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Unoccasione di sviluppo lungo il mare.

di Salvatore Paolo Putrino Gallo

Sono in corso, in questi giorni, i lavori per la realizzazione del Lungomare di Lamezia Terme, un opera da tanto tempo attesa dai cittadini, che, nel corso degli anni, stato oggetto anche di campagne elettorali. Largomento stato sempre molto gettonato, in quanto si sa che un lungomare un opera molto influente sul turismo del luogo in cui si trova. Guardiamo Riccione, ad esempio, la citt delle vacanze marittime-estive per eccellenza in Italia. Il suo lungomare meta di turisti, che ogni anno affollano quei kilometri pieni di stabilimenti balneari, hotel e discoteche; meta soprattutto di giovani, che sono il primo motore del turismo. Chiunque, destate, quando pensa al mare e alle vacanze rievoca Riccione, quasi come se il termine estate fosse sinonimo del nome di questa citt; non dimentichiamoci che nellItalia del boom economico litaliano medio (e non solo) aspettava con desiderio le ferie estive, per poi partire verso questa meta. Ma questi erano altri tempi; era lItalia post-guerra, lItalia della ripresa economica, insomma: lItalia di 50 anni fa. Oggi la situazione completamente diversa; il boom economico in senso opposto, la ripresa economica ormai da libro di storia. Quindi mi domando: proprio necessario, oggi, per un lametino, dover arrivare a Riccione, o comunque in altre localit turistiche calabresi per trascorrere le proprie vacanze o per trascorrere anche un week-end diverso in prossimit del mare? Siam sicuri che il lungomare, cos come progettato sia, non dico meta desiderata dallitaliano medio, ma almeno gradita dagli autoctoni e non? Non credo. Lopera in corso di realizzazione si prospetta come un contentino per il lametino, che continuer a trascorrere le proprie vacanze nel vicino comune di Falerna o nelle note localit turistiche calabresi, salvo un breve affollamento del loco comportato solo dalla novit. Infatti sono carenti i complessi alberghieri in localit Marinella e nessuno, mai, avr coraggio imprenditoriale di investire in un luogo dove sa di non riuscir nemmeno a recuperare quanto investimento. La pineta attraverso la quale si accede verso il lungomare disastrata, ma soprattutto ingestibile, sia per il lavoro di manutenzione straordinaria e, successivamente, ordinaria che si dovr effettuare per mantenerla decentemente presentabile, sia per il denaro che si dovr spendere per fare ci. Il lungomare, poi, come progettato, si presenta come un luogo fuori dalla realt, distaccato dal restante contesto urbano, ancora in evolvendo, ma con rispettosissima potenzialit. Non capisco, poi, perch un lungomare, che nasce come immerso nel verde, debba essere dal verde stesso oscurato; sarebbe pi utile che questultimo servisse il primo, piuttosto che il contrario. Infatti, se si abbattesse quellingestibile area per spostarla pi avanti, inserendo una vegetazione pi gestibile, ma soprattutto pi consona e evocativa di zone marine, si trarrebbe maggior vantaggio da pi punti di vista. In primis, farebbe da scudo proprio al lungomare durante i periodi invernali in caso di mareggiate (si veda il lungomare di Gizzeria). Secondariamente, il lungomare si presenterebbe come anello di congiunzione tra il contesto urbano e il verde/mare. In terzo luogo, un miglior aspetto estetico incentiverebbe maggiormente lavvento di persone, perch si sa: locchio vuole la sua parte; e, infatti, proprio tal fattore estetico contribuirebbe anche ad un incremento economico occupazionale della citt. Ovviamente, tutto quanto il processo di urbanizzazione e crescita della zona dovrebbe essere sotto stretto controllo della mano pubblica, la quale dovrebbe far prevalere lestetismo, la qualit, linnovazione e la produttivit sul risparmio; anche perch i nostri nonni dicevano bene: paga caru, ca st mparu.

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