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LA CRITICA DEL GIUDIZIO

I risultati delle teorie elaborate da Kant:


- rispetto alla CONOSCENZA (il mondo fenomenico della Critica della Ragion Pura) e
- rispetto all’ETICA (il mondo noumenico della Critica della ragion Pratica)
avevano dato luogo a una distinzione netta tra:
 regno della natura (o della necessità), conoscibile nei suoi aspetti fenomenici
(con l'esclusione della cosa in sé, pensabile o Noumeno) e
 regno della libertà, con i suoi postulati relativi alle cose in sé alle quali
dobbiamo credere, ma delle quali non possiamo avere alcuna conoscenza (l'io
libero, l'anima immortale, Dio)
Il regno della natura e quello della libertà risultano quindi separati.

Kant trova nella facoltà del Giudizio un elemento di unione che possa collegare i
mondi opposti della conoscenza sensibile e degli elementi pensabili.

La facoltà del Giudizio è una facoltà intermedia


fra Intelletto e Ragione, fra conoscenza e morale
ed è strettamente connessa col SENTIMENTO,
elemento che si avvicina al Noumeno.
E’ attraverso il Sentimento che l’uomo pensa e crede che esista una dimensione
noumenica, una finalità alle cose nel senso di uno scopo alla realtà.

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Kant distingue due tipi di giudizi:

1. I GIUDIZI DETERMINANTI che sono i giudizi: - scientifici, conoscitivi


- oggettivi
- determinano e ci fanno
conoscere gli oggetti
fenomenici mediante gli “a
priori”
- Giudizi analizzati nella CRPura

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2. I GIUDIZI RIFLETTENTI che sono i giudizi: - soggettivi
- compiono delle riflessioni,
riflettono sulla realtà già
acquisita con i giudizi
determinanti
- riconoscono agli oggetti una
finalità
- non possiedono una funzione
conoscitiva

I giudizi riflettenti sono i giudizi sentimentali.

Col giudizio riflettente ci troviamo di fronte a un oggetto già conosciuto e costituito


attraverso lo spazio, il tempo e le categorie e riflettiamo su di esso interpretandolo
in base al principio di finalità.

I fenomeni in se stessi mostrano soltanto di essere dei momenti di una catena di


cause ed effetti costituente il regno della natura; aggiungendovi la finalità, il Giudizio
riflettente li rende partecipi del mondo della libertà, cioè li fa uscire dal mondo della
necessità.

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Kant esamina due tipi di giudizio riflettente, entrambi puri e che derivano a priori
dalla nostra mente, che si distinguono per il diverso rimando al finalismo:

1- il giudizio estetico, (è bello? È una riflessione sulla bellezza) dove ci si


interroga su cosa sia bello ed è un giudizio dato dall’intuizione della pura
forma del bello.
Sono giudizi prodotti dall’intuito: noi viviamo immediatamente o
intuitivamente la finalità della natura (ad esempio di fronte ad un paesaggio lo
avvertiamo in sintonia delle nostre esigenze spirituali).

2- Il giudizio teleologico, (che funzione ha? È un riflettere sull’ordinamento


della natura) che riguarda il discorso sugli scopi, la finalità e l’utilità della
natura.
Sono giudizi prodotti mediante ragionamento. (es. lo scheletro)

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1. Giudizio Estetico
Nella prima parte della trattazione del Giudizio estetico, Kant fa un’analisi del
concetto di Bello e trova 4 condizioni che devono essere soddisfatte per definire
qualcosa BELLA secondo i 4 tipi di giudizio della logica tradizionale, che abbiamo già
trovato nella Critica della Ragion Pura (quantità, qualità, relazione, modalità):

1. SECONDO LA QUALITA’, IL BELLO E’ CIO’ CHE PIACE SENZA INTERESSE ↔il


piacere (giudizio estetico) deriva dalla contemplazione e non deve essere
condizionato da un interesse (ad esempio di tipo pratico o economico: sesso,
soldi…).
2. SECONDO LA QUANTITA’, IL BELLO E’ CIO’ CHE PIACE UNIVERSALMENTE
SENZA CONCETTO ↔la bellezza per essere riconosciuta e condivisa da tutti
non ha bisogno di conoscenza o di un ragionamento, ma deve essere
riconosciuta come bella in maniera spontanea e immediata.
3. SECONDO LA RELAZIONE, IL BELLO E’ CIO’ CHE E’ PERFETTO SENZA FINALITA’
NE’ SCOPO ↔Kant intende dire che gli oggetti belli hanno una loro armonia,
ed esprimono un formale accordo delle parti fra di loro, e quindi una certa
finalità, ma non sottostanno ad uno scopo determinato, concettualmente
esprimibile. La bellezza è un libero gioco armonico ed irrazionale, cioè che non
rimanda a concetti precisi e non risulta imprigionabile in schemi conoscitivi.
4. SECONDO LA MODALITA’, IL BELLO E’ CIO’ CHE E’ RICONOSCIUTO COME
OGGETTO DI PIACERE NECESSARIO ↔ Si tratta di una necessità soggettiva
che si impone a tutti gli uomini.

Nella seconda parte della Critica del Giudizio estetico, Kant fa una distinzione tra:

- Piacevole
- Piacere estetico (Bello)

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Tutte le volte che la bellezza è un fatto di attrattiva fisica, il giudizio estetico perde la
sua purezza e diventa particolare e individuale. In tal caso parliamo di piacevole e
non di bello. Esempio: la bellezza di una persona dell’altro sesso (entrano in gioco
fattori legati ai sensi umani).

Il Piacere estetico è la vera bellezza, in quanto:

- UNIVERSALE ↔ valevole per tutti


- PURO ↔ che prescinde dall’esperienza
- non soggetto ad alcun condizionamento

Esempio: fenomeni della natura, come un fiore.

Nella terza parte della Critica del Giudizio Estetico, Kant spiega come il giudizio
estetico sia universale e perché noi riconosciamo universalmente il Bello:

Dentro di noi c’è una forma


INNATA - A PRIORI - UGUALE PER TUTTI
che ci fa riconoscere/giudicare ciò che è bello: il GUSTO.

da ciò deriva l’universalità soggettiva
La rivoluzione copernicana

Fondando il giudizio di gusto e la sua universalità sulla mente umana, Kant fa una
rivoluzione copernicana estetica dove l’uomo sta sempre al centro, nel senso che:

Il Bello

- non è una proprietà oggettiva delle cose

- non è una qualità dell’oggetto

- è una qualità vissuta interiormente dal soggetto, che la proietta sull’oggetto

così VIENE RICONOSCIUTO tale dal nostro gusto.

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Quando il Gusto riconosce il Bello?

Quando l’immagine è in armonia/accordo con l’unità e la finalità del soggetto.

Se le belle forme sono in natura, la bellezza è nell’uomo, ossia nella sua mente.

Se la bellezza risiedesse nelle cose, e quindi nell’esperienza, essa non sarebbe più
universale e neppure sarebbe libera, perché verrebbe imposta a noi dalla natura.

Il giudizio di gusto, dunque, oltre a essere universale, deve essere libero.

Nell’ultima parte della Critica del Giudizio Estetico, Kant indaga il sublime e il
sentimento che l’uomo prova di fronte alle grandezze smisurate della natura
(concetto pre-romantico)

E’ sublime è ciò che è grande in maniera smisurata, al di là di ogni possibile


confronto.

Sublime matematico si ha quando l’uomo si rapporta con le grandezze della natura


nello spazio e nel tempo (ad es. l’oceano, le galassie, il diametro terrestre).

Come si sente l’uomo di fronte alle grandezze smisurate della natura?

Prova ambivalenza: inizialmente l’uomo prova spaesamento e inquietudine di fronte


all’infinito, dopodiché l’uomo prova piacere e ha stima di se stessa perché è in grado
di concepire l’infinito.

Sublime dinamico si ha quando l’uomo si deve rapportare con la forza


assolutamente potente della natura (ad es. l’uragano o il terremoto) ↔ concetto
ancora più pre-romantico.

Anche in questo caso l’uomo prova ambivalenza: prima il dispiacere, poi il piacere di
rendersi conto di essere un essere pensante e così si riafferma la sua superiorità
rispetto alla natura. Fino al punto di pensare che la vera sublimità non sta nella
grandezza della natura, ma piuttosto nell’animo di colui che giudica sublime tale
grandezza, ossia nell’uomo.
Elemento in comune ai due sublimi: - sono formati da un contrasto tra piacere e dispiacere
- l’uomo si sente piccolo fisicamente davanti alla natura
- l’uomo scopre la grandezza della sua mente

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2. giudizio teleologico
Di fronte al bello naturale, l’uomo:

a - prova un sentimento per cui tende a vedere una finalità nella natura - una
tendenza irresistibile a pensare finalisticamente (finalismo ↔bisogno connaturato
nella mente dell’uomo)

b- pensa che la natura debba essere frutto di una mente superiore (Dio) ↔ perché
l’armonia della natura non può essere casuale

Giudizio estetico = coglie la finalità soggettiva;

giudizio teleologico = coglie la finalità oggettiva.

L’uomo non sa cosa sia la natura in sé (noùmeno), perché può conoscerla solo
fenomenicamente, però non può che considerarla come organizzata in vista di un
fine. Tutto nel mondo è utile. Niente esiste invano. Mentre il punto di vista
scientifico coglie la causalità della natura, il punto di vista teleologico coglie la
finalità della natura, ossia l’espressione di una volontà superiore. (Teleologia porta a
Teologia).

Il giudizio teleologico non ha valore conoscitivo e dimostrativo, ma risponde a un


bisogno dell’uomo.

CONSIDERAZIONI FINALI SU KANT

La Critica del Giudizio è l’opera che ha avuto maggior influenza sui Romantici, i quali
andranno oltre le sue teorie e trasformeranno i postulati della morale e il
sentimento in realtà altrettanto conoscibili come la realtà sensibile.

Per Kant, l’uomo che nella Ragion Pura si è rivelato un essere fenomenico, finito, ma
dotato, in quanto essere pensante, di un’apertura all’Infinito, nella Ragion Pratica e
nella Critica del Giudizio si mostra effettivamente portato verso l’Infinito.

Con queste posizioni Kant supera l’Illuminismo e arriva verso il Romanticismo, che
sarà totalmente orientato, nella poesia e nella filosofia, verso l’Infinito.

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