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38 Lettera internazionale

Il sociale nei social media


Geert Lovink

itoli di prima pagina, 2012: “La prossi- Granowetter dei punti di forza nei legami deboli di appuntamento? Condividiamo solo informa-

T ma volta che vuoi assumere qualcuno,


non fare i test di personalità, controlla
semplicemente il profilo Facebook del candida-
del 1973, alla “società delle reti” di Castells del
1996, agli attuali tentativi di mappatura dei
tecno-scienziati che si riuniscono sotto l’ombrel-
zioni, esperienze ed emozioni, o stiamo anche
cospirando come “sciami sociali”, invadendo la
realtà per creare i cosiddetti eventi del mondo
to”. – “Stephanie Watanabe giovedì notte ha tra- lo dell’Actor Network Theory.1 Un salto concet- reale? Questi contatti si trasformeranno in com-
scorso quasi quattro ore per eliminare dai con- tuale rilevante riguarda lo spostamento dall’ap- pagni? Sembra che i social media risolvano i pro-
tatti di Facebook circa 700 persone, e ancora partenenza a gruppi, liste, forum e comunità al blemi organizzativi che la generazione del baby-
non ha finito”. – “Ohio: scuse ufficiali su Face- potenziamento dell’autonomia degli individui boom, nata e cresciuta nelle periferie, si è trovata
book oppure carcere. Un uomo deve saper sce- che ora si connettono autonomamente alla rete. davanti cinquant’anni fa: noia, isolamento,
gliere” – “Secondo uno studio, gli utenti di Questo cambiamento, avvenuto nel corso dei depressione, desiderio. Come facciamo a unirci,
Facebook sono sempre meno amichevoli” – “Le neoliberisti anni Novanta, è stato facilitato dalla in questo momento? Abbiamo inconsciamente
donne tendono ad agire in modo più emotivo crescente capacità computazionale, dalla capaci- paura o, piuttosto, desideriamo il giorno in cui la
verso chi ha accesso alle loro informazioni per- tà di memoria sempre maggiore, dalla banda nostra infrastruttura vitale andrà in pezzi e avre-
sonali” (Mary Madden) – “Tutto in ghingheri e larga, e anche da interfacce più intuitive su dispo- mo davvero bisogno l’uno dell’altro? O dovrem-
nessun posto dove andare” (Wall Street Journal) sitivi sempre più piccoli (e mobili). È da qui che mo leggere questo Simulacro del Sociale come
– “Sto facendo di tutto per essere sociale in que- si entra nell’Impero del sociale. Va anche detto un’agonia organizzata, causata dalla perdita della
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sti giorni, perché non voglio stare da sola e che il sociale è diventato operativo e così diffuso comunità, dopo la frammentazione della fami-
voglio conoscere altre persone” (Cindy Sher- solo dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989, glia, del matrimonio e dell’amicizia? Perché
man) – “Il 30% degli utenti ha aggiornato il pro- quando il comunismo di Stato ha cessato di esse- assembliamo queste collezioni di contatti sempre
prio profilo con post che corrispondono ai crite- re una minaccia (militare) per il libero mercato in aumento? L’Altro, etichettato come “amico”, è
ri con cui l’American Psychiatric Association capitalistico. solo un cliente futuro o un partner d’affari? Quali
definisce i sintomi della depressione: senso di Se vogliamo rispondere alla domanda “che nuove forme di immaginario sociale esistono?
inutilità o di disperazione, letargia o insonnia e cosa significa davvero sociale nei social media Qual è il punto preciso in cui l’amministrazione
difficoltà di concentrazione” – “Controlla i tuoi di oggi”, un punto di partenza potrebbe essere il degli altri si trasforma in qualcosa di completa-
pazienti su Facebook: assumi qualcuno in clini- concetto della scomparsa del sociale, così come mente diverso? Il “diventare amico” scomparirà
ca per monitorare i profili dei tuoi pazienti tutto lo ha descritto Jean Baudrillard, il sociologo all’improvviso, come tante pratiche dei nuovi
il giorno?, chiede il dottor Moreno. Non serve a francese che ha teorizzato il cambiamento del media già scomparse nel nirvana digitale?
niente ed è inquietante” – “Stiamo dando la cac- ruolo del soggetto in quanto consumatore.
cia a un poliziotto berlinese, immortalato in una Secondo Baudrillard, a un certo punto, il socia-
foto su Facebook mentre fa il saluto nazista” – le ha perduto il suo ruolo storico ed è imploso Un sociale che non si riferisce più alla società
“Quindicenne va su Facebook per imprecare e nei media. Se il sociale non è più il pericoloso
lamentarsi dei suoi genitori. Il padre indignato mix di proletari politicizzati, di frustrati, di Il concetto-contenitore social media, che descri-
fa saltare in aria il portatile con una fucilata”. disoccupati, e di sporchi clochard che bazzicano ve un insieme confuso di siti web come Facebo-
per le strade in attesa della prossima occasione ok, Digg, YouTube, Twitter e Wikipedia, non è
per ribellarsi sotto qualsiasi bandiera, allora un progetto nostalgico volto a rilanciare il
Dal gruppo all’individuo come si manifestano gli elementi sociali nell’era potenziale, un tempo pericoloso, del “sociale”,
digitale della rete? inteso come una folla inferocita che richiede la
L’uso della parola sociale nel contesto dell’in- La “questione sociale” può non essere stata fine della diseguaglianza economica. Piuttosto,
formation technology (IT) risale agli albori della risolta, ma per decenni è stata come neutralizza- il sociale – per continuare a utilizzare il vocabo-
cibernetica. Ricompare più tardi, negli anni ta. In Occidente, dopo la Seconda guerra mon- lario di Baudrillard – è riportato in vita come
Ottanta, nell’ambito del groupware. La recente diale, si pensava che fosse necessaria una cono- simulacro della sua stessa capacità di creare
scuola materialistica di Friedrich Kittler e di scenza strumentale per gestire il sociale, e ciò ha relazioni sociali significative e durature. Vagan-
altri ha liquidato l’uso della parola sociale defi- ridotto a un circolo chiuso di esperti gli intellet- do tra le reti globali virtuali, ci sembra di essere
nendola una stupidaggine: ciò che i computer tuali delle diverse discipline che si sono posti il sempre meno legati ai nostri ruoli all’interno
fanno è soltanto calcolo, non interferiscono con problema. Ora, nel bel mezzo di una crisi econo- della comunità tradizionale, come la famiglia, la
le relazioni umane. Gli hippie olistici, d’altro mica globale, possiamo assistere a una rinascita chiesa, il quartiere. Soggetti storici, una volta
canto, ignorano questo approccio cinico alla del sociale? Tutto questo parlare dell’ascesa dei definiti come cittadini o membri di una classe
macchina e propongono una visione umanistica social media è solo una coincidenza linguistica? con determinati diritti, sono stati trasformati in
e positiva che evidenzi come i computer possa- Si può parlare, in questo periodo infinito succes- soggetti agenti, attori dinamici chiamati “uten-
no diventare strumenti di liberazione personale. sivo alla crisi finanziaria del 2008, di un “ritorno ti”, clienti che si lamentano, e prosumer. Il
Questo entusiasmo individualistico sul design del sociale”? C’è una coscienza di classe in cre- sociale non si riferisce più alla società, ma è
dell’interfaccia, sulla fruibilità e così via, è stato scita, e se c’è, può diffondersi per via elettronica? un’intuizione che turba noi, teorici e critici, che
inizialmente combinato con l’interesse per Nonostante la disoccupazione diffusa, la dispari- usiamo la ricerca empirica per dimostrare che la
l’aspetto comunitario del network. Prima che tà crescente di reddito e le proteste di Occupy, gente, nonostante l’atteggiamento esteriore,
l’avventura capitalistica del “punto-com” pren- sembra improbabile che assisteremo a una rivol- rimane saldamente integrata alle proprie struttu-
desse il sopravvento nella seconda metà degli ta globale in rete: infatti, le proteste hanno suc- re tradizionali locali.
anni Novanta, il calcolo computazionale era cesso proprio perché sono locali, nonostante la Il sociale non si manifesta più come una clas-
visto principalmente come uno strumento per la loro presenza in rete. Come possono le due enti- se, un movimento, una massa. E neanche istitu-
collaborazione tra le persone. tà separate di lavoro (work) e di comunicazione zionalizza se stesso, come accadeva durante i
In un capitolo intitolato “How computer net- in rete (network) essere collegate? decenni postbellici dello Stato Sociale. Sembra
work became social”, il teorico dei media austra- Possiamo inserire queste considerazioni nel ormai conclusa anche la fase postmoderna di
liano Chris Chesher traccia lo sviluppo storico più ampio contesto strategico posto dalla “que- disintegrazione e di declino. Oggi, il sociale si
delle reti: dalla sociometria e dall’analisi dei net- stione sociale dei media”. Tutti i contatti e le manifesta come network.
work sociali – una scienza offline (e un campo di rubriche, gestiti in maniera ordinata, a un certo Le pratiche in rete oltrepassano i muri delle
studio che risale al 1930) che prende in esame le punto strariperanno dal regno virtuale, come istituzioni del XX secolo, portando a una “cor-
dinamiche dei network umani –, dalla teoria di sembra suggerire la crescente popolarità dei siti rosione della conformità”. La rete è la forma
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Il concetto-contenitore social media, che descrive un insieme confuso di siti web come Facebook, Digg, YouTube,
Twitter e Wikipedia, non è un progetto nostalgico volto a rilanciare il potenziale, un tempo pericoloso, del “sociale”,
inteso come una folla inferocita che richiede la fine della diseguaglianza economica. Piuttosto, il sociale –
per utilizzare il vocabolario di Baudrillard – è riportato in vita come simulacro della sua stessa capacità di creare
relazioni sociali significative e durature. Vagando tra le reti globali virtuali, ci sembra di essere sempre meno legati
ai nostri ruoli all’interno della comunità tradizionale, come la famiglia, la chiesa, il quartiere.
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Simone Pellegrini, Avverse presenze, 2009, part.

reale del sociale. Ciò che conta – per esempio impossibile, anche nei paesi più autoritari. Deci- Freddo e intimo
nella politica e nel mondo degli affari – sono i dere di considerare i social media solo come un
“fatti sociali” così come si presentano attraver- rumore di fondo può anche essere controprodu- In Questo non è un manifesto del 2012, Micha-
so l’analisi della rete e le corrispondenti visua- cente. È per questo che le istituzioni, dagli ospe- el Hardt e Antonio Negri evitano di discutere la
lizzazioni dei dati. La parte istituzionale della dali alle università, assumono sciami di consu- dimensione sociale più ampia della comunità,
vita è un altro discorso, un regno che viene rapi- lenti precari che gestiscono i social media al della coesione e della società. Parlano di una
damente lasciato alle spalle, diventando un uni- posto loro. schiavitù inconsapevole: «Accade a volte che le
verso parallelo. Si è tentati di rimanere positivi I social media mantengono la promessa di persone lottino per la propria condizione di
e di fare una sintesi, proseguendo lungo questo una comunicazione che diventa scambio e, schiavitù come se fosse la salvezza».3 I due teo-
percorso, tra le strutture di potere formalizzate invece di censurare le repliche, le sollecitano. rici sono interessati al diritto individuale nei
all’interno delle istituzioni e la crescente Come afferma Baudrillard in uno dei suoi primi social media, piuttosto che al sociale in genera-
influenza delle reti informali. Ma non è chiaro scritti, i social media possono essere intesi le. «È dunque possibile che nella comunicazio-
se questa Terza Via sia ormai prossima. La con- come «spazi reciproci di intervento e di rispo- ne ed espressione volontaria, nei blog, nella
vinzione – fortemente influenzata da una men- sta» che inducono gli utenti a comunicare qual- ricerca sul web e nell’uso dei social media, le
talità che ha nelle relazioni pubbliche il suo cosa, qualsiasi cosa.2 In seguito, Baudrillard ha persone contribuiscano a fare crescere invece di
punto di forza – che i social media saranno, un cambiato la sua posizione, non riconoscendo contrastare le forze repressive?» Per noi, il lavo-
giorno, totalmente integrati, non è altro che otti- più l’aspetto emancipatorio della replica ai ro e il tempo libero mediatizzati non sono più
mismo di stampo New Age, in un momento di mezzi di comunicazione. Ripristinare questo separabili. Ma che cosa dire dell’aspetto positi-
tensioni crescenti causate dalla scarsità delle scambio simbolico non era abbastanza – e que- vo dell’essere collegati agli altri?
risorse. Il sociale, che era un tempo il collante sta caratteristica è proprio ciò che i social media Hardt e Negri fanno l’errore di ridurre il
utilizzato come rimedio al danno storico, può offrono ai loro utenti come gesto emancipatorio. social networking a una questione di medium,
rapidamente trasformarsi in materiale instabile, Per il Baudrillard più tardo, ciò che conta è la come se internet e gli smartphone fossero usati
esplosivo. Un divieto d’accesso totale è quasi superiorità della maggioranza silenziosa. solo per cercare e produrre informazioni. Per
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Tutti gli aspetti della vita si sono aperti alla logica dei sondaggi di opinione. Non solo abbiamo opinioni personali
su ogni possibile evento, idea o prodotto: ma questi giudizi informali hanno un valore anche per le banche dati
e per i motori di ricerca. Ma questi dispositivi sono totalmente indifferenti ai contenuti delle informazioni
che catturano. Questo è il relativismo della rete: alla fine si tratta solo di dati, i loro dati, pronti per essere estratti,
ricombinati e piazzati da qualche parte. “Victor, sei ancora vivo?” Questa non è partecipazione, né ricordo, né oblio.
Ciò che trasmettiamo è solo un segnale che indica che siamo ancora vivi.

quanto riguarda il ruolo della comunicazione, essere vigili nel fare distinzioni (tra valore d’uso legami familiari, al paese o al quartiere, alla
concludono che «niente può sostituire la vici- e valore di scambio; mondo della vita e coloniz- scuola e all’università, alla chiesa e ai colleghi
nanza fisica e la comunicazione corporea che è zazione del mondo della vita), la sfida che ci di lavoro), il sociale è visto come qualcosa di
la base dell’intelligenza politica collettiva e del- attende ora è esercitare la stessa vigilanza in un cui siamo orgogliosi, che amiamo rappresentare
l’azione». I legami sociali sono probabilmente mondo sociale che annulla sistematicamente e mostrare. Il social networking è vissuto in ter-
solo sciocchezze, un mondo reale stucchevole. queste distinzioni».7 mini di potenzialità reale: potrei contattare que-
In questo senso, la vera natura della vita Albert Benschop, il pioniere olandese della sta o quella persona (ma non lo farò). Da oggi in
sociale online resta fuori campo, e non viene web sociologia, direttore di SocioSite.net, pro- poi indicherò una marca preferita (anche se nes-
quindi esaminata. L’incontro tra il sociale e i pone di superare del tutto la distinzione tra reale suno me lo chiede). Il sociale è la capacità col-
media non deve essere venduto come una sinte- e virtuale. Benschop tenta un’analogia con il lettiva di immaginare i soggetti connessi come
si in senso hegeliano, come un’evoluzione stori- teorema di Thomas, una teoria classica della un’unità temporale. La potenza della connessio-
co-mondiale; tuttavia, la forte seppur astratta sociologia, quando dice: «Se le persone defini- ne è percepita da molti, e le simulazioni del
concentrazione di attività sociale sulle piattafor- scono i network reali, essi sono reali di fatto». sociale sui siti web e nei grafici non sono tanto
me network di oggi è qualcosa che ha bisogno di Per Benschop, internet non è un «mondo di esperienze secondarie o rappresentazioni di
essere teorizzato. seconda mano». Lo stesso si potrebbe dire del qualcosa di reale: sono sonde che affondano in
L’appello di Hardt e Negri al rifiuto della sociale. Non esiste alcuna seconda vita, con un mondo post-alfabetizzato governato dalle
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mediazione deve essere superato. Abbiamo biso- regole e convenzioni sociali differenti. Secondo immagini.
gno di «costruire nuove verità che possono esse- l’autore, è questo il motivo per cui, tecnicamen- La massima di Martin Heidegger «Noi non
re create unicamente da singolarità comunicanti te, non è necessaria alcuna disciplina supple- chiamiamo, siamo chiamati» qui suona a
in network e nello stare insieme». Abbiamo biso- mentare.8 La discussione sulla forma del sociale vuoto.10 Su internet, gli automatismi ci contat-
gno sia di lavorare in rete che di piantare le tende. riguarda tutti noi; e non dovrebbe essere appan- teranno a prescindere, e gli aggiornamenti di
Nella loro versione del sociale, «ci muoviamo in naggio esclusivo di geeks e startuppers. stato degli altri, rilevanti o meno, passeranno
sciami come insetti» e agiamo come «una decen- Come afferma Johan Sjerpstra: «Benvenuti davanti ai nostri occhi in ogni caso. Il fallimen-
tralizzata moltitudine di singolarità che comunica nell’abisso sociale. Non possiamo più chiudere to del filtro è reale. Una volta all’interno del
orizzontalmente».4 Le reali strutture di potere e le gli occhi davanti alla vera stupidità che c’è là flusso intasato dei social media, la chiamata ad
frizioni che emergono da questa situazione non fuori. Ci siamo in mezzo, tutti. Pierre Lévy, per esserci viene dal software e ci invita a rispon-
sono ancora state affrontate. favore, aiutaci tu: dov’è l’intelligenza collettiva, dere. Ed è qui che va a sbattere l’indifferenza
La ricerca di una dimensione del sociale ora che ne abbiamo bisogno?» postmoderna, disinvolta e rilassata, con il suo
online appare un progetto coraggioso, ma è Il sociale non è semplicemente la consapevo- atteggiamento quasi eversivo. Non ha senso
sostanzialmente improduttivo ricercarlo in ciò lezza (digitale) dell’altro, anche se l’importanza non preoccuparsi, non siamo comunque amici.
che resta della teoria sociale europea del XIX del “contatto diretto” non va sottovalutata. Deve “Perché essere su Facebook?” “Lascia perdere
secolo. È questo che rende così insidioso il esserci un’interazione effettiva, reale, esistente. Twitter”. Sono affermazioni diffuse, ma ormai
dibattito sul “lavoro precario” partendo da Marx Questa è la differenza principale tra i vecchi fuori luogo. L’utente non è più in uno «stato di
fino allo sfruttamento su Facebook.5 Quello che media radiotelevisivi e il modello attuale dei stupore».
dobbiamo fare invece è prendere il processo di social network. L’“interpassività”, cioè la ten- Il silenzio delle masse di cui parlava Bau-
socializzazione al valore nominale ed evitare di denza a delegare passioni e desideri agli altri drillard è stato rotto. I social media sono stati un
perderci in interpretazioni politiche benpensanti (l’esternalizzazione dei sentimenti), come trucco molto efficace per farle parlare. Siamo
(come ad esempio le “Rivoluzioni su Facebook” hanno scritto, per esempio, Pfaller, Žižek, e van stati tutti riattivati. L’oscenità delle opinioni
della Primavera araba 2011 e dei movimenti Oenen, è un concetto bello ma debole in questo comuni e la prostituzione quotidiana dei dettagli
delle piazze). I meccanismi dei social media contesto (interattivo).9 Mettere in dubbio le privati è ormai saldamente integrata nel soft-
sono sottili, informali e indiretti. Ma è possibile architetture e le culture dei social media di oggi ware e in miliardi di utenti.
concepire la svolta sociale nei nuovi media come non vuol dire essere motivati per forza da qual- L’esempio che fa Baudrillard è quello del
qualcosa di freddo e intimo allo stesso tempo, che sentimento offline nascosto, represso e sondaggio, che secondo lui mina «l’esistenza
così come dice la sociologa israeliana Eva Illouz romantico. Non esiste forse la sensazione giu- autentica del sociale». Baudrillard sostituisce
nel suo libro Intimità fredde?6 La letteratura del- stificata di una sovraesposizione, non solo alla visione triste delle masse come entità alie-
l’industria dei media e dell’information technol- all’informazione in generale, ma agli altri? Noi nate, una visione ironica e centrata sull’oggetto.
ogy evita di rispondere a questa domanda. Virtù tutti abbiamo bisogno di prenderci una pausa Ora, dopo trent’anni di vita dei media, perfino
come l’accessibilità e la fruibilità non spiegano dal circo sociale, di tanto in tanto, ma quanti questa visione è stata assimilata. Nell’era di
che cosa le persone stiano cercando “là fuori.” possono permettersi di tagliare i legami indefi- Facebook, le indagini possono essere effettuate
Limiti analoghi si ritrovano nel discorso sulla nitamente? Nel contesto online, il sociale richie- di continuo – senza la partecipazione diretta
fiducia, che cerca di gettare un ponte tra la sfera de il nostro coinvolgimento costante, sotto delle persone ai questionari – tramite l’estrazio-
informale e la sfera giuridica delle norme e dei forma di click. Abbiamo però bisogno di fare il ne di una gran quantità di dati (data mining).
regolamenti. link reale. Le macchine non potranno effettuare Questi calcoli algoritmici vengono eseguiti in
L’“obliterazione del sociale” non ha portato il collegamento vitale per noi, a prescindere da background e misurano ogni singolo click, ogni
alla scomparsa della sociologia, ma ha declassa- quanto avremo delegato loro. Non basta incre- tocco della tastiera e ogni uso di una parola
to l’importanza della teoria sociale nei dibattiti. mentare il nostro capitale sociale esistente. Ciò chiave. Per Baudrillard, questo «essere assorbi-
Una “web sociologia” che si liberi dalla dicoto- che i social media possono fare è espandere ti positivamente nella trasparenza del compu-
mia reale-virtuale, non limitando il suo campo algoritmicamente la nostra portata, o almeno, è ter» è addirittura peggiore dell’alienazione.11
di ricerca alle “implicazioni sociali della tecno- ciò che promettono. Il pubblico è diventato un database comple-
logia” (come, per esempio, la dipendenza da to di utenti. Il “genio maligno del sociale” non
internet), potrebbe avere un ruolo fondamentale ha altro modo di esprimere se stesso se non tor-
nello sviluppo di una migliore comprensione Perdere lo stato di stupore nando nelle strade e nelle piazze, guidato e
dell’intreccio tra l’“analisi di classe” e la media- assistito dalla moltitudine di punti di vista pro-
tizzazione. A tal proposito, Eva Illouz mi ha Invece di limitarci a vivere la nostra storia per- dotti da smartphone “cinguettanti” e da fotoca-
scritto ciò che segue: «Se la sociologia ci ha sonale come qualcosa con cui ci riconciliamo e mere digitali. Così come Baudrillard considera-
sempre invitato a esercitare la nostra astuzia e a che sentiamo la necessità di superare (si pensi ai va l’esito dei sondaggi di opinione come una
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C’è un gruppo in crescita di critici, principalmente americani, che ci allertano sugli effetti collaterali derivati
da un ampio uso dei social media. Dai discorsi di Sherry Turkle sulla solitudine, agli allarmi lanciati da Nicholas Carr
sulla perdita di brainpower e di capacità di concentrazione, alla critica di Evgeny Morozov del mondo utopico
delle ONG, fino alla preoccupazione di Jaron Lanier per la perdita di creatività, ciò che unisce questi commentatori
è che tutti evitano di dire quello che il sociale potrebbe essere in alternativa,
se non fosse definito da Facebook e da Twitter.

destinata al data-mining e, una volta


immagazzinata, pronta per essere assem-
blata con altri dettagli.
Questi dispositivi sono totalmente
indifferenti ai contenuti delle informa-
zioni che catturano. A chi interessano le
nostre opinioni? Questo è il relativismo
della rete: alla fine si tratta solo di dati, i
loro dati, pronti per essere estratti, ricom-
binati e piazzati da qualche parte. “Vic-
tor, sei ancora vivo?”13 Questa non è par-
tecipazione, né ricordo, né oblìo: quello
che trasmettiamo è solo un segnale che
indica che siamo ancora vivi.
Una lettura decostruttivistica dei
social media non dovrebbe avventurarsi,
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ancora una volta, a rileggere il discorso


sull’amicizia (“da Socrate a Facebook”)
o a smembrare il sé online. Non importa
quanto sia difficile resistere alla tentazio-
ne, i teorici dovrebbero rifuggire dal loro
irrefrenabile impulso “interpassivo” di
chiedere una pausa (“prenota la tua
vacanza offline”). Questa posizione
ormai è esaurita. Abbiamo invece biso-
gno di una cibernetica 2.0, di iniziative
che siano il seguito delle conferenze
Simone Pellegrini, Vocalico, 2010, part. Macy (1946-1953), ma questa volta con
l’obiettivo di indagare la logica culturale
all’interno dei social media, l’inserimen-
sottile vendetta della gente comune contro il sondaggi di opinione, informazione, pubblicità, to di auto-riflessività nel codice, e di chiedere
sistema politico-mediatico, allo stesso modo statistiche; costantemente messi di fronte alla quali architetture per i software potrebbero esse-
dovremmo mettere in discussione la verità verifica statistica anticipata dei nostri comporta- re sviluppate per modificare radicalmente
oggettiva dei cosiddetti big data provenienti da menti, assorbiti dalla rifrazione permanente di l’esperienza sociale online.
Google, Twitter e Facebook. La maggior parte ogni nostro minimo movimento, non riusciamo Abbiamo bisogno di input dagli studi umani-
del traffico sui social media proviene da milio- più a confrontarci con la nostra volontà». stici e dalle scienze sociali; queste discipline
ni di computer che comunicano tra loro. Consi- Baudrillard discute di questo spostamento devono iniziare a dialogare con l’informatica. I
derare un 10% di partecipazione attiva è già verso un’oscenità che è frutto della continua Software Studies sono iniziative degne di tale
dire tanto, visto che gli utenti sono assistiti da esposizione delle preferenze di ciascuno (nel compito? Sarà il tempo a dirlo. L’umanistica
un esercito di diligenti e laboriosi automatismi nostro caso, sui social media). Assistiamo a una digitale, con il suo entusiasmo unilaterale per la
del software. Il resto degli account è inattivo. «ridondanza del sociale», al «voyerismo ininter- visualizzazione dei dati, lavorando con studiosi
Questo è ciò con cui la filosofia orientata rotto di un gruppo in relazione con se stesso che di materie umanistiche, analfabeti digitali che
all’oggetto non è ancora venuta a patti: la criti- deve sapere che cosa vuole in ogni momento. sono vittime innocenti, non è partita al meglio.
ca della contingenza inutile. Attraverso questa auto-informazione, questa Non abbiamo bisogno di altri strumenti; quello
Il sistema di social media non è più in grado auto-intossicazione costante, il sociale diventa che ci serve è un insieme di grandi programmi
di «immergerci in uno stato di stupore», come ossessionato da se stesso».12 di ricerca gestiti da teorici che conoscano questa
diceva Baudrillard riguardo all’esperienza dei tecnologia e che mettano finalmente la teoria
media, decenni fa. Ora, piuttosto, il sistema ci critica al posto di comando.
mostra la via per avere le applicazioni più alla Solo un segnale che siamo ancora vivi L’atteggiamento remissivo delle arti e delle
moda e altri prodotti che elegantemente ci fanno scienze umane verso le scienze e le industrie
dimenticare il sapore della giornata di ieri. Ma la differenza tra gli anni Ottanta, quando dure deve cessare.
Basta un click, selezionare, e trascinare via la Baudrillard esponeva queste tesi, e oggi, tren- Quale può essere il contributo della filosofia?
piattaforma per trovare qualcos’altro che ci t’anni più tardi, può essere trovata nel fatto che Il soggetto maschile occidentale che si auto-
distragga. Così trattiamo i servizi online: ce li tutti gli aspetti della vita si sono aperti alla logica manifesta non ha più bisogno di essere dissezio-
lasciamo alle spalle, se possibile, su hardware dei sondaggi di opinione. Non solo abbiamo opi- nato e confrontato con una cyber-identità libera-
abbandonati. In poche settimane, dimentichia- nioni personali su ogni possibile evento, idea o ta o con un avatar che vaga per i mondi del gioco
mo l’icona, il segnalibro, o la password. Non è prodotto: ma questi giudizi informali hanno un virtuale. Buoni giocatori nel nuovo gioco dei
necessario ribellarsi contro i media del web 2.0, valore anche per le banche dati e per i motori di media possono essere trovati in tutto il mondo,
abbandonandolo mentre protestiamo per via di ricerca. La gente comincia a parlare di un pro- dall’Africa al Brasile, dall’India all’Asia orienta-
norme sulla privacy che riteniamo invadenti; al dotto di propria iniziativa, non ha più bisogno di le. Per questo motivo, sarebbe bene mettere insie-
contrario, possiamo tranquillamente scartarlo, uno stimolo esterno. Twitter abbraccia ogni me una teoria postcoloniale applicata all’infor-
immaginando che alla fine si unirà al buon vec- aspetto della vita quando chiede: “Che c’è di mation technology. Dovremmo considerare
chio HTML, nelle città fantasma dei passati nuovo?” Tutto, anche la più piccola scintilla di senza esitazione le pratiche odierne del sociale
anni Novanta. informazione fornita dal pubblico online è come empatia elettronica. Come organizziamo e
Baudrillard analizza i bei vecchi tempi dei (potenzialmente) rilevante, pronta per essere gestiamo i nostri affetti online? Per dirla in ter-
media: «Questo è il nostro destino: sottoposti a identificata come virale, per essere un trend, mini teorici: abbiamo bisogno di estendere la
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Grazie alla semplicità di Facebook, l’esperienza online diventa un’esperienza profondamente umana:
l’obiettivo è quello di trovare l’Altro, non informazioni. Idealmente, l’Altro è in linea in questo momento.
La comunicazione funziona meglio se è attiva ventiquattro ore al giorno, sette giorni su sette, se è globale, mobile,
veloce e breve. Gli scambi più apprezzati con gli “amici” sono quelli immediati, possibili grazie alla chat, mediazione
sociale al massimo livello. Siamo invitati a sputare fuori un pensiero, a prescindere dalla sua qualità,
indipendentemente da come si connette ad altri pensieri. La presenza sociale dei giovani è predefinita.

discussione di Derrida sul soggetto occidentale sul fatto che Facebook e Twitter, oggi piattaforme generati dagli utenti, che consentono un certo
all’agency non-umana del software (come è per milioni di utenti, siano ancora in grado di livello di interazione tra gli utenti stessi», una
descritta da Bruno Latour e sostenitori nella sua generare autentiche esperienze di comunità definizione problematica che potrebbe includere
Actor Network Theory). Solo così potremo com- online. Ciò che conta sono gli argomenti di ten- buona parte della prima computer culture. E non
prendere meglio la politica culturale degli aggre- denza, la nuova piattaforma e le app più recenti. basta limitare i social media all’uploading e
gatori di contenuto, il ruolo dei motori di ricerca Un giorno, gli storici di Silicon Valley diranno all’auto-promozione. A essere essenziali sono il
e le guerre di editing su Wikipedia. che i siti di social network nascono dalle ceneri rapporto personale uno-a-uno e gli elementi su
Con questa enfasi sui big data, possiamo leg- della crisi del punto-com, quando un manipolo di piccola scala di distribuzione virale.
gere il “rinascimento del sociale” alla luce della sopravvissuti che operavano dai margini degli Come spiega Andrew Keen in Vertigine digi-
sociologia come “scienza positivistica della alti e bassi dell’e-commerce ha riconfigurato i tale (2012), il sociale nei social media è prima
società”, anche se ancora non c’è all’orizzonte concetti ancora operativi del web 1.0, così da raf- di tutto un contenitore vuoto; Keen porta a
alcuna scuola che possa aiutarci a leggere cor- forzare il ruolo dell’utente come produttore di esempio la solita banalità secondo cui internet
rettamente l’aura sociale del cittadino inteso contenuti. Il segreto del web 2.0, che ha preso il «sta diventando il tessuto connettivo della vita
come utente. Il termine sociale è stato di fatto via nel 2003, è la combinazione tra uploads (gra- del XXI». Secondo Keen, il sociale sta diven-
neutralizzato, ridotto cinicamente a pornografia tuiti) di materiale digitale e possibilità di com- tando un’onda di marea che spiana tutto ciò che
di dati. Rinato come un concetto nuovo nel mentare i contributi di altre persone. L’interattiv- trova lungo il proprio percorso. Keen avverte
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dibattito dei media, il sociale non si manifesta ità è sempre stata costituita da queste due com- che ci ritroveremo in un futuro anti-sociale,
né come dissenso né come sottocultura. ponenti: azione e reazione. caratterizzato dalla «solitudine di un uomo iso-
Chris Cree definisce i social media come «for- lato in mezzo a una folla connessa».14 Confina-
mat di comunicazione che pubblicano contenuti ti nelle gabbie di software come Facebook,
Collegare persone a dati, oggetti a persone

Il sociale organizza il sé come un’entità tecno-


culturale, come un effetto speciale del software,
che crea dipendenza grazie a continui feedback
in tempo reale. Nel contesto di internet, il socia-
le non è né un riferimento alla questione socia-
le, né un ricordo nascosto del socialismo come
programma politico. Il sociale è proprio ciò che
sostiene di essere: un’opportunità calcolata in
tempi di comunicazione distribuita. Alla fine, il
sociale si rivela essere un diagramma, una rac-
colta più o meno casuale di contatti sul nostro
schermo che blaterano di continuo – fino a
quando non interveniamo per dire la nostra.
Grazie alla semplicità di Facebook, l’espe-
rienza online diventa un’esperienza profonda-
mente umana: l’obiettivo è quello di trovare
l’Altro, non informazioni. Idealmente, l’Altro è
in linea in questo momento. La comunicazione
funziona meglio se è attiva ventiquattro ore al
giorno, sette giorni su sette, se è globale, mobi-
le, veloce e breve. Gli scambi più apprezzati con
gli “amici” sono quelli immediati, possibili gra-
zie alla chat, mediazione sociale al massimo
livello. Siamo invitati a sputare fuori un pensie-
ro, a prescindere dalla sua qualità, indipenden-
temente da come si connette ad altri pensieri. La
presenza sociale dei giovani è predefinita
(secondo la letteratura scientifica).
Creiamo una scultura sociale, e poi, come
facciamo con le opere più concettuali e coin-
volgenti, la abbandoniamo, lasciando che
venga cestinata da lavanderie anonime. Que-
sto ha a che fare con la fede inerente a tutti i
social media: ogni singola presenza sarà ricor-
data come un’esperienza individuale della
comunità online del decennio post 11 settem-
bre. E felicemente dimenticata non appena la
distrazione successiva avrà consumato il
nostro presente perpetuo.
Si dice che i social media abbiano superato le
comunità virtuali (così come le descrive Howard
Rheingold nel suo libro del 1993) ma, a questo
punto, a chi interessa veramente ricostruire un
più ampio quadro storico? Ci sono molti dubbi
int 116-2: int91 26/06/2013 17.52 Pagina 43

Lettera internazionale Il sociale nei social media 43

Secondo Dave Winer, il futuro dell’informazione sarà come «creare un fiume, aggregando i feed dei blogger
che ammiri di più e le fonti delle notizie che leggono. Condividere le tue fonti con i tuoi lettori, nella consapevolezza
che quasi nessuno è solo fonte o solo lettore. Mescolare il tutto. Fare una zuppa di idee e assaggiarla spesso.
Essere connessi con tutti coloro che sono importanti per te, il più velocemente possibile, nella maniera più automatica
possibile, premere al massimo l’acceleratore e togliere il piede dal freno». È così che i programmatori oggi incollano
tutto a un codice. Collegare persone a dati, oggetti a persone. Questo è il sociale, oggi.
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Simone Pellegrini, Perduto a margine, 2009

Google e i loro cloni, gli utenti sono incoraggia- nella maniera più automatica possibile, premere valore. Non è proprio così che vanno le cose. Perché
ti a ridurre la loro vita sociale alla “condivisio- al massimo l’acceleratore e togliere il piede dal anche tu trai qualcosa da tutto questo. La cosa scon-
ne” di informazioni. Il cittadino che si auto- freno». È così che i programmatori oggi incolla- certante nelle teorie del playbour (play+labour) è che
mediatizza trasmette costantemente il suo stato no tutto a un codice. Collegare persone a dati, si rifiutano di riconoscere che tutti noi, oltre ad essere
sfruttati e controllati, siamo fonti che traboccano di
d’animo a un gruppo amorfo e insensibile di oggetti a persone. Questo è il sociale, oggi.
energia produttiva potenzialmente autonoma. Rifiutar-
“amici”. Keen fa parte di un gruppo in crescita si di vedere ciò, rifiuto molto diffuso soprattutto a sini-
di critici (principalmente) americani che ci 1
C. Chesher, “How Computer Networks Became stra, purtroppo, lascia inesplorato e parzialmente irrea-
allertano sugli effetti collaterali derivati da un Social,” in C. Chesher, K. Crawford e A. Dunn, lizzato questo potenziale di autonomia.
uso estensivo dei social media. Dai discorsi di Internet Transformations: Language, Technology, 6
E. Illouz, Intimità fredde. Le emozioni nella
Sherry Turkle sulla solitudine, agli allarmi lan- Media and Power, Palgrave Macmillan, in uscita nel società dei consumi, Feltrinelli, 2007.
ciati da Nicholas Carr sulla perdita di brain 2014. 7
Scambio di email private, marzo 2012.
2
power e di capacità di concentrazione, alla criti- Cfr. J. Baudrillard, “The Masses: Implosion of 8
A. Benschop, Virtual Communities, www.socio-
ca di Evgeny Morozov del mondo utopico delle the Social in the Media”, in New Literary History, site.org/network.php
ONG, fino alla preoccupazione di Jaron Lanier 16:3, John Hopkins University Press, 1985, p. 1. 9
Cfr. R. Pfaller, Ästhetik der Interpassivität, Plilo
3
Tutte le citazioni di questo paragrafo e del suc- Fine Arts, 2008; e G. van Oenen, Nu even niet! Over
per la perdita di creatività, ciò che unisce questi cessivo sono tratte da M. Hardt e A. Negri, Questo de interpassieve samenleving, van Gennep, 2011.
commentatori è che tutti evitano di dire quello non è un manifesto, Feltrinelli, 2012, pp. 20-23. 10
Cfr. A. Ronell, The Telephone Book, University
che il sociale potrebbe essere in alternativa, se 4
Ibid., pp. 40-41. of Nebraska Press, 1989.
non fosse definito da Facebook e Twitter. Il pro- 5
Cfr. “The $100bn Facebook question: Will capita- 11
Cfr. J. Baudrillard, cit., p.5.
blema qui è la natura dirompente del sociale, lism survive ‘value abundance’?” sulla mailing list di 12
Ivi.
che si presenta come una rivolta contro un ordi- Nettime, all’inizio del marzo 2012. Brian Holmes scri- 13
Frase tipica pronunciata dal Professor Professo-
ne sconosciuto e indesiderato: vago, populista, ve in vari post: «Quello che ho trovato molto limitante re, un personaggio bavarese che parla un inglese con
radical-islamico, guidato da memi buoni a nulla. nel discorso intorno al cosiddetto web 2.0 è l’utilizzo forte accento tedesco, della serie animata The Secret
L’Altro come opportunità, come canale, della nozione marxiana di “sfruttamento” in senso Show del 2007 sulla BBC.
oppure come ostacolo? A voi la scelta. Non è stretto, dove la vostra forza lavoro è alienata nella pro- 14
A. Keen, Vertigine digitale. Fragilità e disorien-
duzione di una merce e ne ottiene un valore di scam- tamento da social media, EGEA, 2013.
mai stato così facile “auto-quantificare” i con- bio... Per anni sono rimasto stupito dal rifiuto di vede-
torni personali di un individuo. Seguiamo le re le cose in un altro modo. La parte più sconcertante è
nostre statistiche sul blog e sulle nostre menzio- Traduzione di Isabella Rinaldi
che questo discorso si basa sul lavoro del più grande
ni di Twitter, controlliamo gli amici degli amici filosofo politico della storia europea, Karl Marx. Che
su Facebook, o andiamo su eBay per comprare consiste nell’affermare che i social media ti sfruttano, Geert Lovink è teorico e critico olandese-
un paio di centinaia di “amici” che poi possano che lo svago è diventato lavoro, e che Facebook è la australiano dei media. È professore presso la
mettere il loro “mi piace” sulle le nostre ultime nuova Ford Motor Co… L’apparato di cattura, intro- European Graduate School, professore di ricerca
foto e diffondere il nostro ultimo look. Secondo dotto da Deleuze e Guattari e sviluppato in un’autenti- presso la Hogeschool di Amsterdam di cui è
Dave Winer, il futuro dell’informazione sarà ca economia politica dagli Autonomisti italiani e dal direttore, fondatore dell’Institute of Network
come «creare un fiume, aggregando i feed dei gruppo parigino di Multitudes, si muove nella stessa Cultures, e Professore Associato in Scienze della
direzione di Marx, senza però usare il concetto di sfrut- Comunicazione (nuovi media) presso l’Università di
blogger che ammiri di più e le fonti delle noti- tamento… I social media non ti sfruttano come fa il Amsterdam. Tra i suoi testi: Ossessioni collettive.
zie che leggono. Condividere le tue fonti con i tuo capo. Vendono statistiche su come tu, i tuoi amici Critica dei social media, Università Bocconi, 2012;
tuoi lettori, nella consapevolezza che quasi nes- e corrispondenti fate uso delle vostre facoltà umane e Zero comments. Teoria critica di internet, Bruno
suno è solo fonte o solo lettore. Mescolare il dei vostri desideri a orribili società che fanno di tutto Mondadori, 2008; Internet non è il paradiso,
tutto. Fare una zuppa di idee e assaggiarla spes- per catturare la tua attenzione, condizionare i tuoi com- Apogeo, 2004; Dark fiber, Luca Sossella, 2002. Il
so. Essere connessi con tutti coloro che sono portamenti e guadagnare su di te. In questo senso, suo prossimo lavoro indaga la nascita
importanti per te, il più velocemente possibile, effettivamente ti controllano e lo fanno per creare un dell’ermeneutica popolare nel web 2.0.

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