverso la realizzazione di interventi mirati, nell'ambito dell'area industriale di Siracusa e Caltanissetta. A tal fine viene costituita una apposita Commissione di cui fanno parte le Amministrazioni dello Stato, la Regione e gli Enti locali interessati, con compiti di coordinamento delle attivit per la valorizzazione e la partecipazione degli Enti locali sia ai fini consultivi sia per i processi decisionali nella realizzazione di opere sul territorio. Tale concertazione Stato-Regione-Enti locali risulta sede ove: - puntualizzare in particolare le procedure affidamento delle opere e degli interventi risanamento e di gestione degli stessi; - precisare gli interventi anticipatari, le priorit, la fattibilit, gli importi effettivamente disponibili per l'esecuzione e realizzazione delle opere e degli interventi di risanamento.
Sono inoltre emanate le seguenti direttive per la formazione del piano di disinquinamento: 1) Analisi dei carichi inquinanti complessivi determinati dalle attivit produttive esistenti nell'area e valutazione della loro incidenza sui vari comparti ambientali; 2) Studio dello stato di inquinamento delle acque superficiali e sotterranee, dell'aria e del suolo al fine di individuare l'ambito specifico territoriale di interesse e di caratterizzare le componenti ambientali per le quali e' necessario il risanamento; 3) Ricognizione sullo stato attuale degli interventi a valenza ambientale in corso di realizzazione o programmati nel territorio in esame, sia su iniziativa delle aziende industriali operanti nella zona che da parte degli enti pubblici; 4) Elaborazione di uno studio tendente a valutare la ricettivit del sito per quanto concerne gli effluenti aeriformi e liquidi e i rifiuti solidi in relazione alla natura, comportamento negli ecosistemi e caratteristiche tossicologiche delle specie inquinanti interessate; 5) Indagine epidemiologica su campioni significativi della popolazione di Siracusa e Caltanissetta e dei comuni limitrofi, al fine di accertare l'incidenza delle patologie pi comuni correlabili con lo stato di inquinamento ambientale; 6) Effettuazione di bilanci di impatto dei consumi delle risorse e dei principali fattori di inquinamento in relazione all'attuale assetto di produzione infrastrutturale; 7) Definizione e progettazione delle azioni dirette al risanamento dell'ambiente e al riassetto del territorio mediante: a) Elaborazione di un piano di area per la fissazione degli standard ambientali anche sulla base dei risultati emergenti dal censimento dei punti di emissione, del carico inquinante esistente sull'ambiente e della ricettivit dell'ambiente stesso; b) interventi diretti sul comparto produttivo per la minimizzazione dei carichi ambientali che, partendo dall'analisi dei sistemi di produzione, consenta di realizzare consistenti miglioramenti in relazione alle incidenze sull'ambiente e al recupero delle risorse; c) interventi diretti alle riabilitazioni delle strutture consortili e infrastrutture connesse (zona portuale, movimentazione materie prime, viabilit, approvvigionamento idrico ad uso idropotabile e produttivo, ecc.) in relazione alle esigenze di tutela ambientale e alla vocazione turistica e agraria dell'area circostante il polo industriale; d) interventi diretti al recupero ambientale e al risanamento di aree particolarmente compromesse e di particolare rilevanza naturale e ambientale; e) elaborazione di una strategia a livello di area per la gestione di rifiuti risultanti dal polo industriale. Tale strategia dovr basarsi su studi di compatibilit ambientale dei siti proposti per le discariche; 8) Definizione di un piano di controllo e monitoraggio dei parametri ambientali pi significativi ai fini della tutela della popolazione, dei lavoratori e delle componenti ambientali; 9) Pianificazione degli interventi e fattibilit tecnico-economica degli stessi; 10) Predisposizione del piano finanziario con la specifica individuazione degli strumenti per il reperimento delle risorse necessarie. Il Piano, da redigere in accordo agli obiettivi ed alle direttive stabilite, predisposto dal Ministero dell'Ambiente d'intesa con la Regione Sicilia, sar presentato all'approvazione del Consiglio dei Ministri entro il 30/6/1991. Roma li, 30 novembre 1990
http://www.lasvolta.net/tds/19901130.htm
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 17 gennaio 1995
Approvazione del piano di disinquinamento per il risanamento del territorio della provincia di Caltanissetta - Sicilia orientale. (GU n.100 del 2-5-1995 - Suppl. Ordinario n. 51)
PIANO DI RISANAMENTO AMBIENTALE AREE AD ELEVATO RISCHIO DI CRISI AMBIENTALE NEL TERRITORIO DI GELA
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Su proposta del Ministro dellambiente; Visto lart. 7 della legge 8 luglio 1986, n. 349, come modificato dallart. 6 della legge 28 agosto 1989, n. 305; Vista la nota della regione Sicilia in data 25 maggio 1988 seguito della quale e stata presentata istanza per la dichiarazion di area ad elevato rischio di crisi ambientale, ai sensi dellart. della legge 8 luglio 1986, n. 349, come modificato dallart. 6 dell legge 28 agosto 1989, n. 305, del territorio della provincia d Caltanissetta, costituito dai comuni di Gela, Butera, Niscemi; Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri adottata in data 30 novembr 1990, con la quale il territorio della provincia di Caltanissetta e stato dichiarato area ad elevato rischio di crisi ambientale ai sensi e per gli effetti dellart. 7 della legge 8 luglio 1986, n. 349, come modificato dallart. 6 della legge 28 agosto 1989, n. 305; Considerato che, con la citata deliberazione del Consiglio de Ministri, e stato richiesto al Ministero dellambiente d predisporre, dintesa con la regione siciliana e con gli altri ent locali interessati, il piano di disinquinamento per il risanament del territorio della provincia di Caltanissetta che, previ ricognizione dello stato di inquinamento delle acque, dellarea e de suolo, nonche delle relative fonti inquinanti, definisca l tipologia, la fattibilita ed i costi degli interventi d risanamento; Visto il decreto del Ministro dellambiente del 4 giugno 1992 con il quale e stata nominata la commissione Stato-regioni-enti locali, prevista dalla deliberazione del Consiglio dei Ministri del 30 novembre 1990, con i compiti di coordinamento delle attivita rela-tive al risanamento dellarea ad elevato rischio di crisi ambientale; Visti gli studi e le indagini effettuate dal Ministero dellambiente, che hanno consentito di evidenziare le principali problematiche ambientali nel territorio della provincia di Caltanissetta, e di individuare le linee programmatiche per il risanamento dellarea, come riportato nellallegato A; Sentita la commissione Stato-regione-enti locali, che nella riunione del 1 giugno 1994 ha espresso parere favorevole sullo schema di piano di disinquinamento per il risanamento del territorio della provincia di Caltanissetta; Vista la deliberazione n. 400 in data 1 settembre 1994 con la quale la giunta della regione siciliana ha approvato con modifiche lo schema di piano di disinquinamento per il risanamento del territorio della provincia di Caltanissetta; Viste le modifiche e le osservazioni di cui alle note de Ministero dellambiente 27 settembre 1994 prot. n. 9146/94/SIAR e 2 ottobre prot. n. 9495/SIAR/94 ed alle note della regione sicilian del 27 ottobre 1994 prot. Gruppo XVII n. 83564 e del 9 novembre 199 prot. Gruppo XVII n. 86708; Preso atto che le direttive per la elaborazione del piano di disinquinamento emanate con la deliberazione del Consiglio dei Ministri del 30 novembre 1990 sono state puntualmente seguite dal Ministero dellambiente e che i risultati sono oggetto del presente decreto e degli allegati che ne costituiscono parte integrante; Preso atto che lattuazione del piano di disinquinamento richiede unazione integrata ed unitaria dello Stato, della regione e degli enti locali interessati ed inoltre una cooperazione organica con le principali industrie operanti nella zona; Ritenuta lestrema urgenza a dare attuazione agli interventi previsti dal piano; Vista la legge 8 giugno 1990, n. 142; Vita la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 4 gennaio 1995; Decreta: Art. 1. Approvazione del piano di disinquinamento 1. E approvato il piano di disinquinamento per il risanamento del territorio della provincia di Caltanissetta (allegato A al presente decreto), come atto di indirizzo e coordinamento delle amministrazioni statali anche ad ordinamento autonomo, gli enti pubblici anche economici, la regione della Sicilia e gli enti locali. Art. 2. Prescrizioni per gli impianti industriali 1. Negli impianti industriali presenti nel territorio della provincia di Caltanissetta devono essere eseguiti gli interventi indicati nellallegato B finalizzati a: adeguamento ai limiti di emissione; adeguamento ai limiti di scarico; ripristino di situazioni di degrado ambientale, chiaramente attribuibili ad uno specifico soggetto privato. 2. Il termine per ladozione degli interventi di cui al comma 1, di carattere gestionale e che non richiedano adeguamenti di impianti infrastrutture o altre azioni incompatibili con il termine indicato, e fissato in novanta giorni dalla data del presente decreto. Ciascun soggetto privato, indicato nellallegato B, dovra presentare alla regione siciliana un programma di realizzazione di interventi indicante: le modalita di attuazione dellintervento; i tempi necessari (a decorrere dallapprovazione del programma) per il suo avviamento; i tempi necessari per il suo completamento.
La regione siciliana approva tale programma entro i successivi trenta giorni, il quale costituisce prescrizione vincolante, salvo richiedere modifiche al programma nel caso non siano adeguati le modalita e i tempi previsti. Nel caso in cui il soggetto presentatore ritenga di non poter acconsentire alle modifiche richieste della regione siciliana, la questione e rimessa al Ministro dellambiente, che, di concerto con il Ministro dellindustria, commercio e artigianato fissa il programma con proprio decreto, ai sensi dellart. 8 della legge 8 luglio 1986, n. 349. 3. Le caratteristiche tecniche generali degli interventi indicati in allegato B sono riportate nellappendice dellallegato A. Art. 3. Quadro finanziario 1. Sono a carico dello Stato, nel complessivo limite di lire 40 miliardi, i finanziamenti concernenti: a) opere pubbliche; b) attivita di supporto e controllo allattuazione del piano, nonche attivita di programma, previsto dallart. 4 del presente decreto; c) contributo (in misura non superiore al 50 per cento) per interventi di ristrutturazione ambientalistica degli impianti, addizionali rispetto alla messa a norma e non ancora finanziati. 2. Le risorse necessarie per le finalita di cui al comma 1 sono determinate: a) in lire 26,866 miliardi e in lire 4,134 miliardi a carico, rispettivamente dei capitoli 8501 e 7705 dello stato di previsione del Ministero dellambiente per lanno 1995; b) in lire 9 miliardi a carico delle disponibilita in conto residui iscritte al cap. 7705 del medesimo stato di previsione. 3. Le risorse di cui al comma 1 saranno trasferite alla regione siciliana a seguito della stipula dellaccordo di programma di cui allart. 4 del presente decreto. 4. Sulla base delle indicazioni del piano, ai sensi dellart. 6 della legge 28 agosto 1989, n. 305, il Ministero dellambiente e la regione siciliana individueranno, entro il 1996, gli ulteriori interventi da realizzare, in relazione alle disponibilita di bilancio e di altre risorse accertate su fondi europei del quadro comunitario di sostegno. Art. 4. Accordo di programma 1. Per lattuazione del piano dovra essere stipulato tra il Ministero dellambiente, il Ministero del bilancio e della programmazione economica, il Ministero del tesoro - Ragioneria generale dello Stato, il Ministero dellindustria, commercio e artigianato, la regione siciliana, la provincia di Caltanissetta ed i comuni di Gela, Butera e Niscemi un accordo di programma ai sensi dellart. 27 della legge 8 giugno 1990, n. 142, e secondo lo schema riportato in allegato C al presente decreto. 2. Ai fini dellimmediata attivazione del coordinamento e della segreteria tecnica di cui allart. 5 dello schema riportato in allegato C, per la predisposizione degli atti, delle procedure e degli strumenti necessari, il Ministero dellambiente di concerto con il Ministero dellindustria, commercio e artigianato e la regione fornira un adeguato supporto tecnico-scientifico, finalizzato alla definizione e organizzazione delle strutture e del personale. Art. 5. Contratti di programma 1. Per lattuazione del piano dovra essere stipulato tra ciascuna societa (Praoil, Enichem e Isaf) un contratto di programma, secondo lo schema riportato in allegato D al presente decreto, con il Ministero dellambiente, il Ministero del bilancio e della programmazione economica, il Ministero del Tesoro - Ragioneria generale dello Stato, il Ministero dellindustria, commercio e artigianato, e la regione siciliana con cui la societa si impegna a: a) attenersi, per i propri impianti, anche per eventuali sviluppi futuri, agli indirizzi fissati dal piano e dai suoi aggiornamenti previsti; b) realizzare gli interventi di ristrutturazione ambientale dei propri impianti previsti dal piano (indicati nellallegato B) nei tempi e secondo le modalita ivi riportate; c) assicurare a tutti i soggetti firmatari dellaccordo di programma di cui allart. 4 il piu completo accesso a dati ed informazioni relativi ai propri impianti nellarea, nonche al controllo ambientale degli stessi. 2. Lerogazione dei contributi a Praoil, Enichem e Isaf ai sensi della lettera c) del comma 1 dellart. 3 e subordinata, oltre a quanto previsto allart. 4, alla stipula del contratto di programma di cui al comma 1. Art. 6. Aggiornamenti del piano 1. Al 30 novembre 1995 e successivamente ogni anno, per tutta la durata della dichiarazione di area e rischio, il comitato di coordinamento dellaccordo di programma di cui allart. 4 dovra approvare un aggiornamento del piano che tenga conto di quanto verificatosi nel periodo intercorso. Il presente decreto sara pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana. Dato a Roma, addi 17 gennaio 1995 SCALFARO BERLUSCONI, Presidente del Consiglio dei Ministri MATTEOLI, Ministro dellambiente Registrato alla Corte dei Conti il 29 marzo 1995 Registro n. 1 Ambiente, foglio n. 24
Al sito gli allegati: http://www.gazzettaufficiale.it/atto/stampa/serie_generale/originario
GAZZETTA UFFICIALE REGIONE SICILIA
DISPOSIZIONI E COMUNICATI
ASSESSORATO DEL TERRITORIO E DELL'AMBIENTE
PALERMO - VENERD 12 AGOSTO 2005 - N. 34
Dichiarazione di area ad elevato rischio di crisi ambientale di una parte di territorio dei comuni di Gela, Niscemi e Butera.
Con decreto dell'Assessore per il territorio e l'ambiente n. 190/GAB. dell'11 luglio 2005, l'area costituita dai territori dei comuni di Gela, Niscemi e Butera dichiarata "Area ad elevato rischio di crisi ambientale". Resta salvo il piano di disinquinamento per il risanamento del territorio della provincia di Caltanissetta - Sicilia orientale, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 17 gennaio 1995, cos come modificato dal comitato di coordinamento per la rischio di crisi ambientale dei comuni di cui all'art. 1 . La dichiarazione di "Area ad elevato rischio di crisi ambientale" sar efficace sino alla dichiarazione dell'avvenuto risanamento decretata da parte dell'Assessore per il territorio e l'ambiente. (2005.28.1860)
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