Sei sulla pagina 1di 14

LA SCUOLA ELEATICA

ZENONE
Zenone in difesa di Parmenide
o Zenone era un allievo di Parmenide, vissuto a Elea nel V secolo
a. C.
o Come filosofo, si impegnò a difendere la posizione monista del
suo maestro.
o Per difendere la tesi parmenidea secondo cui “tutto è uno”,
contro l’esistenza della
molteplicità e del movimento.
o Per farlo, usava il metodo della dimostrazione per assurdo:
assumere come vera la
tesi degli avversari per poi mostrare le illogiche conseguenze alle
quali esse
conducevano.
I PARADOSSI
• I paradossi di Zenone
Zenone ha formulato una serie di celebri paradossi contro il
movimento cioè un argomento che entra in conflitto con
l’opinione comune. Secondo il primo paradosso di Zenone, un
corpo che debba percorrere la distanza che
separa A da B non potrà farlo, perché dovrà prima passare per il
punto medio C, ma
prima ancora per il medio D… e così via all’infinito.
o Il secondo paradosso mostra come Achille pié veloce non
riuscirà mai a raggiungere una tartaruga in una gara di corsa, se
le concede all’inizio anche solo un piccolo vantaggio.
o Il terzo paradosso mostra come una freccia che sembra muoversi
in aria dopo essere
stata scoccata, in realtà sia perfettamente immobile.
L'INVENTORE DELLA
DIALETTICA
• Zenone inventore della dialettica.
Secondo Aristotele, Zenone ha inventato la dialettica.
La dialettica è l’arte di argomentare, di discutere difendendo una
tesi e cercando di confutare quella dell’interlocutore.
Anche se Zenone non ha prodotto una teoria della dialettica, l’ha
senz’altro utilizzata e ha contribuito alla sua diffusione.
Parmenide
« ... Orbene io ti dirò, e tu ascolta accuratamente il discorso, quali sono le vie di ricerca che sole sono da pensare: l'una che "è" e che non è possibile che non sia, e questo è il
sentiero della Persuasione (infatti segue la Verità), l'altra che "non è" e che è necessario che non sia, e io ti dico che questo è un sentiero del tutto inaccessibile: infatti non
potresti avere cognizione di ciò che non è (poiché non è possibile), né potresti esprimerlo. ... Infatti lo stesso è pensare ed essere  »

(Parmenide, da Il poema sulla natura, o Della natura)


Vita

Parmenide (515 a.C.- 450 a.C. ) nacque in


Magna Grecia, ad Elea (Velia in epoca
romana), da una famiglia aristocratica.

Della sua vita si hanno poche notizie.

Fu probabilmente discepolo di Senofane.

Dai suoi concittadini sarebbe stato


chiamato a redigere le leggi della sua
città.

Ad Elea fondò inoltre una scuola, insieme


al suo discepolo prediletto Zenone.

Platone nel Parmenide riferisce di un


viaggio che negli anni della vecchiaia
Parmenide intraprese alla volta di Atene,
dove conobbe Socrate da giovane col
quale ebbe una vivace discussione.
Poema sulla natura
L'unica opera di Parmenide è il poema in esametri
intitolato Poema sulla natura , di cui alcune parti sono
citate da Simplicio in De coelo (De cœlo 556, 25) e nei
suoi commenti alla Fisica aristotelica (In Aristotelis
Physica commentaria), da Sesto Empirico (Adversus
mathematicus, libro VII) e da altri scrittori antichi.
Di tale poema ci sono giunti ad oggi diciannove
frammenti, alcuni dei quali allo stato di puro stralcio, che
comprendono un Proemio e una trattazione in due parti:
La via della Verità e La via dell'Opinione; di
quest'ultima abbiamo solo pochi versi.
L’Essere

Parmenide sostiene che la molteplicità e i mutamenti del mondo


fisico sono illusori, e afferma la realtà dell'Essere: immutabile,
ingenerato, finito, immortale, unico, omogeneo, immobile, eterno.

La narrazione si snoda intorno ad un suo viaggio immaginario


verso la dimora della dea Dike (dea della Giustizia) la quale lo
condurrà al «cuore inconcusso della ben rotonda verità».

Secondo alcuni, la splendida donna rappresenterà d'ora in poi il


significato della filosofia. La dea mostra al filosofo la via
dell'opinione, che conduce all'apparenza e all'inganno, e la via
della verità che conduce alla sapienza e all'Essere (τὸ εἶναι, tò
èinai).
L’essere è ...

Pur non specificando cosa sia questo essere,


Parmenide è il filosofo che per primo ne mette a tema
esplicitamente il concetto; su di esso egli esprime
soltanto una lapidaria formula, la più antica
testimonianza in materia, secondo la quale «l'essere è,
e non può non essere», «il non-essere non è, e non
può essere»:
Con queste parole Parmenide intende affermare che
niente si crea dal niente, e nulla può essere distrutto
nel nulla.

I cambiamenti e le trasformazioni a cui è soggetta la


natura, tali per cui alcune realtà nascono, altre
scompaiono, secondo Parmenide non hanno
semplicemente motivo di esistere, essendo pura
illusione.

La vera natura del mondo, il vero essere della realtà, è


statico e immobile.
A tali affermazioni Parmenide giunge promuovendo per la prima volta un pensiero
basato non più su spiegazioni mitologiche del cosmo, ma su un metodo
razionale, servendosi in particolare del principio di non-contraddizione, da cui si
traggono le seguenti conclusioni:

L'Essere è immobile perché se si muovesse sarebbe soggetto al divenire, e


quindi ora sarebbe, ora non sarebbe.

L'Essere è Uno perché non possono esserci due Esseri: se uno è l'essere, l'altro
non sarebbe il primo, e sarebbe quindi non-essere. Allo stesso modo per cui, se
A è l'essere, e B è diverso da A, allora B non è: qualcosa che non sia Essere non
può essere, per definizione.

L'Essere è eterno perché non può esserci un momento in cui non è più, o non è
ancora: se l'essere fosse solo per un certo periodo di tempo, a un certo
momento non sarebbe, e si avrebbe contraddizione.

L'Essere è dunque ingenerato e immortale, poiché in caso contrario


implicherebbe il non essere: la nascita significherebbe essere, ma anche non
essere prima di nascere; e la morte significherebbe non essere, ovvero essere
solo fino a un certo momento.

L'Essere è indivisibile, perché altrimenti richiederebbe la presenza del non-


essere come elemento separatore.
Parmenide paragona l'Essere a una sfera perfetta, sempre uguale a
sé stessa nello spazio e nel tempo, chiusa e finita (per gli
antichi greci il finito era sinonimo di perfezione). La sfera è infatti
l'unico solido geometrico che non ha differenze al suo interno, ed
è uguale dovunque la si guardi

Fuori dell'Essere non può esistere nulla, perché il non-essere,


secondo logica, non è, per sua stessa definizione.

Il divenire attestato dai sensi, secondo cui gli enti ora sono e ora
non sono, è una mera illusione (che appare ma in realtà non è). La
vera conoscenza dunque non deriva dai sensi, ma nasce dalla
ragione.

«Non c'è nulla di errato nell'intelletto che prima non sia stato
negli erranti sensi» è la frase che d’ora in poi sarà attribuita a
Parmenide.
Identità di Essere e pensiero

Il pensiero è dunque la via maestra per cogliere la verità


dell'Essere: «ed è lo stesso il pensare e pensare che è.

Giacché senza l'essere ... non troverai il pensare», a


indicare come l'Essere si trovi nel pensiero.

Pensare il nulla è difatti impossibile, il pensiero è


necessariamente pensiero dell'essere.

Di conseguenza, poiché è sempre l'essere a muovere il


pensiero, la pensabilità di qualcosa dimostra l'esistenza
dell'oggetto pensato.
La Doxa

Come nasce l'errore dei sensi ?

Parmenide si limita ad affermare che gli uomini


si lasciano guidare dall'opinione (δόξα, doxa),
anziché dalla verità, ossia giudicano la realtà in
base all'apparenza, secondo procedimenti
illogici.

L'errore in definitiva è una semplice illusione, e


dunque, in quanto non esiste, non si può trovargli
una ragione.

Compito del filosofo è unicamente quello di


rivelare la nuda verità dell'Essere nascosta sotto
la superficie degli inganni.

Potrebbero piacerti anche