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- Napoli - Centro Storico Santa Chiara & dintorni.

Si tratta di una delle pi antiche citt d'Europa, il cui tessuto urbano contemporaneo conserva gli elementi della sua storia ricca di avvenimenti. I tracciati delle sue strade, la ricchezza dei suoi edifici storici caratterizzanti epoche diverse conferiscono al sito un valore universale senza uguali, che ha esercitato una profonda influenza su gran parte dell'Europa e al di l dei confini di questa.
Dalla motivazione dellUNESCO del 1995 che ha dichiarato patrimonio dell'umanit il Centro Storico di Napoli.

comitatocentrostoriconapoli

Contatti: mail: comitatocentrostorico@ymail.com blog: comitatocentrostorico.blogspot.it

Nel cuore di Napoli, nel centro storico pi vasto di Europa, intorno alla Basilica e
allinsula di Santa Chiara, di una delle citt pi popolose dItalia, c un enorme patrimonio di spazi che nel corso dei secoli sono passati da gestioni e usi pubblici a gestioni e usi privatizzati. Partendo da questa considerazione il Comitato Centro Storico Diritti Salute Ambiente ha iniziato ad elaborare dal 2006 alcune linee di inchiesta e di intervento su quelli che sono stati definiti spazi negati. Il rapporto con gli abitanti e il vissuto quotidiano hanno portato alla scoperta di veri e propri abusi che nel corso degli anni ha negato la fruibilit di spazi essenziali per il buon vivere e la socialit al quartiere ed ai suoi abitanti. Un costante lavoro di inchiesta, attraverso i ricordi ed i desideri degli abitanti e di indagine storica dei luoghi e del loro uso originario, hanno permesso di ricostruire una mappa ben diversa da quella che conosciamo oggi. Luoghi che hanno rappresentato per tante generazioni i posti dove trascorrere intere giornate, sono oggi negati ad adulti e bambini privandoli di ogni spazio dove esprimere il loro bisogno di socialit, la voglia di esprimersi e confrontarsi in luoghi riparati, protetti e soprattutto il cui accesso sia gratuito. Luoghi in cui immaginare un paesaggio urbano adatto alle aspirazioni di una vita. Il Comitato, da sempre ha praticato la necessit di mettere in rete le esperienze che sul territorio si battono per una vivibilit e una riqualificazione del tessuto urbano e sociale, ha incrociato le altre esperienze di cittadine e cittadini che, partendo dalle medesime considerazioni ed evidenziando le stesse criticit, intraprendono in tanti focolai uno stesso percorso di rivendicazione. Percorso che non accetta di osservare inerte il costante depauperamento dellambiente urbano, la trasformazione di questo bene comune in terra di nessuno o, peggio, in spazio negato perch degradato o affidato ad enti pubblici rapaci (Universit, Enti ecclesiastici, ASL, Poli museali, uffici pubblici e fondazioni private). Questi, oltre ad accaparrarsi beni architettonici e monumentali e gli immancabili finanziamenti per il loro restauro, rivolgono ogni loro impegno a chiuderli con recinti e muri per preservarne il valore, generando cos enormi vuoti urbani che depredano il territorio delle sue migliori risorse senza curarsi di contribuire alla vivibilit dei luoghi che condividono con i cittadini e con lumanit intera (secondo lUNESCO). In questi anni lazione del Comitato si rivolta in particolare su larea antistante alla Basilica di Santa Chiara e lo spazio verde attiguo; il giardino di San Severino e Sossio nei pressi di Largo San Marcellino; Via Santa Chiara; lex Convento di Santa Maria della Fede; Largo Banchi Nuovi e in generale tutte le aree che sono negate alla pubblica fruizione.

Larea della Basilica di Santa Chiara A partire dal 2010 il Comitato, dopo aver svolto una serie di verifiche presso gli organi
competenti (Agenzia del Territorio, uffici comunali, FEC) e riscoprendo le mappe originarie dellarea circostante la Basilica di Santa Chiara ha chiarito che quello che finora era considerato un parcheggio per le cerimonie che si svolgevano nella Basilica era ed una strada pubblica. Con la Seconda Municipalit si iniziato un percorso di interlocuzione per ristabilire luso pubblico di quel tratto di strada che restava chiuso in nome di un malcelato senso di possesso del monumento che esulava dai dichiarati criteri di protezione poich rispondente a necessit tutte privatistiche della disponibilit incondizionata dellarea peraltro incurante delle grandi partite di pallone se non in occasione delle cerimonie. Con una serie di iniziative pubbliche (incontri, dibattiti pubblici e confronti con la Municipalit) si arrivati a ridefinire e sancire che sia larea verde che il tratto di strada sono di propriet e gestione comunale. Infatti, anche larea verde adiacente viene riconosciuta come area pubblica e su di essa partita la richiesta di rendere finalmente agibile e fruibile questa preziosissima area verde. Con varie azioni di coinvolgimento della cittadinanza sono state istallate panchine e giochi autoprodotti (purtroppo spariti dopo una delle rare pulizie dello spazio da parte dei servizi comunali quanto mai approfondita!) che hanno indicato un progetto di qualificazione di unarea verde indispensabile per il quartiere per consentire a bambini e adulti di svagarsi e rilassarsi. Dopo queste iniziative anche la Municipalit si impegnata per portare avanti questo progetto fino a recuperare un finanziamento (per il momento per non ancora inserito nel bilancio comunale) per realizzare i necessari lavori di recupero dello spazio incolto e non accessibile nel giardino Kuman Rosarch, dal nome del cittadino trovato morto nellagosto del 2010. La determinazione e la caparbiet hanno permesso di restituire, almeno in parte, questarea ad attivit di tipo sociale e culturale. Nel corso del tempo e ormai periodicamente il Comitato organizza nel Cortile di Santa Chiara eventi culturali e di socialit che coinvolgono centinaia di persone (Piazze dellEconomia Solidale con la presenza di produttori locali, serate di tango, proiezioni e appuntamenti di incontro tra e con i cittadini). Insieme con i cittadini restiamo vigili nellattesa che le parole e gli impegni presi dalle istituzioni comunali trovino riscontro nellinizio dei lavori per il giardino.

Il verde c ma non si vede Mentre per Santa Chiara il verde visibile altri luoghi sono resi inaccessibili ed addirittura
invisibili ai cittadini perch utilizzati in maniera privata. E il caso dei giardini dentro il complesso di San Severino e Sossio. Per molti abitanti della zona questi luoghi sono stati un rifugio per il gioco ed il riposo allombra dellagrumeto e della vegetazione che cera. Anche qui luso venne negato alluso pubblico e nascosto dalle alte mura e da un cancello in ferro. Il comitato Mamme per la citt aveva individuato la totale mancanza di spazi verdi, come uno degli elementi basilari del malessere urbano e si attivato per recuperare nel quartiere unarea di svago e ricreazione per i piccoli abitanti, al riparo dal caos del centro storico. Nel 2006 cos iniziata la battaglia del Comitato mamme per la Citt. Una raccolta di firme ha avviato liniziativa e si comincia cos a parlare della cosa e, tra i vari spazi possibili da destinare a giardini pubblici, fu un prete a segnalare uno spazio verde inutilizzato allinterno del complesso dei Santi Severino e Sossio, in via Capasso. Presumendo che la generosit dei prelati li avrebbe spinti a donare il giardino alla Municipalit per farne uno spazio aperto al pubblico attrezzato e sorvegliato si avviata una trattativa. Seguono infinite lettere, contatti, bozze di convenzioni, progetti, pulizie e mobilitazioni per giardinaggi di massa, rimozioni di amianto, manifestazioni, feste, finch due anni dopo, quando ancora non stato definito nulla, gli architetti militanti del Comitato Centro Storico Diritti Salute Ambiente scoprono che questo spazio in realt non appartiene alla chiesa, bens al FEC (Fondo per gli edifici di Culto - Ministro degli interni), unistituzione laica incaricata di gestire i beni in uso alla chiesa ma di propriet pubblica. Con la collaborazione della II Municipalit si prendono contatti direttamente con il FEC, che a sua volta si dichiara disponibile a cedere lo spazio verde alla Municipalit perch ne restituisca luso ai cittadini. Arriviamo cos al 2011, giungono gli ispettori del FEC, si indignano, scrivono, danno rassicurazioni: presto giustizia anzi giardino sar fatto! E noi il progetto gi labbiamo fatto! Ad oggi, 6 anni dopo linizio della vertenza, non ci sono risposte, n progetti concreti. E dire che esiste uno spazio verde, gi pronto, la cui propriet pubblica, che i cittadini non possono utilizzare a causa della mancanza di volont delle istituzioni che pure si erano fatte bandiera di questa battaglia quando si trattava di raccogliere voti! La battaglia dei comitati continua.

Non solo riappropriazione ma anche riqualificazione. Larea che insiste intorno ala Basilica di Santa Chiara non solo deve ritornare ad essere fruita dai
cittadini ma deve essere anche riqualificata e ritornare a svolgere funzioni sociali che sono state abbandonate. E il caso del tratto di strada che dallincrocio tra Via Benedetto Croce e Via San Sebastiano scende fino a Largo Banchi Nuovi. E la Via Santa Chiara.

La cortina muraria simbolicamente e fisicamente rappresenta una chiusura, una negazione dello spazio visivo e della possibilit di comunicare, un segno architettonico, peraltro realizzato in epoca post bellica, che esclude larea monumentale ed i suoi numerosi spazi annessi alla vita della citt e dei cittadini. Via Santa Chiara, pur essendo un braccio del plurimillenario quadrivio che si incardina nella torre campanaria della chiesa di Santa Chiara e discende fino a largo Banchi Nuovi, ridotta ad un oscuro vicolo e periferia del centro monumentale che si restringe alle sole Piazza del Ges, Via Benedetto Croce e Piazza San Domenico. In questo assetto la parte meridionale del centro antico resta isolata, ed oppressa dal crescente degrado cui corrisponde inesorabilmente lindiscriminata privatizzazione dei beni e degli spazi urbani da parte di soggetti pubblici e privati. Il degrado, le condizioni di precariet e di insicurezza, sono il pretesto per la progressiva ghettizzazione dellarea densamente popolata eppure priva di servizi ed anche dei minimi requisiti di sicurezza urbana. Il Comitato Centro Storico grazie alla competenza di alcuni suoi attivisti ha elaborato un progetto per il ridisegno della cortina muraria dellinsula di Santa Chiara ed il riuso degli annessi oggi abbandonati e fatiscenti. Una proposta di studio di fattibilit presentata congiuntamente alla municipalit ed al Centro interdipartimentale di ricerca per l'Archivio e l'interpretazione del progetto architettonico e urbanistico contemporaneo della facolt di Architettura dellateneo Federico II di Napoli. La proposta di riuso e ridisegno della quinta muraria mira a trasformare quella che attualmente una negazione in un filtro tra l'interno del complesso e la via traforando e ridimensionando le inutili e desuete altezze e, attraverso una dinamica percezione del complesso, restituendo alla citt non solo un suo patrimonio negato ma anche alla via una dovuta ariosit e salubrit. Restituendo aria, sole e luce ai suoi abitanti.

Una finalit connessa quella di rivitalizzare la via con il recupero di spazi per botteghe da destinare alle attivit artigianali che tornerebbero a popolare le tracce storiche nei portali in piperno ancora visibili. E pi in basso, negli annessi privi di valore monumentale, la collocazione di servizi ai cittadini, recuperando un valore sociale dei beni culturali nella citt. L'intervento per Santa Chiara diventa paradigma, un criterio generale di intervento nella nostra citt patrimonio dell'umanit, per costruire una nuova visione, vivibilit e finalmente riconsegnare la citt ai cittadini napoletani, un sistema per riappropriarsi di spazi e scorci comuni, ricordando che il patrimonio culturale un bene collettivo.

Guardiamo in alto. Il
campanile di Santa Chiara rappresenta uno dei monumenti pi significativi della Napoli medioevale (1338). La sua posizione baricentrica nel centro antico e la sua altezza ne fanno un punto panoramico di straordinaria importanza. Come in tante altre citt antiche il campanile rappresenta un attrattore con alto valore simbolico per la cultura e la memoria storica ed anche unopportunit per una gestione dei beni culturali che generi un ciclo economico di vantaggi urbani che valorizzi in pieno il potenziale di ricchezza e benessere delle aree urbane e non solo gli svantaggi della congestione. E stato elaborato un progetto per rendere visitabile il campanile ed i cui proventi della gestione turistica del campanile vengano vincolati alla manutenzione e gestione dei giardini e di tutta larea antistante alla chiesa.

Il futuro non solo luoghi Se, come abbiamo visto e come ben si sa, il Centro Storico
ricco di strutture e spazi che sono stati abbandonati allincuria, al degrado e molto pi spesso ad un uso privato ed escludente, ancor pi vero che il quartiere carente di spazi e strutture dove i giovani possano effettivamente sperimentare una qualsiasi disciplina sportiva. Le strutture sportive sono poche e quasi tutte a pagamento, in una citt dove non esiste una cultura pubblica dello sport e i ragazzini giocano ancora a pallone per la strada, fra passanti, cagnolini, mamme e passeggini. Ogni paese civile riconosce ai giovani il diritto alla pratica di attivit sportive in strutture organizzate, protette e gratuite. Lalternativa alla strada la creazione di luoghi autogestiti dove i giovani possano allenarsi, imparare a conoscere ed ascoltare il proprio corpo, vivere in maniera pi sana il rapporto con altri. Dalla collaborazione e interazione tra vari soggetti nasce il laboratorio/iniziativa Lo Sport, il Corpo, la Mente che si avvarr della collaborazione volontaria e gratuita di atleti ed esperti e si rivolge ai ragazzi e ragazze dagli 11 ai 14 anni, preferibilmente residenti nella zona del centro storico. Mentre una parte delle attivit si svolger allinterno dello spazio dellex mensa dellIstituto Orientale riattivata dopo sette anni di abbandono e sede dello Z.E.R.081, uno spazio occupato e autogestito, una parte prevalente vorremmo si svolgesse utilizzando le attrezzature sportive ubicate nel complesso di Santa Chiara.

Ma il nostro sguardo si rivolge anche ad unaltra struttura abbandonata.


Il convitto di Santa Maria della Fede in Via San Giovanni Maggiore Pignatelli.
Questo edificio stato uno dei tanti reclusori in cui i numerosissimi monasteri del centro antico di Napoli si trasformarono a partire dal 600. La storia recente racconta di una ristrutturazione avvenuta nel post terremoto del 1980, poi labbandono che oggi lo vede come un vuoto urbano. Pensiamo che un coinvolgimento dei cittadini per un progetto di riqualificazione che attivi tutte le risorse e le sapienze per dare risposte concrete alla mancanza di servizi sociali (asili biblioteche luoghi di aggregazione sport e cultura) possa restituire, dando vita e sostanza alla democrazia, alla partecipazione e alla condivisione, ad un progetto fattibile che impedisca operazioni speculative o ancora decenni di abbandono.

Largo Banchi Nuovi 10 Un indirizzo sconosciuto, ormai inesistente, un portone che


nascondeva quella che era stata una delle mense dove avevano mangiato decine di migliaia di studenti, e non solo, che frequentavano lUniversit di Napoli. La dismissione della mensa nella logica di smembramento dei servizi agli studenti ha chiuso sette anni fa uno spazio vivo per farne lennesimo esempio di abbandono e nullafacenza delle istituzioni. Il 17 gennaio 2011, dopo un autunno di lotte dentro e fuori lUniversit, lex mensa dellUniversit Orientale nel cuore di Largo Banchi Nuovi, viene liberata e trasformata in una zona di esperienze ribelli: Zero81! Loccupazione ha rappresentato dal primo momento una liberazione di quegli spazi chiusi da anni e anni, ne ha significato una rifunzionalizzazione socialmente efficiente e una ridefinizione di senso nelle macerie delluniversit italiana e napoletana. Zero81 un luogo liberato che vive e pulsa della forza dei tanti corpi che lo attraversano per le funzioni pi svariate, un luogo di incontro e di arricchimento, uno spaccato delluniversit che si apre e si contamina con il territorio che la circonda, che restituisce al territorio quello che per anni luniversit le ha sottratto detenendo propriet chiuse e abbandonate; un luogo che rompe i confini tra territorio ed universit connettendone saperi, esperienze, esigenze. Come Comitato abbiamo trovato la disponibilit che si offre a chi si conosce e di cui ci si fida ed abbiamo intrapreso percorsi comuni che si sono realizzati anche attraverso iniziative che, nella reciproca autonomia, sono tuttavia diventate patrimonio collettivo.

Lo Zero81 diventato aula studio, doposcuola per i bambini del quartiere, laboratorio artistico e culturale (ospita e produce proiezioni, discussioni e seminari di autoformazione, spettacoli teatrali, concerti musicali) spazio espositivo, spazio ricreativo e di socialit, spazio assembleare, sede di sportelli di assistenza legale e fiscale, sala prove per gruppi musicali, bar e mensa. E in questo percorso che, come tanti altri, il Comitato Centro Storico Diritti Salute Ambiente ha intravisto in questo spazio liberato un luogo da dove riprendere parte del cammino sulla via di una nuova prospettiva di dignit dellesistenza, di costruzione di progettualit condivisa con gli abitanti e di pratica di costruzione e difesa dei beni comuni. Per questo saremo contro tutti i tentativi di sgombero di Zero81 perch crediamo rappresenti quello in cui crediamo: democrazia, dignit, giustizia sociale e indipendenza.

Primavera 2012

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