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RICONOSCERE LA DEPRESSIONE E PREVENIRLA di Elio Blancato e Ivan Blancato ************************* I grandi eventi della storia mondiale sono, in fondo,

profondamente insignificanti. La cosa fondamentale la vita dellindividuo: solo qui avvengono le vere grandi trasformazioni. Carl Gustav Jung *************************** INDICE Introduzione I LA DEPRESSIONE Dati sconfortanti -- La stirpe di Adamo -- Laltalena delle emozioni -- Fisiologia delle emozioni. II LUMORE La funzione dellumore -- Lumore disturbato -- Il barometro della vita. III MANIA E DEPRESSIONE Gli stati maniacali -- Un cammino pieno dinsidie -- Gli eterni incompresi -- I se gni esteriori della malattia. IV VERSO LA DEPRESSIONE Una malattia multiforme -- Le sindromi nevrotiche -- Le psiconevrosi -- La nevro si ansioso-depressiva -- La sindrome da somatizzazione. V LA NEGAZIONE DELLA VITA I sapori della vita -- Lassenza di emozioni -- La sede della tristezza. VI LE FACCE DELLA DEPRESSIONE Terapia o prevenzione? - Le sindromi psicotiche -- Le variabili della personalit -- Le depressioni secondarie. VII I SEGNALI DELLA DEPRESSIONE Uninformazione poco trasparente -- Classificazione dei disturbi depressivi -- La Depressione Maggiore. VIII LA DISTIMIA Criteri diagnostici generali -- La Distimia -- Una malattia sociale -- Emozioni senza slancio. IX LA TRISTEZZA STAGIONALE Il ruolo del sonno - I ritmi biologici -- Il Disturbo Affettivo Stagionale. X I DISTURBI BIPOLARI Euforici, ma depressi -- Lipotesi genetica. XI LE SINDROMI DEPRESSIVE MINORI Sempre pi depressi -- La Depressione infantile -- La Depressione adolescenziale - La Depressione sotto soglia -- La Depressione puerperale o post partum -- La sin

drome da tensione premestruale. XII SCOPRIRSI DEPRESSI Una molteplicit di cause -- Le cause ereditarie -- Le ipotesi neurologiche -- Le ipotesi biochimiche -- Lipotesi virale -- Stress e cause psicologiche. XIII CONSIGLI PER LA PREVENZIONE La forza plasmatrice della sofferenza - Normalit e adattamento -- La prevenzione in campo medico -- La prevenzione delle sindromi depressive -- Abitudini da abba ndonare -- Abitudini da coltivare -- Per i giovani -- Il suicidio: la faccia tra gica della depressione -- Per gli adulti -- Per gli anziani. APPENDICE Glossario Indirizzi utili Bibliografia ********* INTRODUZIONE Da tutti i pi recenti convegni di psichiatria infantile emerso un identic o allarmante dato: la continua crescita del numero di bambini che soffrono di di sturbi psichiatrici e, pi in particolare, di depressione. Il quadro che emerge da gli studi e dalle relazioni presentate in questi convegni davvero inquietante. O ggi, i disturbi psichiatrici presenti nellinfanzia e nelladolescenza interessano i l 20% della popolazione giovanile, mentre fra quindici anni, nel 2020, coinvolge ranno un minore su due. desolante pensare che andiamo nello spazio, che costruiamo tecnologie av anzatissime, i computer pi sofisticati, e poi vedere che abbiamo perso per strada la capacit di rendere migliore e pi serena la vita dei nostri figli. Che mondo st iamo costruendo se psichiatri e psicoterapeuti si vedono ogni giorno portare bam bini di 6 o 7 anni che hanno le stesse patologie degli adulti e che soffrono, in maniera pressoch cronica, dinsonnia, di rabbia e di malinconia? Come saranno ques ti bambini da adulti? Possiamo immaginarlo. Le statistiche ci dicono che nove ra gazzini su centomila non vedranno mai let adulta perch prima di superare il 24e ann o di et si saranno gi tolti la vita, mentre altri mille, pur avendo cercato dimitar li, saranno per fortuna ancora vivi. Ma, che vita avranno? La morte ci ha sempre fatto paura. Da quando siamo nati ci hanno insegna to a ignorarla, a occultarla, a non parlarne quasi non esistesse, fino al moment o in cui compare imperiosamente davanti a noi alimentando i nostri pensieri, le nostre paure e tutta la nostra fragilit. La cronaca italiana ripropone ogni giorn o in modo drammatico, attraverso una serie incredibile di suicidi singoli e anche a llargati, il problema della depressione in ogni fascia det. Lelenco, assai incomplet o, davvero spaventoso. Giulia, una quattordicenne di Nanto (Vicenza), si impicca ta a un albero perch non andava bene a scuola. Anche Elena, unaltra quattordicenne di Chiuro (Sondrio), ha fatto la stessa fine gettandosi da un ponte per gli ste ssi problemi. A Segrate (Milano), Beatrice, alla vigilia del suo quindicesimo co mpleanno, si buttata gi dallottavo piano della sua abitazione perch la vita che con duceva non la soddisfaceva. A Palermo, uno studente sedicenne ha deciso di uccid ersi per una delusione damore e cos si lanciato da una finestra della scuola che f requentava insieme alla sua morosa. A Firenze, Nadia e Simone -- due fidanzati d i 19 e 20 anni -- si sono fatti straziare, strettamente abbracciati, dalle ruote di un treno sulla linea ferroviaria per Pisa. A Brescia, un trentenne aiuto reg ista si buttato dal quarto piano di un albergo, sotto gli occhi atterriti della convivente, incinta di sette mesi. A Bangkok, in Thailandia, Andrea, un quaranta cinquenne ex pilota dellAlitalia, si ucciso lanciandosi senza paracadute da un ae reo da turismo dopo aver saputo che la malattia che lo affliggeva era incurabile . Ambrogio, un quarantottenne perito informatico di Monza, depresso per aver per so il lavoro, ha costruito una cassa e si chiuso dentro lasciandosi morire dinedi

a. Maria Nunzia, una maestra torinese di 54 anni da poco in pensione, si tolta l a vita nel bagno di casa tagliandosi la giugulare. Giovanna e Gaetano, due coniu gi spezzini di 62 e di 65 anni, hanno deciso di morire insieme gettandosi con lau to in mare. Giovanna era malata da tempo e aveva ormai pochi mesi di vita. Il ma rito non ha avuto cuore di restare solo ed andato via con lei. Queste penose vicende fanno ben capire quanto sia difficile il confronto con se stessi e con la vita. Et diverse, culture diverse, ragioni diverse, ma unu nica grande insopportabile sofferenza: la fatica di vivere. Situazioni ancora pi dolorose e strazianti sono glinfanticidi ad opera di genitori depressi. In questi momenti di lacerante follia si perde completamente il contatto con la realt e si giunge a considerare il figlio come parte integrant e di s, come unappendice che non pu essere tolta e da cui non ci si deve separare. Cos, se si stabilisce che la vita non vale la pena dessere vissuta, si estende que sta decisione anche ai figli, che vengono coinvolti nel progetto suicidario con lintento di sottrarli agli orrori del mondo. quanto avr pensato Rosa, la madre tre ntanovenne di Volpiano (Torino), che ha ucciso a coltellate la figlioletta Nausi ca di quattro anni e poi ha rivolto il coltello contro di s lacerandosi laddome. A lla stessa conclusione deve essere giunto Michele, un operaio edile quarantaseie nne di Pollutri (Chieti), quando, angosciato per aver perso il lavoro, ha strett o a s la figlia pi piccola e si lanciato con lei nel vuoto. Quando si perde il contatto con la realt, la morte non fa pi paura e appar e come lunica via di fuga da unesistenza divenuta insopportabile. E cos la si guard a in faccia senza timore, con sollievo, forse con gioia, e la si abbraccia come si dovrebbe abbracciare la vita. Non c una regola condivisa per queste tragedie. I l suicidio singolo pu essere emulativo, quello allargato no. C chi uccide i propri f i mentre dormono e poi si suicida. Chi li porta in riva al lago e poi, tenendoli per mano, li fa annegare. Chi li soffoca con un sacchetto di cellophane. Chi li strangola con una calza di nylon. Chi preferisce la simultaneit dellatto e conclu de la vita insieme a loro. Chi, invece, vuole assicurarsi della loro sorte prima di pensare a s. Giuliana, una donna napoletana di 27 anni, sofferente di depress ione post partum, ha ucciso il figlio Vincenzo di 6 mesi gettandolo gi da una fin estra di casa. Carmela, una trentacinquenne siciliana da tempo in cura per la de pressione, si tolta la vita con i due figli di quattro e cinque anni lanciandosi con lauto nelle acque del porto di Messina. Eugenio, un milanese di 44 anni sepa rato e disoccupato, ha ucciso il figlio Nitai di 6 anni soffocandolo con un cusc ino, e poi ha cercato di seguirlo tagliandosi le vene dei polsi. Loretta, una tr entunenne di Santa Caterina Valfurva (Sondrio) -- in cura da alcuni mesi presso unAsl valtellinese per depressione post partum - ha ucciso la figlia di otto mesi lasciandola annegare nella lavatrice. Anna, una maestra trentaseienne di Castel di Sasso (Caserta), si uccisa insieme alle sue tre figlie di sei, due e un anno , saturando labitacolo dellautovettura con i gas di scarico. Anche Anna soffriva d i depressione ed era in cura da anni. Inutile sottolineare che la causa di questi suicidi allargati sempre stata la depressione. Molte di queste persone erano in cura da anni, ma non per quest o sono riuscite a evitare la tragedia; altre si curavano da pochi mesi; altre an cora credevano di farcela da sole. Ma, c il dramma nel dramma. Le statistiche dico no che l80% dei genitori infanticidi, se sopravvive, ritenta poi il suicidio nei 10 anni successivi levento, e met di essi riesce a realizzarlo. Succede, infatti, che quando si supera la fase acuta della malattia e ci si rende conto di ci che s i fatto, il peso di una colpa cos grande travolge anche listinto di conservazione e spinge linfanticida a chiudere definitivamente la partita con la vita. Che cosa si pu fare per evitare simili tragedie? Prevenzione. Prevenire un a malattia sempre meglio che curarla. Questa affermazione tanto pi vera quanto pi c i si riferisce alla depressione che una patologia ciclica grave, complessa, diff icile da curare per i suoi multiformi aspetti e per la sua imprevedibilit. Ricono scerla precocemente significa non soltanto sottrarsi ad anni e anni di cure, di delusioni, di ricadute, ma anche evitare una delle esperienze pi penose della vit a, con tutto il suo carico di sofferenza e di tragicit. Se nel libro Depressione. A ciascuno la sua cura abbiamo esplorato tutte le possibili strade terapeutiche -- convenzionali e non -- per curare la malatt

ia, con questo nuovo saggio ci proponiamo di far conoscere la depressione nei su oi aspetti pi peculiari, per poterla individuare prima che essa compaia. Chi sta sviluppando la depressione d inevitabilmente qualche segnale della malattia, perc h ha gi in s tracce visibili di quella sofferenza che muove lanima nella direzione d ella rinuncia e delloscurit. Qualche lieve disturbo del sonno, inappetenza o, vice versa, eccessivo appetito, la voglia di appartarsi, di restare soli, lunghi sile nzi, apatia, malinconia, irritabilit, sono questi alcuni dei segni anticipatori p i comuni che genitori, insegnanti e familiari dovrebbero saper cogliere e valutar e in termini di durata e di intensit. La depressione non fa sconti a nessuno e si pone sul nostro cammino per avvertirci che c qualcosa in noi che non va, e che gi unto il momento di capire, di cambiare e di crescere. Per facilitare il riconoscimento dei prodromi della malattia e delle con seguenti azioni di prevenzione da realizzare, si ritenuto opportuno far riferime nto a tre distinte categorie -- Giovani, Adulti, Anziani -- che permettono al le ttore unimmediata identificazione delle misure da adottare in relazione alle prop rie specifiche necessit. In Italia, sperare in una prevenzione istituzionalizzata della depressio ne unutopia. Poche persone ne parlano; pochissime, anche tra gli addetti ai lavori, fanno concretamente qualcosa per sollecitare unazione in tal senso. Perch nessuno dei cattedratici che hanno scritto volumi sulla depressione, ha mai trattato il problema della prevenzione? Per opportunismo? Per superficialit? Per dimenticanz a? Esiste obiettivamente qualche difficolt, ma non tale da giustificare una resa cos incondizionata. Forse hanno ritenuto opportuno ignorare il problema e sigilla rlo dietro un comodo Non si pu!, anzich impegnarsi in unopera dinformazione preventiv che poteva risultare sgradita alle case farmaceutiche e poco vantaggiosa anche per la loro professione. Chiss! Per quel che ci riguarda, non avendo interessi da difendere, abbiamo deciso di affrontare largomento della prevenzione con lintento di offrire a tutti coloro che credono in essa uno strumento efficace per conosc erla meglio e per poterla attuare. Poche semplici e chiare indicazioni saranno l e tracce che aiuteranno il lettore a capire come muoversi in questa direzione. Gli Autori *********** I LA DEPRESSIONE

Ero talmente depresso che ho preso una pistola, lho caricata e me la sono infilata in bocca per farla finita. E ci che racconta Kirk Douglas, in un suo libr o autobiografico, quando parla della depressione che lo ha colpito qualche anno fa, a seguito di un ictus. imbarazzante parlarne -- continua lattore americano -anche perch per mesi sono stato a malapena capace di balbettare... Ma -- aggiunge il suicidio un atto di grandissima stupidit e di egoismo. Purtroppo quando sei d epresso non pensi agli altri, non timporta pi di nulla. Chi non riuscito a fermarsi in tempo stato Jacques Mayol, il noto subacq ueo francese, che, lantivigilia di Natale del 2001, allet di 74 anni, ha posto fine a una vita intensa e ricca di successi, impiccandosi nella sua casa di Calone n ellisola dElba. Il Signore degli abissi -- cos era chiamato per essere stato il primo , nel 1976, a infrangere in apnea il muro dei cento metri di profondit -- soffriv a da tempo di depressione ed era in cura da un famoso psichiatra, ma ci non basta to a salvargli la vita. Lontano dallaffetto dei suoi cari, solo, stanco, con lanim a ormai spenta, non riuscito a trovare la forza necessaria per riemergere dal ba ratro della malattia e cos si ucciso. Lui -- uomo forte, saldo di nervi, senza pa ura -- che aveva sfidato con successo i profondi recessi del mare, non riuscito a salvarsi dallunico vero abisso della vita. La stessa tragica sorte toccata, nel 2004, a Gabriella Ferri, famosa cantante romana, e a Marco Pantani, simbolo del lItalia sportiva che ama i pedali, ucciso da un cocktail micidiale di psicofarmac i e cocaina. Qualche nome illustre per introdurre un problema che coinvolge pi di 400 milioni di persone nei Paesi industrializzati del mondo, ma di cui ancora oggi s

i sa troppo poco. Non ci sono dati certi, ma si calcola che in Italia pi di quatt ro milioni di persone siano afflitte da depressione nelle sue forme pi gravi, con una netta prevalenza delle donne rispetto agli uomini. La situazione pi preoccup ante riguarda per i bambini e gli adolescenti che, nel nostro Paese, rappresentan o circa un settimo di tutti i depressi e raggiungono globalmente la quota del 14 %. Dati sconfortanti Ma, che cos la depressione? La depressione una malattia ciclica grave e co mplessa, che di solito non guarisce, ma che si esaurisce spontaneamente anche se nza nessuna cura, rimanendo per latente nella mente della persona, per poi ripres entarsi a distanza di sei mesi, un anno o anche dieci, se nel frattempo non sono state individuate e risolte le cause che lhanno generata. Per queste sue caratteristiche, la depressione una delle poche malattie in costante aumento non soltanto in Italia, ma anche in Europa e in America, dov e si registrano dati assai simili ai nostri. opinione diffusa che nel ricco Occi dente industrializzato il 35% della popolazione sperimenti nel corso della vita almeno un episodio di questa grave, corrosiva malinconia che cancella il sorriso e la voglia di vivere. Allarmanti anche le previsioni dellOrganizzazione Mondiale della Sanit che , dopo aver rilevato un raddoppio dei casi negli ultimi quarantanni, prevede che entro tre lustri la depressione sar la malattia pi diffusa sul Pianeta, superando persino le patologie cardiovascolari. Sempre lOMS ha denunciato che un buon 50% d ei casi di depressione non viene diagnosticato come tale perch una parte dei medi ci curanti non in grado di riconoscerla, anche se i disturbi che produce la rend ono spesso pi invalidante di tante altre malattie come artrosi, ipertensione e di abete. Il dato pi inquietante, quello che dovrebbe far riflettere tutti, che poc o meno della met (il 43% circa) di coloro cui stata diagnosticata la malattia ten ta prima o poi il suicidio, e un terzo di essi -- quasi il 15% dei malati totali -- riesce a realizzarlo. Questi pochi dati fanno capire come la depressione non debba mai essere sottovalutata sia per le inabilit che produce, sia per i suoi e siti frequentemente funesti. Il primo vero passo, lo sforzo che occorre fare renderla visibile a tutt i, educando le persone a riconoscerla, ad accettarla per quella che , senza nasco nderla n a se stessi n agli altri, quasi fosse una colpa o qualcosa di umiliante d i cui vergognarsi. Parallelamente, altrettanta conoscenza e vigilanza dovrebbe e sserci da parte di tutti coloro che operano in ambito sanitario, e in particolar e da parte dei medici di base, cui spetta il difficile compito di diagnosticarla precocemente e di farla correttamente curare. La stirpe di Adamo La depressione una malattia che affonda le sue radici nella storia dellum anit e pi in particolare in quel complesso e variegato universo che sono le emozio ni. Nellantichit era gi nota presso i medici egizi che la consideravano una sor ta di afflizione morbosa causata da qualche strano maleficio. Nel quinto secolo a.C. Ippocrate ne smitizz la genesi e la strapp dal terr eno della magia riconducendola a quello della patologia. Ippocrate era greco, co ntemporaneo di Sofocle e poco pi anziano di Platone. Veniva dallisola di Kos, nell e Sporadi, ma viveva nellAtene di Pericle, di Fidia e dei grandi tragici. In ques ta societ illuminata abbandon non soltanto la medicina magica e rituale del passat o, ma anche quella sacra e sacerdotale del suo tempo per fondare una medicina pi r azionale, basata sullanalisi dei sintomi, sulla sintesi delle conoscenze e sulla d eduzione del trattamento. Con Ippocrate la malattia perde ogni connotazione magi ca e viene recepita come la rottura di un equilibrio preesistente, e quindi come

ostacolo a una nuova condizione di benessere. Ragionando sulla oscura malattia d ellanima Ippocrate pens di chiamarla melanconia, ossia bile nera, vocabolo che deriva dallunione di due parole melan nero e cholos bile e che esprime bene quella condizio ne di assenza di luce e di gioia di vita. Secondo la sua teoria umorale, nellorgani smo umano coesistono quattro diversi umori -- sangue, muco, bile gialla e bile n era -- la cui armonica mescolanza (eucrasia) determina un equilibrio che sidentif ica con lo stato di salute (crasia), mentre la rottura di questo equilibrio (dis crasia) d origine alla malattia. Ora il depresso era una persona malata perch avev a nel suo corpo un eccesso di produzione di bile nera che andava ad alterare il rapporto dequilibrio con gli altri umori. Il Maestro di Kos aveva intuito bene. O ggi sappiamo che leccessiva presenza di certi ormoni (in particolare quelli dello stress) determina una riduzione di alcune sostanze oppiodi naturali (endorfine) e di diversi mediatori chimici (serotonina, dopamina) che sono i garanti del bu onumore Se questo equilibrio ormonale si rompe, la persona diventa depressa.. Terminato il doveroso approfondimento della geniale intuizione dIppocrate , riprendiamo il nostro rapido viaggio nel passato. Ciascunepoca ha dato al cancro dellanima significati diversi, dettati dalle concezioni e dalle credenze vigenti in quel tempo. Nel Medioevo, la depressione veniva chiamata tristizia ed era intesa come una volontaria mancanza dinteresse per le cose della vita. Questa perdita totale di volont e di coscienza veniva considerata una colpa grave della persona che non sapeva reagire e che si chiudeva completamente in se stessa rinunciando alla vi ta. Pi tardi, nel Cinquecento, Theofrastus Bombastus von Hohenheim -- famoso medico, astrologo e alchimista di Einsiedelm (Svizzera), pi noto col nome di Para celso -- cancell dalla depressione lidea medioevale della colpa e colloc la malatti a tra quelle affezioni mentali che egli chiamava insanie. Alla fine del Settecento, con lintroduzione del termine nevrosi ad opera di W. Cullen, la depressione e la mania vennero identificate come facce opposte di uno stesso disturbo e si cerc per entrambe di scoprire la causa organica che pot eva averle generate. Da quel momento in poi, per diversi decenni, prevalse la te oria organicistica che considerava la depressione alla stregua di una qualsiasi altra malattia del corpo, ignorando volutamente ogni precedente ipotesi e conget tura. Fu soltanto verso la prima met dellOttocento che comparve lidea che la depr essione non fosse dovuta ad unalterazione anatomica del cervello, bens a un suo no n corretto funzionamento, pur nellintegrit di tutte le sue componenti. Sigmund Freud (1856-1939) and oltre ipotizzando che depressione e lutto f ossero intimamente collegati ed avessero una stessa comune matrice: la perdita d i un oggetto damore. Per il padre della psicoanalisi, era proprio questa perdita affettiva la causa di quellintroiezione di sentimenti negativi irrisolti che eran o la base su cui si sviluppava poi la depressione. Nel 1920, lo psichiatra americano A. Meyer coni per questa malattia il te rmine depressione, che fu subito adottato da tutta la comunit scientifica internazi onale. Laltalena delle emozioni Emozioni e sentimenti (stati danimo pi duraturi) accompagnano tutte le esp erienze della nostra vita: da quelle pi comuni (quotidiane), a quelle meno usuali , insolite (eccezionali). Quanto pi le emozioni sono forti, tanto pi scatenano reazioni profonde e v ibranti, dapprima soltanto ormonali, poi anche fisiche e comportamentali, che co involgono lintero organismo in ogni sua manifestazione, compreso il modo di perce pire la realt e anche quello di agire. stato accertato che alla base di ogni emozione c sempre una condizione di eccitazione pi o meno intensa che si manifesta sotto forma di agitazione, inquiet udine o turbamento improvviso. Lintensit di questo stato emozionale determina la b ase affettiva che ciascuno di noi ha e che varia in relazione alle cause che lhan

no prodotta, alle caratteristiche individuali del soggetto e alle sue condizioni psicofisiche in quel preciso momento. Allegria, tristezza, paura, desiderio, compassione, vergogna, rabbia, so no alcuni dei momenti emozionali pi frequenti che si alternano in ciascuno di noi e che hanno il compito di favorire ladattamento a quegli eventi che ci hanno pi c olpito. Difficilmente la vita presenta gli stessi accadimenti nella stessa forma e con la stessa intensit. A volte pu sembrare che i fatti si ripetano tali e qual i, ma non cos. Due avvenimenti possono apparirci uguali perch presentano contenuti analoghi, ma poich avvengono in momenti diversi, non possono mai essere perfetta mente identici. Daltra parte, il presente non mai il passato: , invece, lanticipazi one di un futuro che stiamo costruendo e che sempre pi prossimo. Lesperienza del p assato e lunicit del momento presente accentuano le differenze esistenti tra i due fatti, col risultato di modificarne la percezione e quindi le emozioni consegue nti. Altrettanta importanza va attribuita alle cosiddette atmosfere dominanti che, essendo stati emozionali ricorrenti, segnano non solo il volto, ma anche la tteggiamento mentale e fisico delle persone, facendole apparire tendenzialmente pi allegre o pi tristi di altre. Tuttavia, quando le emozioni sono troppo intense o durano troppo a lungo rispetto alla situazione che le ha generate -- e ci capit a pi sovente con quelle sgradevoli -- allora bene considerare leventualit che ci po ssa essere un qualche problema nella sfera dellaffettivit. Questa, per essere davv ero armoniosa ed equilibrata, deve poter oscillare tra una pluralit di stati emoz ionali tutti transitori e non troppo intensi. La staticit delle emozioni, ossia la presenza di una condizione emotiva sempre uguale, spesso sintomo di un disagio i nteriore di cui si pu essere o non essere coscienti. Fisiologia delle emozioni noto che, dal punto di vista fisiologico, le emozioni sono controllate d a quella regione centrale del cervello chiamata sistema limbico. in questarea ass ai antica - racchiusa dalla corteccia cingolata e comprendente talamo, ipotalamo , amigdala, ippocampo, area del setto ... - che nascono le pi diverse emozioni: p iacere, dolore, gioia, paura, tristezza, disgusto, sgomento. Tutte queste percez ioni emozionali vengono poi trasferite alla corteccia cerebrale, al cervelletto e al tronco encefalico per essere convertite in quei particolari stati mentali e fisici che tutti ben conosciamo. I collegamenti tra queste strutture cerebrali sono assicurati da special i sostanze chimiche, i neurotrasmettitori (serotonina, adrenalina, dopamina, nor adrenalina, acetilcolina...), la cui principale funzione il trasferimento dei se gnali nervosi da una cellula allaltra per preparare unadeguata risposta dellorganis mo alle diverse necessit del momento. Nel caso, ad esempio, della paura, si attiva per prima lamigdala che ha i l compito di riconoscere le situazioni di pericolo in base a tutta una serie di sensazioni visive, uditive, olfattive, gustative e tattili memorizzate in preced enza. Riconosciuto il pericolo, lamigdala invia il suo segnale di allerta alla co rteccia cerebrale che a sua volta lo trasmette allipotalamo che, sollecitato, aum enta la produzione di corticotropina (o CRH). Questormone stimola lipofisi a liber are ladrenocorticotropina (o ACTH), lormone precursore dello stress, che mette subit o in azione le ghiandole surrenali, facendo loro produrre e rilasciare nel sang ue una maggiore quantit di cortisolo, adrenalina e noradrenalina. Per effetto di tali sostanze lintero organismo si prepara a fronteggiare la situazione di perico lo, cercando la soluzione che in quel momento appare pi vantaggiosa, e cio rispond ere allaggressore con la lotta oppure fuggire. E cos i muscoli si tendono, le pupi lle si dilatano, i bronchi si espandono allargando la loro superficie dazione, me ntre cuore e fegato lavorano pi intensamente per portare rispettivamente pi ossige no alle cellule e pi zuccheri nel sangue, al fine di garantire al corpo una maggi ore reattivit ed energia. Il corpo, ormai in allarme, ora teso come un arco, pronto a scattare, pr eparato a bruciare con la lotta o con la fuga quel surplus di energia che gli or

moni gli hanno fatto produrre. Se per, per una qualsiasi ragione, viene a mancare la reazione attesa, queste sostanze - rimanendo nel sangue troppo a lungo e in quantit superiore rispetto al fabbisogno normale dellorganismo - finiscono col cre are una situazione di ristagno biochimico che pu avere pericolosi effetti corrosivi s u cellule, organi ed apparati. Infatti, non trovando unadeguata risoluzione fisic a, le secrezioni ormonali, trasportate dal sangue, viaggiano per lintero organism o e si depositano nel cervello, nei reni, nel fegato, dando luogo a una progress iva distruzione cellulare, con danni talvolta irreversibili. Quando ci accade, le prime ad essere compromesse sono proprio le cellule cerebrali (neuroni) che vengono - prima e pi di altre - aggredite e danneggiate. La condizione migliore per evitare tali rischi e per garantirsi quel benessere p sicofisico a cui tutti aspiriamo, mantenere una corretta alternanza delle emozio ni. Per realizzarla con successo, necessario lasciar fluire le emozioni evitando di reprimerle; accettarle di buon grado; viverle con lievit e consapevolezza, fo calizzandosi su quelle piacevoli (gioia, soddisfazione, allegria...) ed esaurend o rapidamente quelle spiacevoli (paura, rabbia, rancore...), assai pi pericolose e deleterie. Una vita gratificante e intensa presuppone la presenza di tutte le emozi oni perch predispongono allazione e facilitano cos il processo di adattamento. Ques to esattamente il contrario di quanto avviene nei depressi. II LUMORE

Lumore, con le emozioni e i sentimenti, fa parte di quella sfera soggetti va profonda che gli studiosi della mente chiamano affettivit. Lumore una disposizi one danimo personale ed esclusiva in grado di determinare una particolare rispost a emotiva chiamata reazione. Quando questa disposizione danimo presenta tratti di d urevolezza e stabilit, diventa prevalente e si trasforma in inclinazione o umore di fondo. Differente lo stato dellumore, che varia nella stessa persona da moment o a momento, in base alle condizioni fisiche, ai pensieri e alle situazioni dell a vita. Ancora diverso il tono dellumore che oscilla occupando tutte le possibili posizioni comprese tra la gioia intensa e la tristezza pi profonda. Aristotele - il famoso filosofo greco vissuto nel IV secolo a.C. - aveva notato che molti uomini illustri del suo tempo (Platone, Socrate, Aiace ed Empe docle), avendo un temperamento particolarmente melanconico, soffrivano di distur bi legati a quella condizione. Da queste prime osservazioni, arriv a chiedersi se non fosse proprio questa loro inclinazione a renderli cos eccellenti nelle attiv it che svolgevano. Nessuno pu dirlo: tuttavia, molti illustri personaggi del passa to -- Dante, Petrarca, Michelangelo, Tasso, Mozart, Schumann, Lincoln, Flaubert, Tolstoj, Dostoevskij -- ed anche dei nostri tempi - Churchill, Kafka, Eltsin, L iz Taylor, Brigitte Bardot, Montanelli, Gassman, Pavarotti, Andreotti, Ornella V anoni e persino Jean Claude Van Damme (lattore belga esperto di arti marziali) hanno convissuto o convivono con questa dolorosa condizione dellanima. Leopardi stesso -- in una lettera scritta a Pietro Giordani nellaprile de l 1817 -- riferendo della sua condizione, diceva allamico di avere unostinata, nera , orrenda, barbara malinconia che lo limava e lo divorava nella profondit del suo e ssere, e che, come compagna fedele e invisibile, lo accompagnava sempre, qualunque cosa facesse e in qualunque luogo si trovasse. La funzione dellumore Lumore -- inteso nella sua accezione di stato mutevole dellanimo - segue l a globalit dei pensieri, delle azioni e delle esperienze della nostra vita quotid iana. Non resta mai fermo, ma fluttua continuamente da un polo allaltro, da una c ondizione ad unaltra, a seconda dellemozione che in quel momento prevale. come un pendolo che -- oscillando continuamente dal dolore alla gioia, d alla paura alla serenit -- scandisce tutti i momenti della nostra esistenza, face

ndoci accettare pi facilmente anche gli eventi meno graditi. Al pari delle emozio ni, in grado dinfluenzare non solo la nostra attivit intellettiva e comportamental e, ma anche quella endocrina, immunitaria e vegetativa, svolgendo cos unimportante funzione adattativa che ha lo scopo di porci immediatamente in contatto con gli avvenimenti da affrontare in modo da contenerne rapidamente gli effetti attrave rso un processo di continua trasformazione. Per tali ragioni, lumore riveste unimportanza determinante per il benesser e mentale e fisico della persona. , infatti, lumore che condiziona il libero fluir e dei pensieri; lumore che influenza la nostra percezione, facendo apparire gli e venti piacevoli, indifferenti o sgraditi; sempre lumore che carica la nostra prog ettualit, le nostre azioni, e ci spinge a comportarci ora in un modo ora nellaltro . Anche se non ne siamo consapevoli, il nostro umore traspare sempre e si mostra con chiarezza persino agli occhi di chi c estraneo e ci vede per la prima v olta. Lo rendono palese la mimica, i gesti, gli sguardi e tutto il nostro portam ento, che riflette lo stato di serenit o di turbamento che in quel momento provia mo. Lumore disturbato Ogni giorno ciascuno di noi affronta e risolve una quantit incredibile di problemi che normalmente non pesano e di cui non ci si rende neppure ben conto. questa la migliore riprova del fatto che lumore svolge correttamente la sua funz ione di ammortizzatore naturale, adeguando la nostra reattivit alle esigenze del vi vere quotidiano. Uno dei primi segnali di mal funzionamento del circuito dellumore la cosidd etta instabilit prevalente che si manifesta con unimprevedibile e ingiustificata m utevolezza emozionale che porta lanimo ad esaltarsi o ad abbattersi senza alcuna apparente ragione. Altrettanto frequente la comparsa di uneccessiva risposta emoz ionale di fronte ad eventi di per s insignificanti, ma che in quel momento vengon o valutati con spessori e valenze esagerati. Una telefonata, un contrattempo, un ritardo, possono in pochi secondi far passare la persona dalla gioia alla trist ezza, dallallegria alla disperazione, creando difficolt relazionali impensabili e di non poco conto. C per da aggiungere che linstabilit dellumore non sempre cos evidente. Ci casi in cui la variabilit pi sfumata, meno appariscente e si presenta diluita in t ante continue fluttuazioni dumore ora in senso espansivo (euforiche), ora in sens o restrittivo (depressive). questa una condizione particolarmente pericolosa per ch pu accompagnare lindividuo durante lintero arco della sua esistenza, finendo col condizionarlo progressivamente sia nel pensiero, sia nellazione. Altre volte pu, invece, accadere che la persona scopra di avere periodi r icorrenti di umore basso -- che durano anche trenta o pi giorni - durante i quali il suo umore si colora di tutte le tonalit dal grigio al nero. In queste condizi oni avr un rapporto assai difficile con la realt poich vedr ogni cosa sotto una luce pi cupa e pessimistica. Di conseguenza, cercher di condurre unesistenza pi appartat a, sopportando mestizie e disagi ben maggiori di quelli che avrebbe patito se il suo umore cos non fosse stato. Tuttavia, la consapevolezza di essere in questo s tato potrebbe tornagli utile, facendogli superare pi rapidamente i momenti di sco nforto che inevitabilmente si presentano. Daltra parte lessere edotti su quanto si sta patendo, conoscere la propria malattia, pu rappresentare unimportante spinta per realizzare quel riassetto cognitivo dellesistenza che la meta inconscia di ogni essere umano che soffre per propria o per altrui debolezza. Oggi, queste alterazioni del tono dellumore sono fatte rientrare un po for zosamente tra i disturbi psichiatrici, anche se lestrema variabilit dei quadri cli nici presenti avrebbe dovuto suggerire una diversa e pi articolata ripartizione. La conseguenza pi evidente che alcuni di questi disturbi sfuggono spesso alla dia gnosi, mentre altri vengono erroneamente diagnosticati e quindi sottoposti a tra ttamenti non appropriati.

Il barometro della vita La continua oscillazione del tono dellumore diretta conseguenza della pre senza di diverse emozioni che scuotono il nostro essere nel profondo e che si al ternano fra loro in una sorta dimprevedibile e misteriosa danza. Diventano, come abbiamo gi chiarito, fenomeni morbosi (patologie) quelle anomale oscillazioni dellumore causate o da emozioni vissute in modo esasperato ( paure e ansie profonde) o da emozioni troppo intense - e quindi sproporzionate r ispetto allevento scatenante (fobie, ossessioni) - o anche da quelle emozioni pi i ncalzanti che permangono a lungo (manie, tic). Il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (il DSM-IV) del lAmerican Psychiatric Association -- testo di riferimento internazionale per la d iagnosi delle malattie mentali -- colloca i disturbi dellumore in una molteplicit di quadri clinici riconducibili a due grandi categorie: i disturbi con umore dep resso (depressioni unipolari) e i disturbi con umore euforico (depressioni bipol ari). Nella prima categoria si riscontra un appiattimento dellumore verso il bass o, prodotto da uno stato danimo in cui prevalgono insoddisfazione e pessimismo, c ondizioni tipiche della Depressione Maggiore e della Distimia. Lumore, nella fatt ispecie, sembra essere inchiodato sulla malinconia e sullafflizione proprio come lago di un barometro in un periodo di prolungata tempesta. Nella seconda categori a il tono dellumore , invece, elevato a causa di uneuforia esagerata, spesso accomp agnata da eccitazione psichica, iperattivit mentale e fisica, accresciuta autosti ma e manie di grandezza. questa la condizione tipica dei Disturbi Bipolari e Cic lotimici. Metaforicamente parlando, come se lago del barometro, raggiunta la tacc a pi alta, rimanesse ancorato su di essa nel vano tentativo di superarla, e poi p recipitasse di colpo senzalcuna apparente ragione. In entrambi i casi lumore perde le sue caratteristiche oscillazioni e rim ane innaturalmente bloccato su una delle due posizioni estreme (depressione o eu foria), a conferma di uno stato di sofferenza psichica prodotta da un qualche fo rte scompenso emozionale. III MANIA E DEPRESSIONE

Quando muta il nostro umore, cambia anche la percezione che abbiamo del mondo circostante, poich si modificano i modi e i termini con cui esso ci chiama e ci parla. Daltra parte, molto pi facile riconoscere un cambiamento intorno a no i che non quello che avviene dentro di noi. Ci accade proprio a causa della mutev olezza dellumore che si pone da filtro tra noi e la realt esterna, al punto da far ci apparire uno stesso evento piacevole o spiacevole in base soltanto alla dispo sizione danimo che in quel momento prevale. Se siamo allegri, gioiosi, anche un c ontrattempo seccante viene accettato senza fastidio, con lievezza; viceversa, se siamo tesi o incolleriti, il pi piccolo intoppo, la pi banale delle contrariet vis suta come una iattura, come una disastrosa calamit. Gli stati maniacali La mania uno stato di sovraeccitazione delle funzioni psichiche caratter izzato da un anomalo innalzamento del tono dellumore. Quando si in tale condizione si prova un senso di benessere insolito, as sai particolare: ci si sente gagliardamente allegri, euforici, eccitati come non mai, disinibiti, sicuri, ottimisti, pieni di illimitata fiducia in se stessi, s enza per che vi sia una precisa ragione. come se lenergia vitale si fosse allimprov viso moltiplicata, trasformandosi in furore. Lattivit si fa frenetica; idee e prog etti si accavallano in un crescendo vorticoso, mentre le relazioni con gli altri diventano dincanto pi facili e naturali. Questa inusuale smania di vita stimola t utte le pulsioni istintuali: la sessualit aumenta, cos come limpulso a muoversi, a parlare, a darsi da fare in ogni dove con comportamenti impetuosi e appariscenti

. In questo stato di anomala eccitazione, il mondo, lavvenire e ogni altra cosa a ppaiono al malato nella loro luce pi rosea e tutto sembra raggiungibile e perfett o. Avendo, per, perso lancoraggio con il passato e trascurando il futuro, il mania co si trova a vivere soltanto nel presente pi immediato con una spregiudicatezza che rasenta la follia. Ci spiega la facilit con cui intraprende iniziative che pun tualmente non porta a termine, oppure come coltiva idee grandiose e irrealizzabi li che poi non segue e che sostituisce rapidamente con altre. La volubilit dei pe nsieri, la discontinuit delle azioni e la perenne distraibilit mentale, sono spess o associate ad un enorme bisogno di spazio che si rivela non soltanto nella scri ttura a lettere cubitali, ma anche in un continuo vociare e in unesagerata gestua lit. Anche quando tutto sembra procedere per il meglio, si avverte che c qualco sa che non va e che quella situazione, che gi durata ben oltre ogni ragionevole p revisione, non potr continuare ancora. Infatti, questo stato dinsolita esaltazione destinato rapidamente a svanire per lasciare spazio alla vera, cruda realt: un a bisso di rimorsi, di disperazione e di mestizia. Se si potesse, anche solo per u n momento, togliere al maniaco la sua maschera di eccitazione e deuforia, si scor gerebbe il volto di una persona perduta, tragicamente sgomenta. Il fatto che in questi malati coesistono due anime opposte: quella vera, pi radicata e profonda, sempre lanima depressa che continua ad autoalimentarsi al di sotto dellaltra, meno r eale e drammaticamente farsesca. Lanomalo innalzamento dellumore , dunque, una condizione assai precaria, de stinata a trasformarsi alla prima difficolt o al pi banale degli intoppi in irrita zione e malumore. Esiste, infatti, una sottile zona dombra, una misteriosa base c omune che lega mania e depressione. Questarea di confine la tristezza cupa, ossia quella profonda malinconia che pervade entrambe le condizioni e che le accomuna nel disagio e nella sofferenza. Tuttavia, mentre nella depressione la tristezza immediatamente avvertibile, nella mania mascherata da comportamenti contraddito ri finalizzati ad occultarla. E cos entrambe, mania e depressione, possono essere considerate facce contrapposte di una stessa malattia: la difficolt di vivere pi enamente la vita, ricavandone gioie ed anche dolori. La nostra mente utilizza queste due modalit di difesa per sfuggire alle a ngosce quotidiane e per allontanare la fatica e linsoddisfazione di dover essere sempre come gli altri ci vogliono, e mai come veramente siamo. In questo senso, mania e depressione appaiono non pi come condizioni opposte e contrastanti, ma co me due diversi percorsi emozionali attraverso i quali la nostra affettivit si esp rime per difenderci da situazioni tormentose e stressanti che altrimenti non riu sciremmo a sopportare. Un cammino pieno di insidie Nella mania riveste un ruolo importante la predisposizione personale, va le a dire quella tendenza innata che si manifesta con alcuni tratti caratteristi ci della personalit. Di conseguenza pi esposto alla mania chi ha unemotivit troppo f ragile, fortemente incline alla commozione o alla rabbia; oppure chi possiede una bnorme energia vitale che non riesce a canalizzare correttamente; o, infine, chi manifesta uneccessiva prontezza e rapidit dazione che porta ad agire con troppa fr enesia e precipitazione. Ed proprio questa dissennata smania dazione, accompagnat a da unesasperante loquacit, la traccia prima e pi evidente di quelle modificazioni psichiche indotte dalla condizione maniacale. Questo stato pu andare avanti poch i giorni o durare parecchi mesi prima che abbia termine il suo normale corso, es aurendosi spontaneamente oppure trasformandosi in depressione. I disturbi fisici pi frequentemente riscontrabili nella condizione maniac ale sono rappresentati da un evidente dimagrimento, da una riduzione delle ore d i sonno (senza segni di stanchezza) e da una sudorazione profusa, accompagnata d a una sete intensa e persistente. Durante il periodo acuto della crisi, sentimen ti, pensieri ed emozioni seguono un andamento parabolico discendente, evidenziat o da un continuo cambiamento di idee, da attivit confuse e inconcludenti e da un pericoloso decadimento dei processi valutativi che possono spesso causare danni

rilevanti sul piano patrimoniale e lavorativo. Nei casi pi gravi possono anche comparire deliri di grandezza, in seguito a i quali si convinti di essere eroi, artisti, geni, sempre e comunque personaggi molto pi importanti di quanto non si in realt. In tali casi, il ricorso ai farmaci appare la soluzione pi rapida, anche se paradossalmente la condizione maniacale potr continuare a permanere per un tempo piuttosto lungo prima di cedere il passo ad un umore pi equilibrato e corretto. Molto spesso, prima dellagognato ritorno a lla normalit, la persona deve faticare parecchio, patire affanni diversi ed esser e costantemente seguita da un bravo psicoterapeuta per scoprire la causa della s ua malattia, evitando cos altre possibili complicazioni. Tuttavia, bene sapere ch e, se si fa ricorso ai farmaci stabilizzatori dellumore (litio, carbamazepina, ac ido valproico) o ai neurolettici, esiste il pericolo reale che la mania si trasf ormi presto in depressione, con tutte le conseguenze del caso. Levenienza non sco ntata, ma neppure remota. Se, invece, si riusciti a contenere la malattia facend o un limitato ricorso ai farmaci, la condizione maniacale tender ad esaurirsi pi l entamente, ma anche con minor rischio di ricadute o di pericolosi scivolamenti i n altre patologie. Gli eterni incompresi Chi soffre di mania non ha, di solito, consapevolezza del suo stato e pe rtanto non si rende conto di essere malato. C in lui soltanto unevidente condizione di disadattamento che per viene imputata al comportamento degli altri che non lo capiscono o che non sanno cogliere il valore della sua persona. Chi soffre di p i chi gli sta vicino (familiari, parenti, amici) soprattutto se costretto alla co nvivenza, poich deve dar prova di grande comprensione, tolleranza e coraggio. Infatti, i malati in fase maniacale si trasformano sovente da persone no rmalissime (studenti coscienziosi, impiegati metodici, casalinghe tranquille) in individui ribelli, prepotenti, fortemente inquieti, insofferenti ad ogni regola e limitazione. Hanno continuamente bisogno di essere approvati, lusingati, appr ezzati per le loro idee stravaganti e grandiose, ma soprattutto devono essere se guiti in tutti i loro progetti che cambiano in continuazione e che non portano m ai a termine. Guai a negare loro qualcosa, a contraddirli, a contrastarli: sinalberano immediatamente diventando aggressivi e litigiosi. Non raro che diano in escandes cenze, mostrando reazioni inconsulte e violente che mai si sarebbe pensato potes sero avere. Anche quando scherzano lo fanno pesantemente, ferendo con la loro gr ossolanit la sensibilit di chi li ascolta. Non lo fanno di proposito: sono cos perc h hanno perso il senso della misura e non lo sanno. Allegri, dinamici, instancabi li, pieni di iniziative, si ritrovano in una condizione di finto benessere che, allinizio, pu facilitare loro il lavoro, lo studio od ogni altra attivit, ma che su ccessivamente pu cacciarli in situazioni spiacevoli dalle quali non facile tirarl i fuori. La cosa pi grave che a questa eccitazione psicomotoria si contrappone un preoccupante affievolimento del senso critico e delle capacit introspettive, che pu renderli insopportabili e sgraditi persino a chi li ama. Loquacit eccessiva che sfocia in logorrea, attivit frenetica, inconcludenz a e megalomania sono le avvisaglie tipiche dellacuirsi del loro stato ed anche la conferma dellevolversi della malattia. I segni esteriori della malattia Il maniaco, ossia colui che affetto da sindrome maniacale, molto spesso si riconosce dal suo aspetto esteriore: ha sovente il volto teso, quasi contratt o per la fretta di fare; gli occhi, spiritati e mobilissimi, sono in genere arro ssati a causa del poco dormire; collo, gote e fronte denunciano lagitazione prova ta con ampie zone di color rosa scuro che macchiano la pelle a mo di leopardo. La smaniosa attivit e lagire frenetico rendono pi affrettata la respirazione e di con seguenza anche la circolazione sanguigna, con il frequente inconveniente di unimb

arazzante sudorazione soprattutto delle mani e della fronte. Interloquisce, dialoga e parla quasi sempre a voce alta, incurante del f astidio che arreca agli altri. Spesse volte, durante la conversazione, si distra e, pensa ad altro come se stesse seguendo il filo logico di chiss quali important i ragionamenti. Nelleloquio -- oltre allo spreco di barzellette sconce e di motte ggi pi o meno volgari -- fa spesso uso di proverbi, di detti popolari, di parole in rima, tutte peraltro irriguardose o sboccate. Al primo approccio pu apparire gioviale, aperto, forse troppo loquace, ma sempre pronto alla battuta e allo scherzo. Tuttavia, anche linterlocutore meno a ttento rimane colpito dai mutamenti repentini del suo umore, che lo fanno passar e con sorprendente facilit dal riso alla rabbia, dallallegria al malumore. Ed prop rio per tale ragione che questo disturbo dellumore -- per i suoi incontrollabili momenti ora di sovraeccitazione, ora di abbattimento - chiamato dagli psichiatri mania che in greco vuol dire appunto furore, perch furioso il comportamento di chi e soffre in ogni circostanza e con ogni persona. Avendo perso il senso dellautolimitazione, il maniaco si controlla con di fficolt e nei rapporti interpersonali pu diventare spesso irritante. Pu, ad esempio , scrivere centinaia e centinaia di lettere e cartoline, o tempestare di messagg i e di chiamate in qualsiasi ora del giorno e della notte, violando con prepoten za la privacy degli altri. Chi ama disegnare o scarabocchiare pone per iscritto le sue idee ed emozioni, imbrattando ogni superficie libera, compresi muri e par eti. Veste sovente in modo vistoso, al limite delloriginalit, prediligendo colo ri vivaci e inusuali, forse proprio per non passare inosservato. Se donna, fa di tutto per essere provocante e seduttiva: si trucca e si abbiglia in modo appari scente o si copre di anelli, collane e gioielli. Non raro incontrare signore, di solito garbate e composte, che in preda ad una crisi di mania hanno atteggiamen ti triviali e impudichi o che si danno al turpiloquio. Quando la china discendente stata completamente percorsa, ci si pu trovar e di fronte o allabisso della depressione o, se si fortunati, ad una lenta e grad uale risalita verso la normalit. IV VERSO LA DEPRESSIONE

Alcune ricerche hanno evidenziato che il consumo di cure psichiatriche d irettamente proporzionale al livello culturale delle persone: pi cresce il grado di scolarizzazione di un individuo, pi aumenta il suo bisogno di far ricorso alle cure dei maestri della psiche. Ritenendo, per, che conoscenza e cultura non possano creare alcun danno alla mente, non rimane che cercare altrove le ragioni di tale correlazione. Una prima ragione potrebbe essere la constatazione che la sofferenza psichica una ve ra e propria malattia e pertanto chi scopre di averla fa di tutto per allontanar la; una seconda ragione concerne la questione economica, ossia la possibilit conc reta di accedere alle cure mentali, assai lunghe e costose, e quindi pi facilment e alla portata dei ricchi che sono spesso anche i pi scolarizzati. In questo sens o si potrebbe provocatoriamente affermare che la depressione una malattia da ricc hi, non perch colpisce solo loro, al contrario, ma perch soltanto i ricchi possono veramente curarsi in modo serio e corretto. Ai poveri, le lunghe e costose terap ie sono di solito precluse. A loro non rimane che la speranza nella remissione s pontanea della malattia oppure, come spesso accade, lalcol, la droga o il suicidi o. Una malattia multiforme bene chiarire subito che non esiste la depressione (al singolare), ma tant e diverse forme di depressione. Ci significa che le depressioni non sono tutte ug uali tra loro, ma che possono manifestarsi con sintomi e modalit differenti da pe rsona a persona.

Attualmente sono riconosciute e classificate 39 forme cliniche di depres sione e tale numero risulta gi oggi superato poich se ne scoprono sempre di nuove. La necessit di avere un codice comune, che permettesse ai medici di tutto il mon do di confrontarsi su studi e terapie, ha consigliato la definizione di schemi d iagnostici universali, la cui articolazione non ha per risolto un problema cos com plesso e sfaccettato. Fatta questa necessaria premessa, scopriamo che le classificazioni oggi pi usate sono due: il Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali -- cura to dallAmerican Psychiatric Association -- alla sua quarta edizione (DSM- IV) e i l Manuale delle Sindromi e dei Disturbi Psichici e Comportamentali -- giunto all a sua decima revisione (ICD - 10) -- a cura degli psichiatri dellOrganizzazione M ondiale della Sanit. Entrambe queste schematizzazioni -- piuttosto aride e non sempre lineari -- hanno lo scopo di evidenziare dei criteri diagnostici specifici per ciascun disturbo mentale. Ci, per, non esclude il ricorso alla precedente e forse pi chiara divisione dei disturbi mentali in nevrotici (lievi e di facile risoluzione) e i n psicotici (pi gravi e di incerta conclusione). Alla base di ogni malattia psich iatrica, c sempre lincapacit della persona di affrontare e superare le difficolt del vivere quotidiano o per problemi di adattamento (nevrosi) oppure per fattori cos tituzionali (psicosi). In verit, sembrano essere proprio queste due strade quelle che, pi frequentemente di altre, conducono alla depressione. Le sindromi nevrotiche Le nevrosi sono delle malattie psichiche prive di una causa organica, ch e si manifestano con particolari disturbi che alterano il corretto funzionamento di organi ed apparati. Storicamente il termine viene attribuito a William Culle n, un medico scozzese che nel 1776 parl delle nevrosi che egli considerava affezi oni funzionali ben localizzate, ma senza infiammazione della struttura. Nel corso del tempo il concetto sub diverse trasformazioni. Freud, sulla cui teoria delle nevrosi si basa ancora oggi la scuola psicoanalitica, distinse qu attro tipi di nevrosi: le nevrosi dangoscia, le fobie, le nevrosi ossessive e list eria. Cercando poi di scoprirne le cause, Freud formul la teoria che attribuiva l a nascita delle nevrosi allesistenza di un conflitto profondo tra la coscienza e le tendenze istintuali della persona. Oggi, la psicoanalisi solita distinguere t ra nevrosi classiche, determinate da conflitti in et infantile, e nevrosi attuali , prodotte da conflitti pi recenti legati a problemi di insoddisfazione sessuale. Parlando dei disturbi dellumore a base nevrotica si fa riferimento a quel le condizioni patologiche reattive la cui causa pu essere ricercata in un preciso evento scatenante (un lutto, un abbandono, la perdita del lavoro, la maternit, i l pensionamento oppure un qualsiasi altro dolore vissuto male). La vita di ogni persona corredata da una molteplicit di eventi che segnan o profondamente dal punto di vista emozionale. Il susseguirsi di situazioni psic ologicamente rilevanti -- tutte diverse tra loro -- costringe ad un continuo pro cesso di adattamento che si realizza cambiando di volta in volta il proprio modo di pensare, di agire e di essere. Questo continuo processo di riadattamento por ta con s uninevitabile quantit di tensione emotiva (stress) che, quando eccessiva o prolungata (distress), produce importanti modificazioni prima ormonali, poi men tali e fisiche. La fatica di trovare, momento dopo momento, un nuovo equilibrio psicofisico, affrontando tutti gli agenti stressanti (stressors) che ci si prese ntano dinanzi, costituisce la comunissima e ben nota sindrome di adattamento. Questa incapacit emotiva di elaborare una corretta risposta nei confronti degli agenti stressanti rappresenta il terreno ideale per far attecchire prima il seme del disagio psichico, poi quello della malattia. Tra le pi frequenti situ azioni di maladattamento ricordiamo la sindrome di burn-out (o della candela esau rita), causata da un prolungato dispendio di energie che pu condurre alla depressi one attraverso il distacco dalla realt e lapatia, e la sindrome da superallenament o, in cui una troppo intensa attivit fisica, legata a motivi di forma o di immagi ne del proprio corpo, finisce con lalterare lequilibrio ormonale dellorganismo caus

ando incontrollabili tensioni, fragilit emotiva, turbe del sonno e talvolta anche anorressia. Qualche parola in pi va spesa per la sindrome di burn-out che pu colpire non soltanto medici, psicologi e operatori sanitari, ma anche tutti coloro che lavo rano in situazioni difficili, a stretto contatto con malati gravi o con persone affette da disturbi mentali o da dipendenze varie. Il termine, introdotto nel 19 74 da Freudenberger, significa in italiano esaurito ed indica proprio quella parti colare condizione di logoramento che si manifesta in situazioni di elevato stres s psicoemotivo in grado di determinare un rilevante calo psicologico, con conseg uente deterioramento di tutti i rapporti esistenti, sia professionali che interp ersonali. Le teorie pi recenti sono orientate a considerare tale sindrome non sol tanto come sintomo di una sofferenza individuale, ma anche come un problema di n atura pi ampia, dal momento che entrerebbero in gioco oltre alle dinamiche person ali anche quelle di carattere politico, economico e sociale. Le psiconevrosi Il concetto di psiconevrosi trova la sua giustificazione nella psicoanal isi -- la tecnica terapeutica formulata da Freud per lo studio dei processi ment ali inconsci -- e ad essa si ricollega riconoscendo lesistenza di sintomi psicone vrotici come conseguenza di conflitti psichici profondi. Il padre della psicoanal isi sosteneva che le psiconevrosi -- da lui chiamate neuropsicosi da difesa -- er ano lespressione simbolica di un conflitto inconscio, gi presente nellinfanzia, tra desiderio sessuale e volont di sopprimerlo (difesa) o di allontanarlo perch riten uto sconveniente. Il sintomo psiconevrotico sarebbe, dunque, una sorta di compromesso tra uno o pi impulsi rimossi e la personalit dellindividuo stesso che li rifiuta e che si oppone al loro ingresso nellarea del suo pensiero cosciente. In altre parole, le psiconevrosi sarebbero delle nevrosi i cui sintomi psichici (o somatici) sono generati dalla repressione inconscia (rimozione) di quelle tendenze istintuali che la coscienza respinge perch le giudica inaccettabili. Oggi, linterpretazione pi condivisa che le psiconevrosi siano delle sindro mi caratterizzate da elementi di sofferenza psichica specifica (come nel caso de lle fobie e delle ossessioni) o da elementi di sofferenza psichica aspecifica (c ome nel caso dellansia), aventi per tutte natura funzionale e totalmente priva di segni psicotici. La tortuosit delle definizioni proposte fa s che ancora oggi, tra gli addet ti ai lavori, non sia ben chiara la differenza esistente tra nevrosi e psiconevrosi, cosicch nella pratica quotidiana i due termini finiscono col sovrapporsi, per cui c chi utilizza luno intendendo laltro e viceversa. Questo conferma che nel campo de lle malattie psichiche la vaghezza norma, non essendoci spiegazioni o definizion i che abbiano i crismi della chiarezza, della completezza e delluniversalit, per p oter essere accettate e condivise da tutti. Stando cos le cose, prevalsa la prassi dellesclusione, per cui una qualsia si patologia viene riconosciuta come tale solo quando linsieme di tutti i suoi si ntomi presenti contemporaneamente (sindrome) non pu essere imputata a nessunaltra malattia. Soprattutto nel campo dei disturbi mentali questa coperta scientifica ri sulta troppo corta, per cui se tirata da una parte, finisce inevitabilmente per scoprire laltra. Ora, la genericit dei criteri diagnostici adottati fa s che non vi sia nep pure una netta separazione tra le due pi grandi categorie psichiatriche: le nevros i e le psicosi. Ci comporta che gli stati intermedi tra queste due categorie (i cosi ddetti borderline), sfuggendo ad una precisa attribuzione, sono da alcuni consid erati a s stanti -- e quindi fatti rientrare nellarea delle sindromi marginali -da altri assimilati ora alluna ora allaltra categoria, a seconda del peso attribui to alle due componenti di base. Capita spesso, in queste patologie di confine, che vi sia una forte produz ione di meccanismi nevrotici (ansie, fobie, ossessioni) che fungono da copertura e che proteggono la persona dallinsorgere della psicosi. In tali casi, la pruden

za terapeutica dobbligo: occorre agire con grande cautela nel rimuovere questi me ccanismi di difesa perch, una volta rimossa la copertura, potrebbe saltare fuori la psicosi sottostante. La nevrosi ansioso-depressiva

Anche se il DSM IV ha ormai abolito il termine nevrosi scegliendo di raggr uppare i diversi quadri clinici nevrotici in tre diverse aree (i disturbi somato formi, quelli dissociativi e quelli dansia), ci parso utile, per chiarezza esposi tiva, mantenere la precedente suddivisione che di pi facile comprensione. La nevrosi ansioso-depressiva -- chiamata da alcuni psiconevrosi depress iva -- fa parte delle patologie nevrotiche legate ai disturbi dellumore. In quant o tale pu essere considerata una malattia reattiva o da disadattamento e pertanto la sua causa dinsorgenza va ricercata in un cattivo adattamento della persona a situazioni o ad eventi vissuti con eccessiva difficolt e sofferenza. chiamata cos perch tanto lansia quanto la depressione sono componenti essen ziali di questa patologia, anche se queste due condizioni possono essere entramb e presenti in misura diversa e variabile. Quando prevale la prima, si parler di re azione dansia; viceversa, se simpone la seconda, si avr una reazione depressiva. In q estultimo caso, il quadro clinico non lascia dubbi: si nota, infatti, che lumore o rientato stabilmente verso il basso e tende a non risalire. Tuttavia, ai fini di una corretta diagnosi dovranno essere considerati anche altri fattori che sono: la conoscenza della malattia; la qualit del dolore; il vissuto che il paziente d del dolore stesso e soprattutto lassenza di sintomi psicotici (deliri e allucinaz ioni) che potrebbero far pensare ad altre patologie. Quando prevale la reazione dansia si nota uno stato di forte tensione e d i instabilit emotiva che influenzano la vita psichica del paziente, timoroso ed i nsicuro per il presente ed il futuro. Questo stato ansioso -- che pu mantenersi s tabile oppure acutizzarsi in occasione di eventi emozionalmente significativi -porta con s sintomi somatici diversi che coinvolgono lapparato cardiaco, respirat orio, digerente, nonch quello muscolo-scheletrico e sensoriale. Per quanto riguarda la reazione depressiva la caratteristica principale la tristezza, spesso accompagnata da sentimenti di insoddisfazione e pessimismo. In questa condizione emergono la fragilit emotiva del paziente e la precariet del le sue difese, non pi in grado di gestire gli eventi che prendono cos il sopravven to, causando ulteriore sconforto e apatia. Anche in questo caso i sintomi somati ci sono simili a quelli della reazione dansia, ma con in pi il tratto caratteristi co dellinsonnia, che si pu manifestare o come difficolt a prender sonno o come sonn o non ristoratore, inframmezzato da brevi e frequenti risvegli. Se la diagnosi agevole, ben pi difficile individuarne le cause, che posso no essere molteplici e ben distanziate nel tempo, ma sempre e comunque in grado di generare i dolorosi effetti di quella penosa condizione. La sindrome da somatizzazione Nellambito delle psiconevrosi rientra anche questa sindrome, caratterizza ta dalla comparsa di disturbi fisici diversi che vanno dalla gastrite al mal di testa, dalla stanchezza alle vertigini, dalle difficolt respiratorie al mal di cu ore. I sintomi fisici (dolori, oppressioni, fastidi) sono effettivi, ossia pe rcepiti davvero, pur non essendo attribuibili ad alterazioni organiche reali. In altre parole non sono causati da una vera malattia fisica, ma da uno stato dansi a o di depressione che esiste e di cui non si vuole prendere coscienza. La presenza di tali disturbi , secondo alcuni studiosi, legata allesistenz a di conflitti psicologici profondi che fungono da base allo sviluppo di sintomi cos diversi tra loro, ma tutti ugualmente logoranti. Tuttavia, la spiegazione pi accreditata fa riferimento ad errori nellattivit cerebrale, dovuti ad un temporane o black-out della mente che, sollecitata da stimoli opposti e contrastanti, perde

la giusta condizione di equilibrio e crea scompensi nella sua attivit di comando e di coordinamento. Questa anomala situazione in grado di alterare una qualsiasi f unzione del corpo che, a lungo andare, pu trasformarsi in una lesione dorgano, chiud endo cos quellincredibile ciclo di reazioni a catena che porta un semplice disagio psichico a volgersi in una vera e propria malattia fisica. Le pi frequenti patologie che possono avere anche origine psicosomatica s ono: le cefalee; alcune forme di epilessia, di sindrome vertiginosa e di ipertiroidismo; lanoressia mentale (assenza di appetito); la bulimia (appetito eccessivo) e lobesit; alcune malattie dellapparato digerente (gastrite, duodenite, ulcera, colite spast ica, rettocolite ulcerosa, colon irritabile); lasma bronchiale e le allergie; lipertensione arteriosa; alcune forme di angina pectoris; alcune malattie della pelle (alopecia, psoriasi, lichen ruber planus, pruriti); alcune affezioni dellapparato muscolo-scheletrico (tendiniti, algodistrofie). La variet di queste malattie fa ben capire come ciascuno di noi scelga la patologia che gli pi congeniale, la sofferenza che in quel momento lo tocca di p i e che, meglio di altre, in grado di fargli capire gli errori che sta commettend o. Chi soffre, ad esempio, di gastrite pu forse non riuscire a sopportare un a persona, o una situazione affettiva o professionale difficile, che il suo inco nscio ha gi comunque giudicato intollerabile. Insieme al cibo, portiamo sempre de ntro di noi anche le esperienze della vita quotidiana che dobbiamo digerire e che entrano a far parte della nostra persona. Quando c qualcosa che non ci piace o che non accettiamo, il meccanismo sinceppa. E cos una cattiva digestione, un processo infiammatorio o una lesione dorgano (come lulcera), possono diventare reazioni di dissenso e di avversione verso qualcosa o qualcuno che non tolleriamo, ma che d obbiamo in qualche modo subire. Capita cos in molti altri casi dal momento che, pi sovente di quanto si cr eda, le malattie nascono da un disagio psicologico profondo che non cogliamo a l ivello razionale, ma che esiste da tempo e che ben radicato nel nostro inconscio . V LA NEGAZIONE DELLA VITA

Erich Fromm, nella sua lunga esperienza di psicanalista e scrittore, ha avuto diverse felici intuizioni. Una di queste laver compreso che la felicit non i l divertirsi -- come credono la maggior parte degli sciocchi -- n lesser ricchi -come sostengono i poveri di spirito -- n laver successo e potere -- come sognano ambiziosi e narcisisti -- e neppure una vita senza dolore e sofferenza -- come m olti potrebbero pensare -- ma la vera realizzazione di un vivere quotidiano pien o e vitale. Per Fromm chi vive intensamente una persona felice perch prova necessaria mente sia gioia sia dolore, insieme a tutti gli altri momenti emozionali immancabilm ente presenti in ogni vita umana che sia pienamente vissuta. Anche chi sembra vi vere prevalentemente nella pena e nel dolore ha dei momenti gioiosi e felici ai quali pu aggrapparsi, richiamandoli frequentemente alla memoria per poterli riviv ere e rinnovare. La felicit non , dunque, il frutto prezioso di un albero rarissim o che fiorisce soltanto eccezionalmente, ma un sentire comune che tutti ci porti amo dentro e che dobbiamo saper cogliere e assecondare soprattutto nei momenti p i tristi e dolorosi della vita. Per potersi muovere nella direzione di questa felicit terrena, occorrono due particolari condizioni della mente cognitiva che purtroppo sovente latitano: la chiarezza degli scopi della propria vita e le scelte necessarie a raggiunger li.

I sapori della vita Tutti nella vita abbiamo provato gioia, dolore, allegria, tristezza, inq uietudine, tranquillit, rabbia, paura.... Sono questi alcuni dei numerosi momenti emozionali che quotidianamente danno colore e sapore alla nostra esistenza. Per poterli accettare e apprezzare necessario non contrastarli, non opporsi ad essi , ma viverli con la consapevolezza di chi non li giudica, ma li vede passare dav anti a s, ben sapendo che potranno rinnovarsi pi e pi volte. Chi non riesce a prova re gioia non pu sentirsi vivo e quindi non neppure felice, al pari di chi non vuo le provare dolore. Il dolore e la pena, come la gioia e la felicit, sono parti in tegranti della nostra esistenza e ciascuno di noi li incontrer pi o meno spesso ne lla sua vita nella misura in cui ha deciso di accoglierli e di accettarli, scegl iendo saggiamente la comprensione e non il travisamento. Come un pendolo che, con archi lievi e sincroni, scandisce il passare de lle ore, cos la nostra mente si muove oscillando da unemozione allaltra e ci dona t utti i colori della vita indirizzando il nostro umore ora in un senso ora nellalt ro, a seconda del sentimento che in quel momento prevale. Pensare di essere feli ci senza aver provato tutte le diverse emozioni -- quindi anche quelle meno piac evoli -- unillusione, unidea assurda e infantile, propria di quel pensiero debole ch e talvolta simpone, impadronendosi di noi e impedendoci di cogliere larmoniosa coe renza della vita. Siamo tutti, in misura preponderante, artefici della nostra esistenza ed essa, pur se tracciata a grandi linee, rimane sempre saldamente nelle nostre ma ni con le scelte che di volta in volta facciamo. Scegliendo di viverla con consa pevolezza e coraggio, accettando tutti i frutti che essa ci porta, riusciremo co n minor fatica ad essere pi sereni e soddisfatti. Viceversa, se abbiamo paura di qualcosa o se rigettiamo certe emozioni, neghiamo lessenza stessa della vita e la nostra mente si muover di conseguenza procurandoci pensieri ed umori svantaggios i e negativi. Lassenza di emozioni a o o e

Per chi, come Fromm, intende la felicit come vitalit, come una vita vissut pienamente, la depressione non pu che esserne lesatto contrario. Il vero depress non prova nulla e ringrazierebbe il cielo se riuscisse a sentire anche soltant dolore. Il suo cuore una gelida tomba, un sepolcro ormai vuoto, dove emozioni sentimenti sono soltanto pi un ricordo. La depressione cos terribilmente tragica perch lannullamento di tutto, la n egazione stessa della vita per lincapacit di provare una qualsiasi emozione. Nel d epresso c la netta sensazione di sentirsi morto nella mente e nello spirito, mentr e il corpo ancora in vita. Questa totale assenza di emozioni assolutamente insos tenibile. Il depresso vorrebbe gioire, patire, esultare, arrabbiarsi, soffrire, ma non pu, non ci riesce: gli precluso. Anche la volont si spenta: non pu pi esserg i di aiuto e neppure sostenerlo. Indifferenza e apatia hanno ormai occupato ogni cellula, ogni spazio vitale del suo corpo, prosciugandolo di energia e vigore. La vita perde a poco a poco i suoi colori e diventa cos grigia, arida, inutile. Il depresso si sente solo anche quando in mezzo agli altri perch spento, indifferente a tutto, estraneo a se stesso e agli affetti pi cari. Il suo momento peggiore la mattina, al risveglio, perch vede davanti a s una lunga, interminabil e giornata, piatta, vuota come tutte le altre e per ci stesso ancora pi difficile da accettare e da far trascorrere. , di solito, sempre stanco, esaurito, evanesce nte anche nei pensieri che diventano via via pi lenti, ripetitivi. Si sente prigi oniero di s, bloccato nel corpo, tradito dalla mente, quasi fosse in un tunnel os curo e cieco da cui non gli possibile uscire. In questa condizione, che altro pu fare se non sperare che anche la vita del corpo lo abbandoni? questa la fase pi c ritica della malattia, il momento peggiore e pi pericoloso perch la morte sembra s orridergli e gli appare non come rinuncia alla vita, ma come agognata liberazion e. In questa fase la terapia elettiva quella farmacologica perch, agendo direttam ente sui sintomi, li contiene e permette cos al depresso di riacquistare pi rapida

mente volont e interesse per la vita. C chi sostiene che oggi ci si ammala di pi di depressione perch si tende a c ontrollare maggiormente le emozioni, a reprimerle, a soffocarle. Nelle nostre so ciet industrializzate, il controllo delle emozioni sembra essere diventato una vi rt. Manifestare ci che si sente dentro considerato una debolezza, un grave difetto : guai a piangere in pubblico, o a ridere, o a cantare. Bisogna essere impassibi li, totalmente controllati, di ghiaccio. Sul lavoro si deve dire sempre di s, acc ogliendo qualsiasi richiesta, anche la pi insensata. A scuola timpongono le loro i dee, scelgono per te autori, materie, testi e tu devi accettarli se vuoi sperare di avere domani un lavoro meno alienante e precario. Persino in famiglia diffic ile trovare serenit ed armonia. Problemi economici, comportamenti aggressivi, ego ismi manifesti, finiscono col riprodurre in maniera esasperata lambiguo gioco dei ruoli che la societ impone, creando barriere insormontabili di amarezze e incomp rensioni. Solo chi dispone di difese genetiche e mentali pi forti non si ammala o a lmeno riesce a procrastinare nel tempo la caduta nella depressione. Tutti gli al tri cercano di difendersi come possono. Per non pensare si annullano nei modi pi diversi -- con alcool, sesso, droghe, giochi dazzardo -- o utilizzano in maniera compulsiva quei surrogati di compensazione psicologica (consumismo, sfrenatezze, s pettacoli beceri, attivit estreme) che il circo sociale inventa per loro. Ma, se il pendolo delle emozioni si ferma, non oscilla pi, anche la vita smette di scorrer e e allora qualsiasi soluzione, anche la pi nefasta, pu apparire una via duscita. La societ contemporanea chiede a tutti di rinunciare alla propria individ ualit, a quei tratti caratteristici della personalit che, se liberamente manifesta ti, potrebbero aiutare a vivere meglio, ma che mal si addicono alle esigenze soc iali della produzione, del profitto e della carriera. forse per questa ragione c he la seconda met del Novecento sar probabilmente ricordata come let della malinconia e dellalienazione. Le generazioni del dopoguerra appaiono, infatti, colpite da at tacchi di malessere esistenziale (ansie, fobie, ossessioni, depressioni) in misu ra maggiore rispetto alle precedenti sia per il massiccio ricorso ai farmaci dellu more, sia per i numerosi condizionamenti che la societ impone. I vantaggi derivanti dai processi di modernizzazione e il maggior beness ere economico vengono pesantemente pagati in termini di maggior stress e di unacc resciuta fragilit psicologica che incide non soltanto sulla qualit della vita, ma anche sulla sua durata. La sede della tristezza Una decina di anni fa, nellospedale parigino della Salpetrire, durante la sperimentazione di una nuova terapia per la cura di pazienti affetti dal morbo d i Parkinson, si scoperto che stimolando elettricamente alcune strutture cerebral i profonde (i gangli della base) situate nella sostanza nera dellemisfero di sinist ra, sinducevano repentine crisi di pianto, dovute a sensazioni di profonda triste zza. Questa scoperta sembra confermare le ricerche condotte sulle strutture c erebrali interne che indicano come sede delle emozioni (paura-gioia, piacere-dol ore) il sistema limbico, quellarea cerebrale molto antica racchiusa nella parte p i profonda dellencefalo e comprendente talamo, ipotalamo, amigdala, ippocampo, are a del setto, corpo mammillare e fornice. Altri studi pi recenti, realizzati con lausilio della risonanza magnetica e della tomografia a emissione di positroni (Pet), sembrano indicare lesistenza d i fattori cerebrali interni in grado di influenzare direttamente la percezione d i due importanti emozioni: la gioia e la tristezza. Parrebbe, infatti, che le pe rsone che si descrivono come tendenzialmente ottimiste e gioiose abbiano una pi e levata attivit del lobo prefrontale sinistro. Questo lobo sembrerebbe in grado di smorzare lintensit delle emozioni spiacevoli (tristezza, paura, aggressivit), blocca ndo in qualche modo lattivit dellamigdala e del lobo opposto. Viceversa, il lobo pr efrontale destro sarebbe sede dei sentimenti negativi, e pertanto chi ansioso o depresso farebbe lavorare maggiormente questarea, coinvolta, al pari di quella si

nistra, nella concretizzazione degli stati umorali. La stessa ricerca ha anche rilevato che, di fronte ad avvenimenti inatte si ma piacevoli, il cambiamento dumore (gioia, allegria, soddisfazione) dura pi a lu ngo negli ottimisti, perch prestano maggiore attenzione a tutti i segnali positiv i che ricevono dallesterno. Per contro, davanti a fatti inattesi ma spiacevoli, son o i pessimisti e i depressi quelli che si affliggono maggiormente e per pi tempo, perch inclini a focalizzare lattenzione sugli aspetti negativi di ogni situazione . Una conferma indiretta della miglior salute degli ottimisti data dal diverso liv ello di anticorpi presenti nel sangue. Si visto, infatti, che questo livello mol to pi elevato nelle persone ottimiste e meno in quelle pessimiste, a riprova dell a maggiore efficienza del sistema immunitario in chi nutre fiducia ed portato a vedere il mondo pi rosa. Ogni emozione sempre accompagnata da tutta una serie di modificazioni fi siologiche (aumento del battito cardiaco, presenza di zuccheri nel sangue, accel erazione o riduzione della peristalsi intestinale) dovute alla liberazione nel s angue di particolari mediatori chimici (adrenalina, noradrenalina, dopamina, ser otonina...) che hanno lo scopo di preparare lorganismo a reagire in maniera adegu ata alla situazione che ha provocato lemozione stessa. Il modo di rispondere con reazioni fisiche diverse alle differenti emozi oni dipende non soltanto dal tipo di emozione provata, ma anche dalle inclinazio ni personali che, rimanendo pressoch immutate nel tempo, condizionano la percezio ne di sensazioni ed eventi. VI LE FACCE DELLA DEPRESSIONE

La scienza -- compresa quella medica -- solita basarsi sulla rigorosa os servazione dei fatti naturali per trarre leggi o presunte verit. In questa suo pr ocesso di ricerca, non tiene per conto del fatto che la natura tanto forte e pote nte da risultare spesso imprevedibile, anche in quelle che dovrebbero essere le attese pi certe. Terapia o prevenzione? Altrettanta aleatoriet si riscontra nel campo dei disturbi mentali, dove non esistono certezze, ma soltanto ipotesi suscettibili di evolversi nella direz ione sperata. Per tale ragione, pur con tutte le conoscenze raggiunte, non sono ancora oggi chiare le cause di molte gravi malattie mentali, tra cui anche quell e della depressione. Non conoscendo le cause dinsorgenza del male oscuro, non compi to agevole istituire una terapia efficace e risolutiva, e pertanto, nella maggio r parte dei casi, ci si limita ad agire sui sintomi per ridurne la gravit. Cos fac endo si rende silente la malattia, ma non la si sradica, con lovvia conseguenza c he essa prima o poi ricomparir. Quale medico serio potrebbe, in scienza e coscien za, dire a un suo paziente che, avendogli curato soltanto i sintomi, guarito def initivamente dalla sua malattia? ci che invece accade nel campo dei disturbi depr essivi, dove si trattano solo i sintomi e poi si fa credere al paziente di averl o guarito dalla sua malattia. questo un luogo comune da sfatare, una falsa credenza alimentata da quel la schiera di psichiatri che sostengono che la depressione pu essere bloccata sul nascere con la sola assunzione di farmaci antidepressivi, quando invece tutti s anno bene che la loro azione farmacologica diretta esclusivamente a ristabilire la funzionalit del sistema di trasmissione dei segnali nervosi, e non gi a rimuove re le cause che hanno creato tale disfunzione.. Se fosse come hanno sempre assic urato, con tutti gli antidepressivi che vengono consumati ogni giorno nel mondo, non ci sarebbero 400 milioni di depressi, molti dei quali al limite della dispe razione per le continue ricadute e per linutilit delle cure seguite. Provate, per curiosit, a chiedere ai pazienti di qualche famoso psichiatr a se - dopo aver pagato trecento euro a visita (tre minuti col luminare e poi in mano ai suoi assistenti) ed aver ingurgitato antidepressivi per anni - sono gua

riti dalla depressione. Certo, fanno pi notizia quei pochi personaggi famosi che si prestano a dare testimonianza della loro felice esperienza, che non centinaia e centinaia di poveretti che hanno visto svanire nel nulla, con i loro risparmi, anche le residue speranze di guarigione. La supponenza scientifica di certi baroni della psichiatria e i colossali interessi economici legati alla produzione dei farmaci, hanno fatto dimenticare a molte persone la regola fondamentale di ogni guarigione: lindividuazione delle cause che hanno prodotto la malattia e la loro rimozione. Non fatevi incantare! Nel campo dei disturbi depressivi non esistono pillole magiche, ma soltanto aiut i farmacologici temporanei che possono servire a contenere i sintomi, facilitand o il superamento dei momenti pi critici della malattia. La complessit della malattia depressiva, la molteplicit delle sue forme -ne sono gi state classificate a livello clinico 39 -- la pluralit delle cause dins orgenza, rendono obiettivamente difficile la sua cura e lungo (e tormentato) il percorso che porta alla guarigione. Per tutte queste ragioni -- e anche perch una malattia invalidante, con un alto rischio di suicidio -- consigliabile muoversi anticipatamente, nel senso della prevenzione, e non aspettare che faccia la sua comparsa. Quando la malattia conclamata, tutto diventa pi difficile. Il paziente , se nella fase acuta della malattia, non ha pi volont, interessi, stimoli, e cos n on collabora e si chiude in se stesso, rifiutando ogni aiuto. Le sindromi psicotiche A differenza delle nevrosi - originate essenzialmente da problemi di ada ttamento - le sindromi psicotiche sembrano avere una diversa radicazione, meno l egata allambiente e pi vicina a fattori di tipo genetico-costituzionale. Questo po rta a ritenere che la loro insorgenza sia determinata da un cattivo funzionament o del cervello che creerebbe tutta una serie squilibri biochimici in grado di al terare il tono dellumore. Si tratterebbe, dunque, di unorigine organica. Ma, una d omanda sorge spontanea. possibile affermare che esistono malattie soltanto organi che ed altre soltanto psicologiche? A parer nostro: no. Infatti, a tuttoggi, non si conosce ancora lesatto confine che separa queste due aree, dal momento che cause psicologiche possono scatenare reazioni biochimiche e modificazioni biochimiche possono dar luogo a implicazioni psicologiche. Lunitariet dellessere umano esclude ogni tipo di demarcazione, di separazione, di frattura. , dunque, ragionevole ritenere che nelle sindromi psicotiche siano sempre contestualmente presenti -- sia pure in misura diversa -- fattori genetici cost ituzionali e altri di natura psicologica, derivanti dalla difficolt di adattament o a specifiche situazioni ambientali. In ogni depressione minore (o nevrotica) facile scorgere una certa fragi lit dellindividuo di fronte a pressioni ambientali che lui giudica importanti. Per contro, in ogni depressione maggiore (o psicotica) si possono indivi duare -- accanto ad una base genetica di predisposizione alla malattia -- le con seguenze e gli effetti di precisi eventi scatenanti, apparentemente anche non gr avi. Un caso interessante la cosiddetta depressione mascherata, caratterizzat a da una sorta di pigrizia mentale patologica che si accompagna ad una particola re condizione ansiogena, nota come la sindrome da risveglio, capace di far vedere i normali impegni della giornata in modo assai angosciante. Le cose pi banali (la varsi, radersi, vestirsi) diventano cos ostacoli insormontabili e la paura di non riuscire a gestirli pu far sorgere malesseri spesso fittizi, ma talvolta anche r eali (cefalee, disturbi gastrici, digestivi, tachicardie, tremori, nausea), che il malato enfatizza per comunicare agli altri la sua sofferenza. In realt questa condizione priva di un importante sintomo caratteristico della depressione: linsonnia. Si dorme, infatti, benissimo, salvo sapere che punt ualmente, il mattino successivo, langoscia si ripresenter appena aperti gli occhi. Il vissuto ansiogeno -- circoscritto alla parte iniziale della giornata -- unito ad altre specifiche condizioni, fa s che su questa patologia non ci sia unanimit di vedute. Alcuni pensano sia un disturbo dansia mascherata; altri la inc

ludono a pieno titolo tra le forme depressive minori; altri ancora sostengono si a un modo singolare di vivere uno stato depressivo, la cui natura nevrotica o ps icotica non appare del tutto definita. In ogni caso, se il malato prender coscienza che i sintomi fisici che man ifesta altro non sono che una maschera del suo disagio interiore, avr certamente compiuto un importante passo avanti nella risoluzione della sua malattia. Le variabili della personalit Uno dei concetti pi difficili da esprimere dal punto di vista psicologico senza dubbio quello di personalit. La definizione stessa, variando da contesto a c ontesto, non esaustiva e perci d adito a critiche e a precisazioni. noto che ogni persona ha un suo proprio modo di essere, un sistema carat teristico di valutazione che riguarda se stesso e gli altri, attraverso il quale esprime la propria conoscenza del mondo. Questo modo di essere la personalit. In altre parole, linsieme di tutte le operazioni mentali che servono alla persona p er costruire, mantenere o perfezionare la sua unit psicofisica (individualit), dif ferenziandola da quella degli altri. limmagine che diamo di noi agli altri; una s orta di contropelle, una maschera che abbiamo inconsapevolmente plasmato e che p ortiamo sempre con noi per mostrarla, per esibirla in pubblico. Questo secondo volto -- che traspare sotto le linee del primo -- per alc uni la sintesi armonica di altre due importanti variabili: il temperamento e il carattere. Il temperamento pu essere definito come linsieme delle inclinazioni dellind ividuo che rispondono alla sua particolare costituzione biologica e alle caratte ristiche affettive che lo distinguono dagli altri. Racchiude perci in s le tendenz e innate proprie di ogni individuo, che possono essere esaltate o avvilite dalla cultura, ma mai cancellate. Secondo la Teoria degli umori elaborata da Ippocrate, i vari temperamenti umani deriverebbero dalla mescolanza dei quattro umori di b ase presenti nel corpo: sangue, muco, bile gialla e bile nera. La prevalenza del luno o dellaltro determinerebbe lorientamento del temperamento individuale e quindi la sua indole (passionale, flemmatica, collerica, malinconica). Il carattere, invece, sembra essere la parte pi esterna, limpronta esterio re che si acquisisce dallambiente, dalla famiglia, dalle persone frequentate ed p erci legato alla storia di ognuno e alle esperienze vissute. Pu essere: forte, deb ole, aggressivo, pacifico, accomodante, inflessibile, rigido, accattivante. Tend enze innate (temperamento) e assimilazione dei condizionamenti ambientali (carat tere) si intrecciano profondamente lun laltro e costituiscono quellunit psicofisica chiamata personalit. Questa, da un punto di vista patologico, pu essere definita ans iosa, fobica, isterica, ossessiva, paranoica, ipocondriaca, a seconda della prev alenza di un disturbo rispetto ad un altro. Il senso conclusivo di questo discorso che la diagnosi di un qualsiasi d isturbo dellumore -- e quindi anche della depressione -- non pu prescindere dalla valutazione dei tratti caratteristici della personalit del soggetto, e deve altre s tener conto della situazione ambientale e della familiarit esistente con questa od altre patologie. Le depressioni secondarie Le manifestazioni depressive -- al pari di tutti gli altri disturbi dellu more -- possono comparire anche nel corso di malattie organiche e psichiatriche, oppure possono essere indotte dalluso di farmaci, droghe o da particolari condiz ioni ambientali e psicologiche che sottopongono il soggetto a tensioni particola rmente stressanti e disadattative. Le malattie organiche, che pi frequentemente di altre possono dare origin e a forme di depressione secondaria, sono: -- le malattie neurologiche che, interessando direttamente il cervello, determi nano sempre una modificazione dellequilibrio biochimico cerebrale e quindi dellemo

tivit (demenza, ictus, meningiti, encefaliti, Parkinson, epilessia, Aids, tumori cerebrali, sclerosi a placche, traumi cerebrali); -- le malattie non neurologiche che, pur non coinvolgendo direttamente il cerve llo, possono in un secondo tempo riflettersi su di esso. In particolare le malat tie infettive (epatite virale tubercolosi, febbre reumatica, mononucleosi); mala ttie endocrine (tiroidee, ipofisarie, surrenali e ovariche); malattie di organi ed apparati (colite ulcerosa, ulcera duodenale, insufficienza renale, infarto de l miocardio, coronaropatie, ipertensione arteriosa, artrite reumatoide, tumori). In tutti questi casi il miglioramento della malattia organica comporta q uasi sempre unevoluzione positiva anche della sintomatologia depressiva. Tuttavia , quando ci non accade, il disturbo dellumore deve essere affrontato a parte, con indagini e terapie appropriate, scollegandolo completamente dal problema princip ale. VII I SEGNALI DELLA DEPRESSIONE

Lesistenza di una pluralit di forme di depressione e la ridotta intensit de i principali sintomi nella fase iniziale della malattia, non rendono agevole il suo riconoscimento precoce. Tuttavia, esiste una traccia, un segno anticipatore che pu indicare prima di altri la sua indesiderata presenza. Questo segnale, che fa da spia ad uno stato depressivo ormai prossimo alla latenza, la progressiva p erdita -- a causa di un andamento anomalo dellumore - della capacit di rispondere adeguatamente a quei continui stimoli che ci colpiscono dallinterno e dallesterno (stressors), e che sono il banco di prova della nostra idoneit di adattamento alla mbiente. Lumore -- lo abbiamo gi sottolineato - funge da ammortizzatore emozionale filtrando gli eventi, e si muove tra le diverse emozioni oscillando armonicament e dalluna allaltra, a seconda del sentire del momento. Quando ci si accorge che lum ore non oscilla pi regolarmente -- e lo si pu capire dallinsofferenza, dallagitazion e o dal fastidio provato -- ma rimane innaturalmente ancorato a una sola emozion e (tristezza, irritabilit o apatia), vuol dire che giunto il momento di incominci are a pensare alla depressione. Se poi si notano anche stanchezze inusuali, atte ggiamenti dincomprensibile chiusura, rifiuti mentali e fisici mai avuti in preced enza, con tendenza a isolarsi, scarso o eccessivo appetito, disturbi del sonno o un disinteresse generalizzato, bene darsi da fare, perch se non si gi depressi, p oco ci manca. Uninformazione poco trasparente La medicina dei nostri giorni presenta sovente condotte paradossali. Una di queste, legata al discorso sulla depressione, nasce dal fatto che non sempre vengono tenute in debito conto esperienze significative del passato. La smania dinnovare a tutti i costi porta sovente a ritenere superati importanti riferiment i che hanno, invece, ancora validit e quindi ragion dessere. Nel caso della depres sione si era arrivati qualche anno fa a suddividerla e a raggrupparla in differe nti categorie contrapposte (nevrotica/psicotica, endogena/reattiva, primaria/sec ondaria, minore/maggiore, lieve/grave) che ne chiarivano immediatamente la natur a e la gravit. Ora, questa suddivisione caduta in disuso perch ci si orientati a c lassificare la malattia non di per se stessa, ma in funzione della produzione di nuovi farmaci e degli effetti terapeutici che ne possono derivare. Che bella trovata! E cos, per ogni nuovo farmaco scoperto, vengono subito individuate altrettante nuove forme patologiche di depressione che rivoluzionan o tutte le precedenti classificazioni, rendendo inutile molto del lavoro fatto i n precedenza. A parte ogni altra considerazione, ci che balza immediatamente agli occhi il totale asservimento della scienza medica aglinteressi dellindustria del farmaco che crea unassurda e dannosissima dipendenza. una preoccupazione questa s egnalata ripetutamente da numerosi autorevoli personaggi del mondo scientifico i nternazionale, allarmati dal fatto che enti e associazioni medico-scientifiche s ono sempre pi condizionati dai finanziamenti delle case farmaceutiche, interessat

e a promuovere luso dei loro farmaci attraverso ricerche pilotate e servizi forzo samente elogiativi, presentati con enfasi sulle pi importanti riviste del settore e nei congressi. Peter Glassman, ricercatore presso lUniversit della California, spulciando i bilanci di alcune prestigiose riviste mediche americane che godono di grande considerazione in tutto il mondo (Journal of American Medical Association, New E ngland Journal of Medicine, Annals of Internal Medicine), ha scoperto che la lor o sopravvivenza era garantita quasi per intero dagli introiti pubblicitari, cos a lti da rappresentare una vera e propria dipendenza economica nei confronti di di verse case farmaceutiche. Segnalazioni analoghe, comparse su altre autorevoli te state, hanno messo in luce una sudditanza economica tale da compromettere ogni l ibert dazione e, in diversi casi, anche gli obiettivi primari degli enti medesimi. In altre parole, si viene a creare non soltanto un condizionamento psicologico che funge da barriera nei confronti degli altri concorrenti presenti sul mercato , ma anche una vera e propria azione collusiva che mira a fornire al pubblico in formazioni parziali e non trasparenti, per favorire gli interessi delle case far maceutiche maggiormente benefattrici. Lesistenza di norme legislative lacunose e poco chiare, ha favorito il pr oliferare di questi comportamenti a danno di tutta la collettivit. Tuttavia, se i n America si piange, in Italia certamente non si ride. Le vicende Lipobay (agosto 2001) e Glaxo Wellcome (febbraio 2003) hanno fatto emergere lesistenza di dinamiche corruttive che coinvolgevano medici, primari, docenti universitari, ricercatori e dirigenti ospedalieri, accusati tutti di attivit di comparaggio per aver favor ito e prescritto, in cambio di denaro e doni vari, i prodotti delle case farmace utiche incriminate. Allo sconcerto del pubblico, fa riscontro lamarezza dei tanti medici seri che svolgono il loro lavoro con onest e amore. Classificazione dei disturbi depressivi Federico Fellini si sempre dichiarato fortunato perch non aveva mai conos ciuto -- a differenza di molti altri suoi colleghi del mondo della celluloide -labisso senza fondo e il terribile gelo della vera depressione. Da uomo curioso qu al era, non si meravigliava mai di nulla ed era sempre vivacemente proteso alla scoperta, alla conoscenza di tutto ci che esisteva, pronto a cogliere anche le sf umature pi piccole, quelle che agli altri abitualmente sfuggivano. Perch -- si chiedeva stupito -- dobbiamo essere cos presuntuosi da escluder e che siamo attraversati da raggi invisibili provenienti da tutte le direzioni e che siamo fatti di equilibri delicatissimi continuamente minacciati? Ma, se bas ta un po di tepore di sole per farci vedere il mondo migliore e uno spiffero daria per mal disporci nei confronti degli altri, perch mai pretendiamo di dare giudiz i, teorie, spiegazioni se non sappiamo assolutamente nulla?. Sagge parole, ahim, t roppo spesso inascoltate. Sanno, invece, molto gli estensori del DSM IV (il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) dellAmerican Psychiatric Association, che la Bib bia della psichiatria mondiale, ossia il testo di riferimento per la diagnosi de i disturbi mentali e psichici. Basandosi soltanto sui sintomi, sulla loro durata e sullassenza di fattori organici conosciuti, hanno suddiviso le forme depressiv e in: -- Disturbi Unipolari (Depressione Maggiore, Distimia, Depressione Minore) -- Disturbi Bipolari (Disturbo Bipolare I, Disturbo Bipolare II, Ciclotimia) -- Disturbi Secondari (di cui si gi parlato e chiamati cos in quanto conseguenti ad altre malattie o indotti da sostanze). La validit di tale classificazione , per, soltanto temporanea in quanto soggetta a periodiche, profonde revisioni. La Depressione Maggiore una sindrome clinica caratterizzata principalmente dalla presenza di umo

re depresso, di apatia e dallincapacit di provare piacere (anedonia) per ci che pri ma era fonte di interesse e di soddisfazione. Questi sintomi -- presenti per pi d i due settimane -- di solito coesistono, anche se talvolta chi ne soffre non rie sce a coglierli tutti, ma si limita a considerare soltanto quello pi evidente che la tristezza esistenziale. La Depressione Maggiore una malattia che ha una frequenza molto variabil e. Pu, infatti, manifestarsi con un episodio singolo, unico in tutta la vita, o c on episodi sporadici, distanziati anche di molti anni fra loro, oppure con episo di ricorrenti la cui durata varia da pochi giorni fino anche a diversi mesi o an ni (depressione cronica). Lepisodio depressivo maggiore pu essere di varia entit (l ieve, moderato o grave); con o senza manifestazioni psicotiche (deliri, allucina zioni); o, viceversa, essere accompagnato da manifestazioni di tipo catatonico c ome limmobilit o leccessiva attivit motoria; oppure pu presentare manifestazioni atip iche come laumento dellappetito o del sonno. Per qualificare uno stato di tristezza profonda come Depressione Maggior e, il DSM IV postula la presenza contemporanea di almeno cinque dei nove sintomi qui di seguito indicati, che devono manifestarsi per un periodo di almeno due s ettimane. Questi sintomi sono: 1. Umore depresso per la maggior parte del giorno; 2. Rilevante diminuzione dinteresse per tutte le attivit per la maggior parte del giorno; 3. Significativa riduzione di peso senza essere a dieta, e parallela diminuzion e dappetito (oppure aumento di peso e di appetito), 4. Insonnia o ipersonnia (sonno prolungato) quasi ogni giorno; 5. Agitazione o rallentamento psicomotorio quasi ogni giorno; 6. Faticabilit o mancanza di energia quasi ogni giorno; 7. Sentimenti di autosvalutazione o di colpa eccessivi o inappropriati, quasi o gni giorno; 8. Ridotta capacit di pensare o di concentrarsi, o indecisione quasi ogni giorno ; 9. Pensieri ricorrenti di morte (ideazione o pianificazione di tentativi di sui cidio). Tali sintomi devono, inoltre, causare un disagio clinicamente significat ivo o compromettere le normali attivit di relazione e di lavoro, senza peraltro e ssere causati da sostanze tossiche o farmacologiche, od essere conseguenza di lu tti, perdite o abbandoni. In ogni caso uno dei cinque sintomi presenti deve esse re necessariamente costituito da umore depresso o da perdita di interesse o piac ere. La diversit dei sintomi -- comuni spesso ad altre malattie e anche oppost i tra loro (insonnia o sonno prolungato, perdita di peso o aumento di peso) -- f a ben capire la difficolt di arrivare a una precisa diagnosi, che diventa invece pi certa davanti a pensieri e a propositi di suicidio. Non bisogna, infatti, dime nticare che circa la met delle persone affette da Depressione Maggiore ha pensato o tentato almeno una volta il suicidio, mentre un terzo di esse (16%) lo ha rea lizzato. Questa propensione al suicidio pu, nei casi estremi, coinvolgere altre p ersone. Di fronte alla minaccia di un avvenire sempre pi oscuro, il depresso pu de cidere di trascinare con s nella morte anche i propri familiari, con lintento di s ottrarli a una vita che egli giudica inutile o impossibile da gestire. Ulteriori elementi di rilevanza diagnostica sono: la gravit dei sintomi; la loro durata che, come abbiamo visto, pu essere brevissima o protrarsi per anni ; la loro periodicit, che fa s che si ripetano a intervalli pi o meno regolari di t empo; la repentina variabilit dellumore, che rende il soggetto imprevedibile o per ch assolutamente indifferente, oppure perch eccessivamente reattivo nei confronti di eventi di per s insignificanti. Chi soffre di questa forma di depressione ha, di solito, pochi argomenti di conversazione: parla svogliatamente, a bassa voce, con tono piatto e monocor de. Non ama la folla, gli spazi aperti, quelli troppo angusti o stretti, in quan to molto spesso soffre anche di altri disturbi (manie, fobie) legati allansia. A queste persone mancano le energie e a loro tutto risulta pi pesante e faticoso. P ersino le attivit quotidiane e di minor impegno -- come per esempio il vestirsi,

il radersi o il truccarsi -- diventano fardelli gravosi che fanno malvolentieri poich richiedono per loro assai pi tempo ed energia del dovuto. Chi depresso molto spesso non riesce neppure a lavarsi, ad aver cura del suo aspetto o del suo stato fisico. completamente estraneo a se stesso: non gli importa nulla di essere trasandato e di ci che gli altri pensano di lui. Il suo un mondo indifferente, privo di colori, di odori, di sapori, di interessi, di em ozioni: un mondo che non sente pi suo e a cui rinuncia di appartenere per disisti ma, indegnit o autodisprezzo. Anche il suo pensiero ne soffre: lento, monotono, p rivo di flessibilit e diniziativa. Lattenzione poi, sempre inchiodata su temi melan conici, rende povera la sua progettualit, difficoltose le associazioni, penosi i suoi ricordi. Tutto per lui irrilevante, tranne linizio della giornata. Il mattin o per il depresso un vero tormento: il momento peggiore del giorno perch preludio di azioni e di cose da fare. Ogni attivit -- anche la pi semplice e banale -- vie ne percepita come un impegno fastidioso che opprime e che si vorrebbe evitare. P oi, col passare delle ore, le cose sembrano andare meglio, anche perch ci si avvi cina alla sera, il momento meno pesante della giornata, quello che il depresso v ive meglio perch lo fa sentire meno impegnato nei confronti di se stesso e degli al tri. Un altro aspetto caratteristico di questa malattia la ciclicit non soltan to giornaliera, ma anche stagionale, con momenti di acuto peggioramento in autun no/inverno e di parziale miglioramento in primavera/estate, proprio in coinciden za con i periodi di maggior luce. Le ragioni di tale ciclicit non sono ancora ben chiare, ma fanno riferimento alla diversa presenza nel sangue di particolari or moni legati alla variazione della temperatura corporea e al ciclo di produzione della melatonina che, come si sa, partecipa alla regolazione di alcune important i funzioni neurovegetative quali il sonno, lassunzione di cibo e quindi anche lumo re. Nel DSM IV classificata anche una sindrome chiamata Depressione Minore c he presenta gli stessi sintomi della Depressione Maggiore, ma di intensit pi lieve . Questa malattia, per le sue particolari caratteristiche, viene spesso confusa con la Distimia - che per dura pi a lungo - o con altre sindromi depressive meno g ravi e intense. VIII LA DISTIMIA

La storia dei disturbi dellumore -- conosciuti fin dallantichit e descritti in modo anche discorde -- riflette la difficolt di individuare i confini di tali malattie che hanno aspetti cos complessi e discordanti da trarre sovente in inga nno anche gli operatori pi attenti e preparati. Il vero problema che ogni forma depressiva ha una sua storia segreta fat ta di segni e di tempi diversi, una trama invisibile che si svolge silenziosamen te e che conduce a smarrire il senso della vita. Che fare? Occorre valutare ogni aspetto, il pi piccolo segnale, per poter riconoscere la depressione il pi precoc emente possibile e porvi cos immediato rimedio. Criteri diagnostici generali La diagnosi di un paziente depresso non per nulla agevole. Tuttavia, alc uni segni esteriori evidenti possono aiutare a identificarla con sufficiente pre cisione. Vediamoli brevemente: perdita improvvisa di cura per la propria persona che si traduce in un aspetto trascurato e dimesso; apatia, indolenza, sciatteri a (anche nel vestire) riflettono un calo dinteresse e scarsa vivacit mentale; sgua rdo triste e assente, cui spesso saccompagna un eloquio grave, piatto, tedioso, f atto di discorsi brevi e di risposte a monosillabi. Lo specialista, per, non si limita a questi soli segni esteriori, va oltr e. La vera difficolt che incontra non tanto la diagnosi differenziale della malat tia, che spesso immediata, quanto la collocazione dei disturbi riscontrati nel p aziente in una delle numerose forme di depressione previste dal DSM IV. A tal fi ne, focalizzer la sua attenzione su tre principali fattori: la presenza di un gru

ppo ben definito di sintomi, la loro durata e la loro intensit. Il sintomo da cui partire sempre la tristezza, ossia quello stato di cup o e profondo abbattimento che conduce il malato a un progressivo distacco emozio nale dalle persone a lui pi care e da tutto ci (situazioni e oggetti) che un tempo andava ricercando perch a lui graditi. La tristezza, come tutte le emozioni, un momento mutevole dellanimo umano, e come tale non deve durare troppo a lungo. Si tristi per una molteplicit di ragioni: per un lutto, per una malattia, per un amo re non corrisposto o finito, per una perdita, per un danno, per un litigio, per qualsiasi cosa che ci ha turbato nel profondo. Tuttavia, quando la tristezza pro tratta nel tempo o assai cupa, o spropositata o non legata a una causa precisa, ma espressione di un pi generalizzato disagio di vivere, ecco che allora diventa elemento qualificante per ipotizzare lesistenza di una qualche forma di depressio ne. Altrettanto importante valutare la durata dei sintomi depressivi che dov ranno essere presenti per un periodo di tempo significativo, ossia adeguato alla gravit della condizione. Mesi e mesi di disperazione o di profondo abbattimento di fronte ad un evento sia pure grave, sono in ogni caso segni indicatori di una risposta adattativa non corretta e quindi di una probabile patologia. Di solito , la durata di un episodio depressivo acuto trattato farmacologicamente varia da s ei a dodici mesi. Se per il trattamento non ha avuto successo, possibile che duri pi a lungo (due o pi anni), con eventuale persistenza di sintomi residui che tend ono a cronicizzarsi. Ulteriore elemento di diagnosi lintensit dei sintomi che viene misurata in base a tre diversi criteri: la quantit di disagio e di sofferenza prodotta; gli impedimenti reali che ne derivano e il rallentamento dei processi decisionali e cognitivi del soggetto. La Distimia Il proliferare di sindromi depressive e il numero crescente di persone c olpite, sono lo specchio di una situazione evolutivamente complessa. La maggior frequenza di queste patologie mentali deriva da diversi fattori, tra cui anche i l fatto di vivere in societ che impongono modelli disumanizzanti, basati sullesasp erata competitivit e sulla negazione dimportanti bisogni individuali -- quali lauto stima e lautorealizzazione -- che sono poi quelli che danno valore e senso alla v ita. Questalienante realt crea nelle persone prima frustrazione e sgomento, poi un angosciante senso di vuoto che conduce a una progressiva perdita didentit, per icoloso momento anticipatorio di quel malessere esistenziale che spinge a rinunc iare alla vita. E cos ci si scopre incapaci di gioire, privi di una propria volon t, omologati, passivi, in una condizione di sudditanza psicologica che costringe a fare ci che gli altri vogliono e non ci che si vorrebbe. Una simile condizione d i vita in grado di disarticolare qualsiasi equilibrio, tanto pi se reso precario da esperienze dolorose non ancora superate, e di far precipitare nellangoscia, ne llapatia e nellisolamento. Da questo lacerante conflitto fra ci che si sente e ci che invece si fa, n asce e si sviluppa una sensazione di totale inutilit che spesso causa di quel dol oroso processo di scollamento dalla vita che chiamiamo depressione. Tra le numerose forme di depressione, la Distimia rappresenta meglio di altre questo graduale distacco dalla realt, dal momento che si manifesta con una progressione cos lenta e impercettibile che rende assai difficile lindividuazione precoce della malattia. Da un punto di vista clinico la Distimia -- al pari della Depressione Ma ggiore -- inserita nel gruppo dei disturbi unipolari, ossia tra quelle sindromi depressive caratterizzate da umore depresso, da apatia e da incapacit a provare p iacere. Si distingue dalla sorella maggiore solamente per una sintomatologia pi att enuata, anche se di pi lunga durata. Fino a qualche anno fa la Distimia era consi derata pi genericamente uno dei tanti disturbi dellumore proprio a causa dei suoi sintomi poco gravi che vedevano lalternarsi nel tempo di episodi depressivi inter

calati da periodi di apparente normalit; per tale ragione veniva fatta rientrare come nevrosi depressiva nella categoria delle psiconevrosi. Oggi, invece, il DSM I V la classifica come disturbo depressivo cronico, caratterizzato dalla presenza di sintomi di grado lieve, capaci per, a causa della loro persistenza, di incider e pesantemente sullo stile e sulla qualit di vita del malato. Il decorso della Di stimia tende, di solito, a persistere nel tempo e presenta una durata media di c irca tre anni, anche se si possono avere casi in cui la malattia si protrae per otto-dieci anni. Chi ne soffre -- avendo perso la dimensione della vita normale - convinto di essere nato depresso e di non aver mai vissuto un giorno felice: m a, non cos. I sintomi pi manifesti sono: lumore depresso; una significativa caduta del lautostima; unaccentuata affaticabilit, dovuta a frequenti perdite di energia; una sensibile riduzione della capacit di concentrazione, unita ad evidenti difficolt d ecisionali; insonnia o ipersonnia; scarso appetito o iperfagia, il tutto accompa gnato da sentimenti di abbattimento e di disperazione. Per formulare una diagnos i attendibile necessario che i sintomi indicati siano non episodici, persistenti e presenti quasi tutti i giorni per almeno un anno. Per una diagnosi pi certa, d evono essere esclusi tutti gli altri disturbi depressivi (forme maniacali e cicl otimiche) e il paziente in esame non deve essere portatore di personalit melancon ica. Ed proprio per questultima ragione che la Distimia viene spesso sottodiagnos ticata, in quanto si tende ad attribuirne i disturbi al carattere della persona e non alla presenza di questa patologia. Le terapie adottate -- farmacologiche o non -- dovranno essere associate alla psicoterapia e portate avanti per un tempo sufficientemente lungo, con ric hiami stagionali in autunno e primavera. Una malattia sociale Al culmine del loro apparente benessere materiale, le nostre societ opule nte scoprono di soffrire di una variet incredibile di mali a lungo ignorati. Se v entitr secoli fa Diogene andava in giro con la sua lanterna a cercare un uomo one sto, oggi farebbe ancor pi fatica a trovare un uomo soddisfatto di s e non depress o. Le societ industrializzate contemporanee sono fonti di malesseri cos ampi e generalizzati che neppure la crescita del tenore di vita riesce a mascherare. Molte delle protezioni che hanno funzionato in passato -- religione, patriottism o, famiglia -- sembrano aver perso oggi efficacia e cos una crescente moltitudine di persone sente di essere esposta ai ricatti psicologici della societ: efficien za, competitivit, consumismo, ricchezza. A questi usi sociali si deve sacrificare t utto, compresi libert, equilibrio e salute. E cos si costruiscono abitudini ritual izzate che hanno il compito di coprire lansia e le insoddisfazione provate. Con sim ili scelte di vita facile che compaia la Distimia o una qualsiasi altra forma de pressiva, come a ricordarci che siamo sulla strada sbagliata e che dobbiamo camb iare. La malattia esordisce prevalentemente in et giovanile, anche se non manca no casi di esordio pi tardivo in et matura o avanzata. Per la sua durata, ma sopra ttutto per limpatto negativo che ha sullattivit lavorativa, la Distimia pu essere co llocata tra le malattie sociali a pi alta incidenza e in particolare tra quelle i n grado di favorire comportamenti autodistruttivi come lalcolismo, luso di droghe o labuso di farmaci. Due aspetti caratteristici ma contraddittori di questa malat tia sono: la possibilit che possa passare da sola, anche se in un lasso di tempo piuttosto lungo, mediamente superiore ai cinque anni; il rischio che possa, inve ce, sfociare in episodi depressivi pi gravi. Secondo lOrganizzazione Mondiale dell a Sanit questa malattia colpirebbe oggi l8% della popolazione mondiale, ma il dato sembra essere fortemente sottostimato. Emozioni senza slancio

Astenia, esaurimento, svogliatezza, sono i sintomi desordio di una condiz ione che compare subdolamente e che poi si radica nella mente della persona, aut oalimentandosi con le esperienze del vivere quotidiano. Il distimico si sente in felice e lo avverte distintamente perch vive avvolto in una perenne coltre di tri stezza -- immutabile e senza tempo -- che spesso inizia nelladolescenza e pu protr arsi sino allet adulta ed andare anche oltre. Le prime delusioni sentimentali, i problemi familiari e scolastici inasp riscono tale condizione che sovente associata ad altre patologie psichiche come ansia, ossessioni, fobie e tic. Nel distimico tutte le emozioni, piacevoli e spi acevoli, sono vissute sempre senza entusiasmo, con una sorta di tiepidezza disar mante che rasenta lindifferenza. Ci perch il distimico accetta con rassegnazione e ineluttabilit il suo destino di tristezza cronica, pensando sia lunica condizione esistenziale che conosce e gli appartiene. Sembra quasi un modello di vita accet tato passivamente e via via codificato nel tempo. Stando cos le cose, lintervento terapeutico pi appropriato non pu che essere rivolto a scardinare questautolimitazi one e a far capire al paziente che esiste un altro modo di vedere la vita e di v iverla con sensazioni ed emozioni pi piacevoli e gratificanti. Le ricerche degli ultimi anni sulle possibili cause della malattia evide nziano lesistenza di una carenza di dopamina, un neurotrasmettitore che sembra st imoli la voglia di fare, la ricerca di novit e quindi anche lo stress e il rischio. L a terapia farmacologica oggi pi seguita prevede luso di molecole antidepressive -in particolare le benzamidi -- che paiono in grado di potenziare lattivit dopamin ergica. Non va, comunque, dimenticato che in medicina non esistono certezze: ogn i affermazione deve essere sempre riferita allo stato attuale delle conoscenze a cquisite e alla possibilit di essere smentiti in ogni momento. Per quanto concern e le psicoterapie, la vera difficolt rappresentata dal contatto iniziale col pazi ente distimico, di solito poco propenso ad approfondire le esperienze della sua vita e a mettere in discussione i modelli cognitivi che ha elaborato. IX LA TRISTEZZA STAGIONALE

Linstabilit dellumore, che uno dei parametri fondamentali del disturbo depr essivo, pu manifestarsi in molteplici e svariate forme. Come tutte le funzioni ri tmiche dellorganismo, anche lumore, con le sue caratteristiche oscillazioni, colle gato al ciclo giornaliero (circadiano) notte-giorno. Questo ciclo -- iscritto ne l patrimonio genetico di uomini, animali e piante -- finalizzato a regolare i ri tmi di attivit e di riposo (veglia-sonno) che sono indispensabili per il benesser e di ogni creatura vivente. Il ruolo del sonno Nelle persone depresse molto spesso presente unalterazione della funzione del sonno che si manifesta con ripetuti risvegli, difficolt di addormentamento, anticipazione del risveglio mattutino, con la conseguenza di far diminuire le or e totali di sonno e di rendere il riposo assai poco ristoratore. Se trascorriamo un terzo della nostra esistenza dormendo, un motivo ci sar pure. Il sonno favori sce il reintegro dellenergia muscolare consumata durante la veglia; mette a riposo diversi organi ed apparati; rende pi efficiente il sistema immunitario con la pro duzione delle citochine; infine permette ai processi mentali cognitivi, e in par ticolare alla memoria, di elaborare con pi calma tutte le informazioni ricevute d urante la giornata, memorizzando quelle utili e scartando quelle inutili. William C. Dement -- appassionato studioso della materia -- ricorda che s iamo una societ di assonnati, ossia che dormiamo troppo poco rispetto alle nostre reali necessit, tanto che in questultimo secolo abbiamo perso mediamente unora e mez zo di riposo notturno. Aggiunge, per coloro che pensano di poterne fare a meno, c he scientificamente provato che per star bene occorre mediamente unora di sonno o gni due di veglia, il che equivale a circa otto ore di sonno al giorno. Noi non c i facciamo caso -- chiarisce Dement -- ma il nostro cervello tiene conto di tutt

o il sonno che abbiamo perso giorno dopo giorno e, quando meno ce laspettiamo, ci presenta il suo conto che, tradotto in termini per noi comprensibili, significa spossatezza, stress e calo dellumore. Chi di notte dorme bene, e per il tempo necessario alle sue esigenze psi cofisiche, al mattino sprizzer energia e ottimismo da tutti i pori: sar pi sereno, raggiante, pieno diniziativa, proprio lopposto di chi depresso. Dormire non , dunqu e, una perdita di tempo o una cattiva abitudine -- come lascia, invece, intender e uno studio dellUniversity of California di San Diego secondo il quale soltanto chi dorme tra le cinque e sette ore per notte vivrebbe pi a lungo - ma un modo in telligente e semplice per star bene e prendersi cura di s. bene, per, sapere che il sonno diurno non ha per lorganismo gli stessi ben efici effetti di quello notturno. Non riesce, per esempio, a mettere a riposo il s istema cardiovascolare; non inibisce la produzione di cortisolo, lormone dello str ess, la cui eccessiva presenza pu avere effetti negativi su diversi organi, tra cu i il cervello; infine non favorisce la secrezione dellormone della crescita (o GH ), che viene prodotto di notte ed ha un ruolo fondamentale per laccrescimento dei bambini e per la sintesi delle proteine negli adulti. I ritmi biologici Il sonno un bene davvero prezioso: il modo insostituibile con cui si rec uperano energie fisiche e psichiche, e la sua privazione pu avere effetti devasta nti sullintero organismo. Luomo ha spesso provato a farne a meno, ma ne uscito sem pre sconfitto. Il bisogno di dormire imperioso e forte: quando c, si fatica a mant enere lattenzione, ad elaborare e memorizzare dati, a prendere decisioni, a fare qualunque cosa, fino a quando, vinti dal suo ultimo attacco, si cade inevitabilm ente addormentati. Il sonno vita a tutti i livelli (fisico, psichico, biologico) , ma molti lo dimenticano preferendo rinunciarvi per fare altro. Il fatto che lavvento della luce elettrica ha sovvertito molti dei nostri ritmi biologici giornalieri, facendoci staccare dal tempo reale che quello scan dito dalla natura. Da milioni e milioni di anni fino a circa un secolo e mezzo f a, luomo sempre andato a dormire col calare della notte e si alzato alle prime lu ci dellalba. Tutte le attivit quotidiane sono sempre state regolate dallalternanza naturale del buio e della luce, che hanno effetti specifici sul corpo e sulla me nte. Sappiamo, infatti, che le cellule della ghiandola pineale (epifisi) prod ucono un importante ormone, la melatonina, che scandisce i pi importanti ritmi bi ologici della nostra vita. Una particolare caratteristica della melatonina quell a di essere molto sensibile allalternanza luce/buio sia giornaliera (notte, giorn o), sia stagionale (inverno, estate), dal momento che la sua massima produzione legata alla totale assenza di luce. Nelle persone adulte e sane, i livelli di me latonina aumentano rapidamente al calare della sera e raggiungono la massima con centrazione tra mezzanotte e le tre, proprio nel bel mezzo delle ore di buio e q uindi di sonno. Viceversa durante il giorno, quando c luce, la produzione di melat onina si riduce toccando i livelli pi bassi e rimane tale fino allimbrunire. Una volta secreta, la melatonina si riversa nel sangue dove, legandosi a lle proteine, raggiunge diversi bersagli tra cui lipotalamo, una complessa strutt ura cerebrale sede del cosiddetto orologio biologico, che svolge attivit di control lo su una molteplicit di funzioni: da quelle vegetative (sonno, veglia, fame, set e, termoregolazione) a quelle endocrine e comportamentali (umore, dolore, piacer e...). Poich la massima produzione di melatonina coincide con le ore di pieno bui o e di riposo profondo, una qualsiasi attivit fisica notturna, al di fuori del so nno, determina una drastica riduzione dei suoi livelli con conseguenze non trasc urabili sulla qualit del riposo che, a sua volta, si riflette sullumore e sul sist ema immunitario. Analoga situazione si riscontra nei ritmi circannuali -- quelli aventi c iclicit pi lunga come, ad esempio, lalternarsi delle stagioni -- dove sono state no tate le stesse significative variazioni di produzione di melatonina. Soprattutto in autunno e in inverno, a causa del prolungarsi del periodo di buio, si nota u

n progressivo aumento di melatonina che fa arrivare allorologio ipotalamico un prec iso messaggio di tipo invernale. Si avr, dunque, maggior appetito, minor energia, maggiore sonnolenza, maggiore bisogno di riposo (letargia) e un umore tendente al depresso. Viceversa, in primavera e in estate, con il prolungarsi del periodo di luce, si ha una riduzione della concentrazione di melatonina notturna e quin di stimolazioni opposte, di tipo estivo: minor appetito, maggior energia, minore sonnolenza, minore bisogno di riposo e umore orientato alleuforia. Quello che qui ci preme evidenziare il diretto legame esistente tra la m elatonina e altri due importanti neurotrasmettitori -- serotonina e dopamina -che si ritengono implicati negli stati depressivi. Melatonina e serotonina sono intimamente legate fra loro in quanto prodo tti dalla trasformazione di una stessa sostanza, il triptofano, un composto orga nico presente in alcuni alimenti proteici quali latte, carne, pesce, banane. Sot to lazione di due particolari enzimi, il triptofano viene prima trasformato in se rotonina e poi -- attraverso due ulteriori reazioni enzimatiche -- in melatonina . Questi due ormoni non sono concomitanti, ma hanno un andamento ciclico opposto , tale per cui alla massima presenza delluno, fa riscontro la minore concentrazio ne dellaltro. Alti livelli di melatonina nel sangue rappresentano per lorganismo u n messaggio di tipo invernale (depressivo); viceversa, alte concentrazioni di sero tonina forniscono allipotalamo uninformazione opposta, ossia di tipo estivo. per tal e ragione che gli SSRI -- i noti farmaci antidepressivi che inibiscono la ricapt azione della serotonina -- determinando un incremento di serotonina nel sangue, agirebbero sullumore dando al corpo un messaggio euforizzante di tipo estivo (pi l uce, meno buio) che fa ridurre immediatamente la produzione di melatonina. Pi complesso e ancor meno chiaro il ruolo della dopamina, un neurotrasmet titore che interviene in tutti i pi importanti processi cerebrali. Alcuni studios i hanno ipotizzato che una delle cause della depressione possa essere la carenza di dopamina nel sangue, la cui azione sembra stimolare la voglia di fare e la rice rca di novit, comportamenti tipici del mondo maschile, realizzati a prezzo di un p i elevato livello di stress e di rischio. Questo, secondo loro, dovrebbe spiegar e perch le donne sono pi colpite dai disturbi depressivi rispetto agli uomini, ma a noi pare non sia cos. Lo stress, ne parleremo pi avanti, ha un ruolo fondamental e nellinsorgenza della depressione e colpisce chiunque, indipendentemente dal ses so di appartenenza. Lipotesi comunque pi verosimile quella che ritiene la depressione consegue nza di uno squilibrio di tutti questi tre ormoni (melatonina, serotonina e dopam ina) che, variamente presenti nel sangue, finirebbero collalterare lequilibrio orm onale delle aree cerebrali connesse con le emozioni, favorendo la caduta del ton o dellumore. Il Disturbo Affettivo Stagionale La depressione, pur presentando unampia variabilit di forme cliniche, ha c ome base comune la ciclicit e la ricorrenza. Gi Ippocrate, nel V secolo a.C., aveva capito limportanza di osservare le malattie facendo attenzione al periodo dellanno in cui esse comparivano. questo i l modo giusto per dare rilievo allinfluenza delle condizioni ambientali che hanno grande importanza sullo stato di salute dellindividuo e sulla sua capacit di adat tarsi ai diversi contesti. Oggi, esiste una scienza, la cronobiologia, che si oc cupa proprio di questi aspetti e che studia le relazioni esistenti tra fenomeni biologici e ritmi naturali, tra situazioni organiche ed eventi ambientali. Il Disturbo Affettivo Stagionale -- noto con la sigla SAD (Seasonal Affe ctive Disorder) e recepito anche dal DSM IV - la riprova dellinfluenza che il cli ma esercita sui disturbi dellumore e del comportamento. Il SAD una forma molto di ffusa di depressione che pu configurarsi in due differenti modi: come disturbo au tunno-invernale, caratterizzato da umore depresso e come disturbo primavera-esti vo, meno frequente e con caratteristiche diverse. La primavera pu, infatti, produ rre un apparente benessere e un inconsueto attivismo che sono per soltanto fittiz i in quanto durano poco e finiscono il pi delle volte col trasformarsi in depress

ione, dissolvendo quellillusoria sensazione di felicit. Diversa la depressione autunnale. Lautunno per molte persone sintomo di t ristezza e di melanconia, tanto da produrre una rilevante perdita di energia che fa precipitare nellabbattimento e nellapatia. Questo stato -- caratterizzato da u more basso, da spossatezza, da sonnolenza diurna e da aumento di peso per maggio r assunzione di carboidrati -- pu durare anche tutto linverno e attenuarsi soltant o in primavera, oppure trasformarsi nella sindrome estiva, descritta in preceden za, e poi ripresentarsi in autunno. La scienza conferma che le buie giornate invernali favoriscono questo ti po di depressione. Quando lintensit e la durata della luce solare diminuiscono, la ghiandola pineale produce una quantit maggiore di melatonina che fa diminuire pr oporzionalmente i livelli di serotonina nel sangue. La presenza concomitante di questi fattori -- minore produzione di serotonina e rilevante aumento di melaton ina -- amplificherebbe le sensazioni di abbattimento mentale e fisico, facendo e mergere tutti gli altri problemi psicologici apparentemente superati, ma in real t soltanto rimossi. Questo spiegherebbe lalto numero di depressi - e di conseguenz a anche di suicidi - presente nei Paesi scandinavi, dove lirraggiamento solare e la durata della luce sono ridotti e meno intensi. Come tutti gli animali che in inverno cadono in letargo e riducono le loro p rincipali funzioni organiche (compresa quella riproduttiva), anche luomo avverte biologicamente questa necessit. Tuttavia, poich ormai distaccato dai ritmi natural i della vita lavorando anche di notte e nei periodi destinati al riposo, cade in consciamente in conflitto con se stesso e finisce con lammalarsi. Questa contrapp osizione tra esigenze biologiche ed esigenze sociali spesso causa di profonde di sarmonizzazioni che, acuite da altri vissuti personali di sofferenza, possono fa cilmente trasformarsi in SAD. Rientra in questo quadro clinico anche la tristezza invernale -- conosciut a come winter blue -- frequentemente presente e molto penosa nelle ricorrenze an nuali e soprattutto nelle festivit di fine anno. X I DISTURBI BIPOLARI

La depressione fa parte di un gruppo molto vasto di disturbi che compren dono da un lato le sindromi dansia e da stress -- spesso precursori di diverse fo rme depressive -- dallaltro i disturbi dellumore nelle loro molteplici gradazioni. Stanchezza mentale, ansia e depressione sono condizioni talmente vicine da essere sovente confuse tra loro, anche al di l delle rigide classificazioni impo ste dai manuali psichiatrici. La presenza concomitante di molti sintomi comuni, differenti soltanto per intensit e durata, rende difficile la diagnosi e cos spess o si lascia trascorrere troppo tempo prima di accorgersi di essere caduti nella trappola della depressione. Euforici, ma depressi Tra le sindromi depressive di pi difficile individuazione ci sono i Distu rbi Bipolari, chiamati anche psicosi maniaco-depressive. Questi disturbi, che po ssono presentarsi in una grande variet di forme, hanno sempre un denominatore com une: lalternanza di periodi di euforia (up) ad altri di depressione (down). Di so lito sono patologie a carattere ricorrente, contrassegnate da periodi depressivi seguiti da altri di euforia (mania) di durata sufficientemente ampia. Lalternanz a di questi periodi e la loro frequenza sono molto varie: fra un episodio e laltr o, possono anche verificarsi recuperi parziali o totali di umore, senza apparent i intralci nelle attivit abituali di lavoro e di relazione. Il bilanciamento tra fasi depressive e fasi di euforia un delicatissimo meccanismo che pu essere alterato da fattori fisici, chimici, genetici, climatici , dai vissuti personali del soggetto, dal tipo di educazione ricevuta e dai ritm i biologici giornalieri. Nellambito di questo gruppo di patologie, il DSM IV ne distingue tre: il

Disturbo Bipolare I, il Disturbo Bipolare II e la Ciclotimia. Chi soffre di ques te particolari forme di depressione passa da una condizione estrema allaltra. Nei periodi in cui ci si sente gi, in cui lumore basso, sono presenti i classici sinto della Depressione Maggiore e cio: umore depresso per la maggior parte del giorno che si riconosce dalle sensazion i di tristezza, di vuoto e di abulia; marcata diminuzione di interesse per tutte le attivit abitualmente svolte; significativa perdita di peso, pur non facendo diete, o, viceversa, aumento di peso correlato ad una maggiore o minore presenza di appetito; disturbi del sonno quasi ogni notte (insonnia o ipersonnia), agitazione o rallentamento psicomotorio quasi ogni giorno; affaticabilit o mancanza di energia soprattutto di mattino; sentimenti di autosvalutazione o di colpa percepiti in maniera esagerata e perl opi senza ragione; ridotta capacit di pensare e di concentrarsi, accompagnata da unesasperante indeci sione di fronte a questioni anche banali; pensieri ricorrenti di morte, anche senza una precisa ideazione di piani suicid ari. Nei periodi, invece, in cui la persona su, quando cio lumore alto, i sintomi sono li caratteristici della Mania: eccessiva autostima e grandiosit di idee; diminuito bisogno di sonno (ci si sente riposati dopo due o tre ore di sonno); eccesso di loquacit, caratterizzato dal bisogno di parlare in continuazione, fac endo anche ricorso ad argomenti e toni iperbolici; gran produzione di pensieri e di idee che si susseguono incessantemente senza a lcuna precisa finalizzazione; eccessiva distraibilit, dovuta a unattenzione scarsa o troppo mobile, facilmente deviata da stimoli esterni poco importanti; agitazione psicomotoria, accompagnata da un aumento dellattivit finalizzata (iper attivit in campo sociale, lavorativo, scolastico o sessuale); eccessivo coinvolgimento in attivit ludiche e non, aventi tutte unalta probabilit di produrre conseguenze dannose per la salute o per il portafogli (ad esempio: s pese pazze, eccessi nel bere, nel mangiare, nel fumare, comportamenti sessuali a rischio, investimenti in affari avventati o perdenti...). Logicamente tutti i sintomi qui descritti devono causare disagi importan ti, clinicamente significativi, o tali da compromettere la normale realizzazione delle attivit lavorative, sociali e di relazione. Inoltre, questi stessi sintomi non devono essere conseguenza di lutti, o di altre situazioni in cui siano pres enti perdite affettive o danni economici, e non devono essere dovuti agli effett i diretti di sostanze stupefacenti o tossiche, come droghe, farmaci o alcol. Se nella fase depressiva il rischio pi alto rappresentato dallidea del sui cidio, nella fase maniacale la condizione di frenetica attivit pu causare una perd ita parziale o totale della percezione della realt, per cui si adottano comportam enti assurdi o addirittura pericolosi per s e per gli altri. E cos si fanno spese ben al di sopra delle proprie possibilit acquistando automobili, gioielli, tappet i, quadri, tutti oggetti voluttuari che normalmente non ci si potrebbe permetter e di comprare. Altre volte si producono idee a getto continuo, facendo grandiosi progetti che non potranno mai essere realizzati. Caratteristico anche leloquio a mitraglia, che copre ogni argomento, compreso lascoltatore. In questa fase ci si s ente pieni di arguzia, brillanti, intelligenti, capaci di qualsiasi impresa e pe r tale ragione si pensa di essere invidiati dal mondo intero. Anche labbigliament o segue gli stessi iperbolici canoni: vistoso, eccessivo, appariscente, fatto ap posta per stupire e sconcertare. In realt, la vita stessa del bipolare che diventa esagerata, ridondante, plateale, quasi come un melodramma dai toni ora penosi, o ra farseschi. Lapparente star bene, il sentirsi padrone del mondo, non pu per nascondere quella forte tensione che traspare da ogni parola o gesto, e che contraddice limm agine che il depresso vuole dare di s. Il non essere in sintonia con se stesso e con il mondo, fa s che in queste forme depressive il rischio di suicidio sia pi el evato in quanto assomma, oltre alle negativit tipiche della depressione, anche i

danni e le conseguenze economiche e sociali prodotte dalla fase di euforia. Un u lteriore inconveniente rappresentato dal fatto che queste forme depressive sono spesso complicate dallabuso di sostanze che creano dipendenza (alcol, tabacco, dr oghe, farmaci), la cui disassuefazione pu richiedere frequenti ricoveri e trattam enti specifici prolungati nel tempo. Per quanto riguarda il Disturbo Bipolare I -- malattia pi diffusa di quan to si creda e che colpisce indifferentemente i due sessi -- il primo episodio si verifica in genere tra i 15 e i 30 anni, anche se in verit ogni et pu essere quell a buona. Di solito il malato, se si trova nella fase euforica, rifiuta di farsi curare perch non ne vede la ragione, convinto com di stare benissimo. Poi, quando i mprovvisamente passa dalla fase euforica a quella depressiva, piomba nel pessimi smo pi nero e si accorge della gravit della sua condizione. Il mondo sembra crolla rgli addosso dal momento che si rende ben conto dei danni che ha provocato quand o si sentiva forte e padrone di tutto. questo il momento pi critico della malatti a perch il rischio di suicidio realmente elevato. Il Disturbo Bipolare II si distingue da quello precedente soltanto perch agli episodi depressivi seguono fasi di euforia pi contenuta (ipomania), prive di produzioni allucinatorie. Questo fa s che le alterazioni dellumore -- anche se pe rsistenti e significative -- non raggiungano mai momenti deliranti, tali da comp romettere lattivit lavorativa e i rapporti interpersonali del malato. Attivit e rap porti che, comunque, non potranno mai essere totalmente affidabili a causa dellim prevedibilit delle fluttuazioni dellumore. Il Disturbo Ciclotimico (o Ciclotimia) presenta una condizione meno alte rata dellumore, per cui anche se le fasi depressive e quelle euforiche si alterna no frequentemente, non raggiungono mai quei livelli di incontrollabilit tipici de l Disturbo Bipolare I. La minore gravit degli episodi depressivi e ipomaniacali p ermette al paziente ciclotimico di avere una condizione lavorativa e sociale men o critica e perci stesso pi gestibile, e quindi accettabile. Nonostante sia meno g rave delle precedenti, la Ciclotimia non ha per periodi di completo recupero e di soddisfacente benessere. Per tale ragione, e anche perch pu durare diversi anni, considerata a tutti gli effetti una malattia cronica. Lipotesi genetica In questi ultimi anni si fatto un gran parlare di genetica, trasferendo al pubblico il messaggio che tutti i nostri malanni -- non soltanto quelli fisic i, ma anche quelli psicologici - siano di origine genetica in quanto iscritti ne l nostro DNA, ossia in quella grande molecola di acido desossiribonucleico, a fo rma di doppia elica, che determina le nostre caratteristiche pi peculiari. E cos non passa giorno senza che si annunci che qualche ricercatore ha sc operto il gene responsabile della timidezza, o quello dellavarizia, dellaggressivi t, della depressione, dellalcolismo, della promiscuit, della schizofrenia, facendo credere che la nostra storia medica e anche quella psicologica non dipendano sos tanzialmente da noi, ma siano conseguenza del patrimonio genetico che abbiamo er editato dai nostri genitori. facile comprendere come molte di queste affermazioni siano soltanto fru tto di azioni strumentali, di strategie opportunistiche che antepongono bassi in teressi di bottega ai veri obiettivi di una seria ricerca scientifica. Nascono, infatti, con lintento di promuovere lattivit di qualche gruppo di ricercatori che d evono farsi pubblicit per trovare i fondi necessari alla propria sopravvivenza. F ateci caso come tutte queste ricerche -- apparentemente sensazionali e di grande utilit - non abbiano poi corso alcuno e, se non sono gi state smentite prima da a naloghe ricerche, vengano tutte presto dimenticate. Per far meglio capire i limiti di simili boutades comunicative, bene ric ordare che fino ad oggi non esiste nessun gene che possa essere considerato, da solo, responsabile di una malattia psichiatrica e tantomeno di un comportamento pi o meno deviante. Quando si sente parlare di gene responsabile di questa o quella malattia psichiatrica, bisogna capire che si sta soltanto indicando una predisp osizione, una possibilit, spesso anche remota, che potr essere o non essere espres

sa a seconda dellambiente e della storia personale del soggetto. Ma, c di pi. In che misura, poi, possa incidere limpronta genetica oppure lambiente circostante, que sto nessuno ancora lo sa. Se c invece qualcuno che dice di saperlo, soltanto perch sta esprimendo la propria opinione personale, non suffragata per il momento da a lcun riscontro scientifico. Dopo queste premesse, facile comprendere quanto sia controversa la quest ione dellereditariet delle forme depressive bipolari. I dati a disposizione lascia no aperte tutte le ipotesi, anche se, nella logica dei fatti, si dovrebbe ricono scere una leggera prevalenza alla tesi ambientale rispetto a quella genetica. La sfortuna di crescere in una famiglia a rischio, profondamente disturbata dalla malattia di uno dei due genitori, pu avere un qualche impatto sui figli caratteri almente pi deboli, che avranno una maggiore probabilit di contrarre questa o altra forma di depressione. Il clima delle famiglie in cui sono presenti malati bipolari segue di norm a landamento della malattia ed pertanto soggetto a unelevata variabilit, oscillando da momenti di esaltante ottimismo, a periodi di cupa tristezza e di inaudita te nsione. In queste famiglie sono assai frequenti i divorzi, le separazioni, i fal limenti, i problemi legati alle dipendenze pi varie, i capovolgimenti economici e quindi i drammi di ogni genere. In mezzo a tante tristezze c, per, un aspetto positivo: tra tutte le malatt ie mentali i disturbi bipolari sono quelli che, se diagnosticati precocemente e in modo corretto, possono meglio di altri essere curati e risolti con successo. XI LE SINDROMI DEPRESSIVE MINORI

Lallungamento della vita, che oggi sfiora gli ottantatr anni per le donne e i settantasette per gli uomini, sta portando ad una maggior incidenza delle ma lattie mentali e in particolare della depressione, le cui cause per non sono stat e ancora pienamente chiarite. Le ipotesi oggi pi accreditate fanno riferimento a una ridotta presenza d i alcuni neurotrasmettitori nelle aree limbiche, e pertanto le terapie adottate utilizzano farmaci psicotici in grado di ripristinare il livello originario di t ali sostanze. Lapproccio farmacologico -- in verit mai completamente privo di effe tti collaterali di rilievo - non per sempre efficace, a conferma sia della multif attorialit delle cause allorigine della depressione, sia della diversa situazione biologica e mentale di ogni individuo davanti alla malattia. Sempre pi depressi stato calcolato che il 50% della popolazione mondiale soffre di disturbi neuropsichiatrici diversi che vanno dalla sordit alla cefalea, dagli effetti del luso di alcol e droghe alle demenze, dai disturbi dellansia a quelli depressivi. Secondo lOrganizzazione Mondiale della Sanit una persona su tre, nellarco d ella sua vita, va incontro a seri problemi di natura psichiatrica. Oggi, seicent o milioni di persone nei soli paesi industrializzati soffrono di disturbi mental i, inizialmente lievi, ma destinati ad aggravarsi col passare del tempo. Delle d ieci principali cause di invalidit psicofisica, cinque sono di natura psichiatric a e tra queste al primo posto c proprio la depressione. In Italia, i dati relativi al 1999 dicono che: 15 persone su 100 sono po rtatrici di disturbi mentali; di queste 15, 7 persone soffrono di depressione ne lla sua forma pi grave, 3 nelle sue forme pi lievi; i pi colpiti sono coloro che ri siedono in citt con pi di 100000 abitanti, con prevalenza di donne rispetto agli u omini e con unet compresa tra i 30 e i 50 anni. Altri due dati completano il quadr o della malattia nel nostro Paese. Il primo riguarda la spesa per acquisto di ps icofarmaci che nel 1999 stata di circa un miliardo di euro, pari a 1920 miliardi delle vecchie lire. Il secondo, ben pi drammatico, riguarda il numero dei suicid i: nel 1999, ogni giorno 20 persone hanno tentato di uccidersi e 10 ci sono rius cite.

La Depressione infantile Il dato pi allarmante della ricerca per un altro: il 20% della popolazione infantile, di et compresa tra 1 e 12 anni, mostra precisi sintomi di sofferenza psichica e una buona met di questi bambini deve essere seguita con attenzione. Unu lteriore met (5 bambini su cento) soffre di disturbi depressivi che si manifestan o con perdita di interesse per il gioco e per le compagnie, con accentuata irrit abilit, con tendenza a isolarsi o, viceversa, con un attivismo tanto sterile quan to sfrenato. Il bambino che si avvia alla depressione pu essere timido, insicuro , lamentoso, o al contrario iperattivo, impulsivo, irrequieto, discolo a casa, i nsopportabile a scuola, disubbidiente, soggetto a frequenti scatti dira e di aggr essivit. In entrambi i casi si tratta di bambini tristi, instabili, chiusi in se stessi, isolati, e perci poco amati dagli altri bambini che evitano la loro compa gnia. In una simile condizione facile che perdano lautostima, coltivando sentimen ti dindegnit e di autosvalutazione. Tipica dellet infantile la Depressione anaclitica che si manifesta nei bam bini separati dalla madre per lunghi periodi di tempo, dopo aver trascorso con l ei almeno sei mesi di vita. Nella fattispecie questi bambini si isolano dal mond o esterno, rifiutano ogni contatto e manifestano, oltre a vistose perdite di pes o, anche una spiccata tendenza a contrarre malattie e un ritardo motorio general izzato. Tuttavia, se prima del periodo critico (valutabile in tre o quattro mesi ) si restituisce al bambino la madre o si riesce a trovare per lui una sostituta accettabile, ecco che i disturbi descritti si riducono rapidamente fino a scom parire del tutto. Esistono poi dei casi, abbastanza frequenti, in cui i pi giovani vivono l a depressione con le stesse modalit degli adulti. Questi bambini mostrano unestran eit preoccupante, una passivit innaturale, un disinteresse generalizzato per tutto ci che li circonda, anche per le cose che prima ricercavano e che poi non intere ssano pi. Cogliere questi segnali molto importante perch consente a familiari e in segnanti dintervenire precocemente, prima che la malattia sia conclamata. Purtrop po ci accade raramente, perch la depressione non ancora conosciuta da tutti e trop po poche persone sono in grado di identificarla nei suoi segnali anticipatori. Tuttavia, quando i genitori si accorgono che il loro figlio ha delle con crete difficolt a vivere le stesse esperienze dei coetanei e che tende a isolarsi chiudendosi in se stesso, opportuno che agiscano con tempestivit rinunciando alli dea che tutto possa risolversi da solo, senza bisogno di un intervento esterno. A un bambino depresso si prospetta una vita difficile perch avr il doppio di proba bilit, rispetto a un coetaneo sano, di sviluppare la malattia in forma pi grave ne lladolescenza e nellet adulta. Per ci che concerne la terapia, il medico curante dovr innanzi tutto valut are il reale stato emotivo del bambino depresso. Successivamente, occorrer saper distinguere tra depressioni passeggere e quelle di pi lunga durata. Solo a questo punto si potr pensare alla terapia da istituire. Personalmente riteniamo che gli antidepressivi in tenera et siano, per quanto possibile, da evitare. Infatti, ol tre ai pi comuni effetti collaterali, possono indurre dipendenza e creare gravi a lterazioni allequilibrio biochimico cerebrale, essendo molto potenti e difficili da dosare. Il percorso terapeutico pi appropriato dovrebbe essere il supporto psi cologico - a questa et particolarmente efficace -- associato a cure pi dolci di ti po omeopatico, floriterapico e fitoterapico. Di parere opposto sono ovviamente l e case farmaceutiche e i medici ad esse collegati, che invitano in modo irrespon sabile a far uso di psicofarmaci anche in tenera et. Si mossa in questa direzione anche la Food and Drug Administration che, allinizio del 2003, ha autorizzato, t ra lo sconcerto generale, la vendita negli Stati Uniti del Prozac a bambini di e t superiore ai sette anni. La Depressione adolescenziale

Recenti studi hanno evidenziato che, nella fascia det compresa tra i 12 e i 18 anni, un adolescente su 4 presenta una qualche forma depressiva, sia pure d i lieve entit. La causa principale sembra essere il mutamento psicofisico che avv iene nel passaggio dallinfanzia alladolescenza. In questo periodo di vita, il corp o subisce tante e tali trasformazioni da non essere pi lo stesso. Si cambia nellas petto esteriore, assumendo i caratteri tipici del sesso di appartenenza, ma anch e a livello psichico - dove compaiono le prime forti pulsioni sessuali, scatenat e dalla tempesta ormonale che coinvolge lintero organismo -- e a livello mentale, dove emergono le insicurezze, le crisi didentit personale e i problemi didentifica zione. Un adolescente depresso pu non saperlo, oppure pu non capire di esserlo. T uttavia, i sintomi della depressione sono ben presenti, anche se spesso non veng ono correttamente interpretati perch assimilati ai comportamenti e ai vissuti tip ici di quellet. Il sintomo pi frequente labbattimento, lastenia, ossia la perdita di slancio vitale che provoca un tracollo di risorse mentali e fisiche, spesso conf uso con la noia, lapatia o lindifferenza. Segnali altrettanto importanti sono lirri tabilit, lirrequietezza, la scarsa concentrazione e lautoisolamento. Fino a pochi anni fa i disturbi psichiatrici di bambini e adolescenti ve nivano sostanzialmente trascurati e liquidati come passeggere crisi esistenziali. Oggi c maggiore attenzione, soprattutto perch sipotizza che dietro i suicidi messi i n atto da giovanissimi, oppure dietro atti efferati e inspiegabili, possano esse rci problemi psichiatrici sottovalutati o non riconosciuti in tempo. Per facilitare lapproccio diagnostico, si pensato di ripartire i sintomi della depressione giovanile in quattro grandi categorie: sintomi comportamentali , rappresentati dalla difficolt di agire, di portare a termine i propri compiti, dalla propensione a isolarsi, evitando, per quanto possibile, ogni contatto col mondo; sintomi psicologici, caratterizzati dalla tendenza a vedere tutto nero, a non sentirsi in grado di gestire le situazioni, ad avere poca stima di s, a non riuscire a concentrarsi e soprattutto a vedere foscamente il proprio futuro; sin tomi fisici, tra cui la scarsa cura per il proprio corpo e per la propria salute , inappetenza oppure unalimentazione scorretta -- per cui si mangia poco (anoress ia) o troppo (bulimia) -- continui mal di testa, uneccessiva affaticabilit e gli i mmancabili disturbi del sonno; sintomi affettivi, che si manifestano con un umor e stabilmente triste e cupo, con la propensione a vedere i lati negativi delle c ose, con lincapacit di essere gioiosi, di comunicare i propri affetti, di accoglie re con soddisfazione gli eventi favorevoli e ci che di buono c nella vita. Molti di questi stati danimo, soprattutto quelli di autoesclusione affett iva e sociale, possono essere scambiati come momenti difficili delladolescenza, c aratteristici di un periodo psicologico carico di insoddisfazioni, di idee irrea lizzabili e di profondissimi sconforti. proprio questa la vera difficolt: il non accorgersi che ladolescente non soltanto nella fase critica della sua vita, ma ch e anche portatore di un disagio diverso e pi profondo. Per quanto concerne la terapia, vale indicativamente quanto detto per i bambini. La psicoterapia dovrebbe essere lo strumento privilegiato, mentre il ri corso a farmaci antidepressivi o ai modulatori dellumore consigliabile solo in ca si particolari (forme pi gravi o familiarit alla malattia) e per un periodo di tem po limitato. La Depressione sotto soglia una forma di depressione che fa parte dei disturbi depressivi minori, cl assificati dal DSM-IV come Depressioni non altrimenti specificate. Si tratta, in r ealt, di situazioni che non hanno le caratteristiche delle depressioni pi gravi e che presentano sintomi diversi e fluttuanti. Pur con tutto ci, la Depressione sot to soglia una sindrome depressiva ad ampia diffusione, difficile da riconoscere anche da parte degli esperti perch si accompagna spesso a disturbi dansia, con i q uali si mimetizza e convive. A differenza di altri disturbi depressivi, questa forma presenta solo al cuni sintomi tipici della malattia (alternanza di malesseri fisici e psicologici

, agitazione, senso di inadeguatezza, scarsa considerazione di s, tendenza a sveg liarsi presto al mattino), mentre laspetto pi specifico la difficolt di concentrazi one che si manifesta attraverso una sensibile riduzione dei tempi di riflessione . Le persone che soffrono di questo disturbo si affaticano facilmente, si sentono svuotate, prive di energia e stentano a prendere decisioni perch manifest ano un atteggiamento di chiusura e di rifiuto. Tuttavia, mentre gli adulti hanno strumenti pi idonei per affrontare e mascherare questo disagio, i giovani risult ano totalmente indifesi, in quanto questa sindrome depressiva si sovrappone e si confonde con altre patologie. Fanno parte delle Depressioni altrimenti non specificate: la Depressione a nancastica tipica delle personalit ossessive, che accomuna tensioni e angosce a i dee fisse e paranoidi; la Depressione ansiosa, caratterizzata da unansia profonda e cupa che si trasforma in una sensazione angosciante di morte interiore e di p erdita del S; la Depressione da sradicamento che subentra quando ci si allontana dai luoghi in cui si vissuto (per emigrazione o trasferimento), con conseguente perdita del le abitudini e dei rapporti sociali costruiti; la Depressione esistenziale, tipi ca delle persone che non riescono a raggiungere gli obiettivi della loro vita e che per tale ragione avvertono il fallimento della loro intera esistenza; la Dep ressione delirante causata da impulsi autodistruttivi, da profondi sensi di colp a, da idee di rovina, di possessione o di negazione del proprio corpo. La Depressione puerperale o post partum Il puerperio pu generare in un numero considerevole di donne una flession e dellumore in senso depressivo, soprattutto nei primissimi giorni dopo il parto. In altri casi, questa tristezza esistenziale non compare subito, ma si presenta a distanza di settimane o anche di mesi dal parto stesso. Le cause dinsorgenza son o diverse. Da un punto di vista biologico, il parto provoca importanti modificaz ioni del sistema endocrino, dovute principalmente allespulsione della placenta ch e un organo con rilevante attivit ormonale. Venendo a mancare una notevole quanti t di ormoni steroidei, dotati di unefficace azione sedativa e ansiolitica, aumenta no di conseguenza i livelli di ansia e di stress. Accanto a queste prime cause b iologiche, ne esistono altre (psicologiche e ambientali) altrettanto importanti. I lunghi mesi di gestazione -- trascorsi talvolta nel terrore di perdere il fet o -- la trepidazione del parto, linquietudine per la salute del nascituro, le pre occupazioni per il futuro, a parto avvenuto si sciolgono e generano un forte allen tamento della tensione emotiva che sfocia prima in crisi di pianto, poi in trist ezza e abbattimento. A queste preoccupazioni del passato se ne aggiungono di nuove: il timore di non saper allevare il figlio, di non riuscire a capirlo quando piange, le le vatacce notturne per allattarlo o calmarlo, gli accresciuti impegni domestici ed anche i rapporti con il coniuge, non sempre comprensivo e tollerante. Per ques te ed altre ragioni la condizione post partum -- chiamata un tempo pianto del lat te -- risulta sovente problematica e stressante. Infatti, ansia, stanchezza, abitudini diverse, senso di inadeguatezza e soprattu tto solitudine, diventano sovente scivolosi gradini che possono condurre allo sc oramento e alla depressione. Nella prima settimana dopo il parto, il 75% delle d onne va incontro a episodi depressivi di lieve entit che si alternano a momenti d i contentezza e gioiosa euforia. Questa condizione, del tutto normale, si trasfo rma in depressione quando si protrae nel tempo e si accompagna a pensieri cupi e angoscianti. La sindrome depressiva post partum -- che colpisce il 13% delle puerpere -- si risolve in genere nel giro di tre mesi, ma pu durare anche pi a lungo, e in casi pi rari (2 o 3 su mille) pu trasformarsi in una patologia assai pi grave chia mata Psicosi puerperale. Quando ci accade, la madre sviluppa un senso delirante d i colpa che la porta a giudicare la vita insopportabile e il mondo crudelmente o stile. Cos decide che non vale pi la pena vivere e pensa concretamente al suicidio

che, in un momento di follia, pu essere esteso anche ai figli. Soltanto la vigil anza attenta e affettuosa dei familiari pu scongiurare quelle tragiche conclusion i che la cronaca troppo spesso documenta con morbosa curiosit e con dovizia di pa rticolari. La presenza dei familiari e il loro costante interessamento sono le a zioni pi efficaci per dimostrare alla puerpera attenzione e affetto: ci serve a fa rle capire che non abbandonata a se stessa, ma amata e accudita come la sua cre atura. Il vero problema sono quelle madri che, soffrendo gi di disturbi dellumore , non riescono a riagganciarsi alla vita e coltivano angoscia e tormento nel tim ore di non essere in grado di gestire glimpegni quotidiani della loro nuova famig lia. Un buon supporto psicologico, poche cure mirate e tanto amorevole accudimen to sono le azioni pi efficaci per riportarle alla gioia della maternit e della vit a. Per rendere pi lievi argomenti cos carichi di dolore e sofferenza, annotia mo volentieri una scoperta: sembra che la depressione post partum colpisca anche gli uomini. Un gruppo di ricercatori dellInstitute of Psychiatry di Londra, dopo aver sottoposto a esame un campione di settemila neo-padri, ha riscontrato che un buon 3% soffriva di depressione post partum. Il parere dei ricercatori che la depressione del padre sia indotta da quella della madre, ma in realt esistono di verse altre cause che partecipano attivamente alla comparsa di questa nuova patolo gia. Un ruolo importante sembra averlo il cambiamento esistenziale causato da lla nascita di un figlio, specie se il primo. Questo evento, ancor pi del matrimo nio, rappresenta il vero ingresso nellet adulta, con responsabilit nuove e maggiori . altres elemento di crisi la trasformazione del rapporto di coppia che vede lo s postamento delle attenzioni della donna dal marito sul figlio. Un ultimo, ma non meno importante elemento, rappresentato dal mutato ruolo del padre che in quest i ultimi trentanni radicalmente cambiato. Il padre doggi pi attento, partecipe, pi rto alle esigenze della compagna e della prole, e ha saputo trasformarsi, da spe ttatore incuriosito ma distaccato, in secondo protagonista della vita familiare. La sindrome da tensione premestruale Le donne, nei giorni che precedono le mestruazioni (fase luteale) oppure in quelli immediatamente successivi, sono sovente irritabili, ansiose e depress e. In questi casi, abbassandosi la soglia di reattivit agli stimoli, saltano su p er un nonnulla, perdendo parte della loro naturale dolcezza. Parallelamente, dep rimendosi lumore, cresce la loro vulnerabilit e cos diventano pi sensibili e reattiv e, con le lacrime pronte a comparire tra uno scatto dira e uno sbuffo dimpazienza. Se poi soffrono gi di disturbi ansiosi o depressivi, quei giorni cruciali di ogni mese possono diventare ancor pi fastidiosi e pesanti perch finiscono con laggiungere ai consueti disturbi fisici premestruali anche le tormentose sofferen ze di una mente gi in parte alterata. Differente nella forma, ma assai simile nella sostanza la Depressione cl imaterica che accompagna spesso la cessazione delle mestruazioni. Si manifesta c ome una sorta di melanconia diffusa la cui origine va ricercata nelle alterazion i ormonali della menopausa che producono effetti impensabili sulle emozioni e su llumore. Quasi tutte le sindromi depressive minori possono essere efficacemente t rattate senza far ricorso agli psicofarmaci, ma con il supporto di psicoterapie brevi, abbinate nei momenti pi critici a cure fitoterapiche, floriterapiche o nat uropatiche a base di sali minerali quali litio e magnesio. XII SCOPRIRSI DEPRESSI

Nel campo dei disturbi depressivi molte cose non sono ancora chiare in q uanto connesse ad altre del tutto sconosciute. Questa limitata conoscenza fa s ch e la "malattia dellanima sia, per certi aspetti, ancora oggi misteriosa e incompre

nsibile, quindi difficile da individuare precocemente e anche da curare. Per que l che concerne la diagnosi precoce, qualche segnale anticipatore c sempre -- si pe nsi, ad esempio, alla tristezza, alla perdita di interesse, allirritabilit -- ma, nella maggior parte dei casi, non viene colto perch ritenuto passeggero o perch at tribuito ad altre malattie. Difficolt analoghe si riscontrano quando si vanno a cercare le cause dinso rgenza della malattia. Avendo la depressione tipologie e forme diverse, non si h anno certezze, ma soltanto ipotesi pi o meno probabili che vanno trattate come ta li, in attesa di verifiche pi certe. Una molteplicit di cause Se si conoscessero le cause della depressione certamente anche la sua cu ra sarebbe pi rapida e sicura. Allo stato attuale di conoscenze, si pu soltanto af fermare che non esiste ununica causa scatenante, ma una pluralit di situazioni - a mbientali, biologiche e personali - in grado di favorirla. Ogni singolo episodio depressivo sembra, infatti, essere il risultato di una molteplicit di cause che si sommano tra loro, creando negli anni il terreno adatto su cui poi si sviluppe r la malattia. Da ci si deduce che nessuna persona pu ritenersi immune da questa pa tologia, anche se possiede solide basi psicologiche ed emotive, perch non possibi le sapere quanta tensione depressiva ha gi accumulato, n quanta parte di essa anco ra in grado di sopportare. Questa tensione depressiva non soltanto il risultato di tutte le situazioni della vita che portano dolore e disagio, ma anche la somma di tutti i rischi depressogeni che si corrono con le scelte fatte e i comportament i tenuti. Le cattive abitudini alimentari, lo stile di vita adottato, luso di dro ghe, il fumo, lalcol, linquinamento ambientale, le malattie che si hanno e i farma ci assunti, sono tutti fattori potenzialmente in grado di favorire linsorgenza de lla depressione. La loro azione, infatti, va a incidere -- sia pure in misura di versa -- sullequilibrio ormonale del cervello, che il garante della corretta funz ionalit delle emozioni e dellumore. Ogni minima alterazione di quellequilibrio prov oca una variazione delle quantit di neurotrasmettitori presenti nelle aree cerebr ali, con effetti a cascata sullintero organismo. Se, a tutti questi fattori organ ici potenzialmente depressogeni, aggiungiamo la nostra condizione biologica e le conseguenze degli stress psicofisici che segnano le principali tappe della nost ra vita, il quadro completo. Col tempo, a forza di accumulare tensioni fisiche e psichiche, la nostra mente si satura, destabilizzandosi nel profondo. A questo punto anche un fatto di poco conto, laccadimento pi banale, pu diventare scatenante , facendo precipitare nella tristezza e nella disperazione. Detto questo, facile capire come il pi recente evento spiacevole accaduto in ordine di tempo non sia la vera causa della depressione, ma soltanto lultima goccia di una sofferenza che h a fatto traboccare il calice della nostra sopportazione, ormai colmo di tutte le altre vicissitudini patite in precedenza. Le cause ereditarie Come riceviamo in eredit dai nostri avi (genitori, nonni, bisnonni) alcun i tratti esteriori del corpo (lineamenti, mimica, gesti), cos possiamo anche ered itare la cosiddetta reattivit emozionale, ossia quella particolare sensibilit che determina il nostro comportamento davanti ad eventi che riteniamo importanti dal punto di vista emotivo. Esistono, infatti, contesti familiari in cui vengono in consciamente prodotte, sviluppate e tramandate ansie, visioni pessimistiche dell a vita, incertezze, timidezze e ritualit che, se esasperate, diventano segni di u na fragilit emotiva che pu trasformarsi in depressione. Chi vive in simili realt familiari ha maggiori probabilit rispetto ad altr i di contrarre quegli aloni caratteriali che costituiscono le atmosfere dominanti de l suo casato, vale a dire le debolezze tipiche della sua stirpe e ci per due ragi oni: per lesistenza di fattori genetici trasmissibili e per limportanza dellambient e familiare nella formazione della personalit dellindividuo.

Fino a qualche anno fa si considerava pi importante il fattore genetico a l punto da addebitargli tutte le responsabilit della malattia. E cos vennero formu late diverse ipotesi che tennero banco per qualche stagione e che riguardavano: il cromosoma X, il cui difetto genetico era ritenuto causa della trasmissione de l disturbo bipolare da madre a figlio; il cromosoma 18, cui si imputava la trasm issione dello stesso disturbo da padre a figlio; il cromosoma 6, che per alcuni era coinvolto in numerose malattie a spiccata componente familiare; il cromosoma 21, un cui gene era ritenuto responsabile della trasmissione del disturbo bipol are tra consanguinei. Tralasciate le strade genetiche per i modesti risultati raggiunti, si pa ss a esplorare le ipotesi neurologiche, riconducibili essenzialmente a tre grandi aree di ricerca: la dopaminergica, che ipotizza la carenza di dopamina come cau sa principale dei disturbi dellumore; la catecolaminergica, che assegna la respon sabilit della depressione al gene TH, la cui azione limiterebbe la produzione di dopamina e noradrenalina; la serotoninergica, che riconduce il problema dellanoma la oscillazione dellumore allinsufficiente presenza di serotonina negli spazi inte rcellulari. La situazione in rapida evoluzione, e oggi sta riguadagnando credito lipo tesi del fattore ambientale che, studiato in diversi contesti, ha dimostrato di avere un ruolo determinante nellinsorgenza della malattia. Numerose ricerche condotte su bambini adottati hanno chiarito che i figl i di genitori affetti da sindromi depressive importanti (Depressione Maggiore, D isturbi Bipolari) hanno maggiori probabilit di crescere sani se vengono adottati da famiglie esenti da tali patologie. Viceversa, bambini sani hanno una pi alta p robabilit di ammalarsi se sono adottati da famiglie in cui uno dei genitori grave mente depresso. Per quanto riguarda le Depressioni Minori -- che costituiscono la parte pi cospicua di tutte le sindromi depressive -- non esistono ricerche altrettanto chiarificatrici, e di conseguenza i dati a disposizione non sono significativi. Tuttavia, si pu ragionevolmente supporre che queste sindromi lascino minori tracce ereditarie rispetto alle forme pi gravi, anche perch sono, nella quasi totalit dei casi, facilmente risolvibili. Per ci che concerne i Disturbi Bipolari, si notato che hanno una frequenz a di trasmissione genetica maggiore rispetto alle Depressioni Unipolari, e che c omunque la possibilit di trasmissione decresce se in famiglia esiste un solo caso di malattia, mentre risulta significativamente maggiore se entrambi i genitori o pi persone consanguinee soffrono di quel disturbo. Ci non significa che chi vive in una famiglia con unalta presenza di persone depresse debba necessariamente av ere lo stesso male. La scienza su questo argomento precisa: spiega, infatti, che chi soffre di disturbi dellumore pu benissimo avere figli sani e normali, anche s e la concomitante presenza di fattori genetici e ambientali non pu certamente con sigliare atteggiamenti troppo ottimistici. Vale, comunque, la pena ricordare che ci muoviamo sempre nel campo delle ipotesi e che quando si parla di trasmissione genetica si indica soltanto una pre disposizione generica, non una certezza. Le ipotesi neurologiche Il nostro organismo, e in particolare tutto il sistema nervoso, stato cr eato per sopportare e assorbire una quantit enorme di stimoli diversi sia interni che esterni. Tutti gli accadimenti della vita, in particolare quelli pi dolorosi (una malattia grave, la perdita di una persona cara) devono essere vissuti, ela borati e superati rapidamente affinch rechino il minor danno possibile alla mente e al corpo. In presenza di eventi che il nostro organismo giudica pericolosi pe rch destabilizzanti, si attivano immediatamente delle risposte fisiologiche autom atiche che hanno il compito di aiutarci ad affrontare e a superare le situazioni avverse, favorendo quel naturale processo di adattamento alla nuova condizione che si chiama omeostasi. Quando questo meccanismo riadattativo non funziona bene, compaiono tutti

quei disturbi psicofisici (insonnia, apatia, stanchezza, irritabilit, mancanza da ppetito o, viceversa, iperfagia) che segnalano lesistenza di un disagio interiore profondo. Il corrispettivo biologico di tale situazione sembra essere la divers a presenza nel sangue di alcuni neurotrasmettitori che hanno il compito di garan tire la trasmissione dei segnali nervosi tra le cellule del sistema nervoso cent rale e periferico. Di questi mediatori chimici - se ne conoscono 150 e se ne sco prono sempre di nuovi -- si sa purtroppo poco. Come chiarisce lo scienziato amer icano Greengard, premio Nobel 2000 per la medicina, si ancora ben lontani dal con oscerli a fondo e dal capire tutte le loro reciproche interazioni. Fatta questa necessaria premessa, osserviamo che i sostenitori della teo ria organicistica ritengono che le alterazioni del tono dellumore siano da ricond ursi a mutamenti nella situazione biochimica del cervello, e pi in particolare ad una diversa concentrazione nel sangue di tre neurotrasmettitori - serotonina, n oradrenalina e dopamina -- che sembrano essere in qualche modo legati a tutte le sindromi depressive. Mentre il ruolo della dopamina -- implicata nel morbo di P arkinson (per carenza) e nelle sindromi schizofreniche (per eccesso) -- sembra e ssere marginale in quanto corresponsabile dellinsorgenza di sintomi depressivi se condari, il ruolo della noradrenalina appare pi diretto, dal momento che essa esp lica i suoi effetti sul tono dellumore e sui livelli dansia, provocando una caduta dellattenzione e della vigilanza. I riscontri sperimentali pi significativi riguardano, per, la serotonina, un importante modulatore chimico derivante dalla trasformazione enzimatica del t riptofano, una sostanza proteica presente in diversi alimenti. stato accertato c he la serotonina ha effetti regolatori sul sonno, sullappetito, sul comportamento sessuale e soprattutto sullequilibrio umorale, tanto da risultare, tra tutte le sostanze neuromodulatrici, quella maggiormente coinvolta nei disturbi dellumore. Sembra, inoltre, che un abbassamento dei livelli di serotonina nel sangue -- dov uto a minore disponibilit o a una sua parziale utilizzazione -- sia in grado di d eterminare unimmediata caduta del tono dellumore, con conseguenti riflessi su tutt e le principali funzioni organiche. Intorno a questi tre mediatori chimici ruota oggi gran parte della ricer ca farmacologica, finalizzata a trovare nuove sostanze per contrastare pi efficac emente i sintomi della depressione. Sempre nellambito delle ipotesi neurologiche stata individuata unalterazio ne cerebrale che sembra possa essere legata alle forme familiari depressive, sia di tipo bipolare (alternanza di euforia a depressione), sia di tipo unipolare. Si tratta della perdita, in una zona ristretta dellarea frontale del cervello, di particolari cellule, dette gliali o della neuroglia, che fungono da supporto ai neuroni e che sono strettamente connesse col sistema serotoninergico. Questalter azione rilevabile solo nelle forme ereditarie, al punto dapparire come caratteris tica specifica di chi geneticamente predisposto alla depressione. La ricerca in questione, condotta dallUniversit americana di St. Louis, cerca di dimostrare che esistono significative differenze tra malati con una storia familiare di depress ione alle spalle e malati che invece sono privi di questa svantaggiosa caratteri stica. Le ipotesi biochimiche Nel variegato mondo delle sindromi depressive sembrano essere coinvolti anche altri sistemi biochimici, il cui ruolo, per, non stato ancora pienamente de finito. Una di queste situazioni, associata alla Depressione Maggiore e solo pi r aramente ai Disturbi Bipolari, quella determinata dalla presenza di alti valori di cortisolo nel sangue. Il cortisolo -- noto anche come ormone dello stress e prodotto dalla corte ccia surrenale - svolge importanti funzioni nel mantenimento della normale produ zione di glucosio (gluconeogenesi) da parte del fegato e nel metabolismo dei gra ssi, coinvolgendo nella sua azione anche i reni, i muscoli, il sistema immunitar io e il sistema nervoso centrale. stato accertato che nel cervello esistono dei recettori specifici per il cortisolo -- ossia delle strutture chimiche capaci di

leggere i messaggi di questormone -- situati soprattutto nellippocampo, nella forma zione reticolare e nei nuclei vegetativi del tronco cerebrale. Con un meccanismo non ancora noto, il cortisolo riesce a modulare non soltanto le funzioni percet tive, ma anche quelle emotive, partecipando cos al processo di modificazione del tono dellumore. Nelle condizioni di carenza di cortisolo stato osservato un aumen to della sensibilit uditiva, olfattiva e gustativa, mentre nelle condizioni di ec cesso sono state riscontrate alterazioni nellorganizzazione del sonno e rilevanti effetti sul tono dellumore che veniva ora esaltato, ora depresso. Negli ultimi anni sono stati oggetto dindagine anche i neuropeptidi, brev i catene di aminoacidi che fungono da neurotrasmettitori cerebrali. Tra i numero si peptidi che svolgono una funzione di trasmissione attiva nel sistema nervoso centrale, alcuni (endorfine, encefaline, ACTH e somatostatina) sembrano avere un ruolo importante nella dinamica dellumore. Gli studi pi approfonditi riguardano l a somatostatina, sostanza che pi delle altre sembra avere una qualche relazione c on i disturbi depressivi. La somatostatina -- venuta qualche anno fa alla ribalt a con la terapia antitumorale del professor Di Bella -- un ormone ipotalamico che svolge la funzione di inibire la secrezione del GH (lormone della crescita) da pa rte dellipofisi. Partecipa anche al meccanismo di assunzione e di regolazione del cibo, bloccando alcune funzioni gastriche e intestinali allo scopo di prevenire dannosi sovraccarichi di elementi nutritivi. A livello del sistema nervoso cent rale, si notato che la somatostatina ha una presenza ridotta nel liquor cefalora chidiano -- quel liquido organico che circola nelle cavit cerebrali con funzione di protezione e di mantenimento dellequilibrio pressorio -- durante la fase pi acu ta dellepisodio depressivo, mentre poi ritorna normale nella fase di risoluzione del disturbo stesso. Anche in questo caso sono del tutto sconosciuti i motivi di tale variazione e il significato terapeutico che ne potrebbe derivare. Un altro fattore di rilievo nellinsorgenza della depressione dovrebbe ess ere la ridotta presenza di endorfine, quelle sostanze oppioidi naturali che con le encefaline, dinorfine e betaendorfine svolgono funzioni analgesiche e favoris cono tutte le sensazioni di rilassamento, benessere ed euforia. Ulteriori ipotesi, tutte da confermare, riguardano le alterazioni degli ormoni tiroidei -- la tiroxina (T-4) e la triiodotironina (T-3) -- che agiscono sul metabolismo corporeo, sui processi di accrescimento, su quelli di produzione di energia muscolare e di calore. La presenza di eccessivi livelli di questi or moni (ipertiroidismo) provoca unaccelerazione metabolica con conseguente dimagrim ento corporeo, tremori, irrequietezza, ansia, tachicardia, nervosismo e un signi ficativo aumento dellemotivit. Viceversa, livelli insufficienti di ormoni tiroidei (ipotiroidismo) provocano nellinfanzia un arresto dello sviluppo fisico e di que llo mentale (cretinismo), mentre nelladulto rallentano il processo metabolico, de terminando obesit, apatia, spossatezza, sonnolenza, nonch rallentamento dei movime nti, della parola e del pensiero. Ora, entrambe queste disfunzionalit tiroidee po trebbero rappresentare condizioni ideali per la comparsa dei disturbi dellumore, soprattutto a causa dellevidente situazione di disagio psicofisico che sono in gr ado di provocare. Altre ricerche hanno, invece, interessato la melatonina, lormone secreto dalla ghiandola pineale e strettamente collegato alla serotonina da un andamento ciclico opposto, tale per cui alla massima produzione delluna corrisponde la min or presenza dellaltra. Unanomala secrezione di melatonina, alterando i ritmi biolo gici giornalieri, pu incidere sui livelli di produzione di diversi mediatori chim ici tra cui il cortisolo, con evidenti ripercussioni sullumore. Anche alcuni ormoni sessuali, gli estrogeni e i progestinici, prodotti d alle ovaie, sembrano avere un qualche ruolo attivo nella depressione. La loro al terazione stata, infatti, associata alla Depressione post partum che interessa i l 13% delle puerpere ed legata alla drastica riduzione dei livelli di questi orm oni nel sangue. Hanno importanti effetti biochimici anche tutte le situazioni di stress acuto e quelle legate ad emozioni forti e persistenti. Un grave trauma psicologi co nei primi mesi di vita -- per un bambino il trauma pi grande la separazione da lla madre o da chi ne fa le veci -- potrebbe creare rilevanti scompensi a livell o neurologico, favorendo la comparsa di diversi disturbi, tra cui la Depressione

anaclitica. stato detto che se i bambini di pochi mesi vengono privati per qual che tempo della presenza materna, cadono immediatamente in depressione e si chiu dono in se stessi come per rifiutare la vita. Ritrovata, per, la madre, tutti i d isturbi svaniscono rapidamente, mentre le tracce di quellesperienza rimarranno im presse nel loro inconscio e si trasformeranno in una sorta di fragilit psicologic a che li accompagner per tutta la vita. Esperienze di separazione prolungata per oltre sei mesi hanno effetti ancor pi pesanti sulla psiche del bambino, che da ad ulto potrebbe scoprirsi incapace, a livello inconscio, di instaurare legami affe ttivi importanti e duraturi. Lipotesi virale Un gruppo di ricercatori berlinesi ha isolato un virus che si annida nel le cellule cerebrali e che sembra avere delle corresponsabilit nellinsorgenza dell e Sindromi maniaco-depressive (Disturbi Bipolari). Nel sangue di alcuni pazienti degli ospedali psichiatrici berlinesi sono stati isolati, per la prima volta, t re diversi tipi di Borna virus, responsabili di uninfezione che si sospetta possa essere una delle cause della depressione. La scoperta, risalente allestate del 1996, nata dallintuizione di un grupp o di ricercatori del Robert Koch Institut di Berlino che avevano rinvenuto nel san gue di alcuni pazienti psichiatrici degli anticorpi prodotti proprio dalla reazi one contro il Borna virus, ritenuto fattore attivo nellinsorgenza della depressione . A sostegno della loro ipotesi hanno indicato due fatti: primo, che il 25% dei pazienti depressi era portatore di anticorpi contro il virus; secondo, che lincid enza del micro organismo era direttamente proporzionale alle diverse fasi della sindrome maniaco-depressiva, per cui quando il paziente era depresso la presenza di questi anticorpi aumentava, mentre si riduceva quasi del tutto quando il paz iente usciva dalla fase depressiva per passare in quella maniacale. La scoperta, in realt, non del tutto originale, in quanto il Borna virus era gi stato da tempo isolato negli animali. Infatti, le prime ricerche su questo virus risalgono alla fine del 1800, a seguito di una mortale epidemia scoppiata fra i cavalli della regione tedesca chiamata appunto Borna. Si racconta di cavall i divenuti cos riluttanti e apatici al punto di non mangiare pi e di lasciarsi mor ire. Nel cervello di quei cavalli malati - ma anche in quello di altri animali ( pecore, gatti, scimmie e struzzi) che avevano contratto il virus - furono trovat i tanti piccoli strani nodi. Queste inspiegabili alterazioni -- che nulla hanno a vedere con la pi recente encefalopatia bovina (Bse) che distrugge il cervello in modo rapido e brutale - producevano una graduale e fine distruzione del sistema ne rvoso degli animali attraverso una massiccia concentrazione di proteine. Ora, i virologi del Koch Institut sono convinti che questo stesso virus produca anche nelluomo una sorta di distruzione cerebrale lenta e sottile, e che ad essa debba essere imputata linstabilit umorale tipica dei Disturbi Bipolari. Stress e cause psicologiche Ciascuno di noi, nel corso della vita, va incontro a situazioni nuove e non sempre piacevoli alle quali deve comunque adattarsi. Queste situazioni sono legate allet, alle scelte effettuate in campo lavorativo, familiare, sociale, nonc h al carattere della persona. Di solito vengono affrontate e superate con natural ezza, ma quando ci non accade significa che si in bala di uno stress eccessivo (di stress) che pu creare non pochi problemi. Lo stress non una malattia, ma una reazione di difesa dellorganismo che r isponde a una diversa condizione di vita tanto dissimile da quella precedente da comportare un riadattamento dellequilibrio mentale e fisico della persona. Il te rmine inglese stress -- che significa sforzo, pressione -- entrato nel linguaggio co rrente come sinonimo di stimolo nocivo, venendo riferito ad un ampio spettro di stimolazioni interne ed esterne che agiscono sullindividuo a livelli diversi (fis ico, psicologico, biofisiologico, psicosociale) con particolare intensit e durata

. Lo stress , quindi, linsieme di tutte quelle reazioni che mobilitano il no stro organismo, permettendogli di rispondere alle pi disparate sollecitazioni che giungono da ogni parte. La reazione emotiva con cui cerchiamo di adattarci agli eventi stressanti ha sempre importanti effetti biochimici e si sviluppa attrave rso risposte fisiologiche (automatiche) e risposte psicologiche di adattamento ( consequenziali). Quando, per, questo adattamento non avviene -- ad esempio quando non riusciamo a superare la perdita di una persona cara o le conseguenze di una grave malattia -- ecco che mettiamo in atto risposte disadattative che sono poi causa diretta di disturbi fisici (nevralgie, cefalee, gastriti, ulcere...) e ps ichici (ansie, fobie, depressioni). Da ci consegue che alla base di ogni alterazione dellumore c sempre una reaz ione emotiva intensa che non stata metabolizzata o che non ha prodotto il necessar io riadattamento. Questo accade quando il nostro personale livello di sopportazio ne stato colmato, per cui ogni ulteriore evento, anche poco stressante, non viene pi assimilato, ma rigettato e trasformato in fattore scatenante. Nella vita quotidiana gli eventi potenzialmente scatenanti sono numerosi ssimi: la morte di una persona cara, una grave malattia propria o di un familiar e, delusioni damore, tradimenti, dissesti economici, separazioni, divorzi, perdit a del lavoro, aborti, condanne reclusive, disoccupazione, procedimenti legali, p ensionamento, insuccessi scolastici, dissidi familiari, incidenti stradali, aspe ttative mancate e ogni altra cosa che determini un cambiamento di vita anche di segno positivo, come un matrimonio, la nascita di un figlio, una vincita inaspet tata o una piacevole sorpresa. Altrettanto paradossale e frequente il cosiddetto distress emotivo da vacanze che pu colpire tutti, giovani e anziani, e che consegu enza di un forte affaticamento psicofisico causato dai lunghi viaggi, dal caldo o dal freddo eccessivo e dalle mutate abitudini alimentari e di vita. Nei casi p i gravi pu provocare una vera e propria depressione da vacanze (holidays blues), che di solito passa nel giro di una settimana. Da quanto detto si deduce che anche in quelle depressioni apparentemente prive di motivazione, se si va bene a fondo, si pu individuare levento che ne ha determinato la comparsa e che pu essere recente o passato. Questa ricerca, in app arenza oziosa, invece determinante soprattutto in psicoterapia perch fa emergere una precisa situazione da cui partire per ricostruire i vissuti emotivi del pazi ente, le sue principali debolezze e da queste le cause reali che lo hanno condotto alla malattia. Molti di coloro che sono guariti definitivamente dalla depressione racco ntano che il calvario della malattia stato per loro linizio di una nuova esistenz a, assai pi ricca e vera di quella precedente, perch attraverso gli insegnamenti t ratti da quellesperienza cos dolorosa e devastante sono riusciti a far emergere la parte nascosta e pi bella di s. XIII CONSIGLI PER LA PREVENZIONE

Dalla lettura di un manuale di psichiatria e dallo studio delle malattie pi comuni presenti in ambito psichiatrico si pu ricavare lidea che le nevrosi, le psicosi e i disturbi dellumore siano, nella maggior parte dei casi, delle rispost e disadattative che lindividuo d al problema dellesistenza umana. Da questo punto d i vista , dunque, possibile affermare che ad ammalarsi di pi psichicamente siano p roprio le persone pi sensibili, quelle cio che pi di altre trovano difficolt a fare propri gli usi e le convenzioni della societ in cui vivono, forse perch si pongono costantemente il problema del valore delle proprie azioni e del senso da attrib uire alla vita. La forza plasmatrice della sofferenza Inquietudine, tristezza, angoscia e depressione, sono tutti stati mental i connaturati allesperienza umana dellesistenza. Queste dolorose ombre dellanima in

fuga da se stessa nascono molto spesso dallincapacit di dare un significato alla propria vita che appare quindi vuota, inutile, vana. Dare significato alla propri a vita senzaltro unazione vantaggiosa ed evolutiva non soltanto perch ci preserva da gli oscuri slittamenti dellanima, ma anche perch la motivazione pi seria e profonda tra tutte quelle che guidano il nostro agire quotidiano, lunica in grado di farc i superare la fatica di esistere, soprattutto quando questa fatica resa ancor pi penosa dalla solitudine, dai lutti e dalle malattie. Se vivere equivale a soffrire, sopravvivere invece aver trovato il senso di questa sofferenza esistenziale. Ora, vi sono casi in cui la sofferenza esistenzi ale pu essere in parte evitata, attenuata o anche estinta, purch si agisca sempre perseguendo lobiettivo del proprio ben-essere con coerenza e determinazione. Altr e volte, invece, la sofferenza esistenziale non pu essere evitata e neppure allon tanata perch ci spetta, ci tocca tutta, in quanto parte integrante di quel proces so evolutivo che abbiamo deciso di compiere in questa vita. Il vero dramma non , dunque, quello di dover soffrire, quanto di soffrire senza averne capito la ragi one: proprio questa condizione di obnubilamento, di assenza di comprensione, a r endere la sofferenza davvero insopportabile. Diversi recenti studi hanno evidenziato che affetti, sentimenti ed emozi oni sono strettamente collegati col sistema immunitario. La parte pi antica del n ostro cervello -- quella che contiene lipotalamo e le altre strutture del sistema limbico -- influenza costantemente tutte le funzioni ormonali del corpo, con di rette conseguenze sulla capacit del nostro organismo di difendersi dagli assalti provenienti dallinterno e dallesterno. Ora, quando siamo stressati o in preda a se ntimenti negativi, le nostre difese immunitarie sindeboliscono rapidamente e ci r endono pi esposti alle malattie. Chi stanco, abbattuto, depresso, chi ha subto una perdita affettiva, un abbandono, chi soffre per qualsiasi ragione si ammala di pi e trasferisce tutte le sue pene o sul corpo (malattia funzionale) o sulla ment e (disagio psichico). La sofferenza fisica o psichica -- quella che non possiamo evitare -- un importante momento di riflessione che dobbiamo saper cogliere per ch un invito a crescere e uno stimolo alla scoperta di quella parte nascosta di n oi che ci fa paura e che non vogliamo conoscere. Questa sofferenza non va, dunqu e, mai soffocata, ma ascoltata con attenzione e capita nel suo significato pi pro fondo, perch lurlo muto del nostro spirito che cerca di liberarsi dagli intrecci c ontorti della mente e dei fatui bisogni del corpo, e che ci vuole dire che giunt o il momento di cambiare, di rinnovarci e di crescere. Normalit e adattamento La sofferenza psichica di natura non organica nasce sempre da una condiz ione di disarmonia della persona che in conflitto con se stessa, con il mondo o con Dio. Riflettendo sui nostri disagi interiori, ci rendiamo conto di essere di versi da come eravamo prima, insoddisfatti della nostra vita e quindi incapaci d i compiere tutte quelle azioni quotidiane che di solito si fanno in modo automat ico e che sono il metro di valutazione del nostro star bene. Se siamo onesti con noi stessi, non possiamo non cogliere la fragilit che ci scuote nel profondo e li nquietudine che tormenta la nostra mente, piena di dubbi e di paure per linsoddis fazione che proviamo nei confronti di una vita artefatta che non apprezziamo per ch troppo lontana dai ritmi della Natura e dagli obiettivi del nostro essere. Oggi, il termine malattie mentali usato per indicare un ventaglio molto am pio di condizioni di sofferenza psicologica e sociale che, pur non costituendo p recise patologie dinteresse psichiatrico, identificano una significativa riduzion e della salute mentale di un individuo. In questo senso possiamo affermare di es sere tutti un po malati mentali, anche se molto spesso non ce ne accorgiamo o non v ogliamo riconoscerlo. Una battuta che circolava qualche anno fa, e che rispecchi a molto bene questo stato di cose, diceva che in un ospedale psichiatrico lunica d ifferenza esistente tra medici e pazienti sta nel fatto che i primi hanno le chi avi e i secondi no. Al di l di ogni motto faceto, sappiamo bene tutti quanto sia sottile e on divago il confine tra salute mentale e malattia, confine tanto incerto e ambiguo

da essere posto su una stessa linea continua, chiamata per questa ragione contin uum tra normalit e patologia. Uno degli orientamenti oggi pi seguiti postula che la salute psichica di una persona dipenda in larga misura dal suo grado di adattam ento al sistema di vita della societ in cui vive e dalla sua capacit di affrontare e superare lo stress. In altre parole, pi una persona riesce a integrarsi e ad a dattarsi allambiente che lo circonda (familiare, scolastico, professionale, socia le), meno problemi ha perch, aderendo alla normalit riconosciuta da tutti, non crea negli altri diffidenza, fastidio o paura. Per contro, un comportamento palesemen te difforme -- molto distonico o disadattativo - viene subito giudicato inidoneo e la persona che lo manifesta considerata non normale, psichicamente diversa, d unque malata. Ma le cose stanno veramente cos? Illuminante in tal senso il racconto di Herbert George Wells, Il paese d ei ciechi, che narra la storia di un giovane smarritosi sulle Ande ecuadoriane c he, dopo aver vagato per giorni e giorni, incontra una trib dove sono tutti ciech i da molte generazioni a causa di una particolare malattia divenuta col tempo co ngenita. Il giovane, per sua sfortuna, ci vede benissimo e questo gli crea non p ochi problemi in seno alla comunit perch tutti diffidano di lui e lo temono. Il gi ovane cerca comunque dintegrarsi e per farlo accetta di sottoporsi a unaccurata vi sita da parte dei luminari della trib che giudicano la sua capacit di vedere unanom alia pericolosa per il buon funzionamento del suo cervello che sarebbe, a loro d ire, eccessivamente sovraccaricato e distratto da uningente mole di stimoli visiv i. La sua vista era, dunque, un danno, un pericolo, non una fortuna. Il tempo passa e il giovane, vivendo l, sinnamora di una ragazza. Vorrebbe sposarla, ma non pu. Il padre di lei si oppone fermamente alle nozze e condizion a il suo assenso al fatto che il giovane rinunci alla vista e si sottoponga a uno perazione che lo renda cieco come tutti gli altri. Inutile dire che il giovane a bbandona lidea delle nozze e fugge subito via da quella trib. La vicenda paradossa le di questo racconto fa ben capire quanto sia soggettivo il concetto di normalit e come esso venga spesso identificato col nostro modo di pensare, di agire e di essere. Noi siamo sicuramente normali: gli altri, chiss! La prevenzione in campo medico

In Italia si fa da anni un gran parlare di prevenzione, ma quando poi si cercano riscontri pratici ecco che lentusiasmo iniziale si trasforma quasi sempr e in delusione. Il problema nasce dal fatto che la maggior parte delle iniziativ e della cosiddetta medicina preventiva si muovono secondo la logica della riparaz ione e non della prevenzione. Si fa, insomma, una gran confusione tra quella che la prevenzione in senso stretto e altre forme dintervento che non prevengono, ma ch e servono a contenere la pericolosit di un evento, com appunto il caso della diagno stica precoce. Approfondendo letimologia del vocabolo prevenire, notiamo che deriva dal ve rbo latino praevenio, ire, formato a sua volta dal prefisso prae che esprime ant eriorit nel tempo e dalla forma verbale venio, ire che significa venire, giungere, ar ivare. Prevenire vuol, dunque, dire agire in anticipo, muoversi prima, anticipare, copo di evitare le conseguenze negative di una situazione che si ritiene in qual che modo perniciosa. Prevenzione di conseguenza unazione di difesa, di tutela anticipata, di sal vaguardia, che si esplica in un complesso di misure di protezione adottate prima che si verifichi un evento ritenuto dannoso, sia per scongiurarlo, sia per limi tarne gli effetti indesiderati che ne possono derivare. Nella prassi medica, la prevenzione di una malattia classificata in tre diversi gradi: primaria, se posta in essere prima che la malattia si instauri. D al punto di vista pratico consiste in tutte quelle azioni individuali o colletti ve (vaccinazioni, profilassi, interventi di sostegno, campagne dinformazione di m assa) messe in atto per evitare linsorgenza della malattia; secondaria, se realiz zata, invece, durante il periodo di latenza clinica della malattia. In altre par ole, pur non essendoci nessuna manifestazione palese, la malattia gi presente, pe r cui sinterviene per contenerla nella sua durata temporale e nei danni che essa

pu produrre. Dal punto di vista pratico si attua attraverso la diagnosi precoce e trattamenti terapeutici conseguenti; terziaria, quando i sintomi della malattia sono conclamati e pertanto sinterviene allo scopo di evitare recidive o ulterior i pi gravi conseguenze. Un esempio, mutuato dal campo odontoiatrico, pu chiarire meglio le differ enze tra queste tre diverse tipologie di prevenzione. Lavarsi accuratamente i de nti dopo ogni pasto, fare la detartrasi (lasportazione del tartaro) o assumere de l fluoro in tenera et, sono tutte azioni di prevenzione primaria. La visita perio dica dal dentista -- per esempio ogni 6 mesi - rientra invece nella prevenzione secondaria perch permette di scoprire precocemente uneventuale condizione patologi ca non ancora avvertita ma gi presente. Andare dal dentista quando si ha un dente spezzato, un inizio di carie o una gengiva infiammata, una tipica azione di pre venzione terziaria che non serve ad allontanare il problema, che gi esiste, ma a risolverlo rapidamente evitando guai maggiori. Volendo rendere ancor pi essenziali questi concetti, possiamo dire che la prevenzione vera e propria dovrebbe coincidere con quella primaria, mentre la seco ndaria pu configurarsi come la scoperta precoce della malattia e la terziaria come i l saggio e prudente avvio di unazione riparatrice. La prevenzione delle sindromi depressive La medicina ha fatto in questi ultimi cinquantanni passi da gigante, comp iendo diversi prodigi nella riparazione con successo di danni apparentemente irr eversibili: bypass coronarici, trapianti dorgani, guarigioni di malattie infettiv e letali e tante altre cose ancora. I successi della medicina riparatrice non hanno per trovato analogo riscont ro nel campo delle malattie mentali dove la sofferenza evidentemente meno facile da curare perch non fisica. Ci non toglie che il disagio mentale sia talvolta pi g rave e invalidante di quello fisico in quanto investe le principali aree di domi nio della persona -- ossia larea psicologica, larea affettiva e larea sociale -- ch e danno significato e qualit alla vita. Questa obiettiva difficolt nellimpostare une fficace azione terapeutica avrebbe dovuto suggerire alle autorit sanitarie di muo versi con maggior impegno nel campo della prevenzione, per evitare i rischi di s oluzioni curative incerte e aleatorie. Non stato cos: forse per inettitudine o pe r scarsa lungimiranza o per interessi diversi. Lamara conclusione che oggi, in It alia, la prevenzione delle malattie mentali non viene fatta. Ma, cerchiamo di ca pirne di pi. Per cogliere limportanza della questione non va dimenticato che alla base di ogni malattia psichiatrica c sempre lincapacit della persona di affrontare e sup erare le difficolt del vivere quotidiano sia per problemi emotivi o di adattament o (nevrosi), sia per problemi pi gravi di ordine affettivo o funzionale (psicosi) , per i quali non sempre possibile evidenziare una causa di origine organica. Va da s che in un ventaglio di situazioni patologiche come queste, i protocolli ter apeutici risultino spesso inefficaci in quanto difficili da modulare sulla perso na e sul decorso della sua malattia. Queste osservazioni valgono in particolar m odo per le sindromi depressive che sono cos complesse e variegate da creare non p ochi problemi sia nella fase di diagnosi che in quella di terapia. Ora, se quest e malattie -- che continuano a crescere in modo esponenziale - sono cos difficili da individuare e da curare, perch invece non cercare di prevenirle? La depressione -- dobbiamo prenderne atto -- il cancro del terzo millenn io ed cos diffusa da sembrare una pandemia. Questa profonda tristezza dellanima ch e annulla le emozioni e spegne ogni interesse per la vita, la patologia del nost ro essere al mondo, ed cos comune che lOrganizzazione Mondiale della Sanit stima ch e nel 2020 sar la malattia pi diffusa sul Pianeta, tanto da coinvolgere un abitant e su tre. Cerchiamo, dunque, di conoscerla meglio e di fare qualcosa per contene re la sua diffusione. La depressione -- lo abbiamo pi volte sottolineato -- una malattia ciclic a grave e complessa che di solito non guarisce, ma che si esaurisce spontaneamen te anche senza nessuna cura, rimanendo per latente nella mente della persona, per

poi ripresentarsi a distanza sei mesi, un anno o anche dieci, se nel frattempo non sono state individuate e risolte le cause che lhanno generata. Come disagio p sichico nasce molto spesso da un sentimento di insoddisfazione profonda, dal rif iuto di accettare il fallimento dei propri sogni, dallincapacit di ridimensionare le proprie aspirazioni o dal non sentirsi allaltezza delle proprie aspettative e di quelle degli altri. la tragedia di chi, vinto dalle delusioni della vita, si chiude in se stesso e decide di spegnere tutte le sue emozioni per non soffrire pi. Questa rinuncia alla vita lo specchio impietoso del nostro disadattamento esi stenziale: la conferma, se mai ce ne fosse bisogno, della vacuit delle scelte fat te in precedenza, del nostro correre vano, di come ci siamo arrabattati per cond urre unesistenza che non aveva sbocchi perch lontana dai ritmi della Natura e dai veri obiettivi del nostro essere. questo un fardello troppo pesante, gravoso da portare, difficile da reggere a lungo, e cos inevitabilmente si cade. La complessit della malattia depressiva, la molteplicit delle sue forme -oggi se ne conoscono 39, dalle pi lievi alle pi gravi -- e la pluralit delle cause che contribuiscono alla sua comparsa, dovrebbero suggerire alle autorit sanitari e dimpegnarsi in una seria opera di prevenzione, idonea a porre un argine alla di ffusione della malattia e ai conseguenti rischi umani e sociali che ne derivano. La drammaticit e la frequenza dei casi che la cronaca propone, e che vedono prot agoniste persone depresse, laccusa pi forte e diretta allinerzia di coloro che dovr ebbero preoccuparsi del problema e che invece non lo fanno. Sperare in una preve nzione istituzionalizzata della depressione oggi nel nostro Paese unutopia che ri marr tale per chiss quanti anni ancora. Troppo poche persone ne parlano, e nessuno degli addetti ai lavori fa qualcosa per cambiare questa situazione. I forti inter essi individuali e le pressioni esercitate dalle case farmaceutiche fanno s che i l problema venga sempre accantonato e sigillato dietro un comodo Non si pu! che la dice lunga sulleffettiva volont di affrontare la questione e di risolverla. Certo, non facile, perch non si tratta di combattere unepidemia virale o batterica, cont ro cui esistono vaccini specifici in grado di contenerla e debellarla, ma ci son o diverse azioni collettive dindubbia utilit che potrebbero essere fatte e non lo sono. Ci riferiamo in particolare alla carenza dinformazione che circonda la mala ttia depressiva e che riguarda non soltanto i cittadini, ma anche la stragrande maggioranza delle strutture sanitarie di base che dovrebbero essere le prime a i ntervenire sul territorio a supporto del malato e dei suoi famigliari, con azion i concrete, suggerimenti, consigli. Ecco, qui da noi manca questo! E non bastano le parole di pochi illumina ti psichiatri ---Andreoli, Borgna, Crepet, Morelli -- a far capire a tutti che i l vero problema, il lutto da elaborare, non tanto quello della morte fisica di u na persona, evento spesso atteso e ineluttabile, quanto quello della sua morte p sichica, che sovente precede e determina laltro. Quando la vita -- soprattutto qu ella affettiva e sociale -- perde valore e si consuma giorno dopo giorno nella t ristezza e nellapatia, ecco che finisce inevitabilmente con lassumere i contenuti e i colori della morte. Posto che le caratteristiche stesse della depressione - estrema variabil it dei sintomi e dei meccanismi dinsorgenza - rendono difficile lintroduzione di ef ficaci misure di prevenzione di massa, si dovrebbe almeno operare in senso infor mativo, promuovendo la conoscenza della malattia con apposite campagne dinformazi one e di sensibilizzazione -- attraverso le Aziende sanitarie locali, i Dipartim enti di salute mentale, i medici di base -- negli ospedali, nelle scuole e sui m ass media, per far conoscere a tutti la reale portata della malattia, i suoi pri ncipali sintomi e le misure da adottare nelle diverse situazioni. una cosa tanto difficile da realizzare? Si fanno tante campagne - per la sicurezza stradale, c ontro il cancro, contro il fumo, contro lalcol, lobesit, lipertensione - e non se ne pu fare una per far conoscere a tutti la depressione? Perch mai? Vorremmo che qua lcuno ce lo spiegasse, anche perch non riusciamo proprio a capirlo. Tuttavia, una soluzione personale c. Quello che non possibile o non si vuole realizzare a livel lo collettivo, invece fattibile a livello individuale, purch si abbiano le conosc enze necessarie e la volont di renderle pratiche. Il punto da cui partire proprio linformazione, la conoscenza. Kurt Lewin, uno dei pi grandi teorici della Psicologia Sociale, era solito affermare che la

conoscenza a far evolvere luomo. Infatti, con la conoscenza si ha sempre un cambi amento, che fonte di apprendimento, il quale a sua volta ulteriore conoscenza, i n un processo evolutivo circolare che si perpetua allinfinito Seguendo questa linea dazione, ben sapendo che soprattutto in campo medic o la prevenzione sempre la scelta migliore, forniremo qui di seguito alcune indi cazioni di carattere generale utili a tener lontana la depressione. Iniziamo dai punti dolenti, che sono di solito i pi difficili da superare. Abitudini da abbandonare

Abbandonare le proprie abitudini svantag giose un passo faticoso ma nec essario. Labitudine un modo di sentire, di pensare, di fare, che abbiamo acquisit o e che si esprime in una modalit dessere e dagire che tende a ripetersi nel tempo in forma pressoch identica. un elemento che subito ci d tranquillit perch rassicura te e non ci espone allansia del nuovo, ma che a lungo andare ci limita nelle azio ni, imprigionandoci in comportamenti antichi e stereotipati - dai quali non semp re facile uscire - che riducono notevolmente la nostra disponibilit a cambiare, a trasformarci e a crescere. Mutare le proprie abitudini non mai agevole - anche quando si tratta di passare da comportamenti palesemente svantaggiosi ad altri pi salutari - per via di tutte quelle resistenze che la nostra mente oppone. Il r isultato pi frequente che si finisce col girare a vuoto, indugiando, rinviando il m omento del cambiamento di giorno in giorno, fino a quando la situazione ci scapp a di mano e non offre pi spazio a indecisioni e tentennamenti. Il nostro inconscio ci avverte sempre per tempo, segnalandoci ripetutame nte la necessit di mutare rotta, di cambiare abitudini e pensieri, ma noi spesso restiamo sordi e non cogliamo questi segnali o per pigrizia o per superficialit. La conseguenza evidente di questo nostro comportamento la comparsa di una soffer enza - fisica o psichica - che ci costringe a fermarci, a riflettere sulla nostr a condizione e a prendere finalmente in considerazione ci che avevamo in preceden za ignorato. Per cambiare, occorre essere consapevoli della necessit di farlo, e lo si soltanto dopo aver esaminato a fondo la propria situazione, valutando con atten zione i rischi che si corrono e tutti gli altri svantaggi che ne possono derivar e. Ecco, soltanto alla fine di unanalisi impietosa e obiettiva dei fatti, possibi le pensare di costruire un proprio percorso di cambiamento che dovr essere realizza to con determinazione e gradualit, agendo sia da soli che con laiuto di altri. Se prevenire sempre meglio che curare, non c dubbio che lo sia ancor di pi n l caso della depressione non soltanto perch fa evitare una patologia imprevedibil e e con unelevata incidenza di ricadute, ma anche perch preserva da tutta una seri e di malattie secondarie, causate dal cattivo funzionamento del sistema immunita rio, reso pi debole dalla caduta dellumore. Dal punto di vista fisiologico, tutte le forme di depressione sembrano c ondividere una stessa situazione: la ridotta presenza nelle aree cerebrali di al cuni neurotrasmettitori (serotonina, noradrenalina e dopamina) coinvolti pi di al tri nei disturbi dellumore. Le ricerche condotte in questa direzione hanno messo in luce lesistenza di diversi fattori potenzialmente in grado di influenzare lumor e alterando lequilibrio biochimico cerebrale. Alcuni di questi fattori sono del t utto indipendenti dalla nostra volont (ad esempio quelli ereditari o genetici); a ltri sono contenibili solo in parte (fattori ambientali, stress psicologici); al tri invece dipendono esclusivamente da noi (abitudini sbagliate, stili di vita i nopportuni, comportamenti inadeguati o svantaggiosi) ed proprio su questi che bi sogna agire, modificandoli. La prevenzione primaria della depressione passa necessariamente dallevita mento, dal non uso di tutte quelle sostanze che inducono dipendenza. Alcol, fumo , droga -- e in misura minore anche caffeina e teina -- creano una forte dipende nza psicologica, causa diretta di ansia e di altri pesanti effetti depressogeni. Le droghe, in particolare, agiscono direttamente sul cervello sovvertendo il no rmale equilibrio degli aminoacidi che, come sappiamo, sono i principali costitue nti delle monoamine, i pi comuni neurotrasmettitori cerebrali. Per tale ragione t

utte le droghe hanno tra i diversi effetti secondari anche labbassamento del tono dellumore, segno anticipatore e ricorrente della depressione. Alcol e fumo non s ono da meno. Il loro uso smoderato deprime lattivit cerebrale e fa aumentare la pr oduzione di cortisolo, lormone dello stress che inibisce la produzione di seroton ina, alterando cos tutte le principali attivit cicliche dellorganismo. Conseguenze di minor conto, ma sempre spiacevoli, sono prodotte dalla caffeina e dalla teina che, a dosi elevate, generano sovente ansia, irritabilit e anche alterazioni del ritmo sonno-veglia. Inutile ricordare che luso congiunto di due o pi sostanze fa crescere in misura esponenziale il rischio di caduta rapida dellumore. Un discorso a parte meritano i farmaci, la cui assunzione dovrebbe esser e limitata ai soli casi di effettiva necessit e sotto controllo medico. I farmaci -- bene non dimenticarlo -- non agiscono mai soltanto nei confronti del problem a specifico per cui sono assunti, ma producono numerosi altri effetti collateral i che possono influire sullequilibrio ormonale e quindi alterare lumore. Tutto dip ende dal tipo di sostanza assunta, dalla posologia, dalla durata della cura, dal le eventuali interazioni con farmaci e alimenti e dalle condizioni psicofisiche del soggetto. Da questo punto di vista, particolare attenzione va usata con tutt i gli psicofarmaci (antidepressivi, ansiolitici, neurolettici, stabilizzatori de llumore) che oltre a creare dipendenza fisica e psicologica hanno sovente numeros i effetti indesiderati quali confusione, sonnolenza, vertigini e cefalea, mentre in casi pi rari possono provocare come effetto paradosso agitazione, irritabilit, c ollera e come effetto rebound (o sintomi da rimbalzo) insonnia, ansia e persino de pressione. Altrettanta vigilanza richiesta con gli ormoni, i cortisonici, la lev odopa (per il morbo di Parkinson), le anfetamine (per dimagrire), gli steroidi a nabolizzanti (per aumentare la massa muscolare), i contraccettivi orali, gli sti molatori della memoria, gli antiacidi (per lulcera) ed anche con molti antibiotic i. La conclusione paradossale di questo discorso che per star bene di testa bisogn a essere fortunati e non avere altre malattie da curare. Se si hanno malattie gr avi, la depressione pu nascere sia come risposta disadattativa allevento traumatic o, sia come conseguenza delle cure che si stanno facendo. Pensieri, comportamenti e stili di vita hanno un ruolo importante nellins orgenza della depressione. Se siamo troppo ansiosi o emotivi; se abbiamo pensier i tristi e tormentosi; se siamo perennemente in affanno e stressati; se siamo in soddisfatti della vita che conduciamo, delle persone che frequentiamo, del lavor o che facciamo; se teniamo troppo alla nostra immagine e al giudizio degli altri ; se ci poniamo obiettivi difficili da raggiungere; se siamo sovente in preda al pessimismo e allo scoramento; se non sappiamo fare ordine e pulizia dentro e fu ori di noi, se siamo cos abbiamo elevate probabilit di cadere nella depressione. P ensieri, comportamenti e stili di vita ci dicono la strada che abbiamo scelto di percorrere e di conseguenza quello che ci potr accadere. Per avere uno stile di vita orientato verso la salute necessario mettere al bando non soltanto i pensieri pessimistici e rimuginativi, ma anche i sentim enti di ostilit verso noi stessi e gli altri, insieme a tutte quelle abitudini ch e sappiamo essere pi svantaggiose: la sedentariet o viceversa liperattivismo, la ma niacalit, lossessivit, il perfezionismo, ed ogni altro atteggiamento mentale e fisi co capace di generare elevati livelli di stress. Se poi, pur con tutte queste at tenzioni, ci accorgiamo che apatia e disagio stanno ugualmente crescendo in noi, dobbiamo immediatamente cambiare tutti i nostri modelli mentali di riferimento e cercare nuovi interessi, spazi maggiori da dedicare a noi stessi, allideazione e alla creativit. Non dobbiamo rintanarci nel nostro guscio e piangere sulle nost re sfortune - non serve a nulla -- e neppure ripetere gli errori del passato: la mentarci o cercare capri espiatori non ci aiuter certo a risolvere il problema ch e ci sta a cuore. necessario essere saggi e non recitare la solita parte, quella che conosciamo bene, ma che non la nostra e che forse ci ha procurato un sacco di guai. Evitiamo di prenderci ancora in giro, di bluffare con noi stessi: sareb be assurdo e controproducente. Cerchiamo, invece, di essere seri, onesti, umili, capaci di cambiare le nostre idee se riconosciamo che sono sbagliate. Dobbiamo riuscire a cancellare tutte quelle false credenze che ci hanno sempre bloccato e che hanno impedito il libero fluire del nostro vero essere. Come fare? Il modo pi semplice e diretto guardarsi dentro, osservarsi con distacco, per scoprire le

profondit del proprio essere e capire come veramente si . Solo cos si potr sapere se c qualcosa in noi che non va e che cosa opportuno cambiare per riconsegnarci alla vita e poterla di nuovo vedere con gli occhi luccicanti e curiosi di un bambino . Abitudini da coltivare

Lo stato organico perfetto unastrazione umana, inesistente nella realt che conosciamo. In natura, infatti, non esiste un tipo organico di perfezione, ma u na singola verit organica che poi quella che ciascuno di noi possiede e con la qu ale ci dobbiamo confrontare per tutta la vita. Siamo noi, applicando le tecniche della statistica, ad aver creato un metro fisiologico di valutazione su cui mis uriamo la normalit nostra e quella degli altri, proponendo un confronto con i valor i medi di quella che riteniamo debba essere la salute perfetta di un individuo. Questa normalit in natura non esiste perch ciascun individuo ha una sua propria orig inalit organica che quella che poi gli permette di lottare e di vincere la sua ba ttaglia per la vita. Perch, allora, omologare ogni cosa, compresi gli esseri umani, a criteri di perfezione e normalit che non esistono? In natura la perfezione soltanto una t endenza verso cui ci si muove, ma che talmente lontana da risultare irraggiungib ile. Lo stesso discorso vale anche per la salute, verso la quale siamo tutti nat uralmente predisposti, ma che ciascuno persegue con i mezzi fisici e psichici ch e ha a disposizione. La salute uno stato a cui tendere, una condizione dinamica ed evolutiva che non mai la stessa e che si deve conquistare momento dopo moment o con un continuo ed intelligente lavoro fatto sul corpo, sulla mente e sullo sp irito. LOrganizzazione Mondiale della Sanit ha ormai da diversi anni ridefinito i l concetto di salute ritenendola non pi semplice assenza di malattia ma benessere tot le, ossia pieno equilibrio psicofisico attraverso cui ciascuno di noi pu esprimere e sviluppare il meglio di s. Una bella definizione di salute quella data da Loui se L. Hay nel suo libro Guarisci il tuo corpo. Godere di buona salute significa: non avvertire alcuna stanchezza; avere appetito; dormire bene e svegliarsi ben r iposati; avere buona memoria, senso dellumorismo; essere precisi nei pensieri e n elle azioni; essere onesti, umili, pieni di gratitudine e di amore. Siamo cos? Per essere sani e vivere in salute dobbiamo riuscire a creare in noi uno stato di a rmonia profonda, un giusto equilibrio tra i bisogni del corpo, le esigenze della mente e le necessit dello spirito. In questottica la mente pu esserci di grande ut ilit perch fa da trait dunion, da congiunzione tra la materialit del corpo e la tras cendenza dello spirito. Se impariamo ad usare bene la mente, con tutte le sue fa colt, e se riusciamo ad indirizzarla correttamente verso il benessere e la positi vit, troveremo sicuramente ci che ci serve per arrivare alla nostra salute. Iniziamo ad affrontare la vita col buonumore, senza farci sovrastare dai problemi, dalla stanchezza o dalla malinconia, staremo subito meglio non soltan to psichicamente, ma anche fisicamente, perch il nostro organismo reagir nel senso voluto e si allineer alla nostra decisione. Diverse ricerche hanno confermato ch e essere di buonumore, ottimisti, ben disposti con se stessi e nei confronti deg li altri, un atteggiamento assai vantaggioso perch attira ci di cui abbiamo bisogn o e rende pi efficiente il nostro sistema immunitario. Se siamo di buonumore, dif ficilmente potremo cadere in depressione. Ma, come fare a tenere alto il proprio umore? Basta essere ottimisti e seguire poche semplici regole. La prima regola darsi una disciplina alimentare. I saggi dicevano che la salute inizia proprio a tavola e la scienza oggi d loro ragione. Unalimentazione sana e varia la miglior difesa dellorganismo perch aiuta a conservare la salute ps icofisica e rende lumore pi sereno ed equilibrato. noto da tempo che i fattori nut rizionali hanno un ruolo di rilievo nella patogenesi di diversi disturbi tra cui quelli depressivi. Agendo sulle abitudini alimentari , dunque, possibile assicur arsi una buona condizione di salute e prevenire numerose malattie, insieme ad al cuni effetti degenerativi propri dellinvecchiamento. Mangiare in modo vario ed equilibrato deve diventare uno stile di vita c

ondiviso e applicato sempre, perch il cibo gi di per s terapia. Parlando del cervel lo, risaputo che lo si mantiene in buone condizioni non facendogli mai mancare i l giusto apporto di zuccheri, che sono la sua principale fonte di energia. Va, p er, detto che bene limitare gli zuccheri contenuti nei dolciumi e preferire quell i presenti nella frutta fresca (banane, ananas, prugne, kiwi) e secca (noci, ara chidi, mandorle). Una ridotta presenza di zuccheri nel sangue (ipoglicemia) -- a l pari di una carenza di vitamine (B, C, H), di sali minerali e di aminoacidi -pu produrre unalterazione della funzionalit cerebrale, creando i presupposti per li nsorgenza di stati dansia e di depressione. Per evitare questi rischi consigliabi le adottare una dieta ricca di verdure, cibi integrali, carni bianche e pesce, c he contengono tutti i principali elementi nutritivi utili a tenere alto il tono dellumore. In particolare, in una dieta finalizzata al buonumore non dovrebbero m ai mancare: gli AMINOACIDI, ossia quei composti organici che partecipano alla sintes i delle proteine e che sono presenti in tutti i pi importanti processi biologici, compresa la formazione dei neurotrasmettitori cerebrali. Tra questi, da privile giare: il triptofano, precursore della serotonina e della melatonina (lo si trov a nel latte, pesce, carne, banane); la fenilalanina, che riduce i sintomi depres sivi ( contenuta nei formaggi, soia, arachidi, mandorle); la feniletilamina, anti depressiva e stimolante, (presente in alte concentrazioni nel cioccolato); la ti rosina, precursore della noradrenalina, dallazione antidepressiva e antistress (l a si trova nei legumi, arachidi e formaggi); la S-Adrenosyl-Metionina (SAM), che regola il sistema nervoso centrale e la cui assenza ha effetti negativi su alcu ni neurotrasmettitori come serotonina e dopamina ( presente nel latte, pesce, feg ato e uova); i MINERALI, quelle sostanze inorganiche che mantengono efficiente il sis tema immunitario e che garantiscono la corretta trasmissione degli impulsi nervo si. In particolare il magnesio, coinvolto in diverse funzioni cerebrali, la cui carenza provoca fragilit emotiva ed ansia (ne sono ricchi i vegetali a foglia ver de, legumi, cereali integrali, soia, noci e lievito di birra); il calcio, carent e soprattutto negli anziani e nelle donne in gravidanza, che contrasta gli attac chi di panico e la depressione ( presente in alte concentrazioni nel latte, forma ggi e latticini, a concentrazioni pi basse nel pesce, carne, noci e fagioli); il litio, un potente stabilizzatore dellumore che viene preparato sotto forma di sal i; il selenio, un oligoelemento dalle note propriet antiossidanti e immunitarie, la cui scarsa presenza associata negli anziani ad un declino delle capacit cognit ive; gli ACIDI GRASSI ESSENZIALI, quei grassi buoni (polinsaturi) che tengono p ulite le arterie e garantiscono il perfetto trasporto dei principi nutritivi a t utte le cellule del corpo. Unalimentazione ricca di pesce (sgombri, salmoni, sard ine) o di olio di semi di lino o di oliva fa aumentare la disponibilit di alcuni acidi grassi omega-3 (linoleico, linolenico, deicosaesanoico) che sono i costitu enti principali delle membrane cellulari, mantenute, grazie alla loro azione, pe rfettamente elastiche e permeabili. Se unalimentazione mirata e varia la prima regola per tenersi lontani dal la depressione, la seconda, ancora pi importante, contenere lo stress. Lo stress -- come tutti sappiamo - non una malattia, ma una reazione de l nostro organismo che cerca di adattarsi ad un evento, ad una situazione che gi udicata in qualche modo faticosa, logorante. In realt, tutto pu generare stress: una malattia, un lutto, una separazione, un incidente, un esame andato male, il capo ufficio rompiscatole, il marito ubriaco, la moglie chiacchierona, il figlio disubbidiente, la televisione del vicino, le sedute dal dentista, i matrimoni, le feste, il traffico.... Quando si stanchi, tesi o irritati, la nostra capacit d i sopportare gli stimoli stressanti (stressors) si riduce drasticamente, e cos an che levento pi banale pu scatenare in noi una risposta emotiva eccessiva, esagerata , non in linea con la situazione che lha generata, e per questa stessa ragione di sadattativa. Quando ci accade, lorganismo produce un surplus di ormoni dello stress (cortisolo, adrenalina, noradrenalina) che alterano lequilibrio biochimico del ce rvello, provocando tutta una serie reazioni tra cui la caduta dellumore. I fisiol ogi attribuiscono la responsabilit maggiore al cortisolo, la cui presenza in ecce

sso andrebbe a stimolare la produzione di un enzima, la triptofano idrogenasi, c he ridurrebbe la disponibilit di triptofano, il precursore della serotonina. Poco triptofano equivale a poca serotonina e quindi a un umore molto basso, primo e impo rtante passo di caduta verso la depressione. Attenzione, dunque, agli stress intensi e prolungati che rappresentano s ovente lanticamera di una possibile sindrome depressiva. In questo senso, uneffica ce azione di prevenzione pu essere quella di evitare gli stress intensi. Non semp re possibile farlo - come nel caso di eventi luttuosi, di disgrazie, di abbando ni -- mentre, invece, altre volte siamo proprio noi ad andarceli a cercare con i nostri comportamenti dissennati e imprudenti. Ci riferiamo, ad esempio, a quell e folli diete ipocaloriche che aboliscono totalmente zuccheri e grassi, alleccess ivo attivismo, alla pratica di sport estremi o troppo rischiosi, e a tutte quell e altre abitudini poco salutari che spesso coltiviamo con leggerezza e superfici alit, ma che creano nel nostro organismo le reazioni tipiche di un forte stress. A parte i casi prima citati, che sconfinano nellautolesionismo patologico , un metodo efficace per contenere lo stress e mantenere alto lumore, incrementar e la produzione di endorfine. Queste sostanze sono veri e propri oppioidi natura li, in grado di determinare sensazioni prolungate di benessere e di euforia. Il nostro organismo le produce e le utilizza per lenire il dolore e contrastare lo stress. Ora, quanto pi endorfine produciamo, tanto pi siamo euforici, stiamo bene e teniamo lontana da noi la depressione. La psiconeurofisiologia ci dice che mente e corpo sono parti integranti di una stessa unit, per cui possibile agire sul corpo attraverso la mente e sulla mente attraverso il corpo. Se vero che un pensiero, unidea, un sentimento, posso no determinare significative variazioni fisiologiche, altrettanto vero che unazio ne, un gesto, un movimento, sono in grado di modificare gli stati mentali di una persona cambiandone pensieri ed atteggiamenti. La conclusione logica di questo discorso che il nostro cervello non mai lo stesso, ma si modifica in continuazio ne (plasticit cerebrale) a seconda degli stimoli che riceve dallinterno e dallester no. Il modo pi semplice e rapido per stimolare la produzione di endorfine ave re unattivit fisica regolare, preferibilmente aerobica (camminare, correre, fare g innastica, nuotare, andare in bicicletta) e non troppo intensa. Praticare uno sp ort, fare della ginnastica, muoversi con regolarit durante tutta la settimana -- sufficiente anche solo camminare per mezzora al giorno -- vuol dire aumentare il benessere e la funzionalit del corpo, ma soprattutto liberare la mente da quelle pericolose tossine che sono prodotte dai pensieri negativi ricorrenti. A livello fisico, camminare, muoversi, stare a diretto contatto con la n atura e gli animali, d numerosi vantaggi: migliora la capacit respiratoria e lossig enazione dei tessuti; riduce il grasso corporeo a favore delle masse muscolari; limita il rischio di malattie cardiovascolari, abbassando la pressione sanguigna ; migliora la funzionalit di cuore, polmoni e dellapparato gastrointestinale; raff orza ossa, legamenti, tendini, abbassa colesterolo e trigliceridi; incrementa lef ficienza immunitaria, aumenta la concentrazione di calcio nelle ossa, prevenendo losteoporosi e migliorando equilibrio e portamento. A livello mentale i benefici sono altrettanto evidenti. Dalle numerose r icerche condotte in tutto il mondo si sa che lesercizio fisico contribuisce ad ab bassare la tensione e lansia; combatte lo stress, riducendo nel sangue i livelli di cortisolo, adrenalina e noradrenalina; migliora la funzionalit cerebrale, conv ogliando una maggiore quantit di ossigeno nellencefalo; stimola lideazione e la cre ativit; allontana dalla mente i pensieri ruminativi, accresce lautostima; d equili brio; facilita il sonno e soprattutto risolleva lumore. In questa prospettiva di benessere endorfinico, sono altrettanto importa nti numerose altre attivit (leggere, dipingere, scrivere, ascoltare musica, conve rsare, andare a teatro, al cinema, viaggiare) fatte sempre con lintento di gratif icarsi e di trarre piacere. Ogni attivit o pensiero graditi determinano un aument o di secrezione di endorfine -- prodotte non soltanto dal cervello, ma anche dal midollo spinale e dal tubo digerente -- che ha immediati riflessi sul sistema i mmunitario e sullumore. Per tale ragione bene, dunque, fare le cose che piacciono , tralasciando gli impegni inutili e noiosi, per trovare un po di tempo da dedica

re a noi stessi e alle persone che ci aiutano a stare bene.. Dobbiamo imparare a prenderci cura di noi, a volerci bene, perch soltanto cos possiamo voler bene agl i altri e apprezzare di pi la vita. grande e giusto -- diceva Johannes Meister Eck hart, filosofo e mistico tedesco del 1300 -- colui che , amando se stesso, ama i n egual misura il suo prossimo. questo un insegnamento molto importante, che non sempre viene colto nel suo significato pi profondo. Molte persone credono sia vir tuoso amare gli altri e iniquo amare se stessi. Si sbagliano. Non cos! Chi non si ama, chi non ha un buon rapporto con se stesso, difficilmente pu averlo con il p rossimo. Lamore per s e lamore per gli altri non sono contrapposti, non si escludon o a vicenda; al contrario si completano e si integrano perch uno riequilibra laltr o ed entrambi sono lunica soluzione possibile al problema del male di vivere. Siamo nati per amare, e questo il nostro inconscio lo sa. Volendo contrastare lo stress lavorando pi in profondit su se stessi, molt o utili sono le pratiche meditative e di rilassamento. Ciascuno di noi, con i pr egi e i difetti che ha, la costruzione pi bella che mai sia stata concepita nel m eccanismo generale del creato, perch rappresenta un cosmo a s stante nel quale son o racchiuse tutte le forze delluniverso. Questa concezione ben sintetizzata dal c elebre motto delloracolo di Delfo Conosci te stesso, che Socrate ha fatto suo e che ha poi eretto a scopo primario della sua vita e del suo filosofare. Conoscere se stessi un processo evolutivo spirituale che trascende ogni razionalit. un cammino iniziatico individuale che si attiva spontaneamente a tempo debito, senza alcun atto di volont, e che poi riverbera e si flette nelluniversale. un desiderio prof ondo che sommerge e che fa capire che giunto il momento di guardarsi dentro, di rispecchiarsi nella propria ombra, per attraversare emozioni e sentimenti e spin gersi nel profondo dellessere, scavando e riscavando per arrivare l dove lumana div init si cela. Che meravigliosa scoperta! Non la si pu fare se non si tolgono tutte le protezioni, tutte le inutili e polverose difese che abbiamo costruito, tutte le maschere che abbiamo indossato per paura, per convenienza, per vanit, e se no n si rimane soli col mistero della propria umanit. Ecco, la meditazione e il rila ssamento possono essere strumenti molto utili per iniziare questo colloquio con se stessi. In ogni caso servono a farci fermare, a porci distanti dalla quotidia nit, ad allentare le tensioni, a farci staccare la spina dei pensieri, delle preo ccupazioni, e a farci finalmente trovare un momento di pace e di serenit. Essere sempre obbligatoriamente condiscendenti, amabili contro voglia, d isposti a soffocare i propri sentimenti; a nascondere le emozioni, essere, insom ma, distaccati dalla propria natura per far piacere agli altri, davvero cosa imp roba e faticosa che richiede un controllo continuo e costante. Questo sforzo, pr otratto nel tempo, produce elevati livelli di stress che affaticano la mente e m ettono in tensione i muscoli del corpo, con immediate ri percussioni su tutti i principali organi e le loro funzioni. A lungo andare questa condizione di persis tente vigilanza psicofisica tende a cronicizzare, trasformando quelle iniziali d isfunzionalit in vere e proprie malattie dorgano. Quando ci accade, oltre al danno organico pu aggiungersi anche la beffa della depressione. Dal punto di vista pratico, esistono numerose tecniche meditative e di r ilassamento che originano da differenti filosofie e tradizioni locali. Tecniche semplici o pi complesse, strutturate o libere, attive o pi passive, contemplative o di movimento, tutte per potenzialmente efficaci se utilizzate in sintonia con l a propria personalit e in coerenza con i bisogni che si vogliono soddisfare. Tutt e quante, sia pure in misura diversa, possono aiutare a trovare un equilibrio in teriore che il primo passo verso la riconciliazione con se stessi, col mondo e c on Dio. Meditazione trascendentale, Meditazione profonda, Training autogeno, Yog a, Tai chi chuan, Mind control, Gruppi di preghiera, Terapie di visualizzazione, Tecniche di psicocibernetica, Trance dance, Do in, sono alcune delle pratiche p i conosciute e seguite. Scegliete quella che fa al caso vostro e praticatela con seriet e impegno: i risultati vi stupiranno. Dopo la disciplina alimentare e le diverse attivit finalizzate a contener e lo stress, c ancora una cosa importante da fare: prendere il sole. Lesposizione r egolare alla luce del sole (elioterapia) un rimedio semplice ed efficace per mig liorare il proprio umore. La luce solare determina sulla nostra pelle tutta una serie di reazioni biochimiche che investono alcuni importanti sistemi organici (

limmunitario, lendocrino, il metabolico) e diversi apparati, tra cui quello cardio circolatorio e il muscoloscheletrico. La luce - oltre a favorire pi in generale l a salute, la vitalit e il benessere -- svolge unazione determinante nella regolazi one del nostro orologio biologico che, com noto, controlla attraverso specifiche s ecrezioni ormonali diverse importanti funzioni cicliche dellorganismo: lassunzione di cibo, la riproduzione, il metabolismo, il sonno..., funzioni tutte coinvolte nei disturbi dellumore. Ora, esponendosi con regolarit alla luce solare -- o in s ua assenza a quella di particolari lampade fototerapiche a luminescenza controll ata - si d allorganismo un messaggio euforizzante di tipo estivo che far aumentare la produzione di serotonina, la cui ridotta presenza causa diretta della depressio ne. Per i giovani In tre diversi congressi -- in quello della Iapac, lInternational associa tion for child and adolescent psychiatry and allied professions, tenutosi nella sua 16ma sessione a Berlino (agosto 2004), poi in quello della Societ italiana di pediatria (ottobre 2004) e in quello di Neuropsichiatria infantile (novembre 20 04)-- emerso un unico allarmante dato: la continua e preoccupante crescita del n umero di bambini che soffrono di disturbi psichiatrici e di depressione. Il quad ro che emerge dalle relazioni e dagli studi presentati in questi convegni inquie tante. Oggi i disturbi psichiatrici riscontrabili nellinfanzia e nelladolescenza i nteressano il 20% dei soggetti, mentre fra quindici anni (nel 2020) coinvolgeran no un minore su due desolante pensare che andiamo nello spazio, che costruiamo le tecnologie pi avanzate, i computer pi sofisticati e poi vedere che abbiamo perso per strada la capacit di rendere migliore e pi serena la vita dei nostri figli. Che futuro gl i stiamo riservando? Vogliamo lasciar loro questo mondo terribile, malsano, aggr essivo? Le immagini terribili di guerre e di attentati, vissute direttamente o p ortate nelle case dalla tv, fanno danni inimmaginabili nelle menti vulnerabili d ei bambini la cui prima risposta lo stress e successivamente laggressivit da autod ifesa. Molti degli illustri partecipanti a quei convegni non hanno esitato a ma nifestare tutta la loro preoccupazione per la salute psichica dei giovani, torme ntati gi in tenera et da un florilegio di disturbi che vanno dallinsonnia, allanores sia-bulimia, alla depressione. I giovani -- spiega il professor Bollea, pioniere della psichiatria infantile in Italia -- stanno vivendo in un periodo fortemente oscuro, di grande malinconia, in un mondo profondamente turbato che li opprime e li disorienta. Allapparenza sono allegri, ma dentro vivono abbattimento e trist ezza. Certo ladolescenza let del malessere, con tutto ci che da sempre comporta. Ma, quando ti vedi portare bambini di 6 o 7 anni che soffrono dinsonnia, di crisi di rabbia e di malinconia, allora capisci che c qualcosa che non va e che la situazi one davvero critica. La pensa cos anche Ernesto Caffo - ordinario di neuropsichiatria infantil e allUniversit di Modena e fondatore di Telefono Azzurro -- che sottolinea come i giovani, continuamente bombardati da notizie di guerre e di violenze dogni genere , non avendo nessun filtro, tendano a chiudersi sempre pi in se stessi, diventand o schiavi della tv, dei computer e dei telefoni cellulari. Come saranno questi gi ovani da adulti? Ma, soprattutto, che cosa possiamo fare per aiutarli? Molto. Po ssiamo innanzi tutto stare di pi con loro, ascoltarli, abituarli al dialogo, aiut arli a capire, trasferendo loro serenit, fiducia nella vita, spiegando che da que sti periodi bui si pu uscire pi forti, ossia pi determinati nel perseguire quei val ori che sono il fondamento di ogni civile convivenza. Non un compito facile, ma lunica strada seria che genitori e insegnati hanno a disposizione per essere part e attiva di quel processo evolutivo che vede lumanit proiettata verso orizzonti di serenit, di pace e di prosperit condivisa. Connessa con la precoce comparsa dei disturbi depressivi quella falsa cu ltura libertaria che spinge una parte dei giovani a cercare effimere e artificia li fughe attraverso luso di sostanze che inducono dipendenza. Ci riferiamo al fum

o, allalcol, alla droga. I dati pi sconfortanti riguardano inaspettatamente il con sumo di alcol, troppo a lungo sottovalutato. LIstat fa sapere che in Italia il co nsumo di aperitivi, alcopops (bevande a basso tasso alcolico) e di birra cresciu to, tra i giovani al di sotto dei 24 anni, del 33% tra il 1998 e il 2001. Ma il dato che pi inquieta che s inizia a bere da bambini, a 11-12 anni, e che poi si c ontinua a farlo diventando consumatori abituali di alcolici. Perch i giovanissimi si avvicinano allalcol? Lo fanno per motivi diversi: per sentirsi pi grandi, pi si curi, loquaci; per curiosit; per noia; perch trendy e perch facilita linserimento n gruppo dei pari. Discorsi sostanzialmente analoghi si possono fare per il fumo e per la droga. Le evidenze di queste malsane abitudini dimostrano come la realt ( personale, familiare, sociale) non venga sovente accettata e come si cerchi di m odificarla con comportamenti autolesivi che non risolvono il problema, ma che lo ingarbugliano ancora di pi creando ulteriore disagio, maggiore fragilit e quindi disperazione. Non legata alle dipendenze, ma emblematica per la sua drammatica rituali t, la vicenda di una quindicenne di Segrate, vicino a Milano, che prima di uccide rsi si vestita come se dovesse andare allappuntamento pi importante della sua vita , scegliendo con cura i capi da indossare, e ha poi annunciato la sua morte in d iretta inviando diversi sms ad amiche e compagni di scuola. Beatrice P. era una studentessa timida, bella, che i genitori e la sorella maggiore adoravano e a cu i, apparentemente, non mancava nulla. Eppure venerd 14 novembre 2004, a poche ore di distanza dal suo quindicesimo compleanno, ha deciso di togliersi la vita but tandosi gi dallottavo piano della sua abitazione. Era rimasta sola in casa con una scusa. Poi, a met mattina, dopo essersi vestita di tutto punto ed aver scritto u n paio di lettere e diversi messaggi col cellulare, si lanciata nel vuoto senza un grido. Anche se non fossi mai nata -- ha lasciato scritto ai suoi genitori -sarebbe stata la stessa identica cosa, perch vivo una vita che non la mia. Una mor te assurda, sconcertante, inspiegabile, anche perch non cera nulla che la lasciass e presagire. Beatrice non aveva mai fatto trapelare nulla. Si era sempre dimostr ata serena, equilibrata, assolutamente normale in casa e a scuola. Coltivava div ersi hobbies; era circondata da amiche e amici, e viveva in una bella casa con u na famiglia che ladorava. Eppure nella sua vita cera qualcosa che non andava, qual cosa che la disturbava nel profondo: non era felice. Una persona felice non si u ccide. Nel suo cuore dovevano albergare sentimenti che non aveva mai confidato a nessuno: forse si sentiva insoddisfatta, incompresa, amata ma non capita, certa mente annoiata, scontenta di una vita che non giudicava sua e che vedeva distant e, molto distante dalle aspettative e dai sogni che coltivava. Era possibile cap ire il suo tormento? la sua insoddisfazione? Si sarebbe potuto fare qualcosa per lei? Il punto focale di ogni discorso sul disagio umano proprio questo: si pu co gliere in tempo utile il momento critico, il punto di rottura che precede la dec isione di chiudere la partita con la vita? Molti psichiatri pensano di s e suggeriscono a genitori e insegnanti dinte grare il dialogo con i ragazzi con unattenta osservazione dei loro comportamenti, per cogliere i segnali anticipatori del loro malessere esistenziale. Per i bamb ini, i segnali da ricercare sono quasi tutti desumibili dalle loro reazioni fisi che ed emotive. Molto importanti in questo senso sono: gli scoppi di pianto, ris o o tristezza esagerati; rossori o pallori improvvisi; gastralgie, cefalee, dist urbi alimentari; uneccessiva timidezza; stati dansia ricorrenti; timori ossessivi; reazioni aggressive non giustificate; disturbi dellapprendimento e la tendenza a isolarsi, a chiudersi, a restare soli. Un intervento psicoterapeutico precoce p u, nella maggior parte dei casi, risolvere il problema senza strascichi e complic azioni. Da evitare, per quanto possibile, la pericolosa tendenza, molto in voga negli USA, a medicalizzare la vita di quei bambini che si scostano dai parametri della nostra presunta normalit. Per i ragazzi e gli adolescenti il discorso si fa pi complesso sia per il maggior numero di variabili da prendere in considerazione (le frequentazioni, i l gruppo dei pari, i primi amori), sia per le minori possibilit di controllo dell e loro azioni dal momento che sono pi liberi e autonomi. In linea di massima, si pu dire che questa let pi a rischio, quella in cui si disprezza di pi la vita e nell quale pi facile acquisire abitudini svantaggiose che sono poi le vere discrimina

nti tra normalit e disagio mentale. In questo senso, il pericolo reale sembra cre scere di pari passo con la fragilit individuale e pu spingersi, quando ci si sente schiacciati dalla fatica di vivere, fino allideazione e allattuazione di progetti suicidari. In Italia, ogni centomila ragazzi fra i 15 e i 24 anni, 9 si tolgono la vita. Di questi, 7 sono maschi e 2 femmine. Guardando, invece, ai tentativi di suicidio - messi in atto da un minore su dieci - i dati si ribaltano e mostra no una netta preponderanza delle femmine sui maschi. In pratica, sembra che i ma schi tentino il suicidio di meno, ma che lo realizzino di pi perch sono, per natur a, pi aggressivi e violenti delle femmine. Per queste ragioni, ma anche perch il d isagio mentale degli adolescenti pu nellet adulta sfociare in vere e proprie psicos i, bene non sottovalutarlo mai, ma cercare di prevenirlo con unattenta osservazio ne. Inizialmente i sintomi possono apparire molto sfumati e quindi difficili da cogliere da parte di genitori e insegnanti, anche perch linteressato tende a n egarli o a sminuirne limportanza. Lesperienza, in ogni caso, insegna a non trascur are nulla e a tenere in debita considerazione soprattutto i cambiamenti ingiusti ficati dellumore e del comportamento sociale. Se prima ladolescente era socievole, curioso, allegro, e poi diventa improvvisamente triste, cupo, schivo; se prima era bravo a scuola, attento, desideroso di apprendere, e poi lo si scopre distra tto, incapace e non pi interessato allo studio; se prima era gioioso, simpatico, sereno, e poi si mostra scontroso, irascibile, teso; se non tollera pi frustrazio ni, delusioni, avversit; se prima era sempre in mezzo alla gente, brillante, aper to, e poi si chiude in casa isolandosi da tutti, giunto il momento dintervenire p erch la seriet dei sintomi tale da non lasciare spazio a dubbi. Genitori e insegna nti dovranno allora stargli vicino, parlargli a lungo, capire le ragioni del suo cambiamento e convincerlo a farsi aiutare da un esperto (psichiatra, psicologo, psicanalista) che valuter insieme a lui la strada pi conveniente da percorrere pe r fargli ritrovare la serenit e il gusto per la vita. Il suicidio: la faccia tragica della depressione In questi ultimi anni il suicidio tra giovani sembra aver assunto caratt ere epidemico, anche se molti minimizzano il fenomeno sostenendo che sempre esis tito e che oggi appare pi evidente soltanto perch pi visibile, in quanto vistosamen te amplificato dai mezzi di comunicazione. In una societ fortemente orientata all a competizione com la nostra, i giovani sono lanello pi debole perch non hanno ancora sviluppato un numero sufficiente di anticorpi mentali e fisici che li metta al riparo dalla frustrazione di non possedere le capacit necessarie per realizzarsi secondo i modelli della cultura del profitto e dellimmagine. La loro fragilit dunq ue massima, e basta un nonnulla per destabilizzarli nel profondo. E cos si tolgon o la vita per una bocciatura, per una delusione amorosa, per un rimprovero, per un rifiuto, per un presunto torto subto. Al primo ostacolo vacillano e cadono vin ti, mettendo in discussione tutti i valori pi importanti, compresi quelli morali e di vita. Davanti a queste tragedie il sentimento comune limpotenza. Per superarla, si cercano responsabilit e capri espiatori accusando, di volta in volta, il vuot o dideali, la famiglia colpevolmente assente, il ruolo della scuola, le colpe del la societ e anche il compiacimento con cui i mezzi dinformazione descrivono i dett agli di tali drammi, suscitando pericolose emulazioni. Per ogni adolescente suic ida si deve necessariamente scovare un colpevole, trovare una causa, anche se si sa che soltanto un alibi, un penoso tentativo per rimuovere il peso di quel rim orso collettivo che si prova davanti allautodistruzione di una giovane vita. Al di l di ogni personale considerazione, esiste un dato inconfutabile: i suicidi per depressione sono molto pi numerosi di quelli che risultano dalle sta tistiche ufficiali. Ci sono, infatti, atti insani che sfuggono ad ogni controllo e che si celano dietro tragici eventi che vengono poi attribuiti a cause diverse, tra cui anche la fatalit. Collisioni stradali, cadute, incidenti automobilistici , infortuni, annegamenti, coma etilici e overdoses, sono accadimenti che spesso nascondono precisi intenti suicidari, portati avanti con lucidit e determinazione

. Come fare a scoprirli? Sono indagini lunghe, difficili -- ne sanno qualcosa le compagnie di assicurazione - che lasciano sempre qualche dubbio, ma che comunqu e confermano che il suicidio per depressione un fenomeno molto pi ampio di quanto si creda. Una prova indiretta giunge dalle statistiche americane che collocano il suicidio al nono posto tra tutte le cause di morte, dal momento che interessa il 2,5% dei decessi annui totali. Nello stesso elenco, il suicidio figura al te rzo posto come causa di morte tra i bambini delle scuole elementari e al secondo posto tra gli adolescenti. Dati inquietanti, che fanno ben capire come il probl ema sia sempre stato sottovalutato. Ma, perch si giunge a compiere unazione tanto grave? Quando gli impulsi fo ndamentali della vita (istinto di conservazione, gratificazioni, interessi, affe tti) sono compromessi da sentimenti di indegnit e di autosvalutazione, vengono me no anche tutti quei legami che sono il contatto diretto con la vita e ogni cosa perde di significato, annullandosi in un abisso dindifferenza e di apatia. In una simile condizione tutto pu accadere, e cos anche il suicidio -- che lazione pi auto lesiva di tutte -- pu diventare unidea accettabile, un progetto da coltivare e da portare avanti. Le spiegazioni che prendono in considerazione la psiche del suicida o i macroscopici difetti della societ, a qualcuno non sono sembrate sufficienti, e co s ora si sta cercando di far emergere una qualche motivazione di carattere biolog ico che soddisfi le teorie organicistiche e che aiuti la coscienza collettiva a liberarsi dei propri rimorsi. In questa direzione si stanno muovendo alcuni stud i che partono dallipotesi che chi si toglie la vita o tenta di farlo avrebbe una personalit particolarmente aggressiva, quasi a corto circuito, per cui tenderebbe a risolvere distinto, con un gesto impulsivo, situazioni che una persona normale inv ece in grado di affrontare e concludere in maniera costruttiva. Losservazione di diversi casi di persone suicide ha fatto supporre ad alc uni ricercatori lesistenza di una qualche propensione ereditaria che si manifeste rebbe come una sorta di ricorrenza, nellambito della stessa famiglia, di una form a di depressione suicidaria che - insieme allalcolismo, alla droga, alla solitudi ne e alla vecchiaia -- porterebbe un soggetto su cinque, tra coloro che sono pre disposti, a togliersi la vita. Ma chi, tra questi cinque soggetti a rischio, met ter davvero fine alla propria esistenza? I ricercatori non sanno dirlo, e devono a malincuore riconoscere che quando si esce dai luoghi comuni, dalle spiegazioni generiche - come possono essere quella della depressione o dei dispiaceri -- tutto si fa pi difficile perch ci sinoltra in un territorio sconosciuto dove ogni cosa ne llo stesso tempo possibile e aleatoria. Insomma, per dirla pi chiaramente, sembra essere finora sfuggita la traccia pi importante: il segno biologico, ossia quel mar catore che spingerebbe la persona al comportamento autodistruttivo. Il marcatore in questione dovrebbe ovviamente essere di tipo biologico e non psicologico e po trebbe essere legato ai recettori delle benzodiazepine -- le sostanze ansiolitic he che inibiscono lattivit di alcuni neurotrasmettitori cerebrali potenziando lacid o gamma amino-butirrico (Gaba), il calmante naturale del cervello -- o a quelli delle molecole di cortisolo, uno degli ormoni dello stress. Lipotesi -- com facile capire -- ancora tutta da verificare, approfondire e dimostrare. Su un terreno a nalogo si stanno muovendo altri ricercatori che fanno, invece, riferimento a una ridotta presenza nelle aree cerebrali dellacido 5-idrossiindolacetico, un metabo lita della serotonina che sarebbe scarsamente presente nei cadaveri dei suicidi. Non sono aree semplici da esplorare. Cos, senza essere paragnosti o avere particolari doti di precognizione, facile immaginare come queste ricerche andra nno avanti nel tempo, anche perch oggi si ancora lontani dallaver individuato con buona approssimazione un solo fattore biologico capace dindicare a priori le pers one pi esposte al rischio-suicidio. In attesa che ci accada, facciamo fuoco con la legna che abbiamo e cerchiamo di prevenire i comportamenti palesemente autolesivi con i supporti psicologici che abbiamo a disposizione, con la vigilanza, con los servazione intelligente e soprattutto con lamore. Per gli adulti

stato di recente pubblicato su Health and Quality of Life Outcomes - una prestigiosa rivista medica statunitense - uno studio realizzato da un gruppo di ricercatori della Cdc (Centers for Disease Control) di Atlanta sulla salute men tale degli americani negli anni doro dellera Clinton, ossia tra il 1995 e il 2000, quando il Paese era, a detta di molti, pi prospero e felice. La ricerca, effettu ata con questionari telefonici su un campione di 166.000 uomini e donne con oltr e 18 anni di et, ha toccato 38 degli Stati dellUnione ed durata pi di un anno. I da ti definitivi hanno mostrato il volto di una societ dove la maggior parte della p opolazione risultata essere triste, infelice o depressa mediamente 3 giorni su 30, a causa del fumo, dellalcol e della mancanza di lavoro e di reddito. Interessant i sono le differenze riscontrate allinterno dei vari sottogruppi indagati. Si avu to cos conferma che le donne sono pi depresse degli uomini; che i giovani tra i 18 e i 24 anni lo sono pi degli anziani, cos come fumatori e bevitori di alcol sono molto pi depressi dei non fumatori e dei non bevitori. Dalla stessa ricerca risul ta poi che la depressione colpisce maggiormente gli obesi, chi non fa attivit fis ica e soprattutto che decresce proporzionalmente col salire del reddito e del ti tolo di studio. Insomma, il record di depressione spetterebbe, secondo i dati de lla ricerca, ai poveri e ai disoccupati -- beffati una volta di pi dalla vita - c he sarebbero mediamente depressi un giorno s e uno no. Se lAmerica piange, lItalia certamente non ride. Facendo quattro rapidi co nti sul reddito annuo pro capite e sul tasso di disoccupazione, vediamo che la s ituazione qui da noi decisamente peggiore. Contribuiscono a risollevarla un po il clima del nostro Paese - pi mite e soleggiato -- la dieta mediterranea -- che tu tti ci invidiano e di gran lunga la pi indicata per i disturbi dellumore - e sopra ttutto il nostro temperamento latino che ci porta ad apprezzare di pi le piccole gioie della vita. Per gli adulti, una delle fonti pi sicure di disagio mentale lo stress. L e cause che lo possono determinare sono numerosissime: lutti, abbandoni, malatti e, paure, problemi economici, ansie, frustrazioni, responsabilit, lavoro, cambiam enti di abitudini, pensionamento, fretta, rumore, traffico.... Sorprender, ma anc he eventi piacevoli -- come una promozione, una vincita, una nascita, un matrimo nio -- possono determinare la stessa tempesta emozionale la cui intensit la vera causa di quella reazione adattativa che chiamiamo stress. Ora, quando alcune delle principali situazioni ansiogene sono presenti simultaneamente o avvengono in ra pida successione, pu accadere che i meccanismi di adattamento individuale subisca no una pressione tanto forte da non riuscire ad elaborare una risposta adattativ a adeguata, capace cio dimbrigliare lo stress e di rivolgerlo nella direzione volu ta. Continuando ad accumulare stress, le difese immunitarie si abbassano e si di venta logicamente pi vulnerabili, ossia maggiormente esposti ad ogni tipo di aggr essione proveniente dallambiente circostante. In queste condizioni, i problemi se mbrano moltiplicarsi dincanto ed facile che tutto inizi a non funzionare: la salu te, gli affetti, il lavoro. Ogni cosa sembra andar male, risolversi nel modo peg giore, accanirsi contro di noi, e cos anche le pi piccole contrariet diventano sove nte ostacoli insormontabili. Delusione, frustrazione, impotenza sono le ultime b en visibili tracce prima della comparsa della tristezza, dellapatia e dellabbattim ento. A questo punto, per contenere la sofferenza, si rifugge dal mondo e ci si chiude in se stessi, rinunciando a emozioni e sentimenti. un passo fatale: la vi ta perde cos il suo principale valore e si trasforma prima in un optional, poi in unombra minacciosa, che diventa presto un incubo da scacciare a ogni costo. Ques ta perdita di contatto con la realt uno degli aspetti pi pericolosi delle sindromi depressive perch porta a non vivere ma a vegetare, fino al momento in cui anche quella condizione risulta insopportabile e allora si pensa concretamente alla mo rte: alla propria e talvolta anche a quella dei familiari pi indifesi, i figli. quanto accaduto a Volpiano, un paese vicino a Torino, dove il 1 dicembr e 2004, Rosa, una donna di 39 anni, ha ucciso a coltellate la figlioletta di qua ttro anni, Nausica, e poi ha rivolto larma contro di s cercando di togliersi la vi ta. Rosa soffriva di depressione post partum ed era da tre anni in cura presso i l Dipartimento di salute mentale di Settimo Torinese, dove si recava ogni settim ana per le cure del caso. La terapia farmacologica a base di Serenase - un poten te psicolettico contenente aloperidolo - sembrava aver dato qualche risultato e

Rosa mostrava segni di miglioramento. Poi, allimprovviso, il dramma. Qualcosa sca ttato nella sua mente e cos ha deciso di chiudere la partita con la vita attuando un suicidio allargato che ha coinvolto anche la piccola Nausica, la persona a lei pi cara, da sottrarre alle pene del mondo. Il caso non isolato. La lunga sequela di vicende analoghe porta a interr ogarsi su che cosa fare per evitarle. Sono fatti tragici che nascono sovente dal la maternit. Il mistero della maternit - che siamo soliti ammantare esclusivamente di buoni sentimenti -- in realt un abisso profondo, oscuro, uno spazio del tutto sconosciuto nel quale la mente umana si perde, e dove la vita incontra le emozi oni pi forti e contrastanti: lamore, lodio, lansia, la paura, la gioia, il dolore. D al punto di vista biologico sappiamo che il parto porta con s importanti modifica zioni del sistema endocrino, dovute principalmente allespulsione della placenta, un organo ricco di vasi sanguigni e con unelevata attivit ormonale. Espulsa la pla centa con tutto il suo carico di mediatori chimici, il sistema endocrino costret to a riadattarsi e ad adeguare tutte le sue attivit alle mutate esigenze fisiolog iche della puerpera. Non un processo semplice, neppure rapido, e pu comportare ri levanti modificazioni delle concentrazioni ormonali che hanno immediati riflessi a livello fisico e psichico. Dal punto di vista psicologico la situazione ancora pi complessa. In ques to caso entrano in gioco -- in aggiunta ai tratti individuali di personalit e car attere -- tutte le paure e le insicurezze che hanno afflitto la puerpera nei lun ghi mesi di gestazione. La neomamma ha paura e si tormenta: sa che deve accudire suo figlio, mentre capisce benissimo che lei stessa ad aver bisogno dessere accu dita. Che angoscia! Che tormento! Quando nasce un figlio, necessario accudire se mpre anche la madre. Grande la metamorfosi del suo corpo, troppa la rapina del s uo tempo, troppo grande loccupazione del suo spazio vitale. Quando unanima svuotat a dallangoscia, soltanto laffetto, la presenza partecipe e lassistenza continua pos sono riportarla alla vita colmandone il vuoto. Perci ai mariti diciamo: Non lascia te mai sole le neomamme. Accuditele e amatele come se fossero le vostre. Il senso dinadeguatezza, la solitudine, la voglia di piangere, lirritabili t, linsonnia, lirrequietezza, lansia, lapatia, la paura, sono stati danimo assolutame te normali dopo un parto e, nella maggioranza dei casi, non sfociano in niente d i pi serio. Infatti, soltanto il 13% delle madri va incontro a forme di depressio ne post partum che, se non sono gravi, dovrebbero comunque risolversi nel giro d i pochi mesi. Quando, per, questi sintomi durano pi a lungo o assumono unintensit ta le da impedire alla madre di svolgere le sue normali attivit quotidiane, necessar io agire subito rivolgendosi a uno specialista. Particolare attenzione deve esse re posta da parte di quelle madri che hanno: una storia di depressione alle spal le; disturbi alimentari o del comportamento (fobie, ansie, ossessioni); che hann o avuto un parto difficile (travaglio prolungato, taglio cesareo, strascichi pes anti) o che hanno fatto uso di sostanze stupefacenti. Per gli anziani

Dostoevskij diceva che vivere oltre i quarantanni di cattivo gusto. unaffer azione volutamente paradossale che rispecchia per bene linizio di quella fase di d ecadenza fisica che conduce poi alla vecchiaia. La vecchiaia, come si sa, un lento e graduale processo di deterioramento organico continuamente controbilanciato da una serie di meccanismi di adattamen to e di riadattamento che tentano di porre rimedio ai danni provocati dallo scor rere del tempo. Chi ha meccanismi di riadattamento pi efficienti invecchia pi lent amente e meglio. La psico-neuro-endocrino-immunologia -- una nuova scienza che studia le relazioni esistenti tra il sistema nervoso, lendocrino e limmunitario -- ha confer mato che stress prolungati e cronici costituiscono una delle principali cause din vecchiamento dellorganismo. Infatti, una prolungata esposizione agli ormoni prodo tti nelle situazioni di stress, e in particolare alladrenalina -- che ha il compi to di garantire un maggior afflusso di sangue e di materiale energetico di pront o impiego -- e al cortisolo -- che coordina lazione di risposta di tutto il siste

ma -- pu provocare varie sofferenze a carico di diversi organi, malattie di origi ne psicosomatica, disturbi cardiovascolari, coronaropatie e una forte inibizione del sistema immunitario che pu far aumentare il rischio dinsorgenza di tumori. Il fatto determinante che negli anziani i meccanismi di controllo e di r egolazione di questi ormoni sono in parte disattivati o resi inefficienti da un uso prolungato e logorante. Si pu ben capire come in simili condizioni le normali reazioni di risposta agli stress tendano a non esaurirsi rapidamente, ma a dura re molto pi a lungo, cronicizzandosi e creando cos ulteriori danni allorganismo. In questo senso, un ruolo importante riconosciuto al cortisolo, la cui alta concen trazione nel sangue produce nel tempo effetti tossici su un gran numero di cellu le cerebrali, e in particolare su quelle dellippocampo che vengono precocemente d istrutte, con grave nocumento per le capacit di memoria e di pensiero dei soggett i pi anziani. Quando lo stress dura due o tre settimane si ha una progressiva atr ofizzazione delle radici dei neuroni (dendriti) dellippocampo. Nelle persone giov ani questa condizione temporanea e reversibile, ossia torna come prima, se lo st ress cessa nel giro di pochi giorni. Se, invece, lo stress permane pi a lungo o s e chi lo subisce avanti negli anni, ecco che quella stessa atrofizzazione divent a irreversibile e produce degenerazioni gravi e permanenti. Leccessiva e prolungata presenza di cortisolo nel sangue determina, oltre i danni gi indicati, anche unalterazione dellequilibrio biochimico cerebrale, con riflessi a cascata sulle concentrazioni di diversi neurotrasmettittori, in parti colare di serotonina e dopamina, la cui carenza causa di depressione. Diverse ri cerche hanno dimostrato lesistenza di una stretta correlazione tra elevati livell i di stress e linsorgenza di sintomi depressivi. Non va, peraltro, dimenticato ch e tutte le situazioni possono essere potenzialmente stressanti, sia quelle piace voli (positive), sia quelle spiacevoli (negative). Il loro modo di ripercuotersi sulla persona determinato da una molteplicit di fattori concomitanti, tra cui lin tensit dellemozione che si prova, che non sempre uguale, ma che dipende tra laltro dalle condizioni psicofisiche del soggetto in quel particolare momento, dal suo stato danimo, e dalla sua et. Let costituisce una delle variabili pi importanti da tenere in considerazio ne perch racchiude in s molti altri fattori (il grado distruzione, il tipo di cultu ra, le credenze religiose, le esperienze vissute) determinanti per la valutazion e che si andr a dare dellevento potenzialmente stressante. Nellinfanzia, la capacit di superare le situazioni emozionalmente pi logoranti scarsa, e cos certi eventi - come la separazione, labbandono o la perdita di un genitore -- assumono un sign ificato diverso e ben pi grave che per un adulto. Nella vecchiaia, la capacit di s uperare lo stress torna ad abbassarsi a causa sia di un accentuato logorio psico fisico, sia di una ridotta capacit di adattamento. La progressiva rigidit degli sc hemi cognitivi e di pensiero, unita alla frequente concomitanza di malattie fisi che, di lutti e dabbandono, possono determinare nellanziano una maggiore vulnerabi lit anche di fronte a eventi di per s poco stressanti. questa la ragione principal e per cui in et avanzata lesordio della depressione molto spesso correlato con una condizione di stress prolungato o cronico. Oltre let, un altro importante fattore scatenante la presenza di malattie. risaputo che esistono diverse malattie che possono essere contestuali agli stat i depressivi o addirittura precederli. il caso, ad esempio, del diabete -- le cu i variazioni dei tassi glicemici si riflettono sulle emozioni e sullumore - dellan emia, dellepatite cronica, dellinsufficienza surrenale, dellipotiroidismo, delle ma lattie ipofisarie e di alcune neoplasie. Tutte queste malattie possono generare diversi sintomi di tipo depressivo che vengono poi classificati e riuniti sotto il nome di sindromi depressive secondarie. Di solito, curata la malattia principal e, anche la depressione secondaria tende a scomparire a distanza di breve tempo, s enza bisogno di alcuna specifica terapia. Un discorso diverso va, invece, fatto per le malattie neurologiche (demenza precoce, morbo dAlzheimer, morbo di Parkins on, ictus, meningiti, encefaliti, epilessia, sclerosi a placche, tumori cerebral i) per le quali si riscontra sempre una rilevante modificazione dellequilibrio bi ochimico cerebrale e, di conseguenza, dellemotivit. In questi casi la depressione secondaria va sempre curata come malattia a s stante e non in dipendenza della pa tologia principale.

Strettamente connesso con il discorso delle malattie il problema dei far maci, il cui consumo cresce parallelamente con lavanzare dellet, in ragione della m aggior presenza di malattie fisiche e degenerative. Molti sono i farmaci che pos sono scatenare la depressione, andando ad alterare lequilibrio biochimico del cer vello. Hanno questa azione: gli psicofarmaci (neurolettici, barbiturici, sedativ i ipnotici), alcuni ipotensivi, i betabloccanti e i calcioantagonisti (usati per lipertensione arteriosa), i cortisonici, gli ormoni, gli antitumorali, la levodo pa (per il morbo di Parkinson), gli stimolatori della memoria, gli antiacidi e m olti antibiotici. La minore reattivit fisica e il deterioramento organico caratte ristici della terza et obbligano le case farmaceutiche a fornire nei foglietti illu strativi (bugiardini) precise indicazioni sulle possibili interazioni tra farmac i e sulla posologia pi sicura da adottare da parte dei pazienti pi anziani. Fonte di grande stress anche la solitudine. Madre Teresa di Calcutta -la piccola grande suora albanese, fondatrice della Congregazione religiosa delle Missionarie della Carit, proclamata Beata il 19 ottobre 2003 -- era solita ricor dare che la malattia pi grave non la lebbra, lAids o il cancro, ma la sofferenza ch e deriva dal sentirsi soli, trascurati, abbandonati da tutti. Il dolore pi grande non si annida mai nelle piaghe della carne, ma nelle afflizioni dello spirito, d ove assume il volto della desolazione, della solitudine e dellabbandono. La mancanza di legami soddisfacenti, lisolamento affettivo e sociale, laff lizione, assestano colpi durissimi allefficienza del sistema immunitario e predis pongono alle malattie molto di pi di altri fattori a rischio quali il fumo, lobesi t e lipertensione. Dal punto di vista psichico sono noti da tempo i legami della s olitudine con la bassa stima di s, con le nevrosi, lansia, lapatia e la depressione . Non a caso la solitudine tra le prime cause dei decessi per suicidio e dei ten tativi di suicidio messi in atto in et adulta. Quando una persona scopre di esser e affettivamente sola per la perdita di chi gli era pi caro, il primo organo a ri sentirne proprio il cuore che perde il contatto con le emozioni pi belle e si spe zza, -- ovviamente in senso figurato - sinfrange. La sindrome del cuore infranto pu dare un tipo di morte ancora pi penosa di quella reale, la morte di chi apparente mente vive, ma ha in realt rinunciato alla vita. il caso di molti anziani che son o rimasti soli, abbandonati a se stessi, esclusi da ogni legame affettivo e soci ale, non accolti da figli e parenti, e perci destinati a ricoveri in ospizi, in g erontocomi, dove con la speranza perdono sovente anche la loro identit. Di tutte le solitudini la vedovanza forse quella pi dolorosa perch spesso vissuta dallanziano come menomazione, come perdita di quella parte importante di s che sorregge, che d fiducia e sicurezza. Questo evento, per quanto prevedibile, il pi temuto perch crea sempre una situazione di disperazione, di tristezza profon da che si trasforma spesso in depressione, con conseguente perdita di ogni inter esse per se stessi e per la vita. questa una condizione di debolezza estrema, di grande precariet, assai pi preoccupante nelluomo che non nella donna, perch luomo m no dotato di risorse pratiche ed emotive e quindi meno preparato ad affrontare q uestevento dedicandosi -- come, invece, fanno spesso le donne - alla cura e allass istenza degli altri. Per tutte queste ragioni, bene che lanziano non resti mai troppo a lungo da solo. Accoglietelo affettuosamente tra voi, aiutatelo a inserirsi in famiglia , a vivere con dignit, a crearsi nuovi interessi, a costruire rapporti sociali e affettivi, a impiegare bene il suo tempo e soprattutto a sentirsi ancora utile a qualcuno. Un ulteriore non secondario problema lalimentazione, non sempre adeguata alle necessit dellanziano e alle carenze del suo organismo. Molto spesso la vecchi aia anche sinonimo di povert e questo complica ancora di pi le cose. La fascia pi d isagiata costituita da coloro che, molto avanti negli anni, vivono da soli, in c ondizioni di estrema precariet fisica ed economica, con un reddito ai limiti dell a sopravvivenza, in ambienti malsani e fatiscenti. Per costoro il cibo doppiamen te terapia in quanto non sempre riescono a procurarselo in quantit sufficiente e pe r tutti i giorni del mese. Negli anziani, lalimentazione gioca un ruolo fondament ale perch una dieta troppo povera o non correttamente variata pu determinare gravi carenze organiche che costituiscono la condizione ideale per linsorgenza della d epressione. In particolare nella dieta dell anziano non dovrebbero mai mancare l

e vitamine (B, C e H) e alcuni minerali: il magnesio, la cui carenza provoca una debolezza psicofisica generalizzata, con fragilit emotiva e disturbi dansia; il c alcio, utile non soltanto per la fragilit ossea, ma anche perch contrasta linsonnia , il panico e la depressione; il selenio, importante per le sue propriet antiossi danti e immunitarie, ma soprattutto perch aiuta a mantenere alto il tono dellumore contrastando la tristezza e lo scoramento. Altrettanto importanti sono gli acidi grassi omega-3, quei grassi polins aturi (buoni) che tengono pulite le arterie e che costituiscono i componenti ess enziali delle membrane cellulari, mantenute, grazie a loro, elastiche e permeabi li. Se presenti in quantit insufficienti nellorganismo, questi acidi grassi essenz iali possono favorire linsorgenza di malattie coronariche, di disturbi cognitivi e di depressione. Si trovano principalmente nel pesce azzurro, negli sgombri, nei salmoni, nellolio di lino e, in quantit minore, nellolio doliva. Per concludere il discorso da un punto di vista pi generale, possiamo dir e che muoversi con lintento della prevenzione, ossia prima che la depressione abb ia fatto la sua comparsa, significa non trascurare nulla, essere attenti, vigili , pronti ad agire con tempestivit non appena si avverte una variazione anomala de llumore che non ha ragion dessere o che si protrae oltre il dovuto. In questo comp ito di vigilanza acuta e diligente, due semplici quesiti possono aiutare a ricon oscere uno stato di sofferenza psichica latente, suscettibile per di trasformarsi col tempo in depressione. Le domande da porsi sono: COME PERCEPISCO IL MIO UMORE ? e poi PROVO ANCORA PIACERE IN QUALCUNA DELLE MIE ATTIVITA QUOTIDIANE?. Rispondete con sincerit a entrambi i quesiti e capirete subito se necessario correre ai ripa ri oppure no. Un ultimo importante consiglio: non fatevi mai mancare la simpatia, laffe tto e il sostegno delle persone che vi sono vicine -- possono essere parenti, am ici o anche soltanto dei conoscenti -- e non abbiate paura di chiedere il loro a iuto. Se imparerete ad aprirvi agli altri come fanno i bambini; se smetterete di giudicarvi accettandovi cos come siete; se bandirete scetticismo, presunzione, o rgoglio; se deciderete di nutrirvi dei vostri sentimenti pi belli e di donarli an che agli altri; se farete tutto questo con umilt e con amore, lo spirito della vi ta che alberga in voi si ravviver e vi terr lontani da quella ostinata, nera, orren da, barbara malinconia che divora lanima e la svuota di ogni luce e di speranza. APPENDICE Glossario La cura dei disturbi psichici affidata a diversi specialisti della mente . Vediamo in breve le loro competenze. Psichiatra: medico specializzato in psichiatria che si occupa delle mala ttie nervose e mentali. Si chiede il suo intervento quando la sintomatologia psi chica cos intensa da alterare la qualit della vita. Cura facendo prevalentemente r icorso a terapie mediche e farmacologiche. Pu essere anche psicoterapeuta e lavor a nelle strutture sanitarie pubbliche (ASL, ospedali, SERT...) o privatamente. Neuropsichiatra infantile: un medico specialista con competenze specific he nel campo dei disturbi mentali e psicologici dei bambini. Cura sia con i farm aci che con le psicoterapie. Lavora nei reparti pediatrici degli ospedali o priv atamente. Neurologo: medico specializzato in neurologia. Si occupa delle alterazio ni patologiche del cervello e non dei disturbi di natura psicologica. Si ricorre al neurologo quando presente un sintomo fisico ben preciso (vertigini, tremori, disturbi visivi, cefalee persistenti...) che fa sospettare unalterazione organic a del sistema nervoso centrale o periferico. Cura con i farmaci e lavora sia nei reparti di neurologia che privatamente. Psicologo: un laureato in psicologia che cura i disturbi mentali e psico logici. Non pu prescrivere farmaci, ma, se abilitato, pu praticare la psicoterapia . Lavora negli ospedali o nei Centri psicosociali di salute mentale. Esegue test e svolge colloqui ed analisi psicologiche.

Psicologo clinico: in possesso di laurea in medicina o in psicologia, sp ecializzato in psicologia clinica. Svolge attivit di diagnosi e di psicoterapia n ei reparti ospedalieri di psicologia clinica e psicoterapia, nei Centri psicosoc iali o come libero professionista. Psicanalista: psichiatra o laureato in psicologia che diventa psicoterap euta dopo aver concluso unautoanalisi e una didattica istituzionale presso una sc uola di psicoanalisi riconosciuta. Lavora di solito privatamente. Psicoterapeuta: medico, psichiatra o psicologo che ha seguito un corso q uadriennale di psicoterapia riconosciuto a livello ministeriale. Si ricorre allo psicoterapeuta per avere un sostegno al proprio stato di malessere e per esplor are le cause del proprio disturbo psichico. Lavora sia nelle strutture pubbliche , sia privatamente. Per cercare uno specialista della mente consigliabile chiedere al proprio medico curante, o a un medico di fiducia, o a persone conosciute che hanno gi fat to questa esperienza. Come alternativa ci si pu rivolgere agli ospedali, agli ord ini professionali o alle associazioni che svolgono appositi corsi di specializza zione. Indirizzi utili N.B. Le indicazioni qui di seguito riportate -- tratte da giornali, riviste spec ializzate, Pagine Gialle e Internet -- possono aver subito variazioni anche sost anziali nel periodo di tempo intercorso tra la stesura del libro e la sua pubbli cazione. Indichiamo ora alcuni dei pi frequentati CENTRI PUBBLICI SPECIALIZZATI in PSICHIATRIA a cui possibile rivolgersi per la diagnosi dei disturbi depressivi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Clinica psichiatrica, Policlinico consorziale, Bari, tel. 080/5592160; Istituto di Psichiatria, Bologna, tel. 051/524315; Clinica psichiatrica, Ospedale Civile di Brescia, Brescia, tel. 030/3995235; Istituto di Psichiatria (presso Usl 20), Cagliari, tel. 070/485146; Clinica psichiatrica, Universit degli Studi, Catania, tel. 095/310355; Istituto di Psichiatria, Universit degli Studi, Chieti, tel. 0871/3556758; Istituto di Psichiatria, Universit degli Studi, Ferrara, tel. 0532/2368809; Clinica psichiatrica, Ospedale Carreggi, Firenze, tel. 055/427731; Istituto di Psichiatria, Universit degli Studi, Genova, tel. 010/354751; Istituto di Psichiatria, Policlinico universitario, Messina, tel. 090/2212089; Istituto di Psichiatria, Universit degli Studi, Milano, tel. 02/5465840; Dip. di Scienze Neuropsic., Osp. S. Raffaele, Segrate (MI), tel. 02/26433219; Clinica di Neuropsichiatria, Osp. S. Gerardo, Monza (MI), tel. 039/22781; Istituto di Psichiatria, Universit degli Studi, Modena, tel. 059/365315; Istituto di Psichiatria, Universit Federico II, Napoli, tel. 081/7462875; Istituto di Psichiatria, Universit degli Studi, Padova, tel. 049/8213830; Istituto di Psichiatria, Policlinico universitario, Palermo, tel. 091/6555164; Istituto di Neuropsichiatria Infantile, Palermo, tel. 091/6820282; Istituto di Psichiatria, Universit degli Studi, Pavia, tel. 0382/502612; Istituto di Psichiatria, Universit degli Studi, Perugia, tel. 075/5783568; Istituto di Psichiatria, Universit degli Studi, Pisa, tel. 050/835411; Istituto di Psichiatria, Universit degli Studi, Roma, tel. 06/72591; Istituto di Psichiatria, Policlinico Gemelli, Roma, tel. 06/30154455; Clinica psichiatrica I, Universit La Sapienza, Roma, tel. 06/49914539; Istituto di Psichiatria, Universit degli Studi, Siena, tel. 0577/2322220; Clinica psichiatrica, Universit degli Studi, Torino, tel. 011/6634848; Istituto di Neuropsichiatria Infantile, Torino, tel. 011/6961642; Istituto di Psichiatria, Universit degli Studi, Trieste, tel. 040/571077; Istituto di Psichiatria, Policlinico G.B. Rossi, Verona, tel. 045/8074441; Servizio psichiatrico IV, Ospedale di Soave, Verona, tel. 045/6138731.

GRUPPI di AUTO-AIUTO AIUTIAMOLI (Associazione Italiana Famiglie Ammalati Psichici) Svolge nel suo cen tro diverse attivit terapeutiche, dalle psicoterapie individuali e di gruppo alla musicoterapia. Fornisce, inoltre, sostegno attraverso gruppi di auto-aiuto e un servizio di ascolto telefonico. Ha sede a Milano, corso di Porta Romana, 116/A -- tel. 02/58304712. ASSOCIAZIONE PIEMONTESE PER LA RICERCA SULLA DEPRESSIONE Si prefigge di favorire lapprofondimento scientifico, la sensibilizzazione, la divulgazione e la prevenz ione in materia di depressione, ansia e disturbi da attacchi di panico. Organizz a conferenze, incontri di approfondimento con specialisti per le persone depress e e i loro familiari. un centro polivalente che fornisce a pagamento servizi di psicoterapia individuale e di gruppo ed utilizza anche tecniche come lo psicodra mma, la musicoterapia e il rilassamento. Offre un servizio di ascolto telefonico e fornisce a richiesta materiale informativo e scientifico. Ha sede a Torino, i n via Belfiore, 72 -- tel. 011/6699693-6699584. La presiede Salvatore Di Salvo. DI.A.PSI. unassociazione nata nel 1993 nellambito della DI.A.PSI.GRA.. Si occupa i n prevalenza di malati schizofrenici che segue con diversi servizi di assistenza , consulenza e anche accompagnamento domiciliare. Per i familiari dei malati, as sai spesso depressi, svolge un servizio di accoglienza e di ascolto quotidiano, gestito da volontari. In Piemonte esistono cinque sedi autonome presenti rispett ivamente a Torino, Cuneo, Chivasso, Savigliano, Giaveno, pi una ad Aosta. Alla se de di Torino (via Sacchi n. 32 -- tel. 011/546653) fanno anche capo quattro punti di riferimento dislocati a Torre Pellice, Ciri, Acqui Terme e Vercelli. DI.A.PSI.GRA. (difesa dei malati psichici gravi). unassociazione che si propone d i sensibilizzare lopinione pubblica nei confronti dei disagi mentali e di dare un aiuto concreto ai malati e alle loro famiglie. Questaiuto concreto si manifesta anche attraverso lorganizzazione di gruppi di auto-aiuto e con unopera di consulen za e assistenza per problemi di ordine legale e sanitario. La sede dellassociazio ne a Roma, in via del Mancino, 16/a -- tel. 06/69923855. ESPRIMERSI una associazione con diverse sedi nellItalia centro- settentrionale. O rganizza gruppi di auto-aiuto coordinati da psicologi e psichiatri. Opera anche come centro di ascolto per tutti i problemi legati alla depressione e allansia, f ornendo la consulenza di medici e psicologi. Le sue sedi sono: a Torino, via Gra ssi, 7 -- tel.011/4343700; a Imperia, via Carducci, 46 -- tel. 0183/650207; a Ve rona, via Volta, 33 -- tel. 045/8401116; a Bologna, piazza Roosevelt, 4 -- tel. 051/260958. FONDAZIONE P. VARENNA Ha come obiettivo la promozione di attivit scientifiche riv olte ai problemi dei disturbi depressivi. La fondazione svolge anche opera di se nsibilizzazione nei confronti delle Istituzioni e dei medici sui principali temi legati alla depressione. Ha sede a Milano, in corso di Porta Nuova, 20 -- tel. 02/29001603. IDEA (Istituto per la ricerca e la prevenzione della depressione e dellansia). Ol tre ad occuparsi dei principali problemi connessi con la depressione e lansia list ituto ha organizzato due linee telefoniche di ascolto ed anche diversi gruppi di auto-aiuto in varie citt dItalia. Ha sede a Milano, in via Statuto, 8 -- tel. 02/ 654126-02/653994. Ne presidente Giovanni B. Cassano. PSICHE 2000 una associazione di familiari e volontari per la salute psichica. La sua attivit incentrata sullinformazione e sulla sensibilizzazione, con incontri p ubblici e produzione di materiale informativo. Effettua un servizio telefonico d i ascolto e fornisce supporto alle famiglie dei malati attraverso lorganizzazione di riunioni periodiche. Ha sede a Thiene (Vicenza), via Corelli, 11 -- tel. 044 5/368893. TELEFONO AMICO unassociazione di volontari nata in Italia nel 1964, a seguito del lesperienza fatta a Milano da padre Eligio. Dispone di 46 sedi sparse su tutto il territorio nazionale -- cinque di queste sono in Piemonte -- dove, nel pi totale anonimato, si presta ascolto ai problemi di chi deluso, angosciato, depresso, d i chi non capito, di chi si ritrova solo di fronte ai propri guai. I volontari n

on sono medici e neppure psicologi, ma soltanto persone di buona volont che fanno da specchio ai problemi degli altri. Il servizio di ascolto attivo 24 ore al gi orno e risponde al numero verde 800-590002. BIBLIOGRAFIA American Psychiatric Association, (Mini) DSM-IV --Criteri diagnostici, ed. itali ana a cura di Andreoli V., Cassano G.B., Rossi R., Masson, Milano, 1995. Andreoli V., E vivremo per sempre liberi dallansia, Rizzoli, Milano, 1997. Andreoli V., I miei matti, Rizzoli, Milano, 2004. Bellantuono C., Il trattamento dellansia e della depressione, Il Pensiero Scienti fico Editore, Roma, 1997. Benedetti F., Le basi neuroendocrine della psicosomatica, Utet, Torino, 1994. Benedetti F., Meccanismi cerebrali dellattivit mentale, Utet, Torino, 1995. Berra L., La voce della coscienza, Il Segno dei Gabrielli Editori, Negarine di S . Pietro in Cariano (VR), 2004. Blancato E., Blancato I., Depressione: a ciascuno la sua cura, Il Segno dei Gabr ielli Editori, Negarine di S. Pietro in Cariano (VR), 2004. Borgna E., Le figure dellansia, Feltrinelli, Milano, 1997. Borgna E., Malinconia, Feltrinelli, Milano, 1992. Bowlby J., Una base sicura, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1989. Cassano G.B., E liberaci dal male oscuro, Longanesi & C., Milano, 1993. Cella M.G., Cella G. e altri, Ansia e depressione, Riza Scienze n. 165, 2/2002. Csikszentmihalyi M., La corrente della vita, Frassnelli, Milano, 1992. DAgostini G., Occhi limpidi e curiosi: dalla Depressione al Benessere, Demetra, C olognola ai Colli (VR), 1998. Denes G., Pizzamiglio L., Manuale di neuropsicologia, Zanichelli, Bologna, 1995. Dethlefsen T., Dahlke R., Malattia e destino, Edizioni Mediterranee, Roma, 2000. De Wit J., Van Der Veer G., Psicologia delladolescenza, Giunti, Firenze, 1993. Di Salvo S., La depressione oggi, Associazione Piemontese per la ricerca sulla d epressione, Torino, 1997. Freud S., Inibizione, sintomo ed angoscia, in Opere, vol. X, Boringhieri, Torino , 1978. Freud S., Linteresse per la psicoanalisi, in Opere, vol. VII, trad. Fachinelli E. , Bollati Boringhieri, Torino, 1989. Fromm E., I cosiddetti sani, Mondadori, Milano, 1996. Fromm E., Larte di amare, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1992. Fromm E., Larte di ascoltare, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1995. Haziel V., Ritorno alla luce, Sperling & Kupfer Editori, Milano, 1999. Jung C.G., La psicologia dellinconscio, Newton Compton Ed., Roma, 1989. Jung C.G., Psicologia analitica, Mondadori, Milano, 1978. Liotti G., Le opere della coscienza, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2001. Liotti G., La dimensione interpersonale della coscienza, Carocci, Roma, 2003. Mischel W., Lo studio della personalit, il Mulino, Bologna, 1986. Murray M.T., Vincere la depressione, Red Edizioni, Como, 1998. Organizzazione Mondiale della Sanit, ICD-10 -- Descrizioni cliniche e direttive d iagnostiche, ed. it. a cura di Kemali D., Maj M., Catapano F., Lobrace S., Magli ano L., Masson, Milano, 1992. Riza Psicosomatica, Depressione, uscirne si pu, Edizioni Riza, Milano, 9/2001. Riza Psicosomatica, Il male nostro, Edizioni Riza, Milano, 9/1998. Shuchter S.R., Downs N., Zisook S., La depressione -- conoscenze biologiche e ps icoterapia, Raffaello Cortina Ed., Milano, 1997. Valente Torre L., Freilone F., Elementi di psicopatologia clinica e psicodiagnos tica, Utet, Torino, 1998. Veglia F., Storie di vita, Bollati Boringhieri, Torino, 1999.

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