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Sono state proposte alcune delle più famose canzoni di De André e analizzate come dei
testi poetici. I bambini sono stati guidati alla scoperta delle rime, delle metafore, delle
similitudini e delle personificazioni.
Successivamente è stato svolto un lavoro di parafrasi per la comprensione di quanto letto
e ascoltato.
Abbiamo preso spunto dal libro “Ogni tre stelle”, della scrittrice Ambra Caserta, che ci ha
fornito l’idea per realizzare la nostra attività.
La prima canzone che abbiamo letto e ascoltato è stata “Le acciughe fanno il pallone”
Andrea ascoltava il suono dolce delle onde che si infrangeva sulla sabbia, l’unico suono
continuo che riusciva a non innervosirlo.
La prima volta che suo padre lo portò a pescare aveva sette anni e da allora aveva
continuato a coltivare questa sua grande passione.
Undici anni dopo, quando ne aveva diciotto, nel suo piccolo paese arrivò una grande
notizia: dei marinai avevano avvistato il pesce d’oro, uno dei pesci più rari che si potessero
trovare. Fu una grandiosa notizia per il ragazzo, perché, se lo avesse catturato, sarebbe
stato il pescatore più fortunato del paese e avrebbe conquistato il cuore di una fanciulla di
nome Matilde che lui amava profondamente.
Matilde era una fanciulla dagli occhi color nocciola, capelli biondi, viso paffuto, alta e
magra. Portava gli occhiali neri.
In realtà, anche Matilde amava Andrea, ma nessuno dei due immaginava i sentimenti
dell’altro.
Lei aveva una cotta per Andrea perché lui aveva occhi azzurri, capelli neri e ricci, pelle
chiara… inoltre era molto abile nel suo lavoro, ma soprattutto aveva un grande cuore,
educato, gentile e nobile.
Il giorno stesso in cui apprese la notizia, Andrea andò a pescare ma non trovò traccia della
creatura e nemmeno il secondo giorno, e così per un po’.
Il decimo giorno, riuscì a trovare il pesce d’oro: era bellissimo aveva le squame tutte
dorate, la bocca a forma fi cuore, occhi azzurri perlati, pinne sottili glitterate, era lungo
circa cinquanta centimetri e pesava circa dieci chilogrammi.
Lo fece subito vedere a Matilde.
Decisero di venderlo e guadagnarono un sacco di soldi.
Dopo poco tempo si sposarono e ebbero quattro figlie gemelle che chiamarono
LAURA,GIULIA,SOFIA ed ELISA… e vissero tutti felici e contenti.
Anche in questo caso, divisi in gruppi, i bambini hanno rielaborato la storia liberamente
con fantasia.
LA STORIA DI MARINELLA
Il pescatore
Fabrizio De André
All'ombra dell'ultimo sole
S'era assopito un pescatore
E aveva un solco lungo il viso
Come una specie di sorriso
IL PESCATORE
Era un tardo pomeriggio d’estate, il cielo era sfumato di mille colori e il sole si stava
immergendo nel mare all’orizzonte tingendo d’arancione l’acqua. Celestino, il pescatore,
stava tornando da una lunga giornata di pesca con la sua barca. Era felice perché aveva
pescato un enorme pesce spada anche se tirandolo a bordo la spada del pesce gli aveva
provocato una lunga ferita sulla guancia sinistra. Sanguinante scese a riva e si sciacquò
con l’acqua salata. Dopo aver portato il pesce spada al mercato per venderlo, con i soldi
guadagnati, comprò un telo, del vino e del pane e tornò in riva al mare. Si arrampicò sullo
scoglio più comodo e più alto e si sdraiò con il tepore del sole ormai molto basso si
addormentò. Ad un certo punto si sentì toccare la spalla: era un ragazzino con due occhi
grandi da bambino pieni di paura che sembravano pronti per raccontare un fatto grave.
Celestino gli chiese :”Cosa ti è successo?” . Il ragazzo gli rispose con voce tremante: ”Ho
ucciso un mio caro amico perché mi ha tradito e mi voglio pentire”.
A Celestino dispiacque molto di venire a conoscenza del dolore di questo ragazzo.
Poi il ragazzo gli chiese: “Mi puoi dare da mangiare che devo scappare dai gendarmi che
mi stanno inseguendo in sella di maestosi cavalli?” . Allora Celestino gli offrì tutto quello
che aveva , ma prima di andare via gli chiese: “Come ti chiami?” e lui gli rispose:” Io mi
chiamo Ugo”.
Ugo cominciò a correre verso il tramonto piangendo. Intanto da Celestino arrivarono due
gendarmi che gli chiesero: “Qua vicino è passato per caso un ragazzo assassino?”.
Celestino chiuse gli occhi e non li ascoltò neanche. Quindi se ne andarono.
Il testo “Don Raffaé” ci ha dato lo spunto per parlare di ingiustizie, di corruzione e per
cominciare ad affrontare un tema importantissimo che affronteremo meglio il prossimo
anno: La mafia.
I ragazzi hanno fatto tante domande e si sono molto stupiti del fatto che Pasquale avesse
preferito rivolgersi a Don Raffaé e non allo Stato per ottenere ciò che desiderava.
Don Raffae'
Fabrizio De André
Io mi chiamo Pasquale Cafiero
E son brigadiero del carcere oiné
Io mi chiamo Cafiero Pasquale
E sto a Poggio Reale dal cinquantatré
E al centesimo catenaccio
Alla sera mi sento uno straccio
Per fortuna che al braccio speciale
C'è un uomo geniale che parla co' me
Tutto il giorno con quattro infamoni
Briganti, papponi, cornuti e lacchè
Tutte l'ore co' ‘sta fetenzia
Che sputa minaccia e s'a piglia co' me
Ma alla fine m'assetto papale
Mi sbottono e mi leggo ‘o giornale
Mi consiglio con don Raffae'
Mi spiega che penso e bevimm' ‘o café
Ah che bell' 'o café
Pure in carcere ‘o sanno fa
Co' a ricetta ch'a Ciccirinella
Compagno di cella
Ci ha dato mammà
Prima pagina, venti notizie
Ventun'ingiustizie e lo Stato che fa
Si costerna, s'indigna, s'impegna
Poi getta la spugna con gran dignità
Mi scervello e m'asciugo la fronte
Per fortuna c'è chi mi risponde
A quell'uomo sceltissimo immenso
Io chiedo consenso a don Raffae'
Un galantuomo che tiene sei figli
Ha chiesto una casa e ci danno consigli
Mentre ‘o assessore, che Dio lo perdoni
‘ndrento a ‘e roulotte ci alleva i visoni
Voi vi basta una mossa, una voce
C'ha ‘sto Cristo ci levano ‘a croce
Con rispetto, s'è fatto le tre
Volite ‘a spremuta o volite ‘o café
Ah che bell' 'o café
Pure in carcere ‘o sanno fa
Co' a ricetta ch'a Ciccirinella
Compagno di cella
Ci ha dato mammà
Ah che bell' 'o café
Pure in carcere ‘o sanno fa
Co' a ricetta di Ciccirinella
Compagno di cella
Preciso a mammà
Ca' ci sta l'inflazione, la svalutazione
E la borsa ce l'ha chi ce l'ha
Io non tengo compendio che chillo stipendio
E un ambo se sogno ‘a papà
Aggiungete mia figlia Innocenza
Vuo' marito, non tiene pazienza
Non vi chiedo la grazia pe' me
Vi faccio la barba o la fate da sé
Voi tenete un cappotto cammello
Che al maxi-processo eravate ‘o cchiù bello
Un vestito gessato marrone
Così ci è sembrato alla televisione
Pe' ‘ste nozze vi prego, Eccellenza
M'i prestasse pe' fare presenza
Io già tengo le scarpe e ‘o gillé
Gradite ‘o Campari o volite o café
Ah che bell' 'o café
Pure in carcere ‘o sanno fa
Co' a ricetta ch'a Ciccirinella
Compagno di cella
Ci ha dato mammà
Ah che bell' 'o café
Pure in carcere ‘o sanno fa
Co' a ricetta di Ciccirinella
Compagno di cella
Preciso a mammà
Qui non c'è più decoro, le carceri d'oro
Ma chi l'ha mai viste chissà
Chiste so' fatiscienti, pe' chisto i fetienti
Se tengono l'immunità
Don Raffae' voi politicamente
Io ve lo giuro, sarebbe ‘nu santo
Ma ‘ca dinto voi state a pagà
E fora chiss'atre se stanno a spassà
A proposito tengo ‘nu frate
Che da quindici anni sta disoccupato
Chill'ha fatto cinquanta concorsi
Novanta domande e duecento ricorsi
Voi che date conforto e lavoro
Eminenza, vi bacio, v'imploro
Chillo duorme co' mamma e con me
Che crema d'Arabia ch'è chisto café
Don Raffaé
Pasquale Cafiero era un brigadiere del carcere Poggio Reale dal
millenovecentocinquantatré.
La sera Pasquale passava a chiudere i catenacci delle celle, al centesimo catenaccio,
l'ultima cella da chiudere era quella di Don Raffaé.
Pasquale Cafiero aveva i capelli castani, gli occhi azzurri con le sfumature verde
smeraldo, indossava sempre una divisa a righe nere e bianche.
Don Raffaé era andato in carcere perché era il capo-mafia e perché aveva fatto delle
stragi e commesso numerosi reati molto gravi.
Lui aveva i baffi, era pelato, aveva il pancione ed era tatuato sulle braccia e sul petto..
Pasquale Cafiero si confidava con Don Raffaé perché lo Stato non lo aiutava.
Insieme, prima di andare a dormire, bevevano il caffè leggendo il giornale. Il
compagno di cella di Don Raffaè, di nome Ciccirinella, preparava il caffè ogni sera
con la ricetta segreta della sua mamma. Pasquale raccontava a Don Raffaè che un
padre di famiglia con sei figli aveva chiesto al Comune una casa, ma nessuno
gliel’aveva data. Gli assessori facevano i loro interessi compiendo atti illegali,
addirittura qualcuno di loro allevava visoni dentro una roulotte per poi venderne le
pellicce. Nessuno in paese aveva quindi più fiducia nello Stato.
Anche Pasquale pensava fosse meglio affidarsi ai mafiosi per ottenere favori.
Un giorno Pasquale Cafiero confidò al mafioso che sua figlia Innocenza non aveva i
soldi per sposarsi e lui non aveva la possibilità di far bella figura al matrimonio
perché non aveva un vestito adeguato, quindi gli chiese di prestargli il cappotto color
cammello e il vestito gessato marrone che lui aveva indossato al maxi-processo.
Se Don Raffaé avesse prestato il vestito a Pasquale Cafiero lui lo avrebbe liberato, lo
avrebbe fatto diventare il più potente …
Don Raffaé decise di accettare il patto: gli prestò il vestito e Pasquale Cafiero lo
liberò.
Il giorno del matrimonio Pasquale si presentò con un abito bello ed elegante e fece
un gran figurone.
Don Raffaé scappò in Messico e lì capì che essere cattivo non porta a niente.
Chi era Fabrizio De André?
Soprannome: Faber
•Data di nascita: 18 febbraio 1940
•Data di morte: 11 gennaio 1999
•Età: 58 anni
•Segno zodiacale:Acquario
•Professione:Cantante
•Luogo di nascita: Genova
•Luogo di morte: Milano
•Altezza: 175 cm
•Peso: 75 kg
Un grazie particolare ad Ambra Caserta per gli spunti offertici con il suo libro e
che così ci scrive dopo aver letto tutto il nostro lavoro: “Cara Mafalda e cari
bambini, ho appena letto il vostro meraviglioso lavoro. Sono commossa ed
entusiasta: è straordinaria la vostra sensibilità di piccoli autori e illustratori.
Complimenti davvero per il progetto, un’iniziativa lodevole! Dicono che scrivere
non ti renda ricco...beh, dipende da cosa s’intende per ricchezza. Voi mi avete
riempita di gioia”.
Grazie di cuore anche al papà di Daniela che ci ha prestato il prezioso cofanetto
con tutti i cd delle canzoni di De André e ci ha permesso di tenerlo per così lungo
tempo.
Complimenti ai bambini di quarta che hanno lavorato con entusiasmo e serietà e
che hanno dimostrato che la “Direzione ostinata e contraria” è spesso quella
giusta da seguire.