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Direttore Luca Beltrami Gadola

Numero 10 anno III


16 marzo 2011 edizione stampabile

L.B.G.- LISTE. AVANTI C POSTO. MA NON PER TUTTI Guido Martinotti EL LAMENT DEL MARTINOT DE PIASSA AQUILEJA Edoardo Ugolini IL COMUNE E LE BUONE PRATICHE PER LA RIPRESA Michele Sacerdoti COMUNIT DEL PRESENTE E CASA DELLA MEMORIA Giuseppe Natale PROPOSTE PER UN MASSACRO DEL TERRITORIO COMUNALE? Marco Vitale MILANO INDUSTRIALIZZAZIONE E UNIT NAZIONALE Antonio Piva PALAZZO REALE. TRE MOSTRE E TRE ALLESTIMENTI Pietro Cafiero MILANO, URBANISTICA, AFFARI E UNIT DITALIA Pietro De Luca SCUOLA ETERNO TERRENO DI SCONTRO Rita Bramante ASCOLTARE LE CAMICIE ROSSE
VIDEO DAVERIO: MILANO E L'UNITA' D'ITALIA, CHI HA DATO E CHI HA PRESO PAGLIARINI: PER IL POSTO DI SINDACO CI SONO ANCHE IO MUSICA CAMICIA ROSSA canto popolare Coro Michele Novaro, direttore Maurizio Benedetti Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo TEATRO a cura di Guendalina Murroni CINEMA Paolo Schipani e Marco Santarpia

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LISTE. AVANTI C POSTO. MA NON PER TUTTI L.B.G.


Un lettore, Marco Zio, ha scritto una lettera alla quale rispondo nella rubrica dedicata alla corrispondenza coi lettori ma il problema che solleva merita pi di una risposta occasionale: come rinnovare la classe politica? Porsi questo problema alla vigilia di una consultazione elettorale, la stagione nella quale si dovrebbe raccogliere e non seminare, pu sembrare fuori tempo massimo ma non cos perch uno dei meccanismi di rinnovamento proprio legato alla presentazione delle liste elettorali. Chi mettere in lista e con che regole un tema attorno al quale persino le gerarchie della Chiesa hanno preso recentemente posizione: nessuno in lista che abbia conti aperti con la magistratura. La forza di questa recente dichiarazione viene persino dopo la consueta raccomandazione di votare per chi sia maggiormente ossequiente ai valori pi tradizionale della Chiesa. Se invece che allo scadere di consultazioni amministrative locali fossimo alla vigilia delle politiche qualche partito, il Pdl in particolare, avrebbe dei grossi problemi a piegarsi ai desiderata del clero. Ma anche i partiti hanno i loro problemi e non tanto e non solo per evitare che in lista ci vada chi in galera c gi stato o rischia di andarci ma per essere ossequienti anche solo alle norme statutarie che si sono liberamente dati. Il guaio degli statuti che generalmente chi li fa o alla fine comunque della sua carriera, e per questo ritenuto saggio ed esperto o, se pure giovane, non ha nessun interesse a farla. Fatto sta che nello statuto del Pd ci sono norme che impediscono la rielezione per pi di due mandati. Non solo lo statuto del Pd ma anche molte altre norme di legge per sindaci, presidenti e altre cariche oltrech per associazioni private, circoli, clubs, che impongono di fatto limiti alla rieleggibilit o forzate rotazioni negli organi elettivi. Giusto o sbagliato che sia, comunemente si ritiene che tra i due danni, il formarsi di una casta autoreferenziale di inamovibili o il disperdere esperienze acquisite, la dispersione delle esperienze sia il minore dei due. Per la politica c un problema in pi rispetto alle altre aggregazioni della societ civile: alla carriera politica, cos come la si vive in Italia, per gli eletti si collega quasi sempre una fonte di reddito che non solo consente una vita decorosa come quella media dei comuni cittadini ma ben di pi, con accompagnamento di fringe benefits che quasi ne raddoppiano il valore. Da questo punto di vista una mancata rielezione rischia di diventare persino drammatica. Dunque per una ragione o per laltra alla fine si fanno deroghe e ci si avvita in una spirale perversa che porta alla ricerca spasmodica di incarichi retribuiti in aziende e istituzioni controllate dalla politica. Eppure c sempre qualcuno che resta fuori e spesso sono i meno peggio, talvolta i migliori i pi democratici e per questo i meno attrezzati per la guerra delle poltrone. Ma bisogna uscirne e ragionare: lintreccio tra carriera politica allinterno di un partito, carriera politica negli organismi elettivi, rinnovamento di uomini e donne, valorizzazione delle esperienze e apertura alla societ civile un nodo che va sciolto, pena il distacco totale tra politica e societ civile e la morte della democrazia rappresentativa. Come si dice nellarea della sinistra: dobbiamo aprire un dibattito. Ma a bocce ferme. Forse qualcosa possiamo dire fin da subito: quando si danno nuove regole del gioco bisogna mantenerle ma anche dilazionarne ragionevolmente lapplicazione e far capire a chi vuole entrare quale sar il suo destino. Un lavoro per il dopo perch oggi, rottamatori o meno, a Milano per un paio di mesi abbiamo un solo problema: mandare a casa Letizia Moratti e il centro destra senza se e senza ma, smussando gli angoli e, se ci si riesce, con un po di generosit e di autoironia. A vittoria ottenuta sar pi facile aggiustare qualche coccio.

EL LAMENT DEL MARTINOT DE PIASSA AQUILEJA. Guido Martinotti


Dialogo semiserio con il vecchio amico leghista Armando Boccadoro. Buongiorno Armando, bella cravatta verde e bel foulard smeraldo. Che roba l, sabt grass? Andiamo in piazza con Meneghin e Cecca? Dai Armando, con quel verde fate ridere, dai tempi del PNF (el voeur di, vorrebbe dire Partito Nazionale Fascista) che non si metteva pi la camicia del colore del proprio partito. E comunque a quei tempi lera anca una sorta de du: ma oggi in democrazia le uniformi e i distintivi non si usano pi. Sono i dittatori che hanno bisogno didentificazioni forti. Ghera un tizi che diseva che Hitler ha conquistato la Germania grazie a un paio di stivali. Gheddafi usa il verde. Churchill fumava il sigaro, ma non che tutti gli inglesi si sono messi a fumare il sigaro o i francesi a mettes el chep del General de Gaulle. Al massim una quaj bandera rossa, azzurra, gialla o vert ai manifestasiun. No, varda, i socialista el distintiv el meteven no, el prim le sta el Craxi cunt i gadget, cravatt, piatt, butili de vin e tazinett de caf, ma era pi un modo di far bottega che altro. Si, va bene Craxi, lera un delinquent come te diset, io per mi ricordo, caro Armando, che ghera un temp che per ti el Craxi lera come un santo, poi arrivato il tempo del cappio, e Craxi le diventa el demoni... ma dai: ricordo benissimo che quando Amato fece la famosa proposta di una legge per uscire da Tangentopoli ti te sacramentavet contro el Craxi, furiosamente passando il ciffone sul banco: no al colpo di spugna. E poi i vostri capi della Lega ve ne hanno fatta mangiare di quella roba l: vi siete alleati con il partito che praticamente figlio di Craxi. No? Ah no? Varda, Armando, mi quei l i cugnussi tucc: un bel 60% e furse anca pussee, dei socialisti craxiani in anda cunt el Berlusconi, a cominciare da Cicchito, De Michelis, e compagnia cantante. Berlusconi lui medesimo lerede pi genuino e il maggior beneficiario di Mani Pulite, tanto che per gratitudine el vureva fa Minister de la giustisia il Di Pietro, te se ricordet? Di Pietro facci sognare. E vialter de la Lega gi maledisiun sopra Roma ladrona, i teruni, ma anca Berlusconi. Ti te set cosa si poteva leggere sul muro della cartiera Soffrici- Binda al bivi de la strada che de Cittiglio (Sit che ghe disen adess?) verso Brebbia? Ah no; non lo sai? Tel disi mi.

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Un bel dusentcinquanta meter de mur bianc. Berlusconi terrone ghera pittaa in caratteri corpo 250. La scritta l restada l fin al di che El Senatur lha mise i p ad Arcore. Da allora via canotta, via scritta, via cappio: il Berluskaiser mafius le divent un amis. Benissimo te diset ti, benissimo, dacordi: una buona mossa che vi ha permesso di mettere i piedi nelle stanze del potere e il culo su un sacco di sgabelli. Vi si fa per dire, perch sugli sgabelli il culo lhanno messo i vari Bossi e quelli della sua famiglia. Voi altri del popolino siete l ad applaudire, a dare il voto e qualche volta vi fanno divertire con le corna di mucca e le salamelle a Pontida. Per dobbiamo riconoscere che in sta svelt e intelligent, a vialter van da limpresiun de vess important. Sunt semper sta impresiuna de vedee el cambiament : da quand cunt el Berlusca il Bossi l diventaa potent anca ti che te seret el garzun del bar, te se diventa important. Ti te stet cunt la magiuranza e int' una quaj manera te fet part (partecipi) de la magiuranza. Bossi e gli altri se pavonegien sul palc e ti te deslenguet de consolazion. Dersett de mars, cert che l minga una bela data, e manco male che l no un venerd. Tuti a celebr in ordine sparso quasi quasi a dav rasun a vialter de la Lega. Ma c un ma, me semper, a furia de ved quei bei facitt elegant, giuvin, de vera nobilt popolare come Calderoli, el Bossi, la Rosy Mauro, e adess na volta si e na volta no anca el Trota, te set che te disi, che linno di Mameli mi commuove. T, ciapa su e porta a ca. Preferissi di gran lunga ves in sema a una latin de Gent desordonada e casinara che in mez a una massa de balabiot come el Senatur. Roma Ladrona! Si, buona notte, e Lega fregnona. Questi famosi leghisti onesti se magnen ancha la carta del salamm de don Gliceri, ghan el nas che pi fino della cagnetta famosa. Roma ladrona, e lega arraffona. Adesso viene fuori la manfrina che se suona linno di Mameli, i leghisti non si presentano. Uh barboni, siete pagati con i nostri soldi, di tutti, e avete giurato sulla costituzione. Ve pias no el Mameli, benisim, cascii indr la lira porca vacca. Senn, minga i ladrun, ma i lader veri, quei che ciapen i dan di olter, siete voi. Bossi si vuole pulire il culo con il tricolore? Benissimo, liberissimo, vedremo che faccia far quando i ruderi il culo glielo faranno leccare. Ma intanto, per favore, restituisca i

soldi dello stipendio da ministro, perch per averli, ha giurato. E se non ladro, ladrone vero chi giura, prende i soldi e poi fa marameo, non so chi lo sia. Il problema che, caro Armando, vi fanno sberluccicare le perline, perch loro vi considerano pi pirla dei baluba e cos fanno i gaglioffi, parlano come mangiano (e vedendo come mangiano i frequentatori delle tavolate di Pontida, non deve essere una gran fatica) e in generale vi fanno credere che per essere con il popolo, vun ga de vess, gnorant, spurcaciun, brtt, cumpagn dun gratac. E i to amis de la Lega capissen no che l una manera per dispregiav, per umiliarvi, insomma vi sfottono. Perch se per fass capi de vialter del popolino se dev rut, scureggia e vess vulgari, voer di semplicemente che lur pensen che vialter si gnurant e insci gavii de restaa. Bossi el dis un sac de cagate e vialter gi a rid. Come fiulett de cinc agn. Me vegn in ment quand che sevi a scola in un paes un po de muntagnit, con tre classi in una stanza e ghignavum semper per la minima scemada. La nostra santa maestra Pivetta, una veneta rizza e magra come un ciod, ma svelta de man con la bacchetta come un biss, ghe diseva semi, semi! Il riso abbonda sula occa degli stolti . E la gaveva rasun, naturalmente e nualter tosit snariscia e nedenuni gi a ghign pusse fort. L listessa roba. El Senatur ve varda, ve fa mangi la salamela e quater dit de vin de trani, el dis una quai strunsada e tucc gi a ghigna. Ma te capisset no che ve ciapen per el cu? E intant el met el so fieu a ocupass de la televisiun, la badante in Parlament, miee e parenti dovunque, e per forza poi fa lelogio dellignoranza e la incoraggia. Se un politico elogia lignoranza, come Fanno Bossi e i suoi e il Berlusca, te dovaria tira su i urecc no? E invece ti te set tut cuntent, e te penset te vedet parlen cumpagn de mie te se dislenguet nel segno pi evidente della ignoranza, che la convinzione di non esserlo. Ma vedi, Armando, tu sei orgogliosissimo, e fai bene, di tua figlia che stata in America e ora ricercatore alluniversit. Non dubito un minuto che lei sia bravissima, ma se non ceravamo noi (dico proprio in particolare i socialisti quelli di una volta) che per decenni ci siamo battuti perch le figlie e i figli bravi dei ragazzi del bancone potessero far valere la loro bravura, te la sognavi una figlia alluniversit. E di qui in avanti non ci sar neppure pi posto

per quei pochi bravi o brave che in questi anni sono riusciti a entrare, cunt quella ministra che la gha la testa e la cultura de una segretaria dun legnam de la Brianza, luniversit e la ricerca sono finiti. I Trota non hanno bisogno della maturit, anche se sono asini perch il padre usa i nostri soldi per metterlo a posto. Te diset: insc fan tucc; non esattamente, caro Armando, con questa spudoratezza la prima volta, e guarda che limpunit sfrontata un segno di corruzione. Non sincerit. Ma quale va pensiero su lali dorate, se ghe meten su quei troglos de vostri capi le ali dorate te se sugnet. Ma te capisset no che quei l in dree a sgnaracatt anca i mutand? Tira e tira cunt el federalism, come Breznev con il comunismo futuro o el Vatican cunt la vida eterna. In tucc forgnin per nascund el fatto che in del frattemp, i vari Calderoli, Bossi, Castelli magnen a quater palment. Se distribuisen prebnde posti e danee. Ti varda el Bossi, lu ghe la dur, bravo, cunt el Viagra e a furia de incurnaa cunt el Viagra una quai bela tusa, mentre ti te vardavet i porno e te andavat a cumpraa i filmini off shore, sur la prunvicual de Inverigo, l el ciulava, con il Viagra beninteso (non lo dico io, lo scrive La Repubblica, non contestata). Finch a moment el ghe rimaneva secc. Ma intant i banc, gli aereoporti, i casin in Yugoslavia e tutte l rest tel ciuccen facendoti alegher cunt un para de corna de vacca a Pontida. Te meten la cravata e el fasulett verd esattamente come comunisti e fascista se meteven el distintiv. Ma te se vergognet no? Intant el Trota lha fregaa el post a un quai militant serio. L propi vera che chi lara gh una camisa e chi f nagott ghe n' do. Ma te capisset no che in dree a cuiunatt? Per mesi e mesi han rantegh con le ronde padane, quater vegett del trani del cantun che se truvaven cunt el walkie talkie. i cani e la bareta verda (a proposit dove in and le famose Ronde?) E intant che ve faseven pirlaa sotta el nas la finta del negher o del romeno de turno, mentre il Maroni alla Polizia non dava nemmeno i soldi per la benzina, la ndrangheta e la mafia sin infiltr dovunque. Bel risultato della cultura del fare: Sun-ki-mi, ghe pensi mi, e adess nel culo ce lavete voi, negozianti, imprenditori e amministratori, che la situazione gi cos grave, l gi insci marscia che allappello della Marcegaglia di denunciare, se nanca senti vul una

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mosca. E il governatore della Banca dItalia venuto a Milano a dare lallarme. Ma scusa chi ha governato la Lombardia in questi anni? Non volete pagare le tasse per la polizia, le scuole, gli ospedali, i giudici. Bravi, siete gi l non si sa in quanti, ma certamente tanti, a paga la tassa nera al pizzo. Oppure, ma non ve ne accorgete, a pagare una tassa attraverso gli appalti truccati, che poeu adess cunt el federalismo comunale, non potrete pi scaricare sullo Stato pantalone. Ve la dovrete pagare voi la mafia, con lIMU. E non crederete mica che la ndrangheta, la Mafia la Camorra e quanti altri, se ne staranno a casa dove non ci sono soldi. Vegneran chi a fa pagaa el pizzo: dove c pi lavoro, pi ricchezza, pi appalti, l andranno a farsi pagare il pizzo. E vialter casciaret i dane cunt lIMU, Imposta Municipale Unificata. Bravi, ringraziate i vostri capi tanto a loro no gliene pu fregare di meno. E adess ghin qui quater scalmanaa dement che brusen el Garibaldi. Scemi, scemi: vi piace Alberto da Giussano, che l tarloch come un nigutin dor lig in argent? Bravi, inteligent, vialter si che sii guzz. Cervello tagliente. Lasciate stare Garibaldi, cretinetti, lunico italiano dei tempi vicini che ha avuto lammirazione di moltissimi popoli, persino in Cina e in Russia, che allora non cera la televisione. Pens che sia diventato cos famoso perch era radical chic o per la propaganda dei comunisti? Ma andi l, balabiott: i vostri sfegatati ce lhanno su con Garibaldi solo perch lui si che ce laveva duro davvero , mica con il Viagra. Perch lui le doppiette le aveva davvero e le sparava, mica come il Bossi che finora (grazie al cielo, ma non c pericolo) lunica cosa che ha sparato sono le cazzate. Garibaldi stato lultimo degli italiani con un celodurismo riconosciuto a livello mondiale, perch lolter, il Primo Cavaliere della Storia dItalia, el Crapun, che parlava come il Bossi, porco qui porco l, o come il Berlusca, il secondo Cavaliere, mi sun chi, mi sun l, tuonava , ma finiva per fare la figura del cioccolataio. Spezzeremo le reni alla Grecia! E i greci hanno fatto il segno del medio e hanno detto no, e in do setiman ghe naveven bele che casci foeura anca de lAlbania (Regno dItalia e dAlbania se ciamavum ai temp). Stendiamo un velo, ma possibile che voi ciulottoni appena trovate

uno che sbruffa de su e de sott, te ghe burlet gi in brasc? Pirluni, pistola. E il Crapone lera insc tant intelligent che se fa arrest dal Vittorio Emanuele III, bel come uno scurbatt, el monarca puss brutt e piscinin, de la storia del paes. E siete ancora l e invece di bruciare il Bossi e Calderoli, e Berlusconi che vi sta turlupinando, bruciate Garibaldi. Ma fate un esperimento mentale, prendete la foto che girata su tutti i giornali, del Bossi, cunt el Trota il Calderoli e la Rosy Mauro tucc inverdiss de raso verde e la man sul cr a cant Lali dorate, e immaginate che di fronte ci siano Garibaldi e Verdi e persino quel vero trombatore senza Viagra, che era Vittorio Emanuele II. Provate un po a fare il confronto e capirete perch in giro per il mondo se qualcuno pensa bene dellItalia grazie a gente come Garibaldi, Verdi o Fermi, non per degli scannagatt come i vostri leaders (cosiddetti), oppure quel balabiott bauscia del Berlusca. Voi che siete gente concreta guardate la merce osservate il campionario, non state a farvi bambozzolare. Adess vi alter credii de vess i padrun, ma l unillusiun, La lega da sola arriva al massimo al PSI di Craxi, a livello nazionale e il giorno che il Berlusca vi lascia (e i crp sin gi vist) voi non conterete pi un cazzo. Se si facesse oggi un referendum per lindipendenza della Padania, la lega lo vincerebbe solo in qualche comune dei pi sfigati. Voi fate i ganassa cunt i danee del Silvio. Questa la verit. Ma lui non ve lo fa fare gratis, dovete ingurgitare e ingurgitare. E intanto state facendo un disastro che i vostri figli pagheranno amaramente. Lunit dItalia ha permesso al nord, in particolare alla Lombardia alla Liguria e al Piemonte, di decollare e produrre quella ricchezza su cui state e stiamo tutti ancora seduti. Il Veneto stato aiutato in altro modo, con grandi investimenti dello stato per prosciugare le paludi e mettere argini i grandi fiumi. Ma voi avete una idea di quanto terreno coltivabile nella famosa pianura Padana con i soldi di Roma ladrona dopo lunit dItalia? Un terzo, ripeto, un terzo; migliaia di chilometri quadri e milioni di ettari. E chi ha fatto questi lavori? Persone istruite, ingegneri in larghissima misura patrioti e socialisti che giravano in mezzo agli operai con la carriola, in zone dove grazie a questi lavori, non c mai stata emigrazione di disperati neppure nei periodi pi bui. Senza i soldi di

Roma, e senza labnegazione degli ingegneri socialisti, col cavolo che la Padania avrebbe la ricchezza che ha ora. Ed grazie a questa ricchezza che Milano diventata la capitale morale ed economica del paese. Sono quasi ventanni che Milano governata dalla destra con il vostro appoggio essenziale e varda che roba l diventada. Capitale economica? Ts, te voeret ghigna? Capitale morale? Meglio non parlarne. Caro Armando te capisset no una roba, che con lItalia, Milano comanda, conduce, se invece si dovesse fare la secessione, la Lombardia diventerebbe la Terronia dEuropa, Perch voi credete, ma i tuderi non fanno distinzione. El savent no che chi chinsc se mangia el ris, e dellidentit padana se ne fanno un baffo. Per el rest del mund, a cominci de la Svizzera, vialter sii italiani, spaghetti e mandolino esattamente come Bassolino; che comunque poi Borghezio, Bossi, Calderoli, e soprattutto Berlusconi hanno fatto di tutto in questi anni per migliorare limmagine (e vialter gi a rid). Ma perch invece de dag la spalla a quater gnurant che brusen el Garibaldi, con la storia ridicola (e illegale) de fa i assenti allinno de Mameli, non leggete un po di libri di storia vera. Ma sapete che prima del 48 (1848) i todesc eren insci odi da la populaziun (i vostri nonni e bisnonni, sangue de bis!) che persin chi aveva una dona tedesca el casciaven via. E vialter leghisti (non non ne avete le forze, tutta una manfrina) vorreste creare una nazione padana e secedere dallItalia. A prescindere dal fatto che una naziun insci piscinina, anche se ricca (anzi pesc) l troppo grande per i problemi personali dei torines, milanes, brescian e trevigiani che se meterien a litig tutt el di, come gi fanno, basta pensare al disastro degli aereoporti, tutti ne volevano uno e Roma ci ha ciulato la Malpensa, ma sarebbe infinitamente troppo piccola per i grandi problemi del presente. Certo, ci sono paesi piccoli, ma hanno tutti una storia e contesti economici e politici molto diversi. Una ipotetica Padania, ricca e isolata, sarebbe pappata in men che non si dica dalla Germania, riportando indietro la storia di quasi due secoli, come si pu gi vedere alla Malpensa dove Lufthansa la fa da padrona, e dalla criminalit organizzata che gi qui

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pronta a prendere il suo posto nelleconomia, anzi grazie a Berlusconi e alla Lega che non fanno altro che indebolire Magistratura e polizia, criminale e finanziaria, il suo posto lhanno gi preso. Caro Armando, i tuoi capi, che sono secessionisti in fondo al cuore, te toen in gir, te fan pirla sotta el nas lidea de lindipendenza de la Padania. Ma invece de ves, come ora, i puss important del paes, e toer la leadership, in dree a prepara la sort de diventaa la Terronia dEuropa. Ridi, ridi e guarda come lavii cunsciada la Padania con le vostre fabbrichette.

IL COMUNE E LE BUONE PRATICHE PER LA RIPRESA Edoardo Ugolini


Si scritto e documentato di come leconomia milanese sia in declino, sia rispetto alle citt comparabili in Europa (Amsterdam, Lione, Monaco, Barcellona), sia rispetto al resto dItalia, dove Milano ha visto diminuire il suo contributo alla formazione della ricchezza nazionale progressivamente negli ultimi anni. Una statistica europea dice che il 46% degli europei ritiene che non si dovrebbe avviare un'impresa se c' il rischio che possa fallire (rispetto al 25% dei cittadini statunitensi). (cfr Libro Verde, Limprenditorialit in Europa, Commissione delle Comunit europee) Dice Severgnini che in Italia esiste la voglia di vincere, ma tale la paura di perdere, che ci si accontenta del pareggio. Questo ovviamente non solo insufficiente per il progresso economico e per sostenere la competizione globale, ma anche noioso e demotivante, per chi vive una siffatta realt. Questo quadro delineato non ormai percepito nei numeri o nelle opinioni di pochi esegeti, o nelle aule delle universit, percepibile nelle strade e nei bar, tra la gente, come direbbe qualcuno dei tanti populisti in auge. Molti chiedono un cambiamento, una svolta, poter giocare in una squadra che non miri al pareggio ma giochi per la vittoria: offrire questo cambiamento, innescarlo, un compito della politica. Analizziamo dunque brevemente le cause di questo declino, non solo materiale ma anche ideale, e concentriamoci poi pi concretamente su un progetto e sulle proposte che il Comune di Milano pu mettere in gioco per invertire questa tendenza. Un sintomo evidente del declino economico rappresentato dalla perdita di considerazione e valore sociale del merito e del coraggio intellettuale e imprenditoriale: non un esempio sociale chi con coraggio porta avanti un progetto, qualsiasi esso sia, ma chi furbescamente ottiene favori o elude i controlli e le procedure. E sempre pi spesso un carattere imprescindibile della maggioranza di chi ha posizioni di rilievo (AD, politici o dirigenti ) il conformismo, lattenzione ai minuetti di potere, il perseguimento dellobiettivo primario di mantenere lo status quo (il pareggio, appunto) e non la visione strategica, la capacit di creare valore, il coraggio di proporre innovazione anche in contrasto al pensiero prevalente. Ormai quasi assuefatti leggiamo di continuo di favori comprati o concessi, di indagini e processi, quasi mai conclusi, ma sempre interrotti per prescrizioni o altre leggi o leggine (ancora pareggi). Leggiamo di continuo di forme di ribellismo infastidito verso lo status quo senza mai elevare questo movimento da ribellione a rivoluzione mancando anche in questo caso un ordine di grandezza ... . Cosa pu fare unamministrazione che voglia cambiare questo trend? Due cose. Per prima cosa deve dare esempio di etica del lavoro, contro privilegi reali o supposti deve prediligere sempre i diritti, non concedere o cedere mai ai favori, diventare un rifugio trasparente per i cittadini. Un luogo in cui non si deve questuare, come i villani di manzoniana memoria al palazzo del signorotto, oppure passare ore in coda, ma nel caso ci sia una coda, deve esserci anche la certezza che nessuno, per nessun motivo, salti quella coda. In secondo luogo servirebbe unamministrazione comunale che fornisse una protezione, che riducesse quella paura di perdere, di fallire, che incide molto sulle dinamiche economiche, come mostra lo studio europeo sopra citato. Unamministrazione comunale che svolgesse il ruolo di facilitatore, di agenzia per chi si affacci a una nuova esperienza imprenditoriale o professionale. Tre sono le maggiori paure, gli ostacoli, che fanno prevalere la paura di perdere, di fallire sulla voglia di intraprendere a chi si avvicini alla decisione: la burocrazia, i costi (laccesso alle risorse economiche, agli spazi fisici, ecc), la solitudine, intesa come mancanza di aggregazione di risorse ed esperienze. La nostra ricerca europea mostra che per il 69% degli intervistati lostacolo principale per la costituzione di una impresa la complessit delle procedure amministrative e per il 76% l'assenza di capitali disponibili. Un Comune agente del cambiamento e del dinamismo economico dovrebbe rassicurare e accompagnare nelliter burocratico, eliminando il timore di incappare in cavilli, in meandri inaccessibili e iter autorizzativi oscuri e senza tempi certi. Il Comune, come partner che aiuta negli adempimenti burocratici, dovrebbe assegnare un impiegato, con nome cognome telefono ed email, a ciascuna istanza e il quel

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non ti dica alla fine di una coda: manca il codice fiscale alla pagina 4 ripassi con il documento compilato, ma ti dica, manca il codice fiscale, me lo invii per e-mail e compilo io la nostra pratica .. Un aiuto dal Comune negli adempimenti burocratici significa affrontare insieme al nostro agente gli aspetti procedurali e autorizzativi, fiscali, giuslavoristici etc. Un Comune che mette a disposizione le sue strutture al fine di agevolare il reperimento delle risorse finanziarie, sia attraverso laccesso a fondi agevolati, qualora ne esistano, sia nazionali sia europei, sia al microcredito, o al credito ordinario, attraverso un supporto operativo e amministrativo. Un Comune che non solo si attiva per il reperimento dei finanziamenti, ma che agevola la realizzazione di nuove idee mettendo a disposizione locali attingendo dal notevole e talvolta non utilizzato patrimonio immobiliare. Il reperimento di un luogo ove esercitare la propria attivit spesso la voce di costo pi gravosa, dunque laccesso ad aree idonee a prezzi politici, ma con contratti flessibili, un grande esempio di Comune facilitatore. Infine la possibilit di aggregare esperienze e condividere costi / idee

/energie in luoghi virtuali e/o reali per chi sta compiendo lo stesso percorso permetterebbe di ottenere economie di scala, migliore accesso alle informazioni e maggiore visibilit sul mercato. Leliminazione di quella solitudine che demotiva chi si avvicina a prendere un rischio intellettuale o imprenditoriale. Si pensi, solo a titolo di esempio a dei giovani dentisti (o stilisti, o avvocati, o artigiani, o parrucchieri etc.) che non abbiano ancora clienti (dunque incassi) essendo giovani o nuovi al mestiere e che vogliano intraprendere unattivit professionale, magari fornendo prestazioni a prezzi concorrenziali: potrebbero trovare nel comune il partner per i locali da condividere, i finanziamenti da reperire per i macchinari necessari e infine unassociazione tra pari che permetterebbe di ripartire i costi fissi (pubblicit, amministrazione, acquisti, ecc.). Un Comune che desse aiuto a un giovane ristoratore (anche immigrato, ma non solo) nellesperire le pratiche burocratiche presso i diversi uffici competenti e permettesse laggregazione di nuovi chefs in locali comuni di propriet demaniale, magari a rotazione periodica, permetterebbe di testare le qualit

di ciascuno limitando quel rischio fallimento che blocca le iniziative. Sarebbe cos difficile realizzare un servizio come immaginato? Non proprio, basterebbe un censimento delle aree disponibili per la locazione, una piattaforma informatica semplice per accentrare le informazioni e gestire le pratiche (un sito ), un team di persone che valuti i business plan, ove vi siano, mutuati dalluniversit e dalle professioni e infine la valorizzazione delle tante risorse della macchina comunale. Uneconomia pi vivace con dinamiche e prospettive per il futuro ricchezza di tutti. Il ruolo della politica di permettere di aspirare a un mondo migliore. Ovviamente il rischio sarebbe che queste iniziative si mutino in un nuovo frigorifero di privilegi ossia che i concessionari di queste facilitazioni diventino pochi raccomandati (parenti, amici, compagni di partito o di associazione e cos via) che sfruttano il bene pubblico per vantaggi privati. Qui la politica deve fare bene il proprio mestiere e vigilare, cos come i pari devono vigilare che ci non accada. Memento: se non si accetta qualche rischio non si riesce a vincere, ma al limite a pareggiare.

COMUNIT DEL PRESENTE E CASA DELLA MEMORIA Michele Sacerdoti


Il progetto di Porta Nuova si trova ad affrontare due problemi: da una parte il gruppo Hines - Ligresti non riesce a convincere gli stilisti a sfilare nelledificio progettato a questo scopo lungo il podio della Citt della Moda dallarchitetto Grimshaw, battezzato lumacone per la sua forma lunga e stretta. Dallaltra Hines non riesce a convincere il quartiere Isola ad accettare che la Casa della Memoria di 2.000 mq sostituisca il Community Center, per ospitare allangolo tra via Confalonieri e via Volturno gli uffici e archivi dellAnpi (Associazione Nazionale Partigiani dItalia), lAned (Associazione Nazionale Ex Deportati), lAiviter (Associazione Italiana Vittime del Terrorismo) e lAssociazione dei parenti delle vittime della strage di Piazza Fontana al posto di funzioni per le attivit sociali di zona. Gli stilisti sfilano ormai dappertutto in citt e lidea iniziale della Citt della Moda fallita. Il lumacone prevedeva 20.000 mq di funzioni di interesse generale con un indice di 1 mq/mq, superiore allo 0,65 mq/mq previsto per le funzioni private. Loperatore ha chiesto di trasformare la sua destinazione per 12.000 mq a funzioni private non residenziali, con riserva di chiedere in futuro la stessa trasformazione per il resto delledificio. Il Consiglio di Zona 9, chiamato a dare il suo parere obbligatorio sulla variante allaccordo di programma Garibaldi Repubblica, si opposto a questo cambiamento e ha chiesto in alternativa di destinare 2.000 mq alla Casa della Memoria e il resto, se non si vuole mantenere le funzioni pubbliche previste, a verde pubblico, riducendo lenorme volumetria prevista nel progetto di Porta Nuova a vantaggio degli attuali e futuri residenti. Il verde previsto dal progetto, che inizialmente prevedeva una Biblioteca degli Alberi di pi di 100.000 mq, si progressivamente ridotto a causa di cambiamenti del progetto e di parcheggi sotterranei. Lo spostamento della Casa della Memoria consentirebbe inoltre di mantenere il Community Center allIsola con le sue funzioni per il quartiere, secondo il progetto iniziale dello studio Boeri. Sicuramente una collocazione della Casa della Memoria sul podio del progetto di Porta Nuova accanto ai grattacieli di Cesar Pelli sarebbe pi centrale e prestigiosa e meglio collegata con la stazione di Porta Garibaldi. Avevo affrontato questi problemi durante le primarie per il candidato sindaco del centro sinistra ed ero intervenuto a un dibattito allIsola con la proposta di spostare la Casa della Memoria al posto del lumacone di Grimshaw. Di fronte alla delibera del Consiglio di Zona 9 il Comune e Hines non potranno far finta di nulla. Hines ha lanciato nel frattempo un concorso privato per il progetto esecutivo della Casa della Memoria che dovr terminare entro fine marzo. Alla base del concorso c un documento preliminare alla progettazione che non stato diffuso e che sembra voler far convivere negli stessi spazi gli uffici delle quattro associazioni e le funzioni per il consiglio di zona. La cosa non sembra

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possibile in base al progetto preliminare presente sul sito dello studio Boeri, che lha redatto al pari del progetto per il Community Center.

Sar interessante vedere come finir questa vicenda, in cui sembra che gli interessi privati vincano sugli interessi pubblici che avevano giu-

stificato lintera operazione immobiliare della Citt della Moda.

PROPOSTE PER IL MASSACRO DEL TERRITORIO COMUNALE? Giuseppe Natale


Proviamo a fare una analisi del primo capitolo del documento generale del Piano di Governo del Territorio (PGT) di di Milano. Una citt metropolitana e multicentrica? Per affrontare la contraddizione tra multicentrismo urbano e radiocentrismo milanese, nel documento si invoca genericamente un modello di mobilit e unidea di citt futura alternativa a quella radiale . Ma evidente che per superare la dimensione mono-radiocentrica di Milano non basta una politica della mobilit e delle infrastrutture, mentre si esaurisce nellastrattezza ideologica laffermazione di voler restituire autonomia ed efficienza alle urbanizzazioni pi periferiche e metropolitane. Lattuale conformazione strutturale di Milano viene in concreto giustificata e confermata dalla scelta politica di continuare a costruire strade e autostrade e di imporre il predominio assoluto della mobilit privata e su gomma. La generica affermazione di ripensare urbanisticamente Milano entro un assetto metropolitano vasto diventa un alibi ideologico per continuare a consumare suolo. Quali parti e quali voci di citt? Citt polifonica, straordinario caleidoscopio denso di criticit e opportunit, sottolineare le identit e le specificit dei quartieri : ingannevole retorica dentro una visione prevalentemente quantitativa della crescita urbana. La divisione artificiosa di Milano in cinque diverse parti, (centro storico - citt reticolare a est - citt stellare a ovest - citt dei Navigli - citt a nord del centro storico) tutta interna ai confini amministrativi, porta a ratificare il monocentrismo delle mura spagnole e il suo dominio sullintera citt e sulla sua area metropolitana; a considerare ancora e periferie le identit urbane dei quartieri. Impedisce lassunzione e lattuazione di un vero decentramento policentrico. Non si prende in considerazione, neanche in via di ipotesi, la possibilit / necessit di scomporre lunit amministrativa centralistica di Palazzo Marino un vero moloch, nel senso di organizzazione irrazionale che soffoca i diritti e le esigenze individuali e sociali delle persone e del territorio - in un certo numero di Comuni (le storiche 20 zone / municipalit). La questione Milano analoga a quella di tutte le metropoli del mondo, in quanto citt di citt. Si tratta di fare di Milano (come di unaltra decina di grandi citt italiane, le cosiddette Citt Metropolitane) un insieme di medie citt, riequilibrando il rapporto con i centri urbani dellarea vasta attraverso un ridisegno istituzionale amministrativo e politico che istituisca e riconosca la Citt e la Cittadinanza Metropolitana (ovviamente abolendo lente Provincia), che attui un modello di democrazia urbana partecipativa e promuova politiche di sostenibilit ambientale infrastrutturale economica sociale culturale. I pieni e i vuoti della citt: quali rapporti? La questione dei rapporti tra i pieni e i vuoti della citt viene affrontata in maniera sbrigativa dentro una concezione del suolo come risorsa e non come bene primario e comune. Non si considera il territorio del comune di Milano pieno come un uovo. I vuoti rimasti o che si liberano sono ancora un certo numero di aree dismesse e fazzoletti strisce coriandoli di prezioso suolo che urge vengano tutelati e valorizzati in quanto vuoti, in quanto spazi liberi e verdi per far respirare la citt di citt. Invece viene posto lobiettivo di riempirli. Si teorizza la permeabilit quale materiale di irrobustimento della struttura urbana di Milano. E si concepisce la densificazione come approccio innovativo al concetto di qualit urbana. Si apre cos la strada alla ulteriore permeabilit della speculazione edilizia nei parchi (molto appetibile il Parco Agricolo Sud e non solo!...) e negli spazi verdi. E si chiude ogni porta a veri approcci innovativi e soprattutto a proposte migliorative della qualit dellambiente urbano. Si poteva e si doveva partire da unanalisi critica dello stato dei piani di riqualificazione urbana (p.r.u.) e di intervento integrato (p.i.i.) in fase di attuazione e/o di stagnazione, mettendone in evidenza aspetti negativi, e veri disastri urbanistici ed ecologici. Grandi progetti che, avvolti dalla retorica spettacolare delle firme delle archistar, nascondono una pesante insostenibile cementificazione, riducono i parchi urbani previsti sulla carta in misero verde condominiale. Si sta parlando, ad esempio, dei cantieri di Santa Giulia / Rogoredo, di Porta Vittoria, di Isola / Garibaldi / Repubblica / ex Varesine, di Fiera City Life, di ex Magneti Marelli / Quartiere Adriano. Torri alberate (!?) e grattacieli sbilenchi e dritti e storti. Grandi opere edilizie ancora incompiute, messe in discussione - da comitati di cittadini attivi e consapevoli e da urbanisti e tecnici che non si vendono allo strapotere degli speculatori immobiliari sotto il profilo dellimpatto ambientale e della tutela del patrimonio architettonico e culturale e della qualit della vita nei quartieri. Su alcune di esse intervenuta la Magistratura per gravi reati ambientali e intrecci di interessi con la criminalit organizzata. C materia per riflettere e per cambiare rotta. Nessun cenno nel documento del PGT. Citt lenta e citt veloce? Si disquisisce con disarmante superficialit di citt lenta (qualit dellabitare) e di citt veloce (lavoro e mobilit). E prevale in maniera schiacciante quella veloce. Si mettono pesantemente i piedi nel piatto e si tracciano cinque assi autostradali fondamentali: lasse nord-ovest che entra a Milano da Malpensa; lasse trasversale che connette la zona nord (la famigerata Gronda Nord!); lasse est dellattuale tangenziale che diventer una infrastruttura urbana una volta realizzata la tangenziale est esterna; lasse di margine urbano sud che collegherebbe Parco Sud, Rogoredo, Porta Romana e Navigli; lasse nord/sud nella parte ovest della citt. Come se non bastasse, si sostiene il rafforzamento di alcuni assi radiali duscita da Milano. E la riproposizione della tradizionale politica stradista: aumento del viluppo autostradale attorno alla citt e nuovi assi di penetramento e attraversamento urbano in tutte le direzioni. Saltano quei criteri di compatibilit e sostenibilit che a parole si vorrebbero seguire a favore della citt lenta. E,

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rafforzando gli assi radiali, si consolida il carattere centripeto e radiocentrico di Milano che pure, a parole, si vorrebbe superare. Dallascolto allidentit dei quartieri? Esclusi da ogni momento di partecipazione ed espropriati di strumenti di conoscenza, i cittadini vengono confinati in un campo dascolto simile alla ricerca di mercato e si vedono relegati al ruolo subalterno di richiedenti e di consumatori di servizi. Lideologia della sussidiariet, mentre fa diventare secondario il ruolo di governo e di gestione dellente locale, mina dalle fondamenta il welfare pubblico. Si inventa una mappa che frantuma la citt in 88 Nuclei di Identit Locali (NIL). Mancando un ridisegno amministrativo che aggreghi i NIL in confini municipali policentrici, una mappa senza bussola. E la rete dei NIL, pi che a un arcipelago - come viene definito nel documento - somiglia a un labirinto in cui non solo difficile orientarsi, ma diventa facile perdersi. Consumo di suolo, densit, dotazione dei servizi : quali rapporti? Non si fa cenno alle questioni nodali: sviluppo abnorme degli investimenti immobiliari; caratteristiche parassitarie della rendita fondiaria e urbana; speculazione edilizia e finanziaria; quantit di vani e immobili

vuoti; decremento demografico dal 1975 (con un leggero recupero grazie agli immigrati!) e contraddittorio obiettivo di incremento dichiarato nel documento. Affermazioni altisonanti (suolo risorsa limitata e per questo preziosissima - il vuoto bene prezioso dal punto di vista ambientale e paesaggistico - Milano citt che non si pu permettere di consumare ancora suolo) vengono puntualmente smentite e contraddette dalle proposte concrete presentate. Ad esempio, non contraddittoria e assurda lipotesi sulla capacit accoglibile (sic) di residenti nella citt nonostante la previsione di riduzione del consumo di suolo dal 73% del 2009 al 67% del 2015, fino al 65% del 2030 (che pure sono percentuali insostenibili)? Non mistificatorio teorizzare la densificazione, cio la crescita della citt nella citt, come risposta alla necessit di ridurre il consumo di suolo? Come si fa ad affermare che densificare significa favorire la costruzione della citt multicentrica, senza porsi il problema del decentramento amministrativo, della valorizzazione dei vuoti senza riempirli di cemento, di una rivisitazione urbanistica fondata su ristrutturazioni e riusi e anche demolizioni? Il riconoscimento che la domanda di residenza sociale non ammette rinvii

non deve diventare lalibi per continuare a costruire, e addirittura a edificare nuove parti di citt sul brown field, vale a dire sulle aree insalubri(!?). Lurgente bisogno di residenza e di affitti sociali e popolari riguarda i diritti fondamentali, e va affrontato con strumenti adeguati di politica sociale e fiscale, di valorizzazione sociale (e non alienazione ai privati) dei beni immobiliari pubblici. Bisogni e diritti che non vanno dati in pasto al mercato. Lo stesso dicasi dei servizi, arbitrariamente ridotti a due ambiti (infrastrutture e spazi aperti). Il Piano abbandona la logica dello standard e dei servizi pianificati dei vecchi piani regolatori. Ridimensiona drasticamente il ruolo del Comune e lo relega a quello di una generica regia. Degrada il governo pubblico al dialogo con loperatore privato. Tutto diventa fluido e discutibile. Prevale la logica di un cosiddetto metodo / processo che definisce criteri che di volta in volta divengono il quadro di riferimento per la dotazione di nuovi servizi. Nessuna visione strategica di vero governo del bene comune e pubblico. Scompare linteresse generale. Ci si affida totalmente alla logica del mercato. Si mercifica tutto.

MILANO, INDUSTRIALIZZAZIONE E LUNITA NAZIONALE Marco Vitale


Questo manifesto un po esasperato (oggi diremmo un po talebano) riflette il sentimento dominante nella classe dirigente di Milano al momento dellUnit dItalia. Certo Carlo Cattaneo e i non molti che la pensano come lui, non solo non sono daccordo ma soffrono intensamente per questa affrettata unione centralista nel nome dei Savoia. Ma Cattaneo lontano, il sogno federalista stato rimesso nel cassetto dopo il viaggio di Cattaneo a Napoli nel vano tentativo di convincere Garibaldi a farsene alfiere; lo stesso sogno di una unit basata su un sistema amministrativo decentrato e rispettoso delle antiche tradizioni locali, che pure aveva il sostegno di Cavour, stato, sotto lincalzare degli eventi, cancellato. Non mancano preoccupazioni e nostalgie, anche in personaggi moderati come Cesare Correnti (futuro ministro, uomo legato ai Savoia, uomo della sinistra ragionevole, futuro segretario di S.M. per il gran magistero Mauriziano), che il 15 marzo (due giorni prima che il Parlamento riunito a Torino sancisse la nascita del Regno dItalia) scrive alla contessa Clarina Maffei: Vi raccomando Milano: ve lo ripeto. Voi siete uno dei buoni geni del luogo. Non ditelo a nessuno, ma ricordatevene sempre: questItalia nuova Dio la benedica!, fin qui un corpo che non ha ancora trovato unanima. E intanto lanima della nostra vecchia Milano se ne va. Forse mi far cieco il dolore, forse, avendo finito io mi par che molte cose, le quali mi furono sante e dilette, minacciano di finire. Ma le nostalgie restano un fatto minoritario e individuale. Ora tempo di festa. Ora bisogna tenere fede coerentemente alla linea che Milano ha tracciato: rottura con lantico regime austriaco, rapporto preferenziale con il Piemonte e il Risorgimento liberale e sabaudo, accettazione della supremazia politica di Torino, rivendicazione di un ruolo

Il 9 ottobre 1861 il quotidiano La Perseveranza portavoce del liberalismo moderato, pubblica una specie di manifesto unitario che assurge subito a forte notoriet: Viva lItalia. E spariscano tutte le sub nazionalit come oggi sparisce la pi illustre e la pi antica di esse, davanti alla patria risorgente si umilino tutte le tradizioni locali e si rassegnino ad eguagliarsi tutte le primizie, quelle del tempo come quelle della fortuna La Lombardia finita, il Piemonte finito, la Provincia finita: in tutto il nuovo stato non v che Italia e libert. A questo patto dolce morire e glorioso rinascere. 1 ()

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guida nellinnovazione industriale, scientifica, tecnologica ed economica: Milano, che unica fra le citt della penisola avrebbe potuto mantenere il suo legame con lOltralpe e trasformarlo in diretto rapporto con lEuropa, sceglie lUnit nazionale e le libere istituzioni, ritrovando qui non solo un ruolo specifico, ma una ragione dessere, una suprema motivazione di progresso (Giorgio Rumi). Mentre tanti rivendicano ruoli speciali e cercano di sgomitare per avere dal nuovo regime vantaggi e riconoscimenti, Milano proprio nella questione della capitale, d un grande esempio, rinunciando ad avanzare la sua candidatura. E Milano, capitale del pensiero federale italiano, rinuncia anche a reclamare una forte autonomia, che pure le sue eccellenti istituzioni pubbliche, frutto della fusione tra scuola amministrativa austriaca e genio politico e civile del grande illuminismo lombardo, giustificherebbero, sacrificando pretese di autonomia alla, in quel momento, preminente esigenza unitaria. Il Reale Istituto Lombardo di scienza e lettere, uno dei soggetti importanti della cultura milanese sancisce che, per lItalia ancora tanto giovane: necessit pi laccentrare che il decentrare, ossia la maggiore unit e la minore variet possibile. Nasce allora e per questo approccio lungimirante, responsabile e generoso il mito di Milano, capitale morale. La classe dirigente milanese, la consorteria liberale, riunite nel Circolo Unione (nome assai significativo, e al quale lo stesso Conte Camillo Benso di Cavour presenter domanda di ammissione il 20 febbraio 1860) e nel quotidiano La Perseveranza, ha le idee chiarissime: lUnit innanzi tutto, lotta alle sub nazionalit senza riserve; capitale a Roma ma leadership economica e scientifica a Milano; e ci senza sacrificare lorgoglio per la qualit della propria tradizione amministrativa (la Perseveranza riterr, ad esempio, inaccettabile insinuare il sospetto che gli amministratori di Milano siano come quelli di Napoli); ci che conta non la provenienza sociale o territoriale ma solo il merito. Il motto della consorteria : i migliori nomi e i migliori intelletti. Sono tanti i giovani di semplici origini e di provenienza la pi varia che vengono cooptati dalla consorteria a partire da quel giovanissimo Giuseppe Colombo che diverr uno dei pi lucidi e influenti personaggi milanesi e nazionali in campi tecnico

scientifico ed economici, nei successivi cinquantanni. E Quintino Sella, piemontese, viene eletto a Milano, perch milanese nello spirito e nella professionalit. La dinamica fortemente espansiva delleconomia milanese tra il 1860 e il 1914 (ma convincente la suddivisione in due periodi: 1860 - 1898; 1898 - 1904) basata, principalmente, sulla forte accelerazione del processo di industrializzazione. Questo processo riceve certamente grande impulso dallUnit italiana e dal clima fattivo e imprenditivo che ne consegue, ma sarebbe azzardato tracciare una semplice relazione di causa ed effetto tra Unione italiana e processo di industrializzazione milanese. Questo ha radici pi profonde, complesse e antiche. Se proprio dovessi indicare una data dinizio del processo della prima industrializzazione milanese indicherei il 7 agosto 1838 quando, nel salone della Borsa in Via Mercanti, si tenne unassemblea di commercianti e industriali milanesi con allordine del giorno il progetto di creare una organizzazione capace di promuove lincominciato progresso delle arti e de mestieri a Milano. A convocare lAssemblea era la Camera di Commercio Arti e Manifatture, il pi importante organismo economico milanese, mentre il principale animatore dellincontro Heinrich Mylius, vicepresidente della Camera e Imperiale Regio Consigliere. Mylius (personaggio al quale i milanesi devono grande ed eterna riconoscenza) era nato a Francoforte da famiglia di commercianti austriaci nel 1769. Ventenne si stabil a Milano per aprire una filiale della ditta di famiglia e divenne qui imprenditore e banchiere di successo. Uomo di cultura, con rapporti personali con Goethe, Manzoni, Cattaneo, DAzeglio e molti altri esponenti del mondo culturale e politico al di qua e al l delle Alpi, Mylius lemblema della classe imprenditoriale milanese, realizzatrice e illuminata, che seppe sempre unire il bene della propria impresa e il bene della citt e della comunit, realizzando cos, nelle opere, il pensiero di fondo del grande illuminista lombardo. Lassemblea del 7 agosto 1838, dette il via alla costituzione della Societ dIncoraggiamento dArti e Mestieri (ancora oggi viva e attiva), con 361 sottoscrizioni iniziali, che complet il processo costitutivo il 22 marzo 1841 e il cui primo presidente, dal 1841 al 1854, fu Mylius. La Societ dIncoraggiamento divenne

rapidamente il vero centro propulsore del progresso tecnico - scientifico e del processo di industrializzazione 2 ( ). Qui operano personaggi come Carlo Cattaneo (relatore e guida dal 1845 al 1848), Antonio Allievi, economista; Francesco Brioschi matematico e scienziato; Giuseppe Colombo, tecnologo; e tanti altri imprenditori, studiosi, tecnici. Qui nacque il primo Centro italiano di chimica tecnologica, grazie ad Antonio de Kramer, giovane scienziato, figlio di imprenditori tedeschi di successo insediati a Milano verso la fine del 700. Qui trova le sue radici e anche le sue risorse iniziali il Regio Istituto Tecnico Superiore (che i milanesi chiamarono subito Politecnico) che vide la luce nel 1863, sotto la guida di Brioschi e che, allavvio, pot contare sulle collezioni tecnologiche, attrezzature didattiche e docenti della Societ dIncoraggiamento. Molte cose erano dunque gi successe prima del 17 marzo 1861. Ma soprattutto era stata fatta una grande semina di buon pensiero, basato su pochi pilastri: era necessario puntare su una formazione pratica ma inquadrata in un elevato pensiero tecnico - scientifico; era necessario cimentarsi continuamente nella innovazione e nelle nuove tecnologie; era necessario che le conoscenze tecnico - scientifiche non restassero privilegio di elite ma si diffondessero tra il popolo per diventare vero fattore di sviluppo economico; era necessario puntare su i migliori nomi e i migliori intelletti e sui giovani che meglio di altri sapevano impadronirsi delle nuove tecnologie. Erano questi i pilastri del grande pensiero, incarnato nella Societ dIncoraggiamento, che la Milano preunitaria lasciava in legato alla Milano postunitaria e che furono la base del grande processo di industrializzazione e sviluppo economico del periodo 1861-1914. Erano pilastri non sempre accettati pacificamente. Il dibattito: preparazione scientifica o preparazione puramente pratica, si present ripetutamente, e in particolare quando si costitu il Regio Istituto Tecnico Superiore (1863) quando nacque la Bocconi (1903). Ma le radici culturali solide e, soprattutto attraverso Cattaneo, collegate al grande illuminismo lombardo, portarono sempre, fortunatamente, alla prevalenza delle prime tesi. Fu ripetutamente messa in discussione anche la strategia di sviluppo industriale in una Milano che era prevalentemente basata su

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uneconomia commerciale e agricola. Quando, ad esempio, nel 1844 la Camera di Commercio di Milano propose di allargare loperativit della Societ dIncoraggiamento a tutta la Lombardia solo Brescia, Como, Cremona e Pavia risposero positivamente mentre Mantova, Sannio, Chiavenna, Lodi presero posizioni negative verso una Societ volta alla promozione di nuove ed inusitate industrie non rispondenti ai propri interessi agricoli. La Camera di Commercio di Bergamo, invece, condivise linteresse per lo sviluppo delle attivit manifatturiere, ma disse di volersi organizzare in proprio, creando una propria societ simile a quella milanese. Ma anche questa opposizione ruralista e particolarista fu superata, e a ci lUnione nazionale diede certamente una spinta importante. Non un caso, e ne dimostra lintelligenza politica, che entrato a Milano dopo larmistizio di Villafranca del 1859, Vittorio Emanuele II, tra una serie di decreti simbolici ne approv uno che donava il palazzo del Governo militare alla Societ dIncoraggiamento, rendendo cio omaggio alla societ civile lombarda. Numerosi esponenti della Societ ebbero incarichi di governo a partire da Francesco Brioschi che fu nominato segretario generale del Ministero della Pubblica Istruzione. Dei 13 membri della nuova giunta comunale, di nomina regia, ben otto, a incominciare dal sindaco Antonio Beretta, erano membri della Societ di Incoraggiamento. E anche il Ministro della Pubblica Istruzione, Gabrio Casati, era passato attraverso la Societ dIncoraggiamento nel 1848 - 49 e la sua esperienza di allora fu presente nella famosa legge Casati del 13 novembre 1859, la Magna Charta della scuola italiana. Dopo lunit, la Societ dIncoraggiamento non solo riafferm la sua natura di istituzione privata produttrice di pubblico servizio ma rest e divenne sempre pi crocevia dei pionieri della cultura tecnica scientifica: i Colombo, i Pirelli, i Saldini, i De Angeli, i Ponti, i Fazier, i Gavazzi, i Candiani, i Salmoiraghi, e pi tardi gli Ettore Conti, i Borletti, i De Micheli, i Cicogna e altri centinaia di imprenditori meno noti che qui ricevettero e diedero, in uno scambio virtuoso di energie e di pensiero. Il primo periodo che segue larmistizio di Villafranca e lannessione al Piemonte del 1859 e che segue lunificazione (sino ad almeno

il 1866) non fu positivo per leconomia lombarda e milanese. Il distacco dal Veneto e dalle altre province austriache, mentre le nuove integrazioni con Piemonte, Liguria, Emilia non erano ancora partite, fu gravoso. A queste si aggiunsero alcune turbative nel commercio internazionale e soprattutto le difficolt nellapprovvigionamento di cotone portate dalla guerra di secessione americana. Ma sotto la crisi della tradizionale industria tessile e dei commerci, lunificazione promosse lo sviluppo di nuove industrie che al momento dellunificazione erano modestissime, come la meccanica. Questo impulso fu soprattutto dovuto allo sviluppo delle costruzioni ferroviarie. E questo lavoro proficuo, frutto anche dei pilastri di pensiero sopra ricordati, emerse in pieno con la Esposizione Industriale del 1881. Questa grande Esposizione (pi di un milione di visitatori, grandi contributi cittadini per la realizzazione, raccolti in pochi giorni, di un milione di lire a fronte di sole 200.000 lire stanziate dal governo) fu una grande sorpresa per lEuropa e per Milano stessa. Sorprendente fu il numero degli espositori italiani, la qualit e ampiezza della loro produzione, lo spettacolare ricupero compiuto, in soli venti anni, rispetto ai pi titolati produttori inglesi, francesi e tedeschi. Se le cose sono cos cambiate scrisse Colombo perch il costruttore puramente pratico si ormai accorto che senza il sussidio dellelemento scientifico era preclusa la via a qualunque miglioramento, ora che dalla motrice a vapore alla pi umile macchina, tutto si fa e si calcola alla regola che la teoria, sussidiata dallesperienza, va sempre pi chiaramente additando. Milano era ormai lanciata e lUnit ne fu poderoso propellente, proprio perch solide erano le radici di pensiero e di moralit imprenditoriale che lilluminismo lombardo e i suoi successori avevano saldamente piantato, rovesciando alla radice quella societ di stampo chiaramente mafioso e dominata dalla violenza e dalla sopraffazione, che Manzoni ci ha cos ben descritto nei Promessi Sposi. Dopo le Ferrovie venne lindustria elettrica a stimolare lo sviluppo e Milano fu la prima citt europea, e la seconda al mondo dopo New York (con Edison stesso) a installare una centrale termoelettrica. E continu e si rafforz lalleanza tra imprenditoria e cultura tecnologica e scientifica: Fu allora che, apertosi il dibatti-

to sul futuro di Milano, si afferm definitivamente lidea di una metropoli pluridimensionale: centro importante di attivit industriale, nodo nevralgico degli scambi commerciali e finanziari, sede di servizi avanzati, ma anche polo primario di potenza intellettuale e di cultura tecnologica e scientifica in particolare. Molto eloquente al riguardo ci che lindustriale chimico - farmaceutico Carlo Erba dichiarava il 27 novembre 1886, donando al Politecnico il capitale che avrebbe dovuto consentire la creazione di unistituzione elettrotecnica. Dopo aver sottolineato il bisogno grande di Milano di aggiungere vita a quei pochi centri, che ci sono di alta cultura scientifica, egli esprimeva laugurio che liniziativa privata creatrice di tante industrie si dirigesse pure verso gli istituti di istruzione per fare di Milano un grande centro scientifico. Un proposito dello stesso tenore aveva gi esternato il cotoniere Eugenio Cantoni, quando aveva contribuito finanziariamente allattuazione, a partire dal 1875 - 1876, di un corso di Economia Industriale nello stesso Politecnico e in termini del tutto analoghi si esprimer ancora Ferdinando Bocconi, nel dar vita, tra la fine dellOttocento e il principio del nuovo secolo, allUniversit Commerciale dedicata al figlio Luigi, dichiarando di voler provvedere alle moderne esigenze di unalta cultura per le classi commerciali e industriali con la creazione di un Istituto di 3 carattere scientifico ( ) Il processo di industrializzazione di Milano stato soprattutto unepopea di pensiero, prima ancora che un fenomeno economico. Un pensiero sempre aperto, sempre innovatore, sempre capace di attrarre e valorizzare i migliori da ogni provenienza (dai tedeschi Mylius e de Kramer, allo svizzero Hoepli, al napoletano Torelli Viollier, fondatore del Corriere della Sera, allemiliano Mengoni, progettista della Galleria, al lodigiano Bocconi). Per questo la classe dirigente milanese non ha mai dubitato, neanche nei duri anni 1861-1866, che la via maestra fosse quella dellUnione dItalia, vissuta con lorgoglio della propria identit e delle proprie tradizioni, e aperta allEuropa e al mondo. Per questo, proprio ricordando questa epopea, non possiamo cancellare un senso di raccapriccio verso il provincialismo, la grettezza, e lottusit della Lega e di tutti gli altri nostri contemporanei, che stanno lavorando per restaurare a Milano una societ

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chiusa, mafiosa, parrocchiale e preilluminista. (1) Citato in Giorgio Rumi Ordine e Libert, gli eredi di Cavour nel volume Milano nellUnit nazionale (1860-1898, Cariplo, Milano 1991). (2) Fortunatamente possiamo contare su un testo fondamentale per la

conoscenza e comprensione di questo periodo decisivo della fondazione della Milano moderna in: Carlo G. Lacaita, Lintelligenza produttiva, Imprenditori, tecnici e operai nella Societ dIncoraggiamento dArti e Mestieri di Milano (18381988) ed. Electa, 1990.

(3) Carlo G. Lacaita. Un progetto per la modernizzazione tecnica e scientifica, in Milano nellUnit Nazionale, op. cit.

PALAZZO REALE. TRE MOSTRE E TRE ALLESTIMENTI Antonio Piva


Sono lo spazio e il tempo che collegano le tre mostre, Arcimboldo, Savinio e gli Impressionisti: non mi sembra il pensiero che ciascuna mostra sottintenda. Le tre mostre sono state allestite in parte al piano terreno di Palazzo Reale e quella che pare a prima vista pi importante, al primo piano. Inaugurate tutte tra febbraio e marzo rappresentano un indubbio sforzo organizzativo ed economico che va apprezzato, comunque non sottovalutato. Ma considerando lo sforzo nel suo insieme sorgono alcune riflessioni di carattere generale e naturalmente poi molto particolari percorrendo con attenzione ciascuna esposizione. Innanzitutto ci si domanda perch creare sovrastrutture sempre diverse allinterno degli spazi del palazzo in parte gi attrezzati per le esposizioni. Negli spazi destinati allArcimboldo non si capisce perch ci sia messo tanto impegno a cancellare le belle sale con le decorazioni e gli affreschi nei soffitti. Le preziosit degli artisti lombardi del cinquecento tra ori, pietre lavorate sottilissime per esaltare colore e la ricchezza della natura, armature e la fantasia di Arcimboldo, avrebbero ricevuto il riflesso di unaltra epoca, quella napoleonica, in cui non mancava certo labilit degli artisti artigiani. Le belle sale sono spesso tagliate da enormi pannelli che in vario modo frazionano il percorso del pubblico. Alcune propongono pannelli con motivi decorativi quasi caricaturali per incorniciare qualche opera che bisogno certo non ha di fronzoli per essere apprezzata per quello che . Le luci molte volte, collocate in basso, vanno a creare ombre e riflessi di cui faremo volentieri a meno perch vi sono tecniche che, ben applicate, rendono giustizia ai colori e ai tratti fini del disegno che spesso si fa sottile, quasi illeggibile, se, per lappunto, la luce non calibrata nel modo corretto. Una nota di merito va alla scultura in fibra di vetro di Philip Haas esposta nella Piazzetta Reale. La sua dimensione, che supera i quattro metri, bene interpreta Linverno di Arcimboldo ed richiamo evidente, decoroso che impreziosisce lo spazio esterno in altre occasioni deturpato da improbabili allestimenti sciatti e casuali. Una bella mostra, non c che dire, ma con poco in pi avrebbe potuto restituire anche la perfezione del contemporaneo dove non mancano bravi artigiani e tecnici altrettanto esperti. Al piano terreno la mostra dedicata a Savinio ripropone la frantumazione degli spazi espositivi. In questo caso non ci sono per affreschi n decorazioni ma un logico percorso, a volte misterioso, che ci accompagna. Sparisce Palazzo Reale ma in compenso le strutture espositive, che prediligono i tagli obliqui, inquadrano sequenze prospettiche interessanti che fanno da rimando ai tagli prospettici di alcune opere di Savinio. Anzi alcune finestre aperte sui pannelli rossi dilatano lo spazio, molte volte angusto, verso altre opere che vedremo in sequenze successive. Si nota uno studio attento dellopera da esporre e un evidente rapporto con lo spazio espositivo. Ci si domanda come potr visitare questa mostra un gruppo di una ventina di persone mentre la visita di poche persone confortevole e accattivante? Una maggiore superficie disponibile non avrebbe dato a Savinio pi opportunit per essere colto nella sua poliedrica genialit? La terza mostra, dedicata a una piccola pare della collezione Clark, ci immerge nello spazio forse meno felice del piano terreno del palazzo. Luce artificiale fioca, finestre oscurate in questa e in altre occasioni, rendono lo spazio poco accogliente. Mentre le opere descrivono ambienti sereni, sguardi accattivanti, vite appagate, assenza di dolore e di tragedia, lo spazio, questa volta molto dilatato, se vogliamo ci allontana dallo spirito di chi ha raccolto in giro per il mondo queste opere. Non tutte le sale hanno lo stesso peso qualitativo ma evidente lo sforzo di riportarci a Parigi nel frastuono di una cultura borghese predominante anche attraverso foto e brevi filmati. Si esce dalle sale rassicurati e desiderosi di portarsi via un ricordo, il ritratto di Toulouse Lautrec, meno rassicurante perch carico di pensieri. Questa mostra parla di collezionismo e ci rimanda al nostro del secolo scorso, che molto ha fatto per Milano. Insieme alle altre due fa riflettere sulle possibili vie per ridurre gli allestimenti, come alzare la qualit degli eventi, come coordinarli per fare emergere i pensieri predominanti che sottintendono, come rendere esplicito e chiaro un percorso culturale di una citt che forse offre in modo disordinato molto materiale in ordine sparso con obiettivi che stentiamo a decifrare.

MILANO, URBANISTICA, AFFARI E UNIT DITALIA Pietro Cafiero


Nel 1861 a Torino si univa lItalia. Nel 1861 a Milano si bandiva un concorso per la sistemazione di Piazza del Duomo. Nel 2011 in tutta la nazione si festeggiano i 150 anni dellUnit di Italia. Nel 2011 a Milano si approva definitivamente il PGT. Ci sono alcune vicende del passato che meritano di essere raccontate perch ci permettono di capire meglio il nostro presente. Dicevamo della Piazza del Duomo. Nel

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1858 viene realizzata Piazza della Scala. In Comune pensano che sarebbe opportuno collegarla a Piazza del Duomo. Lidea geniale che se la strada viene dedicata al re, forse questultimo oltre a concedere il permesso a effettuare gli espropri di pubblica utilit per realizzarla, magari fornisce anche qualche quattrino. E che il problema economico non sia indifferente lo testimonia anche il lancio di una lotteria civica per raccogliere fondi. Un po come se Tremonti intitolasse il ponte sullo stretto a Berlusconi e si utilizzasse un gratta e vinci per finanziare lopera. Puntualmente nel 1859 la Giunta Belgiojoso e il Consiglio Comunale decidono di dedicare unopera al re Vittorio Emanuele II. La strada intanto diventa prima porticata e poi galleria vetrata pedonale sul modello di quelle francesi. In attesa dei fondi viene bandito un concorso, per prendere tempo e raccogliere le idee. Dopo varie fasi e vicissitudini vince il progetto di Giuseppe Mengoni, giovane architetto e ingegnere. Il suo progetto prevede una galleria coperta a croce, che unisce piazza della Scala con una ridimensionata e riproporzionata piazza del Duomo, laffaccio della galleria segnato da un arco di trionfo, un altro arco sul lato opposto, applicato in testa alla manica ovest del Palazzo Reale e un edificio di fronte al Duomo a chiudere il quarto lato. Una piazza quadrata e adeguata rispetto alla facciata del Duomo. Nel 1864 iniziano i lavori. Lappalto viene vinto dalla Compagnia Immobiliare Italiana, che fallisce subito. Nel 1865 Mengoni riesce a convincere certi suoi amici inglesi a investire nel progetto. Nasce a Londra la City of Milan Improvements Company Ltd (CMI) e il re pu venire a marzo dello stesso anno a posare la prima pietra. Anche nel caso della Torre delle Arti si posata la prima pietra. Al posto del re cera lAssessore Masseroli e la finanziaria era australiana, non inglese. Poi sopraggiunta la crisi dei subprime e la torre non si pi fatta. Per fortuna gli amici inglesi di Mengoni sono pi seri. O forse no. Infatti la societ finanziaria si avventura in pericolose speculazioni alla borsa di Londra e inizia a non pagare le imprese che stanno lavorando alla galleria perch i guadagni di quelle speculazioni se li spartiscono i soci della CMI. Cambia la Giunta e il nuovo sindaco non favorevole a Mengoni, che viene anche accusato di essere in combutta con gli inglesi.

Tra mille problemi comunque si arriva al settembre del 1867, quando la nuova galleria viene inaugurata alla presenza del re. Anche se non finita. Manca larco di trionfo sulla piazza del Duomo. Daltra parte anche la nuova sede della Regione Lombardia stata inaugurata nel gennaio del 2010, ma i lavori di finitura vanno avanti ancora oggi. In un guizzo tipicamente italico, non solo milanese, Mengoni viene licenziato nel marzo del 1869 per essere riassunto come direttore artistico nellottobre dello stesso anno. Va detto che un mese prima il comune aveva rescisso il contratto con la CMI, ormai quasi fallita, ed era diventato proprietario dellopera. Arriviamo al 1878, i lavori per larco di trionfo in testa alla galleria volgono al termine. Durante un sopralluogo su un ponteggio Mengoni cade e muore. Incidente o suicidio? Non lo sapremo mai. Quello che certo che da quel momento la piazza rimane inalterata sino ai giorni nostri. Malgrado tanti concorsi e altrettanti progetti (persino per un campanile!), tutto rimane sulla carta. Non si far mai il palazzo di sfondo, n il secondo arco di trionfo. Al loro posto rispettivamente il monumento a Vittorio Emanuele II e lArengario. Grandi progetti (e pure tanti, circa 250 per la sola piazza nel corso dei secoli), che hanno partorito il classico topolino. Non basta? Spostiamoci di pochi passi verso Foro Bonaparte. La vicenda risale a prima dellUnit dItalia, ai primi anni dellottocento, ma si pu inserire nello stesso filone. C unarea da dismettere (la ghirlanda fortificata attorno al Castello Sforzesco), c un progetto grandioso (quello di Antolini, che prevede un centro direzionale ante litteram di forma circolare), c un problema di fondi e c leffettiva realizzazione: dei giardini di fronte al casello e la spianata della piazza darmi sul retro. Di progetti per la sistemazione della piazza darmi ve ne saranno molti nei successivi settantanni. con lannessione dei Corpi Santi al Comune di Milano nel 1873 che la situazione si evolve. Nel 1874 le aree tra la Ferrovia Nord e lo scalo Sempione vengono acquisite da alcune societ finanziarie e allo stesso tempo vi una convenzione tra il Comune e il Demanio per la cessione del castello e della piazza d'armi (in cambio il Comune offre un'area oltre lo scalo Sempione, quella della futura Fiera). In quegli anni varie societ finanziarie agiscono sullo sfondo allo scopo

di lottizzare larea del Castello e della piazza dArmi, con trasferimento della piazza dArmi a est, prima dello scalo Sempione. Non so perch ma mi vengono in mente le vicende di Citylife e della fiera di Rho Nel 1880 a ottobre emergono le proposte ufficiali di due finanziarie con le spalle coperte da alcune importanti banche: edificare tutta la piazza dArmi (del Demanio) e demolire il Castello per creare un asse diretto al centro. A novembre ling. Cesare Beruto dellUfficio Tecnico compie una perizia sul valore delle aree in vista delle permute. Negli anni successivi vengono presentati vari progetti di finanziarie su aree limitrofe a corso Sempione. Nel maggio del 1881 c la presentazione ufficiale della potente Societ Fondiaria Milanese, una societ daffari facente capo alla Union Gnrale, proprietaria di 78 ettari tra la FNM e lo scalo Sempione, a ovest di piazza dArmi, che preme per poterli edificare, meglio se in aggiunta con le aree di piazza dArmi e del Foro (diventerebbero 120 ettari sugli 807 della Milano di allora). Nel 1884 si giunge a una bozza di convenzione tra Comune e Fondiaria che prevede una lottizzazione per 20.000 abitanti. Tra grandi discussioni e battaglie politiche si arriver nel 1884 alla travagliata redazione del primo piano regolatore di Milano: il piano Beruto, relatore G.B. Pirelli. S, Beruto quello della perizia di cui sopra, che cercher nelle varie stesure di coniugare il disegno della citt con le pressioni che provengono dalle Finanziarie. Pirelli quello della omonima fabbrica fondata nel 1872. Singolare il fatto che Pirelli partecipi attivamente alla stesura del primo Piano Regolatore di Milano e che sia sempre la Pirelli negli anni ottanta del novecento a scrivere la variante che riguarda i destini delle proprie aree della Bicocca, attraverso un concorso di progettazione. Di esempi e paralleli ne potremmo fare ancora molti. Potremmo parlare della vicenda del centro direzionale, del progetto del passante, spingerci fino alla stagione dei grandi progetti urbani, iniziata proprio con larea della Bicocca. Se dovessi individuare delle costanti nelle vicende urbanistiche milanesi di questi 150 anni (ma non solo) direi che tipico di Milano pensare in grande per realizzare in piccolo. Progetti grandiosi e altisonanti, ma spesso assai velleitari, sono stati redatti nei secoli su quasi tutto il territorio cittadino. Di questi solo una minima parte stata

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realizzata e sempre in modo diverso da quanto previsto e immaginato. A volte per mancanza di fondi, a volte per mancanza di coraggio, il prodotto finito risulta ridimensionato se non addirittura incompiuto rispetto a quanto approvato. E tutto questo continua a valere ai giorni nostri,

perch le vicende di Santa Giulia (Risanamento o ridimensionamento? E Foster?) o di Citylife (non sapere se e quanto sar storto lo storto mi crea problemi di insonnia) non sono diverse da quelle di 150 anni fa.

Un ringraziamento ad Alberto Mioni per la documentazione e gli spunti di riflessione.

LA SCUOLA, ETERNO TERRENO DI SCONTRO Pietro De Luca


Con le recenti dichiarazioni del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi sulla pervicacia della scuola pubblica italiana nel voler inculcare valori contrari a quelli che le famiglie vorrebbero, invece, inculcare ai propri figli, c stata diffusa levata di scudi in difesa della scuola pubblica statale sia di quanti vi lavorano da anni, la valorizzano e la difendono, tra tagli, restrizioni alla propria autonomia - ribadita nei discorsi politici o ministeriali, purtroppo contraddetta nei fatti e riforme che non tenendo conto di quanto di buono sperimentato i questi anni, sia con autorevoli prese di posizione. Ci sta a cuore la formazione, a tutti i livelli. Sono tantissimi insegnanti e operatori che sappiamo si dedicano al proprio lavoro con grande generosit, impegno e competenza, sia nella scuola statale che non statale" ha detto il Cardinale Angelo Bagnasco, Presidente della CEI, "La scuola svolge una funzione primaria: educa le future classi dirigenti del Paese e a questa va riconosciuto un ruolo indispensabile. C' la scuola pubblica, c' quella privata e vi piena libert di scelta", ha detto il presidente del Senato Renato Schifani. Ma aldil di queste e altre prese di posizione, credo che i pi, tra gli addetti ai lavori, abbiano avuto la sensazione (certezza?) che sulla scuola, come su altre questioni vitali per il nostro Paese, chi governa, spinto da eccessiva polemica politica, si limita molto spesso a lanciare proclami, piuttosto che affrontare seriamente (e con vero spirito bipartisan, aggiungerei) i problemi sul tappeto: ci si aspetterebbe attenzione, non anatemi. Qualche mese fa (dicembre 2010), sono stati pubblicati i risultati della ricerca PISA-OCSE del 2009 (Programme for international student Assessment, indagine con cadenza triennale), che ha visto nostri studenti collezionare migliori risultati rispetto alle precedenti rilevazioni, tanto da consentire al nostro paese di risalire di qualche posizione nella classifica internazionale (nella lettura, ad esempio, dal 33 posto nel 2006 ci si attestati al 29 nel 2009). Il progetto PISA dell'OCSE misura, valuta e confronta il grado in cui gli studenti di 15 anni di et, avvicinandosi al compimento del processo di formazione obbligatoria, posseggono e dimostrano conoscenze e capacit fondamentali in vista della loro piena partecipazione alla societ. "In tutti i cicli, la lettura e le nozioni matematiche e scientifiche, non sono contemplate soltanto in termini di padronanza dei programmi scolastici, ma di conoscenze e competenze necessarie nella vita adulta" dichiara l'OCSE. E la ricerca 2009, concentrandosi in particolare sulle capacit di lettura, e in misura minore sulla matematica e la scienza, valuta la capacit degli studenti di estrapolare da ci che sanno e di applicare le conoscenze acquisite in situazioni nuove. La pubblicazione di questi dati ha, da una parte indotto il Ministro Gelmini a rilasciare dichiarazioni lusinghiere peraltro subito rintuzzate da dichiarazioni polemiche che le hanno ricordato la politica di tagli che il Governo sta perseguendo nella scuola negli ultimi anni dallaltra ha suggerito agli addetti ai lavori quella prudenza necessaria nella lettura completa dei dati prima di giungere ad affrettate conclusioni. Tuttavia, aldil delle polemiche, lindubbio merito da ascrivere a queste rilevazioni l'impatto enorme che ha sul dibattito attuale della politica scolastica, ahim per il momento solo per chi ci lavora o studia il mondo della scuola. Alcuni articoli (Corriere della Sera e Repubblica), forse riportati anche in modo affrettato, hanno acceso furiose polemiche tra la scuola statale e quella paritaria, poich dai dati emerge che nella prima si hanno risultati nettamente migliori che nella seconda (nella capacit di lettura dal 23 posto si scivolerebbe al 30 per colpa delle non statali e cos anche negli altri due ambiti). Dai dati dellindagine, emerge che la scuola della Regione Lombardia si colloca al primo posto tra quelle italiane in tutte le aree oggetto di indagine, al di sopra della media OCSE e tra i paesi di prima fascia (sopra i 500 punti). Non si conoscono al momento dati particolareggiati tra la scuola statale lombarda e quella paritaria, ma presumibile che gli esiti siano vicino al dato nazionale. Vi da credere che i dati tra la scuola statale e non statale della nostra regione, sia pure trattati con cautela e letti nella loro complessit, indichino comunque una tendenza a favore dalla scuola statale. Tralasciando un discorso politico o morale, si pu dire che il divario tra scuola statale e paritaria non uninvenzione ma poggia su dati di fatto con tanto di prove, anche se da analizzare meglio nella loro complessit. Con la Legge n. 62 del 10 Marzo 2000 si definita la parit tra scuola pubblica organizzata direttamente dallo Stato e quella privata che ottiene lo status di paritaria. Non si vuole entrare qui nel merito di questa questione, ci si limita a osservare che a pi di dieci anni di distanza da questa legge, la scuola statale continua ad accogliere nelle sue aule a volte sovraffollate - nei suoi laboratori spesso bisognosi di sostanziosi adeguamenti tecnologici una cifra attorno al 90% del totale degli studenti da formare e preparare alla vita. Nella nostra regione gli ultimi dati sulle iscrizioni dicono che su circa 93.000 studenti, 72.200 hanno scelto la scuola statale, 5.300 quella paritaria, 12.300 i centri di formazione professionale e 3.300 frequenteranno i percorsi regionali di istruzione e formazione professionale attivati all'interno delle scuole statali. Questi dati dovrebbero indurre a massicci investimenti nella scuola statale per permetterle di essere sempre pi in linea con le richieste della nostra

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societ (oltre che della societ globalizzata). Per quanto possa essere difendibile una libert di scelta tra scuola statale o paritaria, occorrerebbe innanzitutto garantire il diritto allistruzione per tutti, potenziando e non deprimendo, il ricco patrimonio di espe-

rienze e didattica accumulato da anni di ricerca a carico quasi esclusivamente della volont delle scuole di essere al passo con i tempi e ad assolvere al compito che la nostra Costituzione le assegna. Chi lavora da sempre nella scuola statale sa qual stata la fatica sostenuta e

quella che quotidianamente si deve affrontare. E possibile chiedere una revisione della politica a livello nazionale e locale per il miglioramento dellistruzione e formazione o questa richiesta considerata eversiva?

ASCOLTARE LE CAMICIE ROSSE Rita Bramante


Per il recente convegno, realizzato da ADI Associazione Docenti di Italianistica in collaborazione con lUniversit degli Studi di Milano allinterno di un progetto culturale ormai pluriennale, stato scelto un tema di grande attualit: Leggere le camicie rosse. Intento degli organizzatori considerare da pi punti di vista gli eventi fondanti e la tradizione della nostra storia risorgimentale, senza il timore di affrontare in modo critico e disincantato questioni non prive di contraddizioni e ancora ca1 ratterizzate da lati oscuri ( ). Senza tacere in altri termini di che lacrime grondi e di che sangue il processo di unificazione del nostro Paese, come hanno provato a fare Giancarlo De Cataldo nella sua analisi romanzata del Risorgimento italiano I traditori e Mario Martone nel film Noi credevamo. E stata loccasione per prendere in esame con un pubblico di giovani liceali e universitari non tanto i 150 anni dellunit dItalia, ma dallunit dItalia, il processo animato non soltanto da quei ragazzi che hanno fatto lItalia, da giovani intellettuali, da combattenti attivi nella lotta clandestina, pieni di passioni civili, speranze e attese, ma anche da donne impegnate nella raccolta di fondi e nellanimazione del dialogo politico, dalle sorelle dItalia che in un momento di carneficina allestivano ospedali improvvisati nelle proprie ville. Molto apprezzata dal pubblico la relazione del professor Luca Toccaceli, docente presso la Facolt di Sociologia presso lUniversit degli Studi di Milano Bicocca, Garibaldi blues: il Risorgimento e l'epopea dei Mille nelle canzoni popolari italiane: una ricognizione del Risorgimento in musica, attraverso sogni, speranze e passioni affidate non soltanto allopera lirica, ma anche alle canzoni popolari. Lexcursus storico e di analisi testuale prende avvio dalla pi popolare e gentile canzone delle guerre di Indipendenza Addio mia 2 bella addio ( ) e dalla coeva La bandiera dei tre colori, precedute da Il canto degli italiani, ove gi nel 1847 risuona il verso Evviva lItalia. LItalia s desta. Le strofe de La bella Gigogin vengono cantate per la prima volta nel 1858 al teatro Carcano di Milano, riscuotendo un successo strepitoso e duraturo: accompagneranno anche i garibaldini nella spedizione dei Mille. Un anno dopo, in Noi siamo cacciatori delle Alpi, si alza il grido Savoia! Savoia! Si vinca e poi si muoia/ finch lItalia unita non sar. Con Garibaldina e Inno a Garibaldi negli anni Sessanta dellOttocento lepopea dei Mille inneggia alla cacciata dello straniero - Va fuori dItalia! Va fuori stranier - e apre la celebrazione della figura delleroe, nella fantasia popolare condottiero invincibile, rivoluzionario laico e precursore del socialismo, protagonista di numerose canzoni: dalla ben nota Garibaldi fu ferito al meno conosciuto inno della terra dei picciotti siciliani, Che beddu Garibaddu. La produzione di composizioni musicali dedicate a Garibaldi prosegue anche nel secolo breve e negli anni a noi pi vicini, spesso con un taglio ironico e irriverente: Garibaldi 3 blues di Bruno Lauzi ( ), Garibaldi innamorato di Sergio Caputo, E tornato Garibaldi degli Statuto (in piena inchiesta Mani pulite) e Pimpami la storia di Caparezza, per citarne soltanto alcune. Ultimo, al momento, lintervento musicale In generale, che racconta la crisi di Garibaldi, presentato dalla band Elio e le Storie Tese a Parla con me su Rai Tre per omaggiare i 150 4 anni dellunificazione italiana ( ). 150 anni di canto popolare, uneredit musicale che ha anche un evidente interesse storico. (1) http://www.milanodaleggere.it/ (2) http://it.dilandau.eu/scaricare_music a/addio-mia-bella-addio---lucabarbarossa-1.html (3) http://www.youtube.com/watch?v=w zL7Zi04JSQ (4) http://tv.repubblica.it/cronaca/elio-ela-canzone-sugaribaldi/47027?video

Scrive Marco Zio a Luca Beltrami Gadola


Luca Beltrami Gadola ha scritto (molto bene) numerosi articoli ragionati o appassionati e scusatemi se quando ho letto larticolo PARTITO DEMOCRATICO & CO. LA CACCIA AI CIRCOLI a firma L.B.G. ho strabuzzato gli occhi, sperando la sigla non rappresentasse il bravo Luca. Larticolo non n ragionato n appassionato e nemmeno scritto (tanto) bene. Scrivo quindi per commentare il pezzo del sig. L.B.G. chiunque sia. Seguo la politica, mi piace, era e in alcuni luoghi cosa bella e pulita, fatta di sostanza e non di parole; mi appassiono (ultimamente molto con la candidatura di Valerio Onida alle primarie di Milano), combatto. A distanza di 23 anni dallultima tessera di partito, da tre sono iscritto al PD. Sono un Democratico, non uno di sinistra, centro sinistra, sinistra sinistra o altro.

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Boeri sar capolista Pd. La cosa non mi entusiasma: ha ragione L.B.G. nel dire che il capolista prender meno voti di altri, ma almeno si riconosca allarchitetto il coraggio e al PD di aver messo in lista personalit di grande spicco che non siano gi parte della nomenclatura. Si chiede L.B.G. () vedremo quante deroghe, in nome di non si sa che cosa, saranno fatte alla norma statutaria che limita il numero dei mandati a due. Spero qualcuna e spiego in nome di cosa: Marco Cormio, ad esempio, al secondo incarico. In questi anni ha lavorato sodo, stato amministratore efficiente, sempre presente, puntuale, nel combattere lingiustizia nel sostenere o proporre il bene collettivo. Enorme il suo lavoro nelle scuole, straordinarie le sue battaglie sul

PGT, insperati i miglioramenti che ha fatto avere alla citt soprattutto (MA NON SOLO) nella zona che meglio conosce perch ci vive, la mia, la zona 4. Lo statuto prevede deroghe e questo, ma non solo (penso a Fanzago, per esempio) un caso da derogare. Altri partiti di sinistra e non, hanno candidati con quasi trentennale presenza in Consiglio Comunale. La lista sicuramente sar fatta in base allo Statuto: Che ne sar del meccanismo delle pari opportunit? si chiede L.B.G. e se intente le quote rosa stia sicuro, come lo sono io, sar fatta con il 50% di candidati donne. Qui per L.B.G. deve spiegarmi una contraddizione: le quote rosa (brutta terminologia) sono previste da statuto in ogni organismi PD. Perch la macchinazione

dei Circoli (i direttivi sono sempre allargati agli iscritti e ai cittadini) ha portato in Comune solo 2 donne su 15? Peraltro, il solo Consiglio di Zona retto dalla minoranza in Comune quello di zona 9 presieduto da una donna. Veda, caro L.B.G., il PD non come il Timavo. Essendo un partito democratico e senza un padrone, le decisioni le prende dopo dibattiti e confronti e quindi le decisioni arrivano dopo quelle di altri partiti che sentono una sola voce. Decisioni che sono condivise e prese alla luce del sole. Forse, se i giornalisti osservassero anche questo e non si limitassero a suggerire dubbi o a formulare critiche, la politica avrebbe un maggior numero di appassionati.

Caro Zio, L.B.G. sono io. Solo due righe perch sul tema ho scritto leditoriale. Il problema al quale si data una risposta insufficiente quello delle pari opportunit. Anche questo complesso e non basta alternare nelle liste gli uomini alle donne. Il problema pi profondo e riguarda ancora un sostanziale maschilismo della classe politica e del Paese. Quanto alle deroghe, che non mi piacciono, se si vogliono fare bisogna che anche questo aspetto sia regolato ma cos non . Luca Beltrami Gadola

Scrive Giuseppe Vasta a Giuseppe Ucciero


Il suo intervento di sulla vicenda che avrebbe coinvolto il candidato Pisapia mi sembra un classico esempio dell'autolesionismo che sembra affliggere da molto (troppo) tempo le forze progressiste milanesi. Dunque, ci si lamenta perch le primarie sono state troppo "corrette", troppo poco "feroci" sui reciproci difetti dei candidati. Ma ci si dimentica che negli Stati Uniti questo avviene perch pratica comune ai due schieramenti: che senso avrebbe dilaniarsi pubblicamente mentre la parte avversa non lo fa? Ma a parte questa ovvia considerazione, veramente in questi tempi di politica fatta prevalentemente di insulti vogliamo lamentarci di un confronto rimasto civile? Mi sembra proprio una follia. Secondo: giusto che i candidati dimostrino coerenza fra pensiero e azione. Ma bisogna anche saper distinguere fra fatti gravi e i dettagli o le imperfezioni. E' davvero un fatto un fatto grave che molti anni fa la propria compagna - non se stessi che ancora non si conosceva, abbia preso in affitto un appartamento a un canone che magari, come del resto spesso avviene per tanti gestori di grandi patrimoni immobiliari, a volte per il motivo banale della pura inefficienza, non come quello che praticano i piccoli proprietari, pi attaccati al massimo sfruttamento dell'immobile? Francamente, mi sembra non sia il caso di esagerare. La perfezione non possiamo chiederla neanche ai santi, una sciocchezza (per interposta persona, per di pi) mi sembra ci possa stare anche nel migliore candidato sindaco, che dobbiamo valutare per i programmi e per le capacit di governo, non frugando maliziosamente nel passato di chi gli vicino. E invece: anatra zoppa, perdita di credibilit, e via martellando. Come se l'importante fosse dare addosso al proprio candidato e non all'avversario. Quand' che la finiremo? Guardate il centrodestra, invece: nessuno sopporta (n stima) la Moratti, ma forse sentite qualcuno parlarne male pubblicamente? Forse qualcuno dovrebbe avvisare Ucciero che le primarie sono finite: adesso ci sono le amministrative. Bisogna fare squadra, basta con l'autolesionismo. P.S.: e anche sulla cosiddetta vicenda di "casa Batman", credo che abbia fatto bene Pisapia a non esporsi pi di tanto, visto che sono vicende che riguardano migliaia di immobili, destinate a sgonfiarsi con il PGT - quello l s uno scandalo.

Replica Giuseppe Ucciero


Diceva un grande giornalista che non c nulla di pi inedito della carta stampata. Questo ovviamente vale anche per i magazine on line, come ArcipelagoMilano. Invito quindi il gentile lettore a rileggersi con maggiore attenzione il mio pezzo della settimana scorsa che partiva s dalla questione Sasso Pisapia per svolgere poi riflessioni pi ampie e generali sulla cultura che accompagna gli istituti politici. Importare dagli Usa il procedimento delle primarie, e soprattutto la personalizzazione delle candidature, senza fare propria anche la rigorosa cultura del contraddittorio apre a mio parere una voragine nella stessa legittimazione e forza delle nomination. Qualsiasi ne sia lesito, e quindi anche se avessero vinto Boeri, Onida o Sacerdoti. Ricordo poi che applicando il criterio auspicato dal lettore (non facciamoci del male) non si sarebbe prima criticato e poi rimosso neppure il candidato PD a Bologna, le cui marachelle sono certo insignificanti rispetto alloceano di malefatte del centrodestra, ma che,

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per la nostra specifica sensibilit democratica, ci sono appare giustamente intollerabili. E quindi a Bologna s e a Milano no? E perch? Non mi pare invece opportuno riprendere i dettagli della vicenda, su

cui sia io che il lettore abbiamo il diritto di rimanere di diversa opinione. Solo aggiungo che quando sento e vedo gente come Cicchetto e Belpietro testimoniare a favore del candidato di parte opposta, si pu

rimanere un tantino sconcertati. O no? PS: su casa Batman poi, contento il sig. Vasta, contenti tutti. anche la Moratti.

RUBRICHE MUSICA questa rubrica curata da Palo Viola rubriche@arcipelagomilano.org Un flauto non proprio magico
Nel programma di sala Escobar si chiede cos questo Flauto Magico? Opera lirica? Sicuramente no. Teatro musicale? Forse. Teatro? Sicuramente. E nella guida al palcoscenico del Corriere della Sera, Magda Poli scrive che Peter Brook con la libera e felice versione del celebre singspiel in scena in questi giorni al Teatro Strehler - ritrova nel viaggio iniziatico di Mozart quelle zone di ombra e di luce che porteranno gli eroi della vicenda a confrontarsi con le tre parole cardine di ogni ricerca terrena e celeste: saggezza, amicizia, amore. Il genio di Brook conduce su questi alti sentieri con la grazia e linnocenza di un gioco amoroso di adolescenti affacciati alla vita. Dal 22 febbraio - giorno del suo debutto fino a questi giorni in cui si concludono le repliche - di questopera non abbiamo letto che meraviglie, e daltronde il pubblico che affolla la sala tutte le sere laccoglie con un entusiasmo a dir poco eccessivo (purtroppo diventato legittimo esprimersi con urla smodate, a teatro come allo stadio); il titolo recita giustamente Un flauto magico anzich Il flauto magico (Eine Zauberflte contro loriginale Die Zauberflte) e viene anche precisato che liberamente adattato da P. Brook, F. Krawczyk e M.H. Estienne. Tutto giusto e bello, dunque? Mah ci piacerebbe interpellare i nostri quattro lettori e se taluno di loro lavesse visto chiedergli se ha condiviso tanto entusiasmo. Noi ne siamo rimasti delusi e cerchiamo qui di darne ragione. Come ben si sa il Flauto stato scritto da Mozart in tempi ristrettissimi, poche settimane prima di morire: lo inizi nel maggio del 1791, sinterruppe in luglio e agosto per scrivere La clemenza di Tito e lo ultim il 28 settembre per consegnarlo a Schikaneder per la prima che sarebbe andata in scena due giorni dopo (!). E lestrema testimonianza di quella fede massonica che - ancorch prorompa da ogni nota si cerca sempre di minimizzare, una fede senza la quale lopera sarebbe priva di senso logico e poetico. Basti pensare allo straordinario ribaltamento di giudizio che Mozart opera nello svolgimento della favola, con la Regina della Notte che appare allinizio come innocente vittima e si rivela poi lorrenda plagiatrice della figlia (non a caso verr spesso associata all'odiato Ancien Rgime) e viceversa Sarastro che viene presentato come mostro e poi si scopre essere sommo esempio di bont e di saggezza e dunque associato (la Bastiglia era stata assalita appena due anni prima) all'Illuminismo. Si pu trascurare la drammaticit di questo travaglio della coscienza, la consapevolezza della storia, il senso etico che permea tutto il racconto, riconducendo il tutto a sereni giochi adolescenziali? E dal punto di vista squisitamente teatrale, essendo esplicitamente lopera un Singspiel (letteralmente canto e recitazione alternate), ragionevole mettere insieme il tedesco delle arie (cantate) con il francese delle parti recitate e la traduzione (pessima) in italiano sul display che sovrasta la scena? Come si pu creare una situazione psicologica e un milieu culturale in quella babele linguistica? E vero, nelle intenzioni degli autori non si tratta di opera lirica, n di quella opera; ma la musica c, eccome, ed o dovrebbe essere ancora quella di Mozart anche se, con una dichiarata scelta minimalista, stata adattata a un testo sintetizzato in unora e mezza, in un atto unico, ridotta al solo pianoforte (ma che tremendo impoverimento sembra di essere solo alle prove, dove sono finiti tutti quei maliziosi rinvii fra il racconto sulla scena e gli strumenti dellorchestra?). Bisogna rispettare quella musica se non altro per il rispetto dovuto a un capolavoro che Goethe disse esser la sola musica che avrebbe potuto rivestire di note il suo Faust, e che Wagner consider una delle vette dellarte musicale. E allora perch mescolare le arie mozartiane con un corale bachiano, ancorch incantevole, e perch mai infilarci la Fantasia K. 397 in re minore, dello stesso Mozart ma di tuttaltro significato dal punto di vista musicale? Infine le voci: sono cantanti per unopera lirica o attori per un teatro di prosa? Probabilmente il pubblico del Piccolo non fa gran differenza, ma la parte della Regina della Notte una delle pi difficili da affrontare nel repertorio operistico e serve una soprano superpreparata (proprio non ceravamo), e cos la parte di Sarastro di basso, non pu essere affidata a un baritono la cui voce scompare ogni volta che deve scendere sotto il la! Per fortuna cera una bravissima Pamina (Agnieszka Slawinska) che ha risollevato gli animi. Ovviamente Peter Brook pur sempre un genio, e infatti lopera nonostante la banalit di alcuni movimenti di scena - piena di invenzioni magiche (appunto), come quelle canne di bambou miracolosamente verticali grazie un piccolo piede metallico, che raccontano la foresta, il tempio, il passaggio sotterraneo, la prigione, la camera nuziale, e sostituiscono le machineries che hanno sempre appesantito il palcoscenico e distratto il pubblico dalla musica. La musica di quel-

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leterno ragazzo di trentasei anni che alluna di notte fra il 4 e il 5 dicembre, due mesi dopo averla scritta e diretta, moriva mentre ancora stava spiegando come si sarebbe dovuto completare il suo Requiem.

Musica per una settimana Concluso il Carnevale, anche quello ambrosiano, la stagione riprende alla grande con una settimana densissima di appuntamenti: * gioved 17, venerd 18 e domenica 20 allAuditorium, lOrchestra Verdi diretta da John Axelrod incornicia la Totentanz di Liszt (il pianista Benedetto Lupo) fra Don Juan e Der Rosenkavalier (suite) di Richard Strauss. * gioved 17 e sabato 19 al Teatro Dal Verme lorchestra dei Pomeriggi Musicali ci propone un programma interamente russo con la Ouverture su temi ebraici di Prokofev, le Sette parole di Cristo della Gubaidulina e la Sinfonia da camera di Shostakovich, dirette da Otto Tausk e i solisti Alexander Chaushian (violoncello) e Germano Scurti (bayan). * sabato 19 alla Scala, ultima recita dellopera Death in Venice di Benjamin Britten, diretta da Edward Gardner per la regia di Deborah Warner e un cast totalmente inglese.

* fino a sabato 19, proseguiranno al Piccolo Teatro le recite di Un Flauto Magico quello di Peter Brook, che sta riscuotendo un grandissimo successo e di cui noi non siamo affatto entusiasti. * mentre domenica 20 alla Scala avremo la prima del vero Flauto Magico, quello di Mozart, diretto da Roland Ber per la attesa regia di William Kentridge, con Saimir Pirgu e Steve Davislim (Pamino), Genia Khmeier (Pamina) e Albina Shagimuratova (la Regina della notte). * sempre domenica 20, alle 10.30 alla Palazzina Liberty di largo Marinai dItalia per Milano Classica, il Collegium Pro Musica (con Stefano Bagliani, Lorenzo Cavasanti e Manuel Staropoli flauti dolci e Andrea Coen al cembalo) in un programma che comprender musiche di A. Dornel, L. Couperin, G.M. Cesare, R. Hirose, A. Prt, H. Purcell, W. A. Mozart, J. S. Bach, G. P. Telemann. * ancora domenica 20 ma alle 11, per il ciclo di musiche del grande Nino Rota, allAuditorium lOrchestra Verdi diretta da Giuseppe Grazioli eseguir Il cappello di paglia di Firenze, il Concerto per violoncello e orchestra n. 2 (prima esecuzione a Milano) e la suite dal balletto La strada (ricordate Fellini?). * luned 21 Vladimir Askhenazy dirige la Filarmonica della Scala in un concerto molto ricco, che comprende ancora la Sinfonia da came-

ra di Shostakovic (vedi al Dal Verme il giorno prima), il Concerto per oboe di Mozart (solista Francois Leleux) e la Quarta Sinfonia di Schumann * luned 21, al Conservatorio per le Serate Musicali, la pianista georgiana ventiquattrenne Khatia Buniatishvili - una delle promesse di Martha Argerich - propone la Sonata in si minore di Liszt, una Ballata e tre Scherzi di Chopin, per concludere con tre movimenti dalla suite di Petrouchka di Stravinski. * marted 22, sempre al Conservatorio ma per la Societ del Quartetto, il famosissimo Quartetto di Tokyo (che aveva minacciato il ritiro ma che per fortuna ancora tra noi) eseguir di Mozart il Quartetto in re minore K.421 e i Quintetti n. 2 in do maggiore K.515 e n. 5 in re maggiore K.593 per due violini, due viole (laltro violista Naoko Shimizu) e violoncello. * mercoled 23, ancora al Conservatorio ma per la Societ dei Concerti lo stravagante pianista turco, beniamino della coppia Mormone Ciccarelli, inizier con la Sonata in sol maggiore opera 78 di Schubert (D. 894) per proseguire con sue curiose invenzioni e improvvisazioni.

ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org La formazione giovanile di Caravaggio tra Venezia e Lombardia
Ritorno a Milano in grande stile di Vittorio Sgarbi, che firma una mostra, Gli occhi di Caravaggio, presso il Museo Diocesano, tutta da vedere e che non mancher di catalizzare lattenzione del grande pubblico. Gi linaugurazione stata un grande evento, che ha visto protagonisti anche il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, arrivato da Roma appositamente, e il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni. Certo, dopo i nuovi tagli alla cultura appare buffo che certe autorit partecipino alle inaugurazioni di mostre e musei, ma questa lItalia. I nomi della mostra sono di gran richiamo, Caravaggio appunto, ma anche quello dello stesso Sgarbi che, si sa, nel bene e nel male fa sempre parlare di s. E bene per fare fin da subito alcune precisazioni su che cos questa mostra e su cosa si deve aspettare il visitatore, visto che questa non una delle tante mostre su Caravaggio che si sono fatte in Italia fino ad oggi, ma ha un altro scopo. Per spiegare al meglio di cosa tratta questa mostra, bene concentrasi, pi che sul titolo, sul sottotitolo: Gli anni della formazione tra Venezia e Milano. Perch questo lobiettivo dellesposizione, ricostruire il possibile itinerario svolto dal Merisi nella sua giovinezza, prima di trasferirsi a Roma nel 1592-93 circa. Se di sicuro si sa che il Caravaggio fu allievo di Simone Peterzano per quattro

Caravaggio Medusa Murtola, 1596-1597 Collezione privata, Milano

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anni, dal 1584 al 1588, poco si sa di quegli anni e di quelli, totalmente avvolti nel buio, che precedettero il suo viaggio nella capitale. La mostra, con le sue sessanta opere, crea un percorso geografico che ricrea i possibili viaggi fatti dal Merisi, come disse gi nel 1929 Roberto Longhi: non si pretende di segnare itinerari precisi ai suoi viaggi (o siano pure vagabondaggi) di apprendista; ma non si potrebbe porli mai in altra zona da quella che da Caravaggio porta a Bergamo, vicinissima; a Brescia e a Cremona, non distanti; e di l a Lodi e a Milano. Gi ai tempi dei suoi Quesiti caravaggeschi, il Longhi, pur credendolo ancora nativo del borgo di Caravaggio, tracci quellideale itinerario di citt e pittori che rappresentarono davvero gli albori della pittura del giovane Michelangelo Merisi. Ecco allora che proprio su queste citt si concentrano le cinque sezioni della mostra: Venezia, Cremona, Brescia, Bergamo e Milano. Al loro interno possibile ammirare capolavori preziosi di Tiziano, Giorgione, Tintoretto, Lorenzo Lotto e Jacopo da Bassano, maestri veneti dalle incredibili abilit coloristiche e tonali; nella sezione di Cremona sono raccolti i diretti precedenti per i notturni e le pose caravaggesche, ovvero le enormi pale di Antonio e Vincenzo Campi; nella sezione di Brescia non

possono mancare Savoldo e il Moretto, cos come nella rivale Bergamo spadroneggiano i ritratti di Giovan Battista Moroni. E a Milano poi che troviamo i maestri pi diretti del Merisi, come Simone Peterzano e altri artisti che probabilmente conobbe e da cui prese lattenzione per la natura e la realt: il Figino, Fede Galizia, Lomazzo, Giovanni Agostino da Lodi. Questi i nomi importanti che conducono il visitatore a capire come sono nate, tra le altre, anche due opere di Caravaggio presenti in mostra: la Flagellazione di Cristo (1607-08), del Museo di Capodimonte, opera matura, posta accanto alle monumentali tele dei fratelli Campi (non si potr non riconoscere gli stessi artifici); e la giovanile Medusa Murtola, seconda versione di quella pi famosa Medusa esposta agli Uffizi. Anche una terza opera era prevista e indicata (dai giornali) come punto centrale della mostra: Il riposo dalla fuga in Egitto della galleria Doria Pamphilj di Roma, eseguita nei primi anni romani. Al momento, per motivi tecnici, il quadro non ancora per esposto in mostra. Lo si attende con impazienza ma da sottolineare come la presenza o meno di quellopera non alteri il senso di unesposizione che per la prima volta mette in luce le origini davvero lombarde del Caravaggio, mettendo fianco a fianco opere di pittori lom-

bardi e veneti che il Merisi vide e di cui serb memoria per tutta la sua breve, ma assolutamente rivoluzionaria, esistenza.

Tiziano Vecellio,San Giovanni Battista, Gallerie dellAccademia, Venezia

Gli occhi di Caravaggio. Gli anni della formazione tra Venezia e Milano. Museo Diocesano. Dal 10 marzo al 3 luglio. Orari: 10-18. Chiuso luned. Intero: euro 12. Ridotto: euro 10.

Il lascito dei Clark: gli impressionisti e un museo raro


Milano torna ad ospitare, a dieci anni di distanza dallultima volta, una vecchia passione, gli Impressionisti. E Palazzo Reale a presentare la prima tappa di un tour mondiale, che, partito da Williamstown, Massachusset, arriver a toccare tante citt importanti. 73 capolavori della collezione americana dello Sterling and Francine Clark Art Institute saranno esposti da qui a giugno per permettere anche al pubblico milanese di osservare opere importanti di maestri dellImpressionismo come Monet, Manet, Sisley, Pissarro, Renoir, Degas, Caillebotte, Berthe Morisot e Mary Cassat (uniche due donne del movimento), e altri ancora. Impressionisti ma non solo. Lesposizione comprende anche opere di artisti accademici dell800, quali William-Adolphe Bouguereau, Jean-Lon Grme e Alfred Stevens, ma anche i pittori della cosiddetta Scuola di Barbizon, diretta precedente dellImpressionismo, con nomi quali Corot, Rousseau e Millet. Una carrellata che ci porta per a conoscere anche alcune importanti opere di maestri del postimpressionismo, come Gauguin, con le contadine bretoni, Bonnard, con le sue ragazze colorate a campiture piatte, Daumier e, infine, il genio di Toulouse-Lautrec con i suoi ritratti pensosi e assorti. Una mostra varia e variegata, divisa in 10 sezioni tematiche che analizzano i principali temi trattati dagli Impressionisti: la luce, limpressione, la natura, il mare, il corpo, la citt e la campagna, i viaggi, i volti, i piaceri e la societ. Il percorso espositivo riunisce dunque i capolavori dei pi grandi artisti francesi che, nelle loro varie evoluzioni e declinazioni, dal realismo, allimpressionismo al post-impressionismo, si sono confrontati con queste tematiche rivoluzionando il concetto di pittura e il ruolo dellarte nella societ borghese dellepoca. Societ con cui tutti gli artisti esposti si sono dovuti scontrare, spesso nel vero senso del termine. La mostra propone quindi un percorso gradevole, una piacevole passeggiata da fare attraverso le sale, rimirando opere che ottennero successi strepitosi al Salon francese, luogo deputato per esporre opere di pittura accademica; ma anche opere, alcune davvero notevoli, che non furono nemmeno prese in considerazione ai tempi, e anzi furono assolutamente incomprese e schernite. Opere che, in realt, portarono ad una rivoluzione totale dellarte e del modo di dipingere, per tecnica e soggetti. Certo la mostra non brilla per avere capolavori a livello assoluto, ma questo facilmente spiegabile raccontando la storia e il ca-

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rattere di chi questa collezione mise insieme. Robert Sterling Clark fu uno di quei personaggi fuori dalla norma, allora come oggi. Nato nel 1877 da una famiglia americana ricchissima (il nonno fu socio in affari di quel Singer delle macchine per cucire), eredit una fortuna da parte di padre e di madre, e questo gli permise di vivere una vita agiata e lontana dalle preoccupazioni pi banali. Spirito indomito, allergico alle formalit della sua famiglia, organizz una spedizione di studio a cavallo nella Cina e ne scrisse un libro. Visti i rapporti tesi con uno dei fratelli, decise di sfuggire allambiente borghese di New York trasferendosi a Parigi. Tappa fondamentale questa, che gli permise, oltre che di iniziare a collezionare arte, anche di conoscere una graziosa attrice della Comdie-Franaise, Francine Clary, con la quale inizi uno straordinario percorso di vita, e che spos nel 1919. Gi dagli anni 10 Clark inizi a interessarsi e a comprare opere darte, per lo pi dipinti, dei grandi maestri del Rinascimento italiano come Piero della Francesca e Ghirlandaio.

Poi la sua passione sindirizz, quasi per caso, verso gli Impressionisti, conosciuti attraverso mercanti darte suoi amici. Uomo che non amava le luci della ribalta, Sterling inizi la sua attivit di collezionista quasi nellombra, scegliendo opere s di grandi autori, ma che soprattutto colpivano e affascinavano lui e la moglie. Una scelta istintuale, lontana dalle logiche di mercato o dalle mode. E fu cos che nel 1913 arriv a comprare il suo primo Renoir, primo appunto, di oltre 30 quadri del maestro francese, che divenne il suo preferito in assoluto e di cui am circondarsi esponendo queste opere nelle sue varie case. Se gi dal 1913 aveva pensato ad organizzare un suo museo privato, solo a 70 anni Sterling arriv a decidere di crearne uno suo per davvero. Dopo una vita trascorsa tra New York, Parigi e la casa di famiglia dei Clark a Cooperstown, la coppia decise di creare un nuovo edificio in stile classico a Williamstown, Massachusset. Unala di questo palazzo, inaugurato nel 1955, divenne la loro casa, finch la morte non colse Sterling a poco pi di un anno dalla creazione di questo museo. Un la-

scito importante, quello di Robert e Francine, fatto da unincredibile collezione di dipinti ma anche di oggetti dargento, porcellane, libri antichi, stampe e disegni. Listituto fu corredato anche da una generosa donazione e da unintelligente e liberale statuto che ha permesso allistituzione di non essere solo un museo, ma anche un centro di ricerche di fama mondiale, promotore di attivit e stanziamenti a favore dellarte e delle persone che di arte si occupano. Quello stesso statuto permette che, anche oggi, la collezione venga accresciuta e integrata da nuovi acquisti, fatti sempre pensando a quei criteri di scelta che usavano Sterling e Francine e che hanno permesso lacquisto di nove nuove opere presenti in questa mostra.

Gli impressionisti. I capolavori della Clark Collection. Palazzo Reale 2 marzo 19 giugno 2011 Orari: lun. 14.30 - 19.30. Mar, mer, ven e dom 9.30 -19.30. Giov e sab 9.30 - 22.30 Biglietti: Intero 9,00. Ridotto 7,50

La commedia delle arti di Savinio


Prima settimana di apertura per una mostra affascinante quanto complessa. Protagonista il grande dilettante, come amava definirsi lui, Alberto Savinio, al secolo Andrea De Chirico. Fratello proprio di quel De Chirico, Giorgio, che fu per certi versi pi famoso di lui ma anche diversissimo, e proprio questo gli fece decidere di assumere il nome darte di Savinio. La mostra vuol essere unantologica a tutto campo sullarte saviniana, la pi grande mai fatta da trentanni a questa parte. Cento e pi opere esposte, dipinti ma non solo, divise in cinque sezioni tematiche: mito, letteratura, architettura, oggetti e scenografie. S, perch Savinio fu un artista a tutto tondo, di quelli eclettici che forse al giorno doggi non esistono pi. Scrittore, pittore, compositore, drammaturgo, scenografo e regista teatrale. Scopo della mostra proprio il ripercorrere tutte le attivit a cui si interess nel corso della vita, analizzando temi e modi del suo linguaggio. La mostra, curata da Vincenzo Trione (lo stesso curatore dellepica mostra di Dal chiusa un mese fa), propone un incipit e una fine di percorso molto particolari. La voce di Toni Servillo, infatti, accoglie il visitatore nella prima e nellultima sala, declamando a gran voce testi e pensieri di Savinio. Perch solo con le parole di Savinio si pu capire larte e il Savinio-pensiero. Non sproloqui di critici, esperti ecc., ma parole vere, autentiche del maestro, che tanto lasci scritto e che tanto si prodig affinch la sua arte fosse spiegata per ci che era veramente. Difficile inquadrare Savinio a priori, in qualche corrente artistica predefinita. Certo, conobbe i Surrealisti, certo suo fratello fu esponente di spicco della Metafisica. Ma Savinio elabor una poetica tutta sua, non convenzionale neanche per queste correnti di rottura. Apollinaire, amico dei De Chirico ed estimatore dellopera di Savinio, disse di lui che era grande come i geni del Rinascimento toscano. Nato in Grecia, rimase profondamente influenzato dalla cultura classica di quella terra, tanto che dipinse a pi riprese miti classici ed eroi, fino a identificarsi con Hermes, il pi misterioso e ambiguo dio dellOlimpo. Per Savinio la pittura deve essere antinaturalistica, non deve mai assomigliare alla realt, deve essere un mezzo per guardare oltre. E operazione mentale, concettuale, esercizio della mente. Limportante lidea, ed per questo che ogni medium pu essere valido: pittura, disegni, teatro, parole. I riferimenti culturali sono tanti, dalla monumentalit della pittura italiana degli anni 20 e 30, alla rivista Valori Plastici, allarchitettura razionalista, ma presente anche il mondo dellinfanzia, con le famose Isole dei giocattoli, mausolei riferiti a un tempo e a un periodo scomparsi per sempre; i miti greci, la letteratura, con omaggi allamico Apollinaire; lossessione per le aperture, finestre che mettono in scena, teatralmente, potremmo dire, i soggetti dipinti; e ancora donne e uomini in abiti e interni borghesi, omaggio ai suoi familiari, ma con la faccia di galli, pellicani, struzzi e anatre, creature mutanti di un altro mondo. Concludono questo surreale percorso oggetti, abiti, mosaici e decorazioni create da Savinio nelle sue sperimentazioni, per terminare con la bellissima sezione teatrale in cui sono esposti disegni, bozzetti e maquette dei suoi spettacoli, di cui fu spesso regista e drammaturgo. Io sono un pittore oltre la pittura, dis-

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se. Oggi non possiamo che dargli ragione.

Alberto Savinio. La commedia dellarte Palazzo Reale. Fino al 12 giugno. Orari: 9.30-19.30; lun. 14.30-19.30; giov. e sab. 9.30-

22.30. Biglietti: intero 9 euro, ridotto 7,5 euro.

Teste composite, ridicole e reversibili. Tra Leonardo e Caravaggio, lArcimboldo riscoperto


Dopo la grande mostra di Parigi del 2007, finalmente anche Milano celebra un suo grande artista con unesposizione importante e densa di contenuti e nuove scoperte. Lartista in questione ovviamente Giuseppe Arcimboldi, meglio conosciuto come lArcimboldo, genio venerato dai contemporanei, dimenticato dalla critica dei secoli scorsi, riscoperto e osannato solo dai Surrealisti in poi. Una mostra, quella allestita a Palazzo Reale, che ha come scopo quello di reinserire nel contesto milanese dorigine lArcimboldo e la sua cultura figurativa, che proprio qui si form, e soprattutto cercare di capire il motivo che spinse Massimiliano II dAsburgo a volerlo alla sua corte. Ecco perch le undici sezioni della mostra tracciano un excursus lungo ed esaustivo, da Leonardo al giovane Caravaggio, sul clima artistico che caratterizz gli anni giovanili dellArcimboldo. Si parte allora con i magnifici disegni di Leonardo e dei suoi seguaci, fondamentali per capire il punto di partenza per la creazione delle famose teste arcimboldiane. Fu Leonardo, infatti, studiando e disegnando volti di vecchi, personaggi tipizzati e infine volti apertamente caricaturali, che diede il via a quel genere di disegni, declinati sotto varie forme e aspetti dai suoi allievi. Melzi, Figino, Luini, Della Porta, De Predis, Lomazzo e altri ancora sono solo alcuni dei nomi presentati in mostra, con disegni che ci mostrano non solo lo studio attento dei volti ma anche la rivoluzionaria apertura alla natura e alla sua descrizione analitica iniziata sempre dal maestro fiorentino e trasmessa ai suoi allievi, come Cesare da Sesto. Per capire il clima della Milano del 500, la seconda sezione introduce a quello che era il fiore allocchiello della citt in quel secolo, le arti suntuarie. Botteghe di armaioli, cristallai, ricamatori, orafi, intagliatori di gemme e tessitori, i cui prodotti erano richiestissimi dalle corti di tutta Europa. Milano capitale del lusso e delle nuove tendenze non solo ora, ma anche cinque secoli fa. Si prosegue con i primi lavori giovanili di Arcimboldo, le vetrate del Duomo realizzate sui suoi disegni, a confronto con quelle del padre Biagio, artista di una generazione precedente, ancora estraneo ai tormenti manieristici; e il grande arazzo del duomo di Como realizzato sempre su un suo cartone. La sezione successiva dedicata agli studi naturalistici, illustrazioni di piante e animali, con disegni autografi dellArcimboldo stesso, attraverso i quali si potr capire il lato scientifico del Rinascimento e la smania di collezionismo dei signori di tutta Europa attraverso la creazioni di Wunderkammer, camere delle meraviglie, in cui racchiudere tutte le rarit, le stranezze e anche le mostruosit della natura. Lallestimento, curatissimo in ogni dettaglio, aiuter il visitatore a entrare nello spirito dellepoca, con la ricostruzione di parte di un vero studiolo cinquecentesco. Si arriva infine a quelli che sono i dipinti pi famosi e ammirati dellArcimboldo, le Quattro Stagioni, qui presenti nelle tre versioni esistenti, quelle di Monaco, di Vienna e del Louvre. Unoccasione unica per confrontarle e vederne gli sviluppi stilistici, con anche una nuova scoperta. Si ritiene infatti che la prima versione, quella di Monaco (1563), sia stata fatta dal giovane Arcimboldi a Milano e portata come dono di presentazione agli Asburgo nel 1562. Non pi dunque unorigine doltralpe, ma unulteriore conferma che le Stagioni si situano nella tradizione milanese delle teste iniziata da Leonardo e analizzata nella prima sezione. Oltre alle Teste, si potranno ammirare anche i Quattro Elementi, mezzi busti umani ma costruiti con oggetti e animali relativi ai diversi elementi naturali: pesci e animali marini per lAcqua, armi da fuoco, candele e acciarini per il Fuoco, una incredibile variet di volatili per lAria, elefanti, alci e cinghiali per la Terra. Animali studiati nel dettaglio di cui si possono riconoscere fino a cinquanta specie diverse per opera. Arcimboldo come straordinario pittore naturalista in linea con gli interessi del secolo. Passando attraverso i disegni degli accademici della Val di Blenio, che aprirono la tradizione della poesia dialettale milanese e ripresero le teste di Leonardo in senso fortemente caricaturale, si arriva alla sala delle feste, dove sono stati ricostruiti anche due esempi di apparati effimeri. Laustera Milano di san Carlo Borromeo era per anche la Milano degli sfrenati festeggiamenti del Carnevale, delle mille occasioni per inscenare balli, feste pubbliche, tornei e sfilate in costume. Arcimboldo fu un grande ideatore di eventi e costumi speciali, tanto che si pensa sia stata la sua abilit in questo campo a farlo conoscere allimperatore; in questa sezione sono presentati alcuni disegni originali (in ogni senso) di vestiti e modelli per apparati trionfali dedicati a Massimilano II. LArcimboldo ebbe un gran successo presso la corte asburgica, tanto che lo volle presso di s anche il successore di Massimiliano, Rodolfo II, che decise di lasciarlo tornare in patria solo a 61 anni, come ci dice in modo camuffato lArcimboldo stesso in un suo bellissimo autoritratto, con la promessa per di continuare a mandargli dipinti e disegni. Eccolo dunque creare le sue opere pi ammirate dai contemporanei, la Flora (ora dispersa), e il Vertunno, straordinario ritratto dellimperatore in veste del dio, creato attraverso frutti composti insieme e osannato dagli umanisti del tempo attraverso rime, madrigali e panegirici. Oltre che alle teste ridicole, il Bibliotecario e il Giurista, mezzi busti creati con gli elementi tipici del proprio mestiere, Arcimboldo dipinse anche due bellissimi esempi di teste reversibili, lOrtolano e la Canestra di frutta. Se guardati a prima vista, le composizioni sembrano rappresentare solo una banale natura morta. Se rovesciati, appunto, questi due dipinti ci mostrano nuovamente due ritratti, due volti, creati con un perfetto assemblaggio di ortaggi e frutta. Un divertissement pregiato e ricercato per lepoca. Si arriva infine allultima opera di Arcimboldo, tra laltro di recente scoperta e attribuzione: la Testa delle quattro stagioni dellanno, un mix di tutti gli elementi naturali gi usati in precedenza, per andare a creare forse la sua opera somma. Chiss che il giovane Caravaggio, che abitava a poca distanza dal

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grande artista, non abbia visto le sue nature morte assolutamente innovative e moderne, e sia partito proprio da l per ripensare, a suo modo, questo tema. Insomma una mostra ben curata, scientificamente innovativa, che anche grazie allallestimento assolu-

tamente suggestivo, permetter di comprendere appieno e sotto nuova luce unartista per molti secoli ingiustamente dimenticato.

Arcimboldo. Artista milanese tra Leonardo e Caravaggio. Palazzo Reale, 10 febbraio 22 maggio 2011 Orari: tutti i giorni 9.30-19.30, Luned 14.30-19.30, Gioved e Sabato 9.30-22.30. Costi: Intero 9,00. Ridotto 7,50

Terre vulnerabili atto secondo. Interrogare ci che ha smesso per sempre di stupirci
AllHangar Bicocca iniziata la seconda fase di Terre vulnerabili. Un progetto site specific che prevede lallestimento di quattro mostre diverse nellarco di sette mesi, legate tra loro dal tema specifico della vulnerabilit. Unidea innovativa e interessante per un progetto mai stabile ma in continuo divenire e cambiamento, curato da Chiara Bertola con la collaborazione di Andrea Lissoni. Un progetto sperimentale in quattro fasi, come quelle lunari, che arriver ad esporre i lavori di trenta artisti internazionali, aggiunti gradualmente di mostra in mostra. Iniziato il 21 ottobre con la mostra Le soluzioni vere arrivano dal basso; continua con questa esposizione, inaugurata il 2 febbraio, dal titolo Interrogare ci che ha smesso per sempre di stupirci; per poi arrivare a quelle dei prossimi mesi, con Alcuni camminano nella pioggia altri semplicemente si bagnano, marzo 2011, e Lanello pi debole della catena anche il pi forte perch pu romperla, aprile 2011. Un lavoro sperimentale anche per il modo in cui stato ideato il progetto. Dal settembre 2009 infatti, la curatrice e i vari artisti interpellati si sono pi volte incontrati per discutere, riflettere, condividere idee e progetti per creare delle opere adatte al tema e in dialogo tra loro. Ecco perch il risultato non mai definitivo. Gli artisti infatti si riservano di modificare, trasformare, spostare, aggiungere e correggere il proprio lavoro, per accordarlo agli altri e al pubblico. Il progetto in evoluzione continua, germinativo e organico, secondo le parole dei curatori, per permettere al pubblico e agli artisti di continuare a prendersene cura, crescerlo e nutrirlo. Otto gli artisti presenti in questa seconda esposizione, che vanno ad aggiungersi ai quindici della prima esposizione: Bruna Esposito, Yona Friedman, Carlos Garaicoa, Invernomuto, Kimsooja, Margherita Morgantin, Adele Prosdocimi, Remo Salvadori, Nico Vascellari. Otto lavori diversissimi per forma, materiali, dimensioni, in cui viene declinato e sviluppato in modo personale il concetto di vulnerabilit. Perch stato deciso di riflettere proprio su questo tema? La vulnerabilit non una caratteristica solo dei materiali con cui sono state fatte le opere (fogli di carta, candele, cartone, cera, suoni, luci, fili, immagini proiettate), ma anche una capacit empatica di riconoscersi come parte di un insieme, di una comunit in cui bisogna aver rispetto per gli uomini e lambiente. Vulnerabilit come presa di coscienza del nostro essere fragili, vulnerabili appunto, e della necessit di una comprensione pi profonda degli altri e di s. Ma anche vulnerabilit della terra, del nostro mondo, visto come risorsa limitata che in breve tempo si esaurir. Infine la vulnerabilit intesa anche come dissolvenza dei corpi e dei limiti. In un mondo ormai caratterizzato dal mescolarsi di uomini, frontiere, culture e lingue, la vulnerabilit diventa non pi una debolezza, qualcosa di negativo, ma unarma per assorbire e far entrare in noi laltro, la diversit. E disposizione mentale ad arricchirci. Ed ecco allora aggiungersi alle opere gi presenti per la prima mostra, per esempio, la grotta del trio di Invernomuto, una copia della grotta di Lourdes ma fatta di cera, destinata a dissolversi nel tempo della mostra sotto le lampade alogene. Si incontra poi il poetico lavoro di Adele Prosdocimi, tappeti di feltro con ricamate le riflessioni scaturite dai vari incontri tra gli artisti e i curatori; un video, ma non un documentario, sulle emissioni di radiazioni solari di Margherita Morgantin, per studiare e curare lo stato di salute del nostro pianeta; per arrivare poi allomaggio ai morti di Bruna Esposito, un angolo votivo con tanto di ceri accesi e malinconica musica in sottofondo, opera piccola e solitaria, dedicata alla paura di morire. Insomma un coagulo di esperienze e punti di vista diversi che vanno a riflettere su un argomento spinoso e forse un po tab. E sempre difficile parlare delle nostre debolezze e ammettere di essere, nel nostr intimo, vulnerabili.

Terre vulnerabili. 2/4 Interrogare ci che ha smesso per sempre di stupirci. Dal 3 febbraio, gli altri quarti il 10 marzo e il 13 aprile HangarBicocca, Via Chiese 2 (traversa V.le Sarca) Orario: tutti i giorni dalle 11.00 alle 19.00, gioved dalle 14.30 fino alle 22.00, luned chiuso Ingresso: intero 8 euro, ridotto 6 euro

CINEMA questa rubrica a cura di M. Santarpia e P. Schipani rubriche@arcipelagomilano.org SGUARDI SULLAFRICA


Questa settimana cerchiamo di avvicinarci un po al continente africano. Per farlo non serve prendere laereo, ma utilizziamo due mezzi di trasporto altrettanto efficaci: immagine e pensiero. Sul territorio milanese, infatti, due realt ci consentono di approfondire la nostra conoscenza di una terra a noi cos lontana lAfrica forse scoprendo che poi tanto distante non . Dal 21 al 27 marzo inizia il 21 Festival Ci-

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nema Africano, appuntamento storico per gli appassionati di cinema. Il Festival totalmente concentrato sulla cinematografia africana, asiatica e sud americana: oltre cinquanta nazioni raccontano storie attraverso la magia del cinema. Questo stimola uno scambio culturale tra diverse parti del mondo; attraverso cinematografie meno conosciute, possiamo insinuarci in interpretazioni sul Sud del Mondo differenti dallinformazione mass mediale italiana. lampante, allora, la forza didattica del cinema che utilizza limmagine per incuriosire allintercultura. Il cinema come incontro, come scambio, come finestra sul mondo. Da questa finestra sul mondo, si sporge anche Ingegneria Senza Frontiere (ISF), associazione con lobiettivo di realizzare e diffondere pratiche e tecniche ingegneristiche che creino un progetto comune tra Nord e Sud del Mondo. Il 22 marzo sar la Giornata Mondiale dellAcqua, momento calzante per sen-

sibilizzare le persone su un tema oggi critico. Vorrei concentrarmi, in modo particolare, sul Progetto Mambasa. Nato nel 2005 grazie a Padre Silvano Ruaro - missionario che lavora in Congo da pi di trenta anni che domanda a Veterinari Senza Frontiere (SIVtro Italia) e Ingegneria Senza Frontiere (ISF Milano) di valutare lo stato di malnutrizione e risorse idriche del villaggio di Mambasa. Mambasa situato nella regione del Nord Est della Repubblica Democratica del Congo, ha 40.000 abitanti, e una storia di dittature, guerre e atrocit che sono costate, non molto tempo fa, oltre 4 milioni di morti. Il sopraluogo degli esperti del 2005 ha rilevato una situazione preoccupante: la maggior parte delle fonti dacqua risultava inquinata; lacqua era fra le principali cause di decesso. Grazie al supporto di ISF-MI sono stati realizzati i primi due pozzi, ed stato monitorato lo stato dellintero sistema idrico. Ma il pro-

getto non vuole fermarsi qui, per il futuro si sono prefissati obiettivi indispensabili: facilitare laccesso allacqua potabile, migliorare le infrastrutture (pozzi, sistemi di pompaggio) e formare tecnici locali in grado di gestire autonomamente gli impianti. Inoltre, il Progetto Mambasa determinato a valorizzare la figura della donna. La creazione di cooperative pilota avr lo scopo di sensibilizzare, formare e rendere le donne emancipate. In breve, avvicinarsi allAfrica non impossibile: limmagine per conoscere, il pensiero per riflettere, lazione per partecipare. Paolo Schipani Per informazioni sul programma del Festival, clicca qui. Con un piccolo gesto anche tu puoi contribuire a restituire il futuro ai bambini e alle donne di Mambasa.

I RAGAZZI STANNO BENE


di Lisa Cholodenko [USA, 2010, 104] con Annette Bening, Julianne Moore, Mark Ruffalo, Mia Wasikowska, Josh Hutcherson
Nic e Jules sono una coppia di donne che ha scelto di costruire una famiglia grazie al supporto dell'inseminazione artificiale. Grazie allo stesso donatore sono nati i due figli Joni e Laser. Il compimento dei diciotto anni della ragazza coincide con il desiderio del fratello di poter risalire al proprio padre biologico. La ricerca porter i due ragazzi a conoscere un giovanile e intraprendente Mark Ruffalo. Un ristorante alla moda, un orto e il conseguente attaccamento a madre natura, una moto e un sapiente mix tra saggezza e ribellione contribuiranno a un rapido e sincero attaccamento da parte dei figli. L'armonia familiare, frutto della laboriosa e costante opera delle due donne, cos percepibile nelle fasi iniziali della pellicola, viene improvvisamente messa a dura prova proprio paradossalmente da colui che, seppur involontariamente, ha contribuito a crearla. Annette Bening straordinaria nell'immedesimazione in questa figura che, per spirito di protezione verso i propri cari, divisa tra quella materna e quella paterna. Julianne Moore interpreta sapientemente il ruolo di donna indecisa e inconcludente in balia dell'energia di tutte le personalit forti che la circondano. La regista, Lisa Cholodenko, ha avuto il grande merito di portare al cinema una parte della sua vita privata. Lo ha fatto senza calcare la mano attraverso facili moralismi o drammatizzazioni sull'argomento. Ha scelto una via complessa, tortuosa, indissolubilmente ma proficuamente legata all'evoluzione dei singoli personaggi e alla capacit del pubblico di apprezzare l'impegno e la saggezza che hanno permesso la loro creazione. I ragazzi stanno bene, oltre ad essere la traduzione del titolo della pellicola, anche la reale percezione che emerge dal film. La regista, attraverso la rappresentazione di ogni minimo particolare della famiglia di Nic e Jules, vuole convincere lo spettatore della profonda similitudine con la quotidianit e le dinamiche della famiglia nell'accezione classica del termine. Come a dimostrarci che, se non c' nulla di diverso, tutte le famiglie sono uguali. Marco Santarpia In sala a Milano: Apollo, UCI Cinemas Bicocca, UCI Cinemas Certosa, Colosseo, Plinius Multisala

TEATRO questa rubrica a cura di Guendalina Murroni rubriche@arcipelagomilano.org Uovo Perfoming Arts Festival
Questa settimana un appuntamento milanese da non perdere per la sua consegna di contemporaneit e apertura alla citt. Inizia l'Uovo Performing Arts Festival dal 16 marzo fino al 26 marzo con tutta una serie di incontri, laboratori e seminari aperti al pubblico e un occhio di riguardo al versante ragazzi con Uo-

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vo Kids a maggio grazie alla collaborazione con il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci. Uovo porta a Milano tutte le novit internazionali dello spettacolo dal vivo in diversi teatri e in diverse lingue presentan-

do una serie di performance dei pi svariati stili dalla Societas Raffaello Sanzio a Jonathan Burrows & Matteo Fargion al Lone Twin Theatre. Il festival chiude il 25 con Uovo Music, un appuntamento musicale con gli Austra, gruppo di punto della

scena australiana indipendente, misto di musica British anni '80 e New Wave, con un pre-show dei Wu Lyf. Il 26 invece saranno sul palco i Vision of Trees, duo britannico di elettronica e il Dj Set di Chris Geddes Belle and Sebastian.

GALLERY

VIDEO

DAVERIO: MILANO E L'UNITA' D'ITALIA, CHI HA DATO E CHI HA PRESO


http://www.youtube.com/watch?v=YgVDWH-DBBc

PAGLIARINI: PER IL POSTO DI SINDACO CI SONO ANCHE IO


http://www.youtube.com/watch?v=TQWCqQPCKSc

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