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DOMENICA 19 MAGGIO 2013 IL TIRRENO

Prato

III

Da sinistra le varie tappe pratesi di Pamela Villoresi: 1) Lo Sporting Club 2) listituto San Giuseppe 3) lattrice insieme a una nipote in via Benini, la strada dove la Villoresi nata 4) La Casa del Popolo di Coiano 5) Il teatro Metastasio (foto Claudio Batavia)

CHI

Giovanissima nel Campiello di Strehler


La lunga carriera di Pamela Villoresi inizia al teatro Metastasio di Prato, ad appena tredici anni mezzo, e decolla, poco dopo, a Milano. Giorgio Strehler la chiama al Piccolo Teatro per recitare nel Campiello di Carlo Goldoni e da l inizia un lungo sodalizio artistico che fa diventare la Villoresi una delle migliori interpreti del teatro strehleriano. Pamela Villoresi vive a Roma, sulle pendici del Gianicolo, ha tre figli, una casa di fronte al mare dell'Argentario. Fa sport ogni giorno e quando pu torna a Prato a trovare i suoi genitori e gli amici di sempre.

Pamela Villoresi insieme alla nipote Greta che frequenta listituto di San Giuseppe

n sulle strade sconnesse di allora. Le si ruppero le acque, nacqui in casa, con la levatrice, prelevata a una festa, che arriv con le scarpe in mano. La famiglia Villoresi non abita pi in via Benini. Ma in fondo, nellultima casa sulla destra, c Franchina. Siamo amiche da quando io avevo sei mesi e lei un anno di pidice Pamela per far capire che quella tra lei e Franchina molto pi di unamicizia. Abbiamo costruito un sodalizio che ancora dura. Ciascuna madrina dei figli dellaltra, si fanno chiamare zie, si sono cercate e trovate nei momenti difficili che la vita ha riservato alluna e allaltra. In giardino Pamela convince Franchina, presa un po di sorpresa dalla visita, a mettersi accanto a lei, davanti alla telecamera. Raccolgono da terra del trifoglio, succhiano la parte inferiore del gambo, come quando erano bambine. aspro,

sa di limone, dicono abbracciate. Si fermano davanti a una pianta di rose bianche. Ne aspirano insieme il profumo. Ecco, queste cerano anche quando eravamo bambine. A casa, in salotto, Franchina ha ancora tutti i dischi in vinile ben ordinati. Lei aveva un fratello pi grande, qui abbiamo conosciuto prima i Beatles e poi tutti gli altri, qui ho scoperto la musica. Franchina prende Abbey Road, Help, Let it be Let it be il primo bacio. Le due amiche-sorelle sono una accanto allaltra mentre la telecamera registra questo emozionante e breve tuffo nel passato. Si dicono dei debutti in giro per il mondo ai quali Franchina non mai mancata, delle nuotate con la figlia di Franchina, apparsa a baciare e abbracciare la zia, messa sulla schiena dellattrice-nuotatrice nelle vesti di mamma balenottera. Franchina, dice Pamela,

il legame pi solido e vero che ho con il mio passato e la mia citt, in qualche modo la mia Prato. Si, Franchina la mia Prato. Le Case del popolo Tra un gotto di vino e un altro si imparava e si faceva cultura Quella dove andava lei non c pi. Ne sceglie unaltra, vicino al Fabbricone, per raccontare cosa vuole dire per una come Pamela Villoresi una Casa del popolo di Prato. Quando entriamo la sala quasi piena di uomini che giocano a carte. un posto vivo, dove le voci sono alte e sonore. La salutano, lei chiede scusa per il disturbo, si siede a uno dei pochi tavoli vuoti, le voci dei giocatori si abbassano come dincanto, non spariscono, solo il volume ad abbassarsi e non si rialzer fino a quando sar chiaro che la Pamela ha finito. Alle Case del popolo sono molto legata, noi qui ci siamo cresciuti, Benigni cha impara-

to a suonare, cerano tantissime iniziative culturali, tra un gotto di vino e un altro, noi venivamo a parlare di teatro, di quello che succedeva in Europa, di libri. Insomma, erano veri e propri centri di formazione, luoghi di aggregazione che oggi mancano, luoghi laici ma che facevano cultura. Poi al bancone per un the caldo, al latte. Allora non cerano le slot e nemmeno la droga. Allora, ricorda Pamela, si andava con lo spinello rosso: pu essere il sangiovese, pu essere il lambrusco, da noi era il Chianti. E ride, sonora e allegra. Il Metastasio Questa davvero casa mia Ci sono entrata che ero bimba Scusate, vi si disturba cinque minuti. Pamela Villoresi entra cos al Metastasio, in punta di piedi. Come non fosse il teatro dove entrata per la prima volta a tredici anni e mezzo. Come non fosse il posto che,

forse, conosce di pi al mondo. Ma sembra di entrare in teatro come fossimo la coda di una stella cometa. In un attimo siamo sul palcoscenico. Chi ci stava lavorando va dietro le quinte. Pamela si mette come non fa mai, spalle alla platea. La macchina da presa si mette in moto e lei, senza che nemmeno loperatore le dia il via, inizia. Ecco, questa davvero casa mia, dice. La sua risata delicata, l dal palcoscenico, risuona come fosse un rafforzativo delle parole che ha appena pronunciato. Io volevo fare lattrice da quando avevo sei-sette anni. Poi pensai alla suora missionaria, poi ancora tornai allattrice Quando avevo tredici anni e mezzo aprirono qui al Metastasio un teatro studio, e dalla mia scuola ci venimmo in tanti, anche Roberto, Roberto Benigni, che era allultimo anno. Fa una pausa, sta andando

al momento cruciale della sua esistenza, quando decise di diventare quella che . Come misi piede in questo posto, a tredici anni e mezzo, dissi di qui parte la mia vita. E di qui partita la mia vita Era emozionante. Io ci venivo il pomeriggio con i ragazzi, la sera con i dilettanti, tornavo a casa le buscavo e il giorno dopo a scuola pencolavo sul banco. E infatti lasciai la scuola e iniziai a lavorare , il mio libretto di lavoro risale al marzo 1972. Pamela Villoresi esce dal Metastasio a passo veloce. E il momento delle prove per Memorie di una schiava. Deve vestirsi di stracci e coprirsi di fango, recitare con la voce e il corpo. Gi al Fabbricone dove in platea ci sar il suo pubblico. La mattina dopo un breve sms a firmare il mini viaggio nei luoghi del cuore di Pamela Villoresi: Ieri stato divertente, proprio divertente.
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