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Il volume stato redatto nellambito della ricerca EFFETTI DEL COLORE ED UTENZA DEBOLE | Indicazioni metodologiche per lutilizzo del colore nei luoghi destinati alla quotidianit dellutenza debole oggetto della convenzione stipulata fra Boero Spa e il Dipartimento di Scienze per lArchitettura della Facolt di Architettura di Genova.

gruppo operativo di ricerca: Universit di Genova | DSA | responsabilit operativa e coordinamento Raffaella Fagnoni dott.ssa Marilena Chiriv, psicologa, indagine conoscitivo qualitativa; arch. Michele Lagomarsino, sperimentazione applicativa responsabile scientifico: prof. Maria Benedetta Spadolini, preside della Facolt di Architettura di Genova Staff Boero: dott.ssa Olga Bottaro, Responsabile Ricerca e Sviluppo e Direttore Marketing, arch. Manuela Costa, Promozione e Sviluppo Linea Edilizia, dott.ssa Paola Baldoni, Immagine e Comunicazione, Giampaolo Pasino, Product Manager hanno collaborato: arch. Annalisa Cirilli, arch. Alda Costarelli, dott. Giuliano Carlini sociologo, prof arch. Paola Gambaro, arch. Francesca Stabilini.

Volume: Colori | strategie di progetto per lutenza debole ideazione e coordinamento: Raffaella Fagnoni elaborazione grafica e impaginazione: Elena Pianese, Davide Russo schemi e visualizzazioni concettuali nei capitoli 1, 2, 3: Raffaella Fagnoni, Davide Russo tabelle nei capitoli 4 e 5: Alda Costarelli, Elena Pianese grafici nel capitolo 4: Davide Russo

A COLORI
strategie di progetto per lutenza debole Raffaella Fagnoni

copyright Alinea editrice s.r.l. - Firenze 2003 50144 Firenze, via Pierluigi da Palestrina, 17/19 rosso Tel. 055/333428 - Fax 055/331013 http://www.alinea.it Tutti i diritti sono riservati: nessuna parte pu essere riprodotta (compresi fotocopie e microfilms) senza il permesso scritto della Casa Editrice e dellAutore Finito di stampare nel mese di settembre 2006 Stampa:

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CAPITOLO 0 TITOLO

> INDICE

007 > PREFAZIONE Olga Bottaro 009 > PRESENTAZIONE M. Benedetta Spadolini 011 > INTRODUZIONE 014 > 1. LO SCENARIO, LUTENZA E LE STRUTTURE 1.1. Lo scenario e la ricerca 1.2 Seminatori di ricordi 1.3 Il concetto di utenza debole 1.4 Le strutture 1.5 Riferimenti quantitativi 019 > 2. LO SCENARIO, LAMBIENTE E LINTERAZIONE UOMO AMBIENTE 2.1 Esiste lo spazio terapeutico? 2.2 Qualit funzionale qualit affettiva 2.3 Il benessere ambientale 2.4 La percezione 029 > 3. LINFLUENZA DEL COLORE 3.1 Soggettivit ed oggettivit dei

significati 3.2 Mimesi, segnale, simbolo 3.3 Accostamenti, armonie contrasti 3.4 Da merce a valore espressivo e affettivo - Il percorso metodologico della ricerca 034 > 4. COLORI, RITI, MITI, SIGNIFICATI, SIMBOLI, ASSOCIAZIONI 4.1 rosso 4.2 arancio 4.3 giallo 4.4 verde 4.5 blu 4.6 viola 4.7 bianco 4.8 nero 102 > 5. LINDAGINE QUALITATIVA 5.1 Note metodologiche Giuliano Carlini 5.2 Il colore come simbolo costruzione dellintervista Marilena Chiriv 5.3 Lettura e commento dei dati, le categorie Marilena Chiriv 5.4 Sintesi conclusiva Marilena Chiriv

116 > 6. MEMORIE A COLORI 6.1 Colori per ricordare 6.2 Frammenti di vita a colori Riproposizione dei racconti emersi dai colloqui con gli anziani. 128 > 7. LA SPERIMENTAZIONE 7.1 Quale colore? 7.2 Prassi operativa 7.3 I casi studio: Istituto Don Guanella, Genova, Istituto San Camillo, Genova Michele Lagomarsino 7.4 I casi studio: Nucleo Alzheimer Casa dellAnziano M. Lagostina, Omegna. Francesca Stabilini 154 > 8. INVESTIRE NELLA RICERCA Olga Bottaro 156 > APPENDICE Terminologia del colore Tecniche di coloritura Alda Costarelli 162 INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE

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PREFAZIONE

> Prefazione
Olga Bottaro direttore ricerca e sviluppo Boero

E per me un onore presentare questa pubblicazione Strategie di progetto per lutenza debole frutto di un lavoro collettivo promosso dalla Preside della Facolt di Architettura Benedetta Spadolini e coordinato dallArch. Raffaella Fagnoni Ricercatore Facolt Architettura, dove figure diverse hanno espresso al meglio le loro competenze. Collaborazione preziosa si rilevata questa tra il mondo universitario accademico e quello dellindustria

che ha permesso di accorciare le distanze tra sperimentazione teorica e pratica. Esperienza unica nel suo genere per noi ricercatori dellindustria abituati a sviluppare la funzione tecnico-scientifica-culturale del colore, ma non quella sociale. Unesperienza importantissima che ci ha fatto scoprire un mondo quello dellutenza debole dove il colore pu avere un ruolo fondamentale. Il libro risultato di questi anni di

ricerca si pone lobiettivo di individuare metodologie di lavoro in un settore cos complesso; il progetto di ricerca continua e noi siamo orgogliosi di farne parte. Ringraziando quindi Benedetta Spadolini Preside Facolt di Architettura di Genova per averci dato questa opportunit e i nostri nuovi colleghi Arch. Raffaella Fagnoni, Dott.sa Marilena Chirivi, Arch. Michele Lagomarsino di cui abbiamo apprezzato professionalit e doti umane.
Foto: M. Frega

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PRESENTAZIONE

> Presentazione
M. Benedetta Spadolini

La ricerca sperimentale presentata in questo volume rientra in un filone aperto ormai da diversi anni dalla nostra scuola, che vede protagonisti i soggetti pi deboli, e fra questi in particolare gli anziani. Un ambito nel quale si distinta la progettazione amichevole, un modo di progettare che si prefigge di stabilire fra il prodotto, lo spazio ed il suo utente un rapporto di amicizia, di simpatia, di fiducia, di complicit. Un metodo in cui la dimensione amichevole, che parte dal vissuto e dalle vicende personali, induce a comportamenti pi sereni e rilassati, richiama pensieri e immagini familiari e guida nel processo progettuale per sviluppare nuovi prodotti, nuovi spazi. Lambiente nel quale ci si trova ad abitare in et avanzata, spesso al di fuori del proprio contesto di origine, ha un ruolo determinante sul benessere psico - fisico, e in generale sulla qualit della vita. Inteso come habitat, comprende linsieme dei requisiti legati allo spazio fisico, degli oggetti e degli arredi, degli usi e delle attivit che in esso si svolgono, del servizio e delle relazioni sociali. La ricerca prende le mosse dalla consapevolezza che in ogni nostro habitat il colore ricopre un ruolo essenziale nel tenere in efficienza

lattivit cerebrale e mantenere attiva la dialettica fra sentimento ed intelletto. Il design ha allargato i propri confini disciplinari, dal livello di design di prodotto al progetto del servizio, al progetto dellesperienza. Ecco dunque come una ricerca di questo tipo, con un taglio diverso rispetto a quello che normalmente investe la ricerca di design, interviene a dare un contributo importante a tutti i livelli. Del resto gli stessi processi di globalizzazione non producono solo forme di cosmopolitismo ma provocano anche reazioni che spingono a sperimentazioni e interazioni fra mondo dellindustria e contesti differenti. Tali spinte verso specificit sociali possono attirare nuovi investimenti e dare luogo a nuove applicazioni. E quindi quanto mai necessario che la ricerca e la didattica del design, inserendosi con il suo particolarismo entro una pi ampia visione culturale, dimostri una attenzione nei confronti delle nuove emergenze sociali, come nellambito in oggetto. La collaborazione fra i centri di ricerca universitari e il mondo aziendale generalmente orientata a produrre processi di innovazione nei prodotti. Nel caso in oggetto si lavorato, e ancora si proceder, per la

messa a punto di un metodo che vede linnovazione nel processo, introducendo elementi e indagini che valorizzano il ruolo del colore come strumento, e come apporto di qualit. Un processo che pu attuarsi laddove si instaura un meccanismo virtuoso fra lindustria e luniversit, perch grazie alle occasioni che lazienda fornisce, si consentono sperimentazioni del progetto, inteso come azione finalizzata a determinare cambiamenti nellesistente. Cambiamenti che spesso, per potersi concretizzare, infrangono equilibri consolidati nel tempo. Tuttavia proprio da queste occasioni felici di incontro fra studio e sperimentazione, nasce una forza propulsiva e innovatrice indirizzata verso i bisogni delle nuove emergenze, delle condizioni di esistenza, sicuramente non appariscenti e di tendenza, ma che con pi evidenza manifestano il bisogno di interventi per un innalzamento della qualit vita degno della nostra societ.

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INTRODUZIONE

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> Introduzione
Raffaella Fagnoni

Quando si parla di colore fatalmente si evoca un mondo fatto di sensazioni, di emozioni, ricordi direttamente collegati a valori che influiscono e condizionano atteggiamenti, stili e qualit della vita. Nel mondo della natura, oltre alla meraviglia che perpetuamente si rinnova, il colore strettamente legato a ragioni funzionali ed esigenze di sopravvivenza. Nella storia dell'umanit il colore ha da sempre assunto il ruolo di segnale, codice, strumento, simbolo. Fonti storiche e letterarie documentano usi e significati, le credenze, le sperimentazioni, che riportano a riti, miti, magie, tradizioni che fanno inevitabilmente parte nel nostro bagaglio culturale, pi o meno consapevole. Lo sviluppo delle discipline scientifiche, come la fisica, la chimica, procede incessantemente nel definire con sempre maggior precisione le dinamiche legate alla visione e alla percezione, influendo e condizionando molti settori. Quello del colore non mai stato un ambito autonomo e si rivela sempre pi trasversale. Con il colore lavorano architetti, antropologi, artisti, chimici, comunicatori, disegnatori, fisici, grafici, informatici, ingegneri,

produttori industriali, illuminotecnici, terapeuti, e ancora naturalisti, etnologi, storici, stilisti, estetisti, botanici, fioristi. E sicuramente molti altri, forse tutti. Nella storia recente, la liberalizzazione del colore dovuta alle moderne tecniche di riproduzione ha influito fortemente, anche con un carattere disorientante, sugli aspetti fisiologici, antropologici, culturali, alleggerendo il peso culturale del colore, mitigando la dimensione di tradizione, come in molti altri campi accaduto. Tuttavia ripercorrere la storia, con il suo andamento altalenante fra le indagini sulla natura fisica del colore e le sperimentazioni scientifiche, e gli studi sulla sua natura mentale con rimandi e rimbalzi da un settore all'altro arricchisce di fascino e contribuisce al consolidamento e alla ricostruzione del patrimonio di significati, fornendo ulteriori prospettive di sviluppo alla cultura del colore. Con questa premessa la ricerca presentata in questo volume si pone quasi come una sfida. E possibile lavorare sul colore e ricavarne nuovi contributi? Quali campi possono lasciare spazio a ulteriori esperienze ed approfondimenti, allargando il

campo delle conoscenze e delle applicazioni? In che modo possono interegire con questo ambito le discipline del progetto? Il design, non pi legato solo agli attributi formali del prodotto, esteso al progetto di servizio e dellesperienza, muovendosi fra i campi delle discipline umanistiche e di quelle tecniche, pu contribuire con nuovi sensi e significati? Indirizzando lattivit di ricerca e le indagini laddove si pongono i problemi, si aprono nuove percorsi e si raggiungono nuovi risultati. In questo modo nata la scelta di lavorare sul colore e sullutenza anziana, come la pi numerosa, e proporzionalmente anche la pi bisognosa di attenzioni progettuali. Il tema di indagine sconfina lambito pi usuale e tradizionale della ricerca di design, generalmente orientata dallinnovazione a livello di prodotto, indirizzando e sperimentando linnovazione a livello di processo. Una catalizzazione delle energie per sfruttare indagini e studi in diversi ambiti per introdurre un nuovo modo di approccio al tema, con la consapevolezza delle potenzialit che in esso si racchiudono. Pur esistendo una ricca documentazione teorica di proposte,

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INTRODUZIONE

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di asserzioni, a volte anche di ricette, per luso del colore anche a livello terapeutico, si di fatto mostrato un vuoto nel quale si inserisce lesperienza condotta. Gli studi sulla psicologia ambientale gi da molti anni hanno messo in luce le relazioni fra gli spazi e la salute fisica e mentale, e il termine spazio terapeutico largamente diffuso a volte anche in modo eccessivo. Il lavoro stato impostato partendo dalle cause principali di disagio della popolazione anziana, spesso costretta a lasciare il proprio contesto di origine per trasferirsi in realt assistite, dove soffre un senso di disorientamento, con conseguenze pi o meno gravi, causate dalla progressiva perdita delle relazioni con il proprio trascorso. Col sopraggiungere dellet ciascuno manifesta fortemente lesigenza di ricordare, rivivere e testimoniare la propria esperienza, trovando in questo un senso ed un arricchimento. I richiami mnemonici, fisici e percettivi che ciascun contesto abitativo intimamente fornisce vengono a mancare nelle situazioni di ricovero. Quali sono gli effetti che gli oggetti e lo spazio inducono sulla qualit della vita che in essi e con essi si svolge? In che modo il progetto degli oggetti e degli spazi pu offrire un proprio contributo? Il colore, come strumento per le sue qualit fisiche, e come simbolo, per il proprio bagaglio di significati, ha sicuramente un ruolo importante in questa dimensione. La

potenza delle emozioni sulla qualit della vita viene sollecitata dallintensit cromatica. Il colore in ogni habitat mantiene viva la dialettica fra ragione ed emozione, fra sentimento ed intelletto. Se il colore si fonde con i ricordi, le tradizioni, i desideri, se armonie e accostamenti cromatici inducono effetti e sensazioni, tramite un progetto ad hoc possibile creare spazi ed oggetti amichevoli, in cui riallacciare i fili della propria vita spezzati a causa del distacco dal proprio ambiente? Il tema trova un felice riscontro nella cultura contemporanea, dove la domanda di colore fortissima: lallargamento degli interessi che abbraccia molteplici discipline porta ad una attenzione particolare nei confronti del colore da parte del mondo dellindustria (in tutti i settori, dallarredamento allabbigliamento, dallautomobile alledilizia) supportata da una crescente variet dei prodotti coloranti resi disponibili dalla ricerca chimica e tecnologica. Se in passato la ricerca semantica stata sottovalutata, oggi si tengono in maggior considerazione le implicazioni concettuali del colore nella situazione socio-storico-culturale. Nella ricerca in oggetto la strategia adottata stata quella costituire un sistema di conoscenze ricavato direttamente in modo utilizzare le esigenze e le realt verificate sul campo con esperienze sperimentali applicative, al fine di mettere a punto un metodo per

lutilizzo del colore per esaltare le potenzialit di influenza che lambiente induce sulla qualit della vita che in esso si svolge. Il volume presenta un quadro della problematiche affrontate e mette in evidenza il carattere della ricerca, non tradizionale nellambito del design, perch non direttamente orientata al prodotto, ma che utilizza nella fattispecie il prodotto colore come strumento per fare innovazione a livello di processo in un contesto sociale a forte emergenza. Nel primo capitolo si presenta lo scenario di riferimento, in cui si muove il progetto. La dimensione della terza et, a livello quantitativo e qualitativo, le problematiche, le esigenze, le possibilit di intervento. Entrando pi nel dettaglio, nel secondo capitolo, per individuare le potenzialit che assume il colore a livello progettuale, si parla del significato che viene attribuito allo spazio terapeutico, passando attraverso i concetti di qualit di fatto e qualit affettiva percepita. Si parla anche del benessere interno, esigenza quanto mai forte oggi dal momento che ciascun individuo trascorre la maggior parte del suo tempo allinterno di spazi edificati, e si parla della percezione. Nel terzo capitolo viene affrontato il ruolo del colore, giungendo alla

definizione del concept il colore come una sorta di camera di decompressione, capace di trasportare dal mondo reale nel mondo dei ricordi e facilitare cos lemergere di sensazioni e sentimenti positivi e si presenta uno schema relativo al processo, da merce a valore affettivo ed espressivo. Il quarto capitolo presenta una sintesi di lettura dei colori rosso, arancione, giallo, verde, blu, viola, nero, bianco evidenziandone in particolare i riti, i miti, le associazioni, i significati culturali e tradizionali. Si integrano in questa elaborazione, le conoscenze consolidate in materia con i contributi ricavati dalle indagini dirette sul campo. I concetti assumono una forza che va ben oltre la dimensione generalistica teorica quando vengono espressi direttamente ed associati a esperienze di vita vissuta. Un parte significativa del processo diviene in questa fase laver accompagnato le frasi pi significative emerse dalle interviste con immagini appositamente create, a sviscerare una forza altrimenti meno visibile. Unoccasione che si trasformata anche in esperienza didattica, per comunicare attraverso il linguaggio espressivo dei pi giovani i concetti forti dei pi anziani. Il quinto capitolo presenta la scelta dellindagine qualitativa diretta, la costruzione dellintervista,

descrivendo la metodologia adottata e i dati emersi. A livello di processo il contributo di questa parte fondamentale, raccogliendo il nucleo centrale dellesperienza, e rende esplicito il valore dellinterdisciplinariet della ricerca, attraverso i contributi della sociologia e della psicologia. E documentato il processo di elaborazione del sistema dei dati, la costruzione delle categorie di lettura e una sintesi attraverso visualizzazioni grafiche. Ad integrazione e documentazione, nel sesto capitolo sono riproposti i testi dei colloqui, le storie di vita raccontate dagli anziani attraverso i colori. Sono le dirette testimonianze da cui muove la sperimentazione applicativa illustrata nella parte finale del volume. Nel capitolo sette vengono presentate due delle sperimentazioni svolte, e la strategia operativa della fase di tinteggiatura. Dalla scelta dei contesti alla sperimentazione virtuale con le simulazioni fotografiche, fino alle fasi applicative. E stato messo a punto un metodo di lavoro, un processo da riproporre e da sviluppare, adeguandosi e interpretando di volta in volta ciascun contesto e ciascuna situazione. Le sperimentazioni sono state accolte con grande entusiasmo e si messo in moto un meccanismo di rivitalizzazione che ha coinvolto, oltre

agli anziani, staff direzionali, operatori, rivelando ancora con pi forza, se ce ne fosse stato il dubbio, gli effetti del colore sulla vita delluomo. Il percorso aperto e in sviluppo, allargando i propri confini ad altri settori, nella dimensione ospedaliera e di degenza, nella dimensione dellapprendimento e della rieducazione, in generale dove c necessit e dove possibile lavorare per offrire un proprio contributo. Una dimensione sociale del progetto e del design della quale si sente forte il bisogno e nella quale ci impegniamo con entusiasmo.

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CAPITOLO 1 LO SCENARIO, LUTENZA E LE STRUTTURE

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> 1. Lo scenario, lutenza e le strutture

1.1 Lo scenario e la ricerca


Lipotesi su cui si fondata questa ricerca sperimentale parte dalle esigenze dellabitare temporaneo o permanente in condizione di disagio, in strutture sanitarie, e/o ospedaliere ed in particolare dal malessere provocato dal distacco con il proprio contesto di origine, o comunque familiare. Questa condizione caratterizza la popolazione anziana, che si trova a vivere un senso di disorientamento e di estraneit con conseguenze pi o meno gravi a livello psicofisico e di qualit della vita. In che modo il progetto pu contribuire ad alleviare questo tipo di sensazione? Qual il ruolo del colore nel progetto? Che valenza assume in questo specifico contesto? In che modo possibile sfruttarne al meglio le potenzialit? Il colore il linguaggio attraverso il quale si esprimono i sentimenti, le emozioni, originato nel nostro cervello attraverso la retina, dove sei milioni di cellule a cono colorano la nostra quotidianit. Il colore oggi pu venire impiegato non con il ruolo marginale di trattamento e decoro di superficie, ma come strutturalmente determinante al fine di una migliore qualit delloggetto e dello spazio, riscoprendo limportanza

dellesperienza fisica dellutente, ovvero della percezione sensoriale. Se indubbio che per effetto dei colori si registra una reattivit biologica pi o meno consistente, altrettanto certo che questo sistema di reazioni involontario e indipendente dalle possibilit di governo dellessere umano. La produzione scientifica sul tema del colore quanto mai vasta e trasversale alla molteplicit delle discipline che attraversa1. In questa ricerca, con la consapevolezza che i colori sono prodotti della percezione, frutto dellinterazione degli individui con la realt, propriet soggettive per le quali si ripropone il complesso problema della determinazione e della definizione cromatica, si cerca un utilizzo del colore come tramite comunicativo, sperimentando, non a livello di prodotto, ma a livello di processo, un metodo per lapplicazione.

1.2 Seminatori di ricordi2


Quando si domanda ad una persona anziana come va spesso risponde siamo qui esprimendo in questo modo non tanto il proprio stupore, ma la propria sapienza, ad affermare il proprio presente mentre ci a cui si guarda il proprio passato.

Per me il ruolo del padre era quello di uno che seminava ricordi, che seminava esperienze, odori, immagini di bellezza e misure di grandezza che vi avrebbero aiutato. () non ho mai preteso pi che essere un seminatore di bei ricordi. (Terzani 2006). Ripercorrere il passato serve per ricostruire il filo conduttore di unesistenza. Il passato il patrimonio e la radice su cui si fonda lesperienza, del singolo e della comunit. E la storia. Dal passato emergono pi o meno nitidi e forti i ricordi dellinfanzia, gli anni pi lontani, e nei ricordi si vive come in un rifugio, si vive di questa propria ricchezza, come di un proprio bagaglio che aiuti ad accettare con serenit il fatto di aver bisogno degli altri, e a colmare e a dare un senso al proprio presente. Al momento in cui si trova fuori dal proprio ambiente di origine, in una realt assistita, in un istituto, ospedale, la persona anziana prova il disagio dovuto al senso di sradicamento e spesso perde il contatto con il suo mondo, perde il tramite per collegarsi, perde il filo che legava e che stimolava la memoria. Questa ricerca sperimenta la possibilit di utilizzare il colore come mezzo per recuperare e dare forza alla memoria, tramite gli stimoli

inconsci, oltre che come pi generale strumento per la differenziazione semantica, per lestetizzazione, in generale come componente di quello che viene definito come spazio terapeutico. Lobiettivo non tanto dunque quello di fornire indicazioni sui colori da adottare, ma quello di delineare limpostazione percettiva3 di una determinata comunit, lavorando su quelle che sono le particolarit di un determinato contesto, di un determinato habitat.

1.3 Il concetto di utenza debole


Il concetto di utenza debole entrato nel linguaggio comune spesso relegato sullo sfondo dellazione assistenziale, di frequente assimilato al significato di disabilit. In realt si porta appresso valori culturali e sociali che lo rendono al centro delle problematiche del contemporaneo. Il termine utenza debole viene generalmente adottato per indicare la categoria di persone apparentemente pi bisognosa di attenzioni immediate ed emergenziali; sta ad indicare un insieme vasto, non palesemente evidente ad un esame superficiale, comprendente situazioni personali che per un piccolo disagio, anche temporaneo, o per condizioni persistenti, o con problematicit significative o patologiche, risultano pi deboli di fronte alla realt quotidiana, e dunque con necessit di maggiore attenzione anche

progettuale. Sul versante del progetto viene utilizzata anche la locuzione utenza ampliata, a voler rappresentare lintero universo delle persone, cercando di inglobare la totalit delle situazioni con lobiettivo ideale di progettare pensando alle esigenze di tutti, e non solo con i parametri standardizzati dellindividuo medio. In realt, ed in particolare pensando allambiente che rappresenta il luogo affettivo per eccellenza, labitazione, sono molto differenti le esigenze che si presentano, proprio a seconda delle specificit personali, e/o di comunit. In proposito sono da fare alcune considerazioni. Se da una parte lattenzione progettuale alle esigenze di tutti un fondamento doveroso, dallaltra non sempre accettabile il principio secondo il quale un ambiente, un progetto, una tecnologia adatta ad una categoria di utenti possa risultare utile e allargabile a tutti. Linnalzamento della qualit della vita ed il generale aumento dei bisogni e delle esigenze rispetto allofferta delle nostre societ porta anzi a differenziare sempre pi le specifiche esigenze di ogni gruppo o categoria di utenti. In particolare per quanto riguarda il livello di autonomia personale si pu verificare come questa sia inversamente proporzionale alle necessit a livello di ambiente per qualit e la dotazioni. Chi sta bene si pu adattare ad ogni

contesto e farlo proprio con i propri accorgimenti e personalizzazioni. Mentre pi manifesta la condizione di disagio a livello fisico e /o psichico pi di fatto si rende necessario un ambiente qualitativamente elevato a livello di dotazioni e attrezzature tecnologiche ed assistenziali, o comunque di accorgimenti e attenzioni progettuali specificamente pensate. Le singole comunit di persone, se opportunamente stimolate con sollecitazioni idonee ai loro bisogni veri e concreti, reagiscono attivamente e positivamente. Il progetto mirato uno strumento attraverso cui possibile contribuire ad un miglioramento delle condizioni di vita. La difficolt attuale sta nel rendere concrete e attuabili nella pratica queste opportunit.

1.4 Le strutture
La questione che emerge con evidenza la diffusa inadeguatezza delle strutture sanitarie e di accoglienza. Nate e pensate secondo esigenze pratiche e oggettive relative alla degenza, rispondono agli obiettivi funzionali e gestionali portando tuttavia molto spesso la persona ad essere considerata un soggetto passivo. Lefficienza funzionale e gestionale degli ambienti di degenza e di accoglienza non va di pari passo con le esigenze della persona ospitata. Se da una parte ciascun individuo ha bisogno di mantenere un

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determinato livello di autonomia e indipendenza, la possibilit di gestirsi autonomamente almeno le attivit della sfera pi intima, dallaltra le esigenze di efficientismo di controllo, gestione, sicurezza, semplicit di utilizzo portano ad annullare le possibilit di autonomia del singolo. Il forte impatto sociale e i mutamenti in corso anche solo per effetto del peso demografico della componente anziana della popolazione hanno concentrato le attenzioni verso questi problemi. Sono in corso programmi e sperimentazioni a livello politico e di ricerca, e sempre pi se ne diffonde lesigenza. Dal punto di vista progettuale la questione che emerge con evidenza la difficolt di applicazione e di adattamento ad un patrimonio edilizio in larga misura gi esistente. Se infatti sono stati messi a punto studi ed esperienze che hanno portato a definire come dovrebbe o potrebbe essere il progetto degli ambienti per una migliore qualit di vita della persona che lo fruisce (cfr. cap. seguente) la realt oggi presenta un enorme patrimonio di situazioni esistenti aggravato da mille difficolt. Il tema, si presenta dunque come un ambito di intervento con necessit di attenzioni progettuali e applicative. Dalla domotica alle abitazioni protette, dal progetto dei servizi alla persona ai pi semplici adeguamenti sulle strutture esistenti per innalzare il livello qualitativo e far si che lambiente

possa in qualche modo non essere una limitazione al proprio essere, ma almeno un luogo in cui sentirsi in qualche modo accolti, dove sentirsi in qualche modo a casa. Anche se si parla genericamente di utenza ampliata la realt delle situazioni manifesta la necessit di forme innovative di servizi per condurre progressivamente verso progetti specifici a domanda molto specializzata. A fronte di una forte crescita delle strutture sanitarie e di assistenza vi di fatto la consapevolezza che la domiciliarit libera ed autonoma la miglior forma pi o meno istituzionalizzata di residenza. Tale opzione, pur acquisita ormai dalla maggioranza degli addetti ai lavori, ancora lontana come soluzione4. Si evidenzia dunque come siano nel frattempo necessari interventi semplici ma immediati, sulle strutture sanitarie esistenti al fine di renderle pi confortevoli e meno ghettizzanti, non solo per gli ospiti, ma anche per gli operatori. In questo senso acquista un significato importante il colore.

30,9%. Sul territorio ligure tale fenomeno maggiormente evidente rispetto alle altre regioni italiane. Le strutture assistenziali sono distinguibili a seconda della tipologia, della capacit ricettiva, del costo, del tipo di utenza (autosufficienti e/o non autosufficienti), della composizione e del numero, in rapporto allutenza, del personale dedicato allassistenza: medico, infermieristico, addetti alla riabilitazione, dei servizi posti allinterno della struttura intesi come palestre, spazi allaperto, spazi ricreativi, ecc. In relazione alla tipologia si possono distinguere i seguenti tipi di struttura6: - strutture di tipo comunitario, comunit alloggio - strutture a prevalente accoglienza alberghiera, residenze sociali - strutture protette, residenze protette - strutture ad alta integrazione sanitaria, residenze sanitarie assistenziali Le strutture di tipo comunitario risultano caratterizzate da una medio bassa attivit di organizzazione ed assistenza e sono destinate prevalentemente ad accogliere utenti parzialmente non autosufficienti privi di supporto familiare. Le Comunit Alloggio sono costituite solitamente da un appartamento o piccolo nucleo di appartamenti pensati in modo sicuro ovvero secondo criteri atti a

1.5 Riferimenti quantitativi


LItalia risulta essere il paese con il maggior numero di persone di et superiore ai 65 anni sul totale della popolazione. Tale valore, in continua crescita, nel 2005 pari al 19,5% e secondo le stime sullandamento della popolazione5 raggiunger, nel 2015 il 22,3%, nel 2025 il 25,4%, nel 2035 il

limitare i comuni rischi derivanti dallattivit domestica, luoghi dove persone di solito autosufficienti conducono autonomamente la loro esistenza e si relazionano in spazi comuni appositamente strutturati: giardino, terrazzo, sala comune, ecc. Le strutture a prevalente accoglienza alberghiera hanno anchesse una bassa o medio attivit assistenziale mentre hanno invece una struttura organizzativa ben definita in relazione alle persone autosufficienti o parzialmente autosufficienti. Le Residenze Sociali risultano essere costituite da un complesso di appartamenti atti ad ospitare persone autosufficienti in condizioni di disagio economico e/o sociale, sono dotate di spazi di socializzazione con scarso apporto assistenziale. Le strutture protette, ospitanti persone anche non autosufficienti che non necessitano di un assistenza sanitaria continuativa, sono caratterizzate da una organizzazione complessa di tipo sanitario. La Residenza Protetta destinata a persone con difficolt di autonomia e/o disabilit, caratterizzata da assistenza di tipo medico infermieristico generico. Viene di solito dotata di spazi riabilitativi con personale addetto. Le strutture ad alta integrazione sanitaria, le Residenze Sanitarie Assistenziali offrono assistenza medico infermieristica e riabilitativa per persone non autosufficienti, utilizzabili per soggiorni temporanei o per

Fig. 1

soggiorni di lungo periodo. A livello nazionale sul totale di ospiti di strutture assistenziali si hanno i seguenti valori in funzione delle condizioni di salute: autosufficienti 31, 295 %, non autosufficienti

68,705 %. (fig. 1) Sul totale degli ospiti in strutture assistenziali il 66, 7% ha unet compresa fra i 65 ed i 74 anni, il 19% fra i 75 e i 79, il 15,3% oltre gli 80. (fig. 2).

Fig. 2

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CAPITOLO 1 LO SCENARIO, LUTENZA E LE STRUTTURE

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> 2. Lo scenario, lambiente e linterazione uomo ambiente


Raffaella Fagnoni

Analizzando nello specifico la situazione della Liguria , le strutture esistenti in regione risultano essere 247 delle quali 15 non censite dalla stessa Regione per assenza di dati forniti dalle strutture stesse.
Note 1. Si rimanda ai testi principali indicati fra i riferimenti bibliografici. 2. Terzani T., La fine il mio inizio,

Longanesi, Milano 2006, p. 435. Sulla condizione anziana, i ruoli, i differenti atteggiamenti a seconda della situazione sociale, fisica, economica, si pu rifar riferimento ad una ricca letteratura, a cui si rimanda, in parte indicata anche fra i riferimenti bibliografici. 3. Leffettiva sensibilit rispetto a determinati colori infatti variabile da popolo a popolo, da epoca a epoca. 4. La diffusione di nuovi concetti, almeno a livello di ricerca e sperimentale, come i

servizi alla persona, la domotica, i nuovi dispositivi come ad es. il telesoccorso rendono lobiettivo meno distante. 5. Fonte dei dati: Istat. Tale stima si basa sui dati di rilevamento regionale del gennaio 2000, effettuando la previsione con lanalisi e landamento delle componenti demografiche per fasce di et. 6. Le definizioni riportate sono quelle adottate dallIstat. 7. Fonte dei dati: Regione Liguria, Assessorato alle politiche sociali.

I fattori emotivi possono condurre alla depressione e in generale ad un peggioramento delle condizioni di salute della persona. Attraverso stimoli sensoriali possibile canalizzare le energie verso la creativit e lottimismo, distraendo dalla condizione di disagio e contribuendo a generare un processo di autostimolazione che combatte la sofferenza, la malattia. Un ambiente tonificante dal punto di vista sensoriale contribuisce al mantenimento dellequilibrio psicofisico. Quando si parla di benessere ambientale interno comfort indoor si intende la soddisfazione dei requisiti concorrenti a determinare uno stato di gradimento a livello psichico e fisico allinterno di un determinato contesto, per il raggiungimento del quale necessaria la sinergia di discipline tecniche e umanistiche.

2.1 Esiste lo spazio terapeutico1?


Allinterno delle strutture assistenziali, e nei luoghi di degenza, gli ospiti, i pazienti, il personale, cos come anche i parenti e i visitatori vivono lambiente come condizione instabile dal punto di vista psicologico. Ci si domanda dunque qual il ruolo che in questa situazione giocano le

strutture fisiche, ovvero pi precisamente, quanto possono le strutture, gli spazi e le opportunit materiali, influire positivamente sulle difficolt evidenziate, e in particolare sui rapporti tra addetti ed utenza, spesso condizionati da abitudini ormai consolidate in tradizioni, da malintesi criteri di efficienza, da stereotipi culturali e comportamentali. Gli studi di psicologia ambientale2 forniscono uninterpretazione del ruolo che nella pratica giocano le differenti categorie di spazio personale, di socializzazione e privacy ed offrono una risposta allinterrogativo posto in termini generali. Di fatto evidenziano come lo spazio architettonico non in grado di per s stesso, per il solo fatto di essere pensato ed organizzato in funzione di certi obiettivi, di modificare sostanzialmente i rapporti e i comportamenti umani quando questi sono radicati nella cultura, nelle consuetudini e nelle convenzioni sociali. Lo spazio architettonico, teatro o contenitore di azioni umane, ha la possibilit di intervenire e di influire, come componente non trascurabile, nei processi di trasformazione dei comportamenti, rendendo tale relazione pi rapida, pi facile e pi efficace. Il significato

di terapeutico si manifesta sia nel momento in cui lo spazio viene pensato come luogo per la cura, cio organizzato ed attrezzato in maniera adeguata alle specifiche esigenze, sia in quanto spazio ontologicamente terapeutico. Questultima accezione fa riferimento alla potenzialit dellambiente di influire in maniera positiva sia sulla condizione psicologica dellindividuo, che indirettamente sullo stato fisico. Ci in quanto lo spazio, da oggetto neutro, passivo, legato alla sola logica funzionale, spesso freddo, pu divenire soggetto attivo, coinvolgente, stimolante e mutevole, capace di adattarsi alle esigenze personali di chi lo vive, conferendo rassicurazione, fiducia e serenit. Lesecuzione architettonica, senza generare ulteriori conflitti interni, pu contribuire a costruire una unit ambientale completa ed autosufficiente alla ricerca di unarmonia con le esigenze dellindividuo in condizione di disagio. In questo senso lo spazio fisico rappresenta in un certo qual modo linterfaccia fra lindividuo e listituzione. Anche gli spazi senza una funzione specifica, di sosta, di attesa, testimoni di scambi e relazioni fra le persone, vengono valorizzati dal fatto che si caricano di significati,

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contribuendo ad aumentare il livello di qualit ambientale. Qualit che da intendersi sia in termini di servizio offerto, sia in termini di qualit della cura.

2.2 Qualit funzionale, qualit affettiva3


La qualit delle nostre esperienze quotidiane, il nostro relazionarsi con gli altri, le caratteristiche dei nostri ambienti, sono i fattori fondamentali che costruiscono giorno dopo giorno la nostra identit e il nostro sentirsi bene o male.4 Oltre allaspetto fisico e funzionale gli ambienti possiedono anche un aspetto

CANTER, il luogo il risultato di relazioni tra azioni, concezioni ed attributi fisici, cio di tre componenti interdipendenti che ne determinano la specificit.

sociale delle qualit affettivo/emotive, dunque esistono diversi livelli tramite i quali conoscere gli ambienti che vanno considerati insieme. In ciascun contesto le caratteristiche che rendono apprezzabile un oggetto, uno spazio, un servizio possono essere suddivisibili come > qualit cognitive-razionali, comportamentali e riflessive > qualit emozionali-fenomeniche, comportamentali, viscerali5. Il livello viscerale di un progetto, o di un prodotto, di uno spazio, riguarda limpatto iniziale, lapparenza, le sensazioni che produce, il beneficio emotivo. Il livello riflessivo riguarda lutilizzazione, la fruizione. Si riferisce alla funzionalit e al rispetto delle esigenze. Il livello comportamentale si riferisce a situazioni su cui si proietta la propria immagine o quella immaginaria. Ci che il luogo deve comunicare prima di tutto unimmagine positiva che attenui il senso di insicurezza. Limmagine positiva si costruisce oltre con tutte le qualit e gli attributi dello spazio anche con elementi immateriali quali ad esempio lospitalit e il servizio che coinvolgono in maniera determinante gli operatori. La qualit dei luoghi6, secondo la psicologia ambientale, si raggiunge e si esplica con lefficienza funzionale, la gestione, laspetto formale, lestetica, le attrezzature, lorganizzazione di un sistema in cui spazi, oggetti, relazioni, organizzazione partecipano al livello qualitativo. Un processo da

sperimentare e adattare per ogni singola situazione, che tuttavia pu essere di parte importante del programma terapeutico, oltre che un dovuto riconoscimento della dignit della persona a prescindere dallo stato di salute. La qualit dellambiente produce i suoi effetti sugli utenti a tutti i livelli: gli operatori, i pazienti, i familiari. I pazienti, la categoria pi fragile, percepiscono lambiente come estraneo, oggetto di ansie e insicurezza. Gli operatori vivono il luogo come un ambiente quotidiano in cui svolgere le proprie mansioni. I parenti, i visitatori, sono di fatto coloro che maggiormente prestano attenzione alle caratteristiche dei luoghi. La valutazione affettiva degli ambienti differente anche a seconda dei trati di personalit: vi sono infatti soggetti cercatori di sensazioni e soggetti evitatori di sensazioni. (Zuckerman 1979). La possibilit di soggettivizzare gli spazi di molto aiuto per i parenti. Spesso si sentono in colpa per aver ricoverato il padre o la madre, anche se la situazione era oggettivamente ingestibile. Questo scatena delle distruzioni psicologiche che poi si riversano sul personale. [] Se invece gli spazi fossero pi familiari, pi curati e caratterizzati, in cui anche loro si sentissero pi a proprio agio e non come se facessero una visita ospedaliera, probabilmente sarebbero emotivamente pi collaborativi.7

Elaborazione grafica sul concetto di qualit in riferimento alla teoria del luogo di Canter.

2.3 Il benessere ambientale


Dal momento che un numero sempre in crescita di individui trascorre la maggior parte del proprio tempo quotidiano in spazi confinati, allinterno di edifici con funzioni specifiche, lo spazio costruito, abitativo, si trova investito della responsabilit di divenire spazio abitato, ovvero rispondente ad un livello di benessere psico-fisico. A livello di progetto lo spazio costruito risponde ad esigenze di tipo funzionale, adeguate allo svolgimento delle funzioni preposte, sociale, cio appropriate alle condizioni dellutenza, e ambientale, ovvero garanti di un certo livello di salute psicofisica. Quando si parla di benessere interno8 entrano in gioco fattori diversi, annoverabili fra: > variabili costruttive, relative

allubicazione - orientamento, ventilazione naturale, soleggiamento, umidit e relative alle scelte tecniche materiali e impianti. > variabili fisiche - climatizzazione, illuminazione, acustica, uso del colore. > variabili personali - condizione psicofisica, livello di stress, ecc. > variabili ambientali - inquinamento dellaria, dipendente da agenti fisici, chimici, biologici. Per ciascuno di questi fattori esiste uno specifico livello di qualit - che a sua volta coinvolge la sfera razionale e oggettiva [qualit di fatto] e in parte la sfera emotiva e soggettiva [qualit percepita]. Considerando il concetto di luogo definito come unit di esperienza all'interno delle quali attivit e forme fisiche si fondono (Canter 1977, p.1) si rende esplicito come l'insieme dei fattori e dei requisiti entrano in gioco a

definire il livello di benessere, in particolar modo in relazione ad un ambiente interno (cfr. schema pag. 22). Fra gli attributi di un determinato luogo (tangibili e/o intangibili) si annoverano le variabili costruttive, le attrezzature, i materiali, gli oggetti, ecc. E ancora le variabili fisiche, e ambientali. Le attivit sono specifiche in relazione all'ambiente in oggetto, e comportano comunque delle relazioni, delle regole, uno stile, un servizio. Possono essere piacevoli o spiacevoli, tranquillanti o attivanti, ecc. Fra le concezioni rientrano le elaborazioni e il complesso delle idee che ciascun individuo si crea rispetto ad un determinato contesto, le conoscenze, le aspettative, che possono influenzare in modo pi o meno positivo il giudizio di piacevolezza. Ad esempio ambienti pi stimolanti sono valutati positivamente da soggetti pi propensi a ricercare situazioni non familiari ed avventurose, mentre ambienti meno stimolanti sono pi consoni per i soggetti che amano la tranquillit. Tra i fattori legati all'individuo troviamo ancora il tono dell'umore per cui emergono differenze nelle valutazioni affettive fornite da persone allegre o tristi. Il livello di benessere ambientale il risultato della percezione che l'individuo ha dell'insieme di questi fattori.

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La percezione di benessere un'autopercezione soggettiva, comunque dipendente dall'insieme dei fattori sopra enunciati. Pensare ad un luogo e/o servizio per tutti, che abbia allo stesso tempo un buon livello di benessere, soprattutto nel caso di utenti con necessit diverse e acute, richiede dunque un'attenzione particolare.

2.4 La percezione
Ogni individuo vive la sua quotidianit in relazione e come componente di un determinato contesto ambientale; da questo, attraverso organi di senso, riceve ed elabora informazioni. Questo processo costituisce laerea di studio definita come percezione; limportanza di tale ambito crescente, anche come fonte dinformazione sullambiente. La percezione un processo attivo e coinvolge la persona integralmente, cio ciascun individuo nel percepire lambiente lo costruisce. Non solo il frutto della ricezione tramite gli organi sensoriali, ma dipende strettamente dallindividuo e dal suo rapporto con lambiente. Vivere significa percepire (Ittelson, 1973). La percezione ambientale data da un insieme strutturato di informazioni sensoriali non specificamente relative ad un organo, integranti le informazioni provenienti da tutti i sensi. Un approccio differente il modello ecologico proposto da Gibson (1966, 1979) secondo il quale lesperienza

non ha nessun ruolo nella percezione, dal momento che la maggior parte delle risposte percettive innata e determinata dal funzionamento di specifiche parti del cervello. Tuttavia, mentre nella percezione lindividuo non attivo e registra le informazioni che riceve attraverso i sensi, i successivi passaggi per conoscere lambiente presuppongono una serie di attivit del soggetto, quali lattenzione selettiva e lesplorazione dellambiente. Nellottica evoluzionistica dellautore importante che lindividuo riesca a scoprire gli aspetti utilitaristici dellambiente, le cosiddette affordances o utilities, cio le condizioni significative dal punto di vista funzionale. Letimologia dei termini percezione e sinestesia rivela radici intimamente connesse: la parola greca aisthsis (percepire) compone infatti la parola syn-aisthsis, che significa percepire con, cio percepire simultaneamente. Anche il termine estetica (aisthhikos) ha radici comuni con la parola percezione: il suo significato scienza della percezione sensibile. La sinestesia indica quindi il particolare fenomeno per cui gli stimoli che sollecitano determinati organi preposti vengono trasferiti anche ad altre modalit sensoriali. Ci sono esempi di multisensorialit utilizzati anche a livello metaforico con una certa frequenza, come suono

dolcissimo (udito e gusto) colore freddo (vista e tatto), ecc. Gli studi sulla percezione ed il processo percettivo fanno riferimento ai contributi offerti dagli studi gestaltici sulla psicologia della forma9 che hanno gettato le basi dello sviluppo di molte discipline sul tema. Secondo le teorie della Gestalt il processo percettivo si attiva con la ricezione di uno stimolo proveniente dallambiente esterno (o anche dallinterno) del corpo umano, appartenente alla realt oggettiva del mondo, e raccolto dallindividuo come sensazione. Attraverso gli organi di senso10 tale stimolo viene inviato al cervello, che procede alla sua decodifica, viene cio dotato di senso, percepito. La sensazione limpressione che deriva da un determinato stimolo, e che si relaziona con la sua intensit. Lesperienza sensoriale (visiva, uditiva, ecc) la data dalla reazione agli stimoli esterni ed interni recepiti dagli organi di senso. Lesperienza percettiva data invece dallelaborazione dei dati recepiti dagli organi di senso, influenzata da situazioni individuali di tipo culturale, ambientale, e fisiologico. I fenomeni percettivi, che costituiscono le caratteristiche principali della percezione, provengono da stimoli sensoriali distinti e si traducono in procedimenti di raggruppamento per forma e dimensione, proiezione e

Il luogo come unit di esperienza all'interno delle quali attivit e forme fisiche si fondono" (Canter 1977, p.1). Il livello di benessere ambientale il risultato della percezione che l'individuo ha dell'insieme di questi fattori.

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L'interazione fra l'utenza, con le sue peculiari caratteristiche, e l'ambiente, la cui connotazione determinata da aspetti fisici e aspetti legati alla fruizione, condizionata esternamente, e allo stesso tempo condiziona lo stile, il servizio, e le regole di un determinato contesto. Il risultato di questa interazione pu dare risultati positivi o negativi.

profondit, ritmo e composizione, contrasto e assimilazione dei colori, ecc. Il processo percettivo, partendo dagli stimoli raccolti dagli organi di senso, integra unitariamente dati e informazioni, in relazione fra loro e con il contesto11. I singoli sensi, stimolati da un determinato episodio, trasmettono gli stimoli che giungono al cervello simultaneamente: di conseguenza non possibile scindere lattivit percettiva visiva cromatica da quella corporea, dalla percezione acustica ed olfattiva, dalla percezione del proprio equilibrio, dallesplorazione tattile della superficie ed aptica del volume delloggetto ecc. Esiste dunque una influenza fra i sensi, per cui ad esempio anche se la musica non nello spazio visivo, lascolto coinvolge anche la visione, ed in generale tutta la percezione assorbita dalla musica. Nello stesso modo un ambiente ad esempio totalmente rosso, offre una percezione anche corporea. Nel quotidiano le esperienze percettive, continue e spesso inconsce, non sono isolabili rispetto ad un unico registro sensoriale: quando avviene linterazione con artefatti, o con un ambiente, il colore viene ricevuto dal proprio corpo simultaneamente a tutti gli altri stimoli provenienti dallo stesso oggetto o dallo stesso ambiente. Questa interazione sensoriale simultanea la sinestesia. Ad esempio possibile

percepire il cristallo di un bicchiere solo udendo il suono prodotto con una percussione, lopacit di un colore pu trasmettere ad esempio la sensazione di ruvidezza anche senza toccare, e via dicendo. La percezione del colore12 ha un ruolo importante dal momento che la vista il senso che influenza maggiormente lattivit interpretativa dellambiente. Il colore distingue, porta a riconoscere forme e situazioni, nel paesaggio, nel costruito, nellambiente interno. Lo stimolo che arriva attraverso il colore investe tutto il complesso sensoriale. Difficilmente si riesce ad isolare un colore e anzi, non esiste in realt un determinato colore come entit a s stante, dato che il colore una reazione ed un percorso: - luce, - occhi, - ipotalamo, - sistema nervoso neurovegetativo. E noto come lo stesso tipo di tinta, sottoposta a illuminazioni diverse, dia sensazioni diverse (luce naturale e artificiale, luminosit pi o meno intensa, ecc.). allo stesso modo noto come lo stesso colore su superfici diverse appaia differente (liscio, ruvido, ). In un ambiente interno ad ogni ora del giorno leffetto della luce sulle cose provoca cambiamenti cromatici. Il passaggio luce ombra crea un confine percettivo, lo stesso colore acquista tonalit differenti. La difficolt a livello di progetto del colore sta dunque nella

consapevolezza che la percezione del colore rimane percezione di una qualit visiva, ma cambia nel contesto delle relazioni. Per capire il ruolo che il colore esercita nellesperienza individuale non basta conoscere i meccanismi della percezione, e le teorie che stanno alla base di questi meccanismi. Ci che si rivelato nella storia, infatti, dallarte alla scienza, passando attraverso gli intrecci fra le diverse discipline, il rapporto delluomo con il colore, un rapporto che muta al mutare dei tempi, delle culture, e in cui la realt esterna con le sue forme variopinte, diviene lo spettro attraverso cui leggere la realt dellanima. (Carotenuto, 1995)

Note 1. Il concetto di spazio terapeutico ha origini lontane. Gi Leon Battista Alberti, nel XV secolo, parla di architettura con funzione terapeutica nellintroduzione del De Re Aedificatoria, dove a proposito di Dedalo, richiama la costruzione di una grotta a Selinunte, con straordinarie capacit curative per via dei servizi di bagno a vapore. Lo stesso pensiero viene ripreso in seguito nel periodo illuminista, con il concetto di igiene fisica e morale, che attribuisce una funzione terapeutica allo spazio dellarchitettura sanitaria. Il Movimento Moderno, agli inizi del 900, sostiene fermamente le potenzialit terapeutiche dellambiente architettonico, e

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secondo saldi principi nascono colonie estive, sanatori, cucine modello, che interpretavano questo pensiero. Aria e sole dominavano larchitettura del corpo da sanare. Lantico concetto di mens sana in corpore sano si ritrova trasferito dallattivit del corpo umano allambiente che lo ospita. Il percorso evolutivo di queste esperienze non supera tuttavia la distanza, non raggiunge un equilibrio psico-fisico: se infatti dal pensiero illuminista si dato vita a strutture tipo macchine sanitarie con specifiche norme per la salvezza dei viventi, cos anche con il movimento moderno la funzione terapeutica si limitava alla ricerca di soluzioni pratiche per permettere la penetrazione disinfettante del sole e delle sostanze igienizzanti al fine di avere tutto sotto controllo. Nel caso dellambiente ospedaliero, laver pensato lo spazio come terapeutico solo nellaccezione strumentale, ha generato quella crisi che in seguito ha acuito lesigenza di umanizzazione, che di per s da per scontato che lo spazio non sia sufficientemente a misura duomo. Gli spazi pensati secondo questa ottica sono nati in stretta relazione con le logiche curative diffuse con lo sviluppo della medicina moderna, generando una separazione fra la malattia da debellare e la persona da curare, una presa di distanza dal paziente e dalla sua malattia. Tale distanza motivata in campo medico con la necessit di evitare un coinvolgimento emotivo nei confronti del paziente, al fine di mantenere una neutralit affettiva, necessaria per lorganizzazione terapeutica. Le stesse caratteristiche di

neutralit sono dunque riproposte nello spazio ospedaliero, nel quale luso dei colori - dal bianco al grigio al verdino o azzurrino - dei materiali - metallo e materiali sintetici - delle luci e di tutte le finiture con lobiettivo delligiene, della qualit prestazionale, hanno contribuito a definire un ambiente anonimo, indifferenziato, non coinvolgente dal punto di vista emozionale. Prevalendo lattenzione a soddisfare esigenze dimensionali, funzionali e igieniche, si trascurato la potenzialit dellambiente nei processi interattivi fra individui, attivit e attrezzature, fattori non facilmente schematizzabili, ma fondamentali nel conferire allo spazio una valenza terapeutica: latmosfera e le sensazioni provocate dallo spazio, i comportamenti e le aspettative di coloro che vi operano e ne usufruiscono. 2. Lo studio di David e Sandra Canter (del dipartimento di psicologia delluniversit di Surrey - Canter, D., The psychology of place, Architectural press, London, 1977) mette in risalto la duplice possibilit dello spazio ad avere valenza terapeutica. Il luogo il risultato della relazione fra attributi fisico - spaziali, usi/attivit e concezioni, sia degli attributi fisico spaziali che delle attivit condotte in tale spazio fisico. 3. lenvironmental assessment (la valutazione, cognitiva e affettiva, dellambiente) comprende sia la valutazione delle qualit affettive dellambiente, sia la valutazione di quanto un ambiente pu aiutarci a raggiungere i nostri obbiettivi (Canter 1983), sia la valutazione della compatibilit ambientale cio dellinterazione tra le azioni che un

individuo cerca di realizzare nellambiente e le informazioni che vengono offerte dallambiente stesso. 4. Inghilleri P., A new perspective on self development: From subjective experience to psychosocial action in Its All About Relatioships, Germany, PABST Science Publishers, 2002, pp. pp. 13-22 , INGHILLERI, P., Luci, emozioni, comportamento, in Lighting Fields 2, Artemide Editoriale Lotus 2004, pag. 6-17 5. Inghilleri, P. La buona vita. Per luso creativo degli oggetti nella societ dellabbondanza Guerini e Associati, Milano, 2003, Norman, D. 2004, Emotional Design. Why we love (or hate) everyday things, New York, USA, Basic Books, 2004, ed. It. Emotional design. Perch amiamo (o odiamo) gli oggetti di tutti i giorni, Ed. Apogeo, 2004 6. Attraverso il costrutto di luogo si vuole innanzitutto affermare la centralit degli aspetti psicologici come regolatori del rapporto delle persone con lambiente socio-fisico. Il luogo viene, quindi, definito come unit di esperienza ambientale (Canter) o come unit psicologica o percepita dellambiente (Russell & Ward). 7. Intervista alla dott.ssa Custureri, geriatra presso lIstituto San Camillo di Genova, svolta nellambio della ricerca Universit di Genova e Boero | Effetti del colore e utenza debole, 2004-2006. 8. Benessere interno (comfort indoor) = soddisfazione dei parametri e dei requisiti necessari concorrenti alla soddisfazione a livello fisico e psichico dellutente in uno spazio abitato mutevole e mutante. 9. Il sostantivo Gestalt viene utilizzato con

due significati: da una parte la connotazione di forma come attributo di cose diverse, dallaltra un significato particolare che fra le proprie caratteristiche annovera anche una forma. Una definizione generale del termine pu includere il processo dellapprendimento, del ricordo, dellatto volontario, del pensare, dellagire, dellatteggiamento emotivo e via dicendo.(Kohler, W., La psicologia della Gestalt, Feltrinelli, Milano, 1961 pagg. 1-2). La psicologia della forma (Gestaltpsychologie) una scienza interdisciplinare, che riunisce gli studi sulla percezione (processo che inizia con lacquisizione delle sensazioni e ne ricava linterpretazione) con gli studi sulla forma, intesa nel significato di configurazione (in lingua tedesca gestalt). 10. Rudolf Steiner (1861-1925), fondatore dellantroposofia, definisce il mondo sensoriale attraverso dieci sensi, articolati in due gruppi, ma strettamente connessi fra loro. Nel primo gruppo si trovano i sensi della percezione introspettiva: senso della vita, ovvero la consapevolezza del corpo per cui la percezione interiore tracciata dalle sensazioni di stanchezza, di fame, di sete, di sonno, ecc. che alterano lo stato fisico normale; senso dellautomovimento (cinestesia), senso statico o dellequilibrio, come percezione della forza di gravit, della differenza tra alto e basso, sopra e sotto, ecc., Nel secondo gruppo sono compresi i sensi che consentono alluomo di interagire con il mondo esterno: senso olfattivo, senso del gusto, senso della vista, senso del calore, attraverso il quale si

verifica la sostanza delle cose. Linteriorit delloggetto palesata dalle sensazioni di caldo e freddo e laspetto compenetrato di freddo o di calore; senso delludito, senso del linguaggio, tipico dellessere umano, ovvero la capacit di interpretare particolari insiemi di suoni associando ad essi rispettivi significati; senso del concetto, espressione della capacit elaborativa del pensiero che si pone ad un livello pi elavato. senso del tatto, definito per ultimo da Steiner, come unione di olfatto, gusto, vista e calore: luomo tocca quando cerca con gli occhi, quando gusta qualcosa, quando annusa. Dopo la classificazione di Steiner, studi pi recenti di J. J. Gibson introducono un nuovo senso, che parte dalla ridefinizione del tatto, il senso haptic. Il nuovo approccio considera i sensi come sistemi dindagine attivi, e non recettori passivi. Il senso interviene ci a far parte del fenomeno. Ad esempio, nel caso delludito, per localizzare una sorgente sonora necessario un movimento della testa; nel caso dellolfatto per recepire uno stimolo serve un movimento daria; nel caso del gusto si utilizzano i movimenti delle mascelle e della lingua; nel caso del tatto serve un contatto con la superficie ed un movimento degli organi tattili. Gibson definisce il senso haptic, come il senso del tatto rivisto ed esteso a tutto il corpo, anche allinterno (ad es. in riferimento alle sensazioni dei cibi caldi o freddi). [Gibson J. J. The Ecological Approach to Visual Perception, Houghton Mifflin Company, Boston, 1979; trad. it. Un approccio ecologico alla percezione visiva, Il Mulino,

Bologna1999]. Per gli studi sulla percezione cfr. anche Berthoz, A., Il senso del movimento, McGraw-Hill Libri Italia, Milano, 1998, Merleau-Ponty M.,(ed. orig. 1945), Fenomenologia della percezione, Il Saggiatore, trad. it. di A. Bonomi, Milano, 1965. Arnheim Rudolf, (ed. orig. 1954), Art and visual perception, The University of California Press, Berkeley, trad. it. Arte e percezione visiva, Feltrinelli, Milano, 1962. 12. Lo sviluppo delle neuroscienze degli ultimi decenni ed in particolare la ricerca neurobiologica della visione cromatica, riconducono allipotesi che la visione del colore sia il rilutato di un rapporto bidirezionale, e non monodirezionale, fra la realt esterna ed il cervello. (dallocchio alla corteccia e dalla corteccia allocchio). Si rimanda agli studi di Semir Zeki e David H. Hubel. Semir Zeki, professore di neurobiologia alluniversit di Londra, uno fra i pi importanti studiosi della regione del cervello deputata alla percezione dei colori, ha indirizzato gran parte delle sue ricerche a studiare lattivit delle cellule dellarea visiva con sperimentazioni sulla scimmia e sulluomo. Non vi sono colori nel mondo esterno, il colore una costruzione del cervello, [] uninterpretazione che il cervello d a propriet fisiche del mondo esterno, ossia la loro riflessione delle luci delle diverse lunghezze donda. [] La scienza del colore una scienza corticale. (Zeki, S., 1993, 1995) Hubel, medico canadese, premio nobel per la medicina nel 1981 insieme al collega Torsten Wiesel per gli studi sui meccanismi cerebrali della percezione visiva. (Hubel 1995).

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> 3. Linfluenza del colore


Nome Cognome

Nucleo Alzheimer M. Lagostina, Omegna. Foto di G. Bombieri

I colori sono prodotti dellinterazione delluomo con lambiente che lo circonda, con gli oggetti, per effetto della la luce. Questa interazione si svolge nel corso dei processi percettivi, dunque i colori perdono la propriet delloggettivit, divenendo propriet soggettive per le quali si pone il complesso problema di una quantificazione oggettiva delle propriet di colore. (Marini, 1995) Considerazione, questa, che tende a mettere in luce un errore metodologico nella ricerca di metodi oggettivi di quantificazione e misurazione del colore. Si ritiene che luomo possa riconoscere sette milioni di tonalit di colori, i quali tuttavia non sono distinguibili per nome. Il rapporto fra il mondo della comunicazione linguistica e il mondo della percezione si pone come un quesito: i miei colori sono i tuoi colori? il mio giallo e il mio blu sono il tuo giallo ed il tuo blu? E verosimile che la risposta sia negativa. (Maffei, 1995) Alcuni studi storici e antropologici hanno riscontrato come comuni a 98 comunit linguistiche undici colori fondamentali per i quali esiste un nome specifico, comparsi progressivamente nella storia dellumanit nellordine che segue:

bianco, nero, rosso, verde, giallo, blu, marrone, arancione, porpora, grigio e rosa. Nelle societ primitive erano conosciuti allinizio il bianco e il nero, luce ed ombra, giorno e notte, a cui pi tardi si aggiunge il rosso, il sangue, la vita. In seguito vengono scoperti gli ocra della terra, e dunque gialli, bruni, rossi, ma anche il verde. Si aggiunge dopo il blu, mare e cielo. (Berlin e Kay, 1969)

3.1 Soggettivit ed oggettivit dei significati


Esiste un significato valido in tutte le culture e in tutte le epoche e comune alle diverse epoche, oppure il concetto attribuito a ciascuna tinta varia con le differenti comunit di individui e delle condizioni psicofisiche in cui questi si trovano? Le risposte e le posizioni in merito sono divergenti, ciascuna ha le proprie logiche e i propri fondamenti. Il linguaggio che parlano i colori prevalentemente inconscio, e a seconda delle gradazioni e delle condizioni personali e contestuali, ognuno di essi pu esprimere stati emotivi differenti. Ad ogni colore possono associarsi pi significati, alcuni dei quali anche opposti. Il problema pi volte dibattuto riguarda la soggettivit o loggettivit di questi significati.

Secondo alcune posizioni1 le associazioni fra i significati e i colori avvengono in base a preferenze soggettive e ad attribuzioni culturali. () Nel percepire un colore se ne sperimenta il significato oggettivo. Ogni colore quindi un segnale emotivo precisamente determinabile che viene vissuto in maniera inconscia. I segnali cromatici costituiscono pertanto un linguaggio emotivo che viene compreso a livello inconscio. (...) Nel percepire un colore noi anche ne viviamo, inconsciamente per lo pi, leffetto emotivo.2 Qualsiasi sensazione, sia essa di eccitazione (rosso) o di tranquillit (blu), pu sempre essere considerata da due punti di vista: piacevole e interessante o spiacevole e poco interessante. Il rosso come piacere amore, appetito, forza; il rosso come dispiacere furia, disgusto, sovreccitazione, spossatezza; il blu come piacere tranquillit, soddisfazione, armonia; il blu come dispiacere tranquillit paralizzante, noia mortale, quindi insoddisfazione, agitazione, irrequietezza. I colori suscitano sensazioni specifiche, sono sentimenti visualizzati (Lscher, 1995). Ma colori e sentimenti non si combinano in maniera casuale. Le loro associazioni sono esperienze

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universali profondamente radicate nel nostro linguaggio e nel nostro pensiero. (Heller, 2004). Del resto anche la teoria del colore proposta da Kandinsky3 si basa sulluniversalit del significato attribuito ai colori. Secondo Lscher ad essere soggettivo non il significato ma latteggiamento che individui e culture assumono nei confronti di un colore e soprattutto ci che stimola a livello fisico e psichico. Lesempio pi noto a questo proposito quello dei colori funerari. Lassociazione del nero testimonia latteggiamento delle culture occidentali nei confronti della morte, come distruzione, annientamento, forza negativa che rompe, dissolve, cancella. Da ci anche la preferenza per il nero di gruppi alternativi, riformisti, outsider - pirati, seguaci di riti satanici, anarchici, punk, ed altri gruppi che si riconoscono come non conformisti e /o ribelli. Le culture che utilizzano il bianco come colore funerario hanno invece un concetto della morte come liberazione, purificazione, nuovo inizio. Il significato del colore dunque rimane costante, mentre ci che cambia latteggiamento culturale. Latteggiamento, o meglio limpostazione percettiva (Dorfles, 1995) di una determinata comunit, societ civilt, permette di differenziare le trasformazioni percettive presenti in chi immesso in una particolare situazione abitativa. Alcune situazioni particolari inducono

proprio modificazioni sensoriali fisiologiche. Esemplificativo a tale scopo il caso delle popolazioni esquimesi che possiedono nel loro linguaggio oltre cento termini per definire le gradazioni del bianco della neve. (Tornquist, 2004) Le capacit di percepire i colori sono comuni a tutti gli individui, mentre lattitudine a diversificare e distinguere i colori legata al contesto, spesso sviluppandosi durante un processo evolutivo.

colore ha assunto col tempo alcuni significati convenzionali. Simbolo Spesso si confonde la funzione di segnale con quella di simbolo. Il colore diventa simbolo (che significa segno di riconoscimento) in quanto evoca concetti o entit associate connotativamente ad esso. Il simbolo riporta alla coscienza un significato contenuto in esso a livello inconscio. I riferimenti simbolici dei colori nascono per somiglianza iconica4 - il giallo del sole o del grano, il cielo ed il mare per il blu, il fuoco ed il sangue per il rosso, la natura per il verde , ecc. Esiste un codice comunicativo convenzionale che attribuisce ai colori i significati, come ad esempio nella segnaletica.

3.2 Mimesi, segnale, simbolo


Mimesi Una delle funzioni strategiche del colore in natura determinata dallesigenza di attirare lattenzione o di tranne in inganno, nascondendosi assumendo la colorazione del contesto in cui si trovano. Da ci luomo ha tratto funzioni convenzionali di segnale, ad esempio come alcuni cordoli stradali, o anche i rallentatori di velocit attraverso le strade residenziali, che hanno adottato la stessa colorazione, giallo e nero, della vespa o del calabrone. Fra gli adattamenti ai precedenti naturali, linganno con il colore, come mimetizzazione, viene utilizzato sempre di pi anche dalluomo per ledilizia. Segnale Utilizzato dalluomo fin dallantichit per adornare il corpo e con funzione di avvertimento, segnale, ciascun

Disco cromatico a dodici parti di Itten. Immagine tratta da Itten, Johannes, Arte del colore, Il Saggiatore, 1983.

3.3 Accostamenti, armonie contrasti


Laccostamento di colori complementari crea effetti armonici. Il contrasto nasce dallaccostamento di colori caldi e freddi, oppure fra aree fortemente cromatiche di colore saturo e aree neutre. Due o pi colori sono armonici se la loro combinazione d un grigio neutro, cio se i colori sono complementari - scelti non solo nelle tinte opportune ma anche nei giusti rapporti di chiaro-scuro e di saturazione. Laccoppiamento dei colori armonici, nonch gli effetti di contrasto si chiarisce con il cerchio

cromatico di Itten5. Al centro del cerchio sono riportati i tre colori fondamentali primari rosso, giallo e blu, circondati dai colori secondari (che si possono ottenere per sintesi dei primari, a due a due) viola, blu-verde e arancione. Il colore complementare quel colore che nel sistema controbilancia un altro colore.

Il colore complementare dellarancio il blu. Pi il blu intenso e scuro, pi larancio brillante e tende verso il giallo. Allo stesso tempo pi larancio tende verso il rosso, e pi il blu si avvicina al verde. Le sensazioni che derivano dallaccostamento dei colori complementari sono anche quelle che risultano gradevoli allocchio. La presenza nel campo visivo di due o pi stimoli cromatici complementari genera l equilibrio o armonia cromatico. E un fenomeno che si verifica in conseguenza della visione prolungata di qualsiasi frequenza (o lunghezza donda) e che produce lo stimolo cromatico complementare a quella determinata frequenza. Lo stimolo complementare derivante dallosservazione di un colore post immagine il risultato della sintesi additiva dei coni recettori. Lo studio degli accordi cromatici aiuta a definire le regole in base alle quali le diverse combinazioni cromatiche risultano pi o meno gradevoli e soprattutto soddisfano le condizioni dellequilibrio visivo.

3.4 Da merce a valore espressivo e affettivo - Il percorso metodologico della ricerca


Nello schema riportato nelle due pagine seguenti si mostra il processo costruito per lesperienza condotta. Il colore da merce a valore affettivo ed espressivo. Avendo come obiettivo di partenza la diffusione del colore, se ne propone un uso sociale, lavorando sulla dimensione affettiva e tecnica. Nel cosa si leggono le tappe, in successione, relative ai contenuti del processo. Nel come si leggono gli strumenti di attuazione.

Note 1. Luzzato e Pompas, 1988, 2001, Brusatin, 1983, per una analisi storica. Lanalisi psicologica del colore ha introdotto la categoria concettuale dellinconscio, che implica lesistenza di significati sconosciuti alla coscienza ed espressi in forma simbolica, Widmann, 2000. 2. Lscher, M., La diagnostica Lscher, Astrolabio, Roma, 1995, pag. 12. 3. Kandinsky, Dello spirituale nellarte, in Tutti gli scritti, vol. II, Feltrinelli, Milano 1974. 4. Tornquist, 2004. 5. Itten, Johannes, Arte del colore, Il Saggiatore, 1983

PIACERE, GIOIA, SOLLIEVO, GODIMENTO, SVAGO

SERIET, PACE, INTROSPEZIONE RACCOGLIMENTO


Un colore caldo, ed un colore freddo che si compensano, si esaltano e si rafforzano a vicenda.

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CAPITOLO 3 LINFLUENZA DEL COLORE

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OBIETTIVO COLORE > PROPORRE UN USO SOCIALE DEL COLORE >

> DIMENSIONE AFFETTIVA E DIMENSIONE TECNICA

(PRASSI OPERATIVA)

Il colore da merce a valore affettivo ed espressivo. Avendo come obiettivo di partenza la diffusione del colore, se ne propone un uso sociale, lavorando sulla dimensione affettiva e tecnica. Nel COSA si leggono le tappe, in successione, relative ai contenuti del processo. Nel COME si leggono gli strumenti di attuazione.

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