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Roberto Franchini
Roberto Alperoli
Carlo Maria Bertoni
Investiamo sulle persone
Investiamo sulla formazione
Sono così vistosamente violati gli accordi di Lisbona (2000) per quanto
riguarda la quota del PIL da dedicare alla ricerca (ormai ad uno scarso
1% contro il conclamata esigenza di raggiungere il 3% in tutti i paesi Europei).
Se poi consideriamo che alcuni paesi hanno superato il livello del 3%, in Italia
siamo i fanali di coda del sistema europeo, di cui contribuiamo ad esasperare
le differenze.
Nel frattempo il sistema universitario era già stato fortemente messo alla prova
dal riordinamento – effettuato a più riprese - dei percorsi didattici (le strategie
internazionali condivise, dette di Bologna ed attuate nell’ordinamento a più
cicli: laurea triennale, lauree magistrali, dottorato di ricerca, divenuto
quest’ultimo solo in questi ultimi anni con evidente chiarezza il terzo ciclo di
studi universitari). Negli ultimi mesi si è abbattuto sull’Università, nella delicata
fase di messa a punto di tale trasformazione, il taglio delle risorse finanziarie,
stimabile almeno in un 15% nel prossimo triennio, che potrebbe ridursi al
10% se le ultime dichiarazioni del ministro Gelmini avranno seguito.
Premessa.
Le “comunità naturali”, cioè i paesi e le città così come noi le abbiamo
conosciute, sono morte o moribonde. La globalizzazione, una diversa
percezione del tempo e dello spazio, l’irruzione massiccia della tecnica nella
vita quotidiana, i grandi fenomeni migratori, stanno cambiando radicalmente il
nostro stesso concetto di comunità.
Per costruire nuove comunità, tra diversi, la cultura, le culture, sono
essenziali.
La cultura ha anche una sua dimensione fisica, ha a che fare con spazi,
luoghi e nomi. Collocare “al posto giusto” i nomi significa costituire una
geografia sentimentale della comunità, rafforzando l’autostima di un territorio,
l’orgoglio di un’appartenenza aperta, il suo patrimonio immaginario. La cultura
può generare fiducia, anima, sogno, può dare profondità al tempo.
Contribuisce così a creare una dimensione di piacevolezza dello stare e
dell’abitare che aiutano anche la sicurezza ed il senso di sicurezza.
La cultura è capace di produrre il bene più importante di una società, il
senso dello stare insieme, quel “sentimento comune” che è, in estrema
sintesi, una città, una comunità.