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Dopo aver riconosciuto, comunque, a Comte ed a Mill qualche merito in campo epistemologico, in particolare per la critica all'essenzialismo(2), Popper chiude convinto di dare una lezione quasi definitiva, spiegando che rimane fondamentale il metodo. Quando si raccolgono dati (prove, fatti, serie di fatti, in questo caso eventi storici, ndr) per arrivare a qualche conclusione circa il loro significato, non basta cominciare con delle osservazioni, come pensano alcuni studiosi. ... necessario che sorga un nostro interesse rispetto ai dati di una certa storia: prima di tutto si presenta sempre il problema. Il problema a sua volta pu essere suggerito da necessit pratiche, o da credenze scientifiche o prescientifiche che per una ragione qualsiasi sembrino aver bisogno di una revisione. (1) In una lunga e rigorosa disamina del pensiero di Mill circa la spiegazione, intendendo la spiegazione causale, Popper perviene ad una prima conclusione: tra il suo pensiero e quello di Mill "non c' molta differenza per quel che riguarda la riduzione di leggi ad altre leggi pi generali, cio per la spiegazione causale di regolarit". Per, Mill fa un "uso non chiaro" del termine causa. Se ne serve sia per denotare leggi universali, sia per evidenziare eventi singolari. Questo crea confusione e porta Mill ad un errore grossolano: ad ignorare, cio, che il persistere di tendenze strettamente connesso alle condizioni iniziali che hanno reso possibile la tendenza stessa. Mill e i suoi compagni storicisti non hanno notato la dipendenza delle tendenze dalle condizioni iniziali. Adoperano leggi come se fossero leggi assolute. La confusione che fanno tra leggi e tendenze fa s che essi credano in tendenze non condizionali ( e quindi generali); oppure potremmo dire, in tendenze assolute; per esempio, in una tendenza storica generale verso il progresso - "una tendenza verso uno stato migliore e pi felice"... [...] Ecco, possiamo dire, l'errore centrale dello storicismo. Le sue "leggi dello sviluppo" si rivelano essere tendenze assolute, tendenze come leggi, che non dipendono dalle condizioni iniziali, e che irresistibilmente ci trascinano in una certa direzione nel futuro. (1) Proseguendo, Popper dedica ampio spazio alla comparazione tra i metodi delle scienze fisiche e quelli delle scienze sociali, finendo col parlare della propria concezione epistemologica. In particolare, insiste sull'importanza delle prove sperimentali. Ma c' un passaggio saliente che merita la citazione in quanto evidenzia il rigore impiegato nella ricostruzione logica della nascita di una teoria: Importa... rendersi conto che nella scienza dobbiamo sempre occuparci di spiegazioni, previsioni, esperimenti, e che il metodo di cui ci serviamo per provare le ipotesi nella sua parte principale invariabile [...] : dalle ipotesi sotto esame - per esempio una legge universale unitamente ad alcune altre proposizioni all'uopo accettate senza discussione - per esempio delle condizioni iniziali - deduciamo una prognosi. Questa prognosi poi la confrontiamo, tutte le volte che sia possibile, con il risultato di osservazioni sperimentali o di altra natura. Se la prognosi e le osservazioni concordano, l'ipotesi si considera convalidata, seppure non confermata del tutto; se sono palesemente discordi, l'ipotesi si considera confutata, e la sua falsit provata. Secondo questa analisi non vi molta differenza tra la spiegazione, la previsione e la sperimentazione. Si tratta di una differenza non di struttura logica, ma di enfasi; dipende da che cosa consideriamo problematico. Se consideriamo non problematica la prognosi e invece problematiche le condizioni iniziali o alcune delle leggi universali ( o tutte e due) da cui poter dedurre una data "prognosi" allora diciamo che si tratta di una spiegazione ( e la prognosi diventa allora l'explicandum). Se consideriamo non problematiche le leggi e le condizioni iniziali e ce ne serviamo soltanto per dedurre la prognosi al fine di ottenere delle nuove conoscenze, diciamo che si tratta di una previsione. (E questo il caso in cui applichiamo i nostri risultati scientifici.) E se consideriamo problematica una delle premesse, cio, o una legge universale o una condizione iniziale, e se la prognosi pu essere determinata dall'esperienza, allora diciamo di aver sottoposto la premessa problematica a prove sperimentali. (1)
E qui veniamo al cuore della concezione popperiana, molto simile a quella che abbiamo gi visto nei files su von Hajek. Dopo aver affermato che il come stata trovata una teoria un fatto di natura del tutto privata (mah?!), Popper afferma che , piuttosto, importante la domanda "come hai provato la tua teoria?". E' la sola domanda che importa dal punto di vista scientifico. (altro mah?!) E spiega: Ora, io sono persuaso che tutto ci vale non solo per le scienze naturali, ma anche per quelle sociali. E nelle scienze sociali ancora pi evidente che in quelle naturali che non possiamo vedere ed osservare i nostri oggetti prima di aver pensato ad essi. Infatti la maggior parte degli oggetti della scienza sociale, se non tutti, sono astratti; sono costruzioni teoretiche. (Ad alcuni sembrer strano, ma perfino "la guerra" o "l'esercito" sono concetti astratti. Uomini uccisi, uomini in divisa, ecc. - ecco ci che concreto.) Questi oggetti, queste costruzioni teoretiche di cui ci serviamo per interpretare le nostre esperienze, risultano dalla costruzione di certi modelli (specialmente di istituzioni), per spiegare certe esperienze - un metodo teorico ben noto nelle scienze naturali (nelle quali costruiamo modelli di atomi, molecole, solidi, liquidi, ecc.), e che fa anche parte del metodo di spiegazione per mezzo della riduzione o della deduzione di ipotesi. E' vero che spessissimo non ci rendiamo conto che stiamo adoperando delle teorie, e che ci illudiamo che i nostri modelli teorici siano delle "cose", ma questo un genere di errore comunissimo. Questo uso di modelli spiega, ed allo stesso tempo distrugge, le tesi dell'essenzialismo metodologico. Le spiega, perch il modello di carattere astratto o teoretico, e noi facilmente crediamo di vederlo in mezzo al mutare degli eventi osservabili o dietro ad essi, come una specie di spettro permanente o di essenze. E le distrugge perch il compito di una teoria sociale di costruire ed analizzare i nostri modelli sociologici attentamente in termini descrittivi nominalisti, cio in termini di individui, dei loro atteggiamenti, delle loro speranze, dei loro rapporti, ecc. - postulato che possiamo chiamare "individualismo metodologico. (che abbiamo gi visto in von Hajek, ndr) (1) Non a caso, Popper cita von Hajek riprendendo paragrafi piuttosto lunghi, per arrivare comunque ad affermare un'unit di metodo tra scienze naturali e scienze sociali, pur ammettendo alcune differenze. Nel prossimo capitolo vedremo meglio questi aspetti della teoria popperiana concernenti il metodo. (continua)
note: (1) Karl Raimund Popper - Miseria dello storicismo - Feltrinelli 1975 (2) essenzialismo dottrina di derivazione aristotelica e consiste nell'approcciare ogni fenomeno ed ogni esistente con la domanda "che cos'?", provocando cos una risposta di tipo descrittivo con la pretesa di arrivare ad una definizione che esprima l'essenza di qualcosa. Ad esempio, per Aristotele l'uomo animale bipede, razionale, politico (nel senso di socievole e cooperativo, ma anche di schiavista... ehm) Popper si proclama "nominalista", cio fiero oppositore dell'essenzialismo. Per un nominalista i fenomeni si possono solo descrivere, ma non si pu dire che cosa sia, ad esempio, un uomo, o cosa sia la "luce". Il nominalismo di fatto una conseguenza della nascita della scienza moderna, a partire da Galileo e da Newton.