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Generazione della bandiera bianca Squilla il telefono, unamica.

. Mi passa il suo carico di affetto e, anche grazie a lei, la giornata pare prendere un buon avvio; ma non finisce qui: mi racconta dei figli, della scuola, delle vasche al Corso (percorrere via del Corso, qui a Roma, aventi e indietro, come fanno tantissimi adolescenti detto fare vasca, linguaggio tipico da piscina, dove evidentemente non si pu per ovvi motivi di spazio che andare avanti ed indietro). Si scivola ad affrontare il mondo dei giovani di oggi: e ci sentiamo improvvisamente extraterrestri. Gi, il mondo dei giovani, bisognerebbe essere dei sociologi o cosa del genere; ma noi siamo gente comune, e quindi ci ritroviamo a snocciolare un triste rosario di luoghi (forse) comuni, ma non per questo meno impressionanti e su questo argomento ci ritroviamo sconfitti gi in partenza. Ecco, benevolo lettore, una sintesi di quello che ci siamo detti. I ragazzi (di oggi) pare siano un problema: ma come eravamo noi (ragazzi di ieri)? Possibile che su di loro cadano tutte le storture e le brutture? S, possibile! Conosco tanti ragazzi e giovani, di molti conosco gli slanci e i progetti; ma non mancano timorie colpe: non sono (tutti) quegli angeli che talvolta vorremmo accreditare (ditelo a qualche mamma); n sono quei mascalzoni/superficiali come temiamo. Ma allora che sono i ragazzi, i nostri ragazzi? Una - ed una sola - definizione impossibile, improponibile, inammissibile. Essi sono molte cose, e spesso fatichiamo a capirlo; si arriva allo scontro o/e al disinteresse. Una piccola definizione, benevolo lettore, te la propongo anchio. Essi sono la resa della generazione che li ha preceduti. Abbiamo un coraggio da titani (ed una consapevolezza da formiche) quando attribuiamo ai nostri ragazzi pochezza, superficialit, banalit, e tutto quello stuolo di limiti ed inconsistente (vanit) che gli hanno seminato dentro. C ne per tutti, e penso alle classiche agenzie educative: Famiglia, Scuola, Chiesa e alle nuove e nuovissime: Massmedia, Politica, Volontariato, Internet (che non si sa cos!). Abbiamo lasciato i ragazzi da soli, magari a casa, noi si andava a lavorare, per assicurare alla famiglia quello che a noi mancato! A noi manc labbondanza delle cose, non delle relazioni! Lo stato di debolezza della famiglia ha contagiato spesso inconsistenza caratteriale La Chiesa in Italia sta compiendo grossi sforzi dinculturazione e dincontro. In molte realt ecclesiali si assiste ad un proficuo dialogo tra le generazioni e le culture grazie alla luce e alla autorevolezza di una istituzione che nonostante tutto punta in alto. Cosa dire della politica? E meglio tacere: essa di fatti in campo degli ideali assente. Eppure ne era piena, ora un vuoto a perdere anzi a prendere! I nostri ragazzi in questi anni sono cresciuti allombra delle lapidi degli ideali, per i quali a venti anni molti avremmo dato la vita ora la vita ce la riprendiamo!! LItalia, quella della quinta potenza economica, lItalia del riflusso dopo gli anni del terrorismo, lItalia senza pi sapori, ha creato, generato e partorito una generazione senza sogni, tutta protesa alla fruizione di quello che cade sottodallo stomaco in gi. Questa generazione, come tutte, certamente non pu esser letta su di un solo rigo, e aspetti positivi certamente non mancano, ma resta pur vera lanalisi che vuole parte di essa letta nella categoria dei poveri: la prima generazione che ha tutto, ma proprio tutto, eppure non si ritrova nessuna vera grande passione. La noia una costante di molti ragazzi. La nostra societ, che corre verso il benessere nelle mani di molti giovani non ha passato alcun testimone. Ora ci ritroviamo impotenti, indifesi innanzi alle loro ragioni, colpevoli per i vuoti che non abbiamo visitato e educato. Il niente avanzato nella mente e nei giorni dei nostri ragazzi, rendendo molti amorfi. Benevolo lettore, hai visto? Niente di nuovo, cose di sempre: oggi le diciamo di loro, ieri le dissero di noi. Ogni generazione ha una sua bandiera, ed anche questa c lha; ma bianca: qualcuno ha rubato i colori, i segni del nuovo, gli ideali, consegnando loro analisi sociologiche, assenza di profondit, di parole chiare, magari forti, esigenti. Io conosco, forse bene, la giovent. Non bruciata, stordita, tradita. E tempo di assumerci le nostre responsabilit, di capire che i nostri giovani sono sempre un po pi stavo per dire avanti, ma non esatto - distanti. Ora avanti, spesso indietro: sovente lontani, forse fuori. Andiamo a raggiungerli. Ma.no

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