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Nel precedente articolo abbiamo riflettuto sulle strade principali e le vie

secondarie della nostra vita e se ci sono strade, ci sono delle mete e ci siamo
domandati se oggi la nostra meta è Dio, come raggiungere questa meta. Ogni
volta stiamo aggiungendo un tassello e vorrei a questo punto della nostra
riflessione porre attenzione su un altro elemento per me fondamentale per la
buona riuscita di un viaggio, le relazioni.

Certo che in questo particolare momento storico stiamo assistendo ad una


grande tentazione, quella di ripiegarci su noi stessi e incrementare la cultura
dell’individualismo, dimenticandoci che sono le relazioni il luogo della scoperta
dell’altro e di Dio. Vivere da soli ci porta a dire: io non devo avere bisogno di
nessuno, men che meno dei consigli degli altri!

Quello che dimentichiamo, però, è che rimaniamo sempre essere umani e come
tali abbiamo bisogno di qualcuno che si accorga di noi, della nostre fatiche, del
nostro peso e ci dica parole che umianizzano in qualche modo la nostra vita.
Insomma dobbiamo esercitarci nella capacità di lasciarci voler bene. Dobbiamo
avere l’umiltà che qualcuno si occupi di noi, qualche esempio bellissimo della
Bibbia: Davide e Gionatan, Ruth e Noemi, Marta, Maria, Lazzaro…in tutte le
storie della Bibbia, le cose belle e le cose brutte capitano sempre nelle
relazioni. Pensiamo a Caino e Abele, o al perdono che Giuseppe riserva ai suoi
fratelli. Se decidiamo di stare da soli, i problemi dobbiamo risolverli da soli! Lo
stesso Gesù si fa bisognoso di persone che abbiano cura di Lui, si lascia voler
bene: quando entra in casa di altre persone e mangia con gli altri.

Viviamo nell’individualismo? O il nostro cuore è pronto a farsi prossimità?

Quello che mi piace pensare è che il luogo reale dove accadono le relazioni è
quello della normalità, della ferialità. Spesso guardiamo a questo tempo, come
un tempo debole in mezzo a tempi forti, ma se ci accorgessimo che il tempo
feriale, quello di ogni giorno è il tempo più forte di tutti, capiremmo che è li
che ci giochiamo davvero il meglio della nostra vita. Anche il tempo Gesù nella
maggior parte della sua vita, almeno nei suoi primi 30 anni, si è svolto
nell’ordinarietà.

La nostra quotidianità è fatta di turbamenti, la nostra normalità è attraversata


da paure, la paura di non essere all’altezza di quello che la vita ci presenterà, la
paura che forse quello che abbiamo scelto non era giusto, la paura di fare i
conti con quello che è successo. Quando tutto questo blocca la nostra vita,
ecco allora che la nostra ferialità diventa ostacolo, ci paralizza e torniamo ad
essere soli!

Che bello sarebbe vivere questa ferialità come l’ha vissuta Maria, per un istante
può anche vivere la paura di quell’annuncio così importante, ma
immediatamente prende una decisione dicendo: Eccomi. Alle domande,
“perché”, “come si fa a vivere quello che sto affrontando”, Maria ci insegna che
la normalità nella nostra vita lo dobbiamo affrontare con l’”eccomi”. È un atto di
fede che il Signore ci chiede nelle cose di ogni giorno. Questo “eccomi” è
pronunciato nonostante la paura, le domande, l’incomprensione del Mistero che
si poneva innanzi a Maria. Sembra che il Vangelo voglia suggerirci un segreto:
l’unico modo affinché arrivi un senso nella nostra vita è accogliere la vita così
come il Signore ce la pone dinanzi, facendo spazio con tutto noi stessi agli
eventi anche quando ci spaventano o ci gettano in confusione.

La fede di Maria è fede in un’opera di Dio che le è ancora misteriosa. Sembra


che l’atteggiamento della sua fede suggerisca che Ella si fidi di Dio nonostante
tutto. Ella coltiva una fiducia che è più grande delle evidenze che deve
affrontare. È in questo abbandono fiducioso che si trova l’inizio della
redenzione così come la conosciamo e tutto lo e tutto questo succede nella
sua quotidianità.

Come è la nostra normalità, che cosa dentro di noi, invece, fa resistenza? Che
cosa ci pesa? Che cosa subiamo nella nostra normalità?

Affidiamoci a Maria:

Se ti senti piccolo, va a Lei.


Se vedi che non puoi più fidarti di te stesso, abbandonati a Lei.
Se ti senti stanco e sfinito, appoggiati a Lei.
Se soffri, guardala nella sua calma e ferma adesione alla volontà di Dio.
Se ti senti peccatore, non perdere tempo, ricorri subito a Lei.
Nessuno rifiuta questa dolcissima Madre; per tutti ha parole di conforto e di vita. Tutti abbraccia
col suo cuore materno.
Ma per te che hai bisogno di semplificare al massimo la tua vita spirituale e le tue relazioni, Maria
è quanto mai necessaria.
Consacrati a Lei. Consacrale la tua anima coi suoi pregi e difetti; consacrale il tuo corpo e tutta la
tua attività. Con atto totale della tua volontà donale i tuoi meriti, frutto della tua giornata di
dolore. Donale tutto quello che hai, che hai avuto e che avrai in vita e dopo morte. (Beato Luigi
Novarese L’Ancora, n. 5, maggio 1952, pp. 1-3)

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