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Il valore del denaro, della relazione, della cooperazione nellora della crisi finanziaria
5 dicembre 2008

dentro limbrunire
A cura di PAOLO GIUSEPPE GRIGNASCHI
Direttore Generale Federazione Banche di Credito Cooperativo del Lazio, Umbria, Sardegna

GIANLUCA PUCCINELLI
Amministratore Delegato RES Group

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SOMMARIO
Premessa Prefazione Introduzione RADICI E CONTESTO DALLA PRIMA ALBA OLTRE UN SECOLO DI COOPERAZIONE DI CREDITO UNA NUOVA ALBA NELLO SCENARIO ATTUALE LALBA DENTRO LIMBRUNIRE Atti del convegno 1 2 3 5 7 9 11 13

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PREMESSA
Paolo G. Grignaschi Gianluca Pucccinelli

Il 5 Dicembre 2008 presso il Complesso Monumentale dellAra Pacis di Roma si tenuto il secondo Convegno Annuale della Federazione di Lazio, Umbria e Sardegna. Tema del convegno stato la posizione della Federazione e delle Banche di Credito Cooperativo in generale, rispetto alla crisi che sta attraversando la finanza prima e leconomia poi, e che sembra essere di una portata mai vista in precedenza. Il titolo Lalba dentro limbrunire suggerisce latteggiamento delle Banche di Credito Cooperativo in questo frangente ed altres, ispiratore di questa pubblicazione che ha avuto uno scopo ben preciso, quello di seguire la loro storia rintracciando il bagliore continuo e costante che le ha accompagnate per oltre un secolo di storia e che le ha rese, per molti uomini, faro e punto di riferimento anche e specie nei periodi pi bui che la societ ha dovuto affrontare. Il proposito delle BCC reagire al momento critico che stiamo vivendo, in modo positivo con gli strumenti in loro possesso e con il loro modo di operare, riaffermando con maggior vigore il proprio ruolo a supporto degli investimenti anzich della speculazione, stimolando la crescita delleconomia reale piuttosto che della finanza, e valorizzando il territorio e la relazione con il mercato basandosi sulletica e non sul solo profitto. Al convegno, che stato aperto dal Presidente

PREMESSA

della Federlus, dott. Francesco Liberati, hanno preso parte il Prof. Salvatore Rizza, Ordinario di Politica Sociale della Facolt di Scienze della Formazione presso lUniversit degli studi Roma Tre, che ha parlato della funzione economica, sociale ed etica che le Banche di Credito Cooperativo; il Prof. Renato Mannheimer Ordinario di Analisi dellopinione pubblica della Facolt di Sociologia presso lUniversit degli studi Bicocca di Milano che ha presentato uno studio sullatteggiamento delle famiglie verso il risparmio, verso il denaro e verso le banche con specifico riferimento alle BCC; e il Dott. Marco Liera Direttore de Il sole 24 ore Plus, che ha tracciato una possibile linea di comportamento per supportare le esigenze di sviluppo in questa delicata fase. Nella pubblicazione riportiamo gli interventi di tutti i partecipanti per intero. Grazie ad essi venuta a crearsi una stupenda pagina di storia tutta da raccontare ed per questo che abbiamo deciso, prima di arrivare agli atti del convegno, di riportare le vicissitudini e gli avvenimenti che per oltre un secolo hanno coinvolto le banche di Credito Cooperativo, narrandoli seguendo uno stile pi intimistico, pi personale e abbiamo voluto inserire gli interventi dei relatori in un discorso organico, in un dialogo in absentia che tenesse conto prima di tutto delle persone, perch sono le persone che fanno la storia con i loro valori e le loro decisioni. E quella che si svolta il 5 Dicembre allAra Pacis senzaltro una storia che lascer nellanimo riflessioni, pensieri, propositi e uno spirito di ottimismo semplice e realista che proprio del nostro DNA.

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PREFAZIONE
A cura di

PREFAZIONE

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INTRODUZIONE
A cura di Alessandro Azzi Presidente Federazione Nazione Banche di Credito Cooperativo

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INTRODUZIONE

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RADICI E CONTESTO
GIANLUCA PUCCINELLI

In necessitate sunt omnia communia


S. PAOLO

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La nascita del credito cooperativo affonda le sue radici in un punto molto profondo di quel vasto e stratificato terreno che la societ. Se provassimo a rintracciare la storia di questa meravigliosa pianta seguendo il suo robusto stelo, ci accorgeremmo che la sua evoluzione stata lenta, meditata, ma ineluttabile. Le vicissitudini della storia degli uomini e della societ, i rovesci della fortuna, le opere delluomo, hanno portato inevitabilmente alla creazione del sistema che noi vediamo oggi, con le sue peculiarit e con ancora tanti germogli che aspettano di crescere e svilupparsi. Credo che per comprendere appieno la ragion dessere e le motivazioni vere che hanno portato alla sua nascita, si debba partire dal punto in cui il primo seme stato gettato, vale a dire da quel periodo di grandi cambiamenti, scoperte, sconvolgimenti e speranze che stato lottocento. Molti si chiederanno perch per spiegare una cosa tanto attuale si debba partire da cos lontano. E la risposta che la prima alba di questo fenomeno si trova in unepoca che per alcuni versi molto simile a quella che stiamo vivendo ora. Lottocento stato il secolo della grande rivoluzione industriale, del capitalismo, del primato della scienza sul pensiero delluomo e della migrazione verso le Americhe. Il lavoro e il capitale venivano posti al centro di tut-

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te le questioni e dei dibattiti del tempo. Il lavoro che nobilita luomo e il lavoro che lo umilia. Il lavoro che rende ricco lindividuo e quello che invece dovrebbe arricchire la societ. Il liberismo era il pensiero politico dominante. Seguendo esso il mercato si era arrogato il diritto e il potere di auto-regolarsi secondo le leggi della domanda-offerta. Ci aveva portato leconomia capitalistica ad un continuo susseguirsi di alti e bassi, essendo in balia di un meccanismo perverso che vedeva lavvicendarsi di una richiesta eccessiva rispetto alla capacit di produzione, e, viceversa, di una produzione enorme sproporzionata alla domanda. Ne sarebbe conseguito un pericoloso calo dei prezzi, soprattutto per i prodotti agricoli. Cosa che avrebbe dato un considerevole contributo alla grave crisi economica e agraria che si stava profilando allorizzonte. I benefici della crescita economica, intanto, andavano soltanto a una parte della societ, mentre le condizioni di vita dei contadini peggioravano, giungendo al limite della sopportazione. A met ottocento, infatti, molti uomini abbandonarono le campagne, salutarono gli ulivi e i frutteti, svuotarono le frugali abitazioni e vendettero i poderi, per andare a lavorare nelle fabbriche, o partire alla volta delle Americhe, con fili di sogni e speranze attaccate come spago alle valige. I nuclei urbani assunsero le forme, i rumori, e i colori delle vere citt. Le industrie facevano di tutto per diventare miele agli occhi degli uomini. Questo perch se il secolo precedente aveva avuto come fulcro economico il principio dello scambio, lottocento riteneva la produzione il vero elemento catalizzatore, lunico motore propulsore di una societ che vedeva crescere a dismisura la popolazione e le sue esigenze. La popolazione, quindi, era diventa sinonimo di forza lavoro e come tale doveva essere invogliata con

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tutti i mezzi ad abbandonare le occupazioni tradizionali e la vita nelle campagne, per convertirsi alle nuove realt economiche, ai nuovi ritmi di un mondo che iniziava a correre veloce, a non guardarsi mai indietro, a fare i conti con il lavoro salariato, con uno stile di vita scandita dai tempi della fabbrica e non pi da quelli dei campi, delle raccolte, della potatura e della terra. Ma gli operai, come i contadini, i braccianti, i piccoli commercianti, non riuscivano a raccogliere nullaltro che fame, povert e miseria. La crisi agraria a met del secolo e quella economica agli inizi del 900, dunque, diventarono una vera e propria piaga sociale poich si portarono dietro una serie di conseguenze dalla portata devastante. Gli uomini rimasti a lavorare la terra si rendevano conto della necessit di avviare un processo di modernizzazione delle tecniche e dei macchinari agricoli. La mezzadria e la dimensione medio-piccola dei poderi era una vera e propria condanna a morte per la sussistenza, ma la mancanza di denaro per gli indispensabili investimenti, negava loro questa possibilit costringendoli ad un circolo vizioso ed ironico, vale a dire o ad abbandonare qualsiasi tipo di speranza, lasciandosi andare ad una povert senza rimedio se non quello della carit e dellelemosina, oppure a chiedere prestiti con tassi dinteresse vertiginosi, aumentando, cos, il fenomeno e la potenza degli usurai. Gli artigiani, i commercianti, i piccoli imprenditori si ritrovarono nella medesima situazione di coloro che sino ad allora avevano guardato dallalto in basso. La formazione del mercato nazionale e lintroduzione del gi accennato orientamento liberistico nei rapporti commerciali con gli altri paesi aveva esposto la media e piccola imprenditoria ad una concorrenza al di sopra delle proprie capacit. Essi, dunque, si sentivano stritolati da concorrenti che non po-

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tevano n vedere, n toccare, ma di cui comunque percepivano tutto il peso del fiato sul collo. Non riuscivano pi a far fronte ai prezzi vertiginosi derivati dalla speculazione. Chiedere aiuto alle banche era impensabile dal momento che gli Istituti privati, persino quelli rurali, preferivano convogliare il proprio denaro verso il settore metalmeccanico e affini, lasciando il popolo minuto alle prese con la propria indigenza. Gli operai, nonostante le belle promesse, malgrado gli sforzi e la fatica, a dispetto di quella fiaccola di speranza che li aveva indotti a cambiare vita per inseguire un sogno labile ed illusorio, andavano inevitabilmente ad ingrossare le fila di quella moltitudine di poveri, di disoccupati, che invadeva le strade della citt e che la carit pubblica e privata non era assolutamente in grado di sostenere, n sotto il profilo economico, n tanto meno sotto quello sanitario. E cosa poteva esserci di pi nero di un vicolo cieco e oscuro come quello in cui si era ritrovata tutta questa gente che fino ad allora aveva vissuto una vita frugale e sostanzialmente tranquilla, e non aveva la pi pallida idea di cosa fosse la competizione, la concorrenza, linflazione? Pensate a gente che non aveva mai immaginato distese di grano pi estese e dorate di quelle che si stagliavano davanti ai propri occhi sul far del tramonto, fin quando qualcuno non aveva accennato ai meravigliosi granai del mondo situati aldil delloceano: un eldorado di cereali che avrebbe soddisfatto tutta la popolazione da un giorno allaltro senza pi bisogno di appezzamenti, di attrezzature ridicole ed arretrate e di poche mani modeste e callose. Pensate a gente che provava per la prima volta il sapore amaro dellalienazione, lodore malsano dei fumi delle fabbriche, laria insalubre di quartieri senza fognature, gli orari massacranti di un lavoro grigio e ripetitivo, linsufficienza, lumiliazione del

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classismo, loffesa della propria dignit. No, non poteva esserci nulla di pi cupo, desolato e minaccioso della situazione in cui versava la maggioranza del popolo a met ottocento. Era una notte che sembrava non finire mai. Una notte avvilente che pendeva sulle loro teste come unascia affilata. Tutto il mondo, sembrava avvolto da una spessa cortina di scoramento. La povert era ovunque. La si poteva toccare ed annusare. I sogni degli uomini si sgretolavano a tal punto che sembrava non fossero mai esistiti. La maggior parte delle persone lavorava soffrendo e viveva ai margini del mondo economico e politico, lontana dai giochi di supremazia, potere e speculazione, ma immersa in essi fino al collo per tutte le conseguenze che a causa loro stava subendo e ancora avrebbe subito. In un siffatto stato di cose il popolo non avrebbe potuto andare avanti per molto. Doveva uscire da quel nero. Doveva portarsi in qualche modo alla luce, diventare protagonista di quel mondo ad un tratto cos mutato, cos moderno, cos bramoso di ricchezza e benessere. Ma in che modo avrebbe potuto farlo? In quale maniera avrebbe potuto migliorare la propria situazione economica e culturale senza cadere nella trappola della corruzione, dellavidit e della cupidigia? La risposta, quegli uomini, la trovarono proprio nelle parole di San Paolo. Il santo di Tarso predicava: In necessitate sunt omnia communia - nella necessit tutto comune - ed essi seguirono, in pi parti dEuropa, in modalit simile e pressoch parallelamente, i suoi dettami. Nel Vecchio Continente, i lavoratori e i ceti produttivi, infatti, compresero che per migliorare le proprie condizioni economiche e del territorio in cui viveva-

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no, per assumere un ruolo attivo nella societ, dovevano dar vita ad imprese economiche in forma associativa. Dovevano cooperare, lavorare insieme ed aiutarsi reciprocamente. Era necessario che reagissero in maniera proattiva e propositiva alle brutture del capitalismo e al decadimento morale che la sfrenata corsa allarricchimento aveva generato. Certo sarebbe stata una piccola goccia. Ma era un inizio. Un inizio che partiva dagli uomini comuni, dalle loro volont. Il primo episodio di cooperativismo, in questo senso, viene fatto risalire al 1844. Nella cittadina inglese di Rochdale, una localit a nord di Manchester, dei tessitori ridotti allindigenza diedero vita al primo spaccio cooperativo. I protagonisti delliniziativa, che vennero definiti Probi Pionieri progettarono diverse attivit atte a sostituire tutte quelle forme di impresa statale o privata che si basavano sul lucro.Tali attivit, infatti, si fondavano sul lavoro, la solidariet e la fidelizzazione dei soci attraverso il semplice meccanismo della ripartizione degli utili in proporzione al numero delle operazioni dacquisto effettuate con la societ. Il loro appellativo e la peculiarit dellassociazione derivavano dal merito di aver introdotto tutta una serie di principi etici, facendoli diventare vere e proprie indiscutibili condizioni per le attivit di approvvigionamento e produzione. Tali principi erano: Ladesione volontaria dei soci Il controllo democratico, ovvero la possibilit da parte di tutti i soci di eleggere sia gli organi direttivi che quelli amministrativi della societ La gi accennata distribuzione degli utili ai soci in proporzione alle transazioni effettuate con la cooperativa Un interesse limitato alle quote sociali La vendita attraverso i contanti La neutralit politica e religiosa

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Lattenzione continua alleducazione cooperativa Pensate che alcuni di questi dettami sono ancora oggi alla base delle societ cooperative in Europa. La tipologia dellassociazionismo inglese veniva detta di consumo. In parole semplici, la societ permetteva di acquistare materie prime e prodotti alimentari non pi a prezzo di mercato, ma a prezzo di costo. Attorno a questo tipo di cooperazione, negli stessi anni si svilupparono altri settori quali la cooperazione del credito e quella di produzione e lavoro. Questultima prese piede in Francia nel 1848, quando vennero create le officine nazionali, fabbriche pubbliche nate con il principale scopo di garantire il lavoro ai ceti pi disagiati. Nelle cooperative di produzione i soci dellimpresa cos strutturata si auto-organizzavano e cosa pi importante, avevano il diritto di appropriarsi del sovrappi, vale a dire della differenza tra ricavi e costi. Grazie a questo genere di cooperative i lavoratori diventarono per la prima volta imprenditori di se stessi, protagonisti e soprattutto fruitori del loro stesso impiego. Avevano uno scopo per andare avanti, un motivo per rendere al massimo, per sacrificarsi, perch sapevano che i loro sforzi sarebbero tornati indietro come piacevoli ricompense sia materiali che spirituali, soprattutto dal momento che limpegno di ognuno sarebbe andato a vantaggio di tutti coniugando in questo modo solidariet e profitto. Keynes, infatti, definiva la cooperativa di produzione unimpresa in cui i fattori della produzione sono remunerati dividendo in proporzioni concordate il prodotto del loro sforzo cooperativo, per cui il comportamento logico di chi lavorava in essa era quello di cercare di massimizzare il reddito complessivo di tutta limpresa dato che in questo modo massimizzava, non solo il reddito dei suoi soci, ma anche il proprio.

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Negli stessi anni, in Germania, si diffuse la cooperazione del credito. Accadde che nel 1840, Friedrich Wilhem Raiffeisen, mosso da una buona logica e da forti principi di solidariet cristiana, fond la prima Cassa Rurale. Raiffeisen fu borgomastro di alcune cittadine renane come Weyerbusch, Flammersfeld e Heddesdorf, paesi che dovevano la propria sussistenza esclusivamente allagricoltura, peraltro in forme arretrate e modeste. Nella prima cittadina, servendosi della collaborazione gratuita dei suoi abitanti, costru dapprima una scuola elementare, poi un forno comunale e infine fond unAssociazione per il pane. Nella seconda, per combattere il diffuso fenomeno dellusura causata dagli acquisti sul bestiame, fond in data 1849 la Societ di soccorso agli agricoltori indigenti di Flammersfeld che assisteva i contadini sprovvisti di mezzi e che sarebbe divenuta di fatto la prima Cassa di Prestiti al mondo. Nel 1852 si trasfer a Heddesdorf nella valle del Reno e cre lAssociazione caritatevole di Heddersdorf che ben presto divent lAssociazione Cassa Rurale di Heddersdorf. Uomo di buon senso e di grande intelligenza, egli avvi una lucida analisi delle condizioni e delle prospettive che si abbattevano inesorabilmente sui comuni agricoli da lui amministrati e, come abbiamo accennato prima, sulla popolazione rurale in generale. In un suo saggio del 1866 scrisse: Se si procede ad un esame delle carenze agricole del terreno e delle altre risorse, che potrebbero essere fonte di un felice benessere, non ci si meraviglia che il raccolto sia spesso incerto e non fornisca affatto i proventi che dovrebbe fornire. [] I prati [] sono spesso impantanati o in pari e non irrigabili, in entrambi i casi poco produttivi. [] Le attivit secondarie, come la frutticoltura, lapicoltura, la coltivazio-

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ne dei pascoli ecc, che in alcune zone potrebbero fornire proventi eccezionali, si trovano quasi ovunque in cattive condizioni. Se si richiama lattenzione su tutto ci, si obbietta generalmente che mancano i mezzi finanziari per fare i necessari acquisti e per le indispensabili migliorie []. Ora mentre da un lato le risorse e i redditi che ne derivano sono scarsi e lo diventano sempre pi, dallaltro le spese crescono continuamente, sia per laumento dei tributi che delle necessit, di cui la popolazione prima non aveva idea. Non soltanto nelle citt si incrementa il lusso con inutili suppellettili e fronzoli, ma persino le zone montagnose pi sperdute ne sono contagiate e si spende sia per questo motivo che per divertimenti pubblici, anche se mancano i mezzi per comprare il pane quotidiano. A ci si aggiunga la cosa peggiore tra tutte: lusura. Come lavido rapace si abbatte sulla nobile selvaggina braccata e spossata, cos, gli avidi strozzini senza coscienza si precipitano sui contadini bisognosi daiuto e indifesi, sfruttando la loro inesperienza e le loro necessit, per appropriarsi man mano di tutte le loro sostanze. Una famiglia dopo laltra va in rovina. Mentre da una parte ci si riduce in miseria ed aumentano a dismisura le difficolt, dallaltra si accresce il potere e con esso aumenta lavidit dei finanziatori usurai, che operano insieme unendo le forze nel modo pi sfacciato e spudorato1. Oltre alla vividezza delle immagini e alla capacit di trasportare il lettore in una realt palpabile e realisticamente angosciante, i suoi scritti sorprendono ancora oggi per la validit dei consigli e per le idee semplici, ma aventi in nuce la possibilit di cambia-

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1 RAIFFEISEN F. W. Le casse sociali di credito, Roma, Ecra, 1975, pp. 21-27.

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re un intero stato di cose, possibilit che era diventata ben presto realt. Nella stessa opera, incentrata sulla costituzione e gli scopi precipui delle casse sociali di credito, spiega poi, come le sue iniziative permisero di uscire da tale situazione, per intravedere finalmente il rassicurante riverbero che accompagna tutte le soluzioni. Spieg infatti: In qualit di cooperative di credito, le casse sociali hanno anzitutto lo scopo di soddisfare il fabbisogno di denaro dei propri soci. Come stato sottolineato fin dallinizio, e non sar mai ripetuto abbastanza, il denaro tuttavia per loro, non un fine, ma un mezzo per raggiungere il fine. Il vero e proprio compito delle casse consiste nel migliorare la condizione dei loro soci in senso morale e materiale, prendendo le iniziative a ci necessarie, in particolare procurando i mezzi finanziari occorrenti per i prestiti ai soci con garanzia comune, oltre a dare la possibilit di investire in modo redditizio il denaro giacente. []. Poich, come stato gi detto, dal benessere della popolazione rurale e soprattutto agricola dipende quello dellintera societ ed in particolare dello stato, il problema di determinare il tipo daiuto per il raggiungimento di questo scopo, diventato una delle questioni di attualit pi scottanti e, senzaltro, laspetto pi importante dei problemi sociali. In modo apprezzabilissimo viene rivolta sempre maggiore attenzione a questo problema sia da parte dei governi degli stati, che da filantropi appartenenti alle pi svariate categorie professionali. Laddove sembrava che la popolazione non avesse pi le energie necessarie per aiutarsi da sola, fu concesso da parte dello stato un aiuto indiretto, eseguendo lavori pubblici e operando in vestimenti di pubblica utilit nellinteresse generale, come per esempio, regolazione del corso dei fiumi, costruzione di ferrovie e vie di comunicazione ecc.

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Laiuto diretto, senza contropartita da parte della popolazione, si dimostrato invece dappertutto svantaggioso. []. La cosa peggiore che non si approfitta mai delle annate buone per risparmiare, poich in caso di necessit si ricorre continuamente a sussidi. []. Dallaltro lato, lottenimento di prestiti sovente difficoltoso e soprattutto richiede tempo. []. A questo punto va considerato soprattutto il fabbisogno di credito, perch si devono trovare in primo luogo i mezzi finanziari necessari allo svolgimento dellattivit economica. Il credito viene concesso in misura pi che sufficiente agli abitanti di un comune se costoro si uniscono per la realizzazione di un fine, []ma le poche assemblee, lazione sporadica degli istruttori viaggianti, e la formazione relativamente molto scarsa degli allievi delle scuole agricole, non riescono da sole a influire sui singoli agricoltori, come sarebbe assolutamente necessario per migliorare le condizioni generali. Presso le casse sociali di credito, la cosa si presenta in maniera ben diversa. Senza un particolare apparato commerciale, le assemblee creano contemporaneamente piccole societ agricole locali, le quali posseggono [] anche i mezzi necessari per lintroduzione delle migliorie e per il finanziamento degli acquisti indicati nelle proposte2. La particolarit di Raiffeisein dunque, stata quella di aver compreso che le associazioni erano cosa buona e giusta, che i fondi e gli aiuti dalle istituzioni pubbliche potevano essere un reale sostegno per tutta la popolazione. Ma senza fornire ad essa i mezzi necessari per costruire, migliorare, andare avanti con le proprie forze, gli uomini avrebbero vi-

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2 RAIFFEISEN F. W. Le casse sociali di credito, Roma, Ecra, 1975, pp. 21-27, Sop. cit.

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sto quella luce sempre e solo da lontano. Avrebbero assistito impotenti, immersi nella notte, davanti ad unalba nascosta per sempre dietro le montagne, percependone, forse, soltanto lalone, unicamente la bruma rossa di un desiderio mai appagato. Il cooperativismo, il mutualismo, e laccesso al credito si rivel, dunque, il giusto e in alcuni casi, lunico mix possibile capace di risollevare almeno in parte il ceto contadino dalla miseria che lo attanagliava. Sicuramente tale movimento non avrebbe cambiato il mondo, non capovolse la storia, n tocc la popolazione tutta, ma nei luoghi in cui prese piede, produsse benessere e diffuse forza ed energia. Giuseppe Toniolo, sociologo ed economista cattolico di fama internazionale, fondatore del concetto di democrazia cristiana , defin il modello cattolico-tedesco di Raffeisein un vero associazionismo economico, in quanto coniugava credito, consumo e produzione e non solo. Raiffeisen, infatti, era anche consapevole dellimportanza del benessere spirituale ed era convinto che esso non si potesse separare da quello materiale. Se si vuole guarire un male affermava necessario per prima cosa conoscere le cause. []. Le cause di questa malattia sociale sono molto pi profonde, [] esse sono riconducibili soprattutto alla scristianizzazione del nostro tempo. []. Povert e decadenza materiale sono senzaltro allorigine di delitti e di vizi di ogni genere, ma soprattutto particolarmente gravose per chi le subisce. Se si risveglia nei bisognosi il desiderio di elevarsi e lottare per conseguire una migliore posizione sociale, si suscita in loro, contemporaneamente, laspirazione a sviluppare al massimo le proprie risorse morali e fisiche. Le stesse risorse, allo stesso modo, e seguendo identici principi morali, furono tirate fuori con forza anche dalla popolazione italiana, la quale segu a

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ruota i dettami tedeschi, da principio prendendone a prestito valori e iniziative dal momento che essa versava in una situazione molto simile a quella dei comuni di Raiffeisen, e in seguito facendoli propri, sempre attraverso figure di uomini onesti e carismatici, ed in molti casi, con un approccio spirituale che trova proprio nel nostro paese la sua espressione pi potente e vigorosa. In Italia, pi che in Germania, infatti, lo sviluppo industriale era rimasto pressoch limitato e i commerci erano spesso danneggiati dalle barriere doganali. Il paese, pertanto, era ancora prettamente agricolo con tutto ci che questa condizione comportava. Anche qui indigenza, fame e povert erano le uniche parole che i contadini conoscevano e lusura era una piaga con cui avevano a che fare continuamente, come un incubo che bussava sovente alle loro porte pretendendo qualcosa che essi non avrebbero mai avuto. Bisognava studiare delle soluzioni che portassero la popolazione a risollevarsi. Sarebbe bastata unaltra annata sfavorevole, un ulteriore leggero aumento dei prezzi del frumento, una successiva inondazione, per trascinarli definitivamente a fondo. Ma fu proprio lesempio di Raffeisein a fornire la scintilla giusta che nel 1883, in un paesino del Veneto, diede vita al primo focolaio di solidariet, cooperazione, mutualismo consentendo alla sua popolazione di riprendere le fila della propria vita, semplicemente attraverso un accesso pi facilitato al credito, svincolandolo dalle impossibili condizioni che a quel tempo gli istituti bancari applicavano, e ancor di pi dallo strozzinaggio senza scrupoli praticato dagli usurai. Il fautore di questa iniziativa fu leconomista e giurista Leone Wollemborg. Discendente di una famiglia ebraica originaria di Francoforte, trasferitasi a Padova sin dalla seconda met del settecento, egli avvertiva un profondo di-

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sagio per le pratiche usuraie del padre.Vivendo ogni giorno a contatto con le popolazioni contadine di Loreggia, si era reso conto delle difficili condizioni in cui vivevano queste persone e non poteva accettarlo.Vedeva le campagne sfiorire di mese in mese e assisteva amareggiato ai mutamenti della sua terra che tra calamit naturali, politiche fiscali sbagliate e arretratezza, aveva assunto il volto desolato e consunto della miseria e della disperazione. Cap che avrebbe dovuto trovare un modo per consentire alla sua terra e ai suoi abitanti, una degna rinascita. Fu cos che approfond il pensiero del fondatore delle casse rurali cattoliche tedesche ed ebbe lidea di ricollegare quellesperienza con una rivisitazione in chiave moderna del piccolo credito agrario che era nato in Italia nel seicento con la funzione di anticipare ai contadini bisognosi il costo delle sementi, e che dopo lunit dItalia era scomparso. Da questa idea, il 20 giugno 1883, nel piccolo comune padovano di Loreggia, nacque la prima Cassa Rurale Italiana che lo stesso Wollemborg descrisse cos: La Cassa Cooperativa di Prestiti di Loreggia, societ cooperativa a responsabilit limitata, la prima di tal natura nel paese nostro e riproduce nel suo statuto, con poche modifiche richieste dalla differenza di condizioni, di costumi, e di leggi, il tipo e i principi della benefica associazione di credito rurale diffusa dapprima nella provincia renana per opera del benemerito F. G. Raffeisein. []. La societ non conosce azioni n dividendi; non si estende oltre ai confini di Loreggia; tutti gli uffici vi sono gratuiti; nessuna operazione si compie fuorch il ricever depositi dai soci e da persone estranee alla societ, e far prestiti ai soci. []3.

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3 WOLLEMBORG L., Lordinamento delle Casse di prestiti, pp. 251 258.

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I benefici che le persone trassero dalla sua iniziativa furono pressoch gli stessi riscontrati in Germania e, ancora una volta, possiamo constatarlo dalle parole del possidente padovano: Dallistituzione della Cassa molti si sono liberati dalle gravissime usure annidate in tali prestazioni, e sono sulla via di avere bestie proprie. [] Dei 73 prestiti ottenuti dai soci, moltissimi, i pi piccoli in ispecie, rappresentano altrettante liberazioni da contratti celanti, sotto le vesti della prestazione in natura, una usura oscillante fra 30 e 100 per cento! [] Gli effetti conseguiti nellordine morale ed economico dal novello istituto e quelli in via di conseguimento si epilogano nei seguenti fatti: la partecipazione attiva allazienda speciale dei soci, i quali comprendono il vincolo della solidariet illimitata non come qualche cosa di indeterminatamente spaventoso, ma come un benefico legame che a tutti severamente impone assidua cura pel buon andamento della istituzione e pel comune benessere. La sollecitudine dei soci accreditati a versare acconti e a saldare i loro debiti, anticipando le scadenze stabilite; onde moltissimi, i quali soffrivano per la deficienza di capitali desercizio o non avevano pei bisogni delle minute loro industrie altro aiuto che quello di una sordissima usura, si mostrano in effetto degni del credito liberamente fornito. []. Il risveglio del sentimento morale e della fiducia in s stessi negli abitanti, i quali sanno che ognuno, purch onesto e capace di un utile lavoro, pu senzaltro aspirare allingresso nel sodalizio e al beneficio del credito4.

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Ibidem

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La Cassa di prestiti di Loreggia, fu dunque, sotto tutti i punti di vista, un successo, tanto che nel Veneto, gi in data 1887 si contavano ormai 27 casse. Come le Casse di Raiffeisen anche listituto di Wollemborg riusc nel difficilissimo compito di attenuare una piaga sociale come lusura che ancora oggi ha la sua attualit. Punto fondamentale su cui si sofferm il fondatore delle casse rurali italiane, fu proprio il territorio. Per comprendere le esigenze, i bisogni delle persone, bisogna conoscere le loro radici, ogni granello di terra che lavorano e su cui vivono. Le Casse Rurali, quindi, dovevano essere intimamente legate al territorio ed egli introdusse il principio secondo il quale i soci dovevano appartenere allo stesso ambito territoriale, allo stesso villaggio dellistituto di cui diventavano membri. Wollemborg aveva capito che proprio nei luoghi dimenticati, nellentroterra spogliato dal tempo e dalle carestie, nei luoghi lontani dal turbinio della modernit, nelle periferie del mondo, che si ha pi bisogno di ricostruire, di rifondere energia, vita, desideri e aspirazioni poich in esse, come lo ha dimostrato la storia, e come lo dimostra il presente, esistono ancora radici di purezza, di genuinit e la capacit di ripagare solidariet con solidariet, fiducia con fiducia.

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DALLA PRIMA ALBA, OLTRE UN SECOLO DI COOPERAZIONE DI CREDITO
GIANLUCA PUCCINELLI

Questa istituzione si addice in tutto alle reali circostanze della popolazione rurale, e sa veramente conseguire i fini che si propone: pareggiare nel credito ai grandi gli imprenditori pi minuti, recando quellaiuto potente ai piccoli e piccolissimi proprietari coltivatori, ai piccoli e piccolissimi affittavoli e redimendoli dallusura; diffondere la moralit, insegnando praticamente alla popolazione il valore economico dellonest;stimolare le energie morali assopite, ridestando negli anni avviliti la speranza, richiamando forze latenti alla vita.
LEONE WOLLEMBORG

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E fu cos che, nel buio di ci che sembrava sgretolarsi, crollare sotto il peso degli sbagli, di cambiamenti, gesti, evoluzioni impossibili da controllare, dimenticanze ed abbandoni, nelloscurit di un inizio di novecento che aveva per compagnia leredit di quellidolo vecchio e ciarlatano che era stato lottocento, con le sue manie di falsa grandezza, con la fiducia spropositata nel progresso, nelle macchine, nel libero mercato da un lato, o in una utopica societ marxista, tutta uguale, oserei dire monocolore dallaltro, liniziativa di alcuni uomini appassionati come Raiffeisein e Wollemborg rappresent, seppur nel loro piccolo, un nuovo giorno, un inaspettato raggio di sole, un treno luminoso che come una ferita aveva attraversato la notte ed era uscito imponente allo scoperto per essere ammirato e preso al volo. Ma accanto a queste figure emblematiche, ve ne fu una, di grandissima risonanza, che contribu in maniera indiretta, ma esemplare e vigorosa, a questa splendida rinascita. Facendo un sunto si pu affermare che alla fine dellottocento, era chiaro come il controllo fosse sfuggito a chi doveva detenerlo, o forse semplicemente non si sapeva chi realmente fosse il soggetto cui spettava tale onere. Il popolo, perso tra le onde di quel mare di eventi che non poteva capire a pieno; i fautori del pensiero politico, divisi dalle proprie ideologie, fermi nelle proprie convinzioni; lo stato privo di leggi atte a modificare la situazione contingen-

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te, non erano capaci di garantire alla popolazione, specie alla classe operaia e contadina, una societ migliore, un futuro degno di essere chiamato tale. Voce profetica in siffatto marasma, fu Papa Leone XIII. Nel 1891, infatti, egli eman lenciclica Rerum Novarum con la quale diede il via alla dottrina sociale della Chiesa. Con questa espressione sintende a tuttoggi linsieme dei principi e delle direttive emanate dal magistero cattolico in riferimento ai problemi di natura sociale ed economica. Il Pontefice sentiva la necessit di rispondere, di prendere posizione come rappresentante di tutta la Chiesa, di fronte a quello che stava accadendo nella societ, di fronte ai disordini politici, allingerenza dello stato, alla violazione della propriet privata, al crescente odio dei poveri per i ricchi, alloffesa della dignit umana. Con la sua enciclica esort i cattolici ad intraprendere iniziative concrete in campo economico per stimolare la ripresa delle popolazioni rurali e del proletariato urbano e questo appello fu raccolto senza alcuna esitazione da molti. Tra questi, vi furono anche coloro che giudicavano il credito cooperativo una importante strada da percorrere, non solo dal punto di vista materiale, ma anche spirituale, poich, come Raiffeisen e Wollemborg avevano affermato, tali istituzioni donavano agli uomini che decidevano di farne parte, una nuova linfa di moralit, di cristianit, di integrit e rettitudine attraverso i principi della solidariet, della mutualit e della cooperazione stessa. Negli stessi anni dellenciclica, infatti, assistiamo ad una diffusione capillare delle Casse in tutte le regioni italiane, e se quelle promosse da Wollemborg erano di natura laica, bench laiuto del parroco fosse fondamentale soprattutto per una questione di fiducia, ad esse bisogna ricordare che si affianc un nuo-

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vo modello di casse cattoliche, sorte grazie allopera di un sacerdote, Don Luigi Cerutti, il quale attraverso di esse si proponeva sia di migliorare le condizioni materiali del ceto contadino, sia di impedire che la povert e la sofferenza, che questa parte di popolazione subiva, favorissero linsorgere di ideologie anarco-socialiste e di una concezione della vita scristianizzata. Nelle sue Casse Rurali, come la prima di Gambarare o quella fondata nel 1896 a Santa Maria di Carceri, i soci, per aderire, dovevano offrire garanzie di onest e moralit, essere dei buoni cattolici, non opporsi in nessuna maniera al governo costituito e non far parte di altre societ a responsabilit limitata. Pensate che lanno successivo della fondazione a Carceri, quindi dopo soltanto quindici anni dalla nascita della prima banca a Loreggia, sul territorio italiano erano gi presenti 904 casse rurali e di queste, ben 779 erano di ispirazione cattolica. Ormai era chiaro che la formula cooperativa funzionava perch reggeva su principi veri, scevri da falso moralismo o da una corsa senza scrupoli al gigantismo che gi coinvolgeva molti degli istituti bancari del tempo. La storia di ognuna delle casse era simile a quella di tutte le altre perch il contesto in cui esse erano immerse rispecchiava appieno la realt di una intera Italia che stava cambiando volto, di piccoli paesi che sembravano cadere sempre di pi nelloblio e di uomini che per la prima volta sperimentavano quella particolare sensazione simile allabbandono che si stava facendo largo tra la societ e che lasciava gli uomini soli con la propria povert, senza nessun aiuto oltre a sussidi statali che avevano la stessa forma dellelemosina, con nessuna prospettiva per il futuro non avendo la possibilit di risparmio n di credito.

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E cos, il solo fatto di consentire alle popolazioni lo-

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cali un accesso al credito facile, diretto e trasparente, aveva portato in pochi anni le piccole comunit rurali che potevano usufruirne, ad una relativa autonomia rispetto ai grandi centri che da sempre rappresentavano i punti nevralgici delleconomia e gli epicentri preposti al benessere. In virt di questa loro funzione e della crescente diffusione sul territorio, le Casse Rurali intuirono la necessit di fare sistema, di creare un consorzio che le coordinasse in ununica rappresentanza affinch gli ideali, gli obbiettivi e i valori che propugnava la prima cassa fossero condivisi e perseguiti appieno e nelle stesse modalit da tutte le altre. A tal fine, nel 1905, venne fondata la Federazione delle Casse Rurali, che a sua volta promosse la costituzione di numerose Federazioni locali. Essa nacque con lo scopo di promuovere la diffusione delle banche cooperative attraverso una propaganda attiva nei piccoli centri, di stimolare il loro sviluppo, e di curarne gli interessi. A queste funzioni, nel 1914, se ne aggiunsero ben altre come lo sviluppo dei rapporti di fratellanza morale ed economica fra le casse federate, tanto che tuttora le Casse vengono chiamate consorelle; la costituzione di ulteriori Federazioni locali; il coordinamento e lindirizzo del servizio di ispezione e dei corsi di istruzione amministrativa; la preparazione di riforme legislative; la compilazione delle statistiche generali; lincremento dello spirito di associazione e pubblicazione, per esempio attraverso pubblicazioni. Le Federazioni regionali nello specifico, invece, dovevano aiutare le casse a crescere e a risolvere svariati problemi, come quello della difformit contabile. La costituzione delle Federazioni ha dato negli anni un aiuto notevole al sistema cooperativo nel suo costante processo di crescita, riuscendo ad armonizzare, ad accordare le peculiarit proprie di ogni

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singola cassa con quella delle altre, dando in questo modo unimmagine compatta, riflesso di una sostanza altrettanto compatta, ma non solo. Il sistema a rete costituito dalle Federazioni ha consentito una crescita in linea orizzontale, ossia unespansione capillare del sistema cooperativo non per aggregazione degli azionisti attraverso fusioni di vario genere, ma per strette relazioni di piccole banche in piccoli centri, restando dunque, sempre e in ogni luogo espressioni del territorio e di solide radici. Grazie alle Federazioni, quelle che oggi chiamiamo Banche di Credito Cooperativo, hanno saputo rinnovarsi e migliorarsi in maniera sempre organica e con un occhio attento, costantemente rivolto ai valori del passato. Questi rinnovamenti si sono tradotti in numerosi provvedimenti che ne hanno potenziato via via il modus operandi. Nel 1936, per esempio, la Federazione si fece affiancare dallEnte Nazionale delle Casse Rurali Agrarie ed Enti Ausiliari. E anche se nel 1944 la Federazione fu sciolta, lanno successivo venne varato il Testo Unico sulle Casse Rurali e Artigiane in cui queste venivano definite come societ cooperative con la funzione principale dellesercizio del credito a favore degli agricoltori e del credito a favore degli artigiani, congiuntamente e disgiuntamente, e nel 1947, quando venne promulgata la Costituzione, sotto la parte riguardante i rapporti economici e lorganizzazione del lavoro, allarticolo 45, si riconobbe la funzione sociale delle cooperative definendole a carattere di mutualit e senza fini di speculazione privata. La stessa legge, inoltre, era tesa a promuovere e favorire il suo incremento con i mezzi pi idonei e ne assicurava, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalit. Provvedeva, infine, allo sviluppo dellartigianato. Ci comport un rilancio della Cooperazione di Credito e nel 1950 venne costituita la Federazione Italiana delle Casse Rurali e Artigiane, vale a dire Fe-

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dercasse, che nel 1967 ader a Confcooperative. Qualche anno dopo Federcasse, nel 1963, fu fondato lIccrea, lIstituto Centrale di Credito delle Casse Rurali e Artigiane, cui venne affidato il compito di agevolare, coordinare e incrementare loperato delle Casse attraverso funzioni creditizie, di intermediazione bancaria e assistenza finanziaria. Fu negli anni 60 del secolo scorso che nacquero la maggior parte delle Federazioni locali, fra le quali, nel 1967, la Federazione delle Casse Rurali e Artigiane del Lazio e Umbria Societ Cooperativa a Responsabilit Limitata, che nel settembre 1989 divenne la Federazione delle Casse Rurali e Artigiane del Lazio, Umbria e Sardegna - Societ Cooperativa a Responsabilit Limitata e nel settembre 1995 divenne Federazione delle Banche di Credito Cooperativo del Lazio, Umbria, Sardegna. Nel 1978, invece, fu creato il Fondo Centrale di Garanzia, primo esempio in Italia di un organismo di autotutela delle banche e, di riflesso, degli interessi dei depositanti. Nel marzo 1997 tale fondo confluito nel Fondo di Garanzia dei Depositanti del Credito Cooperativo. Tutte le iniziative finora elencate erano, e sono tuttora, espressione di una concezione di banca che gli Istituti di Credito Cooperativo hanno sempre voluto perseguire. Nati, come si pu constatare dal breve excursus storico, in una situazione economica e sociale difficile, nati proprio in virt di essa e per fornire al popolo una via duscita, una mano tesa nella quale avere la massima fiducia, il loro scopo primario sempre stato quello di reiterare tale fiducia e affidabilit. grazie a questo percorso, a questo cammino fortemente voluto e propugnato negli anni, che possiamo dire che le Banche di Credito Cooperativo sono banche sicure e affidabili. Si devono fare ancora tanti passi, ci saranno ancora mille valichi da superare, ma la storia ha dimostrato che la sicurezza e la

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fiducia la strada giusta e che sar ancora la nostra direzione. A dimostrazione di ci, oltre al Fondo di Garanzia dei Depositanti, dal 2004 le BCC garantiscono i propri obbligazionisti attraverso un ulteriore, apposito fondo (Fondo di Garanzia degli Obbligazionisti) che copre il rischio di default per le Obbligazioni emesse dal Credito Cooperativo. E, dulcis in fundo, il 25 Luglio 2008, prima che scoppiasse la grande crisi finanziaria internazionale, stato costituito il Fondo di Garanzia Istituzionale. Lobiettivo di questo ultimo fondo quello di tutelare la clientela delle Banche di Credito Cooperativo, delle Casse Rurali e delle Casse Raiffeisen altoatesine salvaguardando la liquidit e la solvibilit delle banche aderenti attraverso azioni correttive ed interventi di sostegno e prevenzione delle crisi. Il FGI offre, in questo modo, una tutela globale per i risparmiatori clienti delle BCC in relazione a tutti i crediti che questi vantano nei confronti della propria banca. Tutela aggiuntiva a quella, obbligatoria per legge per tutte le banche, che limita la tutela dei depositanti alla somma di 103 mila euro. Altra data cruciale nella storia del Credito Cooperativo stata il 1993, anno in cui stato emanato il nuovo Testo Unico Bancario che sancisce, in corrispondenza di un cambiamento nella denominazione - da Casse Rurali a Banche di Credito Cooperativo - il venir meno di alcuni limiti di operativit: le BCC possono offrire tutti i servizi e i prodotti delle altre banche e possono estendere la compagine sociale a tutti coloro che operano o risiedono nel territorio di operativit, indipendentemente dalla professione che svolgono. Ci per non ha comportato in nessun modo il venire meno del mutualismo. Le Banche di Credito Cooperativo sono e saranno banche mutualistiche, con la politica di erogare il credito principalmente ai soci e di non perseguire scopi di lucro, ma sempre obiettivi di utilit sociale, cos come si pu leg-

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gere allart. 2 dello statuto tipo, adottato pressoch da tutte le BCC nel 20055. Il 1995 ha segnato unaltra tappa importante per la vocazione a fare sistema: diventata operativa Iccrea Holding, capogruppo del gruppo bancario Iccrea (insieme di societ che forniscono prodotti e servizi alle BCC), con la missione di supportare a tutto campo le Banche di Credito Cooperativo che oggi sono 440 e operano su tutto il territorio nazionale con oltre 4000 sportelli, aiutandole a potenziare il loro posizionamento competitivo sul mercato locale e a massimizzare il valore aggiunto di banca al servizio dello sviluppo economico locale. Tutto ci stato il frutto di una evoluzione graduale, naturale. Ci che stato creato e deciso, derivato da una crescita ontologica, connaturata ad un modo di essere che per forza di cose, non avrebbe potuto restare sempre uguale a se stesso, perch nella vita bisogna sempre migliorare, andare avanti. Senza, per, nello stesso tempo, snaturarsi. Bisogna avere sempre uno sguardo indietro per riportare alla mente ogni singolo passo che ci ha fatto crescere e tenerselo stretto in vita come una cintura di sicurezza e in molti casi di salvataggio. Forse per questo che il Credito Cooperativo sempre riuscito a coniugare lagilit della piccola impresa con la capacit del grande gruppo. certo che non cambier mai la sua ricetta di mutualismo, cooperazione, localismo e solidariet, perch nono5

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Art. 2: la Societ ha lo scopo di favorire i soci e gli appartenenti alle comunit locali nelle operazioni e nei servizi di banca, perseguendo il miglioramento delle condizioni morali, culturali ed economiche degli stessi e promuovendo lo sviluppo della cooperazione, leducazione al risparmio e alla previdenza, nonch la coesione sociale e la crescita responsabile e sostenibile del territorio nel quale opera. La societ si distingue per il proprio orientamento sociale e per la scelta di costruire il bene comune. E altres impegnata ad agire in coerenza con la Carta dei valori del credito cooperativo e a rendere effettivi forme adeguate di democrazia economico-finanziaria e lo scambio mutualistico fra i soci.

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stante siano passati 125 anni, questa si rivelata ancora profondamente attuale, ancora capace di offrire una alternativa positiva e valida, nel traballante panorama economico e finanziario, che ancora una volta si impossessato della scena del mondo stravolgendo le vite e il futuro di molti.

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UNA NUOVA ALBA NELLO SCENARIO ATTUALE
PAOLO GIUSEPPE GRIGNASCHI
Riflessioni sullo spunto degli interventi (in ordine di citazione) di: GIANLUCA PUCCINELLI SALVATORE RIZZA RENATO MANNHEIMER FRANCESCO LIBERATI MARCO LIERA MARCELLO COLA MAURIZIO MANFRIN FRANCO CALEFFI

Per arrivare allalba non c altra via che la notte


KAHLIL GIBRAN Poeta cristiano maronita Bsharri,Libano 1883 New York 1931

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Probabilmente, molti tra coloro che da tempo hanno a che fare con le Banche di Credito Cooperativo, con gli ideali e i propositi che mettono in pratica attraverso il loro operato, che siano essi soci, dipendenti, addetti del mestiere, avranno sentito svariate volte questa storia, la loro storia. Esse, tuttavia, non si stancheranno mai di ripeterla perch le riporta sempre a ci che sono, le fa diventare ogni volta quello che sono come uno specchio in cui riescono a riconoscere la propria immagine, come memento a supporto della visione futura che sempre devono avere. In tutti questi decenni, anche se cambiata la denominazione, da Casse rurali a Banche di Credito Cooperativo, i principi cui esse si ispirano non sono mutati. Tutte le Banche di Credito Cooperativo hanno mantenuto inalterati gli antichi valori di centralit della persona attraverso la mutualit, la solidariet ed il localismo. Valori che si esplicano nella Carta dei Valori e nella Carta della Coesione. La Carta dei Valori il suggello del Patto tra il Credito Cooperativo e le Comunit locali, e attraverso esse con il Paese. Essa costituita da undici chiari punti: 1. Primato e centralit della persona Il Credito Cooperativo ispira la propria attivit allattenzione e alla promozione della persona. Il Credito Cooperativo un sistema di banche costituite da persone che lavorano per le persone. Il Credito

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Cooperativo investe sul capitale umano costituito dai soci, dai clienti e dai collaboratori per valorizzarlo stabilmente. 2. Limpegno Limpegno del Credito Cooperativo si concentra, in particolare, nel soddisfare i bisogni finanziari dei soci e dei clienti, ricercando il miglioramento continuo della qualit e della convenienza dei prodotti e dei servizi offerti. Obiettivo del Credito Cooperativo produrre utilit e vantaggi, creare valore economico, sociale e culturale a beneficio dei soci e della comunit locale e fabbricare fiducia. Lo stile di servizio, la buona conoscenza del territorio, leccellenza nella relazione con i soci e clienti, lapproccio solidale, la cura della professionalit costituiscono lo stimolo costante per chi amministra le aziende del Credito Cooperativo e per chi vi presta la propria attivit professionale. 3. Autonomia Lautonomia uno dei princpi fondamentali del Credito Cooperativo. Tale principio vitale e fecondo solo se coordinato, collegato e integrato nel sistema del Credito Cooperativo. 4. Promozione della partecipazione Il Credito Cooperativo promuove la partecipazione al proprio interno e in particolare quella dei soci alla vita della cooperativa. Il Credito Cooperativo favorisce la partecipazione degli operatori locali alla vita economica, privilegiando le famiglie e le piccole imprese; promuove laccesso al credito, contribuisce alla parificazione delle opportunit. 5. Cooperazione Lo stile cooperativo il segreto del successo. Lunione delle forze, il lavoro di gruppo, la condivisione leale degli obiettivi sono il futuro della cooperazione di credito. La cooperazione tra le banche cooperative attraverso le strutture locali, regionali, nazionali e internazionali condizione per conser-

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varne lautonomia e migliorarne il servizio a soci e clienti. 6. Utilit, servizio e benefici Il Credito Cooperativo non ha scopo di lucro. Il conseguimento di un equo risultato, e non la distribuzione del profitto, la meta che guida la gestione del Credito Cooperativo. Il risultato utile della gestione strumento per perpetuare la promozione del benessere dei soci e del territorio di riferimento, al servizio dei quali si pone il Credito Cooperativo. Esso altres testimonianza di capacit imprenditoriale e misura dellefficienza organizzativa, nonch condizione indispensabile per lautofinanziamento e lo sviluppo della singola banca cooperativa. Il Credito Cooperativo continuer a destinare tale utile al rafforzamento delle riserve in misura almeno pari a quella indicata dalla legge e ad altre attivit di utilit sociale condivise dai soci. Il patrimonio accumulato un bene prezioso da preservare e da difendere nel rispetto dei fondatori e nellinteresse delle generazioni future. I soci del Credito Cooperativo possono, con le modalit pi opportune, ottenere benefici in proporzione allattivit finanziaria singolarmente svolta con la propria banca cooperativa. 7. Promozione dello sviluppo locale Il Credito Cooperativo legato alla comunit locale che lo esprime da unalleanza durevole per lo sviluppo. Attraverso la propria attivit creditizia e mediante la destinazione annuale di una parte degli utili della gestione promuove il benessere della comunit locale, il suo sviluppo economico, sociale e culturale. Il Credito Cooperativo esplica unattivit imprenditoriale a responsabilit sociale, non soltanto finanziaria, ed al servizio delleconomia civile. 8. Formazione permanente Il Credito Cooperativo si impegna a favorire la crescita delle competenze e della professionalit degli amministratori, dirigenti, collaboratori e la crescita

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e la diffusione della cultura economica, sociale, civile nei soci e nelle comunit locali. 9. Soci I soci del Credito Cooperativo si impegnano sul proprio onore a contribuire allo sviluppo della banca lavorando intensamente con essa, promuovendone lo spirito e ladesione presso la comunit locale e dando chiaro esempio di controllo democratico, eguaglianza di diritti, equit e solidariet tra i componenti la base sociale. Fedeli allo spirito dei fondatori, i soci credono ed aderiscono ad un codice etico fondato sullonest, la trasparenza, la responsabilit sociale, laltruismo. 10. Amministratori Gli amministratori del Credito Cooperativo si impegnano sul proprio onore a partecipare alle decisioni in coscienza ed autonomia, a creare valore economico e sociale per i soci e la comunit, a dedicare il tempo necessario a tale incarico, a curare personalmente la propria qualificazione professionale e formazione permanente. 11. Dipendenti I dipendenti del Credito Cooperativo si impegnano sul proprio onore a coltivare la propria capacit di relazione orientata al riconoscimento della singolarit della persona e a dedicare intelligenza, impegno qualificato, tempo alla formazione permanente e spirito cooperativo al raggiungimento degli obiettivi economici e sociali della banca per la quale lavorano. Le BCC sono banche del territorio e nel territorio. Sono piccole banche con una grande anima. Sono nate cos e questa sempre stata lo loro forza. Come abbiamo potuto constatare guardando la loro storia, esse sono sorte in concomitanza con la degenerazione del capitalismo che aveva perso il suo volto umano e aveva reso inconciliabile morale ed economia.

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Nellintroduzione al convegno Gianluca Puccinelli ha tracciato un quadro suggestivo della situazione di allora, confrontandola con quella odierna. Manie di onnipotenza ha detto - avevano finito con limpoverire una terra sia materialmente, che dal punto di vista sociale e spirituale e gli individui si erano trovati soli, alcuni con la propria inutile e spropositata ricchezza, altri, operai e contadini, con una povert infinita ai margini di una societ che gli ignorava o li rifiutava. Le casse rurali sono nate attingendo linfa da quella dottrina che conferiva prima di ogni altra cosa alluomo, non povert infinita, bens infinita dignit. Che vedeva luomo come possessore di diritti inalienabili e abitante alla radice, al centro e al vertice di ogni forma di socialit. La crisi finanziaria che ha travolto questa nuova era, il decadimento morale che ha cavalcato come un esperto surfista londa delle speculazioni, dello spreco di denaro, la venerazione e la religione del profitto, ci ha riportato di nuovo indietro, confermando la ciclicit della storia e facendoci ricadere in una nuova notte, cupa e paurosa. Questa visione drammatica deriva da una escalation di eventi che si sono abbattuti sul panorama mondiale e che hanno determinato, uno dopo laltro, lattuale stato di crisi. La globalizzazione delle imprese ha richiesto capitali sempre maggiori per raggiungere dimensioni consone allampliamento dei mercati. Il sistema finanziario ha creato nuovi strumenti o ampliato a dismisura i vecchi per far fronte a questa nuova richiesta, snaturando cos, sia gli strumenti finanziari, sia il loro utilizzo e la loro quantit. Ne risultata una finanza non pi ancella dellindustria come soleva affermare Adriano Olivetti - bens autonoma e dotata di vita propria, per cui si verificato che prodotti finanziari come i derivati, nati per garantire il rischioprezzo di determinate merci consegnate in epoca successiva, o il rischio-cambio di partite trattate in

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valute diverse, hanno puri fini speculativi completamente staccati dallandamento economico del bene cui facevano riferimento. Un esempio pu essere il caso del petrolio, dove la speculazione sulla materia prima fa oscillare significativamente il prezzo del prodotto. Questo processo ha generato enormi profitti senza necessit di investimenti strutturati, impianti, maestranze. Enormi profitti hanno a loro volta originato smodato potere ed eccessiva sicurezza. Architetti e protagonisti di tale sistema, le banche daffari americane hanno operato svincolate per legge dal controllo delle autorit di vigilanza, e sostenute, di fatto, dal comportamento delle agenzie di rating, che con i loro giudizi positivi, non hanno mai evidenziato i reali rischi insiti in molti degli strumenti finanziari da loro valutati. In questo clima di successi, guadagni, ed eccessi, gli strumenti finanziari si sono moltiplicati a dismisura, accavallandosi e costruendosi uno sullaltro, con una sempre pi alta interdipendenza di un mercato da un altro, di un prodotto da un altro e cos via, legati in ununica grande, debole catena. stato lanello pi debole, landamento negativo dei mutui subprime americani (mutui ad alto rischio, poich con scarse garanzie di rimborso), basati unicamente sullaumento dei prezzi del mercato immobiliare, a far crollare i bond costruiti sulle cartolarizzazioni di questi mutui sui quali erano a loro volta costruiti i derivati che entravano a far parte di portafogli finanziari che venivano posti a garanzia di ulteriori finanziamenti. La catena si spezzata e leffetto domino stato inevitabile. Ancora una volta, a detta del professor Salvatore Rizza, Ordinario di Politica Sociale alla terza Universit di Roma, il liberismo, uno dei principali fautori della caduta di un intero sistema, novello Icaro, sotto il calore devastante del dio denaro.

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Il liberismo afferma Rizza si rivelata una scelta fallace, dal momento che ogni comportamento umano portato per natura a perseguire linteresse del singolo individuo. Ma non solo, le origini remote e prossime di questa crisi sono molteplici e non di facile individuazione: la globalizzazione con il suo individualismo predicato e praticato per cui, per dirla con Bauman, il cittadino globale afflitto da una solitudine triste e irreversibile; la idiosincrasia per ogni forma di regola e di vincolo sociale; la perdita di autorit dello Stato considerato problema e non soluzione di problemi, senza essere tale autorit controbilanciata da una presenza e da un protagonismo della societ (civile) che dia spazio alle diverse e differenti soggettivit. Lo scenario cui stiamo assistendo, dunque, il risultato di politiche lassiste e di una deregolamentazione sistematica e pervicacemente perseguita. La globalizzazione dei mercati senza vincoli regolativi ha consentito non solo la velocit degli spostamenti di capitali, ma anche lassenza di controlli. La mancanza di regole di cui parla Rizza, lassenza di figure di riferimento affidabili, stabili, degne di credibilit, hanno sempre riportato luomo a quello stato di natura ipotizzato dal filosofo Hobbes nel Leviatano, in cui ognuno ha diritto a ogni cosa e, a causa della scarsit dei beni disponibili, gli uomini ingaggiano una guerra di tutti contro tutti. Bellum omnia contra omnes. Il liberismo, allo stesso modo, ha decretato una libera contrattazione tra soggetti che sono convinti di poter fare tutto quello che vogliono, a patto che lo abbiano contrattato tra loro. Ma alla fine questo si rivela un contratto fasullo perch auto-imposto e dunque facilmente eludibile, facilmente sottraibile ad unetica gi di per s svuotata di senso. Diceva Shiller: Perch dovrebbe riuscir bene alluomo ci che lo accomuna alla formica se quello che lo rende simile agli dei fallisce? e aveva perfetta-

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mente ragione ha affermato Puccinelli - perch un uomo a briglie sciolte, per sua natura si sente un dio, ma del dio non prende n la magnanimit n lonniscienza, soltanto la sensazione inebriante e terribilmente perniciosa dellonnipotenza. In questo arco di tempo - ha continuato lAmministratore Delegato di Res si assistito ad un alternarsi di boom economici e periodi di crisi, ma specie negli ultimi anni il pavimento delle BCC stato lastricato di tentazioni. Abbiamo visto diversi istituiti bancari alzare vertiginosamente il livello dei propri obbiettivi, ingrandirsi spropositatamente, concorrere in una gara al gigantismo, diventare mamme generose elargendo denaro ai propri clienti senza chiedere le garanzie necessarie. Ora per che ci ritroviamo nel punto pi basso della parabola, ora che i ricchi premi e i cotillon elargiti a profusione e spesso anche ostentati, sono diventati un ricordo lontano ancorch doloroso, facile rendersi conto di come il badare sempre alle piccole cose concrete della vita, i piedi ben piantati per terra, nel territorio cui sono fortemente legate, ha salvato le BCC e anzi, le ha rese pi forti. I principi che esse perseguono hanno permesso loro di mettere ancora una volta in pratica quel meccanismo mutualistico e di solidariet che tanta parte ha avuto nella ripresa economica dopo la crisi del 1907, e dopo quella del 29, ed cosa certa che anche questa volta la formula funzioner e consentir ai soci delle Banche di Credito Cooperativo di andare avanti, uscire dalla crisi e prosperare. Affermando ci non si vuole contestare il fatto innegabile che - come ha dichiarato anche Francesco Liberati - la crisi finanziaria e conseguentemente economica che ci ha travolto sia la pi forte da ottantanni a questa parte. Sappiamo afferma il Presidente della Federazione - di non essere di fronte ad un rovescio qualunque, ma alla pi grave crisi dagli anni trenta e conosciamo limpatto che essa ha

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avuto ed avr su di noi e sui nostri clienti. Ma siamo anche consci che questo crollo altro non che lesito di gravissime patologie di tutto un modello di finanza che noi abbiamo sempre cercato di condannare o per lo meno di evitare e che ci tocca nello stesso modo in cui ha toccato tutte le altre famiglie. Ci tocca quando andiamo a fare la spesa, quando portiamo i figli in vacanza, quando vogliamo comprare una casa per assicurare loro un futuro che involontariamente, a causa di questa crisi, gli abbiamo tolto. Ma come si arrivati fino a questo punto? Come si possono rintracciare in concreto, le radici di questo male che si diffonde e penetra nella societ e che come due secoli fa, ha decretato in tutto il mondo una povert non solo materiale, ma anche spirituale? Se verso la fine dellottocento lemergere della crisi si ha con il fallimento della banca Cooke di New York - simbolo delleccessiva ricchezza che produce miseria, e primo dei dissesti bancari che arriveranno a travolgere la Banca Generale e, guarda caso, il Credito Mobiliare - da dove parte, invece, parafrasando Papa Benedetto XVI, questo nuovo fiume sporco, che avvelena la geografia della storia umana?. Ancora una volta, sorprendentemente, esso ha la stessa sorgente e la stessa foce, con lunica differenza che tutto pi amplificato seguendo la potenza e la forza dei secoli trascorsi, degli errori stratificati, dei mille nuovi modi, dei mille nuovi crimini per far fruttare il denaro e per sfruttarlo sino al suo limite estremo. Il giornalista del Sole24ore Plus, Marco Liera, nel suo illuminante intervento, afferma che la fonte di questo torbido rio si pu rintracciare, per diversi motivi, negli anni novanta del secolo scorso. Allinizio di tale decennio lepoca si prospettava brillante, generosa, fiorente e rigogliosa. Ancora

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una volta erano gli Stati Uniti a portare per primi la bandiera dellottimismo e ancora una volta da l che si innescato il meccanismo che ha travolto il mondo, tassello per tassello, come una gigante partita a domino. La crisi, come ricorda Francesco Liberati, ha natura globale e trasversale e gli attori in tutta questa vicenda sono molti: non solo le banche e le istituzioni finanziarie che hanno originato i crediti e li hanno trasformati, cartolarizzandoli, in titoli che oggi chiamiamo tossici, ma anche le agenzie di rating che hanno valutato le obbligazioni derivate dai crediti originari e poi, non dimentichiamocelo, i regolatori pubblici con una vigilanza poco attenta in tutti i paesi dove il fenomeno si sviluppato. DallAmerica, infatti, alla velocit del pensiero, la crisi si espansa a macchia dolio in tutto il mondo e principalmente in Europa, compresa lItalia. Liera, quindi, ci ha narrato a m di racconto, come questo enorme covone di paglia abbia iniziato a bruciare anche i fili delleconomia reale, travolgendo le famiglie da un capo allaltro del mondo. La sua, a guardar bene, una storia che per certi versi non si distacca dallarchetipo alessandrino, padre di tutti i romanzi. La formula sempre la stessa: tranquilla situazione iniziale, apoteosi damore e darmonia, inizio delle traversie, capovolgimento in negativo della situazione. Unica incertezza per quanto riguarda il finale. Nei romanzi di peripezie latto conclusivo sempre positivo, la situazione iniziale viene ristabilita se non migliorata. Nella grande opera teatrale che la realt, messa in piedi da una societ sapiente burattinaia, del finale non dato sapere. Non si possono avanzare n ipotesi, n previsioni e i colpi di scena sono allordine del giorno come quelli di una infinita telenovela. Il giornalista ci ha mostrato la storia di due famiglie tipo: una americana, i Johnson, ed una italiana, i Rossi.

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Queste due famiglie racconta Liera non sono mai state dipendenti luna dallaltra, tranne magari, durante la II Guerra mondiale. Il vissuto delle due famiglie ritorner vicino in occasione della crisi finanziaria. Ma partiamo dal principio: sono gli anni 90 , la famiglia Johnson si rivolta ad una banca americana per un mutuo. In America c estrema libert e il mutuo viene concesso loro con un finanziamento del 120% rispetto al valore della casa. davvero un periodo generoso ed espansivo per le banche americane e contemporaneamente anche le banche italiane stanno facendo la stessa cosa, ma non in maniera cos esagerata e spettacolare. Questo aspetto, come vedremo, si riveler provvidenziale per il nostro bel paese. Succede che la banca americana ha cartolarizzato i mutui. La famiglia Rossi possiede dei titoli. Limpresa italiana dove lavora un componente della famiglia Rossi ha un cliente americano che di conseguenza si serve di una banca americana. Limpresa italiana ha clienti in tutto il mondo finanziati da banche americane. Limpresa italiana finanziata da banche italiane. La famiglia Rossi, ad un certo punto, a causa della crisi che limpresa dove lavora il dott. Rossi sta attraversando, non pu pi far fronte al mutuo. Accade che abbiamo avuto il Credit Crunch: le banche non hanno pi finanziato il cliente americano il quale non pu pi finanziare, da parte sua, limpresa italiana. La banca italiana, dunque, deve andare incontro alle imprese italiane. Come afferma Liera, il contagio alleconomia finanziaria europea si materializzato ed aggravato repentinamente proprio agli inizi dello scorso settembre, a seguito di importanti decisioni prese dalle Autorit Monetarie e dal Governo statunitense, nel tentativo di arginare una crisi che stava degenerando. Al convegno, il Presidente Liberati, racconta con precisione la cronistoria degli accadimenti:

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Nel primo week-end di settembre, il Tesoro Usa ha nazionalizzato i 2 maggiori erogatori di mutui del Paese; quello successivo, Fed e Governo, hanno deciso di non salvare Lehman Brothers che ha dichiarato la pi grande bancarotta della storia americana e modiale, con 613 miliardi di dollari di debiti. Pensate che lesposizione di Lehman Brothers nel settore dei mutui residenziali, ammontava alla fine di Agosto a 13 miliardi di dollari, mentre quella sui mutui commerciali a ben 33 miliardi di dollari. La decisione di lasciar fallire Lehman Brothers si mostrata grave nelle conseguenze: abbiamo assistito al definitivo prosciugamento del mercato interbancario americano e a un clima di panico che ha coinvolto gli operatori finanziari su entrambe le sponde dellAtlantico. Lulteriore peggioramento della situazione sui mercati finanziari ha reso subito dopo inevitabile il salvataggio, da parte della Fed, del colosso assicurativo AIG con un prestito di 85 miliardi di dollari. A breve distanza, le grandi banche daffari americane o sono state assorbite da banche commerciali oppure hanno chiesto ed ottenuto lautorizzazione a diventare banche capogruppo e, quindi, ad essere sottoposte alla vigilanza della FED. Dopo tanti interventi improvvisati era divenuta quindi palese la necessit di un progetto capace di affrontare il problema alla radice. A tal fine, il Ministro del Tesoro americano, il 19 settembre, ha proposto un piano di salvataggio, approvato dal Congresso poche settimane dopo, per un ammontare pari a 700 miliardi di dollari (circa il 5% del Pil Usa). Il 29 settembre lepicentro della crisi si , dunque, spostato in Europa. Dopo due giorni di forti ribassi dei valori azionari, i governi di Belgio, Olanda e Lussemburgo hanno salvato il gruppo Fortis, mentre il Governo inglese ha nazionalizzato il secondo gruppo finanziario nazionale specializzato nei mu-

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tui. In ultimo il Governo americano il 23 novembre ha concesso garanzie al gigante Citigroup per 300 miliardi di dollari. Come ha affermato Liera, a differenza di ci che accadde durante la crisi del 29, questa volta i governi si sono mossi con tempestivit e determinazione, purtroppo per, nella nostra Italia, essendo il debito pubblico molto elevato, non possono e non potranno esserci grandi margini daiuto da parte dello stato. Fortunatamente, il modello di business che ha portato alla situazione attuale tendenzialmente estraneo alle banche italiane. Il loro coinvolgimento nella crisi sostanzialmente indiretto, ossia prevalentemente per titoli detenuti in portafoglio, ed derivante dalla partecipazione a mercati, come quelli della liquidit, che sono globali. Inoltre, come ci fa notare il giornalista del Sole24ore, se noi confrontiamo i dati in percentuale del PIL, valutando il debito aggregato di debito pubblico e privato, possiamo sorprendentemente renderci conto che lItalia il paese meno indebitato. Ha un debito pubblico molto alto, questo vero, ma il suo debito privato significativamente pi basso rispetto agli Usa e al Regno Unito. Nassim Taleb ci racconta Liera scrittore che ha raggiunto un grande successo editoriale con Studi dellimportanza del caso, ha affermato che secondo lui in Italia la situazione migliore rispetto che negli Usa, perch in America hanno la tendenza ad andare tutti da una stessa parte, nel nostro paese, invece, non cos. In Italia abbiamo un sistema, anche sociale, che ci invita alla differenziazione dei comportamenti. Quindi siamo meno esposti a crisi sistemiche. Noi italiani, dunque, siamo stati salvati dal nostro particolare modo di essere. Siamo gente prudente, attaccata con forza alle nostre radici perch sappia-

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mo che soltanto in questo modo possiamo sempre sapere dove andiamo e cosa vogliamo. Da piccoli ci hanno insegnato che non bisogna mai fare il passo pi lungo della gamba. Non abbiamo previsto niente, perch niente di tutto ci poteva essere previsto, ma il nostro ritardo stato salvifico.Tuttavia questo possiamo dirlo solo in parte, perch ora la crisi nei sistemi interdipendenti, si propaga in un attimo. E quello che pi crediamo sia arrivato alle nostre porte lumor nero, il senso di paura, il disorientamento, la sfiducia nel sistema, nei sistemi, la diffidenza verso tutto ci che non si pu vedere in faccia, tutto ci che cela il proprio volto reale ed umano. Renato Manheimer, riuscito a trasmetterci questa sensazione che pervade gli italiani tutti, attraverso dei dati raccolti da interviste effettuate ad hoc. La fiducia nella propria banca fondamentale perch il rapporto con essa importantissimo. Il docente di Analisi dellopinione pubblica ha assicurato ironicamente, che in alcuni casi il rapporto dura anche pi del matrimonio. Questa affermazione fa sorridere, ma bisogna assolutamente riflettere su quanto sia vera. Mannheimer dice: La relazione che si instaura tra gli italiani e le proprie banche emotivamente forte perch il denaro provoca sentimenti di angoscia e di ansia e poi continua: la banca qualcosa di cui tutti hanno bisogno, sempre presente, una relazione continua. E se non si ha fiducia in essa allora un bel problema. Ci che si pu notare dalle interviste che c la tendenza ad avere poca fiducia nel sistema bancario, ma ancora molta fiducia nella propria banca. Questo perch molti vedono il sistema bancario come una entit astratta di cui si parla sui giornali e che spesso sale alla ribalta perch fallisce. Molti ritengono la propria banca differente perch listituto di credito in cui ognuno si reca ha un posto, una entit fisica, un volto. La gente, nella banca, cerca una relazione. Il potere della

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differenza straordinario e lo slogan delle Banche di Credito Cooperativo in questo senso, azzeccatissimo perch dire La mia banca differente come dire che voi avete una migliore relazione con un cliente che prima di tutto una persona. proprio dalla relazione che dipende la fidelizzazione. Mannheimer ha citato simpaticamente il nostro slogan e siamo contenti perch il senso che volevamo dare stato percepito. Tuttavia duopo precisare che non si tratta tanto di slogan, quanto di marchio di fabbrica. Dietro quella frase ormai nota grazie a tutti i tipi di media, c una sostanza, un cuore, ci sono valori che le BCC si portano dietro da quando nato il loro modo di fare banca.Tutta la storia che abbiamo ripercorso nei capitoli precedenti, fino ai giorni nostri, un cammino, un percorso di vita, che non si pu cambiare, non si pu riprodurre. Significativo, a questo proposito, stato il concetto espresso al convegno da Marcello Cola, il presidente della Banca di Credito Cooperativo di Palestrina, quando dice: Con un certo orgoglio ritengo che il nostro sistema sia lalba dentro lintero sistema bancario italiano perch fatto di una serie di passaggi, di relazioni, di radicamento sul territorio che non ha eguali. Altri cercano di imitarci, ma non ci riescono. Si pu imitare un comportamento, ma non si pu diventare come unaltra persona. Ormai sempre pi spesso e da pi parti sentiamo ripetere che il Credito Cooperativo, con il suo rapporto diretto con il territorio, con la vicinanza ai soci e ai clienti, con il tradizionale mestiere di raccolta e impiego locale delle risorse, costituisce un modello vincente da cui prendere esempio. Questo rende estremamente orgogliosi tutti coloro che vi operano, ma lesempio deve venire per prima cosa dai fatti concreti e dalla sostanza. Anche il governatore della Banca dItalia, durante il suo intervento allassemblea dellABI del 2008, ha dedicato una specifica attenzione alla realt delle

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BCC. Ha evidenziato la crescita del Credito Cooperativo e lampliamento degli spazi operativi soprattutto nei confronti delle imprese, come sistema che fa leva su un modello di intermediazione incentrato sulla continuit delle relazioni di clientela. Relazioni, dunque. proprio questo il perno intorno al quale girano le nostre banche. E la relazione, come ha detto Mannheimer, compagna e ancella della fiducia. Ma la fiducia, ormai, un miraggio quasi ovunque. Una volta persa difficilissima da riacquistare. Essa come afferma il Prof. Rizza un atteggiamento verso altri e verso se stessi, che risulta da una valutazione positiva di fatti, eventi, o persone. Parte, quindi, da un senso di sicurezza. Dopo il disastroso bailamme finanziario, viene da s che non ci possa essere nessuna valutazione positiva, ma soltanto unestrema incertezza che condiziona e finisce con il rendere imprevedibile il meccanismo degli scambi, perch nessuno sa pi come muoversi. Cos, se come asserisce Salvatore Rizza la fiducia non altro che lanticipazione che orienta lagire e lesperire del presente, ora assistiamo amareggiati a persone non sanno se andare avanti o tornare indietro, e cos, a causa degli eventi, i loro sogni, i loro progetti, sono stati fermati da una vera e propria paralisi fisica e mentale. stato emblematico il fatto che il professor Rizza, proprio nel momento in cui, allinterno del suo intervento, parlava del problema della fiducia, abbia ribadito il titolo che abbiamo scelto per il nostro convegno: Lalba dentro limbrunire, associandolo ad un meraviglioso passo del profeta Isaia in cui vi la domanda: Sentinella, che ora della notte? e la sentinella risponde:Viene il mattino. Lannuncio del mattino un annuncio di speranza, lo stesso annuncio che le BCC si impegnano ad offrire ai propri soci, ai clienti, a tutti coloro che in es-

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se hanno riposto sogni, aspettative, risparmi di una vita intera. come spiega Rizza limpegno a voler costruire e rafforzare esperienze concrete, volte a ripristinare le basi della fiducia compromesse dalle vicende che stiamo vivendo. Il docente di Politica Sociale ha dichiarato che in questo senso, il sistema delle Banche di Credito Cooperativo, pur con limiti oggettivi derivanti dalle dimensioni che le caratterizzano, costituiscono un esempio di stabilit, di trasparenza, di credibilit e di fiducia custodita e rafforzata. Sono dice la sentinella che annuncia il mattino e lalba dopo limbrunire. Ma cos che, in questo particolare frangente, ci rende ancora una volta alba, bagliore di speranza in tale buio pesto? Cos che ci rende detentori di un bene cos prezioso quale la fiducia dei nostri soci, dei nostri clienti, ma prima di tutto del nostro prossimo? Se le BCC hanno avuto un riconoscimento cos importante perch il loro operato continuo e costante sempre stato supportato dalle verit in cui esse credono, verit concrete che si traducono in due aspetti individuati anche dal tredicesimo rapporto della fondazione Rosselli - sempre propugnati e mai abbandonati: il radicamento nel territorio come incentivo a promuovere lo sviluppo locale, e la forma cooperativa che rende le banche meno soggette alla possibilit di delocalizzazione o a cambi di strategie commerciali che possono nuocere alla clientela locale. Il radicamento nel territorio, in questa fase di grandi ed inedite difficolt, si esplica senzaltro in quella missione di vicinanza alle famiglie e alle piccole imprese, che le ha sempre viste in prima linea. La loro opera di sostegno creditizio pi che mai necessaria a tutti coloro che possono contribuire allo sviluppo di un territorio, e metteranno a disposizione tutte le risorse possibili perch questo avvenga. Contiamo, infatti - come ha gi anticipato Francesco

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Liberati - per il prossimo anno, di espandere gli impieghi per almeno il 10% in pi rispetto allanno in corso che pure, devo dire, si sta chiudendo per noi come un anno di significativa crescita dei finanziamenti creditizi. Una cifra che significa oltre seicento milioni di euro di sostegno a consumi, gestione delle imprese e investimenti nelle tre regioni che fanno parte della nostra Federazione: Lazio, Umbria, Sardegna. Seicento milioni di euro che, come da nostra prassi operativa, impiegheremo in modo frazionato con riferimento ad unampia platea di fruitori, minimizzando di conseguenza il rischio. Come afferma Marcello Cola: queste non saranno cifre da poco perch andranno a realizzare attivit nei confronti di piccole e piccolissime aziende italiane, delle famiglie e degli artigiani che [proprio come accadeva nell 800] non vengono assistiti dalle grandi banche. Daltra parte il nostro sistema, negli ultimi anni, ha mostrato una crescita continua in tutte le direzioni: aumento dei volumi intermediati, ampliamento della clientela, crescita della quota di mercato. Liberati ha fatto notare che le ventisette Banche di Credito Cooperativo associate alla Federazione Lazio, Umbria, Sardegna, a giugno di questanno, avevano impieghi per 5,7 miliardi di euro, in crescita del 9,8% rispetto a giugno 2007. La raccolta diretta era di 8,4 miliardi, in aumento del 10,6%, mentre le risorse amministrate erano in crescita del 13,4%. Negli ultimi 5 anni la nostra raccolta aumentata del 59% e gli impieghi del 43%, mentre i soci sono pi che raddoppiati. Ora, nonostante sappiamo che lo scenario operativo che si prospetta non sar di facile gestione, noi abbiamo intenzione di proseguire il nostro tradizionale percorso di crescita e servizio, perch soltanto cos che potremo realmente dare il ben venuto al nuovo giorno che bussa alle nostre porte. L atteggiamento delle BCC - che al di l dei temi finan-

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ziari, al di l della gestione del denaro, prima di tutto un atteggiamento di apertura alla vita e al futuro indirizzato a rappresentare con il massimo impegno come in unera che potremmo definire di post-finanza, vi sia la certezza di una ripartenza, facendo leva su valori che esse non hanno mai perso. Valori come quelli della relazione, della cooperazione, del mutualismo sono la forza del nostro sistema, ne sono parte costitutiva e si integrano nel territorio, profondamente ed indissolubilmente. Perch, come ha detto il dottor Liberati, scomparse le casse di risparmio e le piccole popolari, siamo rimasti i soli al servizio autentico del territorio. Solo noi continuiamo a combattere il processo di lacerazione del tessuto territoriale al servizio delle famiglie e delle piccole e medie imprese, ovvero quella che riteniamo sia la struttura fondante delleconomia del nostro paese. Nel mio intervento, ho ricordato come solo un anno prima fosse il periodo delle mega-fusioni: Sembravano ha raccontato a detta di tutti, la panacea di tutti i mali. La soluzione ottimale per i problemi dei consumatori e del sistema produttivo. E i nuovi grandi gruppi bancari si proponevano come banche del territorio. Essi affermavano di essere territoriali perch soltanto andando sui mercati internazionali si poteva portare il valore creato l, sui singoli territori. Quello che pi ci ha fatto male stato il fatto che, in quel periodo di finanza supercreativa, ornata da paillettes e fatui lustrini, molti considerassero le BCC condannate a soccombere alle grandi leggi del mercato; leggi che ora sappiamo, non esistono. Perch come la storia ci ha insegnato a pi riprese, la logica darwiniana, a lungo andare non paga, e il gigantismo leccedenza che ad un certo punto arriva a staccarsi cos tanto dalla realt, ad astrarsi cos tanto, da perdere anche lultimo briciolo di senso e di identit.

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Ci che invece ci ha resi pi orgogliosi e fieri, stato riuscire a far ricredere tutti, a dimostrare che invece le BCC erano a buona alternativa, erano e sono la possibilit e la chance di cambiare quello che di marcio c in questo sistema avvolto ed attraversato dal caos e, oserei dire, dal poco amore. Labbiamo fatto riprendo testualmente le mie parole - riaffermando con forza e, direi, con orgoglio, di essere la vera banca territoriale, in ragione di quelle che sono le nostre origini, la nostra missione, i nostri comportamenti quotidiani e la nostra reale capacit di ascoltare i bisogni del territorio che non sono solo traducibili in finanziamenti, cio in aggregati numerici e finanziari, ma si esprimono anche in maniera diversa. Si tratta di qualcosa che ci appartiene da sempre, ma per fare s che continui ad appartenerci bisogna lavorare sodo, dotarci di metodi e strumenti adeguati, anche a livello culturale, per interpretare il territorio e continuare ad investire sulle caratteristiche distintive. Quando ci siamo resi conto di quello che stava accadendo nel mondo, dello tsunami finanziario che stava travolgendo tutto e tutti, la prima reazione delle BCC stata quella di pensare per prima cosa al proprio territorio, ai clienti, a quello per cui esse si sono sempre ripromesse di avere cura. Abbiamo agito con efficienza e coerenza. Ci siamo resi conto di avere delle esposizioni internazionali e allora, primi tra tutti, siamo intervenuti e labbiamo fatto facendoci carico di tutti i costi, perch sui nostri clienti non ricadesse nessuna conseguenza. In questo caso ci siamo dimostrati una grande banca, e non per le dimensioni, n per le aspirazioni, ma perch - come ho affermato - una banca grande quando ha dietro di s tutti i numeri e le risorse necessarie a proteggere e sostenere la propria clientela, e questo per noi possibile grazie ad un sistema di garanzie associative ed istituzioni centrali come Iccrea Banca e Banca Agrileasing, che

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ci hanno permesso di intervenire tempestivamente e in maniera preventiva in situazioni di difficolt. Le nostre, sono iniziative che tutelano tutti: sia le singole BCC che i propri stakeholders, siano essi soci, clienti o anche dipendenti. La miglior garanzia, dunque, la solidariet di sistema e il fatto di utilizzare lalto livello di patrimonializzazione come una leva di stabilit che deve comportare la prudente gestione dei rischi e deve rappresentare un volano di sviluppo. Come ha ricordato Liera, invece, molti esperti ritenevano lalto livello di patrimonializzazione una fonte potenziale di inefficienza. Ha detto che secondo il docente di Misurazione e Gestione del Rischio di Credito, Mercer Oliver Wyman il modello delle BCC in Europa positivo, ma uno dei suoi problemi principali lelevata patrimonializzazione, mentre invece bisognerebbe far girare di pi il capitale. Queste affermazioni, alla luce di quanto accaduto e del modo in cui abbiamo saputo continuare a gestire la situazione ed in primis la fiducia delle persone, si commentano da sole, perch come asserisce Liera, un bene non aver seguito tale consiglio, dato che questo [per noi], contro ogni previsione, si rivelato un punto di forza. E punti di forza sono stati, e saranno ancora, tutti i principi che costituiscono la Mission delle BCC. Una mission che dalla creazione delle Casse Rurali non mai cambiata neanche di una virgola. Perch quando si tratta di valori, capacit concrete, di solide fondamenta che provengono da qualcosa in cui davvero si crede, allora possono passare gli anni, i secoli, ma il succo, la sostanza, non cambia. E siamo lieti di poter esplicare quanto affermato, utilizzando le parole del Professor Rizza. Perch noi ci guardiamo bene dalle autocelebrazioni. Le lodi, se sono davvero meritate, provengono dallo sguardo altrui che pu giudicare ed osservare il nostro operato.

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Salvatore Rizza dichiara: la mission per ogni istituzione uno degli aspetti pi importanti. Quella delle BCC lo ancora di pi perch poi viene posto in essere nella pratica. In essa troviamo gli elementi che la rendono un piccolo baluardo di fronte ai giganti - proprio come la storia di Davide e Golia nellattuale crisi mondiale. Il gigantismo non una tentazione per le BCC, perch la BCC una banca della comunit locale ed uno dei suoi principi fondamentali il mutualismo. Il mutualismo linsieme di pratiche che derivano dalla capacit sociale auto regolativa e auto organizzativa di creare spazi di solidariet e reciprocit. E la cooperazione la matrice della mutualit. La Banca di Credito, attraverso la mutualit, svolge una funzione sociale di grande importanza restituendo alla persona umana una opportunit per ricomporre i legami sfilacciati della solitudine prodotta dalla globalizzazione. C, poi, anche la mutualit di reciprocit. Questultima riguarda le stesse BCC e si fonda sulle relazioni che nascono quando una BCC supporta una Consorella che attraversa situazioni di difficolt. Tale mutualismo di rete una strategia tesa a salvaguardare banche locali e assume un valore di solidariet. In questa frase Rizza ha introdotto le 3 parole chiave su cui si fonda tutto il nostro operato: mutualismo, cooperazione, solidariet. Ma solidariet non che laltro nome del mutualismo e come afferma il docente ne costituisce lethos di fondo, il sostegno su cui poggiano tutte le nostre coscienze, perch come diceva Enzo Badioli, figura di spicco del Movimento Cooperativo nel secondo dopoguerra, che Rizza ha citato egregiamente: La solidariet, come intreccio di valori cristiani nelle nostre coscienze, prima di essere scritta nel nostro statuto, ed la misura con cui regoliamo la nostra attivit. Rizza ha poi continuato dicendo: Per quanto riguarda letica, la BCC ha i fondamen-

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tali a posto. Molti principi etici a cui concretamente si ispirano le BCC sono presenti nella carta dei valori che esse si sono date: la centralit della persona, limpegno, la cooperazione, utilit verso i soci, la promozione dello sviluppo locale verso il quale esse destinano una parte degli utili. Lattivit imprenditoriale delle BCC, infatti, si esplica attraverso lo strumento del Bilancio sociale, che consente di fornire elementi di valutazione sullaspetto sociale dellattivit dellimpresa. A tutti i soggetti della BCC si impone il compito di curare il collegamento con il territorio, con i soci e con i clienti, fornendo messaggi di serenit e di fiducia. Bisogna dire che al convegno si parlato molto di etica, o meglio della mancanza di etica. unanimemente condivisa lidea che se siamo arrivati a questo punto, perch forse oltre alle regole, alla legislazione in materia finanziaria, quello che manca una legge del cuore, legge questultima, che non si pu scrivere in un codice da appendere alle pareti, non si pu inculcare in qualcuno come se fosse una poesia da studiare. La si deve avere gi dentro, nel proprio Dna. stato molto apprezzato ci che ha raccontato Gianluca Puccinelli, coordinatore dei lavori del convegno, a proposito delletica. Egli ha detto: A me piace molto cercare letimologia delle parole ed ho scoperto che la prima volta che si parla di etica in Omero. Il poeta greco in un passo scrive: e i cavalli, stanchi, ritornarono ai pascoli etici. Etico, in questa accezione stava a significare casa, stalla, famiglia, luogo conosciuto e sicuro dove c benessere. E forse proprio questo il senso di etica che si deve recuperare. Il senso di un ritorno. Un luogo etico un luogo familiare dove si vuole ritornare, proprio come in un ristorante dove si mangiato bene e si stati trattati bene, e le BCC in questo senso sono etiche. Gi, le BCC sono etiche nella misura in cui sono fa-

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miliari, sono vicine alle famiglie, al territorio, sono parte della storia stessa del territorio. Le BCC sono etiche, perch attraverso il perseguimento continuo, costante e fedele della propria Mission non perdono mai la loro strada, neanche nei momenti di difficolt. Possono rappresentare semmai un faro per la gente, una via di uscita e un nuovo mattino, proprio come accadde agli albori della loro costituzione. Questa visione si fatta ancora pi chiara quando Marco Liera ha illustrato le possibili strade dello sviluppo per uscire dalla crisi e prosperare. Meravigliosamente egli ha messo al primo posto il fatto di mantenere la coerenza con la Mission dicendo che questo significa anche essere anticonformista quando serve. In questo senso noi siamo coerenti da 125 anni e non abbiamo nessuna intenzione di cambiare, anche a costo di andare contro corrente; daltra parte lanticonformismo stesso pu essere, secondo Liera, una strada di crescita e sviluppo. Sulla stessa lunghezza donda anche il contributo al dibattito di Maurizio Manfrin, direttore generale CRA dellAgro Pontino, BCC associata alla Federlus. Che ha affermato: le soluzioni per uscire da questa crisi, noi BCC, gi le abbiamo nel nostro DNA. Liera ha parlato poi di capitalismo sostenibile, cominciando, per esempio, dal fatto che i manager prendono troppo rispetto agli impiegati; anche su questo fronte noi possiamo andare a testa alta. I suoi ultimi due punti riguardavano : il perseguire la differenziazione senza ampliare le diseguaglianze, e il fare squadra senza aumentare i rischi sistemici. In queste due strade noi siamo fortissimi, abbiamo tutte le carte in regola, abbiamo i fondamentali a posto. Liera ha spiegato come bench in questo infausto frangente gli interventi statali siano stati tempestivi,

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le asimmetrie domestiche e internazionali degli aiuti, il ruolo pervasivo e la scarsa attenzione al pluralismo, saranno dei punti critici di cui prima o poi si potranno pagare le conseguenze. Egli ha affermato che bisogna favorire una maggiore diversit nellambito delle missioni aziendali - per esempio sostenendo quegli enti che si occupano del microcredito che ha un sentiero di crescita positivamente autonomo e potrebbe essere un asset class importante anche per gli investitori ed una maggiore diversit, come ho accennato prima, dei livelli di patrimonializzazione. C, poi ha detto la diversit nella relazione con i clienti. Ci si pu accontentare di soglie di redditivit pi basse, anche a costo [o in virt] di apparire come quelli che non puntano allarricchimento e alla crescita dei profitti, e poi, il fatto che le banche non siano tutte uguali porta a risultati interessanti in termini di crescita degli impieghi che al 30 giugno 2008 per le banche piccole e minori, e quindi anche per le BCC, stata del 47% rispetto al dicembre 2004, mentre per le Banche maggiori stata del 21%. Stessa cosa per i depositi: crescita del 30% per le banche minori e solo del 7% per quelle maggiori. Questa visione di Liera assolutamente giusta e non a caso si trova perfettamente in linea con una delle dieci lezioni che derivano dalla crisi, introdotte da Alessandro Azzi, Presidente di Federcasse, proprio allultima assemblea annuale di Federcasse. Egli ha affermato che nel mercato c bisogno sia di banche di grandi dimensioni, che perseguono legittimamente la finalit del profitto, sia di intermediari differenti, perch la pluralit dei soggetti una ricchezza ed altres una garanzia di concorrenza e stabilit del sistema finanziario. Per questo noi non abbiamo nessuna intenzione di cambiare il nostro status, ci piace, anzi, essere differenti. Per quanto riguarda lultimo punto individuato dal giornalista del Sole24ore, il nostro fare squadra

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nasce con la creazione stessa del Credito cooperativo, proprio per il nostro sistema mutualistico. Ed importante, come ha ricordato Franco Caleffi, direttore generale di Federcasse, il fatto di avere sviluppato sia una mutualit interna che lega indissolubilmente tutti i soci, sia una mutualit esterna che ci lega a doppio filo con il territorio, ed infine una mutualit di rete che ci porta a migliorare sempre di pi e a rendere sempre pi efficiente il meccanismo della sussidiariet. Dopo gli interventi al Convegno, e la partecipazione al dibattito dei rappresentati di alcune BCC che fanno parte della Federazione Lazio, Umbria, Sardegna, ci si resi conto del fatto che le BCC hanno gi tutte le indicazioni per trovare, o meglio, continuare a percorrere, la via dello sviluppo, e di questo siamo immensamente orgogliosi. Ma siamo anche convinti che tutti quegli uomini che con le loro opere e i loro sogni hanno popolato la storia del credito, tutte quelle figure grandi ed emblematiche come Leone Wollemborg, Luigi Cerutti, Luigi Sturzo, Giuseppe Toniolo, Enzo Badioli, e tanti altri, sarebbero fieri del cammino che abbiamo realizzato, sarebbero fieri di quello che siamo riusciti a raggiungere pur senza mai dimenticare i valori fondanti. Ora pi che mai il nostro motto deve essere ancora una volta quello di S. Paolo, ancora una volta In necessitate sunt omnia Communia. Gi perch se negli uomini c, e sempre ci sar, la pulsione allonnipotenza, la tendenza ad avere tutto per s, c in vero, e sempre ci sar, anche lanelito alla grandezza dellanima, anelito che pu essere soddisfatto non nella solitudine, ma nellunione e nellassociazione degli spiriti, nella creazione di un bene comune che si pu fondare soltanto sugli affetti, sulla fratellanza, su un etica interiore che deve essere recuperata, fortificata, e ritrovata, per dare spazio e vita alla costruzione di grandi cose, di un futuro ad immagine e somiglianza di quella parte buona che

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c in tutti gli uomini, in tutte le epoche, specie in quelle pi buie, dove c pi bisogno di luce, di speranza, di comunione, di solidariet.

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A cura di PAOLO G. GRIGNASCHI E GIANLUCA PUCCINELLI

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Quando abbiamo aperto il convegno, la sala era gremita, nello sguardo gi si vedeva in tutti i presenti lorgoglio, il senso di partecipazione, il piacere di essere l riuniti e di condividere per la seconda volta un momento di riflessione sul nostro operato in un frangente cos delicato come quello che stiamo vivendo adesso. Il Presidente dott. Francesco Liberati ha avuto lonere e lonore di introdurre largomento scelto per levento e di spiegare le motivazioni, che ci hanno condotto a tale decisione: Signori presidenti, amministratori e componenti dei Collegi Sindacali, direttori delle BCC associate, illustri ospiti buongiorno a tutti e benvenuti al convegno annuale della nostra Federazione. Vi ringrazio per la vostra numerosa partecipazione. Ringrazio e saluto i relatori che porteranno il loro prezioso contributo ai lavori di questo convegno. Il prof. Salvatore Rizza ordinario di Politica Sociale alla terza Universit di Roma; il prof. Renato Mannheimer ordinario di Analisi dellopinione pubblica allUniversit Bicocca di Milano; il dott. Marco Liera responsabile del Sole 24 Ore Plus 24. Ringrazio anche il dott. Puccinelli per il suo contributo progettuale e per il coordinamento del dibattito che curer nella seconda parte del convegno. Un convegno che si colloca in una fase di crisi finanziaria e, conseguentemente economica, che senza dubbio la pi forte da 80 anni a questa parte. Ancora negli ultimi giorni, nonostante i ripetuti interventi di governi e autorit monetarie, le borse hanno continuato a mostrare saliscendi fortissimi con una tendenza di fondo che rimane orientata al segno negativo. Basti pensare che lindice telematico della Borsa di

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Milano ha pi che dimezzato il proprio valore in 15 mesi. Ormai, sono ormai a tutti chiari i connotati di fondo della crisi finanziaria che stiamo vivendo: non siamo di fronte ad un rovescio qualunque ma alla pi grave crisi dagli anni trenta. Questa crisi lesito dellaccumulazione di gravissime patologie di tutto un modello di finanza. In un ambiente economico caratterizzato da bassi tassi di interesse, da una situazione di abbondante liquidit e dalla diffusa e spasmodica ricerca di attivit ad elevato rendimento, si sono creati incentivi in particolare negli Stati Uniti - a finanziare soggetti dal basso merito creditizio. Una tendenza favorita dalla consapevolezza degli operatori che, tanto, il rischio non sarebbe stato mantenuto in portafoglio ma frammentato e distribuito verso una vastissima platea di operatori. La crisi ha natura globale e trasversale, e molti sono gli attori: non solo banche e istituzioni finanziarie che hanno originato i crediti e li hanno trasformati, cartolarizzandoli, in titoli che oggi chiamiamo tossici. Ma anche agenzie di rating che hanno valutato le obbligazioni derivate dai crediti originari e, poi, regolatori pubblici e una vigilanza poco attenta nei paesi dove il fenomeno si sviluppato. Il contagio alleconomia finanziaria europea si materializzato ed aggravato repentinamente agli inizi dello scorso settembre, a seguito di importanti decisioni prese dalle Autorit Monetarie e dal Governo statunitense, nel tentativo di arginare una crisi che stava degenerando. Nel primo week-end di settembre, il Tesoro Usa ha nazionalizzato i 2 maggiori erogatori di mutui del Paese; quello successivo Fed e Governo hanno deciso di non salvare Lehman Brothers che ha dichiarato la pi grande bancarotta della storia americana con 613 miliardi di dollari di debiti.

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come quelli della liquidit, che sono globali. Certo che stiamo assistendo ad un ritorno di moda delle politiche keynesiane che, ricordo, presuppongono il ruolo dello Stato come regolatore delleconomia. Governi che aborrivano ogni intervento statale in economia, in pochi giorni si sono convertiti in fautori di una sorta di dirigismo di Stato. Parallelamente, si aperto il dibattito sui danni economici e sociali provocati da un sistema finanziario sostanzialmente senza regole adeguate - e per regole adeguate intendo dire che il mercato finanziario ha bisogno non di una maggiore, ma di una migliore regolamentazione - pensando a quello che dovr essere il futuro modello. Un nuovo modello fondato su basi di trasparenza e sicurezza per cittadini e imprese, che sia al servizio delleconomia reale, con adeguati sistemi di controllo il pi possibile coordinati a livello internazionale. Un modello in cui gli intermediari mettano in gioco pi soldi propri e siano pi attenti ai rischi, occupandosene comunque in presa diretta. In questa crisi - e qui veniamo a noi - sta emergendo sempre pi il ruolo positivo del mondo delle banche locali e, soprattutto, del Credito Cooperativo. Il nostro sistema ha mostrato negli ultimi anni una crescita continua, con laumento dei volumi intermediati, lampliamento della clientela, la crescita della quota di mercato. La crescita ha riguardato tutto il gruppo del credito cooperativo, con dati di sviluppo significativamente superiori a quelli del sistema bancario ordinario. Le 27 BCC associate alla Federazione Lazio, Umbria, Sardegna a giugno di questanno avevano impieghi per 5,7 miliardi di euro, in crescita rispetto a giugno 2007 del 9,8%. La raccolta diretta era di 8,4 miliardi, in aumento del 10,6%, mentre le risorse amministrate complessive erano pari a 10,1 miliardi, in crescita del 13,4%.

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I soci erano oltre 53 mila. Negli ultimi 5 anni la nostra raccolta aumentata del 59% e gli impieghi del 43%. I soci sono pi che raddoppiati. Sulla base di questi andamenti lusinghieri, ora ci prepariamo alle nuove sfide, a cogliere le opportunit di mercato che si presentano davanti a noi. A livello di sistema le previsioni indicano un rallentamento della crescita degli impieghi, a fronte di un incremento della raccolta ancora sostenuto. In base alle previsioni di Prometeia, infatti, alla fine del prossimo anno la crescita della raccolta dovrebbe mantenersi intensa, attestandosi al 6,4% e al 5,6% rispettivamente nel 2009 e nel 2010. La crescita degli impieghi prevista attestarsi al 4,1%, portandosi al 5,2% alla fine del 2010. Riprenderanno a crescere le sofferenze con un ritmo di incremento del 6% su base annua. Lo scenario operativo che si prospetta non sar di facile gestione. Come banche di credito cooperativo, dovremo mostrare la capacit di proseguire il nostro tradizionale percorso di crescita e servizio, tenendo i rischi sotto controllo. Il rischio di credito, in particolare, potr trovare motivi di nuovo incremento in relazione al minor reddito disponibile delle famiglie, allaumento della disoccupazione, alle difficolt di tenuta delle imprese. Lacuirsi della crisi, infatti, ha portato ad una revisione al ribasso delle stime di crescita del nostro Paese, con un Pil che dovrebbe risultare in contrazione gi nel 2008. Nel 2009 la contrazione del Pil dovrebbe essere ancora maggiore, secondo il Fondo Monetario Internazionale, con una diminuzione dello 0,6%. In questa situazione severa, noi non ci tireremo indietro e ce la metteremo tutta per continuare a dare risposte concrete ai nostri soci, ai clienti e a tutti coloro che vorranno utilizzare i servizi del credito

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cooperativo. Dobbiamo dare fiducia ai nostri interlocutori, nella consapevolezza che vi sono tutte le possibilit per una ripartenza. Ci aspetta un nuovo giorno, e dobbiamo muoverci per dargli il benvenuto, ecco perch abbiamo evocato la figura dellalba dentro limbrunire. Un modo per rappresentare come in unera che potremo definire della post-finanza, vi sia la certezza di una ripartenza facendo leva su valori che noi non abbiamo mai perso. Valori come quelli della relazione, della cooperazione del mutualismo. Abbiamo una visione forte e condivisa di economia sociale che fa perno sullimpegno di un Movimento che, a livello nazionale, conta su oltre 900.000 soci, 5,4 milioni di clienti, 33 mila dipendenti. Contiamo sulla forza della nostra missione, sul lavoro di generazioni che hanno costruito il nostro Paese e le nostre aziende dagli anni 50 del secolo scorso in avanti. Le nostre banche oggi sono chiamate a svolgere quel ruolo di riferimento nel territorio che ormai nessuno non vuole o non pu svolgere. Siamo rimasti i soli scomparse le casse di risparmio e le piccole popolari al servizio autentico del territorio. Solo noi continuiamo a combattere il processo di lacerazione del tessuto territoriale, al servizio delle famiglie e delle piccole e medie imprese ovvero la struttura fondante delleconomia del nostro Paese. Questo ruolo ci ormai riconosciuto ufficialmente. Ormai si sente da pi parti ripetere che il Credito Cooperativo, con il suo rapporto diretto col territorio, con la vicinanza a soci e clienti, con lattivit imperniata sul tradizionale mestiere di raccolta e impiego locale delle risorse, costituisce un modello vincente da prendere ad esempio. I riconoscimenti di questo ruolo sono venuti con ar-

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ticoli di stampa, interviste, rapporti: tutti nella direzione di evidenziare la stabilit e la solidit delle banche di credito cooperativo. Un modello, il nostro, vincente. Riconoscimenti che sono giunti anche da interventi istituzionali al massimo livello della Banca dItalia. A luglio, nel suo intervento allAssemblea dellABI, il Governatore, per la prima volta dallinizio del proprio mandato, ha dedicato una specifica attenzione alla realt delle Banche di Credito Cooperativo, valorizzandone il ruolo. Draghi ha evidenziato la crescita del Credito Cooperativo, lampliamento degli spazi operativi soprattutto nei confronti delle imprese, come sistema che fa leva su un modello di intermediazione incentrato sulla continuit delle relazioni di clientela. Anche nel suo recentissimo messaggio allAssemblea Federcasse del 24 novembre scorso, il Governatore ha sottolineato il ruolo delle Banche di Credito Cooperativo sui mercati locali del credito che oggi rivestono una importanza centrale in relazione alla peculiare struttura produttiva connotata dalla prevalenza di piccole e medie imprese. stato anche osservato - come nel recente 13 rapporto della Fondazione Rosselli - che la forma di banca relazionale consente nella maggioranza dei casi una migliore gestione dei rischi, proprio per la prossimit dei centri decisionali al territorio. Nello stesso rapporto, si evidenzia come nei confronti delle banche cooperative opererebbe anche un effetto fiducia che trova una spiegazione in 2 aspetti che, combinati, offrono una sorta di garanzia per la clientela: il radicamento nel territorio come incentivo a promuovere lo sviluppo locale;

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la forma cooperativa che rende le banche meno soggette alla possibilit di delocalizzazione - ad

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esempio per lacquisizione da parte di gruppi esterni - o a cambi di strategie commerciali che possono nuocere alla clientela locale. In sintesi, la forma proprietaria cooperativa di una banca locale segno per la clientela di un impegno ed una disponibilit di lungo periodo al sostegno delleconomia locale. Un modello che pone la finanza al servizio delleconomia e non viceversa. Un modello che ha trovato la rinnovata preferenza del pubblico che ne ha premiato la prossimit, la capacit di servizio, la vicinanza alla gente. Noi, ripeto, non ci sottrarremo a questa missione di vicinanza alle famiglie e alle piccole imprese in una fase di grandi e inedite difficolt. Continueremo a dare sostanza alla nostra opera di sostegno creditizio, mettendo a disposizione nuove risorse per il prossimo anno. Contiamo, infatti, di espandere gli impieghi per almeno il 10% in pi rispetto allanno in corso che pure si sta chiudendo per noi come un anno di significativa crescita dei finanziamenti creditizi. Una cifra che significa oltre 600 milioni di euro di sostegno a consumi, gestione delle imprese e investimenti nelle tre regioni del Lazio, Umbria, Sardegna. 600 milioni di euro che come da nostra prassi operativa impiegheremo in modo frazionato con riferimento ad unampia platea di fruitori, minimizzando di conseguenza il rischio. Ancora di pi in questa fase contiamo di collaborare con le Organizzazioni di categoria, sviluppando e impiegando al meglio gli strumenti esistenti a partire dai consorzi di garanzia fidi. fondamentale un dialogo continuo con le categorie economiche anche per perseguire una politica di patrimonializzazione efficace da parte delle piccole e medie imprese, al fine di facilitare anche per questa via laccesso al credito.Il dialogo, il mettersi in gioco, il fare rete nel territorio sono per noi unabitudi-

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ne consolidata che deriva dalla nostra storia. Una storia si ricordava alla recente assemblea Federcasse scandita in 125 anni di mutualismo, di costruzione di fiducia e impegno per la realizzazione del bene comune. Una storia che ha visto limpegno e linsegnamento di grandi uomini, di personaggi come Leone Wollenborg, Luigi Cerutti, Luigi Sturzo, Giuseppe Toniolo, Primo Mazzolari. Uomini che oggi sarebbero orgogliosi del cammino realizzato dal Credito Cooperativo, di quanto il nostro movimento sia stato in gradi di raggiungere senza dimenticare i valori fondanti. Il loro impegno oggi il nostro impegno, al servizio dei cittadini, delle famiglie e delle imprese.
Il Presidente Liberati ha ritenuto, poi, opportuno, riferire il messaggio che lavvocato Alessandro Azzi, Presidente di Federcasse, ci ha inviato, per poter ricavare da questa situazione di crisi delle lezioni che possano guidare chi ha responsabilit politiche, regolamentari, imprenditoriali, e orientare le prospettive di crescita del Credito Cooperativo:

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Cari presidenti, cari amici, non posso essere presente, ma mi complimento per questo convegno. La crisi, i suoi insegnamenti, le prospettive per il futuro, sono temi gi affrontati recentemente il 24 novembre scorso allassemblea di Federcasse. Noi abbiamo individuato 10 lezioni: 1) non sostenibile lidea che lo sviluppo possa fondarsi principalmente sullespansione dei consumi; 2) il mercato finanziario ha bisogno non di una maggiore, ma di una migliore regolamentazione; 3) i rischi possono essere allontanati, frazionati o redistribuiti, non elusi. Deve perci trovare un limite la possibilit lasciata a un debitore di trasferire i propri rischi al mercato, di disseminarli presso controparti spesso non pienamente consapevoli. Si deve

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sapere chi assume il rischio e con quali responsabilit; 4) i debiti possono essere rinviati, ma non allinfinito. Va posta grande attenzione alla valutazione realistica della capacit di restituzione del debitore; 5) la creazione di valore per gli azionisti un obiettivo delle banche aventi forma di societ di capitali, ma non pu essere lunico. E, soprattutto, non pu essere lobiettivo cui sacrificare la sostenibilit dellimpresa nel tempo; 6) le grandi dimensioni, anche nella finanza, non sono un bene assoluto. E stato detto che unimpresa troppo grande troppo influente. E tale influenza diventa irresistibile quando unimpresa raggiunge una dimensione tale da non poter fallire; 7) la concentrazione sui risultati doverosa, lesclusiva concentrazione sul breve termine nociva; 8) i fondamentali restano, e devono restare, fondamentali. Leffettiva attivit di intermediazione, la concreta relazione di clientela, la solidit della banca, lefficienza gestionale rispetto alla funzione obiettivo, contano pi di altri indicatori; 9) lancoraggio e la relazione con il territorio vanno tenuti saldi, soprattutto in tempi di globalizzazione; 10) nel mercato c bisogno sia di banche di grandi dimensioni che perseguono legittimamente la finalit del profitto, sia di intermediari differenti. La pluralit dei soggetti una ricchezza e una garanzia di concorrenza e stabilit del sistema finanziario. Noi siamo per una finanza utile, non creativa. Dobbiamo guardare verso un futuro che non si prevede, ma si fa. Dobbiamo puntare ad una sussidiariet sempre pi efficace accogliendo concezioni avanzate e sempre nuove forme della mutualit e della relazione con i territori. Dobbiamo avere una visione e una meta mutualistiche. Lassemblea stata anche unoccasione per illustrare il nuovo Fondo di Garanzia Istituzionale, il cui av-

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vio operativo previsto per i primi mesi del 2009. Uno strumento particolarmente significativo in questa fase di crisi dei mercati. Ladesione sar larghissima e rappresenter una tappa importante del processo di rafforzamento del sistema a rete iniziato con il Fondo di Garanzia dei Depositanti e il Fondo di Garanzia degli Obbligazionisti. cos che si rende moderno il Credito Cooperativo italiano. Bisogna continuare a valorizzare le proprie caratteristiche. Coltivare lalba per far sorgere un nuovo giorno.
Gianluca Puccinelli, Amministratore Delegato di Res, e coordinatore dei lavori, al termine del primo intervento, ha ringraziato Francesco Liberati per lanalisi dettagliata e completa sia del mondo del credito cooperativo, sia a livello globale e per aver anche fornito indicazioni su come le singole BCC possono affrontare il mercato. Ha poi passato la parola a Paolo Giuseppe Grignaschi, Direttore Generale della Federazione, affermando che egli rappresenta loperativit e la traduzione pratica dei concetti del Presidente. Queste le parole di Grignaschi: Ringrazio tutti. Il fatto di essere in tanti qui ed ora rappresenta certamente un segno tangibile positivo. Questo il secondo convegno annuale della Federazione, una buona abitudine direi che abbiamo inaugurato un anno fa in occasione del quarantennale e che vuole rappresentare un momento di riflessione comune su temi di attualit per le nostre BCC . Un momento di riflessione, s, ma con uno sguardo rivolto al futuro. Lanno scorso il tema (Il territorio oltre il confine) era quello del rapporto fra la banca e il territorio in un momento in cui il sistema bancario era dominato dalle mega-fusioni che sembravano, a detta di tutti, la panacea di tutti i mali. La soluzione ottimale per i problemi dei consumatori e del sistema produttivo. E i nuovi grandi gruppi bancari si proponevano come

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banche del territorio (ricordiamo che, per esempio, Intesa S. Paolo ha creato Banca Proxima). Essi affermavano: Noi siamo i veri territoriali, perch solo andando sui mercati internazionali si pu portare il valore che si crea l, sui singoli territori. In quelloccasione, noi abbiamo risposto in due modi: da una parte, con lausilio del prof. Alessandro Caretta, dimostrando attraverso analisi circostanziate che in realt le fusioni diminuiscono il livello di concorrenza e che pertanto non necessariamente generano benefici per i consumatori; dallaltra riaffermando con forza e, direi, con orgoglio, di essere vera banca territoriale, in ragione di quelle che sono le nostre origini, la nostra missione, i nostri comportamenti quotidiani e la nostra reale capacit di ascoltare i bisogni del territorio che non sono solo traducibili in finanziamenti, cio in aggregati numerici e finanziari, , ma che si esprimono anche in maniera diversa. Si tratta di qualcosa che ci appartiene da sempre, ma per fare s che continui ad appartenerci bisogna lavorare sodo, dotarci di metodi e strumenti adeguati per interpretare il territorio e continuare ad investire sulle nostre caratteristiche distintive. Per questo abbiamo avviato la Formazione Identitaria, che credo sia una delle maggiori garanzie per il nostro futuro e che manifester i suoi benefici nel lungo termine. Formazione Identitaria per la quale la nostra Federazione si distinta per il livello di partecipazione degli amministratori, dei presidenti, dei neo amministratori, e anche per i direttori, per i quali siamo stati i primi a concludere la sessione di CooperniCo dedicata; la Formazione Identitaria verr estesa anche a tutto il personale neo assunto e si sta pensando anche ai soci delle banche. E ci siamo anche preparati ad affrontare quello che veniva definitotsunami normativo che stava investendo le nostre BCC: la MiFID, che entrata in vigore dal 1 novembre2007; dal 1 gennaio 2008 si entrati in regime di Basilea 2 e il

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30 settembre 2008 cera il termine di consegna alla Banca dItalia della prima rendicontazione ICAAP; la Compliance, entrata in vigore il 10 luglio2007, con una moratoria fino al 10 luglio 2008 e con la possibilit di essere poi effettivamente operativi a partire dal 2009. Tutte cose alle quali abbiamo saputo rispondere, rispettando tutte le scadenze lavorando insieme. Per la MiFID, per Basilea 2, per la Compliance (per la quale le nostre Banche hanno chiesto alla Federazione una struttura apposita a cui esternalizzare lattivit), la Federazione ha agito insieme alle Banche valorizzando coerentemente la forza dellunione. Ben altrotsunami ci ha colto in questi ultimi mesi. Oggi c grande crisi finanziaria, crollano le certezze, le analisi e le previsioni pi autorevoli valide fino a poco tempo fa diventano rapidamente obsolete. Di tutti i fatti accaduti e che continuano ad acca-dere forse il caso pi grave sino ad oggi stato il fallimento della Lehman Brothers, una delle icone del capitalismo mondiale. Rispetto a questo fallimento abbiamo dato come sistema una dimostrazione di efficienza, di efficacia e di coerenza. Siamo andati subito a contare le nostre esposizioni;ci siamo resi conto di avere, attraverso alcuni prodotti, delle esposizioni nei confronti della clientela, peraltro di importo assolutamente limitato rispetto a tutto il resto del sistema e, primi fra tutti, siamo intervenuti con decisione unanime e ci siamo fatti carico di questi costi, affinch per la nostra clientela non ci fosse alcuna conseguenza. Credo quindi che per noi il problema non sia tanto la crisi finanziaria: il nostro modo virtuoso di fare banca ci ha tenuto sostanzialmente immuni dalla crisi e su quel poco che ne abbiamo risentito siamo stati pronti a reagire; il problema che potremmo avere la conseguenza della crisi, cio la recessione economica che incombe e sar diffusa. Noi siamo banche vicine ai territori e con queste realt dobbiamo confrontarci pi che con quello che succede negli Stati Uniti, a

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Wall Street o alla City londinese. Per anche su questi temi, come lanno scorso, la risposta pu essere trovata innanzitutto dentro di noi, cio valorizzando le nostre caratteristiche distintive, purch sappiamo interpretare correttamente e con la dovuta prudenza, che non mai troppa, i fenomeni provenienti dal mercato. Concludendo, il senso di questo incontro vorrebbe essere proprio questo, riflettere e confrontarci su quanto sta accadendo intorno a noi, guardarci dentro per vedere insieme il domani per poter continuare a svolgere con sempre maggiore forza ed efficacia la nostra originaria missione. Non , dunque, il momento di fare previsioni, poich oggi chiunque fa previsioni sbaglia, ma il momento di fare e allora interroghiamoci insieme su cosa meglio fare e quali possono essere le nostre priorit.
Dopo la domanda, Grignaschi ha fornito subito una risposta, proponendo di condividere la visione di un video che ha aiutato tutti noi ad interrogarci davvero. Le immagini del video hanno rimandato davvero ci che le Banche di Credito Cooperativo rappresentano per il territorio e per tutti gli stakeholders? Qui possiamo soltanto riportarne le parole: Il nostro sistema finanziario crollato come un castello di carta. Una finanza senza scrupoli e fine a se stessa ha portato una crisi di fiducia che ha coinvolto in eguale misura tutti gli operatori di grandi dimensioni. Vi stata la necessit di un sostegno diretto dello stato. Dobbiamo dire, per, che le banche italiane sono quelle che hanno reagito meglio di tutti. Leuro, in questa situazione, si rivelato prezioso. La BCC si rivelata un modello vincente. La missione delle BCC operare a servizio dei soci e attraverso uneducazione alluso responsabile del dena-

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ro. favorire investimenti senza spreco di risorse. Le BCC hanno un destino legato a doppio filo a quello del proprio territorio e perseguono uno sviluppo che abbia funzione di lievito per lo sviluppo stesso del territorio. Per le BCC il futuro crescente. Il Credito Cooperativo, con la vicinanza ai soci e ai clienti un modello da prendere ad esempio. La nostra reputazione crescente. Anche Draghi lo ha citato come modello da seguire. Grignaschi ha poi detto: Secondo il Presidente Azzi, abbiamo saputo ci accade perch abbiamo saputo continuare a gestire la fiducia delle persone. Una banca grande quando ha dietro di s tutti i numeri e le risorse necessarie. Questo per noi possibile grazie ad un sistema di garanzie associate; cosa che ci ha permesso di intervenire tempestivamente in situazioni di difficolt. Questa uniniziativa che tutela tutti: sia il depositante che gli addetti ai lavori. La miglior garanzia la solidariet di sistema. Il patrimonio deve essere una leva di stabilit, deve comportare la riduzione dei rischi, deve rappresentare un volano di sviluppo. Il nostro motto Io perseguo il mio interesse insieme al tuo. La logica della finanza invece Hobbesiana: mors tua, vita mea.
Dopo la visione interna di Grignaschi, Gianluca Puccinelli ci ha accompagnato fuori dal sistema introducendo il Professor Salvatore Rizza, e anticipando che ci sarebbe avvenuto anche con il Professor Renato Mannhaimer e con Marco Liera. Cos Rizza espone il suo pensiero:

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Questa circostanza meritava un approfondimento del tema, dato anche lo scenario in cui si colloca la BCC. Uno scenario risultato da politiche lassiste e da una deregolamentazione sistematica. Per dirla

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con Barman, il cittadino globale avvolto da una solitudine triste ed irreversibile) Abbiamo assistito ad una perdita di autorit da parte dello stato e ad una sempre maggiore idiosincrasia per le regole. Ci sono diverse tipologie di fattori che hanno portato a questo: IDEOLOGICO. Il mercato si muove in maniera autonoma nei confronti dello stato. Il liberismo stata una scelta fallace perch ogni comportamento umano portato per natura a perseguire linteresse del singolo individuo. POLITICO. Incapacit di dominare il mondo economico globale, dato che la globalizzazione ha bisogno di essere imbrigliata e governata. SOCIALE. quello pi sensibile poich ha un peso sulla vita delle comunit e dei singoli soggetti. ECONOMICO. lindicatore pi esplicito della crisi. Ed anche laspetto pi inquietante e pi carico di conseguenze. ETICO-CULTURALE. Per un po di tempo questo fattore stato completamente tralasciato. Ora, invece, sembra gi arrivata linversione di marcia, c la necessit di riaffermare regole che siano condivise. KEYNES, Secondo Robert Shiller, studioso di Yale ha individuato il problema economico pi grande nello sconcertante calo di fiducia degli investitori. Le banche cercano di correre ai ripari mediante la promozione di piani di rilancio delle attivit e degli investimenti per le aziende. Ma la fiducia difficile da riacquistare. Essa un atteggiamento verso altri o verso se stessi che risulta da una valutazione positiva di fatti o eventi o persone. Parte, dunque, da un senso di sicurezza. La fiducia un sentimento indispensabile. La soluzione una risposta etica. Cos si esce dal buio di questa tempesta. Con il testo del profeta Isaia possiamo chiedere: Sentinella, che ora della notte?. Dopo le visioni catastrofiche e lanalisi della fiducia persa, vorremmo potere rispondere allinter-

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rogativo con le stesse parole della bibbia: viene il mattino. Cosa che conferma il titolo di questo convegno: Lalba dentro limbrunire. In questo senso il sistema delle banche di credito cooperativo, pur con limiti oggettivi, derivanti dalle dimensioni che le caratterizzano, costituiscono un esempio di stabilit, di trasparenza, di credibilit, di fiducia custodita e rafforzata. Sono la sentinella che annuncia il mattino e che introduce lalba dopo limbrunire. La tentazione di lasciarsi guidare dallenfasi della circostanza e dallaffetto per le BCC, forte. Ma so di dover assolvere ad un compito destinato a percorrere un itinerario di verit, conoscenze oggettive e documentate. comunque indubbio che le BCC stiano tentando di offrire unalternativa. Diligenza, competenza, sagacia, stabilit, tutto concorre ad attribuire loro credibilit e fiducia. Ma pi di tutto c una credibilit istituzionale che costituisce il patrimonio ideale e storico delle BCC e che le rende autentiche risorse per la societ e per lo sviluppo del paese. Questa credibilit dipende da molteplici fattori, dalle origini storiche ed ideali della banca, alla capacit di rispondere alle esigenze del cliente. Le casse rurali e artigiane nascono dallesigenza di assicurare il credito a fasce basse di popolazione ( ricordiamo il caso di Lo reggia in Germania). Di l, in poi, c stato un fiorire di istituzioni che hanno coperto lintero territorio. La vocazione localistica delle BCC e il loro radicamento territoriale, elemento distintivo e non occasionale, consente alle banche di credito cooperativo di rappresentare per il territorio stesso una risorsa perenne, non solo perch concorrono al suo sviluppo con azioni di sostegno allattivit economica degli operatori, ma perch svolgono una funzione culturale, interpretando i bisogni e le esigenze che via via sono introdotti dai cambiamenti che la socie-

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t produce. La BCC nasce nel territorio, cresce nel territorio ed opera per il territorio. La dimensione territoriale delle BCC, estranea ad altri istituti di credito ( eccetto le b. popolari e le Casse di risparmio), le mette in sicurezza di fronte agli eventi globali come quelli che stiamo vivendo in questi tempi. La Mission per ogni istituzione uno degli aspetti pi importanti. Quelle delle BCC lo ancora di pi, perch poi trova essere nella pratica.In essa troviamo gli elementi che la rendono un piccolo baluardo di fronte ai giganti (proprio come la storia di Davide e Golia), nellattuale crisi mondiale. Il gigantismo non una tentazione delle BCC. La BCC una banca della comunit locale. Uno dei suoi principi il mutualismo. Il mutualismo linsieme di pratiche che derivano dalla capacit sociale auto regolativi e auto organizzativa di creare spazi di solidariet e reciprocit. La cooperazione la matrice della mutualit. La Banca di credito, attraverso la mutualit svolge una funzione sociale di grande importanza restituendo alla persona umana una opportunit per ricomporre i legami sfilacciati della solitudine prodotta dalla globalizzazione. Voglio destinare qualche riflessione anche alla mutualit di reciprocit. Questultima riguarda le stesse BCC e si fonda sulle relazioni che nascono quando una Bcc supporta una Consorella che attraversa situazioni di difficolt. Tale mutualismo di rete una strategia tesa a salvaguardare banche locali e assume un valore di solidariet. La solidariet laltro nome del mutualismo e ne costituisce lethos di fondo. Dovrebbe essere coniugata la solidariet con la democrazia e pervenire ad un altro accostamento: solidariet democratica. Questo tipo di solidariet va oltre i gesti compassionevoli. Vorrei ricordare le parole di un paladino della BCC, Enzo Badioli: La solidariet, come intreccio

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di valori cristiani nelle nostre coscienze, prima di essere scritta nel nostro statuto, ed la misura con cui regoliamo la nostra attivit. Per quanto riguarda letica, devo dire che la BCC ha i fondamentali a posto. Molti principi etici a cui concretamente si ispirano le BCC sono presenti nella carta dei valori che esse si sono date: la centralit della persona, limpegno, la cooperazione, utilit verso i soci, la promozione dello sviluppo locale verso il quale esse destinano una parte degli utili. Lattivit imprenditoriale delle BCC infatti, si esplica attraverso lo strumento del Bilancio sociale, che consente di fornire elementi di valutazione sullaspetto sociale dellattivit dellimpresa. A tutti i soggetti della BCC si impone il compito di curare il collegamento con il territorio, con i soci e con i clienti, fornendo messaggi di serenit e di fiducia. In conclusione parliamo delle sfide e delle prospettive. In questo senso la peculiarit delle BCC le mette al sicuro, ed motivo di orgoglio pensare di poter rimanere fuori dalla tempesta. Ma bisogna comunque approntare una cassetta degli attrezzi per tutte le evenienze. Dobbiamo porci una domanda: come conciliare i tratti della tarda modernit e della globalizzazione con i valori perenni a cui si ispira la Banca di Credito Cooperativo? Gli obbiettivi e le finalit delle BCC passano attraverso la gestione del credito, laddove il credito comporta la possibilit di mettere a disposizione di famiglie, persone ed imprese, le risorse necessarie per la vita quotidiana e per consentire lo sviluppo di imprese e del territorio. Ma comporta anche la raccolta e lincentivazione del denaro e di risorse. Per gli altri istituti di intermediazione bancaria, il credito ancora qualcosa di meramente commerciale e speculativo. La modalit di gestione del credito delle BCC invece, favorisce il senso di appartenenza e la conoscenza diretta e personale del cliente. Alla sfida che proviene dalla globalizzazione che la-

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scia la persona sola e indifesa, la cultura cooperativa della BCC offre la possibilit di una mutualit comunitaria, e di una solidariet democratica che fa perno sulla partecipazione di tutti e sul concorso alla costruzione del bene comune. Le relazioni umane improntate alla solidariet, limpegno alla partecipazione nella cooperativa di credito e nella societ per far crescere la democrazia in una visione di sviluppo integrale (economico, culturale e sociale), lerogazione del credito e il bilancio sociale sono gli impegni che oggi come ieri, la Banca di Credito Cooperativo vive e assume. il contributo che essa d e pu continuare a dare in questo periodo di crisi per traghettare dallimbrunire verso lalba la comunit economica e la societ.
Salvatore Rizza, con le sua riflessioni, ci ha rimandato unimmagine delle Banche di Credito Cooperativo, che ci appartiene in toto, e lidea che una persona esterna, un esperto di politica sociale ci ha confermato che la strada che abbiamo intrapreso quella giusta, ci stimola ad andare avanti e a perseguire sempre con dignit e convinzione la stessa via che era stata battuta dai nostri beneamati Raiffeisen, Wollemborg, Don Cerruti e tutti coloro che hanno contribuito a fare grande e per grande intendo nel senso di cuore la Banca di Credito Cooperativo. Dopo lintervento di Rizza, Puccinelli ha presentato il Professor Renato Mannheimer, anticipandoci che avremmo conosciuto i dati indicanti latteggiamento degli italiani in relazione allargomento del convegno:

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Prima di tutto vorrei illustrare il rapporto degli italiani con il denaro. Dai dati possiamo dedurre che la maggior parte di essi ha un rapporto conflittuale con il denaro: piace, ma se ne ha paura. Si ha paura di gestirlo male.

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Gli italiani, alla domanda come sia luso del denaro hanno risposto: attento per il 43%, moderato per il 36%, mentre solo il 21% dice che disinvolto o impulsivo. Tutti fanno un uso attento del denaro ed proprio per questo che la relazione con la banca cos importante, in certi casi, permettetemi la battuta, dura anche pi del matrimonio. La relazione che si instaura emotivamente forte perch il denaro provoca sentimenti di angoscia e di ansia. Su questa relazione il 29% degli italiani dicono in genere che risparmiano tutto quello che possono, oppure che vorrebbero risparmiare. Il 64% qualche volta risparmia. Se prendiamo i dati sul credito al consumo, ossia le interviste poste ai commercianti, possiamo notare come il 73% asserisce che i clienti spendono meno che in passato. Questo dunque un momento di crisi in cui la relazione gi complicata con il denaro viene ancora pi rafforzata e il credito al consumo viene utilizzato come strumento di pianificazione delle spese. Sono tutti daccordo nel voler usare al meglio i propri soldi. Da qui, da questo momento di crisi, la problematica della relazione con le banche. La banca qualcosa di cui tutti hanno bisogno, sempre presente, una relazione continua. E se non si ha fiducia in essa allora un bel problema. Ci che si pu notare, inoltre, dalle interviste che c la tendenza ad avere poca fiducia nel sistema bancario (l89% degli italiani non ne ha), ma molta fiducia nella propria banca (addirittura il 95%). Il sistema bancario in sostanza conta una fiducia pi bassa del casin. Molti la vedono come unentit astratta di cui si parla sui giornali e spesso sale alla ribalta quando fallisce. Molti ritengono la propria banca differente. Questo perch listituto di credito in cui ognuno si reca ha un posto, unentit fisica, ha un volto. La gente, nella banca, cerca una relazione. Il potere della differenza straordinario. Lo slogan delle BCC az-

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zeccatissimo. come dire : Voi avete una migliore relazione con noi. Ed proprio dalla relazione che dipende la fidelizzazione. La fidelizzazione non si misura con il numero di persone che se ne va, ma con quanto vogliono restare. Quelli che vogliono restare nella propria banca perch gli piace sono ben il 69%. Il 68% degli Italiani, invece, se gli si chiede delle banche in generale, affermano che queste pensano soltanto a spillare soldi, solo il 48% le ritiene importanti per lo sviluppo della societ, mente il 38% non le ritiene rilevanti. Con laffermazione: per fortuna ci sono le banche che aiutano le persone nella gestione dei risparmi concorde solo il 31% degli intervistati, mentre il 59% ritiene che le banche in generale non aiutino le persone. Nonostante la sfiducia nel sistema, dicevamo, il giudizio positivo sulla propria banca guidato in gran parte da fattori relazionali e di immagine pi che economici. Tuttavia le percentuali dei giudizi positivi non sono megagalattiche. Riguardo alla propria banca, il 50% dice: il personale preparato e professionale; il 46% la giudica efficiente, il 44% chiara e trasparente con i clienti, il 42% moderna e innovativa, il 41% prestigiosa. Per il 37% la propria banca importante per lo sviluppo economico del paese. Solo il 29% dice che poco cara rispetto ai servizi offerti e il per 26% sostiene iniziative culturali. Per citare un esempio, liniziativa culturale e sociale oggi viene considerata un plus, ma il cliente non lo trova, forse non perch non ci sia ma perch manca una buona comunicazione su questo aspetto. Se gli italiani dovessero cambiare banca in maggioranza (38%), si rivolgerebbero ad una banca locale, ma anche il bancoposta attrae molto (35%) perch ha unimmagine di servizi essenziali, ma poco cari. C pi fiducia nel sistema postale, questo per vale pi per gli individui che per le aziende.

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Inoltre, per la grande maggioranza degli italiani (55%), la banca ideale quella vicina al cliente. Pensate che la richiesta di affetto, supera la richiesta di chiarezza (30%). Ora passiamo alle interviste sulla BCC. Devo premettere che questi dati sono stati raccolti prima dellavvio della campagna pubblicitaria La mia banca differente. Sarebbe davvero interessante vedere come sono cambiate le cose in seguito agli spot. Secondo queste ricerche infatti il 68% degli Italiani o ha soltanto sentito parlare delle BCC o non le ha mai sentite. Solo il 32% le conosce. Vorrei concludere con una panoramica riassuntiva delle riflessioni desunte attraverso i dati raccolti: Gli italiani dichiarano un rapporto prudente e di stampo tradizionalista con il denaro; continuano a mostrare unelevata propensione al risparmio; mostrano un livello di indebitamento ancora inferiore rispetto agli altri paesi; non hanno fiducia nel Sistema Bancario, ma conservano unimmagine sostanzialmente positiva della propria banca, e mostrano reticenza nel cambiarla; dichiarano di essere insoddisfatti del supporto che la propria banca fornisce alla societ e al territorio, ma tali caratteristiche non figurano mai nei primi fattori di valutazione delle banca ideale; mostrano appeal nei confronti della banca locale, ma conoscono poco le BCC. In conclusione la propensione al risparmio sempre forte e non abbandona le famiglie italiane neppure nei momenti di maggiore incertezza e pessimismo. La prudenza e la saggezza popolare sembrano guidare infatti, le scelte in ambito finanziario. Tuttavia, la capacit di giudizio risulta essere marcatamente influenzata dallattuale pressione mediatica e da fattori di carattere emotivo: allalone di sfiducia nei confronti del sistema bancario si contrappone leffettiva incapacit di selezionare gli operatori e cambiare le proprie scelte seguendo logiche di convenienza.

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Professionalit percepita e aspetti relazionali, mantengono la valutazione sulla propria banca al di sopra delle pessime aspettative del comparto. La banca ideale quella che si mostra vicina al cliente, ma non sulla base di un generico supporto al territorio, ma dimostrando capacit di risposta alle specifiche istanze emergenti a livello locale. Infine devo dire, che noi italiani, rispetto agli americani, siamo molto pi prudenti. Inoltre nel nostro paese singole persone hanno opinioni diverse e le banche, in futuro verranno pesantemente selezionate sulla base del feeling che riescono ad instaurare con i propri clienti.
A questo punto Grignaschi ha presentato Marco Liera, responsabile Plus24 de Il Sole 24ore. Offrir ha detto - uno sguardo a 360 sul mondo finanziario e su come anche gli altri stanno vivendo e affrontando questo particolare momento. Puccinelli intervenuto con una battuta secondo cui alcuni ritengono Marco Liera il Piero Angela dellinformazione finanziaria. Questo lintervento di Liera:

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Da anni ci stiamo occupando delle BCC, da tempi non sospetti, consapevoli del fatto che allinterno del settore bancario ci deve essere diversit e pluralismo.Vorrei fare riferimento alle origini della crisi che risale agli anni 90. Se Bush considerato uno dei peggiori presidenti, Clinton passer alla storia come uno dei migliori. Ci probabilmente anche dovuto al fatto che ha operato in un epoca brillante e di crescita. Ricordiamo negli anni 90, il movimento bipartisan democraticorepubblicano e la grande libert data agli interventi finanziari. interessante vedere in che modo possa essersi diffusa la crisi finanziaria partendo semplicemente dalla storia di tue famiglie tipo: una americana, i Joh-

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nson, e una italiana, i Rizzo. Queste due famiglie non sono mai state dipendenti luna dallaltra, tranne magari durante la II Guerra Mondiale. La storia delle due famiglie ritorna vicina in occasione della crisi finanziaria. La famiglia Johnson si rivolta ad una banca americana per un mutuo. Sono gli anni 90, in America c estrema libert e il mutuo viene concesso loro con un finanziamento del 120% rispetto al valore della sua casa. davvero un periodo generoso ed espansivo per le banche americane. Contemporaneamente anche le banche italiane stavano facendo la stessa cosa, ma non in maniera cos esagerata. Ora, la precedente prudenza delle banche quella che ci ha salvato e noi italiani dobbiamo ringraziare il loro atteggiamento. Succede che la banca americana ha cartolarizzato i mutui. La famiglia Rizzo possiede dei titoli. Limpresa italiana dove lavora un componente della famiglia Rizzo ha un cliente americano che di conseguenza si serve di una banca americana. Limpresa italiana ha clienti in tutto il mondo finanziati da banche americane. Limpresa italiana finanziata da banche italiane. La famiglia Rizzo non pu pi far fronte al mutuo. Accade chabbiamo avuto il Credit Crunch: le banche non hanno pi finanziato il cliente americano il quale non pu pi finanziare, da parte sua, limpresa italiana.La banca italiana, dunque, deve andare incontro alle imprese italiane. Nel 29, i meccanismi di propagazione della crisi erano molto pi lenti. Quello che successo il 15 settembre con le Lehman, non si riuscito a prevedere. Si era riusciti a subodorare il pericolo derivante dai derivati, ma non il disastro delle Lehman. Il timore quello di andare verso scenari sconosciuti e pericolosi. Analizziamo ora la leva finanziaria negli USA, vale a dire il rapporto di indebitamento di unimpresa. Le

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pi patrimonializzate prima della crisi, erano le Credit Unions, cio le BCC americane, che avevano una leva di 8,7; le banche commerciali avevano una leva di 9,8; le societ finanziarie di 10. Brokers e Hedge Funds sono gli elementi pi deboli con una leva vicina a 30, subito dopo ci sono Fannie and Freddies, 2 istituti di credito che vendono mutui immobiliari (hanno creato un buco di 5000 miliardi di dollari) con una leva che si attestava a 23,5. Questi sono erogatori di mutui semipubblici. Le risposte della politica a questa situazione di indebitamento sono state: Iniezioni di liquidit, acquisto dei titoli tossici, ricapitalizzazione delle banche attraverso il denaro pubblico, il supporto diretto alle famiglie mutuatarie, le garanzie sui prestiti bancari. A differenza di ci che accadde durante la crisi del 29, questa volta i governi si sono mossi con tempestivit. Ci sono, tuttavia, delle asimmetrie. Alcuni settori vengono aiutati ed altri no. Per quanto riguarda lItalia, essendo il debito pubblico molto elevato, non ci sono stati e non possono esserci grandi margini di aiuto da parte dello stato. Ad ogni modo, dopo tali accadimenti ci si chiede come sar il ruolo dello stato in futuro. C la possibilit che diventi pervasivo. In questo modo alcuni ipotizzano che potrebbe stroncare la distruzione creativa nelle crisi. Quelle distruzioni, cio, che permettono di ricostruire basi pi solide. I punti critici degli interventi statali, dunque, possono essere individuati : nelle asimmetrie domestiche e internazionali degli aiuti, nel ruolo pervasivo dello stato nelleconomia e, oltre a ci anche in altri due aspetti: sul fatto che oggi non c grande attenzione al tema etico, allautoregolamentazione dei grandi soggetti economici. Cosa che andrebbe assolutamente affrontata, e poi, infine, la scarsa attenzione al pluralismo; bisognerebbe infatti, favorire una maggiore diversit nellambito delle missioni aziendali ( per esempio, sostenendo quegli enti

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che si occupano del microcredito, che ha un sentiero di crescita totalmente autonomo ed un asset class importante, anche proprio dal punto di vista dellinvestitore), una diversit nei livelli di patrimonializzazione ( essa fino a qualche mese fa non era considerata molto positivamente. Molti esperti ritenevano lalto livello di patrimonializzazione una fonte di potenziale inefficienza. In un suo studio, Mercer Oliver Wyman, Docente di Misurazione e Gestione del Rischio di Credito AffermaVA: il modello delle BCC in Europa positivo, ma uno dei problemi lelevata patrimonializzazione. Bisognerebbe far girare di pi il capitale. Io a questo punto, mi sento in dovere di dire: Meno male che non lavete fatto, perch questo per voi, si rivelato, al contrario di ogni previsione, un punto di forza. Un altro la diversit nelle relazioni con i clienti ( per esempio, non in tutte le banche ci deve essere una job rotation etc., ma ci possono essere anche soglie di redditivit basse). Un altro risultato del pluralismo lo possiamo vedere dalla performance borsistica delle banche. Qui non ci sono dati delle BCC, ma abbiamo dati di banche minori, quali la Popolare di Sondrio e la Popolare dellEmilia Romagna: negli ultimi 10 anni la loro performance borsistica, dividendi inclusi annualizzati stata rispettivamente del 8,3% e del 4%. Unicredit, invece, -5,6& annualizzato e Intesa San Paolo -3,6%. I rendimenti annualizzati total return dimostrano come Banche popolari e sicuramente a questo punto anche BCC - anche se non sono quotate - , abbiano i risultati pi alti. La Unicredit e lIntesa San Paolo hanno puntato allo Share Value (valore per gli azionisti), al raggiungimento di un obiettivo alto, ma alla fine non si rivelata una buona scelta, non ha dato i risultati attesi e sperati). Il pluralismo deve essere visto in modo completo. Nel mercato c bisogno sia di banche grandi, che perseguano il profitto, sia di intermediari differenti. Az-

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zi ha fatto un ragionamento giusto quando ha affermato che devono esistere tutti i modelli. Il fatto che le banche non siano tutte uguali porta, infatti, risultati interessanti in termini di crescita degli impieghi che al 30 Giugno 2008 per le banche piccole e minori, e quindi anche per le BCC, stata del 47% rispetto al Dicembre 2004, mentre per le Banche maggiori stata del 21%. Stessa cosa per i depositi: crescita del 3% per le banche minori e solo del 7% per quelle maggiori. Ora, se noi andiamo ad confrontare i dati in percentuale del pil, valutando il debito aggregato di debito pubblico e privato, possiamo renderci conto che lItalia il paese meno indebitato. Ha un alto debito pubblico (nel 2007 ha superato il 100& del PIL), ma un debito privato molto basso(circa il 30% mutui inclusi) rispetto agli Usa e al Regno Unito. Io mi preoccupo in Italia, quando vedo che in molti negozi non ci sono pi i prezzi, ma le rate mensili. Ad ogni modo, per fortuna, nel nostro paese abbiamo dei ritardi e leconomia informale rappresenta per noi un cuscinetto. Nassim Taleb, grande successo editoriale con Studi dellimportanza del caso, ha affermato che secondo lui in Italia la situazione migliore rispetto che negli Usa, perch in America hanno la tendenza ad andare tutti da una stessa parte, nel nostro paese invece non cos. In Italia abbiamo un sistema, anche sociale che ci invita alla differenziazione di un comportamento. Quindi siamo meno esposti a crisi sistemiche. Il problema degli Usa che linsolvenza di poche banche ha portato allinsolvenza di molte. Ora la crisi, nei sistemi interdipendenti e oggi tutto interdipendente si propaga in un attimo. Le strade dello sviluppo, quindi, sono queste: Mantenere una coerenza con la Mission aziendale ( questo significa anche essere anticonformista quando serve) Anticonformismo

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Ricerca di un capitalismo sostenibile ( cominciando, per esempio, dal fatto che i manager prendono troppo rispetto agli impiegati) Perseguire la differenziazione senza ampliare le disuguaglianze Fare squadra senza aumentare i rischi sistemici. ( importante avere un sistema mutualistico, una strada rilevante perch autonoma, ma ci vuole sempre la differenziazione). Stiamo assistendo ad una crisi cos grande che chi pagher alla fine sar il contribuente, ma ci non avverr per i principi mutualistici. Keynes, ideologo del New Deal che auspicava un intervento ragionato dello stato, grande economista americano diceva: Il comune buon senso ci suggerisce che per la nostra reputazione meglio fallire seguendo il cammino di altri piuttosto che avere successo seguendo una strada originale.
Dopo lintervento di Liera, Puccinelli ha affermato che prima di passare alla sintesi gli sarebbe piaciuto ascoltare le riflessioni scaturite dagli interventi. Grignaschi ha risposto:

Mi piaciuto laccento posto da Liera sul pluralismo. una battaglia che non dobbiamo mai stancarci di combattere.
Franco Caleffi, Direttore Generale di Federcasse, ha ribattuto con una lunga riflessione:

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Mi spiace non aver potuto intervenuto prima.Voglio dire che il nostro un sistema autosufficiente per certi versi. Abbiamo reti di sicurezza e non abbiamo mai chiesto nulla allerario. Tutto ci ci rende orgogliosi. Questa crisi ha confermato come la formula del credito cooperativo in questi anni ha pagato. Pluralismo, rete di sicurezza e una nostra identit sono 3 dei nostri ingredienti basilari. La lezione fonda-

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mentale quella che la finanza non pu bastare a se stessa e noi abbiamo impostato di fronte a questo scenario una linea strategica che poggia si tre filoni: Sviluppo della mutualit interna concepita nel modo pi avanzato, concreto ed innovativo. Questo un aspetto fondamentale in cui la relazione con i soci, il loro coinvolgimento con la vita sociale e leffettivit della scambio mutualistico, sono tutti aspetti fondamentali; Sviluppo della mutualit esterna con lelaborazione di nuove forme e maggiori energie nelle relazioni con i territori in cui si opera, che anche declinata nel nostro statuto tipo; Realizzazione di una sussidiariet sempre pi efficace attraverso il continuo potenziamento della mutualit di rete. Riteniamo inoltre che solo lo sviluppo di strutture di II e III livello che forniscano beni e servizi di back office sempre migliori alle nostre banche, possano consentire alle BCC di mantenere la loro autonomia ed essere concorrenti sui mercati dove operano altri intermediari finanziari. I driver, le azioni, gli strumenti efficaci da utilizzare per realizzare questi nostri obiettivi sono sicuramente il Fondo di Garanzia Istituzionale che una evoluzione della nostra rete di sicurezza. Infine, un altro driver fondamentale sicuramente quello dello sviluppo della cultura e della prassi per una mutualit competente e coerente: le iniziative sono molte, quella pi significativa, ma che non esaurisce il patrimonio dei nostri interventi, la formazione identitaria. Un punto importante, in questo senso investire sulla cultura dei nostri amministratori, dei direttori, delle risorse che operano nelle nostre banche, dei neoassunti e anche dei soci che sono il nostro vero patrimonio e sui quali, quindi, dobbiamo puntare, facendoli partecipare attivamente alla vita della banca e sollecitano la lo-

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ro partecipazione e soprattutto lo scambio mutualistico con le nostre realt.


Puccinelli ha poi introdotto Giancarlo Pensa, della comunit di S. Egidio - unassociazione internazionale e laicale della chiesa cattolica, dedita al servizio dei pi poveri dei disagiati e degli emarginati dicendo: Vogliamo portare la testimonianza di ci che fanno perch la Federazione ha in corso degli accordi per confermare limpegno mutualistico, non solo con i propri soci, ma prima di tutto con il territorio di cui anche noi siamo espressione. Queste le parole di Pensa:

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Io ringrazio davvero tutti. Devo dire che mi sento un po estraneo in questo convegno, perch non parler n di economia, n di politiche sociali. Vorrei semplicemente parlare di una storia che mi permetto nel nostro piccolo, di dire di successo. Lalba dentro limbrunire unimmagine molto efficace per tutta la nostra societ occidentale, una societ anziana. Perch se ci pensiamo bene il volto delluomo contemporaneo in larga parte il volto di un uomo anziano, anzi, sempre pi di una donna anziana. La nostra storia, una storia che in un certo senso andava contro il senso comune. Alla fine degli anni 60, infatti, quando nata la comunit di S. Egidio, qui a Roma, gli anziani non andavano di moda, erano pochi, erano malati erano lespressione di un mondo che sapeva di antico. Essi concepivano solo la vita di fatica, di risparmio, erano nemici del superfluo e fideisti nei rapporti con la vita e con la religione. Negli anni 70 avevano unidea austera della vita, mentre attorno a loro tutto cambiava, i veri protagonisti erano i giovani e cera il boom economico. Tutto ci per gli anziani aveva un effetto di grande spaesamento soprattutto per il ruolo che potevano

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ricoprire nella societ. Oggi si potrebbe dire che tutto diverso. Anzi per qualcuno ora gli anziani sono fin troppo protagonisti: la pubblicit li riscopre, li blandisce, si offrono prodotti e servizi a loro dedicati. Viene da chiedersi se non stiamo per caso costruendo una societ di vecchi, una sorta di gerontocrazia. Vero che sulla condizione degli anziani la nostra societ sta vivendo un vero paradosso perch considera la vecchiaia una forma di povert e ne ha paura, mentre dallaltro sa che la vecchiaia il segno pi evidente del progresso, del successo, e non del fallimento della civilt occidentale. Dentro questa contraddizione si colloca la comunit di S. Egidio. Essa si pone accanto e dalla parte degli anziani, cercando da un lato di abbattere la barriera della paura che isola i vecchi, e dallaltro cercando di dare un senso agli anni che passano facendo sentire i vecchi utili per la societ.
Ad un certo punto Giancarlo Pensa ha lasciato che fossero le immagini a parlare pi delle parole e cos ci ha mostrato un video che in maniera molto delicata spiega ci che in concreto essi fanno per gli anziani. E la prima immagine proprio quella di una signora che afferma quando sia importante per loro riuscire a restare a casa propria, tra le proprie cose, gli oggetti di una vita. Il video spiega poi come limpegno della comunit qui a Roma, consista, appunto, nellassistenza a domicilio di circa 4000 anziani. Essa diventa un punto di riferimento per tutti quelli anziani che aiutano a rimanere a casa, senza dover andare in centri per gli anziani. Il video continua cos: Buon vicinato, assistenza pubblica, piccoli servizi a domicilio, perch la personalizzazione dellaiuto si pu fare solo a casa loro. Quando non ce la si fa pi a stare a casa, abbiamo inventato la cosiddetta casa alloggio cio un modello che prevede sempre

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un contesto familiare molto diverso dagli istituti che spesso sono spersonalizzanti perch lontani da negozi, dai mezzi di trasporto, ossia lontani dalla vita, espulsi dal contesto umano e da quelli urbani dove gli anziani vogliono vivere fino alultimo giorno.
Pensa poi prosegue:

Unanziana in un istituto ci scrisse che ora pi che mai, lei poteva essere unamica fedele: Se cercate unamica scrisse venite a trovarmi, ho del tempo e non mi disturberete, mi interessa quello che succede nel mondo, mi piacerebbe ascoltare i vostri racconti, parlare con voi ed avere qualcuno con cui trascorrere anche solo unora. Noi della comunit vorremmo che questa diventasse la frase che accompagna la vecchiaia di tanti anziani e anche la nostra nel futuro.
Dopo la testimonianza di Pensa, Gianluca Puccinelli ha commentato quanto essa sia stata forte, capace di farci riflettere. Questo ci ha fatto riflettere sul tempo, su quanto sia prezioso, unico e irripetibile tanto che bisogna sfruttare al massimo, fare del nostro meglio per spenderlo appieno nel nostro presente ed investirne una buona parte nella creazione del futuro migliore che possiamo. Poi, lAmministratore Delegato Res, con unabile mossa da scacchista ha ceduto al Presidente dott. Francesco Liberati lonere di rispondere alle due domande pi difficili, ma che assolutamente non potevano essere evitate alla luce di tutte le cose che sono state dette. Ha chiesto:

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Domani cosa si fa? Cosa cambiato? La risposta non tocca a me, lincombenza di Liberati, che per avr bisogno di suggerimenti, di un aiuto da parte vostra. Vorrei fare un briefing: Liberati ha aperto il convegno;

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Grignaschi ha parlato di strategie, di organismo, di gruppo; Rizza invece ha parlato di fiducia, di etica. Afferma che il modo per uscire da questa catastrofica impasse finanziaria ed economica letica, un modo etico di operare: ma cos letica? A me piace molto cercare letimologia delle parole ed ho scoperto che la prima volta che si parla di etica in Omero. Il poeta greco in un passo scrive: e i cavalli, stanchi, ritornarono ai pascoli etici. Etico, nella sua accezione stava a significare casa, stalla, famiglia. E forse proprio questo il senso di etica che si deve recuperare. Il senso di un ritorno. Un luogo etico un luogo familiare dove si vuole ritornare, proprio come in un ristorante dove si mangiato bene e si stati trattati bene, e le BCC in questo senso sono etiche. Dopo Rizza abbiamo ascoltato Renato Mannheimer, divertentissimo, soprattutto quando ha parlato della relazione e del rapporto tra banca e cliente che ora dura pi del matrimonio. Mi piaciuto soprattutto quando ci ha mostrato come la banca ideale quella vicina al cliente e la BCC da lidea di questa prossimit con il loro essere vicini ai problemi dei clienti, il conoscere le loro difficolt e cercare di risolverle, si suggerire delle soluzioni. Dopo Mannheimer stata la volta di Marco Liera il quale ci ha parlato dei meccanismi che stanno dietro la crisi, ci ha parlato di quali possono essere le vie di uscita e le strade dello sviluppo parlando di pluralismo, di differenziazione. E mi venuto in mente che la differenziazione quella che ci fa uscire dalladolescenza, quella che ci indica che il bambino cresciuto. Anche io poi, come il giornalista, non credo alla coppia Stato-Mercato Keynesiana, non ci vedo una soluzione e questo uno stimolo che posso darvi. Non si pu lasciare la societ in mano allo stato. Il benessere qualcosaltro che viene emesso dalla societ civile. Lesempio lampante in questo senso che coloro che volevano diven-

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tare grandi non lo sono diventati. Diceva Pascal: ci sono nazioni che in silenzio, piano piano, fanno una piccola cosa dopo laltra e poi diventano grandi senza accorgersene. Dellintervento di Caleffi invece, mi hanno colpito le sue parole cariche dorgoglio e il senso di appartenenza. Pensa, come ha ammesso egli stesso, stato una voce fuori dal coro, ma sono proprio quelli capaci di stimolare pi di tutti. Io ho cercato di fare una sintesi e porvi delle domandi e credo che con il vostro contributo Liberati potr darvi delle risposte.
Con le sue domande, Puccinelli riuscito a dare vita ad un bel dibattito, bello sia perch spontaneo, sia perch gli interventi sono stati tutti allinsegna di un unico vedere ed un unico sentire, di una coesione di intenti, desideri, emozioni e prospettive. Il primo a prendere la parola stato Marcello Cola, Presidente BCC di Palestrina:

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Parlare dopo questa illustre platea abbastanza difficile, ma voglio portare il mio contributo. Liberati ha portato un messaggio di speranza, cos come i filmati che abbiamo visto. Messaggi di speranza di un mondo migliore. Credo che in questo momento venga offerta alle nostre banche una grande opportunit. Personalmente non vedo limbrunire, piuttosto il buio pesto. Con un certo orgoglio ritengo per che il nostro sistema sia lalba dentro lintero sistema bancario italiano perch fatto di una serie di passaggi, di relazioni, di radicamento sul territorio che non ha uguali. Altri cercano di imitarci, ma non ci riescono. Si pu imitare un comportamento, ma non si pu diventare come unaltra persona. Queste opportunit di crescita sicuramente saranno notevoli. Il presidente Liberati ha ipotizzato per la nostra Federazione una crescita di 600 milioni per il prossimo anno, credo che tutte le BCC italiane pos-

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sono arrivare almeno ad una quindicina di miliardi di euro di incremento sugli impieghi. Queste non saranno cifre da poco perch andranno a realizzare attivit nei confronti di piccole e piccolissime aziende italiane, delle famiglie e degli artigiani che non vengono assistiti dalle grandi banche; lo vediamo tutti i giorni come le richieste alle nostre banche aumentano. Certo questa situazione da una parte ci avvantaggia, ma dallaltra ci crea maggiori rischi. Bisogner, dunque, fare molta attenzione e cercare di coniugare la prudenza, come abbiamo fatto finora con lefficienza delle nostre aziende. Questo porter ad aumentare le nostre quote di mercato che al momento sono ancora basse. Ne testimonianza anche quanto ha detto il prof. Mannheimer: le nostre banche sono ancora poco conosciute, anche se penso che negli ultimi anni il nostro impegno nella comunicazione presso il grande pubblico sia efficacissima, specialmente quando viene esaltata la nostra differenza. Unaltra cosa che facciamo da sempre limpegno per il territorio, perch le BCC fanno tanto per i territori in cui operano: interventi sul sociale, realizzazione di case accoglienza, ambulanze, pozzi artesiani, restauro di opere darte, ricoveri per gli anziani e tante altre iniziative. Credo che nei prossimi tempi dovremo prepararci ad una concorrenza ancora pi serrata.
Dopo Marcello Cola intervenuto Maurizio Manfrin, Direttore Generale CRA dellAgro Pontino:

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Gianluca Puccinelli ci ha posto una domanda provocatoria, ma fondamentale. Da domani cosa facciamo? Io ritengo che gli elementi emersi in questo convegno, come possibili soluzioni per affrontare la crisi, noi li abbiamo gi nel nostro DNA. Per tale ragione credo che tutto ci che dobbiamo fare sia continuare a fare ci che abbiamo sempre fatto. Penso

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che dobbiamo agire con preoccupata serenit e al tempo stesso avere la forza di trasmettere serenit. Dobbiamo mantenere il nostro rapporto con il territorio, nella speranza che trasmettendo questa serenit riusciamo ad ottenere in cambio la fiducia che, abbiamo visto anche dagli interventi dei relatori, un elemento essenziale. Se le nostre banche avranno risorse per affrontare la crisi del territorio, credo senzaltro che queste debbano essere destinate ai soci e ai clienti del territorio che sono stati quelli che ci hanno fatto crescere e diventare quello che siamo.
Cola e Manfrin hanno sicuramente saputo realizzare una brillante sintesi non solo di ci che stato discusso al convegno, ma pi che altro della sensazione che le parole di tutto coloro che sono intervenuti hanno lasciato. Una sensazione, a dispetto di tutta la situazione contingente, positiva, di speranza, di voglia di fare sempre meglio, di impegnarci sempre di pi soprattutto quando il mondo ci pone di fronte a grandi sfide. Alla fine Puccinelli ha affermato che dopo quanto era stato detto si poteva provare a dare la soluzione, e sorprendentemente ha affermato che la soluzione poteva essere rappresentata dallo stesso Presidente Liberati. Ha detto: La soluzione potrebbe essere Liberati stesso, lui che nei suoi quarantacinque anni di attivit, non si mai cambiato la giacca e che partito dal basso per arrivare ai vertici dellassociazione. Lui che gi dalla prima volta che ci siamo incontrati ho avuto limpressione di parlare con un vecchio amico. I suoi commenti hanno certamente lusingato il presidente Liberati, ma questultimo ha preferito riportare lattenzione su di noi come banche, noi che ci identifichiamo con il lavoro che facciamo ed il luogo in cui operiamo. Cos partita la sua conclu-

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sione, con queste parole:

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Noi siamo banche del territorio, noi respiriamo il territorio. Noi viviamo con le aziende e le facciamo crescere, creando anche posti di lavoro. Noi siamo la linfa delleconomia e se ne stanno accorgendo. Ringrazio tutti i partecipanti e tutti coloro che hanno portato il proprio contributo di analisi. Si tanto parlato di crisi. Il nostro paese il pi esposto per quanto riguarda il debito complessivo, ma per il privato no, vero.Tuttavia dobbiamo comunque essere pi virtuosi, per questo il nostro impegno ancora pi importante. Su questa strada le nostre banche sono in prima linea. Al primo posto mettiamo gli interessi sociali.Vediamo lutile come uno strumento di sviluppo. Noi vogliamo e dobbiamo accrescere la nostra organizzazione ed efficienza mantenendo sempre il primato della persona e lo sviluppo rispettoso dellambiente. Noi siamo le banche della gente. Dobbiamo restare coesi, cos come lo siamo in questo momento e dobbiamo continuare a lavorare sulla fiducia, perch vero: essa laltra faccia della credibilit. La nostra un risultato acquisito ed un incentivo. Pi ingenerale, ci che dobbiamo auspicarci pi di tutto, un mondo a misura duomo dove la costruzione del bene comune torni ad essere il principale obiettivo. Vorrei concludere citando le parole del Papa: Si sviluppato un fiume sporco che avvelena la geografia della storia umana. Un fiume che ha travolto anche leconomia e la politica in cui conta solo il proprio interesse. In questa fase di grande difficolt per le famiglie, va portato in luce uno degli obiettivi primari degli istituti bancari e di credito e cio la solidariet (non a caso fortemente presente nellarticolo 2 del nostro statuto) nei confronti delle fasce

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pi deboli e il sostegno alle attivit produttive le banche. Noi non ci asterremo da questo compito. Ringrazio tutti. Ringrazio i relatori. Ringrazio Paolo Grignaschi e il personale della Federazione che hanno organizzato questevento con grande dedizione.

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