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REGIONE
Sinaugura oggi a Terni la mostra a palazzo Primavera. Ricreato lambiente storico dello statista
Marchesa Florenzi
ivalutata in campo filosofico da Benedetto Croce e Giovanni Gentile, la donna pi dotta dItalia, come taluno troppo entusiasticamente la chiam, ravennate dorigine e perugina dadozione, ha avuto un ruolo significativo nelle vicende risorgimentali. Marianna Florenzi Waddington, cos firmava le sue pubblicazioni e cos veniva comunemente chiamata dal nome del primo e del secondo marito (Ettore Florenzi ed Evelyn Waddington), era nata il 9 novembre del 1802 a Ravenna dal conte Pietro
Baccinetti e dalla contessa Laura Rossi. Compiuti i suoi primi studi letterari nella terra natale, nel 1819, ancora giovanissima, and in sposa al maturo marchese Florenzi di Perugia, ed proprio a Perugia che ella continu la sua formazione seguendo, nellAteneo cittadino, le lezioni di fisica e di chimica tenute da Sebastiano Purgotti e da Braccio Salvatori. Il suo salotto divenne presto punto dincontro per alcuni tra i pi importanti uomini di cultura dellambiente perugino e anche dellItalia centrale. Frequent gli ambienti della nobilt romana nei quali, nel 1821, conobbe il futuro
Ludovico I di Baviera. Da questincontro nacque un rapporto dintima amicizia ma anche di intesa intellettuale che durer, per pi di quaranta anni, fino alla morte del re e sar scandito anche da una fittissima corrispondenza. La marchesa, nel 1827, comp un primo viaggio a Monaco, la citt di Ludovico, entrando in contatto con i salotti e gli ambienti culturali tedeschi e iniziando a sensibilizzarsi alla cultura filosofica idealistica che nella citt aveva in quegli anni uno dei suoi pi illustri rappresentanti, Friedrich W. J. Schelling il cui pensiero la Nostra elesse a proprio privilegiato punto
di riferimento. Spinta da questi interessi filosofici, nel 1842, comp un viaggio a Parigi per assistere alle lezioni dei pi importanti esponenti delleclettismo, tra i quali Victor Cousin. Fu in questoccasione che conobbe Terenzio Mamiani, esule in quella citt per motivi politici. Pubblic le sue opere filosofiche tra il 43 e il 68, non rinunciando a tenere i contatti, diretti e indiretti, con i pi grandi ingegni filosofici italiani dellepoca, da Antonio Rosmini a Vincenzo Gioberti, agli esponenti della vivace colonia del neohegelismo napoletano, dai quali fu ascritta, unica donna,
allAccademia di Scienze morali e politiche di Napoli. Si preoccup, comunque, di mantenere i contatti con lestero: in Germania, in Francia e in Inghilterra con viaggi - del gennaio-luglio del 62 un viaggio a Londra e Parigi - e contatti epistolari. Mor a Firenze il 15 aprile del 1870, senza poter vedere completamente realizzato il sogno dellItalia unita. La vita della marchesa fu scandita anche da interessi politici che, se pur ben caratterizzati fin dallinizio non furono, tuttavia, privi di ondeggiamenti e ripensamenti e perfino di macchiati da qualche episodio inquietante. Di certo fu di sentimenti liberali, che la portarono ad assumere un atteggiamento risolutamente critico nei confronti del potere temporale dei papi e a sposare la causa risorgimentale. Gi negli anni della Restaurazione, ma soprattutto durante i moti del 30-31, le idee e gli atteggiamenti politici della marchesa erano pervasi da sentimenti di insofferente ribellione nei confronti della restaurazione, di eccitati entusiasmi per le prospettive rivoluzionarie, di fervide aspettative per lagognata realizzazione della nazione italiana. In quegli anni la sua dimora a Perugia divenne prezioso punto di riferimento per gli insorti umbri, marchigiani e romagnoli il che, come era prevedibile, procur a lei e alla sua famiglia, da parte della polizia pontificia a Perugia, fastidi e perfino accuse di complicit e connivenze con i
rivoluzionari. Dopo lamara delusione per il triste epilogo dei moti del 30-31, segue un lungo periodo di silenzio sulle problematiche civili e politiche. Quando a met negli anni 40 il movimento rivoluzionario riesplose la Florenzi torn ad occuparsi di politica, ma questa volta con ladesione ad una posizione moderata imperniata attorno allidea di monarchia costituzionale. Il moderatismo di questi anni, dopo lallarme del 48, spinse la Florenzi a farsi interprete della paura dei rossi e, in Alcune considerazioni sopra il socialismo e il comunismo del 50, a ridurre in fatto naturale le differenziazioni di classe e a ipotizzare soluzioni per le disuguaglianze sociali in termini di mera filantropia. Negli anni successivi la Florenzi approd a posizioni sempre pi conservatrici. Emblematico di questa progressiva chiusura un episodio del 1854: temendo una congiura nei confronti del marito Evelyn, si fece delatrice portando cos allarresto di parecchi patrioti. Il gesto provoc rabbia e rancore in molti ambienti perugini e lesclusione, mal digerita dalla marchesa, da ogni funzione di pubblica rilevanza. Le cronache di quegli anni, comunque, raccontano il suo adoperarsi affinch ai frati dellAbbazia di Montecorona non fossero confiscati i beni dalle nuove autorit politiche. Anche questo segno di un nuovo sentire o di una generosa apertura da parte di colei che era stata da sempre ferocemente avversa al potere temporale della Chiesa.
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