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Militari 22.000
Civili morti in campi di concentramento 12.000
Id morti sotto bombardamenti 1.500
Id. morti in Europa per altre cause di guerra 7.000
Id. morti in Cina per altre cause di guerra 7.500
Totale 28.000
Perdite complessive 50.000
Fonte: voce Demography of the war, Oxford companion of the Second World War,
OUP, Oxford 1995.
Altre conseguenze demografiche della seconda
guerra mondiale
Ind.Import 100,00 110,08 138,46 119,48 144,77 165,65 174,71
.
Ind.Esport. 100,00 125,49 160,17 255,10 410,20 455,32 308,35
Lend- 19,88 56,53 67,27 69,76 39,08
lease/
esportazio
ni
Lend- 56,86 87,29 91,59 96,05 68,11
lease/
saldo
comm.
L’erogazione degli aiuti USA durante la seconda
guerra mondiale
Nel concedere aiuti ai paesi impegnati nella guerra contro Germania
e Italia l’amministrazione Roosevelt è vincolata da 2 leggi, frutto
del forte isolazionismo che caratterizza il Congresso. Sono
(1) il Johnson Act varato a metà anni 20 per vietare crediti a chi non
avesse rimborsato i debiti della prima guerra mondiale;
(2) i Neutrality Acts varati nel 1936-37 per impedire il
coinvolgimento degli USA in guerre. Stabiliscono che eventuali
forniture a paesi belligeranti devono essere fatte sulla base del
pagamento in contanti; e vietano l’impiego di navi americane nel
trasporto.
La grave situazione della Gran Bretagna che si profila dal
maggio 1940 fa auspicare a Roosevelt il superamento delle
limitazioni poste dal Congresso.
Nel marzo 1941, dopo un approfondito dibattito parlamentare
che serve a far accogliere il principio dell’appoggio economico ai
nemici dell’Asse, è approvato il Lend lease Act. Il presidente può
fornire mezzi ritenuti indispensabili allo sforzo di guerra;
valuterà a sua discrezione a quali condizioni finanziarie.
Varata la legge, il Dipartimento di Stato cerca di scambiare
forniture contro basi militari (specie in Centro America).
Gli aiuti lend-lease degli USA agli alleati, importi
mensili tra il gennaio 1943 e il giugno 1945 e
valore cumulativo dal marzo 1941 [mln. $].
Aiuti lend lease, genn. 1943-giu.1945
1.800 45.000
1.400 35.000
1.200 30.000
1.000 25.000
800 20.000
600 15.000
400 10.000
200 5.000
0 0
La tenuta della produzione tedesca di armamenti
fino all’ultima fase della guerra. Indice della
produzione di armamenti, 1° bimestre 1942=100
Carri
Produz. Armi arm Aerei Muniz.
totale
Distribuzione % per
regione
Africa 0 15 12 14 15 15
Asia 0 38 40 38 43 37
Europa 81 20 12 12 9 16
America Latina 19 22 28 24 26 25
Medio Oriente-Nord Africa 0 5 7 11 7 7
Prestiti della Banca mondiale,1946-95: ripartizione
per settore e tipo di credito in %
Distribuzione % per
settore 1946-49 1950-59 1960-69 1970-79 1980-89 1990-95
Agricoltura 0 4 13 28 24 16
Finanza e industria 2 13 12 16 18 11
Infrastrutture (a) 21 61 64 36 29 24
Sociale (b) 0 0 4 13 15 26
Altro (c) 76 22 8 8 15 24
Distribuzione % tipo di
prest.
Programmi e aggiustamenti
(d) 76 21 6 5 18 20
Investimenti specifici 2 53 67 56 46 60
Altro (e) 0 2 11 17 16 80
Legenda della tab. sui prestiti della Banca
mondiale, 1946-1995.
Importi
1948 4,300
1949 (30.4-30.6) 1,150
1949-1950 4,300
1950-1951 2,700
Totale 12,400
Di cui all’ Europa 93,0%
All’Unione Europea dei pagamenti 2,8%
A paesi orientali 4,2%
I crediti accordati dall’ERP, 3.4.1948-3.4.1951
[$ 000]: ripartizione merceologica, valore e
quota percentuale
%
Materie prime per l’industria 5.032.119 45,35
Alimentari e prodotti agricoli 4.884627 44,02
Noli oceanici 725.829 6,54
Servizi tecnici 47.334 0,43
Unione europea dei 350.000 3,15
pagamenti
Conto ECA prepagato 56.000 0,05
Totale 11.095.919 99,54
I crediti accordati dall’ERP, 3.4.1948-
3.4.1951 [$ 000]: ripartizione per paese
UK 2.703.049 25,29 Norvegia 218.659 2,05
UK 5,2 7,5
Compensazioni
multilaterali 20,0
prorogate 12,6
.
Bilancia dei pagamenti degli Stati Uniti, 1950-1974.
Valori correnti in mld $.
Fonte:André Gauthier, L'economia mondiale dal 1945 a oggi, Bologna, Mulino, 1998, p. 80.
L’evoluzione della bilancia dei pagamenti USA negli
anni ’60 e l’esigenza di aumentare la liquidità
internazionale limitando il rischio di conversione dei $
Nella prima metà degli anni 1960 la bilancia commerciale USA
non costituisce un problema serio.
Le fonti maggiori di preoccupazione sono le spese dello stato al
l’estero, prevalentemente per esigenze militari, e i movimenti
di capitale privato.
Gli USA però attraggono dall’estero fondi a breve termine. Così
la loro posizione è riequilibrata. Parte del fabbisogno europeo di
capitali investiti a lungo termine proviene dagli USA, sotto
forma di acquisto di titoli a interesse fisso (obbligazioni, titoli
pubblici) o come investimenti diretti, dal momento che il
mercato finanziario statunitense è in parte significativa
interessato a questo tipo di impieghi.
In Europa invece è rilevante la preferenza per impieghi liquidi.
Trasferire capitali a breve sul mercato finanziario USA soddisfa
questa esigenza e attribuisce alle istituzioni finanziarie
americane il ruolo di banchieri del mondo: prendono a prestito a
breve e prestano a lungo termine.
É una situazione rischiosa. Il rischio può essere limitato creando
liquidità. Oppure rivalutando l’oro. Se ne parla già sotto
Eisenhower, ma Kennedy teme le conseguenze inflazioniste.
La ricerca di soluzioni alternative all’intervento del
Fmi da parte degli USA negli anni ’60
Fonte:A. Gauthier, L'economia mondiale dal 1945 a oggi, Bologna, 1998, p 77.
L’aumento dell’inflazione nel quarto di secolo
di intenso sviluppo. Spiegazioni in conflitto o
complementari
Per i fautori della teoria monetarista che va aumentando la sua influenza
negli anni 1960-70 l’inflazione è il frutto di una crescita eccessiva della
liquidità. Per evitarla bisognerebbe regolare abilmente l’incremento di
offerta di liquidità. Corollario: è vitale in particolare controllare con
rigore la spesa pubblica come specifica responsabile di spinte
inflazioniste.
Per gli economisti influenzati da J.M.Keynes l’inflazione è il risultato di
uno squilibrio fra offerta e domanda; cioè una domanda da parte di
imprese e famiglie superiore alla disponibilità di risorse. Va corretta con
misure che modifichino il livello dei redditi e quello dell’offerta (sul
breve periodo, per es., importando di più; su tempi più lunghi
aumentando la produzione e il reddito).
Le rigidezze nella ripartizione del reddito fra detentori del capitale e
lavoratori dipendenti possono alimentare l’inflazione.
Inflazione deriva anche da tendenza all’aumento dei costi di produzione
associati all’aumento dei prezzi dei prodotti di base e
dall’appesantimento degli oneri salariali e sociali sulle imprese.
La dimensione e il carattere delle imprese influisce sulla loro capacità di
controllare lo scarto fra costi e prezzi.
I cicli di trattative del GATT, 1947-1967
Il Kennedy Round comporta l’impegno di ridurre i dazi industriali CEE, USA, UK e Giappone del 35% in 5
anni (1.1.1972). Adozione di un codice antidumping da parte di 19 paesi. Restano molti ostacoli
extratariffari. L’amministrazione Nixon crea una nuova situazione imponendo 10% sulle importazioni.
Fonte:A. Gauthier, L'economia mondiale dal 1945 a oggi, Bologna, 1998, p 81.
La crescita dell’integrazione economica internazionale.
% delle esportazioni sul Pil [prezzi 1990], 1950-1992
1950 1973 1992
Francia 7,7 15,4 22,9
Germania 6,2 23,8 32,6
Olanda 12,5 41,7 55,3
UK 11,4 14,0 21,4
Totale Europa occidentale 9,4 20,9 29,7
Spagna 1,6 5,0 13,4
URSS/Russia 1,3 3,8 5,1
Australia 9,1 11,2 16,9
Canada 13,0 19,9 27,2
USA 3 5,0 8,2
Totale America Latina 6,2 4,6 6,2
Cina 1,9 1,1 2,3
India 2,6 2,0 1,7
Indonesia 3,3 5,0 7,4
Giappone 2,3 7,9 12,4
Corea 1,0 8,2 17,8
Taiwan 2,5 10,2 34,4
Tailandia 7,0 4,5 11,4
Totale Asia 2,3 4,4 7,2
Mondo 7,0 11,2 13,5
Valori delle esportazioni di 56 paesi a
prezzi correnti, in $, 1870-1992
1870 1913 1929 1950 1973 1992
Valori assoluti
Paesi europei industrializzati 2.841 9.352 13.186 19.439 243.830 1.549.810
Paesi extraeuropei di recente
insediamento 571 3.295 7.149 15.484 109.996 634.586
Paesi europei del sud 154 338 910 1.027 11.944 127.472
Paesi dell'Europa orientale 259 1.025 1.944 4.113 47.066 98.704
Paesi dell'America latina 218 1.236 2.328 4.866 19.926 109.690
Paesi dell'Asia 439 1.802 3.929 4.823 61.631 679.543
Paesi dell'Africa 86 560 993 2.824 14.921 52.512
Totale 4.568 17.608 30.439 52.576 509.314 3.252.317
Indice 100 385 666 1.151 11.150 71.198
Valore di esp. mondiali in mln. $ 1990 56.247 236.330 334.408 375.765 1.797.199 3.785.619
Indice id. 100 420 595 668 3.195 6.730
Fonte: A. Maddison, L'économie mondiale 1820-1992. Analyse et Statistiques, OCDE, Paris, 1995, pp.152-
252,257.
Ripartizione percentuale delle esportazioni di
56 paesi a prezzi correnti, in $, 1870-1992
Paesi europei del sud 3,37 1,92 2,99 1,95 2,35 3,92
Fonte: A. Maddison, L'économie mondiale 1820-1992. Analyse et Statistiques, OCDE, Paris, 1995, pp.152-
252, 257.
Distribuzione per zone del commercio mondiale
(esportazioni), 1950, 1970, 1980
Fonte: H. van der Wee, Prosperity and upheaval, Harmondsworth, 1986, p. 263.
Distribuzione geografica delle esportazioni
mondiali di manufatti, in percentuale, 1963-
1976
1963 1973 1976 1963 1973 1976
Canada 2,61 4,16 3,32 Brazile 0,05 0,35 0,41
USA 17,24 12,58 13,55 Messico 0,17 0,64 0,51
Giappone 5,98 9,92 11,38 Jugoslavia 0,40 0,55 0,60
Francia 6,99 7,26 7,41 Hong Kong 0,76 1,05 1,15
Repubb.Fed. Tedesca 15,53 16,98 15,81 Corea del Sud 0,05 0,78 1,20
Italia 4,73 5,30 5,49 Taiwan 0,16 1,04 1,23
UK 11,14 7,00 6,59 Singapore 0,38 0,46 0,52
Tot. paesi recente
Spagna 0,28 0,92 1,07 sviluppo 2,59 6,29 7,12
Altri paesi in via di
Portogallo 1,30 0,35 0,21 svil. 2,70 2,34 1,55
Grecia 0,04 0,15 0,22 Blocco orientale 13,35 10,00 9,65
Altri paesi OCSE 15,65 17,63 17,71 Totale mondiale 100,0 100,00 100,0
Totale OCSE 80,49 82,25 82,76
Fonte: H. van der wee, Prosperity and upheaval, cit. Le cifre relative ai prodotti agricoli si riferiscono anche ai minerali nel 1953-58
Composizione merceologica delle esportazioni mondiali
(% del totale), 1950-1980
Cambiamenti strutturali nei flussi
commerciali internazionali e riflessi sul
sistema dei pagamenti tra anni ’60 e ‘70
Il commercio internazionale è aumentato più
velocemente della produzione mondiale: il valore delle
esportazioni di 56 paesi, in $ 1990, quintuplica fra 1950
e 1973; fra 1973 e 1992 raddoppia; tra 1950 e 1992 il
valore è più che decuplicato.
Cambia la composizione merceologica. Nel 1955 i
manufatti rappresentavano il 49,2% delle esportazioni
mondiali; 11,1% erano i combustibili e il 38,4% gli
alimentari e le materie prime. Nel 1973 le proporzioni
erano 61,5, 19,4 e ancora 19,4.
Cambia di conseguenza anche la ripartizione geografica
dei flussi commerciali.
Chi ha ampi saldi attivi teme di importare inflazione. I
produttori di combustibili (specie petrolio) concentrano
dal 1974 abbondanti disponibilità di valuta, da usare per
impieghi finanziari.
La svolta degli anni 1970: l’instabilità dei cambi (1)
Fonte:A. Gauthier, L'economia mondiale dal 1945 a oggi, Bologna, 1998, p. 89.
La svalutazione del $ e l’abbandono dei cambi fissi:
gli obiettivi dell’amministrazione Nixon e il
fallimento dei tentativi di riforma a causa
dell’irrigidimento USA
L’amministrazione repubblicana USA sceglie di revocare la
convertibilità aurea del $ per aumentare i propri margini di
manovra nella gestione della politica monetaria, in relazione a
(1) un alto livello di spesa pubblica militare; (2) alle esigenze di
un’onerosa riqualificazione del sistema industriale in calo di
produttività e competitività; (3) all’intenzione di stimolare la
ripresa delle esportazioni grazie a un cambio svalutato e (4) di
limitare le importazioni. (5) Le restrizioni all’esportazione di
capitali, inoltre, ostacolavano gli investimenti all’estero. La
decisione è unilaterale. La posizione USA è forte,
istituzionalmente, perché il paese ha di fatto diritto di veto nel
Fmi. In particolare può bloccare l’emissione dei diritti speciali di
prelievo con cui si spera di rimediare alla contraddizione fra
bisogno di incrementare la liquidità internazionale e crescente
inaffidabilità del $.
Per circa 2 anni e mezzo si tenta di elaborare una riforma del
sistema di pagamenti che allarghi i margini di fluttuazione
rendendo il sistema di pagamenti più flessibile, pur tenendo in
considerazione le preoccupazioni dei molti paesi ostili a cambi
liberamente fluttuanti. Nel 1973 il sistema di cambi quasi fissi
introdotto da Bretton Woods è formalmente abbandonato.
Le reazioni europee alla svalutazione del $ e alla sua
fluttuazione: l’accordo di Basilea del marzo 1972 e la
difficoltà di mantenere un’area valutaria europea
Bilancia commerciale
OCSE 8,2 -57,0 -143,0
Paesi in via di sviluppo -7,5 -124,0 -154,0
Trasferimenti privati
OCSE -9,7 71,0 85,0
Paesi in via di sviluppo -5,5 -47,0 -63,0
Trasferimenti pubblici
OCSE -8,2 -68,0 -69,0
Paesi in via di sviluppo -6,0 41,0 35,0
Bilancia corrente
OCSE 9,5 -54,0 -126,0
Paesi in via di sviluppo -7,0 -130,0 -182,0
Fonte:A. Gauthier, L'economia mondiale dal 1945 a oggi, Bologna, 1998, p. 101.
Aumento dei prezzi al consumo nei maggiori paesi
OCSE, 1967-1992: tassi medi annui e tassi massimi e
minimi
Fonte:A. Gauthier, L'economia mondiale dal 1945 a oggi, Bologna, 1998, p. 110.
Il rallentamento dell’inflazione dopo il 1983
Dal 1983 l’inflazione nei paesi OCSE rallenta nettamente. Germania e
Giappone sono i paesi in cui l’aumento dei prezzi è più limitato; entro la
fine del decennio 1980 anche la Francia riesce a limitarlo. Gli scarti tra i
tassi di incremento dei diversi paesi si attenuano.
Paul Volcker, presidente della Fed, tra 1979 e 1982 adotta una politica di
restrizione monetaria. I grandi paesi industrializzati applicano
programmi imperniati sulla lotta all’inflazione.
La riduzione del tasso d’inflazione è agevolata dalla caduta del prezzo
del petrolio. La contrazione della domanda di petrolio genera un surplus
di produzione di grezzo e costringe l’OPEC a calare il prezzo ufficiale del
barile da $ 34 a $ 29. Tanto più che si sono sviluppati nuovi centri di
produzione che non aderiscono all’Organizzazione. Si cercano fonti
energetiche alternative.
L’OPEC è resa più fragile dalla guerra tra Iran e Iraq (1980-1988) e
dall’invasione irakena del Kuweit (1990) e l’acutizzarsi del conflitto di
orientamenti tra Arabia Saudita, Algeria e Nigeria. Risulta impossibile
limitare la produzione. Nel 1985 l’Arabia saudita decide di aumentare la
propria produzione; entro il luglio 1986 il barile è a $ 7: in termini reali
vale la metà degli anni 1950. Nell’estate 1990 il petrolio valeva
sostanzialmente come prima dell’ottobre 1973 in termini reali.
Incrementi medi annuali dei prezzi al
consumo nei maggiori paesi OCSE, 1981-
1994
Fonte:A. Gauthier, L'economia mondiale dal 1945 a oggi, Bologna, 1998, p. 110.
Dall’inflazione al rischio della deflazione.
Conseguenze delle politiche di stabilizzazione avviate
nel 1974-1975.
Fonte:A. Gauthier, L'economia mondiale dal 1945 a oggi, Bologna, 1998, p. 107.
La disoccupazione nei paesi OCSE in
percentuale della popolazione attiva, 1967-
1994
Fonte:A. Gauthier, L'economia mondiale dal 1945 a oggi, Bologna, 1998, p. 106.
Sovvenzioni statali alle industrie nei paesi
OCSE, 1970-1989 per favorire la
riorganizzazione produttiva in % del Pil
Fonte:A. Gauthier, L'economia mondiale dal 1945 a oggi, Bologna, 1998, p. 117.
Riorganizzazione finanziaria delle imprese e modifica dei
sistemi finanziari nazionali tra anni ’70 e ’80 (1)
Francia 55 79 72 46 76 98
Germania 41 72 65 32 62 77
Italia 37 64 65 35 67 81
UK 72 73 68 63 67 79
Irlanda 36 41 67 29 41 78
Spagna 25 52 52 21 46 64
Fonte: Angus Maddison, The World Economy, Paris, OECD, 2006, p. 132,
Europa occidentale e USA: convergenza di
produttività e Pil pro capite, 1950-1998
Occupazione in % popolazione Ore di lavoro per unità pop.