Sei sulla pagina 1di 10

"I compagni di Mola salutano l'ultimo cantastorie corpofonista"

era scritto su un cartello listato a lutto sulla porta del palazzo


di pietra. Un altro recitava "ti saluto, ti saluto, ti saluto a
pugno chiuso". Pioveva. Il paese sul mare, che in giugno si
immagina bianco, blu e azzurro, completamento grigio. Il
cielo precipita addosso e scroscia pioggia a intermittenza.
Appena entrati nella camera ardente del palazzo Roberti, detto
delle 100 camere, cala il diluvio. Non si pu pi uscire dalla
porta. Le cateratte del cielo che si aprono, dicono i compagni,
Enzo che si ribella, all'essere condotto in chiesa. Enzo Del Re
per tutta la vita stato anarchico e ha vissuto, senza
compromessi, i suoi principi etici e politici fino alle estreme
conseguenze, fino ad andarsene in completa solitudine, nella
stanza di casa sua, nel paese in cui nato, cresciuto e morto.

Il paese della lingua che ha cantato. Il maulese. Il molese di
Mola, "Maule", come si intitola il suo disco bianco. Un disco di
ballate di lavoro e una canzone d'amore per il paese, che
termina con la solita beffa finale... non c' citt pi arretrata di
te... la stessa che fa dire al navigante dopo tutte le fatiche che
ha fatto e dopo tanto avere sospirato il ritorno, "speriamo che
la moglie non mi abbia messo le corna".

Era in dialisi da tempo. Dicono che si era provato ad attivare le
procedure per beneficiare della legge Bacchelli, ma i neri di
Tatarella non gliela avrebbero mai data. Rifiut il trapianto di
reni, perch era convinto che con i suoi metodi i reni si
sarebbero rigenerati. Aveva sviluppato sue teorie che lo
portavano a curarsi mangiando soltanto polpo. L'Octpus,
come lo chiamava. Aveva fatto studi classici. Non lasciava
stare le parole. Le indagava. Partiva dal dialetto, le portava
all'italiano, si appassionava all'etimologia. Ai suoi concerti che
dava accompagnandosi con una sedia o una valigia di cartone,
era temuto. "Io resto - diceva -fino a che l'ultimo ascoltatore
non se ne andato". E manteneva la parola, forte di un
repertorio che si prendeva il tempo che voleva. C'era poi un
motivo pi ideologico a spingerlo. Suonare otto ore e
pretendere la retribuzione di un operaio metalmeccanico. Ora
qui, nella camera ardente. Da un registratore escono le note
della sua voce che si lamenta in questa lingua arcaica, sospesa
sul mare d'Oriente. Lottando contro la volont dei familiari
stato vestito come suo solito e non con l'abito scuro.

Tutti i suoi convincimenti lo avevano portato ad applicare la
lotta di classe anche nell'uso degli oggetti pi comuni. Non
arriv in tempo a diversi concerti perch si rifiutava di salire a
bordo di automobili, strumento che, affermava, rende schiavi
del padrone. Autostrada, petrolio, economia, Fiat, Stato,
quindi niente automobile. Era "pedone per scelta esistenziale".
Fu fermato diverse volte nel recarsi ai concerti, non per i
contenuti rivoltosi delle sue composizioni, ma per la pratica
convinta dell'autoriduzione del biglietto. Viveva solo. C' chi lo
sorprese in giovent con pile di riviste os nella stanza. "Non
capisci compagno, il mio seme non lo d al padrone".

Il feretro fu messo nella macchina del servizio funebre e uno
sparuto gruppo lo segu nella pioggia livida. In chiesa lo segu
la famiglia soltanto. I compagni, gli amici, restarono fuori.
Qualcuno venne con la bandiera anarchica. Un piccolo gruppo
riportava battute. Erano quelli del "carrettaun", il carro della
cuccagna, gli "amici miei" del paese. Ognuno aveva un
aneddoto che smentiva quello degli altri. Uno mi prese da
parte e mi mostr il suo locale: "Il ministero della brace" si
chiamava. ("Eh, Enzo era davvero amico mio, e non degli altri.
Questa una vera braceria, e non le altre..."). Ti dico io una
cosa, l'anno scorso incontro Enzo che mi dice... andiamo a
festeggiare il mio compleanno. E quanti ne siete?, ho chiesto -
"je scktte ", io solo! - mi ha risposto. La birra analcolica se
l'era portata da casa per paura di non trovarne, e cos
cenammo insieme. Mangi il polpo alla Krefi, alla maniera di
Corf. Voleva pagare, ma, gli dissi, e che? Nemmeno la cena
del compleanno ti posso offrire?"

Nella piazzetta intanto aveva smesso di piovere Il cielo
restava cupo. La bandiera degli anarchici la teneva un
compagno con la faccia segnata dalle rughe del sole.
"L'assassino" lo chiamavano, perch la parola che pi spesso
aveva in bocca era "t'ammazzo". Si lamentava con un altro.
"Se era per te, nemmeno l'avevo saputo". "E dovevi guardare
la posta elettronica..." , "s , s, fatevi tutti controllare dalla C.
I. A..." E rest in silenzio, sprezzante, sorretto dalla bandiera.

Gli "amici miei" raccontavano ancora. "Ero con lui quando,
sdraiato nel letto, che non stava bene, sent il suono della
campana e scrisse Maule.. nu tocc de campane..", e un altro
aggiungeva, "la canzone pi straordinaria Scittr, quella
della gatta nera". Altri parlavano di episodi pi recenti. La
volta che la piazza piena non lo vide salire sul palco perch gli
organizzatori non gli avevano fatto i pomodorini di ceramica
che aveva chiesto per donarli poi alla gente. E cos non regal
n pomodori n canzoni.

"Era cocciuto e inconvincibile, C . Noi lo chiamavamo C,
abbreviativo di Cenzino, non del "Che". Lui lo sorpassava a
sinistra il "Che". Era per Ho Chi Minh... 24 ore ... Ridere si fa
per ridere, tutta la strada fino all'altro mondo in allegria, con
buon umore. Comico, mi piace il comico...

Nella piazza della Repubblica di Parma al concerto del 25 aprile
2009 ci ipnotizz tutti con quelle lunghe tirate ritornellate con
"evviva Bakunin" che nel tempo aveva sostituito "giap giap Ho
Chi Minh". Era salito sul palco e cos per la prima volta vidi
questo signore tutto agghindato e vestito con ricercatezza, con
un gran papillon e il basco di maglia. Durante il pomeriggio era
stato seduto a vendere le sue audiocassette, ma nessuno
l'aveva capito. La piazza lo conosceva poco, ci mise un po' per
adeguarsi a quella musica emessa da una bocca che cantava e
schioccava la lingua come una percussione, e si accompagnava
battendo una sedia. Ci volle un po', e la prese lunga, ma poi la
sua lunghezza d'onda, un'altra frequenza, non FM, piuttosto
onde medie, lentamente arriv tra la gente che inizi a
ondeggiare a tempo. Dopo 15' non si sentiva pi la mancanza
di nulla, n del basso, n della batteria, delle chitarre. Era
autosufficiente. Ecco il Corpofonista. I suoni emessi dal suo
corpo e dallo strumento di lavoro facevano tutto. Era una
litania su base ritmica. Una specie di rap salmodiato. Il ritmo
bastava e and avanti a lungo. "Io e la mia sedia" , una lunga
gimcana per introdursi, e poi "Comico" e poi "Lavorare con
lentezza", pausa pausa ritmo lento.. la salute non ha
prezzo...

Se ne stava l come una tartaruga, corazzato e sfrontato, a
fare adeguare le migliaia a lui solo. La sua musica era di
propaganda, adatta a parlare alle grandi masse. La sua
ostinazione, la cocciutaggine dura come un guscio, la corazza
della sua coerenza, incantavano e incatenavano la piazza. Si
sarebbe detto che fosse come Oum Kalthoum, come i muezzin,
destinato alle platee oceaniche dei grandi raduni ideologici.
Chiuso ad angolo sulla sua sedia, lo sguardo lontano oltre al
pubblico, guardava al sol dell'avvenire.

"Si spaccato - afferm con rabbia un compagno -
dedicandosi tutto, pensando, come molti di noi, credendo, che
davvero la vita potesse cambiare per tutti, fino a diventare
rabbioso, fino a consumarsi, nel rancore. In un paese che lo
compativa, che lo trattava da "bizzarro originale". "Carvaun",
carbone, come era il soprannome di famiglia. "Carvaun? Ma
non muort ancora..?" "Se ne accorgono adesso! Questo
paese la perla nera. Paese di fascisti, rifugio dei latitanti di
destra negli anni '70. Quando fu ucciso il compagno Benedetto
Petrone, Enzo ne fece una ballata. Dal vivo poteva durare
anche 30 minuti. Enzo era cos, quanto ci metteva ci metteva.
La sua storia di Maule in audiocassette dura 5 ore. Non si
faceva intimidire dal tempo.

La famiglia pure era espressione di questo paese. Enzo tra loro
era la pecora rossa. L'avrebbero voluto vestito in borghese
almeno da morto. A quel punto la bara fu portata fuori dalla
chiesa. Mentre si avvicinava al baule aperto dell'auto, part
l'applauso. L'applauso cresceva amplificato dalla pietra della
piccola piazza. L'applauso... l'ultimo applauso, quello del
congedo, dell'uscita di scena... Non terminava l'applauso... era
un applauso commosso, di rivincita, di rabbia quasi, e di
affetto. Molti non poterono applaudire perch stringevano
verso il cielo il pugno chiuso, quello del lato del cuore. Ti
saluto a pugno chiuso, il verso si era fatto saluto. Gli occhi
lucidi e anche fieri, i compagni salutavano.

Quasi a conseguenza di tanta ostinazione ideologica una pietra
cadde sul cofano dell'auto funebre, e poi altre. Guardai sul
tetto di fronte pensando istintivamente a qualche fanatico
dell'opposta fazione che avesse tirato a sfregio e invece era il
cielo a rovesciarle, a lapidare gli astanti. La grandine venne
con sassi di ghiaccio grandi quanto pugni chiusi, e venne
violenta, con ira. Ci si dovette rifugiare sotto i balconi, sotto le
arcate. La grandine rimbalzava. A gragnole crepitava sulla
pietra bagnata. Il cielo era gravido di rabbia. Forse era Dio che
voleva partecipare al funerale di un ateo, o forse era il
Superuomo liberato dal corpo di Enzo del Re che esprimeva la
sua rabbia nel doversi accommiatare dalla vita e per
essere stato portato in chiesa, e infine per essere caricato su
una macchina, anzi che a spalla, per l'ultimo viaggio... Sia
come sia, fu una visione biblica questa grandine furente e
pietrosa che si rovesciava sul carro funebre e sul paese di Mola,
come per punirli di non avere riconosciuto il loro profeta. Per
concedere un segno tangibile della sua dipartita. I compagni
coriacei accompagnarono comunque la salma.

Un ragazzo in testa al drappello reggeva la sedia da un piede,
alzandola al cielo come una bandiera. La grandine la faceva
suonare con colpi di nocche, sonori e pieni di rabbia. Al
camposanto pioveva. Ci si raccolse sotto un'arcata. La bara
era scoperta. Enzo del Re se ne stava immobile, con la sua
barba da casa delle fate, il baschetto rosso, l'ombrello disteso
con lui, e un gran girasole sul corpetto. Diversi pronunciarono
un discorso di saluto. Uno, che nell'emozione si rivolse agli
astanti chiamandoli amici, subito fu apostrofato "Compagni!
Quali amici? Compagni!" Furono discorsi rivolti direttamente
alla salma "Enzo ricordi quella battaglia?"" "Ora bisogna che
qualcuno porti avanti la tua bandiera. La bandiera della
coerenza." Altri gli rivolgevano ricordi affettuosi, altri ancora,
ricordi di lotta. Poi a bandiere ammainate tutti cantarono
"Addio Lugano bella, gli anarchici van via..."

Era un canto eroico e mesto, quanto diverso dalla solennit dei
canti sacri, della preghiera. Era l'uomo solo, senza le
scorciatoie della fede. I credenti se la rendono pi comoda. Ma
ammettere che sei polvere soltanto, pi duro. Siamo soli
sulla faccia della Terra. Nella bara sarebbero rimaste le ossa e
l'ombrello e le idee che continuano a vivere in noi, che
restiamo sapendo di andarcene, e viviamo anche per chi se ne
gi andato.
"scitt' , scittr... "Riecco la gatta nera, fuori dal cimitero,
cacciata da tutti, senza che ne abbia colpa, e pi di tutti
cacciata dalla famiglia rispettabile, appena uscita dalla chiesa.
Enzo Del Re stato un altro cantore che (come Woodie Gutrie),
ha alzato la voce contro l'ignoranza, contro la cattiveria, lo
sfruttamento. Che quando ha cantato l'amore l'ha fatto con le
parole di un muratore, di un contadino, di un imbarcato in
mare. Maria Luise.. t voglio vas... Che ha usato la lingua pi
arcaica e misteriosa del suo paese Maule, con un rigore e un
criterio che non ha lasciato nulla al vezzo o al caso. L'uso di
una valigia, di una sedia, del corpo stato tutto parte di
un'idea. Ha cantato con una coscienza politica diversa per
esempio da quella pi primitiva, del suo grande conterraneo
della generazione precedente Matteo Salvatore. Ne ha cantato
in maniera popolare, con gli strumenti dell'intellettuale,
orgogliosamente di parte, ma i risultati sono gli stessi. La
denuncia dell'ignoranza, della sopraffazione, il dominio del
capitale sulla vita, la violenza con la quale il capitale si afferma,
i delitti le stragi. E' un messaggio che non passa d'attualit,
anche se non sono pi di moda quelle bandiere e quel
linguaggio, ma la sostanza resta.

Il canto fin... il gruppo si sciolse... gli occhi lucidi... le bandiere
furono riavvolte al bastone. Ci si disperse... Ognuno tornava
verso casa e la salma rest in attesa del loculo. Anche lui
andava al suo posto. Si sarebbe saputo dove trovarlo d'ora in
poi. La sua casa era la terra. Gli uomini sono tutti eroi per
sopportare di venire al mondo sapendo di morire, di dovere
andarcene cos. Sopportare questo, vivere essendone
consapevoli, fa di tutti noi degli eroi. Sulla via del ritorno in
paese il tempo si apr. Un grande arcobaleno sorse sul viola,
un piede nel mare scuro e un altro nel nero del cielo. Per
esorcizzare la morte i vivi andarono a mangiare. Ci recammo
alla Lampara, una sala con grandi lampade di ferro e vetro, da
caccia ai polpi, che ci attiravano e immobilizzavano ai tavoli
sottostanti. Qui Del Re veniva spesso a mangiare il suo polpo
alla brace. La gestiscono due fratelli, il signor Bruno, il pi alto,
si era chinato in mattinata sulla bara, dicendo "C.. e mo chi
te lo fa pi il polpo a te?". Il cameriere ci raccontava gli usi, i
costumi, la grande lentezza nel consumare i pasti. Masticare
35 volte ogni boccone, come insegnano a scuola. La seconda
valigia, quella col vestito buono, perch c' sempre un
occasione. Il papillon cos grande perch "mi si deve
riconoscere".

La sera andammo dai giovani del circolo Arci. Avevano
organizzato da poco l'ultimo concerto, per il primo maggio. Il
palco era fatto di cassette di legno, e siccome era piovuto
l'impianto non era un granch, ma Del Re cant lo stesso al
suo solito modo, come di fronte alla sterminata platea del
raduno del primo maggio dell'anno precedente a Roma,
quando gli si era offerto un palco degno, e alla festa dei
lavoratori era stato offerto un artista degno di quella festa.
Schiocc la lingua e percosse la sedia. Non per fino a quando
se ne fosse andato l'ultimo ascoltatore. Stavolta se ne and
prima lui.

Ascoltammo il disco bianco Maule, da un gran televisore invece
che da un giradischi. I ragazzi presero a spiegare le canzoni, a
tradurle perpetuandole. Uno osserv: "Enzo ha risarcito la
categoria pi sventurata del mondo del lavoro: il marittimo. In
questo disco ci sono tre canzoni sul lavoro. I muratori, i
contadini, i naviganti. Ecco, quella del navigante quella che
mi commuove di pi. Nessuno ne parla mai, e sono gente di
noi." La musica attacc. Prese a tradurre a orecchio:

"Io tengo la bocca amara e il cuore nero, son navigante e vado
su un vapore. Io tengo il cuore nero e la bocca amara, perch
vado disperso su una schiuma di mare. Ah, quando mi
allontano dalla banchina, ti piango a grandi lacrime Rosina. Da
levante a ponente, notte e giorni vi chiamo faccio la schiuma
alla bocca , ma nessuno mi sente..."

Con lo stesso strazio e lamento cantava della strage di Avola,
poveri contro poveri, poveri carabinieri contro poveri contadini.
Lui non si risparmiava e non risparmi niente a nessuno. "Ci
vuole un organizzazione nuova" , scritta sulla melodia di
"Amara terra mia" di Modugno. La canzone della gatta la
scrisse per risposta a Modugno che aveva scritto Muscio Niuro
(micio nero). Nascoste nei suoi versi ci sono tesori
della nostra parlata e la canzone finisce con il detto che pi
esprime l'ingiustizia nella maniera popolare. "Uacidd pish u litt'
e u cul iev mazz'te", "l'uccello piscia il letto e il culo prende le
mazzate". Scittr, il verso che si fa per scacciare il gatto.. e
questa la canzone, una canzone che dice che non c' sordo
pi sordo di chi non vuole sentire, e dice anche "quanta
scema la gente al mondo, e pi ignorante e pi diventa
cattiva..."

Un giorno una certa famiglia uscendo di chiesa, con l'anima in
pace tornava dopo la messa e si era fatta anche la comunione..
ma vedendo una gatta nera si scordarono di tutti i santi e si
toccavano davanti, e mentre si toccavano e gridavano scittr..
chi le dava un calcio, chi un colpo di pietra, la gatta miagolava
disperata, ma che colpa tengo io se mi hanno fatto il pelo nero,
pigliatevela con la natura che mi ha fatto il pelo scuro.. e
sanguinante sente quei versi come colpi di martello nella
testa... scitt scitt scittra...

E poi "Le pietre", da un episodio di rivolta contadina , che
intercalata con un fischio, sembra un western , la resa dei
conti all'alba. Le pietre che abbiamo dovuto alzare per
costruire i loro muretti a secco , diceva la canzone, domattina
alle tre le useremo per fare la rivoluzione. Il ciuccio non si
deve legare pi, dove vuole il padrone. Al muro era appesa
una sedia, una di quelle da cucina, da scuola. Il ragazzo la
stacc e la mostr. "Ecco questa l'ultima che ha suonato, al
primo maggio alla festa dei lavoratori dell'Arci di mola. Ma
veramente l'ultima volta che l'ha suonata stato forse oggi,
con quei colpi di grandine che gli sono sbattuti addosso
all'uscita della
chiesa".


Al concerto disse: "Sulla sedia si vive e si muore" e si riferiva a
Sacco e Vanzetti, al fatto che una sedia potesse essere uno
strumento d'ingiustizia e di morte, la sedia elettrica, oppure di
vita, una sedia da suonare. E viene da pensare che l'ultimo
momento l'ha passato su una sedia. L'hanno trovato 24 ore
dopo col capo appoggiato al tavolo e il sedere alla sedia, con
un espressione come sovrapensiero. Si arrabbiava spesso, ma
con l'et era come se non si arrabbiasse pi severamente.

E con questo ho finito. Me ne posso andare. Lo sono venuto a
scrivere qui al ristorante "la lampara", dove era solito
mangiarsi il polpo. L'uomo alto che glielo preparava nel
chiudere mi ha salutato, e senza che gli chiedessi niente ha
aggiunto con un mezzo sorriso: "Non ha mai lavorato un
giorno della sua vita. Neanche il padre ha aiutato. Era un
personaggio. Con quella bicicletta ... quell'ombrello... Meglio
cos ... per, bisogna dirlo, non ha mai dato fastidio a
nessuno". Ha abbassato la serranda per l'ora della controra.

Potrebbero piacerti anche