Sei sulla pagina 1di 46

“ … la

grande
Madre
Natura
temette di
morire
con lui …
1. La vita di Raffaello Sanzio

•Nasce a il 28 marzo 1483 a


Urbino, città dove si formerà
in bottega, a stretto contatto
con la corte dei Montefeltro
•Su raccomandazione di
Giovanna Feltrìa della Rovere, si
stabilisce a Firenze, dove
entrerà in contatto con Leonardo
e Michelangelo
•Si trasferisce, poi, a Roma,
dove si compie definitivamente
la sua maturazione artistica
•Muore prematuramente a Roma
il 6 aprile del 1520 mentre
progettava la realizzazione di
un’opera di rilievo della città. 2
1. La vita di Raffaello Sanzio
Il Tebaldeo scrisse di lui:

“ Qui giace quel Raffaello da cui,


vivo, la grande Madre Natura
temette d’esser vinta e quando morì,
temette di morire con lui.”

Vasari descrisse Raffaello come


pieno di doti e ricco delle “più rare
virtù dell’animo accompagnate da
tanta grazia, studio, bellezza,
modestia ed ottimi costumi.”

Alexandre-Evariste Fragonard, Raffaello aggiusta la posa della


sua modella, 1820, Olio su Tela, Grasse, Villa-Musée Jean-H3 onoré
Fragonard
2. Raffaello, Studio su due teste di Apostoli e delle
1. Raffaello, San Giorgio e il drago, 105. Penna e loro mani, 1520. Matita nera con rialzi di bianco
tracce di matita nera su carta bianca, 26,6x7 cm, su carta preparata grigia, tracce di spolvero.
Galleria degli Uffizi, Firenze Oxfor4d, Ashmolean Museum of Art and
•L’influenza di Leonardo è riferita
soprattutto al disegno di San
Giorgio e il Drago, di chiara
ispirazione
all’incompiuta
leonardiana.

•Importante utilizzo del


tratteggio nella coda e nella
testa del cavallo

•Volto leonardiano di San


Giorgio

•Drago
Realismo,
dallasoprattutto
volumetrianel mantello
di
solida e sicura 3. Raffaello, San Giorgio e il drago, 1505. Penna e
San Giorgio tracce di matita su carta bianca, 26,6x7 cm,
Firenz5e, Galleria degli Uffizi.
•Opera che ci introduce alla pratica,
seguita dagli allievi e dalla bottega di
Raffaello, del cartone ausiliario, di
solito utilizzato per parti del corpo
possibili di pentimenti

•Altissimo grado di finitezza


delle volumetrie delle parti del
corpo

•Forti modulazioni chiaroscurali

•Tratteggi che delineano le


volumetrie, calcati a matita

•Forti segni di matita nelle


barbe e ciocche di capelli 4. Raffaello, Studio di due teste di Apostoli e delle loro
•Opera destinata alla mani, 1520. Matita nera con rialzi di bianco su carta
“Trasfigurazione” preparata grigia, tracce di spolvero. Oxford, Ashm6olean
Museum.
5. Raffaello, Disegno di San Giorgio e Il Drago, 6. Raffaello, San Giorgio e il drago, 1520. Olio su
1505. Penna e tracce di matita su carta bianca. tavola, 31x27 cm. Parigi, Museo del Louvre. 7
Firenze, Galleria degli Uffizi.
LO SPOSALIZIO DELLA VERGINE
Lo Sposalizio della Vergine è una pala d’altare che Raffaello dipinse, a 21 anni, per la cappella
di San Giuseppe nella chiesa di San Francesco a Città di Castello e che ora si trova a Brera dal
1805. Il Sommo Sacerdote  al centro del dipinto tiene la mano destra di San Giuseppe e di
Maria. I due sposi sono in piedi ai lati dell’officiante. A sinistra, San Giuseppe offre un anello
a Maria che porge la mano. San Giuseppe è vestito con un lungo e sobrio abito blu scuro con
un mantello giallo arancio. I suoi capelli sono corti e scendono sul collo. Sul mento cresce
poca barba e la fisionomia è quella di un uomo maturo. Inoltre, con la mano sinistra, regge
un ramoscello fiorito.
La Vergine ha un aspetto molto giovane. I capelli sono raccolti da una acconciatura modesta.
Inoltre, un nastro trasparente è avvolto sulla nuca. Maria indossa un abito rosso, bordato di
blu e scollato che arriva fino ai suoi piedi. Un mantello blu scuro avvolge quasi tutta la figura.
Il sacerdote, invece, veste un ampio abito cerimoniale con decorazioni dorate. Il suo viso
anziano è incorniciato da una lunga barba suddivisa in due parti.
A destra, un ragazzo spezza un ramoscello contro il ginocchio. Inoltre, altri quattro giovani
dietro a Giuseppe portano dei sottili ramoscelli secchi. A sinistra, invece, cinque ragazze
accompagnano Maria. Sono abbigliate con vesti cinquecentesche. Infine, sul fondo, al
centro, si erge un tempio classico a pianta centrale. Il peristilio è composto da sottili colonne
che reggono archi a tutto sesto. L’edificio poggia su una gradinata che lo innalza. L’ingresso
frontale apre sull’infinito. Alcuni gruppi di persone, sono disposti a destra e a sinistra. Sotto il
colonnato circolare si nota una figura isolata a sinistra e due figure a destra. Ai lati del
dipinto si apre il paesaggio. 8
Ne lo Sposalizio della Vergine, soprattutto rispetto alle architetture, la bellezza ideale si
manifesta come amore per i rapporti geometrici ordinati. È un modo per ricordare la
struttura universale armonica e la perfezione divina.
Il dipinto di Raffaello rappresenta un episodio dei vangeli apocrifi. Infatti, dell’evento non si
trova notizia nei quattro vangeli canonici. La narrazione si concentra sulla figura della giovane
Maria che visse la sua adolescenza nel tempio di Gerusalemme. La giovane si era distinta
grazie alla sua bravura nel ricamo. Venne, quindi, il tempo del matrimonio. Maria non riusciva
a scegliere uno sposo tra i pretendenti. Così, in suo aiuto, il Sommo Sacerdote distribuì ad
ogni giovane un ramo in attesa di un segno divino. Il ramo che fiorì fu quello di Giuseppe, il
più anziano tra i ragazzi.
In realtà, nel racconto non viene specificata la sua età spesso interpretata dagli artisti come
molto avanzata. Raffaello lo raffigurò, infatti, come un giovane uomo, non come un vecchio.
Gli altri ragazzi mostrano i loro rami privi di vita. Il giovane sulla destra rompe il suo contro il
ginocchio. Il centro prospettico si trova al centro delle porte del tempio che danno sul
paesaggio. Simbolicamente, la prospettiva si apre, quindi, verso l’infinito.

9
Raffaello nel dipingere Lo sposalizio si
dimostra ormai pienamente autonomo
rispetto al suo maestro Perugino. Infatti,
non imita più la natura, ma crea, un
modello perfetto che va oltre la realtà.
Raffaello è, quindi, artefice del bello ideale.
I personaggi che Raffaello dipinse
rappresentano una mediazione tra lo studio
della natura e i modelli classici che il pittore
studiò attentamente. Nella costruzione del
tempio e dello spazio prospettico Raffaello
utilizzò invece gli studi degli architetti del
Quattrocento, quali Leon Battista Alberti.
Le posizioni dei personaggi sono
particolarmente eleganti come di
tradizione per i quadri di Raffaello. Inoltre,
le vesti sono morbide, avvolgono i corpi
modellandoli e ricadono con eleganti
panneggi. Infine, i volti sono ideali, come in
tutti i lavori di Raffaello, e quasi
perfettamente ovali.

10
MADONNA DEL PRATO
La scena che Raffaello ci propone vede protagonisti la Vergine Maria, Gesù Bambino e
San Giovanni Battista (anch’esso bambino). Lo schema che i personaggi formano è
piramidale, dove Maria è la punta di quest’ultima; l’ambiente che li circonda è un
bellissimo ambiente naturale, con una breve traccia in fondo a sinistra, di qualche
costruzione urbana.
Gesù Bambino si appoggia alle gambe della madre mentre cerca di tenersi in piedi, e
sembra che stia muovendo i primi passi come un qualsiasi altro neonato. Il cugino San
Giovanni si inginocchia, mostrando rispetto davanti al Salvatore, ed entrambi giocano
con la croce, tipico simbolo della Passione di Cristo e del suo infausto futuro.
Molto interessanti sono le espressioni dei protagonisti, e soprattutto quella di Maria,
che tradizionalmente conscia del tragico futuro di Gesù, viene rappresentata sempre
pensierosa e triste, mentre in questo caso è serena ed apprezza questo piccolo
momento di divertimento di suo figlio. Le vesti di Maria sono molto interessanti: il
colore rosso difatti rappresenta la Passione di Cristo, mentre il blu la Chiesa, e
simbolicamente quindi indica l’unione tra questi due elementi; è da tenere in
considerazione anche la posizione della Vergine, il cui busto è ruotato verso destra,
mentre con la testa e lo sguardo si rivolge verso i due bambini che giocano, come se
precedentemente fosse voltata altrove.
Il richiamo alle opere di Leonardo da Vinci all’interno di questo quadro è ovvio,
soprattutto per la composizione della scena. Alle spalle dei tre personaggi è possibile
scrutare un papavero rosso che spicca rispetto a tutto il resto dell’ambiente, e questo è
11
solo un altro elemento che allude alla Passione di Cristo.
12
Pala baglioni
Sull’opera: “Pala Baglioni” o “Deposizione” o “Il trasporto di Cristo” o “La Deposizione
Borghese” è un grande pannello centrale di Raffaello Sanzio realizzato con tecnica ad olio su
tavola nel 1507, misura 184 x 176 cm. ed è custodito nella Galleria Borghese a Roma. Fu
commissionata all’artista urbinate da Atalanta Baglioni che volle dedicarla al figlio Grifonetto,
ucciso nel 1500 da alcuni membri della stessa famiglia per il controllo della signoria di Perugia.
Atlanta scelse quella tematica per rispecchiare nel dolore della Vergine il proprio dolore per la
perdita del figlio. La tavola venne collocata nella chiesa di San Francesco al Prato a Perugia,
ove vi rimase fino al 1608, anno in cui fu prelevata in gran segreto per essere inviata
direttamente a papa Paolo V. Poco dopo, lo stesso pontefice la donò al cardinale Scipione
Borghese, suo nipote. Raffaello dedicò alla realizzazione di questo polittico, e soprattutto al
pannello centrale, sicuramente di sua mano, un lungo studio, testimoniato dai tanti disegni
preparatori, ben 16, che sono arrivati fino a noi e che oggi sono conservati tra l’Ashmolean
Museum di Oxford, il British Museum di Londra, il Cabinet des Dessins del Louvre e il
Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi. Il pannello centrale della Pala Baglioni con la
scena del Trasporto di Cristo al sepolcro presenta una serie di personaggi divisi in due
gruppi. In primo piano, verso sinistra, due uomini, uno un po’ più maturo con la barba (forse
Giuseppe di Arimatea) e l’altro molto giovane, stanno trasportando il corpo di cristo, deposto
dalla croce, verso il sepolcro il cui ingresso a gradini si scorge al margine sinistro della tavola.

13
Attorno al corpo di Gesù si stringono altre tre persone, tra cui un efebico San Giovanni a
sinistra, un uomo di età avanzata al centro (che potrebbe essere Nicodemo, oppure San
Pietro, in genere assente nelle Deposizioni ma qui identificabile per i colori delle vesti, verde
e giallo, tipici della sua iconografia) e una Maria Maddalena affranta e con i capelli
scompigliati, che prende la mano dell’amato Messia. Nicodemo (o Pietro) guarda verso lo
spettatore, al fine di coinvolgerlo emotivamente. A destra della scena, Maria sviene, sorretta
da tre giovani donne. L’intesità drammatica delle espressioni, non prive di una certa caricata
teatralità, rivela che Raffaello puntava al superamento definitivo della tradizione umbro-
toscana in cui si era formato, e dell’insegnamento di Perugino in particolare, in una intensa
ricerca di sintesi tra il perfetto equilibrio d’impostazione classica e la manifestazione dei moti
dell’anima, secondo la definizione di Leonardo, ossia dei sentimenti e degli stati
d’animo. Sullo sfondo, a destra in alto, si scorge il monte Calvario con le tre croci,
desolatamente vuote, ancora issate. Al centro, si distende un sereno paesaggio collinare, con
un castello, uno specchio d’acqua e lontane montagne azzurrine, velate di foschia, dipinte
con la tecnica dello sfumato e della prospettiva aerea che Raffaello aveva imparato
da Leonardo da Vinci. Il giovane in primo piano, bellissimo in volto e baldanzoso nel corpo,
teso all’indietro per sostenere il peso del cadavere, da sempre è la figura più celebrata della
scena. Assai amato dalla critica ottocentesca, è stato identificato con quel Grifonetto cui la
tradizione voleva dedicata la pala d’altare. Anche nel volto della Maddalena qualcuno ha
proposto di riconoscere le sembianze di Zenobia Sforza, moglie di Grifonetto. Maria
ritrarrebbe, invece, Atalanta Baglioni. Queste ipotesi, tuttavia, sono prive di un concreto
fondamento.
14
15
Stanze vaticane

Le Stanze di Raffaello, conosciute anche come Stanze Vaticane, sono quattro


sale che fanno parte dei Musei Vaticani a Roma. Prendono il nome dal
grande pittore urbinate che le ha affrescate con i suoi allievi.
Fu Papa Giulio II a commissionare a inizio '500 i lavori delle quattro stanze a
Raffaello dopo essere rimasto deluso dai lavori di diversi altri artisti come il
Perugino.
Raffaello cominciò i lavori nel 1508 e proseguì fino alla sua morte nel 1520. Il
lavoro venne portato a termine nel 1524 dai suoi allievi e da Giulio Romano,
grande artista collaboratore di Raffaello.
Le quattro stanze sono: Stanza della Segnatura, Stanza di Eliodoro, 
Stanza dell'Incendio di Borgo, Sala di Costantino.

16
1
7

STANZA DELLA SEGNATURA


In questa stanza si riuniva il Tribunale più importante della
Santa Sede, Segnatura Gratiae et Iustitiae, da cui la sala
prese il nome.
In questa stanza dove viveva Giulio II si possono ammirare
gli affreschi più famosi di Raffaello.
Nella volta della Stanza della Segnatura sono raffigurati i
quattro rami del sapere: Teologia, Filosofia, Giustizia e
Poesia. Nelle pareti sono rappresentate le tre massime
categorie dello spirito umano: il Vero, il Bene e il Bello. La
Scuola di Atene dipinta da Raffaello Sanzio celebra il
sapere umano e la conquista del bello. Papa Giulio II
incaricò il maestro di rappresentare una scena ambientata
nel mondo classico per indicare le radici della civiltà
romana.
La lunetta che raffigura La scuola di Atene rappresenta un grande edificio classico. In primo
piano Raffaello dipinse un pavimento decorato con quadrati regolari. Su di esso si innalza
una gradinata e da questa alcune architetture classiche con archi, soffitti a botte decorati
con lacunari e nicchie contenenti statue. Sotto le nicchie sono dipinti dei bassorilievi classici.
Gli edifici creano una scenografia simmetrica con al centro uno sfondamento verso il cielo
azzurro attraversato da nuvole bianche.
Nella scena vi sono scienziati e intellettuali contemporanei a Raffaello e appartenenti al
mondo classico. I protagonisti dipinti al centro contro il cielo sono i filosofi Platone e
Aristotele. Platone ha un braccio alzato e con una mano indica il cielo. Si tratta di un
riferimento al mondo delle idee che furono l’oggetto del suo studio. Aristotele invece ha il
braccio alzato di fronte a sé e il palmo della mano rivolto verso il basso. Con questo gesto il
filosofo indica il suo interesse per l’esperienza e la natura.
18
1
9

STANZA DI ELIODORO
La Stanza di Eliodoro era utilizzata da Giulio II per le
udienze private.
Gli affreschi di questa stanza riflettono il momento
di difficoltà del periodo in cui l'esercito pontificio
aveva appena perso Bologna ad opera dei francesi e
si sentiva minacciato dalle potenze straniere.
Raffaello dipinse nelle pareti quattro episodi
biblici: Cacciata di Eliodoro dal tempio, la Messa di
Bolsena, la Liberazione di San Pietro e l'Incontro di
Leone Magno con Attila.
La Liberazione di San Pietro è un affresco di Raffaello Sanzio realizzato tra il 1513 e il
1514. L'affresco è suddiviso in tre momenti del racconto che trae spunto dagli Atti degli
Apostoli. Al centro dell'affresco Raffaello pone la figura di San Pietro, addormentato in catene
dietro una grata. Qui appare l'angelo inviato da Dio per liberarlo. A destra nella seconda scena
viene descritta la miracolosa fuga del santo che viene condotto fuori dal carcere mentre i
soldati di guardia giacciono misteriosamente addormentati. A sinistra la terza scena quella
della scoperta della fuga di San Pietro dove alcuni soldati si agitano al chiarore della luna.

L'affresco è una delle opere più famose di Raffaello, per l'uso della luce fatto dall'artista in
questa scena notturna. Sono presenti infatti quattro tipi diversi di luce: la luna, che illumina la
scena a sinistra e  si riflette sulle armature dei soldati; la fiaccola, con il suo riverbero fluttuante
e la luce divina che avvolge l'apparizione dell'angelo nel riquadro centrale; e infine c'è la luce
20
della finestra sottostante che si somma alla luce dell'angelo.
2
1

STANZA DELL'INCENDIO DI BORGO


Questa sala deve il nome all'incendio che divampò
nell'anno 847 nel quartiere antistante la basilica di
S. Pietro ed era la sala da pranzo papale.
Quando Raffaello arriva ad affrescarla, Giulio II è
ormai morto e il nuovo Papa Leone X decise di fargli
dipingere scene legate ai vari pontefici che avevano
avuto il suo stesso nome: Leone III e Leone IV.
Buona parte degli affreschi di questa stanza venne
sviluppata dagli allievi di Raffaello perché il Maestro
era impegnato da altre commissioni Papali come
gli arazzi della Sistina.
2
2

SALA DI COSTANTINO
La sala di Costantino venne affrescata dagli allievi di
Raffaello che riuscì prima della sua morte solamente
a disegnare i cartoni.
Gli affreschi sono dedicati alla vita di Costantino e
rappresentano, in maniera simbolica, la vittoria della
Chiesa sul paganesimo.
Costantino fu il primo imperatore romano a
riconoscere ufficialmente la religione cristiana
concedendo la libertà di culto. Sulle pareti della sala
sono raccontati 4 episodi della vita di Costantino.
Ritratto di Leone X con due cardinali

L’opera venne realizzata per rappresentare il Papa Leone X alle nozze


del nipote Lorenzo, il quale era Duca di Urbino, che si univa in
matrimonio con una donna nobile francese chiamata Madeleine de La
Tour d’Auvergne. L’opera successivamente venne spostata all’interno
del Palazzo dei Medici, sempre visibile alla nobile
famiglia. Differentemente dalla tradizione, Raffaello sceglie di realizzare
questo ritratto con il Papa in diagonale, mentre quest’ultimo non si
trova in posa ma sta leggendo un codice miniato, e per apprezzarne al
meglio i dettagli sta utilizzando una lente di ingrandimento. Il rosso e le
sue varianti dominano l’intera composizione, e l’atmosfera di
tranquillità mista al forte prestigio papale hanno reso quest’opera un
vero capolavoro.

23
 Il Papa è al centro della composizione, abbigliato con
una veste di velluto finemente decorata, mentre si
trova seduto ad un tavolo su cui vi è un drappo rosso,
dipinto con un colore leggermente più chiaro e che
risalta di più. Aguzzando la vista, è possibile notare che
sul pomello della sedia su cui si trova il Papa, vi
è riflesso il resto della stanza.​ Accanto al libro si trova
anche una campanella che il Papa utilizza di solito per
richiamare la servitù per qualsiasi eventualità. La
campana ed il libro finemente decorati alludono al
forte interesse da parte di Leone X all’arte e alla sua
attività di mecenate e difensore degli artisti. Gli altri
due soggetti sono due cardinali cugini, ovvero
Giulio de’ Medici, (a sinistra del Papa) e Luigi de’ Rossi
(a destra); stando agli ultimi studi effettuati sull’opera,
sembra che queste due figure siano state aggiunte in
un secondo momento, e probabilmente sono state
realizzate non dallo stesso Raffaello ma anche da un
suo aiutante, Giulio Romano. Le tre figure sono
connesse tra di loro per mezzo della gestualità,
ed infatti Luigi de’ Rossi tocca lo schienale del Papa,
mentre Giulio de’ Medici è molto vicino al pontefice;
se da una parte i tre soggetti sono collegati
fisicamente, i loro sguardi invece sono rivolti 24 in tre
direzioni diverse.
Cappella Chigi

REALIZZAZIONE: 1513 - 1514
La Cappella Chigi è la seconda cappella della navata
sinistra nella basilica di Santa Maria del Popolo a
Roma. Venne disegnata da Raffaello Sanzio che fornì
cartoni e schizzi di tutte le decorazioni al banchiere
senese Agostino Chigi che aveva commissionato
l'opera.

È costituita da uno spazio cubico chiuso da una cupola


decorata a cassettoni dorati e mosaici con Dio Padre
circondato dalle allegorie del Sole e gli altri pianeti.

Gli affreschi tra le finestre con Storie della genesi e i


pennacchi con le Stagioni sono di Salviati (1550),
mentre sull’altare è la bellissima Nascita della
Vergine di Sebastiano del Piombo e dello stesso
Salviati.

Completano la pregevole decorazione le sculture di


Lorenzetto (Giona ed Elia), le tombe piramidali dei
Chigi e le sculture del secolo seguente di Bernini
(Daniele e il leone e Abacuc e l’angelo), che mise mano
anche all’architettura della cappella per il futuro Papa
Alessandro VII.

25
Fu commissionata a Raffaello nel 1517 dal Cardinale Giulio II De'
Medici (Papa Clemente VII dal 1523 al 1534). L'opera non fu finita.
È stato costruito circa la metà dell'impianto pensato

Villa Madama dall'architetto e che possiamo immaginare guardando il disegno


di Antonio da Sangallo il Giovane, oggi conservato al Gabinetto
Disegni e Stampe degli Uffizi di Firenze.  Raffaello la progettò con
riferimenti alle ville di Plinio il Giovane, di cui trovò notizie e
lunghe descrizioni nelle lettere che egli scriveva agli amici.
26
• Il costruito: alcuni spazi abitativi, la loggia che da sul giardino
chiuso e la peschiera. La metà costruita del cortile circolare che da
a Sud-Ovest ne costituisce oggi la facciata.
• Le funzioni dovevano essere disposte attorno a cortili, giardini,
porticati e su più livelli, seguendo gli andamenti del terreno.
•  Luoghi di svago: le terme, il teatro con accorgimenti di geometria
solare e l'ippodromo, con stalle per 400 cavalli.

27
28
29
La loggia è decorata a stucchi e grottesche.
Le grottesche sono un particolare tipo di
decorazione pittorica parietale che affonda
le sue radici nella pittura romana di epoca
augustea e che fu riscoperto e reso
popolare a partire dalla fine del
Quattrocento. La decorazione a grottesca è
caratterizzata dalla raffigurazione di esseri
ibridi e mostruosi, chimere, spesso ritratte
quali figurine esili ed estrose, che si
fondono in decorazioni geometriche e
naturalistiche, strutturate in maniera
simmetrica, su uno sfondo in genere
bianco o comunque monocromo.

30
Lettera a Leone X
La Lettera a papa Leone X, fu scritta nel 1519
da Raffaello e Baldassarre Castiglione, il raffinato
autore del Cortegiano, sul tema della tutela e dello
studio degli edifici antichi.  La premessa al
documento è rintracciabile nei fatti avvenuti qualche
anno prima: nell'estate del 1515, infatti, Leone X
nomina Raffaello præfectus marmorum et lapidum
omnium. Nella prima parte Raffaello esalta la
grandezza del passato, dichiara le proprie
competenze in ambito architettonico e invita il
pontefice a intervenire per garantire la tutela dei
monumenti antichi, da salvare dal degrado. Nella
seconda invece si concentra su questione più
tecniche, introducendo anche la descrizione di uno
strumento per la misurazione degli edifici antichi di
sua invenzione. La lettera, pubblicata alla fine del
Settecento, una volta riconosciuto l'autore in
Raffaello, diventa il punto di partenza per la
legislazione adottata successivamente dagli Stati
europei per la protezione del patrimonio artistico e
culturale. Erede ultimo di questa tradizione è
l'articolo 9 della nostra Costituzione".

31
Trasfigurazione
Prima di realizzare questo immenso capolavoro
rappresentante la trasfigurazione di Cristo,
Raffaello decide di studiare a fondo le fonti alle
quali deve ispirarsi; così, dopo un attento studio
decide di riprendere alcuni particolari dal
Vangelo di Matteo ed altri dal Vangelo di Marco.
Dal primo decide di riprendere la descrizione di
Cristo che sta ascendendo al cielo e sotto di lui
Pietro, Giacomo e Giovanni che sono accecati
dall’aura celestiale che avvolge il Signore; da
Marco, invece, riprende la storia degli Apostoli
che non riescono a curare un ragazzo posseduto
dal demonio e sanno che solo con il ritorno di
Cristo il giovane può essere curato.

Dimensioni: 405 x 278 cm


Dove si trova: Pinacoteca
vaticana, Città del Vaticano
Guarda con attenzione il quadro: nella parte superiore del dipinto c’è Cristo che sta
ascendendo al cielo, esattamente sopra al Monte Tabor (dove secondo le fonti sarebbe
avvenuta la trasfigurazione di Gesù) ed ai suoi lati ci sono Mosé ed Elia, 2 importanti profeti. Se
sposti la tua attenzione sulla sinistra, puoi notare 2 persone inginocchiate: si tratta di san
Giusto e Pastore, due santi la cui ricorrenza cade il 6 Agosto, lo stesso giorno della
Trasfigurazione; questi, oltre a condividere il giorno con l’importante ascesa di Cristo, sono
anche i patroni della cattedrale di Narbona, esattamente il luogo dove il quadro di Raffaello
sarebbe dovuto essere esposto. Guardando da sinistra a destra, nella parte alta della scena ci
sono Giacomo, Pietro e Giovanni, i quali sono anche i rappresentanti della fede, della speranza
e dell’amore, ed anche i colori dei loro vestiti sembrano favorire questa identificazione (infatti
sono abbigliati di colori accesi come il blu, giallo, verde e rosso). Per completare il commento
alla trasfigurazione di Gesù realizzata da Raffaello, devi sapere che nella sezione inferiore del
quadro, l’artista rappresenta alcuni degli Apostoli che stanno cercando di liberare il ragazzo
dalla possessione del demonio, ma sembra che non riescano ad avere la meglio.
Quando tutto sembra perduto, però, arriva Gesù e la situazione si ribalta: il ragazzo ormai allo
stremo delle forze, ha la bocca aperta ed il demone sta finalmente abbandonando il suo corpo.

33
Il vero centro delle 2 storie che Raffaello dipinge è il potere curativo e salvifico di
Cristo. L’artista, da grande perfezionista quale è, decide di aggiungere un piccolo, interessante
particolare: infatti, in basso a sinistra c’è l’evangelista Matteo (altri invece ritengono che si
tratti di Sant’Andrea) che sta guardando, quasi impaurito, la donna al centro del quadro,
quella che sta trattenendo il ragazzo indemoniato. Potrebbe trattarsi della mamma del
ragazzo, o forse di una sua parente, ma c’è qualcosa che non va.
Si vede subito che ha qualcosa di differente dagli altri personaggi del quadro, quasi come se
Raffaello voglia che guardassimo con attenzione questa donna. E in effetti, qualcosa c’è: la
donna, infatti, ha la stessa posizione (speculare, se vogliamo essere precisi) di un uomo
distante dal grande gruppo presente nell’affresco La cacciata di Eliodoro dal Tempio, un altro
capolavoro di Raffaello.
In questa posizione centrale,  la misteriosa donna funge da “ponte” tra la famiglia del ragazzo
ed il grande gruppo di Apostoli che cerca di gestire la situazione.
C’è anche un’altra cosa che non mi convince.
Sembra quasi che nessuno si sia accorto della presenza di questa signora, e guardando
l’espressione di Matteo, sembra quasi che abbia visto un fantasma! L’andamento sinuoso del
suo corpo non è nuovo alla storia dell’arte, ed infatti ha un nome ben specifico: “figura
serpentinata” (o a forma di serpente); Raffaello, molto probabilmente l’ha vista per la prima
volta nella Leda ed il cigno di Leonardo da Vinci ed ha deciso di riutilizzarla, come se fosse un
omaggio. Inoltre puoi vedere che il giovane biondo assomiglia molto a Filippo nell’Ultima
Cena, l’uomo più anziano è Andrea, Simone invece è quello dietro Andrea; poi c’è anche
Giuda Taddeo che sta guardando Simone e nel frattempo indica il ragazzo. Alcuni esperti
ritengono che l’apostolo che si trova all’estrema sinistra della scena possa essere Giuda
34
Iscariota, ma molti non sono convinti di questa identificazione.
SIMBOLOGIA

Devi sapere che questo lavoro nasconde diversi


significati che possono essere compresi soltanto
dopo un’attenta analisi. Turner ha notato che le
figure principali in questa Trasfigurazione formano
una piramide, alla cui punta c’è Cristo e all’interno di
questa figura ci sono tanti piccoli triangoli. Adesso
guarda in basso a sinistra del quadro. Hai notato che
c’è una piccola pozzanghera, quasi invisibile? So che
è difficile, ma se guardi con molta attenzione puoi
notare che nello specchio d’acqua c’è il riflesso della
luna.
Ai tempi di Raffaello, l’epilessia da cui è affetto il
ragazzo (che abbiamo definito fino ad ora
“indemoniato”) non era compresa, anzi, si pensava
che avesse a che fare con la luna: infatti era
chiamata morbus lunaticus, spesso fraintesa al
punto da definirla una sorta di possessione dal
demonio. Dato che la scienza era ancora molto
lontana dal trovare una spiegazione plausibile, la
gente del tempo, non comprendendo la natura
dell’epilessia, temevano che fosse effettivamente il
demonio ad impadronirsi delle povere vittime, e così
credevano che solo il rogo potesse salvarli.

35
36
37
38
39
40
41
42
43
44
45
46

Potrebbero piacerti anche