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A.A. 2008/09
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Relatore
Prof.ssa Stefania Scaglione
Correlatore
Prof. Takeshi Tojo
Candidato
Andrea Gobbi
Indice
Introduzione 3
I. Lo stereotipo 4
1
III.4. Gli strumenti di indagine 18
III.4.1. Il questionario 19
III.4.2. La scala di Thurstone 21
III.5. Metodologia di analisi delle risposte 23
III.6. Alcune considerazioni metodologiche a posteriori 23
Conclusioni 37
Riferimenti bibliografici 40
Riferimenti web 42
Appendice 43
A.1. Il questionario 43
A.2. La scala di Thurstone 46
A.3. Campione intero: tabelle 47
A.4. Studenti di italiano: tabelle 58
A.5. Gruppo di controllo: tabelle 69
2
Introduzione
3
I. Lo stereotipo
4
posizione mascherava evidentemente la finalità politica di supportare il concetto di
Stato-nazione e i nazionalismi che ne derivarono.
La matrice innatista e evoluzionista che ha caratterizzato questo approccio nei primi
anni del ventesimo secolo ha dovuto confrontarsi con i forti cambiamenti socio-politici,
istituzionali e culturali avvenuti su scala globale, ma soprattutto negli Stati Uniti, che in
quel periodo erano il principale teatro di questi studi. Eventi quali la Grande
Depressione, il primo e il secondo conflitto mondiale e l'evoluzione della questione
razziale, in un arco di tempo di pochi decenni, contribuirono in maniera determinante a
modificare radicalmente l'approccio a queste discipline, spostandone il focus di ricerca.
Da un ottica di conflitto e di competizione tra gruppi sociali e razziali diversi, si
passò ad una impostazione ideologica orientata verso la necessità del dialogo e della
convivenza. La comunità scientifica stessa aveva vissuto e stava ancora vivendo un
processo di democratizzazione interna, accogliendo al suo interno contributi e punti di
vista che fino a quel momento non erano mai potuti emergere (Motu e Zamboni 2002:
8).
In campo psico-sociale, il focus delle ricerche si spostò sui processi mentali degli
individui, dando vita alla scuola cognitivista, che, partendo dalle intuizioni di Lippman,
sviluppò e approfondì gli studi sullo stereotipo e sul pregiudizio, dei quali ci
occuperemo più approfonditamente in seguito.
All'approccio cognitivista si affiancarono presto altre prospettive, che si
differenziavano da esso per il livello di analisi sul quale concentravano l’attenzione: se
infatti l'analisi dei processi mentali ricostruiva queste dinamiche a livello individuale,
altri contributi teorici si orientarono sulla dimensione sociale e sul modo in cui i
rapporti tra l'individuo e il gruppo contribuiscono alla formazione e al mantenimento di
stereotipi e pregiudizi (Mazzara 1997: 58 s.).
Quest’ultimo nuovo paradigma di ricerca parte dal presupposto che ciò che ci
circonda non è soltanto percepito e categorizzato individualmente, ma riceve un
significato anche mediante processi collettivi e sociali.
In questa scuola di pensiero rientrano contributi molto vari, che vanno dalla teoria
delle rappresentazioni sociali di Moscovici, al lavoro sulle “interfacce” di Bateson, fino
alle teorie costruttiviste e costruzioniste, che al loro interno hanno sviluppato a propria
volta innumerevoli correnti (Fruggeri 1998).
5
Il contributo alla definizione del concetto di stereotipo su cui si basa questa ricerca
viene principalmente dalla scuola cognitivista; a questo approccio si affianca,
integrandolo, il contributo teorico proveniente dalla teoria delle rappresentazioni sociali
(Moscovici 1981; cit. in Mucchi Faina 2006: 22).
Lo stereotipo è definito come uno strumento mentale che si origina e viene utilizzato
durante il processo di categorizzazione, passaggio ineludibile del processo percettivo, e
di per sé non connotato patologicamente. Fa parte quindi del normale modus operandi
della mente umana, rappresentando
6
- L'interpretazione rappresenta la fase finale del processo, in cui viene assegnato
un significato allo stimolo categorizzato.
Tra gli studiosi del processo percettivo, Gordon Allport (1954) ha sottolineato come
gli stereotipi abbiano origine nel processo di categorizzazione, “introducendo semplicità
e ordine là dove in realtà sono presenti una complessità e una variazione pressoché
casuale [...] aiutandoci [...] tramutando differenze sfumante in differenze ben chiare, o
creando nuove differenza là dove non ce ne sono affatto.” (Tajfel 1981 [trad. it. 1985:
212]).
Gli stereotipi sono dunque rappresentazioni cognitive che la mente umana utilizza
per suddividere ed organizzare i dati percepiti.
Tajfel, studioso della scuola cognitivista, spiega più tecnicamente come la mente
umana applichi categorie discontinue (p. es. i gruppi razziali) a dimensioni continue
(come la variazione dei tratti morfologici somatici). Così facendo, la mente tratta in
maniera analoga sia dimensioni come il peso e l'altezza, sia tratti e caratteristiche
personali come l'intelligenza, la simpatia, l'onestà, o la pigrizia. Non esiste una scala
numerata dell'intelligenza o dell'onestà, eppure la prova della presenza di queste
categorizzazioni è la produzione di enunciati come “più simpatico” o “meno onesto”,
altrimenti impossibili.
Proprio questo metodo di categorizzazione, tipico dell'uomo, influisce sul risultato
finale, la percezione. In uno dei primi studi sugli effetti della categorizzazione (Tajfel e
Wilkes, 1963), si è chiesto ai partecipanti di determinare la lunghezza di otto linee che
venivano loro mostrate, una alla volta, su fogli separati. La lunghezza delle otto linee
variava da 16,2 a 22,9 cm. A una parte dei partecipanti (gruppo di controllo) le linee
sono state presentate varie volte, in ordine casuale. Agli altri partecipanti, invece, le
quattro linee più corte sono state presentate su fogli sui quali era scritta una grossa A, e
le quattro linee più lunghe su fogli sui quali era scritta una grossa B. Le lettere A e B,
quindi, fornivano una classificazione (categorizzazione) delle linee in due gruppi: le più
corte e le più lunghe. Si è constatato che nel gruppo sperimentale le persone tendevano
a sovrastimare la differenza tra la linea meno corta del gruppo A e quella adiacente, la
meno lunga del gruppo B (differenziazione intercategoriale), e a sottostimare la
differenza tra linee adiacenti all'interno del gruppo A o del gruppo B (assimilazione
intracategoriale). I risultati di questo studio mostrano che gli elementi interni a una
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categoria sono percepiti come simili tra loro, mentre gli elementi appartenenti a
categorie differenti sono percepiti come dissimili (Mucchi Faina 2006: 19 s.).
Gli stereotipi sono dunque uno strumento di economizzazione delle risorse cognitive
(Arcuri Cadinu 1998: 72), e fanno parte del normale funzionamento della mente umana,
finché non sconfinanoverso la formazione di dicotomie esasperate, esercitando forzature
gratuite sui fatti (Tajfel 1981: 212).
8
Per quanto riguarda l'uso dello strumento della categorizzazione sociale, preferito in
questo caso ad un processo di individuazione, pare che esso sia direttamente
proporzionale all'entatività attribuita al gruppo di appartenenza dell'individuo oggetto
della nostra analisi (Hamilton e Sherman, 1996; cit. in Mucchi Faina 2006: 24): inoltre,
il genere, l'età, l'etnia e, in generale, l'aspetto esteriore sono gli elementi più salienti e
influenzanti l'”effetto primacy” (Asch 1946; cit. in Mucchi Faina 2006: 13), e; in
accezione più generale, rientrano nella dimensione nascosta, quella non-verbale, di cui
si è occupato Edward T. Hall (Hall 1966).
9
In sintesi, lo stereotipo
possiede, accanto a degli indubbi vantaggi, nei termini di economizzazione delle risorse
cognitive, anche degli effetti collaterali: quelli di rendere più povera, grossolana e semplificata
l'impressione che ci formiamo degli altri (Arcuri e Cadinu 1998: 71 s.).
10
Si tratta di conoscenza di senso comune, di una definizione condivisa e accettata
come valida da tutti, anche se non necessariamente elaborata dal gruppo stesso: diviene
evidente l'influenza dei media, considerati i potenti mezzi di comunicazione verticale a
loro disposizione.
Le rappresentazioni sociali rappresentano vera e propria conoscenza, utilizzata dalla
società per organizzare la realtà e darle un ordine per poterla gestire.
11
II. Italia e Giappone: analisi del contesto
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aumento del 3,8% rispetto ai dati dell'anno precedente. L'analisi per settori merceologici
registra poi ottimi risultati in ambiti che però non contribuiscono all'immagine
dell'Italia, come i prodotti farmaceutici (+11,9%) o i prodotti chimici inorganici
(+188,7%), mentre si registrano difficoltà i settori “stereotipici” come la moda, con una
performance definita “sottotono”, o la gioielleria, addirittura in perdita (-10,2%).
II.3. Il turismo
Dati forniti dal sito dell'ambasciata italiana a Tokyo indicano la presenza di circa
ottanta atenei giapponesi in cui è possibile studiare la lingua italiana, eventualmente con
integrazioni relative a corsi di storia, storia dell’arte, della letteratura, della cultura in
generale.
Chiaramente, lo sviluppo di dipartimenti di italianistica nelle Università giapponesi
rappresenta un dato molto significativo circa l’importanza della nostra lingua nel paese,
ma certamente essi non costituiscono l’unico o il più importante veicolo della sua
diffusione. Oltre agli studenti universitari, infatti, molte persone adulte (pensionati,
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casalinghe, impiegati) sentono il bisogno di continuare a formarsi durante il tempo
libero, in un ottica di life-long learning molto diffusa in Giappone. A questa domanda
rispondono parzialmente gli Istituti Italiani di Cultura di Tokyo e Kyoto, i comitati della
Società Dante Alighieri a Tokyo, Nagoya e Osaka, ma soprattutto una miriade di
piccole scuole private operanti su tutto l'arcipelago nipponico. Vanno infine citati i
celeberrimi corsi di lingua italiana della NHK, l'emittente televisiva e radiofonica
nazionale Giapponese. I dati a riguardo parlano di 300.000 spettatori per le trasmissioni
televisive e 160.000 ascoltatori per quelle radiofoniche. Le relative dispense disponibili
in edicola vendono 230.000 copie mensili. Queste cifre portano l'Italiano al terzo posto
come lingua più studiata in Giappone, dopo Inglese e Cinese (Benanti 2004).
Nel 1985, “La Repubblica”, parlando del “Made in Italy” in Giappone, scriveva
“Non sarà facile per l'Italia assicurarsi una fetta più consistente del mercato giapponese [...] Il
presidente dell'ICE, Giuseppe Ratti, ha posto l'accento sulla necessità, in un momento difficile
per le esportazioni italiane [...] di migliorare un interscambio attestato su livelli ancora
estremamente modesti.” (la Repubblica, 19/9/1985, p. 35).
Come è stato possibile, dunque, passare da dichiarazioni del genere al successo che
peraltro solo parzialmente è stato possibile presentare nei paragrafi precedenti?
Fabio Rambelli, professore associato alla Sapporo University, ha affrontato
l'argomento in due libri editi soltanto in Giappone, Itariateki kangaekata (1997) e
Itariateki (2005). Rambelli descrive come questo cambiamento sia avvenuto in
concomitanza con grandi cambiamenti nella società giapponese: l'avvento di un
maggiore benessere materiale e l'influenza di valori diversi da quelli tradizionali, rigidi
e puntati orientati alla produttività, con radici nel confucianesimo e in un certo
protestantesimo d'importazione. L'Italia e gli Italiani, da fannulloni inaffidabili,
diventano il faro per un Giappone che cerca ora maggiore soggettività e attenzione al
tempo libero. La moda e il design, da beni voluttuari, diventano espressione di
personalità, e l'inaffidabilità, percepita di meno come mancanza di serietà, diventa
giocosità ed allegria.
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Rambelli sostiene dunque che non si dovrebbe parlare tanto di un cambiamento
d'immagine, quanto di un “...semplice rovesciamento dei valori attribuiti ai tratti
distintivi dell'immagine precedente.” (Rambelli, 2006: 65).
Ecco dunque come l'immagine positiva che i giapponesi hanno dell'Italia non sia da
considerarsi solo il frutto di ciò che l'Italia ha da offrire, ma risulti soprattutto dovuta a
ciò che i Giapponesi ora vedono in essa.
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Dalla pagina giapponese di Wikipedia su Girolamo Panzetta – o Panzetta Girolamo,
パンシェッタ・ジローラモ, per seguire la regola nipponica sull'ordine dei nomi -
risulta che Giro-san, come è meglio conosciuto in Giappone, è un vero e proprio talento
mediatico.
Atterrato per la prima volta in Giappone nel 1988, ha iniziato accompagnando un
amico al famoso programma della TV nazionale giapponese, la NHK, in cui si
insegnava italiano (NHK 外国語会話 イタリア語会話, “le lezioni di lingua straniera
dell'NHK” - Lezioni di Italiano), e da lì ha avuto inizio il suo successo.
Il signor Panzetta ha saputo gestire molto bene la propria popolarità e, nonostante,
per sua stessa ammissione, la sua versione dell'italiano tipico sia enfatizzata, questa
sembra rispondere all'immagine dell’Italia richiesta dal pubblico giapponese.
Giro-san è considerato autorevole per tutto ciò che riguarda l'Italia e di conseguenza
compare in TV, su riviste o in radio ogniqualvolta si parla di settori tipicamente
connessi all’Italia nell’immaginario giapponese: Formula Uno, calcio, cucina, moda.
Su Wikipedia sono elencati i suoi libri di ricette e sull'Italia, le sue partecipazioni a
programmi TV e radio, spot pubblicitari, film e copertine di riviste. Secondo un
sondaggio citato dalla popolare rivista giapponese “Metropolis” (Betros, 2007: 5),
Panzetta è il secondo italiano più popolare il Giappone dopo Leonardo da Vinci.
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III. I presupposti teorico-metodologici della ricerca
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studio sistematico della lingua italiana mediante la frequenza a corsi, possieda, a seguito
di una conoscenza più precisa dell’Italia e degli Italiani, le immagini stereotipiche
qualitativamente diverse da quelle di chi non ha mai coltivato occasioni di contatto “
diretto” con la cultura e la lingua del nostro Paese.
Si provvederà poi ad investigare le radici di queste immagini condivise, ponendole a
confronto con il contesto creato dall’azione dei media e dall'attività di comunicazione e
promozione delle principali istituzioni culturali italiane operanti in Giappone.
III.3. Il campione
Il campione di informatori utilizzato per la ricerca è stato selezionato tra gli studenti
iscritti alla Kansai Gaidai University di Osaka ed è quindi caratterizzato da omogeneità
della fascia d'età di appartenenza, compresa tra i 18 e i 23 anni, e dall’omogeneità del
titolo di studio. L’entità del campione complessivo è di poco più di un centinaio di
soggetti.
Al suo interno, il campione è ulteriormente suddiviso in due gruppi: studenti che
seguono il corso di Italiano e studenti che invece che non lo seguono. Il primo gruppo è
leggermente più numeroso, contando circa settanta soggetti, mentre il secondo ne conta
circa quaranta.
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particolare la traduzione delle domande, eseguita grazie al supporto di collaboratori
madrelingua.
Sotto questo profilo, la lingua giapponese è stata casualmente d'aiuto, in quanto il
verbo giapponese Kaku (書く) traduce e veicola sia il significato di “scrivere”, sia
quello di “disegnare”, fornendo così quasi involontariamente un doppio strumento di
risposta, di cui alcuni intervistati si sono a volte avvalsi.
Lo strumento di indagine è articolato in due parti: un questionario di undici domande
ed una scala auto ancorante, costituita da un termometro dei sentimenti.
Per quanto riguarda la somministrazione, ci si è avvalsi della collaborazione di terze
persone, sempre di nazionalità giapponese, in modo da ridurre al minimo l'influenza che
la partecipazione diretta di un italiano avrebbe potuto causare.
Nel caso delle classi di Italiano, i docenti stessi hanno provveduto alla
somministrazione dei test durante le ore di lezione. Per i dati raccolti nel resto del
campus, tra gli altri studenti, ci si è invece avvalsi dell'aiuto di conoscenti.
La modalità di somministrazione dei due strumenti sono state mantenute costanti.
Essendo la scala di Thurstone composta da una lista di aggettivi riguardanti l'oggetto
di indagine, essa avrebbe potuto influenzare le risposte ai quesiti a domanda aperta,
qualora li avesse preceduti. Si è avuta quindi l'accortezza di consegnare agli informatori
prima il questionario e, solo al termine della compilazione, la seconda prova di
elicitazione.
III.4.1. Il Questionario
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Le domande 1-5 formano il corpo di indagine vero e proprio. Sono state presentate
per prime per poter contare sulla “freschezza” dello stereotipo, in modo cioè che non ci
fossero elementi indicativi dell'argomento trattato che in qualche modo preparassero
l'intervistato a fornire una risposta più “pensata”.
Si è deciso di aprire la batteria con una domanda il più generica possibile sull'Italia,
usando questo stimolo come strumento per indagare, tra tutti i possibili contenuti di un
contenitore così vasto, quali fossero i primi a salire in superficie.
Sempre mantenendo come campo di riferimento il generico “Italia”, con la seconda
domanda si è inteso indagare più a fondo l'immagine precedentemente evocata,
constatando se la prima risposta tornava in superficie, ed eventualmente registrando se a
questa venisse assegnata una valutazione positiva o negativa.
Ricalcando lo schema dei primi due quesiti, con le domande 3 e 4 si sposta il focus
dal generico “Italia” ad un più definito “Italiano”. L'idea alla base di questa struttura del
questionario è che il concetto di “Italiano” sia inscrivibile all'interno di “Italia”:
costruire le prime due domande attorno al contenitore “Italia” doveva sgomberare il
campo da eventuali stereotipi, anche forti, che potessero “inquinare” una risposta ad una
domanda troppo diretta. Se invece, chiedendo dell'Italia, si fossero ottenute direttamente
risposte riguardanti gli italiani, queste avrebbero potuto essere accettate come risposte
alle prime due domande, ed eventualmente ripetute nella terza e nella quarta.
Lo scopo della domanda 5 è di integrare le informazioni ottenute dalle risposte 3 e 4.
Si è pensato di usare il genere come strumento di stimolo all'approfondimento: essendo
quest'ultimo un attributo necessariamente presente in un individuo, ma neutro dal punto
di vista dell'influenza alle risposte, lo si è usato come elemento di ancoraggio mentale
allo stereotipo, attorno al quale raggruppare le idee e fornire più agevolmente la propria
immagine mentale di Italiano.
Il questionario si conclude con il blocco 6-11.
Il quesito 6 è volto a sondare un possibile contatto diretto dell'intervistato con l'Italia.
In caso di risposta affermativa, si procede all’analisi dell’eventualità che il contatto
diretto abbia influenzato o modificato l’immagine stereotipica dei soggetti interessati.
Con la domanda 7 ci si propone di indagare i contatti che gli intervistati possono aver
avuto con l'estero e, in generale, con culture altre, per valutarne eventuali influenze
nell'ordine di considerazioni di valore culturale. C'è in questo caso da evidenziare come
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la cultura nipponica avverta in maniera particolarmente marcata la propria identità
etnica e culturale, e tracci confini molto ben definiti tra Giapponesi e altri; si tratta di
una dicotomia di base nel modo di pensare giapponese, meglio nota come Uchi to Soto,
dove i termini contrapposti di Uchi (内), “dentro, ciò che sta all'interno”, e Soto (外),
“fuori, che è esterno”, nonostante rappresentino una distinzione sostanzialmente
riscontrabile in qualsiasi parte del mondo, sono in Giappone così fondamentali e
condivisi da influenzare fortemente i rapporti umani e sociali (Davies e Ikeno 2002: 217
ss.).
Come nella domanda 6, anche nella domanda 8 si indaga sui contatti diretti tra gli
intervistati e gli italiani. La domanda cerca inoltre di spingersi oltre il sì e il no,
cercando ulteriori dettagli sul tipo e grado di eventuale contatto.
La domanda 9, riservata ai soli studenti di Italiano, è intesa ad indagare se le
motivazioni che possono aver spinto uno studente a scegliere di studiare la lingua
italiana abbiano basi stereotipiche, e se così fosse, quali esse siano.
Con la domanda 10 ci si sposta nuovamente sul campo sondato nella domanda 1,
assumendo però un punto di vista non più individuale, ma di contesto. Oltre la prima
immagine richiamata all'intervistato al sentir parlare di “Italia”, si è cercato infatti di
capire quale fosse il contesto in cui l'Italia veniva più frequentemente presentata dai
media.
L'ultima domanda, ancora volta all'indagine del contesto in cui lo stereotipo sul quale
si indaga si è venuto a formare, richiede espressamente quali siano le fonti delle proprie
opinioni degli informatori nei confronti dell'Italia e degli italiani, per poterle poi
analizzare direttamente e valutare chi, tra i soggetti che fanno promozione culturale, o
comunque contribuiscono alla costruzione del discorso sull'Italia, abbia il maggior peso,
effettivamente plasmando questa rappresentazione sociale.
21
aderenza dell’aggettivo al concetto dato, mentre la posizione numero 11 si colloca
idealmente il più lontano possibile da questo concetto.
Attraverso l'uso di questo strumento l'intervistato è costretto a classificare tutti gli
items assegnatigli, distribuendoli lungo il continuum della scala. Ne risulta una serie di
caratteristiche che coprono teoricamente tutto l'arco del concetto preso in esame.
L'aspetto problematico principale dell'elaborazione della scala di Thurstone è la
selezione degli undici items.
Essi dovevano coprire aspetti stereotipici comunemente riconosciuti agli Italiani, e
allo stesso tempo rappresentare un'immagine abbastanza ampia in modo da dare agli
intervistati lo spazio per elaborare una propria “scala di italianità” ideale.
La scala di Thurstone utilizzata è riprodotta in appendice.
Nel processo di selezione degli items si è posto il problema di non fornire una lista
troppo sbilanciata in senso positivo o negativo; il problema era peraltro complicato dal
fatto che questi giudizi di valore, in quanto tali, sono influenzati culturalmente, e non
necessariamente una scala ben bilanciata dal punto di vista italiano lo è da quello
giapponese, e viceversa.
Così, l'essere “Emotivo” viene magari considerato una debolezza da un punto di vista
italiano, mentre potrebbe essere più frequentemente letto come un pregio da un'ottica
nipponica. Ancora, il possedere un “Carattere forte” potrebbe essere una virtù per un
italiano, mentre un Giapponese la classificherebbe con maggiore probabilità come un
difetto.
C'è inoltre da tener conto del fatto che alcune caratteristiche non hanno una
connotazione decisamente positiva o negativa, ma sono sostanzialmente neutre e
dipendono dall'opinione personale dell'intervistato. C'è chi vede l'essere “Alla moda”
come una forma di partecipazione sociale, mentre altri lo considerano solo espressione
di un'anima vanesia. Allo stesso modo, il valore che può venire assegnato all'essere
“Molto religioso” dipende solo e soltanto dalle opinioni personali dell'intervistato.
Per la selezione degli items si è quindi deciso di tenere conto di questo gap di
percezione valoriale, e di consultare a riguardo alcuni conoscenti giapponesi estranei
all'indagine, per chiedere loro un'opinione a riguardo.
In generale, la costruzione di questo strumento si è rivelata piuttosto complessa,
considerata la moltitudine di fattori che andavano ad influenzarla.
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III.5. Metodologia di analisi delle risposte
23
giustificazione di questo inconveniente, si sottolinea la scarsità del tempo a
disposizione e la sostanziale casualità dei contatti che il ricercatore è riuscito ad
instaurare con gli studenti che non frequentano corsi di italiano: in simili
condizioni, il numero di informatori raggiunto è stato il massimo possibile, ma,
certo, non ottimale.
In definitiva, nel riconoscere che i dati raccolti non hanno nessuna pretesa di
rappresentatività, di esaustività o di autorevolezza nel campo della ricerca socio-
culturale, si ritiene tuttavia che essi possano essere eventualmente utilizzati come
base di riferimento per ulteriori e più accurate indagini future.
24
IV. Analisi dei dati
IV.1. Le risposte al questionario1
Cibo: 54%
Turismo: 13%
Calcio: 12%
Moda: 8%
Espressioni artistiche: 4%
Reminiscenze scolastiche: 3%
Personaggi famosi: 3%
Altro: 3%
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Analizzando i dati disaggregati per ciascuno dei due gruppi di cui si compone il
campione non si notano variazioni sostanziali dell'immagine evocata.
2) Sempre pensando all'Italia, dimmi una cosa positiva e una negativa che ti viene in
mente.
Chiedendo non più soltanto un immagine, ma l'espressione di un giudizio di valore,
lo scenario si fa più interessante. Partendo dalla descrizione del lato positivo dell'Italia,
e considerato il numero considerevole di elementi emersi, ancora una volta si è scelto di
aggregare i dati in categorie, che sono:
Cibo: 25,6%
Italia bella: 25,6%
Italiani belli: 17,4%
Gente amichevole e allegra: 12,4%
Patrimonio culturale: 9,1%
Qualità della vita: 4,2%
Altro: 4,1%
Nessuna risposta: 1,6%
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Passando al lato negativo, si notano subito due elementi interessanti.
Il primo è rappresentato dalla forte differenza percentuale tra un paio di risposte che,
senza bisogno di aggregarle, raccolgono numeri consistenti, e una moltitudine di altri
elementi considerati negativi, caratterizzati da una frammentarietà tale da non
consentire loro di superare, se non di poco, il 5%.
Il secondo elemento di rilevanza è il fatto che, chiedendo agli intervistati quali siano
secondo loro i lati negativi dell'Italia, le prime due risposte ottenute sono “niente di
particolare” (27%), o addirittura, nel 20% dei casi, “nessuna risposta”.
Anche se per correttezza e chiarezza, si è deciso di tenere separate queste due
modalità di risposta (in questo caso si è ritenuto infatti che la non risposta equivalesse
implicitamente ad affermare una mancanza di immagine negativa), è evidente come in
pratica la quasi metà degli intervistati dichiari di non avere uno stereotipo negativo del
nostro Paese, o perlomeno non ne abbia uno tale da emergere immediatamente.
Ad una percentuale così schiacciante di risposte negative a questa domanda vanno
poi ad aggiungersi le risposte rimanenti. Solo altre due risposte raccolgono una
percentuale a doppia cifra: “gli scippi” (14%) e “una cattiva situazione socio-
politica” (10%). Il resto delle risposte si frantuma in percentuali minori, che per la
maggior parte si attestano sull’1-2%. In valore assoluto, questo significa la menzione da
parte di una singola persona, limite di un campione piuttosto piccolo.
È peraltro da segnalare il caso di una risposta secondo la quale il lato negativo
dell'Italia stava nel fatto che il cibo non viene servito decorato, che, se da un lato
riconferma l'attenzione del Giappone per l’estetica, dall’altro continua a mettere in
evidenza l'assenza di una critica forte verso l'Italia.
Ad una lettura così positiva di queste risposte, si potrebbe obiettare che, considerata
la cultura degli intervistati, essi potrebbero non aver voluto esporsi nel dare risposte
negative, cercando insomma di “essere cortesi” con l'Italia, anche in virtù di una loro
predisposizione culturale ad essere ossequiosi e ad evitare il conflitto. A questa
potenziale critica si risponde anticipatamente ricordando di prestare attenzione a non
leggere il dato attraverso un nostro stereotipo del Giappone e dei giapponesi. Inoltre, il
47% delle preferenze raccolte dal dato aggregato “favorevole” all'Italia è, nonostante
tutto, inferiore rispetto al 53%, per quanto frammentato, del dato aggregato
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“sfavorevole”.
Per ulteriore scrupolo, durante l'analisi dei dati è stato chiesto ad altri informatori
giapponesi non facenti parte del campione come si dovesse leggere questo dato, alla
luce dell’obiezione appena ricordata: la risposta è stata che il dato va letto così com’è,
cioè, quando al campione è stato chiesto di nominare una cosa negativa dell’Italia, al
47% degli informatori non è semplicemente venuto in mente nulla.
Passando all'analisi dei dati divisi per campione, si nota come, tra gli studenti di
italiano, la risposta “gli scippi” occupi il secondo posto (21%) e le risposte in bianco
scendano al terzo posto (17%), mentre tra gli altri studenti di nuovo le prime due
risposte siano nuovamente “ niente di particolare” e “ nessuna risposta” , che
salgono però, rispettivamente, al 34% e al 24% (ossia, aggregati, raggiungono il 58%),
mentre al terzo posto si trova invece “l’immondizia”2, a pari merito con l’immagine
di un’Italia genericamente “insicura”, entrambe al 7%. Anche l’analisi dei dati
disaggregati per gruppo corrobora indirettamente la validità della spiegazione sopra
proposta a motivazione della scarsità di giudizi negativi sul nostro Paese: si nota infatti
come la percentuale aggregata di risposte che indicano una mancanza di idee negative
sull’Italia passi dal 42% degli studenti di Italiano al 58% degli altri studenti, con una
differenza del 16% tra i due gruppi.
Riteniamo verosimile che gli studenti che hanno deciso di avvicinarsi all’Italia
attraverso lo studio della lingua abbiano una conoscenza almeno relativamente più
approfondita di chi invece è stato intervistato a caso tra gli altri studenti; nell’ambito del
primo gruppo, dunque, lo stereotipo risulta in qualche misura arricchito da un’immagine
dell’Italia che, seppur semplificata, risulta senz’altro più articolata, anche per quanto
riguarda i lati negativi, rispetto a quella, del tutto priva di contenuti esperienziali diretti,
che caratterizza il secondo gruppo di informatori. Questi ultimi, d’altra parte,
dimostrano di possedere – almeno in corrispondenza di questa domanda - un ’
immagine stereotipica più compatta e meno articolata; anche a livello di giudizio di
valore, ne risulta un pregiudizio fortemente positivo ed idealizzato.
2
La raccolta dei dati, della primavera del 2008, è coincisa con l’attenzione dei media, anche
internazionali, ai problemi di Napoli.
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3) Se dico “Italiano”, quali sono le prime cose che ti vengono in mente?
Dall’idea generale di Italia, la ricerca passa poi ad indagare un concetto inscrivibile
all’interno della precedete categoria e più definito, quello di “italiano”.
Di nuovo, la formulazione volutamente ampia della domanda ha portato a risultati
molto variegati: si contano 37 diversi types, di cui solo 5 superano la soglia del 5% e
assieme assommano il 57,7 % delle risposte.
Al primo posto, raccogliendo quasi un quarto delle risposte, c'è una visione degli
italiani “amichevoli e allegri” (24,6%); seguono “belli” (12,7%), “Girolamo
[scil. Panzetta, cfr. sopra]” (8,5%), “calciatori famosi” (6,8%), e “attenzione alla
moda e al look ricercato” (5,1%).
Per meglio analizzare la varietà di risposte rimanenti, ci si è nuovamente avvalsi
della strategia delle aggregazioni:
Di nuovo, si può notare come le risposte fornite, in assenza di una richiesta esplicita
di esprimere un giudizio di valore, siano quasi tutte caratterizzate positivamente. Fanno
eccezione “ perditempo ” , “ serio ” (che in fase di traduzione ci è stato detto
contenere un'accezione di freddezza), “Mussolini”, e, solo in parte, “donnaiolo”:
delle due persone che hanno fornito quest’ultima risposta, un ragazzo ed una ragazza, la
ragazza sicuramente l'ha intesa con accezione negativa, mentre il ragazzo vedeva in
questo essere playboy una caratteristica positiva.
Analizzando i dati disaggregati per gruppi, è significativo il fatto che nella classifica
per macro-categorie tematiche, i tratti fisici salgano in prima posizione tra gli
intervistati del gruppo di controllo (38,1%), lasciando gli attributi caratteriali al secondo
posto (23,8%), mentre tra gli studenti di Italiano l'ordine si conferma invertito, come nei
dati totali, e con differenze percentuali importanti. Questo dato è a nostro avviso
29
indicativo di quella differenza di immagine stereotipica ipotizzata in occasione
dell'analisi della risposta precedente, che va quindi riconfermata.
4) Sempre pensando ad un Italiano, dimmi una cosa positiva e una negativa che ti viene
in mente.
Come riscontrato nel caso dall’analoga domanda sull’Italia (n. 2),dai dati emerge che
la risposta al primo posto raccogliere una maggioranza schiacciante di preferenze, ed è
seguita da percentuali sensibilmente inferiori per quanto riguarda il secondo e il terzo
posto, per poi continuare verso una graduale frammentazione delle altre risposte.
Lo stesso vale per le risposte sui lati negativi degli Italiani: di nuovo, ai primi due
posti si trovano “niente di particolare” (33%) e “nessuna risposta” (12%), che,
aggregati, individuano un 45% di intervistati che dichiara di non avere, in sostanza, uno
stereotipo negativo sugli Italiani. Seguono “donnaioli” (riferibile ovviamente ai soli
uomini) e “perditempo”, che raccolgono la stessa percentuale di risposte (11%), “
irresponsabili” (8%), e altre risposte frammentate. Le risposte disaggregate per gruppi
non portano a modifiche dei risultati degne di nota.
30
La minore profondità psicologica dell'immagine femminile italiana contribuisce però
a dare della donna italiana un'immagine completamente positiva, laddove, invece, la
maggior ricchezza di attributi riferiti all'uomo italiano ne porta alla luce anche aspetti
poco lusinghieri, quali l’irresponsabilità e la scarsa attenzione alle opinioni degli altri.
I dati disaggregati per gruppi seguono generalmente il trend delle risposte alle altre
domande, con un immagine più ricca tra gli studenti di italiano e più schematica nel
gruppo di controllo.
31
quarto anno, nel gruppo di controllo solo il 13% frequenta il terzo anno e non c'è
nessuno studente iscritto al quarto anno, mentre il 67% di questo gruppo è composto da
matricole3. È chiaro quindi come, interesse per la materia a parte, uno studente del terzo
o quarto anno abbia avuto molte più possibilità di incontrare studenti di altre nazionalità
presenti sul campus rispetto ad una matricola che si sta ancora orientando.
Per quanto riguarda poi le esperienze di studio all'estero, queste vengono fatte
generalmente al terzo anno; anche da questo punto di vista, il gruppo di controllo
risultava quindi potenzialmente svantaggiato.
3
Questa differenza di composizione del campione è spiegabile con il fatto che i partecipanti al gruppo di
controllo sono stati reclutati nel campus, dove generalmente sono presenti più matricole, che, in quanto
tali, sono le più coinvolte in attività di socializzazione nel nuovo ambiente. Gli studenti del terzo e quarto
anno, invece, già inseriti nell'ambiente universitario e quasi orientati al termine degli studi, frequentano il
campus solo per il tempo necessario alla frequenza delle lezioni, diventando quindi più difficili da
intervistare.
32
11) Perché studi Italiano?4
Le motivazioni che gli intervistati indicano come ragione per scelta dello studio
dell'Italiano sono molto diverse e personali, al punto che, per circa un quinto delle
risposte, si è faticato a trovare un’etichetta comune sotto la quale categorizzarle e si è
dovuto optare per un generico “motivi vari”. La maggioranza degli informatori,
tuttavia, indica come motivazione allo studio la volontà di utilizzare l’Italiano per
comunicare, in previsione di un viaggio o di un soggiorno in Italia, per motivi che
vanno dal turismo allo studio.
Spostando poi il focus dell'analisi sulle potenziali basi stereotipiche delle risposte
date, ne risulta che circa il 15% rientra all'interno di questa categoria. In generale, lo
stereotipo su cui si basano le motivazioni addotte vede l'italiano come una lingua cool, e
che trasmette allegria e positività.
4
La domanda è stata ovviamente posta soltanto agli studenti di Italiano.
33
L'elemento più rilevante è l'estremizzazione che caratterizza la disposizione delle
risposte. Si sono venuti a creare infatti due gruppi di items chiaramente distinti: dalla
posizione 1 alla 5 sono raggruppati infatti gli items costituenti quello che può essere
definito il “nucleo dell'italianità”, mentre dalla posizione 6 fino alla 11, con una
differenza notevole tra i due raggruppamenti (più di 2 punti di media ponderata), si
trovano gli items considerati gradualmente meno “indicativi di italianità”.
I primi 5 items che formano il primo gruppo hanno tutti connotazione positiva,
confermando l'immagine di prestigio di cui godono gli italiani in Giappone. A
riconferma di ciò, analizzando i dati non più attraverso la media ponderata, ma
attraverso la moda (la frequenza, cioè, con cui compare una variabile) applicata alle
posizioni di ogni categoria, si nota come le prese di posizione più forti degli intervistati
appaiano in concomitanza con le ultime due posizioni: cioè, quando è stato chiesto loro
quanto ritenessero gli italiani molto religiosi o disorganizzati, le risposte non solo hanno
condotto ad un rifiuto di tali attributi, ma lo hanno fatto con percentuali molto decise.
Passando all'analisi dei dati disaggregati per gruppo, lo scenario cambia leggermente:
Studenti di Italiano
Posizione Items Media Ponderata Distanza dall'item successivo
1 ALLA MODA 2,95 0,49
2 ESTROVERSO 3,44 0,42
3 CUCINA E MANGIA BENE 3,86 0,29
4 ROMANTICO 4,15 0
5 ATTENTO ALLA QUALITA' DELLA VITA 4,15 2,53
6 RITARDATARIO, IMPRECISO 6,68 0,14
7 CREATIVO, ORIGINALE 6,82 0,29
8 CARATTERE FORTE 7,11 0,98
9 EMOTIVO 8,09 0,36
10 DISORGANIZZATO, NON FINISCE I LAVORI 8,45 1,05
11 MOLTO RELIGIOSO 9,5
34
La tendenza a formare un “nucleo di italianità” rimane, ma sembra meno accentuata nel
gruppo di controllo. Nelle risposte di questo gruppo, non solo il nucleo è formato da un
elemento in meno rispetto ai dati totali e a quelli degli studenti di italiano, a spese della
caratteristica di “attenzione alla qualità della vita”, ma la linea di demarcazione si
assottiglia di quasi un punto di media ponderata. Sarebbe addirittura possibile
individuare un terzo agglomerato, che racchiude gli ultimi due items, quasi a
sottolineare in maniera particolare l'estraneità dall'idea di italiano. In generale, però, la
minore differenza tra un item e l'altro realizza un degradare più dolce e quindi una
Gruppo di Controllo
Posizione Items Media Ponderata Distanza dall'item successivo
1 ROMANTICO 2,66 0,08
2 ALLA MODA 2,74 0,18
3 CUCINA E MANGIA BENE 2,92 0,92
4 ESTROVERSO 3,84 1,58
5 ATTENTO ALLA QUALITA' DELLA VITA 5,42 0,97
6 CREATIVO, ORIGINALE 6,39 0,79
7 EMOTIVO 7,18 0,35
8 CARATTERE FORTE 7,53 0,29
9 RITARDATARIO, IMPRECISO 7,82 1,5
10 DISORGANIZZATO, NON FINISCE I LAVORI 9,32 0,31
11 MOLTO RELIGIOSO 9,63
35
studenti di lingua italiana a descrizione di un ’ immagine stereotipica di fondo
sostanzialmente identica. Questa somiglianza e mancanza di struttura sono certamente
imputabili alla comune fonte mediatica di questa vera e propria rappresentazione
sociale, che la rinforza e la conferma.
36
Conclusioni
La ricerca alla base di questo lavoro muoveva esplicitamente dallo scopo di indagare
lo stereotipo legato all'Italia e ai suoi abitanti in Giappone; si era quindi consci del fatto
che l'immagine che ne sarebbe emersa sarebbe stata per definizione semplificata e poco
accurata.
Risulta tuttavia difficile riconoscersi, dall'interno, nell'immagine frutto dalla sintesi
dei dati che si è appena terminato di analizzare.
Sia i dati sul Paese, che quelli sui suoi abitanti sono caratterizzati da una ingenuità
davvero disarmante, anche se attraverso l'analisi del contesto e la presa in
considerazione dell'effettiva distanza geografica, ma soprattutto culturale, è stato ed è
possibile giustificare e capire.
Per quanto riguarda la promozione culturale svolta dagli enti ufficiali, nonostante la
varietà di proposte e l'impegno con la quale essa viene portata avanti, risulta evidente
che, anche ove riesca a toccare il grande pubblico, si esplica in ambiti precisi e ben
delimitati come il design, l'arte, o attraverso gli affari. Raggiunge cioè un pubblico che,
a mio avviso, si avvicinerebbe già di per sé a questi campi.
Ma l'Italia non è solo design e alta moda; il punto è che forse non sono realistiche le
aspettative che si hanno nei confronti degli istituti di cultura o degli altri enti che fanno
promozione.
A mio avviso, l'unica cultura che nell'ultimo secolo ha saputo esportarsi con successo
è la cultura statunitense. Non secondariamente, c'è da tenere in considerazione che lo ha
fatto come potenza economica egemone. Attraverso l'egemonia economica infatti è
riuscita a comunicare in chiave sistematica e globale, godendo di un palcoscenico unico.
Per chiarezza, con il termine “ cultura ” si intende il modo di vedere e di
organizzare il mondo, e la scala di valori associata a questa Weltanschauung, esportati
attraverso la letteratura, il cinema, la musica e quant'altro sia in grado di veicolarle. Per
quasi un secolo, quella statunitense è stata la voce più udibile a livello mondiale, e,
sebbene a livello qualitativo non brillasse sempre per qualità, essa ha continuato a
veicolare capillarmente la propria cultura; nella quantità, del resto, la qualità è
comunque statisticamente presente, e in questo modo gli Stati Uniti hanno consolidato
37
la propria posizione di “fornitori di punti di vista”.
Si tratta di una forma di comunicazione senza dubbio “verticale”, che oggi non
sarebbe possibile riproporre, considerato l'avvento delle nuove tecnologie e il
rovesciamento in orizzontale degli strumenti comunicativi. Oggi i palcoscenici sono
infiniti, ma per ottenere ascolto bisogna avere qualcosa che valga la pena ascoltare, e il
problema dell'Italia forse è proprio questo.
Dietro il design, la moda, l'arte e la storia dei secoli passati, l'Italia sembra non avere
molto altro da comunicare. In effetti, andando oltre la copertina patinata si trovano
scandali economici, ecologici e politici, spesso mischiati tra loro. Vendiamo al mondo
l'Italia dello stereotipo che ci si aspetta forse perché, oltre a quello, non sapremmo che
cosa offrire. Come farne una colpa ai Girolamo Panzetta di tutto il mondo?
Per passare poi alla distanza culturale tra l'Italia e il Giappone, è vero che in questo
Paese l'interesse esplicito verso il nostro è infinitamente più sviluppato che nel caso
inverso, ma c'è da chiedersi quali risultati darebbe una ricerca analoga svolta da un
cittadino giapponese in Italia. Dubito che gli italiani risulterebbero molto più informati
sul Giappone rispetto ai dati presentati poc'anzi. Ci si trova quindi forse davanti ad uno
scenario la cui modifica non è poi così banale e semplice; bisognerebbe forse
interrogarsi su quanto ai giapponesi interessi l’Italia, sul perché interessi loro, e del
discorso “Italia” cosa interessi loro in particolare: se si svolgesse un’inchiesta di
questo tipo, non mi sorprenderebbe che ne risultasse, tutto sommato, un “va bene
così”.
Con questo non intendo dire che ci sia un approccio superficiale; anzi, vorrei
sottolineare come, alla base del punto di vista di chi riceve il messaggio di promozione
che noi in quanto Italiani vorremmo inviare, esista una sensibilità molto diversa dalla
nostra, e di cui è necessario tenere in considerazione nel momento in cui si decide di
rivolgervisi. Non è possibile cioè decidere di “comunicare” o “promuovere” ciò
che si crede, ma è indispensabile tenere in considerazione l’interlocutore a cui ci si
rivolge, in modo da poter calibrare il messaggio in maniera ottimale. Se ciò avvenga o
meno nelle condizioni attuali potrebbe essere un’interessante base di partenza per
un'ulteriore indagine.
In conclusione, attraverso questo lavoro lo stereotipo si ricercava e lo stereotipo si è
38
trovato. Se i contenuti risultano poco soddisfacenti, sta all'Italia comunicarne di diversi
o di integrarli. Per quanto tenute in considerazione le probabili distorsioni interpretative,
alla fine non si può dare la colpa allo specchio per l'immagine che esso riflette.
39
Riferimenti bibliografici
BETROS, C. (2007), Italian dressing. Fashion and food make Girolamo Panzetta one
of Japan’s most famous Italians, in “Metropolis”, 710.
LIPPMAN, W. (1922), Public Opinion, New York, Hartcourt Brace; trad. it. L'opinione
pubblica, Roma, Donzelli, 2004.
40
RAMBELLI, F. (2006), Mangiare, Cantare, Amore: il mito dell'Italia in Giappone, in
“Perusia – Rivista del Dipartimento di Culture Comparate dell'Università per
Stranieri di Perugia”, 1.
41
Riferimenti Web
Benanti M.R. (2004), Il Giappone parla italiano. Intervista al Direttore della Scuola
Italiana di Studi sull'Asia Orientale di Kyoto, Prof. Silvio Vita. Sito del Centro
di Formazione e Studi del Dipartimento della Funzione Pubblica della
Presidenza del Consiglio dei Ministri:
http://db.formez.it/ArchivioNews.nsf/b1aadb343429ddf3c1256b52005b3f5b/21
2852f4bb34b545c1256eca0033de76?OpenDocument
ICE/MAE (2007), Giappone. Rapporto-Paese congiunto. Sito dell'Istituto per il
Commercio Estero: http://www.ice.it/rapporti/pdf/giappone.pdf
42
Appendice
A.1. Il questionario
43
_____________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________
6) Sei mai stato in Italia?
_____________________________________________________________________________
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_____________________________________________________________________________
7) E all’estero?
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_____________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________
8) Conosci qualche Italiano? Se si, come?
_____________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________
9) Perché studi Italiano?5
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_____________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________
10) A che proposito senti più spesso parlare di Italia?
_____________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________
5
Da somministrare soltanto ai membri del gruppo degli studenti di italiano.
44
11) Dove pensi di aver imparato quello che sai dell’Italia?
_____________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________
45
A.2. La Scala di Thurstone
Considera le seguenti undici caratteristiche, e mettile in ordine dalla più tipicamente italiana alla
meno tipicamente italiana.
Romantico
Alla moda
Ritardatario, impreciso
Emotivo
Creativo, originale
Carattere forte
Molto religioso
46
A.3. Campione intero: tabelle
Valore Valore
Elementi Nominale Percentuale
Pasta 36 23,23%
Pizza 25 16,13%
Cibo 14 9,03%
Calcio 14 9,03%
Roma 7 4,52%
Stivali 6 3,87%
Spaghetti 4 2,58%
Moda 3 1,94%
Torre di Pisa 3 1,94%
Arte 3 1,94%
Monumenti 3 1,94%
Eleganza 3 1,94%
Mappa 2 1,29%
Vacanze Romane 2 1,29%
Milan 2 1,29%
Paese a Forma di Stivale 2 1,29%
Pomodoro 2 1,29%
Girolamo 1 0,65%
Serie A 1 0,65%
Panorama 1 0,65%
Canali di Venezia 1 0,65%
Mediterraneo 1 0,65%
Immagine del libro di Storia Antica 1 0,65%
Vino 1 0,65%
Firenze 1 0,65%
Amici Italiani 1 0,65%
Patrimonio dell'Umanità – UNESCO 1 0,65%
Gelato 1 0,65%
Opera 1 0,65%
Venezia 1 0,65%
Fascismo 1 0,65%
Belle Città 1 0,65%
Leonardo 1 0,65%
Tifosi 1 0,65%
Mario 1 0,65%
Duomo di Milano 1 0,65%
Colosseo 1 0,65%
Caffè 1 0,65%
"Buono" 1 0,65%
Olive 1 0,65%
Tratti decisi 1 0,65%
Totale elementi nominati 155 100,00%
47
A.3.1.2. Questionario, domanda 1 – Dati aggregati per macrocategorie tematiche
48
A.3.2.1. Questionario, domanda 2
Sempre pensando all'Italia, dimmi una cosa positiva e una cosa negativa che ti viene in
mente
Valore Valore Valore Valore
Elementi Positivi Nominale Percentuale Elementi Negativi Nominale Percentuale
Niente di
Cibo 29 23,97% particolare 31 27,93%
Belle Città 20 16,53% Nessuna risposta 22 19,82%
Attenzione alla
moda, look
ricercato 11 9,09% Scippi 16 14,41%
Gente amichevole, Cattiva situzione
allegra 11 9,09% socio-politica 11 9,91%
Bei posti, bel
panorama 8 6,61% Mafia 7 6,31%
Città sporche,
Immondizia di
Monumenti 6 4,96% Napoli 6 5,41%
Grande patrimonio
culturale 5 4,13% Imprecisione 4 3,60%
Vita rilassata 4 3,31% Insicura 3 2,70%
Belle Donne 4 3,31% Ultras 2 1,80%
"Bello" 3 2,48% Graffiti sui muri 2 1,80%
Opinioni molto
Allegria 3 2,48% forti, violenti 2 1,80%
Forte a calcio 2 1,65% Mussolini 1 0,90%
Uomini
Nessuna Risposta 2 1,65% Inaffidabili 1 0,90%
Gelato 1 0,83%
Paese a forma di Clima troppo
stivale 1 0,83% caldo 1 0,90%
Clima troppo
Naso Pronunciato 1 0,83% freddo 1 0,90%
Cibo viene
servito non
Stivali 1 0,83% decorato 1 0,90%
Eleganza 1 0,83%
Splendida,
Meravigliosa 1 0,83%
Bella Gente 1 0,83%
Buon clima 1 0,83%
Donne Gentili 1 0,83%
Galanteria, Lady
First 1 0,83%
Bel Mare 1 0,83%
Belle Case 1 0,83%
Spaghetti 1 0,83%
Totale 121 100,00% Totale 111 100,00%
49
A.3.2.2. Questionario, domanda 2 – Lato positivo: dati aggregati per macrocategorie
tematiche
Sempre pensando all'Italia, dimmi una cosa positiva che ti viene in mente
Elementi Positivi Valore nominale Valore percentuale
Cibo 31 25,62%
Italia bella 31 25,62%
Italiani belli 21 17,36%
Gente amichevole 15 12,40%
Patrimonio culturale 11 9,09%
Altro 5 4,13%
Qualità della vita 5 4,13%
Nessuna Risp 2 1,65%
tot 121 100,00%
50
A.3.3.1. Questionario, domanda 3
51
A.3.3.2. Questionario, domanda 3 – Dati aggregati per macrocategorie tematiche
52
A.3.4. Questionario, domanda 4
Sempre pensando agli Italiani, dimmi una cosa positiva e una negativa che ti viene in mente
53
A.3.5.1. Questionario, domanda 5
54
A.3.5.2. Questionario, domanda 5 – Dati aggregati per macrocategorie tematiche
55
A.3.8.2. Questionario, domanda 8a
56
A.3.11.1 Scala di Thurstone
ESTROVERSO 18 20 16 17 11 10 6 0 2 4 0 104
ROMANTICO 18 16 25 14 7 12 4 4 2 1 1 104
ALLA MODA 27 24 15 15 12 4 4 1 1 1 0 104
ATTENTO ALLA QUALITA' DELLA VITA 14 13 13 15 8 11 11 12 2 2 3 104
CUCINA E MANGIA BENE 18 22 19 9 15 6 8 4 1 1 1 104
RITARDATARIO, IMPRECISO 5 2 6 8 7 9 13 17 17 12 8 104
EMOTIVO 1 1 1 10 3 13 9 24 18 16 8 104
CREATIVO, ORIGINALE 1 3 5 6 18 15 18 16 10 10 2 104
DISORGANIZZATO, NON FINISCE I LAVORI 1 1 1 4 6 2 8 10 21 30 20 104
CARATTERE FORTE 0 2 2 7 15 15 15 13 14 16 5 104
MOLTO RELIGIOSO 2 0 0 1 2 6 9 3 15 11 55 104
57
A.4. Studenti di Italiano: tabelle
58
A.4.1.2. Questionario, domanda 1 – Dati aggregati per macrocategorie tematiche
59
A.4.2.1. Questionario, domanda 2
Sempre pensando all'Italia, dimmi una cosa positiva e una cosa negativa che ti viene in mente
60
A.4.2.2. Questionario, domanda 2 – Lato Positivo: Dati aggregati per macrocategorie
tematiche
Sempre pensando all'Italia, dimmi una cosa positiva e una cosa negativa che ti viene in mente
Categorie positive Valore nominale Valore percentuale
Italia bella 22 27,85%
Cibo 18 22,78%
Italiani belli 11 13,92%
Gente amichevole 11 13,92%
Patrimonio culturale 7 8,86%
Qualità della vita 5 6,33%
Altro 3 3,80%
Nessuna Risposta 2 2,53%
tot 79 100,00%
61
A.4.3.1. Questionario, domanda 3
62
A.4.3.2. Questionario, domanda 3 – Dati aggregati per macrocategorie tematiche
Sempre pensando agli Italiani, dimmi una cosa positiva e una negativa che ti viene in mente
63
A.4.5.1. Questionario, domanda 5
Se ti dico "Italiano" pensi ad un uomo o ad una donna? Potresti descriverlo?
Valore Valore Valore Valore
Uomo nominale percentuale Donna nominale percentuale
Playboy 9 9,68% Bella 5 22,73%
Alto 8 8,60% Elegante 3 13,64%
Attenta alla moda,
Naso pronunciato 7 7,53% Look ricercato 2 9,09%
Tratti decisi 7 7,53% Alta 1 4,55%
Attenta alla moda,
Look ricercato 6 6,45% Nessuna Risposta 1 4,55%
Barba 5 5,38% Capelli Lunghi 1 4,55%
Di bell'aspetto 5 5,38% Capelli Marroni 1 4,55%
Irresponsabile 5 5,38% Sorridente 1 4,55%
Allegro 4 4,30% Amichevole 1 4,55%
Elegante 4 4,30% Giovane 1 4,55%
Passeggia con il
Capelli scuri 3 3,23% gelato 1 4,55%
Tipo Girolamo 3 3,23% Abbronzata 1 4,55%
Parla molto 2 2,15% Sexy 1 4,55%
Mangia sempre
Cuoco 2 2,15% pane e pasta 1 4,55%
Riccioluto 2 2,15% Carina 1 4,55%
Amichevole 2 2,15%
Biondo 1 1,08%
Calciatore 1 1,08%
Camicia con il
collo aperto 1 1,08%
Virile 1 1,08%
Gentile 1 1,08%
Non ascolta le
opinioni della
gente 1 1,08%
Commerciante 1 1,08%
Abbronzato 1 1,08%
Pieno di vita 1 1,08%
Magro 1 1,08%
Tipo Benigni 1 1,08%
Anziano 1 1,08%
Capelli corti 1 1,08%
Passionale 1 1,08%
Galante, Lady
First 1 1,08%
Immagine positiva 1 1,08%
Romantico 1 1,08%
Così Cosi 1 1,08%
Con una rosa in
bocca 1 1,08%
Totale 93 100,00% Totale 22 100,00%
64
A.4.5.2. Questionario, domanda 5 – Dati aggregati per macrocategorie tematiche
Si Percentuale Si No Percentuale No
2 3% 69 97%
Si Percentuale Si No Percentuale No
45 63% 26 37%
65
A.4.8.1. Questionario, domanda 8
Si Percentuale Si No Percentuale No
18 25% 53 75%
66
A.4.10. Questionario, domanda 10
67
A.4.12.1. Scala di Thurstone
ESTROVERSO 12 13 11 12 6 5 3 0 2 2 0 66
ROMANTICO 7 9 15 10 4 10 4 3 2 1 1 66
ALLA MODA 19 12 11 8 8 2 4 1 1 0 0 66
ATTENTO ALLA QUALITA' DELLA VITA 11 11 9 8 5 7 6 5 0 2 2 66
CUCINA E MANGIA BENE 9 15 9 6 10 4 6 4 1 1 1 66
RITARDATARIO, IMPRECISO 5 2 4 6 6 5 9 6 9 10 4 66
EMOTIVO 1 0 1 5 1 7 5 16 10 12 8 66
CREATIVO, ORIGINALE 0 2 2 3 13 7 12 13 7 7 0 66
DISORGANIZZATO, NON FINISCE I LAVORI 1 1 1 3 4 2 7 5 15 14 13 66
CARATTERE FORTE 0 1 2 6 7 12 7 12 8 9 2 66
MOLTO RELIGIOSO 2 0 0 0 2 4 4 1 11 8 34 66
68
A.5. Gruppo di controllo: tabelle
69
A.5.2.1. Questionario, domanda 2
Sempre pensando all'Italia, dimmi una cosa positiva e una cosa negativa che ti viene in mente
Sempre pensando all'Italia, dimmi una cosa positiva e una cosa negativa che ti viene in mente
70
A.5.3.1. Questionario, domanda 3
Valore Valore
Elementi Nominale Percentuale
Belli 7 16,67%
Girolamo 4 9,52%
Allegro 3 7,14%
Nessuna Risposta 3 7,14%
Alto 2 4,76%
Totti 2 4,76%
Naso Pronunciato 2 4,76%
Passionale 2 4,76%
Divertente, Simpatico 2 4,76%
Pelle bianca 2 4,76%
Gentile 1 2,38%
Serio 1 2,38%
Roberto Baggio 1 2,38%
Del Piero 1 2,38%
Gattuso 1 2,38%
Versatile 1 2,38%
Tratti del viso decisi 1 2,38%
Magro 1 2,38%
Spaghetti 1 2,38%
Bandiera 1 2,38%
Bravo Cuoco 1 2,38%
Biondo 1 2,38%
Amore 1 2,38%
Totale 42 100,00%
71
A.5.4. Questionario, domanda 4
Sempre pensando agli Italiani, dimmi una cosa positiva e una negativa che ti viene in mente
72
A.5.5.1. Questionario, domanda 5
73
A.5.6. Questionario, domanda 6
Si Percentuale Si No Percentuale No
1 2,50% 39 97,50%
Si Percentuale Si No Percentuale No
20 50% 20 50%
74
A.5.8.3. Questionario, domanda 8 – Composizione campione per anno di frequenza
Valore
Categorie Valore nominale percentuale
TV 5 13,16%
Da Amici Giapponesi 2 5,26%
Esperienza di Viaggio 1 2,63%
Cultura Generale 1 2,63%
Non saprei 7 18,42%
Nessuna Risposta 15 39,47%
Risposte incoerenti 7 18,42%
Tot 38 100,00%
75
A.5.11.1. Scala di Thurstone
ESTROVERSO 6 7 5 5 5 5 3 0 0 2 0 38
ROMANTICO 11 7 10 4 3 2 0 1 0 0 0 38
ALLA MODA 8 12 4 7 4 2 0 0 0 1 0 38
ATTENTO ALLA QUALITA' DELLA VITA 3 2 4 7 3 4 5 7 2 0 1 38
CUCINA E MANGIA BENE 9 7 10 3 5 2 2 0 0 0 0 38
RITARDATARIO, IMPRECISO 0 0 2 2 1 4 4 11 8 2 4 38
EMOTIVO 0 1 0 5 2 6 4 8 8 4 0 38
CREATIVO, ORIGINALE 1 1 3 3 5 8 6 3 3 3 2 38
DISORGANIZZATO, NON FINISCE I LAVORI 0 0 0 1 2 0 1 5 6 16 7 38
CARATTERE FORTE 0 1 0 1 8 3 8 1 6 7 3 38
MOLTO RELIGIOSO 0 0 0 1 0 2 5 2 4 3 21 38
76
Alla mia famiglia, per avermi instillato il germe della curiosità
A Morisa, per l’amore e il supporto, emotivo e tecnico, durante tutta la ricerca e la
stesura
Alla mia “famiglia” perugina, con la quale ho condiviso tutto, nel bene e nel male
A Marcello, compagno di vita universitaria. Mi manchi.
Grazie
Andrea
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