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Politica Economica e Monetaria

Lezione 01
Introduzione ai temi del corso

Antonio Massarutto
Dipartimento di scienze economiche e statistiche
antonio.massarutto@uniud.it
Disclaimer

• Queste presentazioni sono destinate agli studenti della Facoltà di


Economia dell’Università di Udine
• Esse possono essere liberamente riprodotte dagli studenti e utilizzate
nell’ambito delle attività didattiche all’interno dell’Università
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contenuto, per qualunque altro uso diverso da quelli sopra indicati,
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COS’È LA POLITICA ECONOMICA, COSA
POSSIAMO (E COSA NON POSSIAMO)
ASPETTARCI CHE FACCIA
Alcuni esempi di temi in discussione
• Come stabiliamo che un paese è più prospero, sviluppato, felice di un altro? Come stabilire se oggi si
sta meglio o peggio di ieri?
• Il capitalismo e la crisi: il mercato è capace di «autoregolarsi»? serve «più stato»? E per fare cosa?
• La disuguaglianza economica è necessaria alla crescita, o nel lungo termine la ostacola? E’ inevitabile
che vi sia disuguaglianza in un’economia che cresce e si sviluppa? La disuguaglianza va combattuta?
• Riforma delle libere professioni, del commercio al dettaglio: ci vuole “più mercato”? O “ce n’è già
troppo”?
• E’ opportuno che il governo faccia qualcosa per impedire che un’impresa nazionale lasci l’Italia, o per
attirare investimenti stranieri in Italia? Quali strumenti può usare?
• I “servizi di interesse generale” e le modalità per la loro fornitura: è meglio privatizzare la gestione dei
servizi pubblici? I servizi essenziali devono essere forniti dallo stato? E come? Privatizzazione di servizi
pubblici come acqua, rifiuti, energia: perché sì, perché no, e con quali conseguenze?
• Oggi possiamo comperare sul mercato energia elettrica, servizi di trasporto, servizi telefonici. Un
tempo non era così: ci abbiamo guadagnato o perso? Cosa è necessario fare per aprire alla
concorrenza questi settori?
• Cambiamenti climatici, protocollo di Kyoto e politiche ambientali: necessità o lusso?
• Il welfare europeo è troppo esteso? E’ efficace nel redistribuire risorse e opportunità? Ce lo possiamo
permettere?
• Le imprese pubbliche di diritto privato: un modo per incrementare l’efficienza o per creare nuovi
carrozzoni per la “casta”?
• La ripresa economica dopo la pandemia: perché c’è bisogno di un intervento massiccio della spesa
pubblica?
Alcuni esempi di temi in discussione
• Perché alcune economie si sono sviluppate di più e prima di altre?
• Come fronteggiare la concorrenza della Cina? Perché l’Italia fatica a tenere il passo degli altri paesi
nella crescita del PIL? Cosa si può fare per scongiurare il declino? Lo stato può favorire la ripresa della
crescita, e come?
• E’ così importante la crescita? Perché? La «decrescita felice» è un’utopia?
• Sistema bancario, regolamentazione e intervento pubblico: cosa può/deve fare lo stato per garantire
la stabilità del sistema finanziario? Perché è opportuna un’unione bancaria europea? Era davvero
necessario salvare le banche con fondi pubblici?
• L’euro è stato un vantaggio o uno svantaggio per chi lo ha adottato? Le istituzioni che lo governano
devono essere modificate? Perché?
• Lo spread tra BTP e Bund nel 2011 ha raggiunto i 400 punti: era davvero un problema? Per chi? Quali
misure sono state adottate? Hanno funzionato?
• La crisi finanziaria ha precipitato le economie occidentali in una Grande Recessione la cui conclusione
ancora non è garantita. Come se ne esce?
• La BCE, sulle orme della FED, ha adottato un imponente programma di quantitative easing. Che
cos’è? Come funziona? Quali potrebbero essere le sue controindicazioni nel medio periodo?
• Disoccupazione, precariato, flessibilità: occorre riformare il diritto del lavoro? Lo stato può fare
qualcosa per incrementare i livelli di occupazione? Il «salario minimo» può funzionare?
Dall’economia politica alla politica economica
• Obiettivi dell’economia politica:
– Comprendere come funziona il sistema economico date certe ipotesi (es. sulla struttura
dei mercati)
– Descrivere i meccanismi di interazione tra soggetti economici e i loro probabili esiti, date
certe regole del gioco
– Comprendere come, in un certo sistema economico, le risorse vengono allocate e il
prodotto distribuito
– Comprendere quali fattori influenzino il comportamento degli attori economici e li
spingano a fare certe scelte o ad agire in un certo modo
• Obiettivi della politica economica:
– Valutare se gli esiti (allocativi e distributivi) “ci piacciono”
– Ragionare sugli “stati del mondo” alternativi che potrebbero piacerci di più e capire se
sono possibili/raggiungibili o solo utopistici
– Discutere le possibili azioni che potremmo compiere, gli strumenti che potremmo
utilizzare per cambiare le cose nella direzione desiderata
– Comprendere i vincoli entro i quali è possibile cercare le soluzioni
– Discutere a quali soggetti compete di agire, e in che modo
– Individuare nuovi soggetti cui attribuire il compito di agire e disegnare le istituzioni
sottese all’azione
Che cos’è la politica economica
• Alcune possibili definizioni della politica economica:
– «il corpo di principi dell’azione (agenda) o dell’inazione (non-agenda) del governo
rispetto alle attività economiche» (Robbins, 1935)
– «disciplina che ricerca le regole di condotta tendenti a influire sui fenomeni economici al
fine di orientarli nel modo desiderato» (Caffè, 1981)
– «complesso di atti compiuti da alcuni membri di una collettività, investiti della
necessaria autorità, diretti a influenzare i risultati dell’attività economica in modi e
misure percepibili dalla collettività intera» (Rossi, 2010)
• Politica economica come oggetto dell’azione degli operatori pubblici
– «Applicazione delle conoscenze elaborate dalla scienza economica per la fondazione
delle decisioni pubbliche su base scientifica e tecnica» (Benassy et al. 2014)
– Più specificamente, l’oggetto della politica economica è l’azione degli operatori pubblici
con riferimento ad obiettivi di interesse generale;
• Aspetti da chiarire
– cosa significa “pubblico”?
– Qual è il confine fra “pubblico” e “privato”?
– che cos’è “l’interesse generale”?
Che cos’è la politica economica
• I fini della comunità
– Esiste qualche cosa che si può definire come «la comunità», «la società», intesi come aggregati
con una propria individualità, proprie preferenze, propria volontà, propri modi di agire?
– O esistono solo interessi privati tra loro in conflitto?
– Alla ricerca del «bene comune»: esistono obiettivi sui quali tutti possono convergere?
– Obiettivi in conflitto e trade-off  le scelte sono «economiche» quando sono «mutuamente
esclusive», ossia per avere qualcosa devo rinunciare a qualcos’altro
– I meccanismi decisionali pubblici possono esprimere una «volontà generale»? Oppure questa è
sempre un compromesso, condizionato dai rapporti di potere presenti all’interno della società?
• Le dimensioni del conflitto
– Interesse privato (particolare) e interesse collettivo (generale)
– Interessi collettivi tra loro antitetici (es. equità distributiva e crescita)
– Interesse di alcuni soggetti, gruppi, classi sociali, contrapposti a quelli di altri
– Obiettivi economici e non economici (ideologia esterna)
– Giudizi contrastanti sugli «stati del mondo»
Che cos’è la politica economica
• Il perseguimento dei fini
– Cosa è in nostro potere fare, e cosa no?
– Conflitto tra strumenti alternativi per perseguire gli stessi fini (es. intervento attivo o laissez-faire)
– Fino a che punto il sistema economico può essere «controllato»?
– Fino a che punto si può stabilire una relazione di causalità tra mezzi e fini?
– Cosa spiega il successo / insuccesso delle azioni di politica economica? Perché politiche (almeno
apparentemente) simili possono avere effetti diversi?
• Chi dovrebbe agire?
– Qual è il livello territoriale più opportuno?
– Come dovrebbe essere costruito ed esercitarsi il potere politico?
– Come dovrebbe essere organizzato il sistema pubblico per agire al meglio?
• I vincoli esterni
– Come cambiano le risposte a queste domande in presenza di vincoli esterni?
– Quali sono questi vincoli? Sono sempre gli stessi o cambiano nel tempo?
– In passato si riteneva che i vincoli esterni fossero soprattutto di tipo materiale (es. dotazione
risorse naturali); la scienza economica più recente ha messo in luce l’importanza di altri fattori, e
in particolare quelli istituzionali
Che cos’è la politica economica
• La politica economica come disciplina:
– Normativa: cosa può/dovrebbe fare lo stato nel governo dell’economia? Perché
dovrebbe farlo?
– Positiva: cosa fa lo stato? Perché lo fa? Che valutazione possiamo dare di quello che fa?
– Storica: che cosa ha fatto lo stato ? Con quali effetti sul comportamento dei sistemi
economici ? Cosa ci insegna l’esperienza riguardo alla maggiore o minore efficienza di
determinati “sistemi istituzionali”?
• Vari livelli possibili
– Livello delle scelte sociali: cosa è bene / male per la collettività ? Quali obiettivi pubblici
dovrebbero essere perseguiti? Come misurare i risultati?
– Livello delle scelte istituzionali: cosa è bene che faccia lo stato e cosa il mercato o altre
istituzioni (es. ong no-profit)? Perché esiste lo stato? E’ possibile immaginare un modo
diverso di «essere lo stato», oppure l’unica alternativa è rivolgersi ad altri modelli
istituzionali (es. il mercato)? La proprietà privata può essere compressa o limitata
nell’interesse comune? I mercati devono essere regolati e disciplinati? E in che modo?
– Livello delle scelte correnti: in che modo il soggetto pubblico compie le proprie scelte e
agisce? Come funziona il processo di governo dei sistemi economici? Cosa dovrebbe
fare lo stato in determinate specifiche situazioni?
L’economista e il «principe»
• Politica economica e analisi positiva
– L’economia politica studia il comportamento degli agenti e dei sistemi economici e il modo con
cui le azioni pubbliche influenzano i comportamenti dei soggetti privati
– L’economista aiuta il «principe» a comprendere gli effetti delle possibili azioni sulle variabili in
gioco
• Politica economica e analisi normativa
– L’economista aiuta il principe a valutare i diversi possibili esiti e a scegliere
– La politica economica studia le azioni che il «principe» può compiere per influenzare il
comportamento dei sistemi economici verso obiettivi desiderati e aiuta a individuare quelle
«migliori»
• Politica economica e «political economy»
– Lo stato non è più visto come un «deus ex machina» esogeno, ma come un attore le cui
decisioni sono influenzate dal sistema che esso intende governare
– Decisioni pubbliche sono influenzate dal modo con cui si formano le preferenze attraverso il voto
– I soggetti privati non sono passivi destinatari delle politiche pubbliche, ma agiscono per
determinarle e adottano comportamenti sulla base delle aspettative che si sono formati circa il
modo in cui lo stato interverrà
– L’economista aiuta il «principe» a costruire il consenso, a vincere le elezioni e a comprendere in
che modo la società reagirà alle misure adottate
Verso una sintesi
• La riflessione attuale sulla politica economica attinge a questi tre approcci.
– L’economia positiva resta alla base dell’analisi delle decisioni pubbliche, ma essa è sempre più spesso
integrata dalla political economy.
– L’economia normativa resta certamente importante ma, cosciente ormai dei propri limiti, è diventata più
modesta: mettere in luce una carenza dei mercati per giustificare un intervento pubblico non è più sufficiente,
occorre anche assicurarsi che esso sarà effettivamente in grado di migliorare la situazione.
– Quanto alla political economy, essa fornisce spiegazioni utili, in particolare al fine di apprendere la
dimensione economica della riforma delle istituzioni nazionali e internazionali.
• Viene prima la politica o l’economia?
– Oggi è di moda sostenere che la scelta politica deve essere autonoma e non condizionata dalla «tirannia dei
mercati»
– In realtà la questione è mal posta: la politica economica va vista come «arte del possibile»; il funzionamento
del sistema economico ne rappresenta un potente fattore di condizionamento, per il semplice fatto che la
politica necessita di risorse, e queste devono essere messe a disposizione da qualcuno che non sempre può
essere lo stato
– Ciò non significa che ci si debba rassegnare alla fatalità del mercato: l’economia non è soggetta a leggi
immutabili; entro certi limiti la politica può influire su come il sistema economico funziona, non può però fare
tutto quel che vuole
Gli Italiani vogliono il reddito di Gli Italiani vogliono la Flat Tax e
cittadinanza! Quota 100!

Già. Chi se ne
Finanzieremo in
importa dello
deficit! Cosa sarà
spread?
mai un paio di
Le esigenze dei
decimali in più? E’ inutile sforare il deficit se poi sale lo spread!
cittadini vengono
prima dei mercati!
Uno schema logico della politica economica
Scienze economiche Scienze sociali Scienze statistiche

Modello di funzionamento
del sistema economico

Filosofia politica Scienza politica


SFERA
ISTITUZIONALE
Modello
Obiettivi
normativo

Scienze giuridiche Scienze sociali

Modello di politica economica


Uno schema logico della politica economica
• Un modello di politica economica è logicamente “scomponibile” in:
– Modello di economia politica  come funziona il sistema economico ?
• a diversi modelli interpretativi di “ciò che è” corrispondono diversi modelli di azione possibili: es. un
modello “keynesiano” suggerisce di manovrare spesa pubblica e politica monetaria in modo diverso da
un modello “monetarista”
• Fino a che punto è lecito per gli operatori intervenire, e da che punto in poi la loro azione viene
vanificata dagli aggiustamenti “spontanei” del mercato ?
• Quali “distorsioni” vengono introdotte dall’intervento pubblico nel funzionamento spontaneo del sistema
economico ? Come tenerne conto nel valutare gli esiti dell’azione?
– Modello normativo: sulla base di cosa possiamo decidere che un certo stato del mondo è
migliore o peggiore di un altro ?
• Es. è preferibile un’economia che cresce velocemente ma con maggiori disparità, oppure una che
cresce più lentamente ma ha una distribuzione della ricchezza più equa ?
• Un intervento dello stato nell’economia significa sempre invadere la sfera delle libertà individuali: fino a
che punto questo è accettabile ?
– Obiettivi di riferimento: da dove provengono ? Come si formano le preferenze degli agenti
economici e in particolare dello stato ? Quali obiettivi dovrebbero essere perseguiti?
• Distinzione fondamentale fra approcci individualistici e approcci che invece si richiamano, direttamente
o indirettamente, a qualche postulato etico “esogeno”
L’economia è una scienza che pensa per mezzo di modelli,
unita all’arte di scegliere i modelli pertinenti in ogni circostanza
(J.M. Keynes)
Obiettivi, strumenti, azioni
• Da chi e come i policymakers vengono investiti dell’autorità di
interferire con il libero svolgersi dell’attività economica?
• Chi e come decide quali devono essere gli obiettivi della
politica economica?
• Sulla base di quali principi o criteri si possono o si debbono
fissare gli obiettivi?
• Quali sono gli strumenti migliori per perseguire quegli
obiettivi?
• Come dovrebbero essere utilizzati questi strumenti?
Politica ed economia
• Una visione molto accettata fino a qualche tempo fa:
– La politica sceglie gli obiettivi in totale autonomia
– L’analisi economica cerca la via più efficiente per raggiungerli
– Negli ultimi 50 anni, la teoria economica ha cercato di sviluppare anche una risposta alle
domande più “fondative”
• Analisi economica come supporto alle decisioni politiche
– Quali obiettivi si dovrebbero perseguire?
• Es. benessere sociale (inteso come aggregato)? Libertà individuale? Equità sociale? Sostenibilità ambientale? Una
qualche combinazione tra questi?
• Come si misura il benessere sociale (es. PIL)? Come si misura l’equità?
• Come «pesare» l’importanza dei diversi obiettivi?
– E’ possibile dedurre in qualche modo le preferenze della collettività (il «bene comune», la
«volontà generale»)?
– Analisi economica del diritto  è possibile «valutare il diritto»? Oppure «il diritto viene prima, e
l’economia dopo»?
• Politica ed economia sono interdipendenti
– L’importanza delle istituzioni economiche (es. stato vs. mercato; capitalismo vs. economia
pianificata)
– L’importanza della risposta degli individui alle decisioni della politica
Perché serve la politica economica?
• Microeconomia
– Teoria dell’equilibrio economico generale: dimostra che, se valgono certe ipotesi, l’esito allocativo del sistema
di mercato è ottimale, dunque la politica ottimale sarebbe il «laissez faire», in quanto comunque nessun’altra
istituzione economica potrebbe fare meglio di così
– Teoria dei “fallimenti del mercato”: dimostra tuttavia che, se queste ipotesi vengono meno, l’esito allocativo
del sistema di mercato non è più ottimale; istituzioni alternative al mercato potrebbero, almeno in teoria, fare
meglio
– Teorema del «second best» (Lipsey e Lancaster): se un sistema economico non soddisfa le ipotesi della
concorrenza perfetta, non è detto che correggere solo alcune market failures sia ottimale; per la società nel
suo complesso può essere preferibile introdurre ulteriori distorsioni che compensino quelle create dalle
market failures
• Macroeconomia
– L’equilibrio macroeconomico è garantito dalla flessibilità dei salari e dalla razionalità del comportamento degli
attori economici
– Nel breve periodo non è detto che gli operatori si comportino in modo razionale (es. animal spirits, bolle
speculative); possono inoltre essere presenti rigidità strutturali (es. nell’aggiustamento dei salari) che
«intrappolano» il sistema economico in un equilibrio di sottoccupazione
– L’equilibrio macroeconomico garantisce la piena occupazione dei fattori produttivi solo nel lungo periodo,
quando il mercato del lavoro si adatta pienamente alle condizioni dell’offerta e della domanda, ma “nel lungo
periodo siamo tutti morti”
Il modello standard
• Politica economica come applicazione della “teoria del controllo”
– Supponiamo che il sistema economico possa essere descritto da un sistema di equazioni
– Supponiamo che di queste equazioni sia possibile stimare i parametri e i coefficienti (attraverso
un modello econometrico)
– Supponiamo che su alcune variabili di queste equazioni il governo possa esercitare un controllo
discrezionale (es. l’offerta di moneta)
• In tal caso, il sistema economico può essere “controllato”, ossia indirizzato verso un punto
di equilibrio desiderato
– Analogia con la teoria dei sistemi dinamici e la ricerca operativa
– Esempio: il termostato
– Complicazioni possono derivare dalla non perfetta conoscenza delle variabili, dall’instabilità
delle relazioni, dagli sfasamenti temporali
• Il problema della politica economica è pertanto individuare la manovra ottimale da attuare,
dati gli obiettivi che il policymaker desidera raggiungere
– scegliere opportunamente gli strumenti giusti tra quelli disponibili
– determinarne il valore ottimale per il raggiungimento degli obiettivi prefissati
Un esempio: il modello IS-LM
• La curva IS
– E’ una relazione tra tasso di interesse reale e livello del PIL
– Identifica i punti in cui la D aggregata è uguale alla produzione (equilibrio dei mercati reali)
– E’ inclinata negativamente  a una diminuzione dei tassi di interesse corrisponde un aumento
della D per investimenti
– La sua posizione è influenzata (tra l’altro) dal livello della spesa pubblica e da come questa
viene finanziata (variabili controllate dal governo)
• La curva LM
– È una relazione tra tasso di interesse nominale e livello del PIL
– Identifica i punti in cui la domanda di moneta è uguale all’offerta di moneta (equilibrio dei
mercati finanziari)
– E’ inclinata positivamente, perché a un aumento del tasso di interesse, data l’offerta di moneta,
il PIL deve essere maggiore affinché il mercato domandi una certa quantità di moneta
– La sua posizione dipende (tra l’altro) dal livello dell’offerta di moneta (controllato dalla Banca
Centrale)
• Manovrando in modo opportuno spesa pubblica e offerta di moneta, la politica
economica può influenzare il livello di equilibrio del PIL
Approfondimenti
• «Tinbergen rule»: il «problema della politica economica» è risolvibile a due condizioni
– il numero degli strumenti a disposizione dei responsabili della politica economica deve essere
uguale al numero degli obiettivi che si prefiggono di raggiungere (condizione necessaria);
– gli n strumenti distinti strumenti a disposizione devono essere linearmente indipendenti (ossia,
l’impiego di uno strumento non deve condizionare l’efficacia degli altri)
– La soluzione al problema equivale alla soluzione di un sistema di equazioni in cui O = AS, dove
O =vettore degli obiettivi; S = vettore degli strumenti; A = matrice dei coefficienti che misurano la
sensibilità di ogni obiettivo ad ogni strumento
– Dato O, il vettore delle variabili strumentali S si determina come S = A-1O
• «Regola di Mundell»: come scegliere gli strumenti?
– Una versione semplificata della regola di Tinbergen: vogliamo abbinare ad ogni obiettivo il «suo»
strumento
– Occorre utilizzare quello strumento che si rivela relativamente più efficace per il raggiungimento
di quel determinato obiettivo
– In pratica: se αi e βi sono i parametri che misurano la reattività degli obiettivi Oi agli strumenti Si,
ipotizzando i = 2:
• Se α1/ α2 > β1/ β2, si userà S1 per O1 e S2 per O2
• Viceversa in caso contrario
Le complicazioni del modello standard
• I limiti della «scienza» economica
– Visione «positivistica» dell’economia politica
– Ruolo dell’ideologia e delle istituzioni
• I limiti dell’homo oeconomicus:
– razionalità limitata
– «de gustibus non est disputandum»: natura esogena o endogena delle preferenze
individuali? E’ sempre vero che non è lecito giudicare le preferenze individuali?
– Ipotesi della massimizzazione del profitto: non sempre le azioni umane sono orientate
al tornaconto
• I limiti dell’homo politicus
– La formazione delle preferenze collettive attraverso i meccanismi politici
– Il funzionamento dell’apparato pubblico
• I costi di transazione  analogia con l’attrito in fisica
• Il ruolo delle aspettative: la politica economica come “gioco”
Le conseguenze delle complicazioni
• Conseguenze dei limiti conoscitivi e informativi
– I limiti cognitivi, interpretativi e informativi di cui soffre lo stato non
rendono possibile prendere la decisione «migliore» (quand’anche essa
fosse in astratto identificabile)
– Second best approach  il «meno peggio»: fare meglio che si può
compatibilmente come i vincoli
– Esempi: la «tassazione ottimale»; la regolazione delle tariffe
• Conseguenza dei limiti motivazionali
– Non è semplice identificare un criterio per stabilire gli obiettivi che sia
valido a-priori
– Non è detto che lo stato – il quale riflette gli equilibri di potere presenti
nella società – sappia, possa o voglia perseguire proprio quegli obiettivi
Contributi recenti
• Economia dell’informazione
– I “fallimenti del mercato” come problemi di asimmetria informativa
– Informazione e “mercati incompleti”
– Asimmetrie informative lungo la catena del valore
– Interazione strategica tra attori del sistema economico
• Economia delle scelte pubbliche
– La costruzione delle preferenze collettive e i meccanismi di voto
– Teoria positiva del comportamento del soggetto pubblico  stato come soggetto self-
interested; «cattura» del regolatore
• Economia istituzionale e analisi economica del diritto
– Istituzioni come «cemento della società»  norme e regole durevoli atte a regolare il
rapporto tra diversi soggetti
– Genesi delle istituzioni  costi di transazione
– Stato e mercato come istituzioni
– Istituzioni economiche e performance dei sistemi economici
– Non solo stato e mercato: capacità delle comunità di auto-organizzarsi e produrre valori
etici e culturali
Contributi recenti
• Economia della regolazione
– Dallo stato visto come antitesi al mercato allo stato inteso come regolatore di processi
che si svolgono nel mercato
– Il funzionamento dei mercati regolati e l’efficacia degli incentivi
• Sociologia economica
– Regolazione dei sistemi territoriali
– Mercato come istituzione radicata nelle reti di relazione sociale
– Interdipendenze cognitive tra gli attori del sistema economico
– Es. fenomeni come l’innovazione tecnologica o le «reti di imprese» non si
comprendono se non attraverso l’analisi delle relazioni sociali che le sottendono
• Sviluppo economico e competitività
– Economia e conoscenza
– Innovazione come motore dello sviluppo
– La competitività come attributo che le politiche pubbliche possono costruire o arricchire
Contributi recenti
• La revisione del paradigma keynesiano
– Nel medio-lungo periodo la politica macroeconomica è inefficace perché viene
neutralizzata dall’inflazione
– Se non cambia la tecnologia, il livello del PIL reale non può cambiare  la politica
economica ha effetti solo sui prezzi
– I mercati anticipano gli effetti previsti degli interventi di politica economica
– Politica economica come «gioco strategico»: l’importanza delle aspettative
– La «critica di Lucas»: è scorretto utilizzare un modello parametrico calibrato sui dati
del passato per comprendere l’esito delle azioni future
• Nuove teorie della crescita
– Teorie tradizionali trattano la crescita come funzione di una variabile esogena (il
progresso tecnico)
– Le teorie della «crescita endogena» mostrano che il progresso tecnologico non è
«esogeno» ma è un processo dinamico il cui corso può essere influenzato (es.
investimenti in ricerca; liberalizzazione dei mercati)
La critica di Lucas
• Il ruolo delle aspettative degli operatori è fondamentale
– La reazione degli operatori all’azione della politica economica non è
«parametrica»
– Vi è un «apprendimento» da parte degli operatori economici, che
imparano ad aspettarsi determinate azioni e ad anticiparne le
conseguenze nelle proprie strategie
• Politica economica come «gioco strategico»
– Il policymaker non può essere considerato come un «deus ex
machina» che opera al di fuori del sistema intervenendo per
modificarlo a proprio piacimento
– La «soluzione al problema di politica economica» deve tener conto di
come gli operatori economici modificano le proprie strategie in
risposta alle «mosse» del policymaker
Una visione moderna (Dixit, 1996)
• L’approccio tradizionale («modello standard»)
– «Principe» come dittatore onnipotente, onnisciente e benevolo
– Sistema economico può essere descritto da modelli parametrici
– Politica economica può governarlo, a patto di disporre di un numero sufficiente di strumenti
(Tinbergen)
• L’approccio moderno mina alla base queste ipotesi
– I lavori sull’ottimo di second best ci hanno fatto comprendere che non è onnipotente.
– L’economia dell’informazione imperfetta ci ha insegnato che non è onnisciente.
– La political economy dice, infine, che non sempre è benevolo.
– La teoria delle aspettative ci suggerisce che il sistema non può essere descritto da modelli
parametrici  il valore dei parametri cambia per effetto delle decisioni di politica economica
• Il «principe» e il «bene comune»
– Non vi è motivo di disperare riguardo al bene pubblico o alla politica economica:
– solo ragioni per metterne in discussione l’ingenuità, e non ritenere che «pubblico» sia
automaticamente sinonimo di «votato all’interesse generale e al bene comune»
Le ragioni dell’intervento pubblico: i “fallimenti del mercato”

• Economia neoclassica ci dimostra che il libero mercato genera la


migliore allocazione delle risorse …
– Efficienza paretiana
– Stimolo alla crescita e al progresso economico
• … ma solo se si verificano alcune condizioni piuttosto restrittive
– assenza di “beni pubblici”,
– Mercati sono estesi ad ogni ambito (assenza di «esternalità»)
– Mercati sono concorrenziali  nessun soggetto detiene un «potere di
mercato»
– Mercati sono completi  informazione perfetta, completa e simmetrica
Le ragioni dell’intervento pubblico: i “fallimenti del mercato”
• Quando queste condizioni non si verificano, si parla di «fallimenti del
mercato» (brutta traduzione dell’inglese «market failure»)
• in queste circostanze i risultati ottenuti da un’economia di mercato sono
(almeno teoricamente) migliorabili …
– Il «laissez faire» ha portato alla crisi del sistema economico (crisi del ’29 etc);
– i risultati dell’economia postbellica, basati sulla combinazione fra stato e mercato,
hanno prodotto risultati molto migliori in termini di crescita, stabilità etc.
– Modello europeo (crescita lenta + sistema di garanzie) vs modello americano (crescita
più rapida, minori garanzie e minore ricerca di «coesione sociale»)
• Tuttavia non è detto che lo stato sappia effettivamente cosa fare, oppure lo
voglia e/o lo possa fare  occorre prestare attenzione anche ai «fallimenti
del pubblico» prima di affermare che la politica economica può migliorare le
cose
– Lo stato non è un soggetto «astratto» che persegue per forza «l’interesse collettivo»
– Lo stato è soggetto a molte delle stesse limitazioni di cui soffre il mercato
– La spesa pubblica si finanza con la tassazione e non può crescere all’infinito
I limiti dell’intervento pubblico: i «fallimenti dello stato»
• Limiti all’autorità: lo stato non è onnipotente
– Legittimazione politica  lo stato è vincolato al rispetto della costituzione e delle leggi
– Limiti derivanti dal contesto internazionale  lo stato agisce entro una cornice di regole e vincoli
che provengono dall’esterno cui lo stato si è volontariamente assoggettato (es. UEM, WTO)
– Lo stato dispone di risorse limitate (es. politica monetaria vs. speculazione)
• Limiti alla capacità di pianificare
– Razionalità limitata, conoscenza imperfetta, asimmetria informativa
– capacità tecniche  l’assenza di motivazione al profitto rende lo stato “strutturalmente più
debole” nell’attrarre capitale umano e risorse di qualità elevata
– Effetti non voluti, es. WS e stimoli di lungo termine alla propensione al lavoro/tempo libero
• Controllo limitato sul processo di attuazione delle politiche («implementation»)
– La macchina burocratica pubblica funziona come ogni «organizzazione complessa»
– Frammentazione del potere
– Inefficienza del settore pubblico  assenza di stimoli di tipo competitivo
• Limiti alla benevolenza: trasparenza e ottimalità del processo politico
– processi decisionali reali vs. «democrazia perfetta»
– l’influenza delle lobby e degli interessi particolari sui processi decisionali pubblici
– «Dittatore benevolente» o «Leviatano» ?
Altre ragioni dell’intervento pubblico
• Correzione degli esiti del mercato per motivi politici
– Beni di merito, «beni comuni»
– Primato attribuito a determinati sistemi produttivi (es. imprese pubbliche o cooperative
vs. private)
– Welfare state e redistribuzione
– Sostegno ai redditi di categorie produttive particolari (es. settore agricolo)
• Efficienza statica vs. dinamica
– Competitività e sviluppo economico
– Politica industriale
• Redistribuzione  correzione degli esiti distributivi
– L’analisi economica dimostra che l’esito del mercato è «efficiente», ma nulla ha da dire
sul fatto che il suo esito sia anche «giusto»
– L’analisi economica dimostra che qualsiasi esito può essere raggiunto dall’economia di
mercato, ma non lo farà «spontaneamente»
• Stabilizzazione macroeconomica
L’importanza delle istituzioni
• Modelli economici, scelte sociali e azione pubblica interagiscono in uno spazio che non è
neutro, ma è regolato dalle istituzioni  le regole del gioco
• La ricerca economica recente ha fortemente enfatizzato l’importanza della sfera istituzionale
nello spiegare le traiettorie dello sviluppo economico, la performance dei sistemi, la loro
durevolezza, capacità di adattamento
Buona e cattiva politica
• La politica economica e i suoi effetti
– Fino a che punto una buona politica può migliorare le cose?
– Una cattiva politica può peggiorare le cose?
– I governi e le autorità possono sbagliare?
• Perché le nazioni «falliscono»?
– L’importanza delle istituzioni e delle «costituzioni economiche» nello spiegare la
performance di lungo periodo delle economie (North)
– Istituzioni «estrattive» e «inclusive» (Acemoglu e Robinson)
– Analisi economica del diritto: disciplina recente che sottopone gli istituti giuridici al vaglio
dell’analisi economica (Posner)
• Alcuni esempi tratti dalla storia lontana e recente
– La Grande Depressione è stata amplificata da errori di politica monetaria
– Corea del Nord vs. Corea del Sud: fino ai tempi della divisione erano un paese
omogeneo in termini di risorse, livello di sviluppo, capitale umano …
– Italia e Spagna sono paesi con fondamentali economici simili, che nel 2011 hanno
attraversato una crisi finanziaria per molti motivi assimilabile: perché i mercati finanziari li
hanno trattati in modo vistosamente diverso?
Spread differenziale con Bund: ITA vs. SPA
Effetto dei tweet di Donald Trump

Tra il serio e il faceto: la banca d’affari JP Morgan ha elaborato il «Volfefe Index» per monitorare l’impatto
delle esternazioni sui social network del presidente Trump
Perché furono gli Spagnoli, e non i Cinesi, a scoprire l’America?

• La risposta è abbastanza semplice, per una decisione della corte imperiale che decise di chiudere le porte della Cina al mondo. Tra il
1405 e il 1431 infatti il paese si era lanciato in una serie di spedizioni navali per esplorare le acque dell’Indonesia e dell’Oceano indiano.
Ma a partire dalla metà degli anni Trenta del Quattrocento questo processo di apertura venne bruscamente interrotto.
• A tale riguardo in La ricchezza e la povertà delle nazioni David S. Landes scrive: “A partire dal 1436 le richieste di assegnazione di nuovi
artigiani ai cantieri navali vennero respinte, così come quelle degli stranieri di rinnovare i diritti consuetudinari, presumibilmente, per
motivi economici. In assenza di un’adeguata opera di costruzione e riparazione, la flotta pubblica e privata iniziò a contrarsi. I pirati
divennero padroni dei mari non più soggetti a controllo (i giapponesi furono particolarmente attivi), e la Cina affidò in misura ancora
maggiore i propri trasporti ai canali interni. Nel 1500 chiunque costruisse una nave con più di due alberi era passibile di condanna a
morte e nel 1525 le autorità costiere ricevettero l’ordine di distruggere tutte le navi di lungo corso e arrestarne i proprietari. Infine, nel
1551 divenne un crimine andare per mare su una nave multialbero, anche per motivi commerciali”.
• L’abbandono del programma dei grandi viaggi, continua Landes, “fece parte di una più generale politica di chiusura, di ritiro dai pericoli
e dalle tentazioni del mare. Tale deliberato ripiegamento su se stessa, un grande punto di svolta nella storia cinese, non sarebbe potuto
giungere in un momento peggiore, in quanto non solo li disarmò a fronte del crescente potere europeo, ma li indusse a ignorare,
sussiegosi e testardi, le lezioni e la novità che i viaggiatori europei avrebbero portato”.
• Le conclusioni di Landes sono nette: “la Cina si chiuse nel suo isolazionismo. Racchiuso, indipendente apparentemente sereno,
ineffabile armonioso, l’Impero Celeste si immerse per altre centinaia di anni nel suo confortevole compiacimento, impervio e
imperturbabile. Ma nel frattempo, il mondo lo sopravanzò”, così tanto che in poco tempo, a partire dalla prima guerra dell’Oppio nel
1839, la Cina fu ridotta, per usare le parole dello storico Piero Corradini, “al rango di semi-colonia”.
• Perché questo precedente storico è importante? Per due ragioni. La prima serve a mostrare come decisioni politiche errate possono
condizionare per secoli la vita di un paese. La seconda perché oggi è possibile che con Xi Jinping ci troviamo di fronte a una seconda
grande scolta nella vita del paese. La Cina di Xi Jinping infatti si sta chiudendo e si sta alienando le simpatie di mezzo mondo. Forse non
è un caso che negli anni passati l’ammiraglio Zheng He fosse celebrato come un eroe nazionale, mentre ora sembra ritornato nell’oblio
nel quale era rimasto per secoli. La Cina che celebrava Zheng He era una Cina che si stava aprendo sempre più, al contrario di quella
odierna che si chiude perché si sente accerchiata e minacciata lungo i propri confini.

• Fonte: www.stroncature.com
Per fare promesse credibili
bisogna avere la faccia giusta
DOING BUSINESS
Il rapporto «Doing Business»
• Che cos’è
– È uno studio comparato che confronta l’ambiente istituzionale in cui si
svolge l’attività di impresa in tutti i paesi del mondo
– E’ promosso dalla World Bank (www.doingbusiness.org)
– Obiettivo: promuovere attraverso il confronto comparativo l’emergere di
«buone pratiche»
• Metodologia
– Si basa su un sistema di indicatori che catturano la maggiore o minore
facilità del fare impresa nei diversi paesi
– Ciascun macro-indicatore si basa su un insieme di indicatori quantitativi
che vengono poi normalizzati per consentire confronti tra paesi ed
apprezzare l’evoluzione storica in ciascun paese
Il sistema di indicatori adottato
Punteggio complessivo
2020
Miglioramenti nel tempo
Un confronto con alcuni paesi EU
AUT DK FRA D ITA NL
Lavoro necessario per pagare le tasse ore
Frequenza scadenze fiscali ore
Scadenze fiscali in un anno n.

Tempo necessario per avviare un'impresa giorni 21 3,5 4 8 11 3,5


Procedure necessarie per avviare un'impresa n. 8 5 5 9 7 4
% del PIL pro-
Costi necessari per avviare un'impresa capite 4,7 0,2 0,7 6,5 13,8 4
Tempo necessario per ottenere un permesso di costruzione giorni 222 64 213 126 189,5 161
% del costo
dello
Costo necessario per ottenere un permesso di costruzione stabilimento 1,1 0,6 3,9 1,1 3,4 3,6
Tempo necessario per ottenere l'allacciamento alla rete elettrica giorni 23 38 53 28 75 102
Tempo necessario per esportare un container giorni 9 19
Costi necessari per esportare un container $ 905 1124
Tempo necessario per importare un container giorni 7 18
Tempo per risolvere una controversia commerciale giorni 397 485 447 499 1120 514
Tempo per risolvere un caso di bancarottta anni 1,1 1 1,9 1,2 1,8 1,1
Tipologie di controlli a carico delle imprese n. 23 97
Di cui ambiente e sicurezza n. 50
Numero di agenzie che possono effettuare controlli n. 16
Di cui ambiente e sicurezza n. 11
Numero di controlli fiscali n. 23
Numero soggetti che possono esercitare controlli fiscali n. 7
Le domande della politica economica
• Quali obiettivi dovrebbe perseguire il sistema economico? Con quali indicatori misurarli? In che
relazione stanno tra loro? Quali sono le priorità in caso di trade-off?
– Efficienza: allocativa, produttiva, dinamica
– Libertà  assenza di coercizione e di abuso di potere
– Equità  eliminazione della povertà
• Il mercato funziona? A quali condizioni? Quali sono gli esiti del suo funzionamento in relazione agli
obiettivi?
– Come si forma il potere di mercato? A quali fattori è legato, e come è possibile contrastarli?
– Il mercato funziona per tutte le tipologie di beni?
– Come si forma il mercato? E’ affidato alla spontanea interazione tra individui o è a sua volta un’”istituzione”?
• Lo stato può intervenire per correggere gli equilibri che il mercato spontaneamente genera?
– Che cosa è lo Stato? Come agisce? Come si formano le sue preferenze e le sue decisioni?
– Come funzionano le politiche pubbliche? Attraverso quali canali e meccanismi esse incidono
• Quali sono i fattori esterni che influiscono sul funzionamento di stato e mercato? La politica
economica può a sua volta influenzarli?
– Tecnologia, preferenze, informazione, aspettative
– Istituzioni economiche, livello di concorrenza, competitività
Il corso di Politica economica e monetaria
• Funzione allocativa dello stato e dell’intervento per correggere inefficienze
associate a concorrenza:
– la teoria dei fallimenti del mercato:
– la teoria dei fallimenti dello stato
• Dove si (dovrebbe) colloca(re) la frontiera tra “stato” e “mercato”?
– interpretazione attraverso la teoria economico-pubblica
– analisi di casi-studio settoriali
• Quali sono gli spazi di azione per la politica macroeconomica?
– Politica monetaria
– Manovra della spesa pubblica
• Collegamenti con altri corsi
– Public economics (LM)
– Economia dell’ambiente
– Economia industriale
– Development economics (LM)
LA MANO INVISIBILE E LA
MANO VISIBILE
Sistemi economici comparati

COMMUNISM: MILITARY
SOCIALISM: FASCISM: DICTATORSHIP:
You have two cows.
You have two cows. You have two cows. You have two cows.
The State takes both of
The state takes one and The State takes both of them The State takes both of
them and gives you the
gives it to someone else. and sells you the milk. them and shoots you.
milk.

BUREAUCRACY: ANARCHY:
CAPITALISM:
You have two cows. You have two cows.
You have two cows.
The state takes both of them, accidentally Either you sell the milk at a fair price, or
You sell one and buy a bull. your neighbors kill you and take the cows.
kills one and spills the milk in the sewer.

REPRESENTATIVE AMERICAN DEMOCRACY:


PURE DEMOCRACY: DEMOCRACY: The government promises to give you two cows if
You have two cows. You have two cows. you vote for it. After the election, the president is
Your neighbors decide Your neighbors pick someone to impeached for speculating in cow futures. The
who gets the milk. decide who gets the milk. press dubs the affair "Cowgate".
Un’economia di mercato?
• L’economia capitalistica: caratteristiche (in astratto)
– Estesa proprietà privata dei mezzi di produzione, intesa come diritto di disporre liberamente di questi mezzi
– Libertà di iniziativa economica: chiunque può liberamente trasformare, comprare o vendere i beni che
possiede; ciò vale in modo particolare per il lavoro
– Ricerca del profitto come principio trainante e pienamente legittimato anche nelle conseguenze meno
desiderabili (es. disuguaglianza)
– Scambio volontario come meccanismo fondamentale per allocare le risorse; mercato come luogo in cui
avviene materialmente lo scambio e meccanismo che lo facilita
– «Mercificazione»  il valore delle cose dipende da quanto si è disposti a pagare per averle
• Ma allora il nostro sistema è “capitalistico”?
– Cosa vuol dire esattamente proprietà? Chi è proprietario delle imprese: l’azionista, il manager, il finanziatore?
– Entro quali limiti il «proprietario» dispone liberamente dei mezzi di produzione? E da dove si originano questi
limiti?
– Mercato come categoria astratta vs. sistema basato su regole che determinano nel concreto in che modo il
surplus generato viene ridistribuito  dietro il concetto astratto di «libertà di iniziativa economica» si nasconde
un sistema basato su principi che sottostanno a relazioni di potere e determinano l’esito del gioco (Stiglitz)
– Fino a che punto il perseguimento del profitto si può considerare la sola molla dell’agire economico degli
individui? (Kahneman, Thaler, Zamagni)
– Ci sono cose che i soldi non possono, o almeno non dovrebbero, comprare? (Sandel)
– Economia sociale di mercato  connubio di mercato capitalistico e «welfare state» (Pellicani)
Modelli alternativi
• La dottrina sociale della Chiesa
– Mette al centro il concetto di “dignità della persona umana” e considera il lavoro come primaria fonte di
realizzazione
– Non nega la proprietà privata né la libera iniziativa, ma sostiene la necessità di disciplinarla in vista del bene
comune
– Principio di sussidiarietà: lo stato dovrebbe sostituirsi il meno possibile agli individui e alle società da questi
create (a cominciare dalla famiglia)
– «Economia di Francesco»: giustizia sociale e «cura della casa comune» devono essere obiettivi integranti e
fondativi dell’agire economico
• L’economia comunitaria
– Enfatizza l’importanza dei «beni comuni» sui quali ogni membro della collettività vanta un diritto all’accesso,
sulla base di principi di reciprocità
– Enfatizza la dimensione collettiva dell’agire umano e tende a negare legittimità all’azione individuale, o
quanto meno a subordinarla all’interesse della comunità
• L’economia socialista
– Sostiene che ogni forma di proprietà privata deriva dall’arbitrio e origina lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo
– Teorizza il primato dello stato sull’individuo e afferma la proprietà collettiva dei mezzi di produzione
– Lo stato ha il compito di programmare e pianificare l’attività economica
Capitalismo o «capitalismi»?
• Esiste «il capitalismo»?
– In nessuna società realmente esistente si è mai osservato un sistema capitalistico
«puro»
– Gli elementi dell’economia capitalistica si mescolano in vario modo con altri principi
ordinatori del sistema economico
• Qualche esempio (Milanovic)
– Capitalismo «liberal-meritocratico»: si è affermato in Occidente, e ha i suoi pilastri nelle
istituzioni della liberal-democrazia, a sua volta ha conosciuto diverse varianti (es. in
funzione del peso del «welfare state», dei modelli di impresa etc.)
– Capitalismo «politico»: si è affermato soprattutto in Asia, e ha il suo pilastro in un ruolo
pervasivo dello stato autoritario sia all’interno che all’esterno della sfera economica;
spesso è il risultato della (parziale) apertura ai meccanismi dell’economia di mercato
all’interno di strutture politiche autoritarie ereditate dal comunismo
La Costituzione Italiana
• Art. 41
– L’iniziativa economica privata è libera
– Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla
sicurezza, alla libertà o alla dignità umana
– La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica
pubblica o privata possa essere orientata a fini sociali
• Art. 42
– La proprietà è pubblica o privata.
– I beni economici appartengono allo Stato, ad enti o a privati.
– La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi
di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di
renderla accessibile a tutti.
– La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge, e salvo indennizzo,
espropriata per motivi d'interesse generale.
– La legge stabilisce le norme ed i limiti della successione legittima e testamentaria e i
diritti dello Stato sulle eredità
La Costituzione Italiana
• Art. 43
– A fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante
espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di
lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a
servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano
carattere di preminente interesse generale.
• Art. 44
– Al fine di conseguire il razionale sfruttamento del suolo e di stabilire equi rapporti
sociali, la legge impone obblighi e vincoli alla proprietà terriera privata, fissa limiti
alla sua estensione secondo le regioni e le zone agrarie, promuove ed impone la
bonifica delle terre, la trasformazione del latifondo e la ricostituzione delle unità
produttive; aiuta la piccola e la media proprietà.
– La legge dispone provvedimenti a favore delle zone montane.
L’art. 41: un peso per il sistema economico?
• Proposta di legge per riformare il testo dell’art. 41
– “L'iniziativa e l'attività economica privata sono libere ed è permesso tutto ciò che non è
espressamente vietato dalla legge”
– Il principio costituzionale del «contrasto all’utilità sociale» viene demandato alla legge, che sola
può stabilire cosa sia in contrasto con l’utilità sociale
– Scomparirebbero i riferimenti alla possibilità che essa venga «orientata a fini sociali» da parte
della programmazione pubblica
– Vincolando all’espresso divieto legislativo le possibilità dello stato di interferire, riducendo il peso
della burocrazia
• Quali potrebbero essere gli effetti di una simile riforma ?
– Effetti positivi: verrebbe ampliata la libertà di iniziativa delle imprese
– Effetti negativi: verrebbe indebolita la possibilità dello stato di controllare i possibili effetti
indesiderati
• Innovazione sostanziale o solo apparente?
– Il diritto della concorrenza è comunque fortemente influenzato dai trattati europei («libertà di
stabilimento»)
– Il peso della burocrazia non dipende dalla previsione costituzionale, ma dal modo con cui
vengono applicate le leggi e dal comportamento della pubblica amministrazione
I sistemi di economia mista
• Economia mista  compresenza di settore privato e pubblico, “divisione del lavoro” fra
pubblico e privato; problema per la politica economica è capire
– Dove si colloca (o è opportuno che si collochi) il confine fra stato e mercato?
– Dove, e con quali modalità è opportuno che lo stato intervenga ?
– Come interferiscono le azioni dei soggetti pubblici con il resto del sistema ?
• Possibili approcci al problema:
– Normativo  che cosa dovrebbe o non dovrebbe fare lo stato? In che modo potrebbe farlo
meglio?
– Positivo  che cosa in concreto fa lo stato, e perché lo fa? Quali effetti ha il suo intervento sul
comportamento del sistema economico?
– Storico  come ha agito lo stato in passato? Con quali risultati?
• Espansione del ruolo dello stato dal dopoguerra agli anni 70; successivamente, graduale
ridimensionamento o comunque assestamento delle dimensioni e del ruolo del settore
pubblico: a quali ragioni ricondurre questo fenomeno ?
– Analisi normativa  sono cambiate le condizioni oggettive della regolazione (tecnologia, livelli
di reddito, preferenze collettive)
– Analisi positiva (political economy)  il bilancio individuale costi-benefici delle politiche
tradizionali è negativo per un numero crescente di soggetti
Importanza del settore pubblico in un’economia moderna
• Il settore pubblico allargato è il principale “datore di lavoro” delle economie sviluppate: circa 20%
del totale è occupato nel settore pubblico
• Lo stato preleva attraverso la fiscalità una fetta pari al 30-45% del Pil e utilizza queste risorse per
finanziare la spesa pubblica e i trasferimenti
• Lo stato detta norme e regola innumerevoli aspetti della vita economica
– Prezzi di numerosi beni e servizi sono spesso regolati dallo stato
– Lo stato disciplina, regola, finanzia una serie innumerevole di attività
– Lo stato sorveglia e garantisce il funzionamento dei mercati
– Lo stato disciplina il modo con cui funzionano particolari mercati (es. mercato del lavoro)
– Lo stato limita certe attività (es. inquinamento), obbliga o promuove certe altre (es. la cultura)
– Lo stato regola o coordina l’azione dei privati (es. pianificazione territoriale)
• Servizi pubblici e infrastrutture sono offerti da enti e strutture che fanno in qualche modo capo al
settore pubblico, o sono da questi regolati e/o finanziati:
– Energia elettrica, gas, teleriscaldamento
– Welfare (sanità, pensioni, istruzione, assistenza)
– Difesa, amministrazione della giustizia
– Telecomunicazioni
– Trasporti
– Servizi ambientali (acqua, rifiuti …)
– Previdenza sociale e assicurazione contro i “rischi sociali”
Occupati nel settore pubblico in alcuni Paesi (%)
Composizione della spesa pubblica in alcuni paesi Oecd – fine anni 90

60
52,4
50,8
50 47,4 48,7 42,7

40 36,7
32,7
% PIL

30

20

10

0
USA JPN D F UK ITA CAN

Consumi pubblici Interessi e altre spese correnti

Trasferimenti Investimenti
Composizione della spesa pubblica in
% del PIL in alcuni paesi EU - 2019
60

50

40

30

20

10

0
Denmark European Union - 27 Finland France Italy Sweden Germany
countries (from
2020)

Somma di General public services Somma di Defence Somma di Public order and safety
Somma di Economic affairs Somma di Environmental protection Somma di Housing development
Somma di Health Somma di Recreation, culture and religion Somma di Education
Somma di Social protection
Spesa pubblica/PIL e PIL pro capite in alcuni paesi OECD, 1970-2010

50

45

40
PIL pro-capite, USD 2005 PPP

35

30

25

20

15

10

-
30% 35% 40% 45% 50% 55% 60%

Austria Germany Italy United States France Norway Netherlands Spain United Kingdom Finland

Fonte: elaborazione su dati Oecd


Determinanti del ruolo dello stato
• Il ruolo dello stato è diverso nei vari contesti storici, geografici
– quantitativamente (es. peso dello stato nel PIL)
– qualitativamente (settori di intervento e modalità di regolazione)
• in funzione di variabili di tipo
– istituzionale  “diritti di proprietà” e costituzionali tipici di ciascuna realtà
– storico  equilibrio fra stato e mercato o fra poteri centrali e locali
– culturale  maggiore o minore propensione a giustificare “le disuguaglianze”
– priorità politiche
• Cosa significa “settore pubblico” ? Distinzione non sempre agevole e chiara !!
– Decisione deve essere ricondotta a un processo politico e non a un atto di scambio
– Potere di imperio  lo stato ha il potere di obbligare o vietare certi comportamenti e di punire
con la forza chi non si attiene alle sue prescrizioni
– Appartenenza universale  l’opzione “exit” non è ammessa, “non ci si può dimettere da
cittadino”
• Diverse interpretazioni del ruolo dello stato pongono l’accento:
– sui “fallimenti del mercato”  il mercato autoregolato perfetto è impossibile
– sulla competizione fra interessi particolari per “catturare” i vantaggi della decisione pubblica e
sulle imperfezioni e i limiti dell’azione pubblica
Le virtù di un’economia “liberale”
• Argomenti a favore dell’economia capitalistica
– La potenza del commercio: perché le civiltà più prospere sono sempre quelle in cui
operano i “mercanti”?
– Scambio è “inclinazione naturale degli esseri umani”; mercato come “mano invisibile”
che coordina efficientemente l’azione di soggetti indipendenti (Smith)
– Il mercato è l’istituzione economica più potente e favorisce la crescita e lo sviluppo più
di qualunque altra istituzione (North)
– Il capitalismo è il sistema più efficiente e vince la concorrenza con gli altri sistemi
(Fukuyama)
– Proprietà privata delle imprese favorisce max efficienza (Grossman e Hart)
– Mercato = selezione naturale e stimolo a dare il meglio di sé (von Hayek)
– Mercato come portatore di democrazia e veicolo di giustizia sociale e dinamica sociale
(mito del “sogno americano”)
– L’intervento pubblico è distorto dagli interessi particolari (Buchanan)
– Gli operatori sono razionali, e se non lo fossero il mercato prima o poi li espellerebbe;
essi anticipano nelle loro decisioni gli effetti delle politiche pubbliche, neutralizzandoli
(Barro, Lucas)
Vizi privati, pubbliche virtù?
• Mandeville e la «favola delle api»
– «Il vizio è tanto necessario in uno stato fiorente quanto la fame è
necessaria per obbligarci a mangiare. È impossibile che la virtù da sola
renda mai una nazione celebre e gloriosa».
– I consumi della classe opulenta trainano la crescita economica e sono
all’origine del benessere di tutti
• Smith e l’apologo del birraio e del macellaio
– «Non é dalla generosità del macellaio, del birraio o del fornaio che noi
possiamo sperare di ottenere il nostro pranzo, ma dalla valutazione
che essi fanno dei propri interessi»
– La critica morale nei confronti del capitalismo viene rovesciata
– L’avidità (intesa come ricerca del proprio tornaconto) non è un peccato,
ma una virtù
Il dogma neo-liberale
• Una ricetta implicita in questo ragionamento:
– Laissez faire: limitare l’ingerenza dello stato nel funzionamento del sistema
– E’ inutile e controproducente cercare di frenare un’inclinazione innata e naturale come
quella di ricercare il proprio profitto; è utile semmai cercare di utilizzare questa
inclinazione per il bene comune
– Resistere alla tentazione di interferire nei meccanismi “automatici” anche se ciascun
privato, pro domo sua, invoca un intervento dello stato a propria tutela  teoria della
“rent-seeking society” (Tullock)
– Occorre affermare, tutelare e difendere la proprietà privata contro i nemici interni
(giustizia civile e penale) ed esterni (difesa nazionale), lasciando che poi il mercato
operi in modo il più possibile automatico
• La teoria dello «stato minimale»
– Compito dello stato è unicamente provvedere a creare, mantenere e garantire il
quadro giuridico e istituzionale
– Definizione ed enforcement dei diritti di proprietà
– Amministrazione della giustizia (almeno di ultima istanza)
– Difesa contro i nemici esterni e garanzia dell’ordine pubblico
I limiti del capitalismo
• Il capitalismo ha sempre avuto una pessima reputazione sul piano morale
– La proprietà privata: fatto “naturale” o atto di sopraffazione ?
– è più facile che un cammello …
– Impresa capitalistica  sfruttamento e alienazione
– Il mercato è sommamente ingiusto nei suoi esiti distributivi
– Prestare a interesse è stato sempre osteggiato e presentato come «farina del diavolo»
– Le remunerazioni dei top manager destano sempre maggiore scandalo
• Periodicamente ha trovato chi ne pronosticava l’imminente fine
– Storicamente, l’apertura al mercato (almeno nel lungo termine) ha pagato, tuttavia
spesso ha portato ad esiti insoddisfacenti o addirittura catastrofici nel breve periodo
– Il mercato genera instabilità: non è vero che corregge automaticamente i
comportamenti non razionali; esso può invece amplificare e gonfiare le “bolle”
– Mercato come sistema che autoregolandosi produce ordine al suo interno, ma genera
disordine nei sistemi esterni (es. ambientale, sociale)
– “Il dito medio della mano invisibile del mercato” (B.Grillo)
– La recente crisi è la dimostrazione che la storia non è finita, e il capitalismo potrebbe
implodere su se stesso (ma anche no!)  «il capitalismo ha i secoli contati»
(G.Ruffolo)
Il mercato come istituzione
• Il mercato come istituzione
– La teoria economica matura in contesti in cui lo stato è l’istituzione
dominante, ma teorizza uno “stato di natura” in cui il mercato
sorgerebbe spontaneamente, per poi essere prevaricato dal potere
imposto con la forza
– Ma questa è una finzione; il mercato è un’istituzione complessa che
nasce ed evolve, non esiste in natura (Polanyi);
– Analogia con il rugby: mercato come “mischia ordinata” (Mc Millan)
– La capacità delle istituzioni di proteggere e governare il mercato non è
scontata (Acemoglu e Robinson)
– l’importanza del “capitale sociale” e della morale: il capitalismo è
capace di un “pensiero forte” in grado di rigenerare un’etica di
comportamento (Zamagni)?
COORDINAMENTO ATTRAVERSO IL GIOCO POLITICO

Istituzioni sovrane
(es. Stato, Ue)
Fornitura diretta di beni pubblici
Norme -Maggioranze politiche Spesa pubblica
Diritti di proprietà -Potere politico Welfare
Autorità

OBIETTIVI DEL SISTEMA


Scelte sociali
Regioni
Comuni Enti pubblici
Voce - voto
Aziende pubbliche
Preferenze Libertà
Tecnologia Istituzioni Equità
Dotazione di fattori miste Efficienza
Aspettative Occupazione
Reddito
Concorrenza Stabilità
Istituzioni economiche Non-profit
associazioni Crescita
Incertezza
Famiglia
Informazione
Impresa
Potere Scelte individuali

Libero Prezzi Mercati e individui


scambio
-prezzi dei beni
-prezzi dei fattori produttivi
-inflazione

COORDINAMENTO ATTRAVERSO IL MERCATO


COSA (DOVREBBE) FA(RE) LO
STATO E PERCHÉ?
Esempi di temi controversi
• Le tasse devono aumentare o diminuire?
• La spesa per il protocollo di Kyoto / accordi di Parigi è giustificata?
• Come finanziare le infrastrutture attraverso il mercato ?
• La spesa per l’istruzione è troppo alta o troppo bassa ?
• Il servizio sanitario sarebbe più efficiente se lo gestissero i privati ?
• Qual è il modo migliore di intervenire nel caso di un monopolio ?
• Sono opportune forme di solidarietà e di condivisione dei costi di certi servizi ?
– Esempio: le tariffe elettriche e ferroviarie
• E’ giusto lasciare fallire una banca come un’impresa qualsiasi?
• Fino a che punto è opportuno che lo stato intervenga per assicurare i cittadini contro
malattie, vecchiaia, invalidità, disoccupazione?
– Incentivo all’efficienza vs. social security
• Concorrenza perfetta non esiste: ma a quali condizioni è sufficiente (“viable”)?
– Concorrenza distruttiva
– Effetti della concorrenza sulla distribuzione delle risorse
– Effetti della concorrenza sulla qualità delle prestazioni, sugli investimenti etc
• Incertezza sugli effetti: la precisione dei modelli
• Disaccordo sui valori: etica utilitaristica, solidaristica, libertaria
Corsi e ricorsi
• Nella storia del pensiero economico (e anche
nell’attuale confronto delle idee) non vi sono idee
unanimi riguardo allo spazio che la politica economica
può o dovrebbe occupare
• Le ragioni del disaccordo:
– Approcci metodologici diversi
– Diverse ideologie politiche (cosa è legittimo che lo stato
faccia? Fino a che punto può invadere la sfera della libertà
individuale?)
– Disaccordo sui criteri di valutazione e sugli obiettivi
Lo stato nella teoria economica: i classici
• La fonte della “Ricchezza delle nazioni” sta nella libera iniziativa e nella concorrenza
(teoria della “mano invisibile”). Lo stato deve esercitare un ruolo minimo e residuale:
– Protezione dalla violenza (monopolio forza militare ed esercizio della giustizia)
– Creazione e mantenimento delle “opere pubbliche” = opere che sono utili alla società, ma tali
che il profitto non potrebbe rimborsarne le spese a un individuo
– Istruzione  prototipo di un’attività con “esternalità positive”
• Reazione al “mercantilismo” e al “corporativismo” delle società di allora
• Nessun riferimento a una funzione “redistributiva”
– Il fatto che esistano ricchi e poveri è un dato di natura ineliminabile
– teoria della distribuzione fondata sulla rendita fondiaria e sulla crescita della popolazione, che
avrebbe comunque compresso i salari al livello di sussistenza)
• Per finanziare le attività pubbliche deve essere utilizzata la tassazione, combinando fra
loro diversi principi:
– Principio del beneficio / controprestazione
– Principio della capacità contributiva
• Ma tutto ciò deve essere limitato al minimo indispensabile: lo stato viene visto come una
“medicina”, un “male necessario”, da assumere a piccolissime dosi:
– La decisione pubblica è manipolabile
– Ottimalità del meccanismo concorrenziale
Lo stato nella teoria economica: i neoclassici
• Utilitarismo (Stuart Mill etc) pone l’accento su nuove dimensioni:
– “Non sempre l’individuo è il miglior giudice dei propri interessi”  paternalismo
– “Interventi che hanno per oggetto atti eseguiti per l’interesse di soggetti diversi da quelli che li
compiono”  embrione del concetto di esternalità
• Viene messo in discussione il modello classico di distribuzione
– Principio delle “pari opportunità” (Tocqueville)
– Tassa preferita da Mill: tassa di successione, proprio perché è di ostacolo all’accumulazione di
“grandi fortune immeritate”
– Principio della “capacità contributiva”  teoria della progressività del sistema fiscale, derivante
dal postulato dell’utilità marginale decrescente
• Economia del benessere
– A quali condizioni il sistema capitalistico di mercato è davvero efficiente?
– Walras, Arrow-Debreu: condizioni di efficienza della “mano invisibile”
– La teoria dei fallimenti del mercato: quando la concorrenza non è “perfetta”
– La teoria dei trasferimenti non distorsivi: fino a che punto si possono separare allocazione delle
risorse e distribuzione della ricchezza ?
– Pigou e il concetto di esternalità
• Finzione: si tratta il mercato come uno “stato di natura”
– Sia classici che neoclassici cercano di affermare cosa lo stato “dovrebbe” fare (e soprattutto
cosa non dovrebbe fare); non ci si chiede “che cos’è” e “perché esiste”
Lo stato nella teoria economica: teorie volontaristiche
• Il problema del coordinamento dell’azione collettiva
• Stato come esito di un processo volontario / cooperativo
– gli individui si accordano per risolvere questi problemi
• in modo consapevole  negoziazione, scambio
• in modo inconsapevole  es. teoria dei giochi ripetuti
– decisioni pubbliche = risultato della “somma delle decisioni individuali”
• Rapporto fra cittadini e stato sottintende uno “scambio”:
– il cittadino accetta di sottomettersi al potere dello stato se è soddisfatto di ciò che lo stato in
cambio gli dà
– Stato opera in quanto consente agli individui di massimizzare la propria utilità
• Stato = risposta alla “domanda di beni collettivi”  funzione di circostanze
storiche e istituzionali
– De Viti De Marco distingue due tipi di stato e di “interesse pubblico”
• “stato assoluto o monopolista”: persegue la propria utilità (l’utilità del sovrano, ma anche il
“benessere collettivo” individuato dall’”economia del benessere”)
• stato popolare o cooperativo: che risulta dall’equilibrio politico e dalla volontà degli individui
e dei gruppi sociali in competizione tra loro
– Modelli che interpretano le istituzioni sulla base della teoria dei giochi
Lo stato e l’economia: approcci politici e sociologici
• Irriducibilità dei fenomeni politici alla razionalità economica
– Polanyi: non è vero che “in principio era il mercato”
– Molti autori, da Einaudi a Hirschman, postulano l’esistenza di una “sfera pubblica” antitetica o
comunque indipendente rispetto a quella privata
• Stato come regolatore dei conflitti sociali
– Wagner: il ruolo dello stato è f dell’aumento della complessità e delle esigenze di coordinamento
delle società sviluppate e alle tensioni che il mercato genera  il ruolo dello stato tende ad
aumentare all’aumentare del reddito
– Peacock e Weisman: il ruolo dello stato tende ad aumentare in modo non continuo in
corrispondenza di fenomeni di rottura (es. guerre)
– Marxisti: lo stato è espressione dei rapporti di potere all’interno della società e interviene per
ostacolare il progredire della “dialettica sociale”
• Stato come espressione del dominio di alcune classi e interessi sociali
– “Comitato d’affari della borghesia” vs. “Leviatano burocratico”
– Strumento di gestione e mantenimento del potere vs. strumento per “occultare” le manovre di
trasferimento di ricchezza, altrimenti fonte di conflitti
– Montemartini: “La classe dominante tende ad affermare i propri bisogni come collettivi,
riversandone il costo sull’intera collettività”
Lo stato e l’economia: keynesiani e anti-keynesiani
• Crisi del ‘29  incapacità del sistema di mercato di “autoregolarsi” garantendo la piena
occupazione delle risorse e il massimo livello di benessere
– equilibrio di sottoccupazione e ruolo della domanda pubblica
– interazione fra fenomeni reali e fenomeni monetari
• I cardini del pensiero keynesiano
– I sistemi economici sono caratterizzati da rigidità strutturali (in particolare l’aggiustamento dei
salari)
– L’azione degli operatori economici è guidata da aspettative che non sono necessariamente
razionali (animal spirits, bolle speculative, manie e mode)
– La funzione della moneta e il comportamento dei risparmiatori nei periodi di crisi  non vi è
garanzia che il risparmio sia investito
– L’aggiustamento dell’offerta e della domanda aggregate non è automatico, “nel lungo periodo
siamo tutti morti”
– Ruolo dello stato è manovrare la spesa pubblica e la politica monetaria al fine di
programmare, stabilizzare e sviluppare l’economia di mercato
• La critica al keynesianismo: dal breve al medio-lungo periodo
– Monetarismo (Friedman)
– Nuova macroeconomia classica (Barro, Lucas)
Lo stato e l’economia: la “teoria delle istituzioni”
• Regolazione ( Governance): problema tipico di qualsiasi azione collettiva
– processo che guida l’insieme delle attività e dei rapporti fra gli attori che attengono alla sfera
della produzione e della distribuzione delle risorse economiche
– e il modo con cui questo insieme di attività e di rapporti viene coordinato
– le risorse connesse vi sono allocate
– i conflitti reali o potenziali vengono strutturati, ossia prevenuti e composti
• Principi di regolazione si basano su tre criteri:
– autorità  la regola si segue perché una forza superiore la impone
– reciprocità  la regola si segue perché vi è un accordo fra le parti
– condivisione dei valori  la regola si segue perché la si ritiene “giusta”
• Istituzioni si basano su vari mix alternativi dei tre “principi - base”
– Nessuna istituzione reale utilizza i principi in forma “pura”
– Anche il mercato reale è un’istituzione  il “mercato autoregolato” dei modelli di equilibrio
generale alla Arrow-Debreu è un’astrazione
– I principi si combinano fra loro in modo dinamico
• visione deterministica (Williamson, North, Schotter): “selezione naturale” premia le istituzioni più
efficienti  min costi di transazione;
• visione non deterministica (es. Crozier): istituzioni come “costrutto umano” imperfetto
• Sistema sociale ed economico come “organizzazione debolmente legata”
Il ruolo dello stato nella teoria economica:
la sintesi di Musgrave
• Stato come soggetto caratterizzato da
– appartenenza universale  non ci si può “dimettere da cittadini” (se non con dei costi
estremamente elevati: es. emigrazione, e comunque anche emigrando ci si sottomette a un
altro stato nel quale si emigra)
– monopolio dell’uso legittimo della violenza  lo stato può costringere gli individui ad agire
anche contro la propria volontà
• E che è governato da processi politici e meccanismi di controllo peculiari:
– esigenza di controllare la fonte del potere dello stato e il suo impiego
– rapporto fiduciario con società  non  controprestazione fra “dare” e “avere”
• performance non misurabile  no incentivi a max efficienza
• Ma per questa ragione gode di un “vantaggio comparato” nell’esercizio di determinate
attività ( caratterizzate da “fallimenti del mercato”)
– lo stato è in grado di garantire performance migliori (o secondo un qualche metro “oggettivo”, o
almeno secondo quello della parte della collettività che sostiene le sue decisioni)
– e dunque può godere della legittimazione a intervenire “al posto del mercato”
• Tuttavia, essendo a sua volta un’organizzazione imperfetta, l’equilibrio non è mai definitivo
La contro-riforma neo-liberale
• Il pensiero liberale
– Von Hayek: il mercato come luogo della libertà
– Nozick e la teoria degli entitlements: un esito è «giusto» se discende da azioni compiute in
modo legittimo
• La scuola della public choice
– Rilegge l’azione pubblica sulla base di postulati individualistici  lo stato è fatto da uomini le
cui motivazioni sono identiche a quelle degli altri
– Teoria della “rent-seeking society”: gli individui cercano di procurarsi delle fonti di “rendita” 
protezione contro la concorrenza, che lo stato può assicurare loro esercitando l’uso legittimo
della forza
• Crisi fiscale dello stato
– La pressione fiscale non può crescere oltre certi limiti  «costo opportunità dei fondi pubblici»
è crescente, fino a diventare insostenibile
– La spesa pubblica non può quindi superare nel lungo periodo questi stessi limiti; tendenza della
politica ad ignorarli porta a un accumulo del debito
• La scuola monetarista e delle aspettative razionali
– L’intervento pubblico può influenzare il mercato solo nel breve termine
– Alla lunga, gli operatori economici imparano ad anticiparne gli effetti
– L’intervento pubblico è come una medicina, cui il sistema economico può assuefarsi
– meccanismo sempre più veloce  il «breve periodo» è sempre più breve
Crisi dell’ideologia neo-liberale
• Il modello economico «neo-liberale»
– «Washington consensus» e modello di politica economica neo-liberale si basa sul
presupposto che la capacità dei mercati di autoregolarsi sia molto maggiore di quanto
si supponesse
– Questo varrebbe in particolare per il mercato finanziario, da qui la «deregulation» che
lo ha caratterizzato negli ultimi 30 anni
– Parola d’ordine: privatizzare, liberalizzare, de-regolamentare
– Delega alla politica monetaria per risolvere le (temporanee) crisi di breve periodo
• La crisi del 2008: uno spartiacque
– La Grande Crisi rivela l’illusorietà di molte di queste premesse
– Dalla «crisi finanziaria» alla «grande recessione»
– Riprendono fiato teorie «interventiste», ma la politica economica si ritrova con armi
spuntate: quelle tradizionali non funzionano più così bene, anche perché la «crisi
fiscale» impone maggiore disciplina alle finanze pubbliche
Modalità della politica economica
• Politiche microeconomiche
– Si indirizzano a facilitare il funzionamento dei mercati o a influenzare singole parti del
sistema economico, condizionando direttamente il comportamento degli attori
– Oppure, cercano di definire il quadro delle regole entro le quali si può esplicare il
meccanismo del mercato
– Abbracciano interventi di tipo “allocativo” e “distributivo”
• Politiche macroeconomiche
– Cercano di influenzare il livello della domanda aggregata, il sistema dei prezzi, il tasso di
interesse, il tasso di cambio, il tasso di crescita
– interventi che attengono al bilancio pubblico e alla politica monetaria
• Evoluzione storica
– Dal dopoguerra agli anni 70, prevalenza delle politiche “macro” (tradizione keynesiana e idea che
la politica macro possa esercitare effetti su livelli di occupazione e di ricchezza)
– A partire dagli anni 70, la politica “micro” ha guadagnato considerazione, nella consapevolezza
che le politiche macro non esercitano effetti durevoli, mentre occorre agire sul potenziale di
crescita dell’economia
Politiche microeconomiche
• Pluralità di obiettivi …
– Promuovere l’ambiente in cui opera il mercato (es. infrastrutture)
– Sostenere selettivamente questa o quella branca dell’economia, nel presupposto che
lo stato sappia meglio degli operatori economici come allocare efficientemente le
risorsa
– Incentivare specifici aspetti del processo produttivo
• … e di strumenti:
– “Stato minimale”: definizione e attribuzione dei diritti di proprietà, amministrazione della
giustizia e difesa
– Regolazione dei comportamenti privati ( limiti alla totale libertà di disporre dei propri
beni e intraprendere attività)
– Spesa pubblica per il finanziamento di consumi collettivi
– Produzione di beni pubblici
– Incentivi e sussidi, discrezionali o automatici
Politiche macroeconomiche
• Politica del bilancio pubblico:
– punta alla stabilizzazione macroeconomica, manovrando i saldi della spesa pubblica al fine di
generare effetti moltiplicativi sull’economia reale
– Punta a influenzare il livello del reddito nazionale (PIL) e dell’occupazione
• Politica monetaria:
– persegue la stabilità del livello dei prezzi
– Cerca di influenzare l’equilibrio dei mercati finanziari, attraverso la manovra dell’offerta di
moneta e dei tassi di interesse
• Politica del tasso di cambio
– Cerca di influenzare le ragioni di scambio dell’economia nazionale
– Indirettamente, incide sui livelli di attività economica, attraverso gli effetti sulle esportazioni,
importazioni e inflazione
• Politica dei redditi
– Cerca di arbitrare la contesa tra le parti sociali per appropriarsi del valore aggiunto del
processo economico, contenendo gli esiti socialmente indesiderati di questa contesa
(inflazione
– Si esplica tipicamente attraverso la moral suasion, la concertazione, ma anche attraverso la
disciplina dei mercati finanziari e del lavoro
Una distinzione superata?
• Nuove teorie macroeconomiche sono “micro-fondate”
– Esempio: il mercato del lavoro
– Esempio: la “crescita endogena”
– Esempio: le decisioni di investimento e di risparmio
• I parametri rilevanti su cui si fonda il modello macroeconomico dipendono
da variabili microeconomiche
– Esempio: il “markup” è influenzato dal livello di concorrenza
– Esempio: il ruolo delle infrastrutture e dei beni pubblici nel determinare il tasso di
produttività dell’economia
• Performance del sistema economico e istituzioni
– Molte variabili economiche, nel breve e nel lungo periodo, sono influenzate
dall’ambiente istituzionale e dal sistema di regole del gioco
Letture di riferimento
• Testi di base
– Benassy-Guére et al., capp. 1-2
• Letture di approfondimento
– D.Acemoglu, J.Robinson, «Perché le nazioni falliscono», Saggiatore, Milano
– J.Plender, La verità sul capitalismo, Bollati Boringhieri, 2015
– J.Stiglitz, Il ruolo economico dello stato, il Mulino, Bologna
– R.Fowles, Il Capitalismo, il Mulino, Bologna
– F.Pulitini, Tra stato e mercato. Libertà, impresa e politica nella storia del pensiero
economico da Adam Smith a Ronald Coase, IBL Libri, 2011
– S.Rossi, La politica economica in Italia, 1970-2010, Laterza
– K.G. Persson, Storia economica d’Europa. Conoscenza, istituzioni e crescita dal 600
d.C. a oggi, Apogeo, 2011
– V.Zamagni, Perché l’Europa ha cambiato il mondo, il Mulino
– L.Pellicani, La genesi del capitalismo e le origini della modernità, Rubbettino, 1992
– L.Codogno, G.Galli, Il merito negato, Il Mulino, 2021

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