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la simbologia dei

gatti in Giappone
FATIMA BOUCHIKHI
Origine
Storicamente il gatto in Giappone ha origini
molto antiche, si pensa che sia arrivato dalla
Cina insieme al Buddhismo nel VI secolo d.C.
Infatti per difendere le numerose sacre
scritture dalla ferocia dei topi, i giapponesi si
servirono proprio dei gatti. Col Buddhismo
inoltre cominciano anche ad affiorare le prime
leggende.
Bakeneko
Il Bakeneko è uno yōkai ed il suo nome significa “gatto
mostruoso”. Quando un gatto, non importa che sia
randagio o domestico, supera una certa età oppure le
sue dimensioni diventano molto grandi, tende a
trasformarsi in una creatura soprannaturale, con poteri
magici e con la facoltà di cambiare forma e aspetto.
Inoltre, si dice che quando un gatto è vicino a
trasformarsi in bakeneko, la sua coda inizi ad allungarsi
di molto; una credenza che portò sempre più spesso al
taglio della coda dei gatti oltre che contribuire
all’allevamento più massiccio del Bobtail giapponese, una
razza felina quasi completamente priva di coda.
Nekomata
I Nekomata sono degli yōkai ed hanno la stessa
origine dei bakeneko, con cui molto spesso vengono
scambiati, ma presentano alcune sostanziali
differenze: i nekomata hanno una due code
(oppure una coda biforcuta), sono molto più grandi
dei bakeneko, parlano molto più fluente la lingua
umana ed hanno fortissimi poteri di negromanzia
ma soprattutto, sono sempre ostili e malvagi verso
gli esseri umani, senza nessuna eccezione.
Maneki neko
Noto anche come "gatto della fortuna", è un portafortuna
giapponese, che raffigura un gatto intento a chiamare a
sé lo spettatore. Secondo la cultura giapponese queste
sculture porterebbero fortuna, dato che secondo molte
leggende locali ogni volta che un gatto assume questa
posa sul suo proprietario si riverserà una vasta dose di
fortuna.
I maneki neko possono attirare buone sorti differenti anche
a seconda del loro colore: ad esempio il nero scaccia le
influenze negative fuori dalla casa in cui viene posizionato
e il verde porta successo nello studio e nell’ambito
accademico.
Grazie per
l'attenzione!

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