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2. Approccio storico-genetico
In questo primo approccio ci muoveremo, quindi, in una prospettiva
storica a partire
dall'esodo, ma tenendo presente anche l'evoluzione ulteriore. Ci
interessa conoscere i
tratti fondamentali del volto del Dio dell'esodo, e anche lo sviluppo
della fede di Israele
in quest'ambito.
1
"M. Noth, isolando il ritornello teologico costante JHWH ci ha fatto uscire dall'Egitto, l'ha definito “la confessione di fede
originaria di Israele”. Lo stesso 'credo' storico [...] non fa che ribadire questo primato dell'esodo nella struttura della
Heilgeschichte -storico-salvifica- della fede biblica [...]. L'evento decisivo della liberazione dalla schiavitù faraonica è come
la radice sempre viva da cui nasce l'albero ramificato della storia della salvezza" (G. RAVASI, Esodo, in P. ROSSANO - G.
RAVASI - A. GIRLANDA [a cura]. Nuovo Dizionario di Teologia Biblica, Cisinello Balsamo, Paoline 1988, 506-507).
celebrato con grande solennità, specialmente nella grande festa
annuale della Pasqua2.
Gli esegeti fanno rilevare con ragione che la narrazione di questo
avvenimento, cosi
come la ritroviamo nei libri del Pentateuco e specialmente in quello
dell’Esodo, è già il risultato di un ripensamento posteriore della fede
del popolo in un determinato contesto
storico, e che ciò comporta una certa dose di proiezione del presente
in cui viene descritto verso il passato3. L'osservazione è pertinente.
Tuttavia essa non annulla la realtà del
nucleo storico dell'avvenimento, ne elimina la certezza sul fatto che
esso costituisca realmente la cellula-madre d'Israele come popolo, e
anche la cellula-madre d'Israele come
popolo credente in YHWH. Ne è una conferma, per esempio, il "credo"
di Dt 26,5-94.
Ciò ha un'importanza decisiva per quel che riguarda l'immagine di Dio
che stiamo cercando di identificare. Fu infatti lì, nell'avvenimento-
madre dell'esodo, dove Israele in quanto tale, e cioè in quanto
popolo5, incontrò il "suo" Dio. E dove imparò anche a chiamarlo con il
suo Nome proprio (Es 3,13-15). Quindi, è anche lì dove si riscontrano,
anche se in forma germinale, i tratti fondamentali dell'immagine di
questo Dio, che sarà poi anche il
Dio di Gesù di Nazaret e delle comunità che a lui si sono ispirate.
Per tutto il percorso della sua storia Israele continuerà a scoprire
sempre più chiaramente e in maniera sempre più ricca ciò che è già
contenuto implicitamente in tale immagine germinale, stimolato e
sollecitato dalle nuove circostanze storiche in cui si troverà a vivere. I
tratti del volto di questo Dio torneranno sempre più nitidi nella fede
del popolo.
Spesso, d'altronde, Israele dovrà lottare contro la tentazione di
oscurare detto volto a
causa del sincretismo religioso che lo porterà ad adorare, insieme con
JHWH, altre divinità dei popoli confinanti.
Per cogliere i lineamenti essenziali del volto del Dio rivelatesi
nell'esodo, occorre
2
Vedere tutto il libro del Deuteronomio, che ritorna costantemente sull'avvenimento, ma anche altri innumerevoli testi
salmodici, sapienziali e soprattutto profetici in cui il riferimento più o meno esplicito all'esperienza dell'esodo è presente.
3
Cf Bibbia di Gerusalemme: 11 Pentateuco. Introduzione, Bologna, Dehoniane 1977, 28-30.
4
Cf G.Von RAD, Teologia dell'Antico Testamento, Brescia, Paideia 1977, I 149-151.
5
A prescindere dal rapporto che i Patriarchi abbiamo avuto con Lui, cosa che rimane oscura data la insufficienza di dati,
come avremo occasione di rilevare più avanti, parlando del monoteismo d'Israele e la sua evoluzione.
quindi rifarsi a quell'avvenimento prendendolo in considerazione così
come lo presentano
le narrazioni dell'A. Testamento. È ciò che faremo ora. Ci ridurremo
però a raccoglierne
solo gli elementi più sostanziali tenendo presente, nella misura del
possibile, quanto dico-
no comunemente gli esegeti su di esso.
7
A. DEISSLER, L'autorivelazione di Dio nell'Antico Testamento, m J. FEINER - M. LÓHRER (a cura), Mysterium salutis.
Nuovo corso di dogmatica come teologia della storia della salvezza, Brescia, Queriniana 1972, III 312-313.
operante per realizzare il bene concreto del suo popolo, per strapparlo
da ciò che non lo lascia essere
veramente se stesso e aprirgli una possibilità di vita e di dignità.
"tutti i tratti della sua [di JHWH] natura e del suo agire come risultano
nella sto-
ria posteriore della alleanza, si manifestano qui o già pienamente o
tuttavia appena
delineati; nella maniera più cospicua e impressionante quello della sua
inclinazione
benevola verso l'uomo, disposta alla alleanza".
2.4. Sintetizzando
Raccogliendo in maniera molto sintetica tutti i dati raccolti negli
scritti dell'A. Testa-
mento sull'immagine di Dio, possiamo dire così:
II Dio JHWH è un Dio che si rivela nella storia del popolo dell'Antico
Testamento come tenacemente impegnato, con tutta la sua potenza,
nell'intento di strappare detto popolo (e poi l'intera umanità) dalla
situazione di perdizione in cui si trova, per aiutarlo a passare ad una
nuova situazione di maggior pienezza, in vista del raggiungimento di
una pienezza definitiva (shalom).
Riguardo a tale immagine aggiungiamo succintamente alcuni rilievi
di una certa
importanza:
• Stando a quanto dicono gli studiosi della Bibbia, il popolo d'Israele
ripensò il tema
del Dio creatore, già presente precedentemente nella sua coscienza
religiosa8, alla luce della sua immagine di JHWH salvatore e liberatore
8
Cf E. SCHILLEBEECKX, Gesù. La storia 600-609, dove l'A. discute la diffusa opinione contraria so stenuta da Von Rad e
molti suoi seguaci.
del popolo nella storia,
venendo così a concepire la creazione come il primo atto della storia
della salvezza, fatto che conferma l'attuale ordinamento dei libri del
Pentateuco9.
• Benché Israele abbia considerato in un primo momento questo Dio
JHWH come
un Dio esclusivamente proprio, analogamente a come facevano gli
altri popoli con
i loro dèi, a poco a poco andò tuttavia imparando a pensarlo sempre
più come il
10
Dio di tutte le genti , impegnato nel realizzare con tutti i popoli della
terra ciò che
aveva cominciato a fare emblematicamente con lui. L'esclusivismo
iniziale lasciò
cosi posto ad un universalismo sempre più accentuato.
• Questo popolo della Bibbia restò sempre segnato, anche nella sua
fede, dal carattere conflittuale della sua esperienza storico-religiosa
iniziale. Il Dio da esso sperimentato nell'esodo è un Dio-che-prende-
partito, appunto perché si rende alleato
di un gruppo umano in situazione di conflitto e non in situazione
pacifica. Questo
suo farsi alleato del gruppo debole, oppresso e sfruttato comporta di
rimbalzo un
suo dissociarsi dall'altro gruppo in quanto responsabile di tale
situazione11.
risvolto violento che accompagna quest'immagine di Dio rimarrà
molto presente
nella coscienza di fede del popolo e non verrà rimosso da essa fino
alla sua manifestazione piena nella persona e nell'opera di Gesù
Cristo12.
• Infine, leggendo l'A. Testamento si scopre facilmente che, insieme a
questa immagine di Dio così delineata nei suoi tratti essenziali,
appaiono qua e là più di una volta elementi delle immagini cosmiche
delle divinità dei popoli vicini (soprattutto dei cananei). Di essi Israele
se ne andrà purificando lentamente e faticosamente lungo la sua
9
Cf C. WESTERMANN, Il racconto della creazione inizio della Bibbia, in N. NEGRETTI - C. WESTERMANN - G. Von
RAD, Gli inizi della nostra storia, Torino, Marietti 1974, 61-65.
10
Lo si vede per es. nei libri di Giona e di Rut, e in altri scritti profetici, specialmente nel Deuteroisaia.
11
In questo contesto si può anche capire il tema biblico della elezione dei più piccoli (Abele, Giacobbe, Davide, Sansone,
ecc.).
12
Cf G. BARBAGLIO, Dio violento? Lettura delle Scritture ebraiche e cristiane, Assisi, Cittadella 1991.
storia. La purificazione totale avverrà, anche da questo punto di vista,
solo nel N. Testamento.
3. Approccio sistematico
Volendo ora organizzare sistematicamente i principali tratti
dell'immagine del Dio
dell'A. Testamento, raccogliamo i dati da esso fomiti attorno a tré
filoni che percorrono
tutti i suoi scritti: il monoteismo, la trascendenza e l'immanenza13.
13
Seguiremo il lavoro A. DEISSLER più volte citato (qui, nelle pp. 285-289). Altri autori preferiscono invece una
sistematizzazione attorno ai titoli più salienti dati a Dio dagli scritti veteroteostamentari. Così, per esempio, R.
FESTORAZZI, Rivelazione biblica di Dio, in ASSOCIAZIONE TEOLOGICA ITALIANA [a cura], I teologi del Dio vivo.
La tradizione di Dio oggi, Milano, Ancora 1968, 63-125.
Comunemente si pensa che il popolo d'Israele sia stato monoteista
sin dall'inizio della sua esistenza, che abbia cioè creduto da sempre
che il suo Dio JHWEL, creatore del
mondo e salvatore della storia, fosse l'unico Dio di tutti i popoli. Tale
convinzione è
spesso frutto di una lettura inadeguata dei dati biblici, che non tiene
conto del dato storico. La realtà è, come ci fanno sapere gli studiosi
della Bibbia, che c'è stata un'evoluzione da questo punto di vista nella
storia di questo popolo. Ne descriviamo ora brevemente le principali
probabili tappe.
• La prima è quella costituita dalla cosiddetta storia dei Patriarchi
(Gen 12-50).
Prima di accennare ai dati che ci forniscono le narrazioni bibliche al
riguardo, è importante ricordare ancora una volta la natura di tali
narrazioni. Esse non sono dei
racconti storici nel senso oggettivo e attuale della parola, ma
piuttosto delle narrazioni "teologiche", ossia delle proposte, a
sfondo storico certamente, di messaggi
della fede alla fede. Su di esse si proietta l'esperienza posteriore
del popolo. Quindi più che parlare della concezione che i
personaggi in questione hanno di Dio,
parlano della concezione che l’intero popolo ne ha avuto nel corso
della sua storia.
I Patriarchi (Abramo, Isacco e Giacobbe) sono come la
personificazione della fede
di questo popolo. Ciò vale in maniera del tutto speciale di Abramo,
"il padre" di
tutti i credenti. Ad ogni modo, avvalendoci anche di altre
conoscenze storiche esterne alla Bibbia possiamo ricavare alcuni
dati riguardanti il tema che ci interessa.
Un dato importante, difficilmente controvertibile dal punto di vista
storico e che
ha certamente segnato la concezione di Dio del popolo d'Israele nei
confronti di
altri (dei cananei per esempio), è che questo popolo proveniva da
antenati seminomadi. Ciò ebbe indubbiamente delle notevoli
ripercussioni sia sul suo modo
di concepire il tempo (non circolarmente ma linearmente), che su
quello di conce-
pire Dio. Il fatto di dover emigrare spesso, smontando le tende per
andare verso
nuovi pascoli con cui nutrire il loro bestiame, segnò profondamente il
modo di
pensare delle tribù delle origini. Anche per ciò che riguarda la
religione.
Non ci sono invece dati certi circa un monoteismo esplicito e riflesso
dei Patriarchi
nei capitoli che narrano la loro storia. Anzi, si può sospettare che essi,
come i
mèmbri degli altri popoli della regione, credessero nell'esistenza di
altre divinità oltre alla propria. Quello poi che in queste narrazioni
appare come "il Dio dei Padri",
ha due caratteristiche fondamentali: anzitutto, una certa parentela o
vicinanza di
tratti con il dio "El", la divinità principale del panteon cananeo, e poi,
un legame
molto stretto con Abramo e con i suoi discendenti. Difatti, inizialmente
viene chiamato "il Dio di Abramo", o "il Forte di Giacobbe", e più tardi
"il Dio di Abramo,
d'Isacco e di Giacobbe" o, semplicemente, "il Dio dei nostri Padri".
Dall'esame di questa prima tappa si potrebbe dire, dunque,
brevemente, che è molto difficile stabilire se il monoteismo in senso
stretto sia stato una delle componenti dell'immagine di Dio all'epoca
dei Patriarchi. Tutt'al più si può dire che essi
vivevano un specie di monoteismo "esistenziale", nel senso che si
sentivano strettamente e vitalmente legati al "loro" Dio, ma non un
vero e proprio monoteismo
tematizzato. Si tratterebbe quindi piuttosto di una forma di enoteismo.
Nella Bibbia la Parola di Dio è di tre tipi, non indipendenti tra di loro:
• c'è una Parola di comandamento, che è rivelazione della volontà
eterna di Dio per il suo popolo e in ordine alla sua salvezza. La si trova
specialmente in Es, dove i dieci comandamenti sono le "dieci Parole"
per eccellenza, e in Dt, che di quelle Parole è come l'esplicitazione e
l'approfondimento;
• c'è poi la Parola profetica, intimamente vincolata agli avvenimenti
della storia, che
diventa una potenza effettivamente decisiva, come si vede negli
scritti profetici;
• e c'è infine la Parola creatrice, che si trova soprattutto e quasi
esclusivamente negli scritti più recenti dell'Antico Testamento (Sai
33,6; 147,4; 148,8; Sap 9,1; Sir 39,17; 42,15; ecc.). È una Parola che
fonda tutto, che chiama all'esistenza ciò che non esiste. Afferma con
ragione uno studioso:
"Nell'A.Testamento, quasi tutta l'opera di Dio nella fondazione e nella
conservazione
del mondo e nell'adozione del popolo come libera scelta e per amore e
nella guida di
esso, anzi, dell'intera umanità, viene ricondotta alla 'Parola di Dio' [...].
Così il concetto di 'Parola di Dio" mette in luce tanto la trascendenza
quanto l'immanenza di Dio:
egli è fino a tale punto il totalmente diverso, da creare e dirigere tutto
'mediante' la sua
parola pronunciata senza fatica e liberamente; nello stesso tempo
però egli è presente
qui precisamente attraverso questa sua parola onnipotente. Ciò
spiega anche la 'personificazione' della parola condotta sempre più
decisamente"22.
14
Cf J. MOLTMANN, Trinità e regno di Dio. La dottrina su Dio, Brescia, Queriniana 1983, 30-71.
JHWH serve a mettere in luce la sua vitalità personale, una vitalità
imperturbabile e in-
vincibile. E un modo di dire che Egli è il Vivente, colui che ha in sé la
pienezza totale
della Vita.