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Le migliori menti al servizio di Obama

Anthony M. Quattrone

Il governo che il presidente eletto degli Stati Uniti, Barack Obama, sta mettendo
insieme in questi giorni vede già la presenza di 12 laureati delle più importanti ed
esclusive università americane, quelle che compongono la cosiddetta “Ivy League”.
Ci sono accademici, professori, ricercatori, e studiosi e sembra essere tornati ai tempi
di John F. Kennedy, quando il giovane presidente raggruppò attorno a se un gruppo di
collaboratori definiti in seguito, in un libro del 1972 del giornalista David Halberstam,
“the best and the brightest” (i migliori e i più brillanti).

La settimana si è aperta con le nomine che Obama ha fatto per le cariche relative alla
sicurezza nazionale degli Stati Uniti, confermando le voci trapelate durante le scorse
settimane. La senatrice di New York, Hillary Clinton, sarà il nuovo segretario di
Stato, il generale dei marines ed ex comandante supremo alleato in Europa, James
Jones, sarà il consigliere per la sicurezza nazionale, mentre il repubblicano Robert
Gates, l’attuale ministro della difesa del governo Bush, rimarrà al suo posto, almeno
per i prossimi sedici mesi. Obama ha anche nominato un’accademica, esperta per la
sicurezza nazionale, Susan Rice, come ambasciatrice americana presso l’Onu, la
governatrice dell’Arizona, Janet Napolitano, alla sicurezza interna, e il procuratore
Eric Holder alla giustizia. La composizione della squadra della sicurezza nazionale di
Obama sembrerebbe indicare un ritorno al ruolo primario della diplomazia nella
politica estera americana, senza ridurre, tuttavia, l’importanza della forza militare.

Le forti personalità e la provata esperienza dei collaboratori scelti dal presidente eletto
sembrerebbero dimostrare che Obama preferisca persone che hanno grandi capacità
intellettuali, piuttosto che persone che dimostrano una fedeltà assoluta al capo.
Obama non vuole che nel suo governo vada avanti la prassi del “group think”, dove
un gruppo di collaboratori, apparentemente intenti ad assecondare i desideri del capo,
si auto-convincono che una politica o una scelta sia giusta, anche a fronte
d’informazioni obiettive che ne sfidano la correttezza. Secondo molti osservatori
americani, la scelta di Kennedy di invadere Cuba nel 1961 fu la conseguenza diretta
del group think, dove le voci dissenzienti, fra i collaboratori del presidente, riguardo
alla strategia da adottare nei confronti di Fidel Castro, si auto-censurarono dando
priorità al pensiero del gruppo. Il disastro dell’invasione della Baia dei Porci
nell’aprile 1961 probabilmente poteva essere evitato se le analisi prodotte
dall’intelligence e dal mondo accademico americano a proposito della popolarità di
Castro fossero state portate alla conoscenza del presidente. L’invasione non scatenò
la rivolta popolare contro Castro, bensì, fu respinta anche grazie al sostegno che i
castristi ebbero dalla popolazione.

Se Obama da un lato vorrà proteggersi dal problema del group think, dall’altro dovrà
essere attento affinché la presenza di tante belle menti nel suo governo non crei la
presunzione e l’arroganza di avere le risposte a tutti i problemi. Kennedy si fidò dei
“best and the brightest” nel suo governo, i quali finirono per trascinare l’America
degli anni sessanta nella giungla vietnamita, come racconta criticamente Halberstam
nel suo libro. Alcuni osservatori sono preoccupati che tante forti personalità
all’interno del governo potrebbero creare dissensi ingovernabili, tali da creare una
paralisi nell’operato dell’esecutivo.

Le scelte che Obama ha fatto la settimana scorsa per la sua squadra economica, come
quelle che ha fatto per la sicurezza nazionale questa settimana, dimostrano che se il
presidente eletto ha effettivamente intenzione di cambiare la direzione in cui sta
andando il paese, lo farà in un modo graduale e basandosi sui migliori esperti. Dalle
scelte fatte fino ad ora, Obama sta già smentendo coloro che in campagna elettorale
spargevano paure di “socialismo” in campo economico, e quelle relative ad una sua
presunta ingenuità nel campo della sicurezza nazionale.

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