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DI FABRIZIO DE ANDRE’

Biografia dell’autore
Fabrizio de Andre' nacque a Genova il 18 Febbraio 1940 e morì a Milano l' 11 Gennaio 1999
all'età di 59 anni. Visse inizialmente nella campagna astigiana a Revignano D'Asti, poi nella
Genova del dopoguerra. Frequentò alcuni corsi di lettere e altri di medicina presso
l'Università di Genova prima di scegliere la facoltà di Giurisprudenza, ma a sei esami dalla
laurea decise di intraprendere una strada diversa: la musica. Oltre che cantautore fu anche
un grande poeta, riservato e poco portato a entrare nel ruolo della star; i suoi primi brani,
infatti, sono del 1958, ma il grande pubblico si accorse di lui solo nel 1965.
I suoi testi parlano di emarginati e sconfitti o affrontano temi sociali ed esistenziali, sostenuti
da una musica che è nello stesso tempo dentro e fuori la tradizione italiana e sa far proprie
le suggestioni della canzone francese, delle ballate medioevali, del rock e del folk. De Andrè
ha collaborato con molti cantanti e musicisti, tra cui Francesco De Gregori, lasciandoci
canzoni indimenticabili.

LA GUERRA DI PIERO
Storia e significato
La Guerra di Piero, brano scritto nel 1963, fa parte del terzo LP inciso da De Andrè, quello in
cui più si avverte l'influenza dei cantautori francesi tra cui Georges Brassens.
Per scrivere questo brano, si ispirò ai racconti di uno zio sopravvissuto alla prigionia in un
campo di concentramento durante la Seconda guerra mondiale.
La Guerra di Piero è un'efficace presa di posizione contro l'inutilità della guerra: dalla fine
della Seconda guerra mondiale in poi, dato l’elevatissimo numero di perdite che essa causò
in tutto il mondo, il giudizio sulla guerra da parte degli artisti divenne fortemente critico; non
vi è stata voce che non ne abbia condannato la stupidità, la disumanità e soprattutto
l’inutilità. Questa celebre canzone del cantautore genovese non è incentrata sul gesto
temerario dell’eroe che perde la vita per la patria in un’impresa militare rischiosa, bensì sul
gesto coraggioso e istintivo di un soldato che, per non veder morire il nemico, esita a
sparargli e questa esitazione gli costa la vita.
Testo

Figure retoriche
METAFORE: l'inferno al v. 10 e l'anima in spalle al v. 21
IPERBOLE (esagerazione di una descrizione della realtà tramite espressioni che
l'amplifichino, per eccesso o per difetto): "parole / troppo gelate per sciogliersi al sole" dei vv.
51-52;
ANASTROFE (consistente nell'inversione dell'ordine abituale di un gruppo di termini
successivi): "dei morti in battaglia ti porti la voce" etc.
ANAFORE: "fermati Piero, fermati adesso" (v. 13), "sparagli Piero, sparagli ora" (v.25),
"cadesti a terra senza un lamento / ... / cadesti a terra senza un lamento" (vv. 37-41), "dentro
alle mani stringevi il fucile / dentro alla bocca stringevi parole" (vv. 50-52)
ANTITESI (contrapposizione di idee espressa mettendo in corrispondenza parole di
significato opposto o in contrasto): “Non è la rosa, non è il tulipano,…ma sono mille papaveri
rossi”.
ANADIPLOSI (ripetizione di uno o più elementi terminali di un segmento di discorso, all'inizio
del segmento successivo): “vedere, vedere gli occhi”.
RIMA DERIVATIVA (tra due parole di stessa etimologia): “esangue/sangue”.
POLISINDETO (sequenza marcata da congiunzioni): “e ti accorgesti / e non ci sarebbe”
SINESTESIA (consiste nel trasferire un tipo di sensazione a un altro appartenente ad altro
dominio sensoriale): “stringevi parole”
PERSONIFICAZIONE: il fiume

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