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FLORILEGIO DI C I T A Z I O N I da OSSERVAZIONI SULLA MORALE CATTOLICA di Alessandro Manzoni

MAI GLI ABUSI o GLI ERRORI compiuti dai fedeli, dal clero ( basso o alto ) o dalla Chiesa in una certa contingenza storica sono conseguenze della dogmatica cristiana, ma piuttosto momenti della pratica umana. Questi mali sono inadatti a confutare la validit della dottrina. Di pi. la dottrina stessa ad offrirne la cura: ( Parte I, Cap. VII ) ( ) Pur troppo i secoli cristiani hanno esempi di crudelt commesse col pretesto della religione; ma si pu sempre asserire che quelli i quali le hanno commesse, furono infedeli alla legge che professavano; che questa li condanna. Nelle persecuzioni gentilesche, nulla pu essere attribuito a inconseguenza de' persecutori, a infedelt alla loro religione, perch questa non aveva fatto nulla per tenerli lontani da ci. ( ) ( Parte I, Cap. IX ) ( ) I. ) La dottrina la sola conforme alle Sacre Scritture la sola che possa conciliarsi con la ragione e con la morale. II. ) L opinioni venute dall abuso della dottrina sono pratiche e non speculative sono individuali e non generali non possono esser distrutte utilmente, che dalla cognizione e dall amore della dottrina. ( ) ( Parte I, Cap. XI ) ( ) No, di certo. La maniera di dispensar l'indulgenze, dice Bossuet, riguarda la disciplina [22]. Posto ci, le concessioni eccessive saranno bens un abuso; ma gli abusi di fatto non possono alterare i princpi della moralit, i quali non appartengono alla disciplina, ma alla fede. Essendo ogni principio di moralit un domma, non pu esser contradetto che da un errore dommatico. Vediamo ora, pi in particolare, come i princpi della moralit rimangono intatti, anche con ogni possibile eccesso di concessioni d'indulgenze. ( ) NECESSARIA SOTTOMISSIONE della ragione alla fede. giusto e logico ricavare i precetti morali dai dogmi di fede:

( Parte I, Cap. I ) ( ) Certo, la fede include la sommissione della ragione: questa sommissione voluta dalla ragione stessa, la quale riconoscendo incontrastabili certi princpi, posta nell'alternativa, o di credere alcune conseguenze necessarie, che non comprende, o di rinunziare ai princpi. Avendo riconosciuto che la Religione Cristiana rivelata da Dio, non pu pi mettere in dubbio alcuna parte della rivelazione; il dubbio sarebbe non solo irreligioso, ma assurdo. ( ) In generale il tenore delle argomentazioni del Manzoni grosso modo questo: la ragione giunge di per s a porsi il problema della trascendenza, della morale, della teodicea ecc. Se la ragione va alla radice del problema umano deve scoprire la validit della verit rivelata pu spiegare intergralmente l uomo, la sua situazione drammatica, e pertanto solo la fede pu dare le risposte alle questioni rimaste insolute dalla ragione. LA DISTINZIONE tra morale razionale e morale teologica non corretta. Solo la morale teologica (cristiana) possiede in s il fondamento assoluto della morale nella sua integralit ed quindi superiore alla morale puramente razionale: ( P. I, Cap. III ) ( )Certo gli uomini hanno, indipendentemente dalla religione, dell'idee intorno al giusto e all'ingiusto, le quali costituiscono una scienza morale. Ma questa scienza completa? cosa ragionevole il contentarsene? L'essere distinta dalla teologia una condizione della morale, o un'imperfezione di essa? Ecco la questione: enunciarla lo stesso che scioglierla. Perch, finalmente, appunto questa scienza imperfetta, varia, in tante parti oscura, mancante di cognizioni importantissime intorno a Dio e, per conseguenza, intorno all'uomo e all'estensione della legge morale; intorno alla cagione della repugnanza che l'uomo prova troppo spesso nell'osservare anche la parte di essa, che pur conosce e riconosce; intorno agli aiuti che gli sono necessari per adempirla interamente; questa scienza, che Ges Cristo pretese di riformare, quando prescrisse l'azioni e i motivi, quando regol i sentimenti, le parole e i desidri; quando ridusse ogni amore e ogni odio a de' princpi che dichiar eterni, infallibili, unici e universali. Egli un allora la filosofia morale alla teologia; toccava alla Chiesa a separarle? ( )

( P. I, Cap. III ) ( ) Ci sono in qualunque sistema di morale assolutamente distinta dalla teologia (sia per ignoranza involontaria della rivelazione, sia per volontaria esclusione di essa), due vizi innati e irremediabili: mancanza di bellezza, ossia di perfezione, e mancanza di motivi. Perch una morale sia compita, deve riunire queste due condizioni al massimo grado; deve cio non escludere, anzi proporre i sentimenti e l'azioni pi belle, e dare dei motivi per preferirle. ( ) ( ) Quanto pi un sistema di filosofia morale cerca d'adattarsi al sentimento universale, consacrando alcune massime che gli uomini hanno sempre lodate e ammirate, la preferenza data alle cose giuste sulle piacevoli, il sacrifizio di s stesso, il dovere adempito e il bene fatto senza speranza di ricompensa n di gloria, tanto pi riesce inabile a dare, de' suoi precetti e de' suoi consigli, una ragione adequata, prevalente a ogni argomento e a ogni interesse contrario. Infatti, se noi esaminiamo quale sia in una bella azione la qualit che eccita l'ammirazione, e che le fa dare un tal titolo, vedremo non esser altro che la difficolt (intendo, non la difficolt d'eseguire che nasce dagli ostacoli esterni, ma quella di determinarsi): la giustizia, l'utilit saranno condizioni senza le quali essa non sarebbe bella, ma non sono quelle che la rendono tale. Se, mentre si sta ammirando la risoluzione presa da un uomo in una data circostanza, si viene a sapere che gli tornava conto di prenderla, l'ammirazione cessa; quella risoluzione si chiamer bona, utile, giusta, saggia, ma non pi ammirabile n bella; ( ) ( ) Ma perch mai le pi belle azioni compariscono difficili al pi degli uomini, se non perch essi non trovano nella ragione de' motivi sufficienti per intraprenderle risolutamente, anzi trovano nell'amore di s de' motivi contrari? ( ) ( P. II, Cap. II ) ( ) nessuna idea morale straniera al Vangelo: ogni verit morale di sua natura una verit religiosa. ( ) ( P. II, Cap. III ) ( ) Il mondo in ultimo propone per fine dell'uomo

il conseguimento di alcuni vantaggi temporali; il Vangelo invece, ponendo il premio nell'altra vita, non d a questa altro scopo che l'adempimento della legge. ( ) ( ) Se si domanda per esempio se la vita sia da conservarsi a spese dell'onore, tutti gli uomini, son per dire, risponderanno di no. E cos si dica di molti altri vantaggi ai quali ognuno converr doversi rinunciare piuttosto che produrre gravissimi mali. manifesto adunque che anche il mondo ammette in astratto il principio su cui fondata la morale della Chiesa, che comanda di patire piuttosto che farsi colpevole. ( ) ( P. II, Cap. V ) ( ) Le leggi hanno un inconveniente necessario, ed : che non possono creare un dovere senza far nascere un corrispondente diritto: bisogna quindi che per ottenere il loro effetto armino l'uomo contra l'uomo. La religione impone dei doveri ad una parte, senza dar diritti all'altra; comanda p. es. al ricco di dare il superfluo, senza conferire al povero il diritto di ripeterlo, comanda all'offeso di perdonare, senza che l'offensore possa pretendere il perdono. Da questa differenza consegue che la religione pu prescrivere alcune cose bellissime ed utilissime che non possono prescrivere le leggi, perch i diritti che conferirebbero con ci sarebbero cagione di gravissimi mali, e la legge ne sarebbe inapplicabile, o distruttiva. ( ) ( ) Le leggi, supponendole fatte con rette intenzioni, tendono alla giustizia ed alla tranquillit: due fini difficilissimi a conciliarsi, e sono quindi forzate di sacrificare il pi sovente la prima alla seconda; la religione tende a condurre tranquillamente alla giustizia perch determina a fare dei passi verso di essa quelli che non possono trovare ostacoli a questo nell'altra parte, che anzi non ne ricevono che benedizioni: determina a cedere volontariamente. ( ) SOLO LA MORALE TEOLOGICA pu dare forza e rispetto alla morale tout court. Solo essa pu dunque darle effettivit storica: ( P. II, Cap. IV ) ( ) difficile leggere il Nuovo Testamento senza essere colpito da un carattere fra i tanti singolari di quel libro divino: l'unit della dottrina che risulta

dai dogmi e dai precetti in un modo meraviglioso. Tutto legato, tutto corrispondente, tutto desunto da princpi d'un solo genere. La morale vi fondata sul dogma, il che fa che il sentimento unito al raziocinio, che il solo mezzo per dare alla morale tutta l'autorit di che ha bisogno per persuadere gli uomini. Un sentimento non ragionato piacer per la sua bellezza, ma non resister agli argomenti contrari, desunti dal raziocinio, perch vi nell'uomo una forza che lo costringe a discredere e ad abbandonare tutto ci che falso. Non nel Nuovo Testamento comandato un sentimento di amore e di odio, senza che si trovi un dogma per cui questo sentimento si dimostra ragionevole. Lodare la morale evangelica senza credere il dogma, non altro che ricevere conseguenze senza ammettere i princpi. Perch, a cagion d'esempio, l'obbligo di perdonare in ogni caso e di amare i nemici sia ragionevole, conviene che il danno e l'ingiuria ricevuta non sieno un un male; e questo dogma rivelato dal Vangelo il fondamento del precetto. ( ) ( P. II, Cap. VI ) ( ) Il tempo e il progresso dei lumi hanno distrutte istituzioni orribilmente ingiuste, ma che nello stesso tempo erano mezzi di conservare la societ: tale la schiavit degli antichi. Non si pu considerare un momento la storia senza vedere che, tolta quella, il moto della macchina sociale divenuto pi complicato: poich niente rende le questioni politiche pi semplici che il silenzio forzato di molti: una parte contenta dell'ordine delle cose, e l'altra, non pu opporvisi: nulla di pi quieto. Allora l'influenza della religione divenuta tanto pi necessaria, quanto le tendenze a rompere l'ordine erano meno contenute. ( ) ( P. II, Cap. VII ) ( ) Togliete da una serie qualunque di idee morali la sanzione religiosa, l'ordine ne distrutto immediatamente, tutto diviene confusione e incertezza. Le verit morali della pi alta importanza diventano un oggetto di discussione, i sentimenti dei quali il cuore non vorrebbe mai dubitare, che si tengono come il nobile patrimonio dell'uomo, quei sentimenti che ogni uomo pretende che gli altri suppongano in lui, a segno che il mettere in forse se uno gli professi una ingiuria, diventano una ipotesi: ( )

TRE TIPI DI AUTORI DEI DANNI portati alla religione: ( P. II, Cap. II ) ( ) Mi sembra che tre classi d'uomini abbiano (bench con gran differenza) avuto il torto e fatto danno alle idee della religione: 1 Quelli che unirono cose diverse; 2 Quelli che attaccarono tutto il complesso; 3 Quegli che sostennero e lodarono tutto. ( )

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