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I percorsi TESTO

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E come... Economia TESTO
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Alessandro Baricco nato
nel 1958 a Torino, dove ha
anche fondato la scuola di
scrittura creativa Holden
dedicata alle tecniche
narrative. Personaggio
poliedrico e dalle molteplici
competenze, laureato in
Filosofia e diplomato in
pianoforte al Conservatorio;
ha esordito come critico
musicale de la Repubblica, e poi in tv nel 1993 come
conduttore di Lamore un dardo, una trasmissione
di successo dedicata alla lirica, attraverso la quale si
tentava di mettere in comunicazione il comune pubblico
televisivo con un mondo affascinante, ma spesso
sconosciuto. In questo campo ha anche pubblicato
due romanzi su Rossini, Il genio in fuga e Sul teatro
musicale di Rossini, ed uno sui rapporti tra musica e
modernit, Lanima di Hegel e le mucche del Wisconsin.
Ha in seguito ideato e condotto, insieme alla giornalista
Giovanna Zucconi, un programma dedicato alla
letteratura dal titolo Pickwick, del leggere e dello scrivere
(1994). Brillante saggista e narratore, ha vinto il Premio
Campiello nel 1991 con il romanzo Castelli di rabbia;
successivamente ha pubblicato Oceano mare (Premio
Viareggio) e Novecento. Un monologo, un racconto che
ha ispirato un lavoro teatrale e un film (La leggenda del
pianista sulloceano, di Giuseppe Tornatore). Nel 1995
ha raccolto in Barnum. Cronache dal Grande Show gli
articoli pubblicati nelle pagine culturali del quotidiano
torinese la Stampa (nella rubrica omonima alla
raccolta). Nel 2002 uscito Senza sangue, un breve
racconto-romanzo che si svolge durante unipotetica
guerra, contrassegnata dalla violenza e dalla vendetta;
nello stesso anno Baricco ha realizzato il City Reading
Project, portando in scena alcuni i brani pi significativi
del suo romanzo City. Lesperienza della lettura in
pubblico stata riproposta nellambito del Roma
Europe Festival, nel 2003, con Il Racconto dellIliade,
in cui lautore ha avanzato una rilettura in chiave
moderna dellopera omerica: al centro ci sono il rumore
della guerra, le donne, gli eroi, lamicizia e la morte nelle
parole degli stessi protagonisti e interpreti.
g
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Alessandro Baricco*
Viaggio nella globalizzazione
Contesto Next, breve saggio argomentativo con il sottotitolo Piccolo libro sulla globalizzazione e il mondo che verr,
nato sulle pagine del quotidiano la Repubblica nellottobre del 2001, dove stato pubblicato in quattro punta-
te. Gi impostato come pamphlet autonomo allepoca della sua apparizione, stato ispirato alle polemiche susci-
tate dai disordini che accompagnarono il G8 di Genova per la contestazione dei cosiddetti No-global. diventato
volumetto subito dopo: un piccolo libro per affrontare e capire un grande tema: se la globalizzazione debba essere
considerata come un pericoloso nemico. Il punto di partenza di Baricco un assunto molto preciso: non dare nulla
per scontato. Ecco perch, dalla domanda Esiste la globalizzazione?, lo scrittore procede attraverso una serie di
ulteriori quesiti e di esemplificazioni, giungendo a chiedersi quale parte del pianeta sia coinvolta effettivamente nel
fenomeno. Ci si pu domandare se piuttosto che di globalizzazione mondiale non dovremmo parlare di una di-
rezione, di indicazioni che il mondo segue correndo in un certo verso: pu essere per che gi questo basti per
cambiare il mondo, come lo hanno cambiato le ferrovie che si dirigevano tutte verso il West.
I No-global sono coloro che cercano di resistere a questo processo, che, nonostante gli elementi positivi, viene sen-
tito come irrimediabilmente cattivo. In realt, dice Baricco, la globalizzazione buona fatta con gli stessi matto-
ni della globalizzazione cattiva. Di qui una risposta molto articolata al problema, sostanzialmente basata sulla ca-
pacit di immaginare e anche di sognare. Cos come ce la stanno vendendo conclude lautore la globalizzazio-
ne non un sogno sbagliato: un sogno piccolo [...]. Un sogno in grigio, perch viene dallimmaginario di manager
e banchieri. In un certo senso si tratterebbe di iniziare a sognare quel sogno al posto loro: e realizzarlo. una que-
stione di fantasia, di tenacia e di rabbia. forse il compito che ci spetta.
Genere e tipologia: Saggio testo argomentativo
Dalla domanda iniziale, Che cos la globalizzazione?, lautore passa ad una serie di esempi concreti per farsi capire da tutti, soprattutto
dai non addetti ai lavori. Entra quindi subito nel cuore del problema, chiedendosi sei il fenomeno esiste davvero, e a chi
conviene, per dire la sua anche sul movimento dei cosiddetti No-global.
Ovviamente la prima domanda che viene in mente : cosa diavolo la globalizzazione?
O meglio: cosa vogliamo dire quando usiamo la parola globalizzazione? Purtroppo,
ununica risposta, fondata e unanime, non c. Ce ne sono tante, ma, guarda caso, ognuna
rende imprecisa laltra, e nessuna sembra pi vera delle altre. Cos mi tornata in mente
quella vecchia battuta: non c una definizione della stupidit, per ce ne sono molti esem-
pi. [] Non c una definizione della globalizzazione: per ce ne sono molti esempi. Per cui
sono andato a caccia di esempi. Ho usato un metodo molto amatoriale
1
, ma che mi sem-
brava appropriato. Ho chiesto alla gente di farmi degli esempi. Tutta gente che non sapreb-
be rispondere alla domanda Cos la globalizzazione?, ma che, a richiesta, sapeva farme-
ne degli esempi. Gente normale, insomma. Tra i tanti esempi sentiti, ne ho scelti sei. [].
Eccoli qua:
1. Vai in qualsiasi posto del mondo e ci trovi la Coca-Cola. O le Nike. O le Marlboro
2
.
A. Baricco, Next Piccolo libro sulla globalizzazione
e il mondo che verr, Super UE Feltrinelli, Milano, 2002
autore *
2. Possiamo comprare azioni in tutte le Borse del mondo
3
, investendo in aziende di qual-
siasi paese.
3. I monaci tibetani
4
collegati a Internet.
4. Il fatto che la mia auto sia costruita a pezzi, un po in Sud America, un po in Asia, un po
in Europa e magari un po negli Stati Uniti.
5. Mi seggo al computer e posso comprare tutto quel che voglio on line
5
.
6. Il fatto che dappertutto, nel mondo, hanno visto lultimo film di Spielberg, o si vestono
come Madonna, o tirano a canestro come Michael Jordan
6
.
Voil
7
. Se vi sembrano esempi scemi, provate a chiederne di migliori in giro, e poi vedrete.
Bene o male, rappresentano ci che la gente crede sia la globalizzazione. Ora: ho imparato
che c una sola domanda utile da farsi davanti a questi esempi, ed una domanda appa-
rentemente ingenua: sono veri? Questi esempi, sono veri? Raccontano fatti reali? Sono
esempi veri di globalizzazione? Non chiedetevi se siete pro o contro. Chiedetevi: sono veri?
Prendiamo la storia di Internet, e lidea che ci si possa comprare tutto quel che si vuole.
vero? Unaspirina, un libro in italiano, un mobile dantiquariato, un biglietto aereo di una li-
nea straniera, una bottiglia di vino francese, un computer, un pacco di pannolini, una stam-
pante. Seduto davanti al mio computer, ho provato a comprarli. Risultato: niente aspirina e
Prima domanda:
cosa vuol dire
globalizzazione?
1. amatoriale: non da professionisti.
2. la Coca-Cola. O le Nike. O le Marlboro: vengono citati alcuni marchi tra i pi noti e diffusi di bibite, articoli sportivi e sigarette.
3. comprare azioni intutte le Borse del
mondo: la Borsa il mercato incui si
contrattano i titoli, le obbligazioni e le azioni,
cio le quote di capitale delle Societ; in
pratica, il luogo incui circola il denaro da tutto
il mondo. Le principali Borse sono situate nelle
capitali mondiali, ma effettivamente tramite
internet si pu accedere alle contrattazioni da
qualsiasi luogo.
4. monaci tibetani: il Tibet, regione
autonoma sui monti della Cina sud
occidentale, fu per secoli uno stato
teocratico, guidato dallautorit politico-
religiosa del Dalai Lama. La numerosa
comunit di monaci che vi risiede in
pratica segregata dal resto del mondo.
5. on line: lespressione, che letteralmente si
traduce in linea, sta ad indicare tutto ci
che avviene tramite il collegamento in
internet.
6. Spielberg Madonna . Michael
Jordan: personaggi molto noti: Spielberg il
regista di molti celebri film, tra cui Indiana
Jones, Jurassic Park, Schindlers List; Madonna
tra le rockstar pi note dAmerica, e Jordan
un campione di basket.
7. Voil: significa ecco in francese.
Gli esempi:
chiarimenti e
controprove
Le tappe
dellargomentazione
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niente automobile. Ma il resto, avendo pazienza e una certa fortuna, lo si pu effettivamen-
te comprare. Non starei a formalizzarmi
8
sullaspirina, e quanto allauto, non conosco gente
cos imbecille da aspirare a comprarsela in rete. Quindi potrei concludere che lesempio
vero. Potrei. Ma adesso sentite qui: i pannolini li ho comprati nel sito delle Coop
9
. un bel
sito, in cui (se abitate a Milano, Roma o Bologna) potete ordinare tutto quello che trovere-
ste in una Coop, e farvelo mandare a casa. Potete farlo. Ma la domanda : quanti lo fanno
davvero? Risposta delle Coop: i soldi che prendiamo dal commercio on line rappresentano
lo 0,008 per cento del nostro fatturato
10
. Si potrebbe pensare che le casalinghe, tutto som-
mato, non siano un esempio probante
11
, e forse vero. Okay, cambiamo esempio. I libri. In
genere, quelli che leggono, un computer dovrebbero averlo, no? Bene. Ogni cento libri ven-
duti in Italia, quanti sono comprati on line? Mezzo. Pochino, vero? Non finita: sapete quan-
ti libri si vendono con il vecchio, obsoleto, ridicolo sistema delle vendite per corrisponden-
za? Dieci su cento. Che vuol dire: venti volte quelli che si vendono via Internet.
Ora la domanda : perch quei dieci che comprano i libri per posta non significano niente,
e quel mezzo lettore che li compra on line s? Perch i 199 che vanno in libreria significano
meno, per la gente, dellunico, eccentrico
12
, che preferisce attaccarsi al computer? Perch
in lui vediamo il nostro futuro e perfino il nostro presente e negli altri 199 (tra cui con ogni
probabilit ci siamo anche noi) non vediamo niente? []
La Coca-Cola. In genere limpressione che venda dappertutto generata dal fatto che in
quei quattro o cinque viaggi fatti in paesi strani, si sempre visto, nei posti pi assurdi, lin-
confondibile marchio rosso con la scritta bianca. Forse bisognerebbe controllare. Interro-
gata, la Coca-Cola risponde che non solo unimpressione: vendono i loro prodotti (non
solo la Coca) in circa 200 paesi. Dato che a me risulta che di paesi, nel pianeta, ce ne siano
189, la cosa suona piuttosto strana. Ma comunque: qualsiasi sia il modo di contarli, 200 pa-
esi sono tanti, e si possono anche tradurre nellespressione dappertutto. Pi interessan-
te mi sembra andare a guardare dentro quei dati. Dove si pu scoprire, ad esempio, il reale
potere di penetrazione della Coca-Cola nelle abitudini di un paese. Un americano beve, in
media, 380 bottigliette di bevande della Coca-Cola ogni anno (tra parentesi: come fa?). Un
italiano, 102. Un russo, 26. Un indiano, 4. lindiano, che mi interessa.
Quattro volte lanno un numero ridicolo. Se penso a cosa mangio io, solo quattro volte
lanno, devo pensarci un po, e alla fine mi viene, ad esempio, il sushi
13
. Che incidenza ha il
sushi sul mio stile di vita? Zero. Che influenza ha la Coca-Cola sulla cultura indiana? Mi-
nore di quella che istintivamente pensiamo. Dire che la Coca dappertutto, vero: dire che
conta dappertutto, unestensione discutibile
14
. una deduzione che ci fa comodo ma che
deduce il falso. Allora la domanda da farsi diventa: come mai le quattro bottigliette di Coca
che beve lindiano significano qualcosa, e le centinaia di bottigliette di Coca che non beve
non significano niente? Oppure: come mai i litri di Coca-Cola che gi ventanni fa si scola-
va un brasiliano si chiamavano commercio estero, e le quattro bottigliette dellindiano si
chiamano globalizzazione
15
?
Poi c la storia dei monaci tibetani. Limmagine dei monaci che, dal loro monastero in Ti-
bet, navigano allegramente in rete nasce da una campagna pubblicitaria della IBM
16
di
qualche anno fa (Soluzioni per un piccolo pianeta). Come immagine pubblicitaria ge-
niale. In modo sintetico, suggerisce quella contrazione di spazio e di tempo
17
che sarebbe
esattamente il marchio della globalizzazione: i monaci sono qualcosa di antico e di geogra-
ficamente molto lontano eppure navigano in rete, cio convergono felicemente nel cuore
del mondo, nel qui e ora
18
. Se lo fanno loro, cosa aspettate a farlo voi? Sintetico e geniale. I
monaci tibetani navigano davvero in rete? Ecco una domanda diventata inutile. Utile, pe-
r, la risposta: no. I monaci tibetani non navigano in rete. Interrogato al proposito, il por-
tavoce dellOffice of Tibet a Londra ha energicamente escluso che lo possano fare. []
Quanto ai film di Spielberg, a Madonna e a Michael Jordan, c unespressione ben precisa
per definire cosa sono: colonizzazione culturale
19
. La globalizzazione implicherebbe un
flusso circolare di denaro e prodotti
20
. Ma, se prendiamo ad esempio il cinema, le cose stan-
no cos: il mondo vede i film americani, gli americani non vedono i film del mondo. Ho guar-
dato le classifiche degli incassi dellultimo weekend: ho trovato un solo paese, nel mondo,
che avesse tra i primi dieci incassi almeno tre film non americani (lIndia). Ho trovato un
solo paese che avesse tra i primi dieci incassi un film straniero non americano. In compen-
so: nella classifica all time dei film visti dagli americani, quanti film non americani ci sono
nei primi cento? Uno (non aspettatevi chiss che: Mr. Crocodile Dundee, australiano). Per-
ch chiamare tutto questo globalizzazione? Perch non chiamarlo col suo nome: colonia-
lismo?
Me la vedo gi la reazione seccata: adesso arriva questo a spiegarci che la globalizzazione
non esiste. Per cui mi fermo, e chiarisco. Non sto cercando di dimostrare che la globalizza-
zione non esiste: non lo so, io, se esiste. Quel che sto cercando di far notare una certa ten-
denza collettiva a definire la globalizzazione ricorrendo a esempi palesemente falsi (i mo-
naci tibetani che navigano in Internet), o veri a met [] o veri ma quantitativamente irri-
levanti (lindiano che beve la Coca, quelli che comprano i pannolini in rete). Come mai, su
un tema cos importante, ci concediamo svarioni
21
di questo tipo? Non pu essere solo una
questione di ignoranza. C una propensione alla proiezione fantastica
22
che deve suonare
sospetta. Vediamo uno che compra libri in rete e, invece di notare come gli altri 199 non
pensino nemmeno lontanamente a farlo, identifichiamo quello l come esempio della glo-
balizzazione. [] A chi conviene che la gente guardi il mondo in quella buffa maniera?
accaduto tutto cos, naturalmente, o c qualcuno che ha lavorato alla grande per procura-
re al pianeta (o meglio: allOccidente) questo singolare strabismo
23
?
Proviamo con una storiella. Siete a passeggio, in centro, il sabato pomeriggio, in mezzo a
un sacco di gente. Improvvisamente vedete quattro persone (non di pi: quattro) mettersi
a correre allimpazzata gridando di terrore. In una frazione di secondo vi trovate a dover
decidere tra queste due possibilit: sono quattro pazzi o sono quattro persone che hanno
visto qualcosa che voi non avete visto: una casa che sta crollando sulla vostra testa, o un
pazzo che impugna un mitra e sta per sparare. Se optate per la prima, continuate la vostra
8. formalizzarmi: preoccuparmi di ogni
piccolo particolare (non importante,
nellinsieme del discorso, se in internet non
si pu comprare laspirina).
9. Coop: catena di supermercati.
10. fatturato: lintero volume daffari,
attestato dalle fatture emesse.
11. probante: che costituisce una prova
decisiva.
12. eccentrico: stravagante, che si comporta
diversamente dagli altri.
13. sushi: pietanza giapponese a base di
pesce crudo e riso.
14. unestensione discutibile: rispetto al
concetto precedente. Vale a dire, vero che si
pu affermare che la Coca-Cola
dappertutto, ma discutibile dedurne che
dappertutto sia diffusa allo stesso modo e
dunque influenzi allo stesso modo le
abitudini di vita.
15. commercio estero globalizzazione?:
anche dieci anni fa la Coca-Cola era nota e
ampiamente diffusa, per esempio, in Brasile.
Ma allora si parlava solo di scambi
commerciali, poich il termine
globalizzazione non era nelluso corrente.
16. IBM: importante marca produttrice di
componenti elettronici e computer.
17. contrazione di spazio e di tempo: lidea
di globalizzazione si regge su un concetto di
spazio e tempo estremamente contratti, cio
che si possa avere tutto allo stesso tempo in
tutti i luoghi.
18. nel qui e ora: traduce una espressione
proverbiale latina, hic et nunc, e la usa come
un unico sostantivo, intendendo nello
stesso spazio e nello stesso tempo
contemporaneamente.
19. colonizzazione culturale:
subordinazione di una cultura ad unaltra.
20. un flusso circolare: denaro e prodotti
dovrebbero essere scambiati in entrambe le
direzioni e creare un circolo virtuoso, mentre
qui si tratta di una cultura (quella
americana) che si impone sulle altre, quasi
colonizzandole.
21. svarioni: enormi distrazioni, errori.
22. propensione alla proiezione
fantastica: in tutti noi si crea la tendenza a
proiettarci nelle generalizzazioni,
figurandoci con la fantasia una realt che
come viene detto dopo probabilmente
non esiste.
23. strabismo: vedendo male ci che
abbiamo sotto gli occhi e guardando
piuttosto a cose lontane da noi.
Seconda
domanda:
a chi conviene
parlare di
globalizzazione?
Come funziona
il meccanismo:
un esempio
per spiegare
come si creano
le convinzioni
collettive
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passeggiata scuotendo la testa. Se scegliete la seconda
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, iniziate a correre e a gridare. Men-
tre state pensando a tutto questo, altri umani, pi veloci di voi, hanno gi deciso e stanno
gi correndo. I quattro sono diventati magari venti. Il vostro cervello lavora, e giustamente
inizia a inclinare per la fuga. sorprendente come in una circostanza simile ci che fanno
in quattro, o in venti, conti pi di quello che non fanno gli altri mille. Ma cos. Prima o poi,
c da giurarlo, vi mettete a strillare e a correre anche voi. Influenzando, a vostra volta, altri
umani ancora pi irresoluti di voi.
ci che sta succedendo nella testa della gente a riguardo della globalizzazione? Credo di
s. Un meccanismo del genere si sta macinando il mondo, o quanto meno lOccidente. Il
che ci introduce al cuore del problema. Che una domanda: chi ha organizzato il gioco?
Chi ha fatto crollare la casa sulla testa della gente o ha assoldato i primi quattro che scap-
pavano? Non pensabile che tutto sia iniziato per caso, e neanche che tutto possa andare
cos liscio, dopo, come una slavina. C troppa forza di inerzia, nello scivolare del pianeta
verso la globalizzazione, per credere che non sia un cammino guidato, perfino controllato,
passo dopo passo, e costantemente alimentato. Non basta capire come funziona il motore:
sarebbe utile sapere chi sta continuando a metterci la benzina.
Allora una cosa che pu essere utile pensare semplice. Come sempre, quando le cose so-
no troppo complicate. Pensare semplice. Qual il propellente
25
della globalizzazione? I sol-
di. Forse non inutile ricordarlo: ridotta allosso e privata degli orpelli, la globalizzazione
una faccenda di soldi. un movimento del denaro. il denaro che cerca un campo da gio-
co pi vasto, perch confinato nel solito terreno non pu moltiplicarsi pi di tanto e muo-
re dasfissia. Se voi producete stracchino, e siete diventato il leader del settore, e non pote-
te pretendere che la gente della vostra citt spenda ancora pi soldi per comprare strac-
chino di quelli che gi spende, allora, se volete continuare ad arricchirvi, avete una sola
possibilit: vendere il vostro stracchino nella citt vicina, e magari andarlo a produrre l,
mungendo le vacche altrui.
Per secoli, praticare questo trucchetto ha significato una sola cosa: fare la guerra. Invadere
la citt vicina. Comunque ve labbiano raccontata, la guerra sempre stata fatta per rimet-
tere in movimento i soldi, per conquistare altri mercati, per entrare in possesso di risorse
altrui. Per far respirare il denaro. E qui diventa evidente la rivoluzionaria anomalia
26
della
globalizzazione: che, di fatto, un sistema studiato per far respirare il denaro attraverso la
pace. Non solo non le serve la guerra: ha bisogno della pace. Non venderete mai stracchino
in un paese in guerra col vostro; n andrete a produrlo in un posto che rischia di essere
bombardato, neanche se vi regalano il latte. [] Non voglio dire che il denaro diventato
improvvisamente buono, e ha deciso di non usare pi lo strumento della guerra: voglio di-
re che in questo momento gli sembra tecnicamente pi facile usare la pace. [] Il denaro
occidentale ha conquistato i paesi comunisti sostanzialmente comprandoli
27
[].
Non difficile capire come questa sia una svolta vertiginosa, e, in un certo senso, una pri-
ma volta nella storia dellumanit. Il denaro che decide di muoversi non usando la guerra
ma usando la pace. [] Ed qui, in questo esatto punto, che nasce la parola globalizzazio-
ne e il suo mito.
Se posso fare un paragone, quello che mi viene in mente il West. Anche l lobiettivo era
di allargare il terreno di gioco del denaro per permettergli di riprodursi. La cosa si presen-
tava in termini molto elementari: il West era lallargamento ideale del campo da gioco: chi-
lometri di terra solo da andare a prendere e da riempire di consumatori. Lunico problema
era, per il mondo di allora, la distanza. Ed ecco la soluzione: la ferrovia. Un po come Inter-
net oggi, la ferrovia riduceva gli spazi e il tempo. Avvicinava quello che era lontano. Faceva
di uno spazio enorme un unico paese. Bisognava per costruirla, e per farlo occorreva de-
naro, e per trovarlo bisognava che un po di gente ci rischiasse i propri soldi, e ancor di pi
bisognava che un sacco di gente pensasse realmente di salire su quel treno e di andarsi a
rifare una vita a migliaia di chilometri di distanza. Bisognava che un sacco di gente credes-
se che il West esisteva davvero. [] Non sarebbero mai partite, quelle ferrovie, se non fos-
sero riusciti a metterci sopra, prima ancora di costruirle, la fantasia della gente. Non avreb-
bero nemmeno trovato i soldi per farle. Il West il prototipo perfetto di una particolare
merce, destinata al successo: qualcosa che non esiste ma che pu diventare reale a condi-
zione che tutti credano che esista.
Dieci anni fa, la globalizzazione era esattamente una cosa del genere. Una cosa che non esi-
steva ma che poteva diventare reale: a patto che tutti si convincessero che esisteva. I capita-
li hanno costruito le ferrovie: sono andati a produrre in paesi lontani, hanno imparato a usa-
re la pace per poter accedere a mercati fino ad allora preclusi, hanno abbattuto gli steccati
che asfissiavano i mercati finanziari, hanno cavalcato la rivoluzione di Internet
28
, hanno mol-
tiplicato le possibilit di consumo, hanno rischiato capitali immensi per costruire binari dap-
pertutto. Ma per far partire effettivamente il treno bisognava che il mondo ci salisse sopra.
Per mettere in movimento il denaro, bisognava che si muovessero i soldi di tutti. []
In un certo senso era necessario che limmaginazione collettiva saltasse al di l dei fatti,
per poi tirarseli dietro. Quel salto nellimmaginario, ha un nome: globalizzazione. Il nostro
West.
[] Chiedersi se esiste o no, una domanda senza risposta perch una domanda mal po-
sta: dipende. Contrariamente alle apparenze, gli esempi che la gente fornisce per definire
la globalizzazione non sono scemi, ma mirabilmente esatti, e aiutano proprio a formulare
quella domanda in modo pi corretto. Proprio perch sono falsi, o veri a met, o irrilevan-
ti, colgono nel segno: dicono che la globalizzazione una proiezione fantastica che, se con-
siderata reale, diventer reale. Prendete i soliti monaci. I monaci tibetani non navigano in
rete, ma se tutti pensano che lo facciano, e tutti si comportano di conseguenza, tutti fini-
ranno per produrre un mondo in cui i monaci tibetani navigheranno effettivamente in re-
te. C una definizione pi esatta di globalizzazione?
La globalizzazione un paesaggio ipotetico
29
, fondato su unidea: dare al denaro il terreno
di gioco pi ampio possibile. Chi ha inventato quel paesaggio, e chi lo sponsorizza
30
ogni
giorno? Il denaro. Quello dei grandi capitali, certo, ma anche il nostro, il piccolo denaro di
chi lavora normalmente e si accorge, se ci pensa bene, che la struttura in cui lavora sta
spingendo verso la globalizzazione, magari soltanto aprendo un sito WEB, o tentando 1e-
commerce, o pubblicando una notizia piuttosto che unaltra, o muovendosi, nel proprio
piccolo, come se la globalizzazione fosse gi in atto. Pi di quanto si creda, stato questo
formicaio di minuscole microattivit
32
a segnare il decollo definitivo della globalizzazione,
24. Se optate per la prima Se scegliete
la seconda: se ritenete valida la prima
ipotesi, cio che i quattro siano pazzi, non
farete nulla; se invece pensate che la loro
corsa sia una reazione, magari ad un pericolo
che si manifestato solo a loro, vi darete
anche voi alla fuga.
25. il propellente: ci che d la spinta; in
questo esempio, il carburante.
26. anomalia: particolarit, stranezza.
27. Il denaro comprandoli: si capito
che far circolare denaro nei Paesi dellEst
convertendoli alle teorie del capitalismo era
pi semplice e produttivo che distruggerli
con le bombe.
28. cavalcato la rivoluzione di Internet: i
mercati si sono serviti ampiamente delle
enormi possibilit nuove che internet
prometteva di aprire (il commercio in rete,
detto, pi avanti, e-commerce).
29. paesaggio ipotetico: un terreno che
come il West, potrebbe esistere ma non si sa
se esiste davvero.
30. sponsorizza: promuove in termini
pubblicitari
31. un sito WEB: un sito un luogo
virtuale, nella rete di internet, che si acquista
e si pu usare per gli scopi pi diversi. La
parola web, che si usa un po come una
sigla, in realt un termine inglese che
significa tela, e dunque trama, rete.
32. formicaio di minuscole microattivit:
un formicaio un continuo brulicare di
piccoli esseri in movimento e in grande
attivit. La globalizzazione ha avuto la sua
maggiore spinta non tanto da imprese di
grandi dimensioni, quanto piuttosto da una
infinit di imprese anche piccolissime che si
sono lanciate in campo mondiale.
Terza domanda:
chi ha organizzato
il gioco e
con quale
carburante lo
alimenta?
Risposta
allultima
domanda:
il carburante
della
globalizzazione
il denaro
Conseguenza:
occorre la pace
per muovere il
denaro

La globalizzazione
come mito
Spiegazio
ne tramite il
paragone con il
West
Conclusione
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130
135
140
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come slogan e come progetto. Quel che successo che, a furia di piccole mosse [], mi-
lioni di individui hanno finito per svegliarsi un giorno e scoprire che, improvvisamente, il
Nuovo Mondo era diventato unImpresa in cui avevano investito gi abbastanza per non
poter sopravvivere a un suo eventuale fallimento. [] Quando ancora non si era capito be-
ne cosera, gi non se ne poteva pi fare a meno. Cos la globalizzazione divenuta neces-
saria: e la pressione ad adottarla come slogan, di conseguenza, ossessiva. [] C da stupir-
si? Non tanto. In passato, e ripetutamente, il denaro riuscito a portare milioni di umani
in prima linea a farsi ammazzare: perch non dovrebbe riuscire a convincerli di essere co-
s fortunati da abitare il paese del Bengodi
33
? [].
Ce ne sarebbe abbastanza per pensare che ormai il paesaggio quello, e quel Nuovo Mon-
do inevitabile. Ma anche vero che non tutto sta filando liscio come il denaro avrebbe
sperato. Tanto pi forte e invasivo, tanto pi il mito della globalizzazione destinato a
generare ribellioni. Proprio la sua necessit di appoggiarsi a una certa unanimit lo con-
danna a suscitare dissenso. Per quanto si prometta denaro e benessere a tutti, la stessa ca-
tegoria di tutti ne esce fatalmente ridimensionata: ragionevole pensare a un tutti in cui
figura la parte pi attiva, forte, produttiva del pianeta: ma da cui risultano escluse le frange
deboli, irregolari o indisciplinate del sistema. Per quanto sia deprecabile, non si fa il West
senza sterminare gli indiani
34
. Per cui, a livello planetario, i contromovimenti al lieto scivo-
lare dellOccidente verso la globalizzazione, sono innumerevoli. E qui si tratterebbe di ca-
pire la geografia di una tale rivolta: ma non facile. In molti, ad esempio, hanno interpre-
tato come antiglobalizzazione lattentato alle Twin Towers
35
. Vero? Falso? Difficile dirlo.
Cos come difficile interpretare latteggiamento di molti paesi del Terzo Mondo, apparen-
temente ansiosi di offrire ossigeno alla globalizzazione, ma in realt piuttosto insofferenti
nei confronti di quello che, non completamente a torto, interpretano come il trionfo dellim-
pero americano. Cos, in definitiva, ci che si pu fare attenersi a studiare, e possibilmen-
te capire, la parte pi facilmente leggibile, e scoperta, della rivolta: il movimento dei no glo-
bal. Per quanto nato dalla somma di componenti assolutamente diverse tra di loro, quel
movimento ha ormai un suo profilo chiaro e sufficientemente unitario. I no global sono
quelli che, dimprovviso, son scesi dal treno
36
. Il West gli puzzava. E sono scesi. []
Cosa pensare di loro? Son dei pazzi o son gli unici rimasti lucidi? Son dei luddisti
37
o dei
profeti? Condannano i poveri del pianeta alla miseria, o li difendono?
Argomentazioni ed esempi sulla globalizzazione
Il brano che stiamo leggendo , con qualche taglio, il
primo dei tre capitoli che compongono il libro, e si con-
figura come un testo argomentativo completo. Analiz-
ziamolo alla luce degli elementi di questa tipologia, gi
evidenziati nel colonnino.
Tesi, ovvero impostazione del problema e metodo
usato per affrontarlo.
Lautore si chiede non tanto e non solo che cosa si-
gnifichi il termine globalizzazione, quanto piuttosto
cosa vogliamo dire quando usiamo questa parola, qua-
li mondi ci sono dietro, quali prospettive le si aprono in-
nanzi. E dal momento che non in grado di dare una
definizione o piuttosto non vuole, poich le definizioni
sarebbero troppe e molteplici dichiara che proceder
portando degli esempi ed interrogandosi su di essi, e ce
ne d una prima elencazione.
Gli esempi: chiarimenti e controprove.
I sei esempi che vengono citati, ampliati e discussi,
sono stati ricavati interrogando la gente. Gente comu-
ne, che non saprebbe dare una definizione di globa-
lizzazione, ma ha delle precise idee in proposito. Ba-
ricco ci invita a non valutare questi esempi, ma piutto-
sto a chiederci se sono, o meno, veri. Cos, esaminan-
doli uno per uno, scopre che si possono evidenziare
degli elementi che li accomunano in vario modo:
alcuni risultano palesemente falsi (i monaci tibetani,
almeno per quanto ha appurato lautore, non navigano
in internet, ma questa idea ha assunto forza di verit
grazie ad una fortunata campagna pubblicitaria);
alcuni sono veri solo in parte (si pu comprare tutto
in internet; si pu giocare in Borsa);
altri infine sono veri ma quantitativamente irrilevanti
(lindiano che beve la Coca, quelli che comprano i li-
bri o i pannolini in rete).
A questo punto, conclude Baricco, bisogna capire
che cosa ci spinge ad accettare come reale e inarresta-
bile questo fenomeno.
Un secondo aspetto del problema
La domanda che dobbiamo porci, allora, : a chi con-
viene che la gente guardi il mondo in questo modo e
dunque mettere in moto tale meccanismo? Infatti ine-
vitabile che dietro un fenomeno che coinvolge lintero
pianeta e influenza la vita di milioni di persone ci siano
degli interessi.
Lesempio
Ancora una volta lautore non ci d una risposta diret-
ta, ma ricorre ad un esempio: se per la strada vediamo
quattro persone che corrono e non sappiamo il perch
finiremo con il metterci a correre anche noi, giustifican-
doci perch tutti corrono. Anche qui abbiamo genera-
lizzato, riferendo ad una globalit ci che riguardava so-
lo poche persone, e per motivi a noi ignoti. Forse qual-
cuno li ha spinti a correre in qualche modo, ha fatto ca-
dere qualcosa sulla loro testa, o li ha pagati perch scap-
passero. Certamente, non avvenuto per caso!
Un terzo aspetto del problema, collegato al secon-
do.
Nasce spontaneamente la terza domanda, che di-
scende direttamente da quanto detto in precedenza, e
che costituisce il cuore del problema: chi ha organizza-
to il gioco? Fuori di metafora, che cos che spinge in
avanti il meccanismo della globalizzazione?
La risposta a questo punto e le sue motivazioni.
La risposta una, semplice e abbastanza ovvia: il de-
naro. Per i soldi nei secoli scorsi si sono fatte le guerre.
La globalizzazione non ama la guerra, ma, al contrario,
ha bisogno della pace per fare fiorire i commerci, aprire
quei nuovi mercati che un tempo si conquistavano con
le armi, in modo pacifico e pi proficuo. Solo estenden-
do il mercato si pu fare pi denaro; dunque una volta
conquistato quello vicino, ci si andati estendendo
sempre un po pi avanti.
Ancora un esempio.
Per lennesima volta la spiegazione viene fatta ricor-
rendo ad un esempio, che anche una similitudine e
una metafora della globalizzazione stessa: il West. I pri-
mi coloni americani che andavano verso Occidente a
conquistare nuove terre, e dunque aprire nuovi merca-
ti, affrontarono fatiche e spese, in particolare per co-
struire la ferrovia, che accorciava gli spazi e dunque ri-
duceva i tempi. Per questo dovettero convincere miglia-
ia di persone che ne valeva la pena, che il West era ef-
fettivamente quel miraggio che veniva presentato: pri-
ma ancora che si materializzasse nella realt, esso era
vivo nella fantasia della gente che partiva per conqui-
starlo. La globalizzazione il nostro West, internet la
ferrovia che ha consentito di abbreviare i tempi e annul-
lare gli spazi.
Una prima conclusione
Dunque la globalizzazione qualcosa in cui abbiamo
creduto prima ancora che esistesse, e poich milioni di
individui hanno intrapreso piccole e grandi attivit in
quella direzione, adesso tutti siamo convinti che sia ne-
Guida allanalisi
33. il paese del Bengodi: come dire il
Paese della cuccagna, un luogo immaginario
dove si vive benissimo senza far nulla.
34. non si fa il West senza sterminare gli
indiani: ogni conquista vuole le sue vittime,
cos come per la conquista del West fu fatale
annientare le trib indigene che si
opponevano allavanzata dei pionieri.
35. lattentato alle Twin Towers: la
distruzione delle torri gemelle di Manhattan
l11 settembre 2001.
36. son scesi dal treno: nella metafora del
West sarebbero quelli che ad un certo punto
non hanno pi creduto alle illusioni e non
hanno voluto proseguire in quella direzione,
perch come detto subito dopo Il West
gli puzzava, sentivano puzza di bruciato,
sospettavano cio che sotto vi fosse qualcosa
di poco chiaro.
37. luddisti: dal nome di Ned Ludd, un
operaio che nel 1799 distrusse per protesta
un telaio meccanico, il termine indica il
movimento di quelli che non vogliono il
progresso, perch lavanzata delle macchine
creerebbe disoccupazione, e vi si oppongono
con ogni mezzo.
Inconvenienti
e
contestazioni
195
200
205
210
215
220
I percorsi TESTO
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E come... Economia TESTO
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cessaria e non se ne possa fare a meno. Perch in fon-
do essa promette vantaggi e ricchezze a tutti, e tutti sia-
mo disposti a qualunque cosa per conquistarci il nostro
Paese di cuccagna.
Inconvenienti e contestazioni
Piccolo particolare spiacevole: per conquistare il
West si sono dovute sterminare le trib indiane che abi-
tavano quelle terre! Anche la globalizzazione ha le sue
vittime, le frange pi deboli della societ. In loro difesa
nato un movimento, i cosiddetti no-global, fatto dalla
somma di componenti assolutamente diverse tra di lo-
ro, che difficile giudicare: infatti Baricco sospende il
giudizio su di loro, lasciando questo problema aperto.
Concludendo lanalisi del brano osserviamo che il me-
todo usato da Baricco, di procedere per via di esempi,
la via pi semplice per far comprendere un fenomeno
astratto e di una certa complessit: egli sintetizza una
realt complessa facendo corrispondere ai concetti le
immagini. Non importa, insomma, che sappiate darne
una definizione, purch siate in grado di capire in che
cosa si traduce concretamente.
Esercizi
Comprensione e competenza lessicale
1. Indica, tra quelli proposti, il significato che ha nel testo laggettivo unanime (riga 3), cerca la radice da cui de-
riva ed elenca, spiegandoli, quanti pi termini ti possibile derivati dalla stessa radice.
a u Che ha la stessa anima c u Che si pu ridurre a unit
b u Che vede tutti daccordo d u Che non ammette dissenso
2. Laggettivo obsoleto (riga 41) significa:
a u solitario c u antiquato
b u rugoso d u assolato
3. Lespressione il reale potere di penetrazione della Coca Cola nelle abitudini di un paese (righe 55-56) si riferi-
sce a
a u quanto importante luso della bevanda nello stile di vita delle persone
b u quanto significativa la produzione della bevanda nelleconomia del paese
c u quanto penetrante la bevanda nello stomaco delle persone
d u quanto importante per gli americani vendere la bevanda in quel paese
4. Il paragone come una slavina (riga 121) utilizzato perch le slavine
a u sono velocissime c u rotolano dallalto verso il basso
b u sono silenziose d u scivolano lungo i pendii
5. Lespressione c troppa forza dinerzia nello scivolare del pianeta verso la globalizzazione (righe 121-122) si-
gnifica che tutto il mondo
a u accetta il meccanismo della globalizzazione senza opporre resistenza
b u si adegua malvolentieri al meccanismo della globalizzazione
c u oppone linerzia al dilagare della globalizzazione
d u accetta il meccanismo della globalizzazione con entusiasmo
6. Gli orpelli (riga 127) sono
a u metalli c u abbellimenti
b u ingrandimenti d u gioielli
7. La parola globalizzazione deriva dalla radice di globo. Conduci una breve ricerca su un dizionario o unenci-
clopedia, osserva il significato originario del termine, trova il significato di altre parole come globale, globalismo,
inglobare, ecc.
Competenza morfosintattica
8. Nellespressione pensare semplice (riga 125) quello che sembrerebbe un aggettivo in realt un avverbio. Do-
cumntati su questa regola con una grammatica, e trova tu, poi, delle espressioni analoghe.
Comprensione, interpretazione e produzione
9. Riporta separatamente, in modo sintetico ma completo, tutti gli esempi di cui lautore si serve nel testo. Per
ciascuno chiarisci che cosa sta a spiegare, se ti sembra o no efficace, e perch.
10. Con la guida della nostra analisi, fa un riassunto-interpretazione del testo.
11. Il parallelo cui ricorre lautore tra la conquista del West e la globalizzazione (dalla riga 150 alla fine) gli offre lo
spunto per una serie di metafore molto efficaci, a partire da il West era lallargamento ideale del campo da
gioco allultima I no global sono quelli che, dimprovviso, son scesi dal treno. Il West gli puzzava. E sono sce-
si. Rileggendo questa parte, individua tutte quelle che riesci a trovare, confrontati con i tuoi compagni, discu-
tetene in classe per comporre poi un testo scritto con lelenco e la spiegazione di ciascuna espressione.
Oltre il testo
12. Scrivi un testo espositivo autonomo per spiegare con le tue parole il fenomeno della globalizzazione cos co-
me lo hai compreso, facendo anche qualche esempio, diverso, naturalmente, da quelli portati nel testo.
13. Che cosa significa Globalizzazione il nome che diamo a cose come internazionalismo, colonialismo, moder-
nizzazione, quando decidiamo di sommarle ed elevarle ad avventura collettiva, epocale, epica? Che ruolo ha
in tutto questo la rivoluzione informatica? Cerca di rispondere per iscritto con parole semplici, dopo aver con-
sultato un libro di storia contemporanea o una aggiornata enciclopedia.
14. Il movimento dei no global nato con il popolo di Seattle nel 1999. Cerca il maggior numero di notizie che
ti possibile trovare attraverso vecchi giornali, libri, enciclopedie, internet, e redigi infine unordinata relazio-
ne sulla sua storia e sui suoi obiettivi. Puoi concludere con una parte argomentativa dicendo cosa ne pensi
tu e motivandolo.
15. In occasione dello tsunami che ha crudelmente colpito, nel dicembre 2004, le coste dellAsia e dellAfrica, si
sono evidenziati molti aspetti contraddittori della globalizzazione: da un lato, il mancato allarme del rischio in-
combente, malgrado i satelliti e tutti gli altri strumenti di previsione; dallaltro, la rapidit dei soccorsi inviati
dalle nazioni pi sviluppate, la raccolta di fondi fatta anche con gli SMS, la possibilit di avere notizie dei di-
spersi tramite internet (lo stesso potrebbe essere avvenuto per altri eventi pi vicini al momento in cui leggi).
Come sempre, dunque, le conquiste del progresso non sono in s n buone n cattive; tutto dipende dalluso
che se ne fa. Aprite un dibattito in classe documentandovi su questo o su altri esempi, prendi appunti sui
problemi fondamentali che evidenzierete e stendi poi una relazione, concludendola con una parte argomen-
tativa con il tuo parere in proposito.

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