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Afterhours: Padania (2012)

Monica Puglia
Nudi e crudi, sofsticati e ruvidi: sono gli Afterhours che abitano la Padania. Il non luogo,
uno stato della mente, come lo defnir lo stesso Agnelli, un canto di mondo sozzo,
coperto di neve fradicia, da calpestare in un viaggio tra appartenenza e distacco. Vive
nella lotta interna tra il disgusto per quella societ che li ha generati e il cordone che li lega
geneticamente a quel mondo, da cui una separazione totale ormai vista come
impossibile, un virus non debellabile, che li contamina ma non li possiede (fare parte della
gente senza appartenere a niente mai - Costruire per distruggere)
Smarrimento, rabbia, catene ai polsi, lunica certezza il peggio, lunica cosa di cui essere
certi che nella vita, se sarai fortunato, ti toccher un pezzo. Neanche lautodeterminazione
possibile, solo unillusione: tu non puoi decidere cosa sarai, perch c una tempesta in
arrivo che smuover le pedine, far cadere tutti i castelli di carte e tutti dovremo lottare
contro cosa siamo davvero e non per chi vogliamo diventare.
Altra parola chiave la metamorfosi, presente anche nel bellissimo booklet, una
metamorfosi inversa, il contatto col mondo imbruttisce, diventare uomo, luomo inteso da
Agnelli, la pi grande sconftta. Ma il nostro tempo in fondo richiede capacit mimetiche,
bisogna essere trasformisti per sopravvivere, ma sar sufciente? Gli insetti, pi addestrati
di noi, stanno gi scappando. La sensazione che sia ormai troppo tardi per qualsiasi
rivoluzione, siamo pubblico che osserva un incidente, non certo che sia abbastanza, ma
dobbiamo provare ad aggrapparci a noi stessi, anche se non ci piacciamo e tanto meno
piacciamo agli Afterhours.
Il desiderio, appiccicoso come colla, non motore della vita, ma traino distruttivo, smania del
niente, del niente molto pi furbo di tutti i sotterfugi per sfuggirgli, che ci possiede e ha la
meglio su di noi: non ricordare cosa si vuole, ma volerlo, volerlo da morire, morire. La
morte come conseguenza inevitabile della vita, in vita. Cadremo tutti e poi sar un piacere:
forse non far cos male.
Lalbum si muove tra sonorit urbane, metropoli da disinfestare, accendini accesi su
muretti muschiosi attorno a campi inesistenti, territori dellanima e del suolo ormai perduti,
suoni di citt e di camere private, letti disfatti da amori somministrati come veleni, che non
uccidono ma parassitano. Lingresso nellalbum, Metamorfosi, una messa funebre, un
requiem per ci che perduto, ormai marcito, disperso tra una nuvola di insetti da piaga
biblica. In Terra di Nessuno si intrecciano chitarre distorte, fschianti e pulite, che a tratti
danno un attimo di tregua, illusoria, perch subentrano subito le note violente de La
Tempesta in Arrivo, in un turbine di suoni laceranti e profetiche percussioni ansiogene:
troppo tardi. Passando attraverso lo straniamento sonoro di Costruire per distruggere e
Fosforo e Blu (che ricorda un po le percussioni incalzanti de La Sinfonia dei Topi),
arriviamo alla canzone che da titolo allalbum, Padania, introdotta da una chitarra acustica,
malinconica, a cui restano sottesi suoni cupi, periferici, che poi defagrano in distorsioni sul
cuore del brano: puoi quasi averlo sai, ma non ricordi cos che vuoi. Ironia della sorte.
Il ritmo folk elettronico di Ci sar una bella luce, diventa una sorta di mantra
sullimmutabilit delle cose e sullincapacit di trovare nuove sensazioni, in albe sempre
uguali a loro stesse, che ci butta in Spreca una Vita, dallincedere quasi propagandistico,
comizio urlato in un megafono, istigatore di masse.
Tutto si acquieta in una ballata, che non mi sarebbe francamente mancata lavessero
dimenticata in fase di registrazione, Nostro anche se ci fa male, a cui segue Gi nei tuoi
Occhi, che guadagner molti punti nelle esecuzioni live.
Uno dei punti forti dellalbum quasi in chiosa, Io So Chi Sono, voce grafante e
fastidiosa, sostituita a sorpresa da cori di bambini, tra chitarre disturbate e fati isterici. I
violini leggeri, quasi feriti, incapaci di decollare, della strumentale Iceberg conducono alla
fne, a La terra promessa si scioglie di colpo: archi, tremolii, gong, instabilit, ma allo
stesso tempo una strana quiete di fondo, rassegnazione: non c terra promessa che sia
un vero arrivo, perch non c un posto sicuro.
Meritano una citazione a parte i Messaggi Promozionali inseriti tra le canzoni, stilettate alla
politica attuata dalle case discografche, al servizio solo dei numeri e non della qualit: non
vi anticipo nulla, ascoltateli!
Tirando le somme, suoni creati in laboratorio e testi caustici per lalbum della maturit del
pi grande gruppo rock italiano: non il migliore, ma un grande album.

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