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III Una ventina di mocciosi minacciavano di scannarsi correndo e urlando dietro ai copertoni lanciati in direzione della vecchia pompa

di nafta in disuso. Nella foga unala del gruppo si accartocci e ruppe crollando a pochi metri dalla banchina. I superstiti, piegati in due per lo sforzo, esalarono gli ultimi latrati striduli nellaria appena fuori dalla bocca e rallentarono spompati con le mani alla milza. Le orecchie si tesero allinseguimento dei tonfi irregolari delle gomme sullimmondizia della laguna. Centinaia di gabbiani urlanti sciamarono ritirandosi come unonda di fronte allinvasione. Le ruote smisero di rimbalzare affogando la spinta nelle sabbie mobili dei rifiuti, disponendosi in una linea spezzata, oltre la riva solida. La coltre di ratti pigolanti colpita in pi punti parve stramarsi, poi subito si ricompose e alcune macchie scure si mescolarono al grigio delle gomme. Nelle retrovie della corsa, tra le rovine della caduta, era scoppiata una rissa. I ragazzini per terra annodavano braccia e gambe nel tentativo di strangolarsi a vicenda, i pugni schioccavano contro le ossa e i crani rasati. Tra gli sputi e le bestemmie i pi grandi faticavano a districare il groviglio sudato di artigli e morsi serrati e cominciarono a tirare con forza i contendenti, chi per un piede, chi per la testa e per il collo. Disfatto il mucchio, ognuno rivendicava tra i denti il torto dellaltro, ma gi il grosso del gruppo aveva smesso di pensarci e si dirigeva allo spigolo di cemento per prendere le misure e assegnare la vittoria. Una creatura scheletrica, in cima al palo arrugginito del distributore, cercava di capire chi fosse finito pi lontano sostituendo alle distanze le dita di una mano. La dirittura darrivo ineguale rendeva gli scarti troppo esigui difficili da giudicare. Alcuni pneumatici scalando imponenti cumuli di spazzatura vi si erano assestati in cima come corone, altri erano affondati a ridosso di rottami che tagliavano la linea pi vicina del paesaggio falsandone la prospettiva. Nellincertezza i corridori si preparavano a una contesa sul campo valutando con lo sguardo il percorso pi stabile e breve per raggiungere le ruote. Due marmocchi sbraitavano per la stupidit della loro che urtando il relitto di un motoscafo aveva rinculato morendo a un metro dalla banchina. Il pi basso dei due saltellava tenendosi stretto un

ginocchio insanguinato, laltro, sfregando col palmo il segno di una testata sulla tempia, sosteneva che sarebbe stato meglio lasciare il copertone dovera e procurarsene uno migliore e indicava col dito diversi punti della laguna. Le chiatte arenate non avevano retto a decenni di maree e riflussi e spinte di altri relitti, e coricate su un fianco o capovolte avevano disseminato gran parte dei carichi neri e galleggianti, alimentando nuove terre emerse, arcipelaghi di sfasciume che disseccavano sulla linea dellorizzonte. Mentre i pi incoscienti cominciavano a calarsi sulla riva putrida tentando di scollarsi le mosche di dosso, il bassetto, sempre saltellando e maledicendo il rivolo di sangue scuro che cercava una strada tra la sporcizia della gamba, si avvicin alle scaline del moletto. Fece per scendere ma dovette arretrare e inciamp sbattendo il culo sul pianerottolo. Si mise a gridare e poich nessuno gli dava retta dovette insistere. Urlandogli contro di smetterla, tutti si avvicinarono alla spicciolata. Sdraiato in fondo alla scala, immobile, faccia a terra, un uomo con un vestito grigio pareva congelato nel tentativo di risalire i gradini carponi. Il pi alto del gruppo si fece largo con un paio di spinte e si avvicin al corpo. Col piede nudo gli tast il braccio. Nel silenzio gli odori si addensavano. Il respiro pesante del mondezzaio si spaccava nelle narici e costringeva a inspirare rapidamente con la bocca aperta. Le voci si rincorrevano sovrapponendosi, ognuno aveva fretta di sentenziare secondo il proprio gusto, tutti chiedevano di provare a muoverlo con pi forza. Alla fine il ragazzo gli diede un calcio. Nessuna reazione. morto. Poi, con la pianta del piede mosse la testa scura da un lato finch un profilo anonimo si confuse con lo scalino terreo. Nessuno lo conosceva. La tensione si sciolse e cos linteresse e il capannello si disperse dietro alla voglia di recuperare le gomme senza perdere altro tempo. Laria si ispessiva e non avrebbe tardato a piovere. Rovistando tra gli scarti i ragazzi si attrezzarono per sondare il terreno e respingere i topi. Cominciarono ad avanzare, piantando i bastoni prima di affondare le gambe una alla volta, cercando di rimanere sul solido. Nella nebbia sottile che montava dal suolo sembravano esili pescatori intenti a scandagliare gli scogli. Nessuno reclam la vittoria. Quando tutti i copertoni furono issati sulle fondamenta, il bianco aveva cancellato i contorni alle cose, le mosche erano sparite. Il gruppo si

raccolse tra gli starnazzi intorno a una fontanella. Annunciata dai borborigmi delle tubature lacqua cominci a scorrere fischiando lentamente, nera, putrida. A turno i bambini ci passarono davanti per scrostarsi di dosso il grosso della melma, le gambe e le braccia completamente impiastrate di carta disfatta. Come le prime gocce di pioggia punteggiarono la polvere, lodore del cemento divenne intenso e il branco si rianim. Scossi i pneumatici luridi, li fecero rotolare con furia, i pi grandi imbracciandoli per fare prima, e si lanciarono in mezzo alle case per i rami di canaregio in direzione del ponte delle guglie. Sotto la pioggia che aumentava chi aveva le scarpe tagli per il canale saltando tra i detriti e i rottami col rischio di lasciarci il collo. La masnada simbottigli nuovamente in una calle stretta e giunta in campo san Geremia si accod ai pi rapidi che si arrampicavano tra le macerie della chiesa sventrata spingendosi lun laltro per mettersi al riparo. Dalle crepe del soffitto scrosci dacqua intermittenti rovinavano fragorosamente sul pavimento divelto congiungendosi in un unico torrente coi rigagnoli che correvano lungo le colonne superstiti. Il fiume allagava la navata centrale seguendo un solco scavato dagli anni, poi si sparpagliava nuovamente tra i detriti accumulati davanti allingresso. Nellaria il riverbero laconico dei respiri affannati scandito dalle tirate di naso e i primi gorgoglii di stomaci infiammati dalla fame. Rannicchiati allasciutto tutti si lasciarono andare alla stanchezza, qualcuno gi cominciava a chiudere gli occhi, non avrebbe spiovuto prima di qualche ora, si poteva solo aspettare.

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