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Idillio infimo Un giorno una cacchina solitaria abbandonata ai bordi di un sentiero, complice Luglio e l olezzo dell aria, s innamor di strunzo di pompiere. Era ella aggraziata e formosetta, lui era grosso, scuro, prorompente. Lei ricordava un piccolo cappello. Lui torreggiava: imponente e bello. E in una sera tutta profumata, con la complicit d un gran moscone, lui ricevette la dichiarazione della piccola cacca innamorata. Lui si commosse, essendo triste e solo e da nessuno mai considerato. Volle subito bene a cacatella, di pi che al culo che l avea creato. Ma per sfortuna erano lontani. E sol la luna, i sassi e le verzure del piccolo viale solitario, potevano conoscere i tormenti di quei due timidissimi escrementi. (...)

E un bel mattino, erano le otto, un secchio d acqua, lesto, da un balcone, l effetto provoc sul grande amore, come il famoso libro galeotto, che a Paolo ed a Francesca prese il core. Benedicendo insieme la secchiata in fine, al cor si strinsero gli amanti. Piccoli oggetti, dell amore indegni, scambiarono tra loro, come pegni. E scivolando nell acqua delle alici, seguiti dalle mosche, planarono, felici. Cos fin che cacca di stiratrice a nozze convol con stronzo di pompiere e dopo il viaggio stettero abbracciati tra due cocci di cantaro spaccati.
Libera traduzione dal napoletano, tratta dalla raccolta di Angelo Manna: Linferno della poesia napoletana

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