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cordate bancarie legate ad Unipol ed Unicredit, passando per il potente impero mediatico della famiglia De Benedetti, e ovviamente, sullo sfondo, l'intero sistema di potere UE, il terreno per la nascita del nuovo esecutivo stato un filo tessuto sapientemente e che ha saputo trovare il suo sbocco nel momento pi propizio. Leclissi del berlusconismo stata il prodotto dellincapacit delle destre di svolgere adeguatamente il ruolo di fedele esecutore degli interessi del capitale. Ci con buona pace di quel carrozzone finto - democratico che in questi anni ha fatto
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dellantiberlusconismo la sua unica ragion dessere, e che, pur di compattare tutto il possibile, ha in questi anni prodotto un insulso minestrone (dal popolo viola ai grillini, dai papaboys al Di Pietro fan della legge Reale passando per i finiani ex-fascisti e arrivando, attraverso il delatore Vendola a settori dello stesso movimento contro la crisi) che aveva, ed ha, come unico comune denominatore la totale estraneit agli interessi e alla rivendicazioni di chi questa crisi la paga quotidianamente. In questottica, pur sembrandoci persino superfluo sottolineare il nostro disprezzo e il nostro irriducibile antagonismo rispetto al governo pi reazionario che la storia del dopoguerra ricordi, riteniamo impossibile che un operaio, un precario, un disoccupato siano potuti scendere in piazza a festeggiare lavvento al potere del suo peggior nemico: un governo targato Confindustria-BCE. Senza approfondire il curriculum di Monti e ministri fa quasi sorridere, se non incidesse in maniera devastante sulle condizioni di vita di milioni di proletari, il fatto che tra le misure da adottare per incentivare la crescita si individui, nell'ordine, la privatizzazione dei servizi pubblici locali (dunque l'esatto contrario dell'esito dei referendum voluti proprio da coloro che ora sono in prima linea nel sostenere a spada tratta Monti...); sono in arrivo ulteriori attacchi ai CCNL e lo sblocco dei licenziamenti: in sostanza, la mercificazione totale di ogni bene comune, la cancellazione di ogni pi elementare diritto e l'estensione del modelloMarchionne all'intero mondo del lavoro dipendente. Reintroduzione dellICI (IMU) sulla prima casa , aumento di due punti percentuali dell IVA e per le politiche di rientro del debito e di riduzione del deficit, il bersaglio sempre lo stesso: taglio alla previdenza attraverso l'allungamento dell'et pensionabile, scure sul pubblico impiego attraverso l'immediato blocco del turn-over e il possibile via libera ad esuberi e riduzione degli stipendi dei dipendenti, e ulteriori tagli agli enti locali di 3,1 miliardi per le Regioni a partire dal 2012. Inoltre la penalizzazione del 3% per ogni anno di anticipo, per chi esce in pensione anticipata (quindi con almeno 42 anni e un mese di contributi se uomini) prima dei 63 anni di et dal 2012 si lega al blocco della rivalutazione rispetto allinflazione per le pensioni di oltre 467 euro. Per le pensioni tra i 467 e i 935 euro prevista una rivalutazione del 50% rispetto allinflazione. Le minime avranno la perequazione totale. E' evidente a tutti, anche allo stesso nostro nemico di classe, come queste misure finiranno per tradursi, attraverso la riduzione del potere d'acquisto dei salari e degli stipendi, in un'ulteriore contrazione dei consumi,
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e dunque in un effetto domino che non potr che innescare una dinamica di ripetizione all'infinito dei fattori che hanno determinato la manifestazione odierna di una crisi che i governi dei padroni sono strutturalmente incapaci di affrontare e di risolvere, per il semplice motivo che il capitalismo non il malato, bens la malattia. L'unica alternativa reale la ripresa della lotta di classe, di respiro internazionale, capace di respingere un attacco altrettanto internazionale del capitale. Dinanzi a tutto questo scenario, assistiamo esclusivamente a lotte e vertenze, purtroppo ancora lontane da un reale coordinamento in mancanza di una soggettivit politica che lavori verso una reale unificazione delle lotte. Infatti per difendere e rilanciare le lotte ormai imprescindibile che tutti coloro che si riconoscono nell'anticapitalismo si adoperino per dar vita, quantomeno, ad un'area nazionale di riferimento. Ne sono massima dimostrazione i riot del 14 Dicembre del 2010 a p.zza del Popolo e il 15 Ottobre 2011 a p.zza S.Giovanni. Infatti, rivendicando le pratiche e la conflittualit espressa in quelle piazze, non ci siamo, semplicisticamente ed in maniera fuorviante, limitati ad enfatizzare la portata di queste due giornate, perch parallelamente ci siamo sempre interrogati sui limiti strutturali di questo movimento e delle capacit di egemonia ed intervento della sinistra di classe all'interno dello stesso. La mancanza di un qualsiasi percorso, seppur embrionale, mirato alla costruzione di un'area programmatica, trasversale alla appartenenza alle miriadi strutture afferenti alla sinistra di classe, impone la ricerca di un percorso comune, quanto meno a livello nazionale ed in prospettiva europeo, con due condizioni fondamentali: l'opposizione ai piani del padronato internazionale, europeo e nazionale l'autonomia di classe dei percorsi di lotta. Ed proprio questo l'appello che rivolgiamo a tutte le realt nazionali interessate, rimettendo al centro le rivendicazioni che da sempre ci hanno caratterizzato: diritto incondizionato ad un salario garantito, drastica riduzione dell'orario di lavoro a parit di salario, riconquista ed estensione dei diritti a tutti i proletari per l'accesso universale a servizi e beni comuni, superando qualsiasi finta dicotomia tra lavoratore garantito e lavoratore precario. Da queste parole d'ordine possibile rilanciare la mobilitazione che dopo il 15 Ottobre ha visto una fase di stallo, capendo che non si pu pensare di liquidare lopposizione alle manovre dei padroni con ripetizione di slogan e battute, spesso copiando e tifando le rivolte lontane. La nostra non pu essere una risposta qualsiasi utile per il ritorno elettorale di qualcuno, ma una risposta adeguata che esca e rompa realmente la gabbia capitalista.
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Il movimento Occupy Wall Street, partito verso met settembre da New York e poi allargato in poche settimane a oltre 100 citt americane1 lespressione di un profondo disagio che sta colpendo strati salariati e fasce pi deboli della popolazione della maggiore potenza imperialista del mondo. Le parole dordine del movimento erano per lo pi rivolte contro il salvataggio di Wall Street del 2008, lavidit e influenza dei gruppi economici sulla vita degli americani, il divario ricchi-poveri, i politici corrotti; alcuni striscioni erano per labbattimento del sistema capitalistico. Il movimento si caratterizzato per aver sollevato questioni politiche, non economiciste, e per essersi sviluppato essenzialmente al di fuori del controllo dei vari gruppi di sinistra. Gi nelle prime settimane hanno cercato di cavalcare le proteste esprimendo la propria comprensione dirigenti dazienda come il capo della finanziaria di General Electric, vari rappresentanti politici, compreso il presidente Obama e il suo vice Biden. Biden non ha celato la speranza di usare il movimento Occupy a sostegno del Partito democratico - che non meno dei Repubblicani al servizio di ed finanziato da istituti finanziari responsabili della crisi di disoccupazione. Spera cio che Occupy funga da contrappeso di sinistra al Tea Party, in breve tempo divenuto una potente forza conservatrice a sostegno dellelezione di dozzine di repubblicani al Congresso. La parola dordine del 99 per cento stata inglobata nel lessico dei partiti. La repressione del movimento Occupy in varie citt, ordinata per lo pi da sindaci democratici, ha contribuito per a far salire il livello della protesta, diretta non pi solo contro gli squali di Wall Street, espressione della degenerazione del sistema capitalistico, ma anche contro lo Stato della borghesia. Un primo segnale di sgretolamento dellillusione che un movimento del 99 per cento, senza chiari obiettivi di classe, possa spingere lestablishment politico a combattere lingiustizia sociale sono gli eventi di Oakland, California. Qui, migliaia di manifestanti, studenti, insegnanti, giovani, lavoratori si sono ripresi la piazza da cui erano stati cacciati dal
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NUOVI MOVIMENTI E
COSCIENZA DI CLASSE IN USA
Le crisi, tanto quelle personali che quelle socio-politiche, sono per definizione fasi di instabilit e in quanto tali di trasformazione; la crisi costringe a riflettere sulle cause che lhanno generata, sui fattori in campo, e soprattutto su come trarne vantaggio trasformando una posizione di debolezza/insicurezza in posizione di forza. questo il compito che oggi si pone ai rivoluzionari, nelle varie situazioni di crisi in corso, dallEuropa allAmerica, allAsia.
violento attacco della polizia predisposto dal sindaco democratico, Jean Quan. Riuniti in assemblea hanno deciso di rispondere alla violenza della borghesia democratica lanciando uno sciopero generale cittadino per il 30 novembre. Lo sciopero riuscito a fermare per alcune ore le attivit del porto, quinto maggiore porto commerciale degli USA; tuttavia alla lotta hanno partecipato attivamente solo una parte dei lavoratori portuali del turno serale. La burocrazia del sindacato di settore, International Longshore and Warehouse Union (ILWU) Local 10 - storicamente legata agli stalinisti del partito comunista e ad altri sostenitori del partito democratico - non aveva autorizzato lo sciopero, pur avendo espresso la propria solidariet assieme ad altri grandi sindacati! Il sindaco ha cambiato tattica dichiarando il proprio sostegno e ordinando alla polizia di non intervenire durante lo sciopero. Nel corso della serata per si sono avuti scontri tra polizia e frange pi radicali del movimento, definite come anarchici e provocatori, con decine di arresti e feriti da entrambe le parti. Finch la protesta rimane dentro argini controllabili lecita, se non riconosce le regole stabilite dalla violenza dello Stato borghese da deplorare e reprimere. Anche i movimenti di New York, Boston e Philadelphia, hanno formato cortei di protesta esprimendo la solidariet a Oakland. A fine novembre sono iniziate le operazioni - coordinate tra le varie amministrazioni locali - delle forze di polizia in assetto anti-sommossa per far sloggiare gli attendamenti nella maggior parte delle grandi citt, New York, Oakland, Detroit e St. Louis, e poi Los Angeles e Philadelphia. 1400 i poliziotti dispiegati a Los Angeles, 300 gli arresti per non aver obbedito allo sgombero nei tempi stabiliti (10 minuti). La spontaneit del movimento trae origine dal significato dirompente di alcuni scarni dati:2 i 400 americani pi ricchi possiedono 1,53 trilioni di $, +12% rispetto al 2010; il reddito personale del manager di hedge fund Paulson ($15,5 miliardi) circa uguale al reddito complessivo netto del 20% pi povero dellarea metropolitana di NY, circa 1,6mn. di persone. Il numero di americani poveri3 nel 2010 giunto a 46,2mn.; il tasso di povert ufficiale (TPU) del 15,1%, 1 su ogni 6 persone, quello dei bambini del 22%; a New York, sede di Wall Street e con un costo della vita molto pi alto di tutto il resto del paese, il TPU giunto al 20,1%, al 30% quello dei bambini, cresciuto del 3% in un anno. A Detroit, centro del collasso del manifatturiero Usa, il TPU al 37,6%, 53,6% quello dei bambini. Nel decennio 2000-2010, nellinsieme
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NOVITA EDITORIALE
delle famiglie giovani il numero dei poveri o quasi poveri aumentato di quasi il 10%; nel 2010 tra le famiglie giovani con bambini 4 su 9 erano povere o quasi povere.4 Il tasso di disoccupazione ufficiale di settembre (TDU) 9,1%, con forte calo del tasso di occupazione sulla popolazione: nel 2010 era occupato il 55% dei 16-29enni, (contro il 67,3% del 2000) il livello pi basso dalla Seconda guerra mondiale. Ad inizio dicembre Obama ha cercato di utilizzare elettoralmente un presunto calo della disoccupazione (8,6%), che in realt nasconde un Indice di Disperazione, come lo definisce il NYT: oltre la met del calo dovuto a chi ha rinunciato a cercare un posto di lavoro; il numero dei disoccupati di lungo termine (da almeno 27 settimane) immutato a 5,7 milioni di lavoratori, il 43% dei disoccupati. In ogni caso la crescita degli occupati (120 000 a novembre) inferiore alla crescita della popolazione attiva. La forza di questo movimento sta nella necessit oggettiva di ribellarsi al progressivo peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro, nellindignazione morale per la profonda ingiustizia sociale generata dai meccanismi di sviluppo del sistema capitalistico. La sua debolezza la mancanza di una coscienza di classe. E della consapevolezza della necessit di unorganizzazione autonoma per coordinare e potenziare le spinte spontanee nelle piazze e le lotte allinterno dei gangli vitali del sistema: i luoghi di produzione, da cui esso trae la linfa che gli consente la sopravvivenza, il plusvalore.
NOTE 1. Tra queste Tampa, Florida; Trenton e Jersey City, New Jersey, Philadelphia, e Norfolk, Virginia nellEst; Chicago e St. Louis nel Midwest; Houston, San Antonio e Austin in Texas; Nashville, Tennessee; e Portland, Oregon, Seattle e Los Angeles nellOvest. 2. Forbes, 21.09.2011 3. La soglia ufficiale di povert di 22mila dollari per una famiglia di 4 membri. 4. US Census Bureau.
GRAZIANO GIUSTI
Allinizio del 900 negli Stati Uniti un esercito di straccioni, vagabondi, disertori, ladri di polli, precari, senzatetto va allattacco del capitalismo pi forte con lobiettivo di riscattare la classe operaia. In senso canzonatorio vengono chiamati wobblies, e loro per tutta risposta quel nome se lo affibbiano addosso. In Germania,nel primo dopoguerra, i lavoratori lottano sul terreno rivoluzionario per conquistare "tutto il potere ai Consigli Operai". Verranno sconfitti solo dalla reazione concertata dello Stato borghese e della socialdemocrazia. Una pagina indimenticabile della lotta di classe internazionale.
E la rivoluzione dal basso. Lotte ed insegnamenti di ieri, per il proletariato di oggi, per costruire il mondo di domani.
Questo lavoro sugli IWW e sui "Comunisti dei Consigli" si pone il compito di passare sulla sponda delle "rivoluzioni mancate" nei paesi pi sviluppati, per vedere che cosa esse abbiano ancoroggi da dire. Anche in questo caso, mano a mano che il corso di queste esperienze stato riconsiderato, sono venuti certamente a galla tutti i limiti che esse avevano covato sin dall'inizio della loro esistenza; ma sono emerse altres con prepotenza tutte le loro potenzialit inespresse, la loro carica eversiva - seppur non "ortodossa", le provocazioni di un loro lascito che troppo ottusamente molti avevano seppellito sotto la coltre del "fallimento".
[Dallintroduzione] SCRIVI ALLA REDAZIONE PER PRENOTARLO SUBITO !
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Anche a Milano partita la mobilitazione. Alla stazione Centrale, dopo lennesima protesta dei lavoratori dell'indotto delle Ferrovie dello Stato, fra cui quelli occupati nella societ Wagons-Lits e dei servizi nel settore vagoni letto e ristorazione, in tre, dipendenti di una cooperativa di pulizie si sono arrampicati su una torre faro al CM2.
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Nel quadro attuale, i teoremi repressivi diventano per noi uno stimolo in pi per perseguire, con sempre maggior determinazione, la strada della ricomposizione di classe e dellunita delle lotte.
Solidarieta militante ai precari Bros Solo la lotta paga!
8 Lo stato borghese pu dichiarare guerre e fare stragi, elargire welfare e pacificazione sociale, pu sfruttare, opprimere o rabbonire e corrompere, pu cambiare volto, forma, aspetto. Non pu, per, rinunciare alla propria intima essenza coercitiva di strumento di dominio, vera e propria architettura di potere, controllo, comando e subordinazione di classe.
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Lo stato sempre lo strumento delloppressione di una classe su unaltra. In regime capitalista lo strumento delloppressione della minoranza sfruttatrice sulla maggioranza sfruttata. Nella societ comunista lo strumento delloppressione della maggioranza di sfruttati sulla minoranza degli sfruttatori. Nella societ comunista, per, lo stato uno stato provvisorio, destinato allestinzione, appena avr completamente soppiantato le ultime resistenze dei padroni. La differenza tra i due stati che mentre quello dei padroni lotta sempre per la sua sopravvivenza, lo stato dei proletari muore appena possibile, lasciando il posto alla societ che non ha pi bisogno di stato, perch senza classi, libera dallo sfruttamento.
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Riceviamo e pubblichiamo questo report sulla manifestazione avvenuta in Russia lo scorso 7 novembre, in occasione dell'anniversario della Rivoluzione d'Ottobre 1917. Chi scrive un compagno che quel giorno si trovava sul posto
E' stata sicuramente una celebrazione dal molteplice significato quella che si e' svolta oggi a Mosca in ricordo della presa del Palazzo d'Inverno. A 94 anni dall'assalto al cielo che port al potere il proletariato in Russia e diede un incancellabile esempio ai lavoratori di tutto il mondo, per vari motivi c' un aria diversa dalle manifestazioni analoghe degli anni passati. Innanzitutto il contesto storico in cui si trova la teoria comunista con il suo bagaglio di esperienze, nel ventunesimo secolo e nel pieno della crisi del capitalismo, soprattutto qui in Russia assume dei caratteri particolari. Infatti il paese, simboleggiato dall'aquila bicipite che guarda ad oriente e ad occidente, sembra essere attanagliato tra due situazioni incandescenti: da una parte l'Europa sull'orlo del baratro economico e del disastro sociale, dall'altra la Cina che cresce con mille contraddizioni e appetiti imperialisti sull'Asia ex sovietica,considerata "giardino di casa" dalla Federazione Russa. Questultima a sua volta si vede messa alle strette e prepara il suo piano di unEurasia che con questo nome orwelliano sta ad indicare ununione politico-economica con la Bielorussia e il Kazakhistan la quale si configurerebbe come unarea di libero scambio incentrata sull'enorme rendita del gas e del petrolio. La Russia torna cos prepotentemente nello scenario geopolitico, sconquassato dalle guerre in un Afghanistan vicino geograficamente e nei ricordi bellici; in Iraq, e nella Libia di Gheddafi gi interlocutore di Putin in funzione di contenimento della Nato nella area del Grande Medio Oriente; insieme a quella Siria alleato storico probabile prossimo obiettivo di forti pressioni, se non addirittura di attacchi militari. A partire da una risoluzione che stabilisca una No-fly zone sul suo territorio. Sono passati solo venti anni dal crollo dell'Unione Sovietica, quel sistema a capitalismo di stato che ha falsamente ingannato il proletariato russo e internazionale, spacciandosi come custode della dottrina marxista rivoluzionaria e che per pi di 70 anni ha voluto far credere di essere in perfetta continuit con quelle giornate di ottobre che, per dirla con John Reed, sconvolsero il mondo. Ma i comunisti internazionalisti sanno e non dimenticano visto che hanno pagato amaramente sulla loro pelle queste falsit dello stalinismo con le quali il movimento comunista russo sembra proprio non volere fare i conti. Le scadenze elettorali sono infatti alle porte e la nomenklatura del sedicente Partito Comunista della Federazione Russa a caccia di voti. Quale migliore occasione allora se non quella di strumentalizzare un avvenimento cos caro all'immaginario dei comunisti russi e di tutto il mondo come l'anniversario del 7 novembre? E cos la giornata inizia alle 12.00 ora locale ,con la canonica deposizione floreale al mausoleo di Lenin (il quale, ricordiamo, quando era in vita aborriva qualsiasi forma di culto verso la sua personalit, mentre sua moglie,Nadeda Konstantinovna Krupskaja, ebbe molto da ridire sulla strumentalizzazione della sua immagine da morto) alla presenza di un centinaio di militanti del PCFR e di altre organizzazioni extraparlamentari tra cui Russia Lavoratrice e AKM, in odore di messa fuorilegge. Tutto in unatmosfera di misticismo religioso quanto mai lontano dal ricordo vivo di quegli avvenimenti scolpiti nel dna della classe operaia mondiale. Il corteo parte dalla piazza dedicata al poeta e scrittore russo di fama mondiale Aleksandr Sergeevi Pukin con uno striscione che recita:" - Benvenuta grande rivoluzione socialista d'ottobre!". Intanto in tutta l'area adiacente, la polizia posiziona metal detector e gli agenti perquisiscono chiunque si avvicini all'assembramento, e nonostante ci troviamo in piena zona turistica,la presenza delle forze dell'ordine massiccia. Sembra quasi che nonostante sia passato tutto questo tempo e che oltretutto la direzione del corteo sia completamente estranea al contenuto originale della manifestazione, il ricordo del terrore rosso scuota ancora gli animi della classe dirigente moscovita. A met del percorso un calcolo fatto dagli organizzatori ad uso interno parla di diecimila partecipanti. La cifra verosimile e solo durante il comizio mi accorgo che la media dell'et veramente bassa rispetto a come ci vengono presentate manifestazioni del genere dalla stampa borghese: non ci sono soltanto vecchietti nostalgici e nelle prime file si distinguono ventenni e alcuni di loro ancora con gli abiti da lavoro. Il contenuto del comizio alterna toni accesi di populismo a quelli di una moderazione che potremmo definire pre-elettorale. A detta di molti militanti della base, i dirigenti sono attaccati ai posti nella Duma (il parlamento russo) e conducono un'opposizione "di sua maest" nei confronti di Russia unita, il partito di Putin, saldamente al comando.
Di fatto qui i risultati delle elezioni di marzo li sanno gi tutti e almeno si risparmiano il teatrino pietoso e melodrammatico della politica nostrana. Detto questo, la crisi economica si sente soprattutto per i lavoratori e un partito che conta un milione di iscritti come il PCFR, se fosse espressione di istanze rivoluzionarie potrebbe fare infinitamente di pi. A fine giornata il bilancio ambivalente come sembrano esserli i segnali e le risposte di classe a quattro anni dall'inizio della crisi sistemica pi grande che il capitalismo abbia mai conosciuto. Se il riferimento ad un avvenimento glorioso, il pi alto della storia del comunismo mondiale, cos come fu la rivoluzione d'ottobre ci incoraggia e ci indica il percorso futuro, dobbiamo essere capaci di captare i limiti della modalit con cui la manifestazione odierna ha richiamato quellevento storico. Dobbiamo capire fino in fondo cosa stato quel momento storico per il proletariato mondiale, sdegnando il tradimento dello stalinismo in maniera ancora pi feroce tanto stato grande il balzo all'indietro che tale involuzione borghese ha fatto fare all'intero movimento operaio internazionale. Dobbiamo trovare le forze per ripartire nella costruzione dell'organizzazione di classe dei comunisti, il partito rivoluzionario, nel cammino verso la dittatura proletaria, per il comunismo.
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grande gruppo privato del paese, si astiene dalla partecipazione agli scioperi. Un primo scossone si ha nel luglio del '60, con le grandi manifestazioni di piazza (10 lavoratori uccisi dalla polizia) che portano alla caduta del governo Tambroni. A Genova, Reggio Emilia, Roma, Messina entra in scena il protagonismo di una nuova generazione operaia e studentesca (quella delle famose magliette a strisce) che rompe gli argini istituzionali di un antifascismo di comodo e mette in primo piano la realt di super sfruttamento del boom capitalistico. E' una generazione che non sta pi dentro l'ossificazione del duopolio DC-PCI, che rivendica di prendere direttamente nelle proprie mani il suo futuro. E' un movimento caotico, assai confuso anche sul piano ideologico, ma assolutamente vitale, che solo molto parzialmente intercettato da una sinistra rivoluzionaria ancora alle prese sul che fare, e intenta a rimettere insieme organizzazioni che abbiano un minimo di presa politica...
I fatti di piazza Statuto a Torino, avvenuti nel luglio del 1962, rappresentarono uno di questi momenti di cesura della lotta operaia in Italia.
Per capire quegli eventi dobbiamo tenere presente la situazione nelle fabbriche che aveva accompagnato tutti gli anni '50, il periodo della cosiddetta ricostruzione postbellica. Erano stati anni pesantissimi per la nostra classe, soggetta a regimi di bassi salari e di alta produttivit, per garantire quell'accumulo di capitale che sarebbe poi sfociato nel boom economico degli anni '60. La linea del Marchionne di allora, Vittorio Valletta, quella dell'uso combi-
Il sisma sotterraneo viene da un fenomeno sociale di grandi proporzioni: la massiccia migrazione interna di forzalavoro giovanile dal Sud Italia alle grandi metropoli del Nord. Queste nuove leve vengono irreggimentate nelle grandi fabbriche, adibite spesso ai lavori pi improbi ed ai turni pi massacranti, sbattute in quartieri dormitorio (le Coree) dove molto a fatica sbarcano il lunario, essendo tra l'altro oggetto di discriminazioni razziste. L'introduzione su larga scala delle catene di montaggio richieste dal nuovo assetto produttivo si trova ora di fronte non pi l'operaio specializzato orgoglioso del proprio lavoro, ma una massa di sradicati, che vedono giustamente il lavoro solo come fatica, non certo come emancipazione.
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Lo spartiacque avviene nel 1962, con l'ondata dei rinnovi contrattuali che investe sopratutto il settore metalmeccanico.
La Fiat era riuscita a far s che nelle proprie officine bastassero una media di due ore di lavoro per riprodurre il valore della forza-lavoro. Il saggio di plusvalore era del 400% ... (vedi N. Balestrini-P. Moroni: L'orda d'oro U.E. Feltrinelli 2003)
A Torino si comincia con gli scioperi alla Lancia ed alla Michelin, dove entra subito in scena il protagonismo dei giovani operai. Spesso i cortei interni sfociano in manifestazioni di strada, incontrollate dalle burocrazie sindacali. La lotta si estende assai rapidamente a tutte le fabbriche metalmeccaniche. La Fiat entra nel movimento in ritardo, ma quando lo fa spazza via di colpo anni di compressione. Il 19 giugno si muovono i 7.000 della SpA Stura, delle Fonderie, delle Ausiliarie, il Lingotto, l'Avio, l'Areonautica, le Ferriere. Il 23 giugno tocca ai 60.000 della Mirafiori. In totale sono 250.000 gli operai in sciopero in citt e nella cintura. L'azienda, per frenare questa valanga, gioca la carta dell'accordo separato con la UIL ed il SIDA (sindacato aziendale giallo), in cui si concedono s aumenti salariali, ma nulla per quanto riguarda orario e ritmi di lavoro, oltre ad una revisione in peggio delle norme disciplinari interne ...
mento di Celere, compreso il tristemente noto Battaglione Padova, responsabile dell'omicidio di molti lavoratori nelle manifestazioni di piazza. Ma nulla pu fermare questi nuclei combattivi di una classe che ha rotto gli argini. Iniziano scontri durissimi, che dureranno fino a notte fonda, con manganellate, fumogeni, caroselli da una parte e sassaiole, corpo a corpo e determinazione dall'altra. Gian Carlo Pajetta, uno dei capoccioni del PCI, vagher invano per ore tra i manifestanti cercando inutilmente di riportare la calma... Domenica 8 luglio si replica, e cos sar anche luned 9. La polizia non riesce ad occupare stabilmente la piazza. Gli scontri sono di una durata e di una intensit impressionante; gli operai danno prova di un coordinamento e di una mobilit notevoli, utilizzando al meglio anche l'arma delle fionde.
La repressione sar durissima: centinaia di arrestati e denunciati, lasciati soli da partiti e sindacati del quadro istituzionale, bollati di provocatori, teppisti, fascisti e contumelie varie.
Con Piazza Statuto inizia praticamente quel percorso che far maturare una nuova leva operaia protagonista nel '68'69 del ciclo di lotte a tutti noto.
Oggi la situazione sociale della nostra classe estremamente pi frastagliata di allora. Non manca il proletariato, alla faccia di quelli che ne hanno fino ad ieri predetto l'estinzione. I proletari sono cos estinti che i governi di ogni tinta continuano metodicamente a colpirli in ogni maniera possibile! Il proletariato oggi disperso in mille realt, non ci sono pi quelle cittadelle operaie che erano il nerbo delle lotte, i rapporti di lavoro si sono enormemente diversificati, la scolarit incide nell'approccio al lavoro cos come la diffusa precariet. Per ripartire su delle basi saldamente classiste occorre fare sforzi politici e
Sabato 7 luglio, migliaia di giovani operai si staccano dai presidi di sciopero e vanno in piazza Statuto, davanti alla sede della UIL, con l'intento di assaltarla. Si trovano davanti un nutrito sbarra-
Solo alle ore due di notte del 10 luglio, dopo l'afflusso di rinforzi ingenti, la forza pubblica riesce a sedare la rivolta.
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organizzativi molto pi intensi degli anni '60,anche alla luce di un diffuso scoramento e disillusione che si percepisce all'interno dei giovani e dei lavoratori. Il compito sembra improbo, ma non dobbiamo mai dimenticare che il capitalismo non in grado di garantire alcunch ai salariati, ai precari, ai disoccupati. La forza lavorativa degli immigrati una risorsa di classe spesso omogenea, ed sicuramente utile, dove possibile, mettersi dentro le loro lotte per dargli uno sbocco antagonista. Lo stesso potremmo dire dei precari e dei disoccupati, anche se, fatto salvo qualche caso circoscritto, non si pu parlare per ora di movimenti generalizzati di questi soggetti. Nelle grandi fabbriche, quelle ancora rimaste, e che tengono un core businnes di alto profilo, la pratica concertativa del sindacato non fino ad oggi scalfita da reazioni che escano fuori dai binari aziendalisti. Cosa che abbiamo visto purtroppo riproporsi anche sul versante delle migliaia di fabbriche chiuse negli ultimi tre anni. Una situazione cos frastagliata richiede soggetti politici unificanti che, dopo aver maturato il superamento dell'autoreferenzialit, sappiano collegarsi e collega-
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re le singole realt su obbiettivi condivisi, in grado di far maturare dalla pratica della lotta sociale il necessario salto di qualit politica.
COMBAT Comunisti per lorganizzazione di classe Supplemento a pagine
marxiste
Registrazione 713 del 1.12.2003 del Tribunale di Milano Direttore Responsabile: Monica Bacis Stampato in proprio, Milano, Piazza Nigra 1, 27 dicembre 2011 E-mail: redazione@paginemarxiste.it Sito internet: www.paginemarxiste.it