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Produrre valore, dare forma

Raffaella Fagnoni

Nel suo ultimo libro Guido Viale1 parla di "conversione" come unica via di uscita, utilizzando il termine "conversione ecologica" per il suo risvolto soggettivo ed oggettivo, etico e sociale, personale e strutturale. La conversione propriamente intesa come cambiamento spirituale, di stile di vita, del modo in cui lavoriamo e ci rapportiamo con gli altri e con le "cose". Un cambio di prospettiva che investe con forza anche il design, oltre la concezione obsoleta di strumento a supporto del consumismo, e che si pone come obiettivo la ricostruzione di una cultura materiale adeguata alla situazione della nostra epoca.2 La cultura materiale condivisa del mondo preindustriale era fatta di oggetti, prodotti, materiali, ritualit di cui si conosceva l'origine e soprattutto di cui si conosceva il destino. Tutti dominavano intellettualmente un mondo fatto di relazioni, di oggetti, di panorami. Questo tipo di cultura si progressivamente persa con la civilt industriale, senza che sia stato possibile sostituirla con una cultura adeguata alla potenza del sistema produttivo e dell'avanzare delle tecnologie. E' possibile oggi recuperare e ricostruire il ciclo di vita materiale (e simbolico) di ci che usiamo quotidianamente? E' possibile integrare la condivisione basandosi sui sistemi di rete, per ottimizzare i processi? E' possibile ripensare il progetto, in modo da non considerare gli oggetti come entit sse, ma come fasi di un processo che va ricostruito nella sua identit? L'attivit del progetto connotata dai tre aspetti forma, funzione e senso, seguendo un approccio metodologico, linea di pensiero (design thinking) capace di far incontrare la desiderabilit con i bisogni umani, con la praticabilit tecnica e la fattibilit economica.

Si tratta di andare oltre il seguire le tendenze, progettando per sistemi, tenendo in considerazione l'ambiente e usando il progetto come agente del cambiamento. Non produrre valore che sia solo protto economico, ma valore legato a qualit altre, nel rispetto dei bisogni delle persone, dell'ambiente, del sistema. Il cambiamento investe l'oggetto del progetto, dai beni materiali ai beni immateriali, dai servizi alle strategie aziendali, dagli eventi alle relazioni. Investe settori a forte emergenza, come quello del bisogno di energia. Tale estensione di fatto indice pi generale di un modo diverso in cui oggi ci si rapporta con gli oggetti e con le azioni, indice di un cambiamento profondo nella nostra costituzione, anche emotiva. Progettare non mai un creare ex-nihilo3. E' sempre un riprogettare, c' sempre qualcosa da cui partire, come insieme di dati, come problema su cui il design interviene per rendere qualcosa migliore non solo pi attraente, ma anche pi usabile, pi sostenibile, pi amichevole. Stiamo vivendo un'epoca in cui le cose da ripensare sono molte, servono scelte, necessario interrogarsi su come agire per migliorare aspetti fondamentali della nostra societ, dalla salute alla sicurezza, dall'educazione al lavoro, dall'abitare all'ambiente. Serve un nuovo approccio ai problemi e in questo senso va il contributo del design, cambiando il punto di vista dell'osservazione, cambiando prospettiva. Invece di un approccio di tipo convergente in cui si fanno progressivamente scelte che portano a eliminare le alternative possibili ad un determinato problema, si tratta di promuovere approcci differenti di tipo divergente, per esplorare pi alternative e creare, rispetto ad un tema specico, un insieme di opportunit. Ci che cambia sostanzialmente il punto di vista il modo di formulare il problema. Spesso la domanda di progetto a indurre una soluzione di tipo convergente, in linea con l'esistente. Si tratta invece di saper formulare una nuova domanda, attuare processi capaci di esplorare alternative possibili e generare opportunit diverse. Un cambiamento non necessariamente una rivoluzione. E' anche trasformazione progressiva, affrontando dal basso le problematiche, con reazioni a catena. Un processo che si alimenta attraverso una serie di abilit, come l'osservazione, l'ascolto, il prendersi cura, la capacit di creare connessioni, la responsabilit, il coltivare una visione.

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Fare ricerca La questione ambientale, le nuove qualit sociali, le nuove istanze, e le grandi questioni che nascono dal nostro sistema socio culturale sono altrettante sde che accanto alla questione economica investono il sistema design come agente culturale chiamato ad operare prima ancora che sul fronte professionale su quello della ricerca4. Ci che distingue la ricerca nel campo del design soprattutto il fatto che essa condotta attraverso il suo fattore pi originale e specico: il progetto.5 Il progetto costituisce la parte fondante del processo di ricerca, ed utilizzato per acquisire, analizzare, esplorare e trasmettere idee attraverso la sensibilit, l'ideazione, la verica e la realizzazione. Lapproccio abduttivo, in cui si conoscono regole e risultati, porta a ricostruire una situazione, a denire un processo, il cui scopo non quello di testare unipotesi per rispondere a una domanda di ricerca o alla scoperta di nuove realt, ma di ideare soluzioni plausibili per i fenomeni rappresentati attraverso la pratica del design. Dare forma Tutti noi diamo forma e ristrutturiamo il mondo in cui viviamo e il giudizio estetico parte delle nostre capacit umane. Design involves creating something new or transforming a less desiderable situation to a preferred situation. To do this, designers must know how things works and why. Understanding how thing works and why requires explanation, and it sometimes requires prediction. To explain and predict, we must construct and test theories.6 Erik Stolterman7 descrive il design e la scienza come saperi con approcci differenti. Egli sostiene in sostanza che ci sono due modi di guardare la realt. Un metodo separa (put apart) la realt per capire come funziona, e questa la scienza. Un altro metodo mette insieme (put together) cose per modicare la realt, e questo il design. Lobiettivo della scienza produrre conoscenza mentre lobiettivo del design dare forma a prodotti. Si pu aggiungere a ci che obiettivo della scienza produrre conoscenza che sia vera. E allo stesso tempo obiettivo del design non solo produrre artefatti ma artefatti per creare un mondo migliore, in altre parole buoni artefatti. La qualit estetica sicuramente una componente sostanziale del concetto di buon artefatto, che non pu essere buono solo ad esempio perch sostenibile o perch non consuma petrolio.

Dando per scontato che un progettista abbia chiaro come sviluppare praticamente il proprio lavoro, abbia cio quella saggezza pratica, (phronesis) denita come capacit di giudicare ci che bene, ci che meglio, capacit di indurre cambiamenti soprattutto nello stile di vita, non altrettanto scontato che abbia familiarit con i saperi che coinvolgono lestetica, con la conoscenza certa e incontrovertibile delle cause e degli effetti del divenire, (episteme) ovvero quel sapere al di sopra di ogni possibilit di dubbio attorno alle ragioni degli accadimenti.8 Il dare forma come sapere estetico, direttamente connesso allesperienza e alluso di un artefatto, non da confondere con il bello che un giudizio sintetico, e come tale non esprime un signicato, ma solo una personale soddisfazione. Spesso le denizioni di bello si perdono in altrettante denizioni senza un preciso signicato (come ad esempio di buon gusto) a parte quello legato alle proporzioni come nellantichit. Senza entrare in trattazioni losoche (per Aristotele e Platone il bello legato al vero) oggi si pu giudicare bello ci che corretto, ma viceversa non tutto ci che corretto necessariamente bello. Come giudizio soggettivo il bello si riferisce a qualcosa di generale e complessivo. Se riguarda la complessit allora il bello pu venire riferito ad una complessit risolta nel progetto. La complessit una soluzione, qualcosa di risolto, contrapposta alla complicazione, irrisolta per denizione. Dal bello al valore Il bello nel design spesso rimanda a qualcosa in pi che differenzia un prodotto rispetto a un altro. Tuttavia il bel design o utile per qualcosa di diverso dal bello e dal design (inteso come nuovo) o non signica niente. In estrema sintesi, sia intendere il bel design come valore aggiunto, sia daltra parte voler liberare il progetto dalle sue pratiche meno illuminate porta a negare il progetto come processo, come traduzione di complicazione in complessit.9 Dare forma progettare un valore per il prodotto, un valore non necessariamente ed esclusivamente economico. Lazione di valorizzazione del design riconoscibile gi in fase preliminare al progetto, nel momento in cui connota un determinato bene come suscettibile di trasformazioni, anche nella natura stessa del bene o delle relazioni. Dunque non per forza proporre ex-novo, ma riproporre, pi semplicemente, con un nuovo signicato e una nuova sensibilit, un determinato bene, ponendo le premesse per una azione progettuale.

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Se si considera solo la dinamica economico - nanziaria, la produzione di valore indica laccrescimento della dimensione del capitale economico dellimpresa o del soggetto attuatore.10 Allargando il campo visivo, la creazione di valore si traduce nel contributo alla diffusione di comportamenti socialmente responsabili ed etici, nellaccrescimento del capitale umano, nel miglioramento delle relazioni con le comunit locali (relative al territorio, al contesto sociale, economico, culturale, ecc). Fino a non molto tempo fa la produzione di valore era legata direttamente allinnovazione, tuttavia oggi lintroduzione di innovazione non in assoluto garanzia di accrescimento del capitale di un'impresa o di un ente o istituzione. Anzi, molto diffusa la percezione nel mondo imprenditoriale, che spesso queste politiche si risolvono in un aggravio di costi e in scarsi effetti sulla dimensione complessiva del fatturato. Sono altri gli approcci che stanno portando a interessanti risultati, come lo spostamento del progetto dal prodotto al servizio, i processi di partecipazione, il design socialmente attivo. Il buon design ha dei valori, di autoverica di autoriessione, il porsi di fronte al progetto in modo critico. Il problema del progettare quindi di quelli che esigono di non cadere nellerrore di accettare passivamente i termini delle scelte che qualcuno il potere? il mercato? altri? tutti quanti? vorrebbe imporre.11 Unera centrata sullo sviluppo umano We cannot stop tech and there no reason why we should. Its usefull. But we need to change the innovation agenda in such a way, that people come before tech.12 E in corso uno spostamento del paradigma dallo sviluppo basato sulla tecnologia allo sviluppo incentrato sulluomo. Lattenzione si sta spostando dai valori materialistici e di immagine a quelli mentali, intellettuali ed immateriali. E iniziata unera di produzione culturale in cui limportanza attribuita ai modelli di vita ai valori e ai simboli maggiore di quella attribuita alle merci. Il pensiero progettuale si colloca saldamente al centro di questo continuum. Allo stesso tempo questo sviluppo evidenzia limportanza delle tradizioni culturali e la necessit di estenderle e rivitalizzarle.13

Negli ultimi anni molte aziende, ma anche molte istituzioni, hanno attivato processi di innovazione basati sul design centrato sulla persona (in alcuni casi vicino, e conseguente, all"user centered design"). Si tratta di un'attivit bottom-up che partendo dall'osservare la vita delle persone, elabora propri criteri attraverso un processo di produzione di senso, denisce speciche aree per ulteriori sviluppi basati su una visione condivisa e li concretizza attraverso prototipi per poi valutare e vericare. In pratica si passa dallapproccio di progetto per allapproccio di progetto con. Un processo che analizza le intuizioni in termini di possibili soluzioni per il futuro. Il design incentrato sulla persona un processo di produzione di senso mirato a un obiettivo preciso, che si avvale di opportune visualizzazioni e di un linguaggio di design empatico. La visione del progetto socialmente impegnato e orientato all'uomo, che pone la persona al centro del processo, sta diventando sempre pi un paradigma chiave nel dibattito e nella pratica a livello internazionale. Se no a ieri chi proponeva una visione alternativa era visto come oppositore ad un modello comune di sviluppo, oggi si respira la consapevolezza che questa scelta alla radice di qualsiasi operazione progettuale. Se personaggi come Papanek14 sono stati oggetto di dibattito, suscitando non poche controversie, la situazione di oggi trova in quella matrice, opportunamente ri-contestualizzata, unimportante via di sbocco. Un cambiamento di forte impatto sulle nostre vite e che va ad aggiungersi ai paradigmi (ad. es. di tipo politico, tecnologico, scientico, ecc) che in epoche precedenti hanno svolto il ruolo di motore rispetto ai cambiamenti socio-culturali. Come gi introduceva Maldonado quarantanni fa, ai tempi de La speranza progettuale ... la nostra realizzazione del mondo umano inseparabile dalla nostra auto-realizzazione umana. Fare il nostro ambiente, infatti, e fare noi stessi stato, logeneticamente e ontogeneticamente, un unico processo.15 Chi progetta, dunque, oltre al compito di comprendere la vita delle persone, dovr essere spinto da una visione responsabile, confrontandosi con quelle che sono le questioni pi critiche del contemporaneo, stimolando le interazioni sociali o anche semplicemente aggiungendo gioia al processo di utilizzo. Solo una visione condivisa potr generare idee e soluzioni che abbiano un impatto autentico sulla qualit del nostro quotidiano.

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Nuovi comportamenti Bazon Brock, losofo polacco, sostenitore di unestetica non normativa, gi nel 1936 allargava il concetto di design dando agli oggetti e alla loro forma un ruolo importante nelle relazioni che esistono fra oggetti e comportamenti: come riporta Burkhardt il comportamento umano pu essere condizionato dallambiente circostante cos da poter supporre che, con un design nalizzato, possibile la manipolazione dei comportamenti umani.16 possibile allora attraverso il progetto modicando i prodotti modicare le azioni, lo stile di vita? Questo il compito del design oggi. Secondo Bruce Mau per convincere sei miliardi di persone a cambiare stile di vita, ci vuole seduzione, non sacricio. In una recente intervista apparsa su Wired17 egli porta lesempio dei problemi causati dai mezzi in circolazione, commentando come gli atteggiamenti impositivi servano a ben poco. Nonostante le pressioni degli ambientalisti, racconta da ormai pi di 50 anni, le richieste di ridurre o risparmiare, di non usare la macchina hanno dato ben scarsi risultati. Nonostante un forte calo avvenuto negli anni recenti (ad esempio in Italia nel decennio 1990-2000 si passati da 1.875.000 unit allanno a 1.422.000, arrivando a sole 650.000 unit nel 2009 ma in molti altri paesi europei la produzione cresceva o si manteneva a livelli sostenuti)18 durante questi cinquantanni il numero di automobili nel mondo cresciuto vertiginosamente. Nonostante i richiami. Com possibile invertire la tendenza? Come ridurre luso dellauto privata nelle nostre citt? La proposta di intervenire con il progetto, per rendere seducenti le alternative. Re-immaginare ogni nostra azione, e farlo dando alle persone la possibilit di percepirne la bellezza, lallegria, il piacere, la delizia. La sda la via del progetto. Si tratta di utilizzare le risorse progettuali per rendere le vie di sostenibilit pi convincenti, pi affascinanti e pi piacevoli di quelle della distruzione. Ad esempio, nel caso del trafco, ripensare non solo le auto ma mezzi che riducano i materiali e lenergia consumata, competendo con la bellezza, per rendere attraenti le cose intelligenti. Fino a quando lesperienza dellautobus non sar pi affascinante di quella del mezzo privato venderemo sempre una proposta perdente.

Si tratta dunque di lavorare con la propria cassetta degli attrezzi (la bote outils come sosteneva Michel Foucault), e di arricchirsi continuamente di nuovi utensili, imparando ad usare quelli gi noti in modo sempre diverso, e pi nalizzato, per agire come gure professionali capaci di intervenire nelliter della ricerca e del progetto con competenze, conoscenze, attitudini, coscienza o responsabilit progettuale.19 Design per lEnergia Oltre ad essere una delle problematiche fondamentali che riguardano il futuro di noi tutti, il tema dellenergia riguarda sempre di pi la cultura e loperare del design. Dai temi pi tradizionali relativi alla gestione dei prodotti durante il loro ciclo di vita, ai temi del riuso e dello smaltimento, nonch dei modelli di comportamento quotidiano pi consapevoli e di nuovi stili di vita pi rispettosi dellambiente, occuparsi di energia per un designer signica occuparsi in maniera critica dei consumi, di quantit e qualit di materiali impiegati, di nuovi servizi, di una corretta ed efcace comunicazione di queste problematiche. Si aprono possibilit di temi nuovi, legati allemergere di un nutrito gruppo di innovazioni tecnologiche microtecnologie elettroniche, nanotecnologie, sistemi tecnici per energie rinnovabili o per diversi sistemi di alimentazione che rendono rilevante il contributo del design. Occuparsi di energia per un designer signica partecipare alla elaborazione di nuove tipologie di prodotti, di pregurare nuovi stili di vita e creare soluzioni innovative che consentano alle energie rinnovabili di inserirsi nei contesti preesistenti e nel paesaggio.

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Note

Viale, G. (2011) La conversione ecologica. There is no alternative Nda Press, Rimini ibidem, pag. 137

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Guatri, (1991) L. La teoria di creazione del valore. Una via europea Egea Morello, A. (2009) cit. pag. 107 Tackara, J., (2005) In the bubble, Designing in a complex word Cambridge, pag. 4
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Latour, B., (2008) Un Prometeo cauto? Primi passi verso una losoa del design, testo della conferenza al convegno della Design History Society, Networks of Design, il 3 settembre 2008, a Falmouth in Cornovaglia, Gran Bretagna. Traduzione di A. Mattozzi (http://www.bruno-latour.fr/articles/article/112-DESIG-IT. pdf, consultato il 05/08/2010)
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Seassaro, A. (2009) La ricerca in design: nuove strade verso lEuropa in Design Research Maps , Bertola, P, Maffei. S. (a cura di) Maggioli, Milano pag. 10 Findeli, A., (2001) Rethinking design education for the 21st century: theoretical, methodological, and ethical discussion. Design Issues, volume 17, number 1, pp 5-17 Friedman,K., (2002) Theory Construction in Design Research. Criteria, Approaches, and Methods in Durling, D., e Shackleton, J.(a cura di), Common Ground. Proceedings of the Design Research Society International Conference at Brunel University, September 5-7, 2002, Staffordshire University Press, Stoke on Trent-UK Nelson, H. & Stolterman, E. (2003). The Design Way Intentional Change in an Unpredictable World Educational Technology Publications. New Jersey cfr. voce phronesis http://en.wikipedia.org/wiki/Phronesis, e episteme http://en.wikipedia.org/wiki/Episteme (consultato il 05/08/2010)

13 Dalla Kyoto Design Declaration, (2008) Una dichiarazione di impegno da parte dei membri del Cumulus a condividere la responsabilit mondiale per una costruzione sostenibile, sulla centralit delluomo e sulle societ creative. (Cumulus unassociazione Internazionale di Universit e Istituti di Arti, Design, Media. Nata nel 1990 fra lUniversit di Arte e Design di Helsinki (TAIK) e il Royal College of Art di Londra, oggi consta di oltre 150 membri che rappresentano 42 paesi)

Victor Papanek considerato lavanguardia rispetto ai temi della responsabilit sociale e morale del design. Le sue visioni estreme, da molti considerate scomode, dopo un lungo periodo di disinteresse, sono oggi richiamate con frequenza. Papanek, V. (1969), Design for the Real World, edizione It. Progettare per il mondo reale, Milano, Mondadori, 1973 pp. 349
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Maldonado, T. (1970) La speranza progettuale, Einaudi pag. 17 Burkhardt, F. (2008) A proposito di socio design in Less is Next 2008, La marina ed. pag 81 Wired, 03/2010, pag. 30. Bruce Mau, cfr. nota 27 http://sottoosservazione.wordpress.com/2010/06/09/la-at-lauto-litalia-e-il-resto/ (18.08/2010) Maldonado, T. Il futuro della modernit, Feltrinelli, Milano,1987

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Morello, A. (2009) Il design come valore aggiunto e il bello come regalo, da Stileindustria, n. 4/1995 in Morello, A. Visioni della modernit Electa, Milano; Dores, G.,Design n arte n industria? in Dores, G. (2010) Design: Percorsi e Trascorsi. Cinquantanni di riessioni sul design contemporaneo Lupetti, Milano

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