Sei sulla pagina 1di 13

UN ECOMUSEO PER LA

VALLE OLONA

UN PATTO TRA COMUNITÀ

a cura di Stefano, da Solbiate Olona

1
Indice
1. Accordo quadro di sviluppo territoriale "Contratto di
fiume Olona - Bozzente - Lura"
2. Ecomuseo - natura, storia, arte: tutela e valorizzazione
a. Che cos'è un ecomuseo
b. Cosa dice la Regionale della Lombardia
3. Un ecomuseo per la Valle Olona
a. La Valle Olona
b. Un patto tra le comunità del Medio Olona

2
Accordo Quadro di Sviluppo territoriale
"Contratto di fiume Olona - Bozzente - Lura"

Che cos'è l'Accordo Quadro di Sviluppo Territoriale (AQST)?


E' uno strumento di programmazione negoziata introdotto e disciplinato in
Regione Lombardia dalla L.R. 2/2003 e regolamento attuativo n. 18/2003.
L'Accordo costituisce una cornice politico-programmatoria, che ha l'obiettivo
di coordinare l'azione pubblica dei vari livelli istituzionali coinvolti,
raccordare, razionalizzare ed integrare le risorse pubbliche, stimolare e
favorire gli investimenti privati.
Si tratta di un vero e proprio patto tra Regione e territorio provinciale, che
riprende e consolida le priorità individuate, attuando contemporaneamente
una ricognizione delle priorità strategiche da privilegiare.1

L'Accordo quadro di sviluppo territoriale "Contratto di fume Olona - Bozzente


- Lura" (Milano, febbraio 2004), sottoscritto, tra gli altri, da tutti i Comuni
della Valle Olona, viene riconosciuto dalla Regione Lombardia come
"strumento prioritario per la programmazione, il finanziamento e
l'attuazione degli interventi sui bacini dei fiumi Olona-Bozzente-
Lura". Esso è in particolare diretto a realizzare questi obiettivi:

• riduzione dell'inquinamento delle acque;


• riduzione del rischio idraulico;
• riqualificazione del sistema ambientale e paesistico;
• riqualificazione dei sistemi insediativi all'interno del territorio dei
bacini dell'Olona, del Bozzente e del Lura;
• il miglioramento della fruibilità delle aree perifluviali al fine di ridare
ai fiumi centralità nelle politiche di sviluppo;
• la condivisione delle conoscenze sul fiume e delle informazioni
sulle azioni in corso o in progetto;
• lo sviluppo di attività di comunicazione, formazione ed
educazione adeguate al raggiungimento degli obiettivi condivisi.

I firmatari dell'Accordo hanno la possibilità di definire "specifici ambiti di


intervento, a 'geometria variabile' in funzione delle diverse problematiche da
affrontare e delle specifiche politiche da integrare reciprocamente.

Per quanto riguarda la riduzione dell'inquinamento delle acque,


"assume particolare rilevo il Piano di Tutela delle Acque per il bacino del
Fiume Olona, alla cui definizione ed implementazione i soggetti sottoscrittori
convengono si debba pervenire in modo coordinato e partecipato, al fine

1
http://www.provincia.mantova.it/context.jsp?ID_LINK=641&area=8

3
di poterne condividere ampiamente i contenuti, riconoscendo in questo il
primo ed essenziale momento per una sua applicazione incisiva ed efficace".

Per quanto riguarda la riqualificazione dei sistemi ambientali e


paesistici e dei sistemi insediativi afferenti ai corridoi fluviali, i soggetti
sottoscrittori si impegnano a sviluppare o ri-orientare le politiche ambientali
per concorrere, in particolare, a connettere gli spazi aperti residuali in
una rete verde che comprenda, al fine di realizzare un corridoio
ecologico N-S quale elemento strutturante di una rete ecologica di bacino:
• l'alveo fluviale, le sponde e le fasce di pertinenza fluviale
rinaturalizzate;
• pettini Est-Ovest di collegamento tra centri urbani e nodi del
trasporto pubblico;
• aree protette e parchi già istituiti o previsti.

Inoltre, i sottoscrittori si impegnano a definire, condividere e applicare


indirizzi relativi a:
• risanamento e valorizzazione delle sponde fluviali e dei terreni
contermini;
• recupero e valorizzazione degli elementi territoriali e urbani
di valenza storica e di documentazione materiale della
cultura fluviale.

Per quanto riguarda la condivisione delle informazioni e diffusione della


cultura dell’acqua i soggetti sottoscrittori si impegnano a sviluppare azioni e
programmi finalizzati a promuovere e diffondere la cultura dell’acqua,
sia sotto l’aspetto etico che cognitivo, sollecitando e permettendo una
piena partecipazione dei cittadini alle iniziative volte alla valorizzazione, alla
tutela e all’utilizzo razionale delle risorse idriche.
Tali iniziative saranno rivolte in particolare alle giovani generazioni,
ricercando e promuovendo la collaborazione delle agenzie educative presenti
ed in particolare delle Istituzioni scolastiche dell’obbligo.
In tale contesto assume particolare importanza la collaborazione delle
associazioni ambientali e culturali che operano sul territorio, a cui
verranno proposte forme di collaborazione di varia natura tendenti a
valorizzare il contributo che già danno, con la loro presenza e la loro attività,
allo sviluppo della conoscenza, della tutela e della valorizzazione del
patrimonio ambientale e culturale legato alla presenza dell’elemento acqua.

Possono aderire al presente AQST i soggetti privati che, con la loro


azione, contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi strategici del
contratto nei diversi campi d’azione (produttivo, finanziario, culturale,
ambientale, ecc.), mettendo a disposizione risorse umane, conoscitive,
finanziarie, o equivalenti.

4
Ecomuseo

Natura, storia, arte: tutela e valorizzazione

Che cos'è un ecomuseo?


Un ecomuseo (o museo diffuso), molto diverso da un normale museo, è un
territorio caratterizzato da ambienti di vita tradizionali, patrimonio
naturalistico e storico-artistico particolarmente rileventi e degni di
tutela, restauro e valorizzazione.
L'ecomuseo interviene sullo spazio di una comunità, nel suo divenire storico,
proponendo "come oggetti del museo" non solo gli oggetti della vita
quotidiana ma anche i paesaggi, l'architettura, il saper fare, le
testimonianze orali della tradizione, ecc... La portata innovativa del
concetto ne ha inevitabilmente determinato la conoscenza ben oltre l'ambito
propriamente museale.
L'ecomuseo si occupa anche della promozione di attività didattiche e di
ricerca grazie al coinvolgimento diretto della popolazione e delle istituzioni
locali. Può essere un territorio dai confini incerti ed appartiene alla
comunità che ci vive. Un ecomuseo non sottrae beni culturali ai luoghi
dove sono stati creati, ma si propone come uno strumento di
riappropriazione del proprio patrimonio culturale da parte della
collettività.
Dal 2005 è nata una definizione condivisa da molti studiosi sul concetto di
ecomuseo: un patto con il quale la comunità si prende cura di un territorio.
Le esperienze ecomuseali in Italia sono numerose e spesso molto diversificate,
anche per le divergenze interpretative da parte dei soggetti promotori. Vale la
pena ricordare che, accanto ad iniziative isolate, esistono reti di ecomusei, in
fase di espansione, realizzati sulla base di leggi regionali specifiche.
Il Piemonte è stata la prima regione a dotarsi di uno strumento normativo in
materia (L.R. 31/95), seguita dalla Provincia autonoma di Trento (L.P.
13/2000), la Sardegna (L.R. 14/2006), il Friuli-Venezia Giulia, la Lombardia
(L.R. 13/2007), l'Umbria (L.R. 34/2007), il Molise (L.R. 11/2008). Altre
proposte di legge sono in discussione. 2

Cosa dice la Legge Regionale della Lombardia?3


Per ecomuseo si intende un’istituzione culturale su un determinato
territorio e con la partecipazione della popolazione, le funzioni di
ricerca, conservazione, valorizzazione di un insieme di beni culturali,

2
http://it.wikipedia.org/wiki/Ecomuseo
3
http://www.ecomusei.net/DocumentFolder/Leggi_Regionali/Lombardia_03_07_2007.pdf

5
rappresentativi di un ambiente e dei modi di vita che lì si sono succeduti e ne
accompagnano lo sviluppo.

La Regione promuove la costituzione, il riconoscimento e lo


sviluppo degli ecomusei nel proprio territorio al fine di ricostruire,
testimoniare, valorizzare e accompagnare nel loro sviluppo la memoria
storica, la vita locale, la cultura materiale e immateriale e quella del paesaggio,
le relazioni fra ambiente naturale ed ambiente antropizzato, le tradizioni, la
ricostruzione e la trasformazione degli ambienti di vita e di lavoro delle
comunità locali.

Costituiscono finalità prioritarie degli ecomusei:

a) il coinvolgimento e la partecipazione attiva della popolazione


in quanto l’ecomuseo rappresenta l’espressione della cultura di un
territorio ed ha come principale riferimento la comunità locale;

b) la ricostruzione delle trasformazioni sociali, economiche,


culturali e ambientali storicamente vissute dalle comunità locali e
dai territori, al fine di accompagnare lo sviluppo sostenibile e
condiviso;

c) la sensibilizzazione e la promozione allo sviluppo sostenibile


delle comunità locali, delle istituzioni, in particolare culturali,
scientifiche e scolastiche, delle attività economiche, degli enti ed
associazioni locali;

d) la conservazione ed il restauro di ambienti di vita tradizionali


per tramandare le testimonianze e le trasformazioni della cultura
materiale e immateriale e ricostruire l’evoluzione delle abitudini di vita
e di lavoro delle popolazioni locali, delle tradizioni religiose, culturali,
ricreative e agricole, dell'utilizzo delle risorse naturali, delle tecnologie,
delle fonti energetiche e delle materie impiegate nelle attività
produttive;

e) la valorizzazione dei territori e dei loro patrimoni, di immobili


caratteristici e storici, mobili ed attrezzi, strumenti di lavoro e ogni
altro oggetto utile alla ricostruzione fedele di ambienti di vita
tradizionali, sia interni che esterni, consentendone la salvaguardia e la
buona manutenzione, nonché il rafforzamento delle reti di relazioni
locali;

f) la ricostruzione di ambienti di vita e di lavoro tradizionali volti alla


produzione di beni o servizi da offrire ai visitatori, creando occasioni di
impiego e di vendita di prodotti locali, nonché di didattica, sport e
svago in genere;

g) la predisposizione di percorsi turistici e culturali volti a


ricostituire gli ambienti tradizionali;

6
h) la promozione e il sostegno delle attività di ricerca scientifica e
didattico-educative riferite alla storia, all’arte, alle tradizioni
locali ed all’ambiente;

i) lo studio, la rappresentazione e la tutela dei paesaggi tipici lombardi.

Gli ecomusei sono costituiti da enti locali, in forma singola o


associata, o da associazioni, fondazioni o altre istituzioni di
carattere privato senza scopo di lucro.

E’ istituita presso la Giunta regionale la Consulta regionale degli


ecomusei, quale organismo che esprime pareri e formula proposte in tema di
ecomusei, al fine di favorire la costituzione e lo sviluppo della rete culturale
degli ecomusei.

La Regione concede contributi per la realizzazione e lo sviluppo,


compresi gli interventi per opere edilizie, acquisto di beni ed attrezzature,
degli ecomusei riconosciuti ai sensi della presente legge fino al limite del
50 per cento della spesa sostenuta dall’ente proprietario o gestore.

7
Un ecomuseo per la Valle Olona

La Valle Olona4
La Valle Olona è una valle che inizia a sud di Varese e termina a Castellanza.
La valle è stata scavata in parte dall'Olona ed in parte dai ghiacci dell'ultima
glaciazione. La Valle Olona è caratterizzata da un fondovalle senza centri
abitati, ad eccezione di Castellanza, posto allo sbocco della vallata - o, più
precisamente, la sua parte cosiddetta "in giò" o Castegnate - e ad alcune
piccole frazioni (Torba, San Pancrazio, Gurone).
I comuni che interessano il solco vallivo si trovano sui pianalti morenici che lo
dominano. Questi pianalti interessano anche comuni, non direttamente posti
sulla valle, come Busto Arsizio e Tradate.
Il fondovalle solcato dall'Olona, che compie frequenti anse, è disseminato da
complessi industriali dismessi e vecchi mulini idraulici. Vi sono anche alcune
zone umide ed una ferrovia abbandonata,la ferrovia Valmorea.

Storia

La Valle Olona è il cuore del Contado del Seprio, della cui capitale ospita
tutt'ora le rovine nel comune di Castelseprio. Nel 1287 tutto il Seprio fu
ufficialmente annesso alla Signoria dei Visconti, che nel 1395 fu nominata a
capo del Ducato di Milano, cui la Valle appartenne fino all'epoca napoleonica.
Comunque, sin dal Medioevo, le terre dell'Olona sono state fra le
maggiormente sfruttate in Lombardia: sorsero numerosi mulini, che usavano
la forza motrice dell'Olona per produrre farina. La Valle Olona era chiamata
Granaio di Milano.
Dalla seconda metà dell'Ottocento la vocazione della Valle cambiò, e i mulini
vennero soppiantati da complessi industriali, specie cotonifici, concerie,
cartiere e tintorie. La Valle Olona e la cosiddetta conurbazione dell'Olona
(Busto Arsizio, Olgiate Olona, Castellanza, Gallarate, Legnano), diventano una
delle maggiori aree industriali italiane. Questo non è un beneficio per l'Olona,
che diventa uno dei più sporchi fiumi italiani, insieme al Lambro, al Seveso,
alla Lura, al Mella e all'Arno, tutti corsi che attraversano grandi zone
industriali.
Dagli anni Settanta, iniziò un irreversibile crisi per le industrie della valle,
spesso messe in ginocchio dai gravi danni economici provocati dalle furiose e
frequenti esondazioni dell'Olona, come quella del 1976, che avrebbe
contribuito alla chiusura dalla grande 'Cartiera Vita Mayer. Con la chiusura di
numerose industrie, l'Olona ha migliorato notevolmente la qualità delle acque,
raggiungendo il grado sufficiente nel tratto tra Varese e Castellanza. Anche la
natura è tornata in primo piano, con l'istituzione di due Parchi Locali di
Interesse Sovracomunale (PLIS), che tutelano il fondovalle.
4
fonte: wikipedia.org

8
Il Contado del Seprio
Il Seprio (Sevar in dialetto lombardo occidentale) è una regione storica della
Lombardia, corrispondente grossomodo alla porzione centro-meridionale
dell'attuale Provincia di Varese ed alla parte sud-occidentale della Provincia di
Como.
Nato come intorno territoriale della città di Castelseprio, si costituì come
Contado (Comitatus) autonomo perlomeno dall'VII secolo d.C. Durante il
periodo di maggiore espansione e potenza (IX-X sec) il Contado del Seprio
controlla un'area che si spinge dal Ticino alla Val d'Intelvi, e dal Contado di
Burgaria (l'odierno Alto Milanese) fino al Sotto Ceneri, nell'attuale Canton
Ticino. Dal 961 il Contado è retto da una discendenza di legge salica, i Conti di
Castelseprio, il cui capostipite è il conte Nantelmo, figlio di Rostanno. Secondo
alcuni studi settecenteschi, di cui non è però appurabile la scientificità, i
discendenti della famiglia comitale sarebbero ascrivibili ai veneti Contin.
Con il XII secolo ha inizio un periodo di decadenza, tant'è che la famiglia
comitale è costretta a trasferirsi in Milano ed in Reggio. I possedimenti
settentrionali vengono perduti e nel 1158 con il Trattato di Reggio,
l'Imperatore Federico Barbarossa ridimensiona notevolmente il contado,
confinandolo fra Ticino, Seveso e Tresa.
Nel XIII secolo il Seprio è coinvolto nelle lotte per il controllo di Milano fra
Visconti e Torriani e perde il controllo sulla Burgaria, finché la notte fra il 28 e
il 29 marzo 1287, abitanti della Val d'Ossola assoldati da Ottone Visconti,
entrano in Castelseprio in occasione della fiera di Santa Maria Foris Portas e
se ne impadroniscono con l’inganno. L’arcivescovo distrugge la rocca e il
borgo risparmiando le chiese e fa inserire negli statuti di Milano la seguente
sentenza: “Castel Seprio sia distrutto e resti distrutto in perpetuo affinché
nessuno ardisca o presuma di abitare su questo monte”.
Con la fine della sua capitale il contado viene inserito nei territori viscontei,
fino al 1339, anno in cui Lodrisio Visconti usurpa il titolo di Signore del Seprio
ed alla guida della Compagnia di San Giorgio, muove contro Milano, fino allo
scontro con le truppe ambrosiane di Luchino Visconti avvenuto il 21 febbraio a
Parabiago. Uscendone sconfitto, viene rinchiuso nel castello di San
Colombano, ed il titolo passa ai Signori milanesi Luchino e Giovanni Visconti.
Successivamente il nome sopravvive nelle istituzioni ducali e austriache poi,
fino alla riforma della province moderne attuata dall'Imperatore Giuseppe II
nel 1788.

9
La Ferrovia della Valmorea

In seguito alla forte industrializzazione, nel 1904, venne inaugurata una


ferrovia che consentiva ai lavoratori di raggiungere le industrie della Valle
Olona, nonché trasportare materie prime e prodotti finiti da e verso le
industrie. La linea andava da Castellanza a Cairate. Nel 1916 fu ultimato il
tratto da Cairate a Valmorea. Nel 1926, la Ferrovia, che partiva da Castellanza,
venne prolungata in Svizzera, fino a Mendrisio, divenendo un importante via
di comunicazione. Nel 1928, con l'assenso governo fascista, la ferrovia venne
fatta terminare a Valmorea, chiudendo la frontiera italo - svizzera di Stabio.
Nel 1938 il capolinea passeggeri fu arretrato a Cairate, mentre quello merci fu
arretrato a Malnate. Dal 1939 il capolinea della ferrovia fu posto a Castiglione
Olona, e la ferrovia venne adibita solo a treni merci (il servizio passeggeri fu
chiuso definitivamente nel 1952). Il 16 luglio 1977 la ferrovia venne chiusa
definitivamente, a causa dello scarso interesse delle aziende della valle di
mantenere il collegamento ferroviario. In seguito i binari vennero
velocemente ricoperti dalla vegetazione. Dal 1995 è iniziato un progetto di
recupero che recentemente (2007) ha riportato il treno in Valle Olona, alla
stazione della Folla di Malnate. Da questa stazione il treno giunge sino a
Mendrisio, passando per Cantello, Rodero, Valmorea, Cagno e Stabio.
Attualmente, la ferrovia della Valmorea è stata recuperata a fini turistici ed è
in funzione sul tratto Mendrisio-Malnate, soltanto in certe occasioni. È in
corso il recupero integrale della ferrovia (la prossima tappa è Castiglione
Olona).

10
I parchi locali in Valle Olona

Il Parco Rile Tenore Olona (comunemente detto RTO), tutela la valle nei
territori di Lozza, Castiglione Olona, Gornate Olona, Castelseprio e Lonate
Ceppino; il parco interessa anche il pianalto morenico ad ovest dell'Olona
(comuni di Gazzada Schianno, Morazzone, Caronno Varesino e Carnago),
dove scorrono il Rile ed il Tenore. Il Parco RTO ha sede a Castiglione Olona, il
comune che ha maggiormente voluto l'istituzione di questo ente, avvenuta nel
2006. Il Parco medio Olona varesino tutela la valle nei territori di Fagnano
Olona, Gorla Maggiore, Solbiate Olona, Gorla Minore, Olgiate Olona e
Marnate; il parco tutela anche l'area solcata dal torrente Tenore a Fagnano ed
alcuni boschi ad est di Gorla Maggiore,nei quali scorre il Fontanile di Tradate.
Il Parco del Medio Olona, istituito nel 2006, ha sede a Fagnano Olona.

Idrografia della Valle

In Valle Olona si trovano alcune zone umide:


• Lo Stagno Buzonel si trova nel fondovalle tra Castelseprio e Lonate
Ceppino, ed è alimentato dal torrente Bozzone, che in seguito
confluisce nell'Olona.
• Lo Stagno di Cairate, posto al confine tra Cairate e Lonate Ceppino, è
alimentato da alcune risorgive.
• Da ricordare inoltre il Refreddo o Fontanile Crotto, un corso d'acqua
che sgorga nel fondovalle di Castelseprio, in locaità Crotto Valle Olona
e che confluisce nell'Olona poco più a valle.
In Valle Olona, l'Olona riceve numerosi affluenti, che sgorgano dalle colline
circostanti, scendono poi in valle, essi sono la Bevera, il Lanza (detto anche
Ranza, Anza, Clivio o Gaggiolo), il Fogascè (o Gerre), la Quadronna, la
Selvagna, il Mornaga, il Riale delle Selve, il Marubbio, il Valdessera, il Riale
San Pancrazio, il Riale di Torba, il Riale di Castelseprio ed il Rile-Tenore.

Fauna
In un ambiente fluviale, una delle tipologie animali più rilevanti è quella ittica.
Due secoli fa l’Olona abbondava di pesci, ma lo sviluppo industriale portò al
loro annientamento. Ultimamente, grazie alla chiusura di numerose fabbriche
ed alla costruzione di depuratori, l’acqua sta lentamente tornando pulita, e i
pesci hanno fatto il loro ritorno. Abbastanza comuni sono pesci di piccola
taglia come i vaironi, le scardole, i carassi; sono presenti anche i cavedani, di
media taglia. Più rari, ma comunque presenti, sono barbi e trote iridee,
mentre presso Castiglione Olona, in alcune pozze, vivono esemplari di pesce
persico. Tra gli uccelli acquatici, diffusissimi sono i germani reali; sono
comuni, ma più difficili da vedere perché piuttosto schive, le gallinelle d’acqua
e folaghe. Sono presenti, anche se piuttosto rari, l’airone cenerino, la garzetta
e la nitticora. Per quanto riguarda gli uccelli di bosco, sono presenti
numerosissime specie di passeriformi: passeri, tortore, merli, tordi, rondini,
pettirossi, fringuelli, verdoni, verzellini, cornacchie, gazze, codirossi, usignoli,

11
colombi, corvi, cardellini, upupe. Più rari sono picidi come il picchio rosso
maggiore ed il picchio verde, o i rapaci come l’allocco, il gufo, la civetta, il
gheppio o la poiana. Altra importante componente dell’ecosistema fluviale
sono gli anfibi. Si possono qui annoverare il rospo smeraldino, il rospo
comune, la rana verde, la rana agile, la raganella e la più rara rana di Lataste;
tra gli anfibi muniti di coda sono presenti i tritoni crestati ed i tritoni
punteggiati. Per quanto riguarda i serpenti, sono perlopiù innocui: la biscia
d’acqua, il biacco ed il saettone, mentre l’unico serpente velenoso è la vipera.
Tra i sauri si annoverano le comunissime lucertole, il ramarro e l’orbettino.
Sono presenti vari mammiferi tipici del bosco di latifoglie: scoiattoli, ricci, topi
selvatici, ghiri, tassi, volpi, donnole e faine.

Flora

I versanti della Valle Olona sono in gran parte ricoperti di boschi. Nel
fondovalle, invece, a boschetti si alternano campi coltivati, brughiere e prati,
oltre ad aree industriali dismesse ove la natura sta ritornando soprattutto
sotto forma di rampicanti (edera) o arbusti. Tra le latifoglie si trovano pioppi,
querce farnie, carpini bianchi, castagni, robinie, querce rosse, ontani neri,
salici, frassini, ciliegi, olmi campestri; gli arbusti sono rappresentati da rovi,
noccioli, biancospini, cornioli, sambuchi e cappelli del prete. Le conifere, poco
diffuse, sono rappresentate dal pino silvestre, autoctono, e dall’abete rosso,
importato dall’uomo. Nella parte nord della valle esistono anche alcuni
canneti.

Archeologia industriale
Nella Valle Olona si sviluppò, a partire dalla prima metà dell'Ottocento, un
consistente numero di industrie di vario genere, di cui predominante era il
settore tessile (tintorie, candeggi, stamperie, cotonifici, garzifici, concerie ecc.)
ma esistevano anche altri generi (cartiere, industrie meccaniche, pettinifici e
industrie chimiche). A questo vastissimo campionario di industrie bisogna
inoltre sommare una considerevole quantità di mulini (molti dei quali, poi,
divenuti industrie o inglobati da stronzoffusa fabbrica orizzontale,
caratterizzata da distese di capannoni "shed" (il Cotonificio Ponti di Solbiate
od il Cotonificio Candiani di Fagnano, per citarne un paio). Gran parte di
questi grandi complessi industriali giace in condizioni di abbandono e degrado
(ad esempio, nella ex Cartiera Vita Mayer di Cairate si è svolto un rave party),
mentre almeno una piccola parte di essi potrebbe essere recuperata ed adibita
ad altri ruoli (un ottimo esempio è il recupero del Cotonificio Cantoni di
Castellanza, che nel 1991 è stato adibito a sede dell'università Carlo Cattaneo);
si potrebbero recuperare, prima che vadano del tutto perduti, i mulini in
rovina che esistono in valle, spesso di origini settecentesche o addirittura
precedenti, dunque meritevoli di attenzione. È spesso citato come reperto di
archeologia industriale anche il tracciato della Ferrovia Valmorea.

12
Un patto tra le comunità del Medio Olona

La Valle Olona rappresenta un patrimonio storico, culturale e ambientale. Un


patrimonio ricco e denso, fondato su di una storia concreta che, partendo dal
Medioevo e dalle bellezze architettoniche uniche di Castelseprio, Torba,
Castiglione Olona, diventa la storia di una delle regioni più industriose
d'Italia. E allora i mulini, le industrie e la Ferrovia della Valmorea.
Infine, a partire dagli anni '70, un lento declino, che ha abbandonato il fiume
Olona e le sue rive in una situazione ambientale disastrosa. Per almeno venti
anni ci si è scordati di questo patrimonio, fino a quando sono cominciati i
primi progetti per depurare le acque dell'Olona, per recuperare le aree
dismesse del fondovalle e per preservare il verde rimasto, attraverso la
costituzione di parchi locali di interesse sovracomunale.
Ora sembra giunto il momento di compiere un salto qualitativo, di rivalutare
questo intreccio di esperienze, e soprattutto di mettere al sicuro
definitivamente il territorio del Medio Olona. Definitivamente, per non
lasciarlo nelle mani delle amministrazioni comunali che, da qui a dieci o venti
anni, potrebbero continuare sulla strategia del consumo di suolo in cambio di
servizi. Per non lasciarlo nelle mani di interessi privati. Per resttuirlo al suo
popolo, per renderlo un luogo vivo, sia dal punto di vista ambientale - e quindi
della fauna e della flora - che da quello culturale e turistico.
Un progetto ambizioso, un progetto partecipato, che inauguri luoghi di
aggregazione e comunicazione, luoghi didattici e luoghi destinati allo svago,
alla riflessione, al contatto con la natura.
Un patto, una forte stretta di mano, tra le comunità del luogo. È di questo che
stiamo parlando: non un semplice Parco locale di interesse sovracomunale,
sottoscritto dalle istituzioni, nero su bianco, ma una visione comune delle
diverse comunità, che decidono di prendersi cura del territorio in cui vivono e
di regalarlo, migliore, ai propri figli.

Pubblicato sul web sabato 8 maggio 2010


Contatti: stefanocatone@gmail.com

13

Potrebbero piacerti anche