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Analizzate il fenomeno del riformismo illuminato mettendo in luce le esigenze dalle quali esso nasce, gli intrinseci limiti

che esso presenta e le contraddizioni che minano i programmi dei riformatori.


Il Settecento un secolo caratterizzato dalla diffusione di un fenomeno definito riformismo illuminato, il quale attecch in numerosi stati europei a seguito di svariati interventi, da parte dei sovrani stessi, in diversi ambiti, quali amministrativo, fiscale, militare e religioso, col fine di raggiungere la felicit pubblica. Questa tendenza a modernizzare il proprio stato grazie allattuazione di queste riforme fu dovuta allemulazione dellassolutismo francese, il quale divenne il modello per eccellenza del dispotismo illuminato, ovvero della nuova forma di governo instaurata dai sovrani riformatori: fu proprio il desiderio di dare vita a un governo assolutistico che spinse molti sovrani a trarre ispirazione dalle idee illuministe francesi, che presero sempre pi piede in Europa nel corso del Settecento. Infatti, il governo francese venne preso a modello poich risultava essere notevolmente pi stabile grazie allaccentramento totale del potere nelle mani del re e alla drastica diminuzione dellinfluenza delle assemblee dei ceti o ordini (lalta e bassa nobilt, le citt e, nei paesi cattolici, il clero); contrariamente a quanto accadeva in Francia, queste ultime, allinterno degli altri stati europei, assumevano un ruolo determinante nella gestione dello stato, soprattutto in ambito fiscale, impedendo al sovrano di esercitare il proprio potere in maniera completa. Di fatto, il problema centrale dei regimi assoluti europei era quello relativo all'amministrazione finanziaria e fiscale, poich le numerose forme di subappalto delle imposte e le diverse forme di esenzione fiscale avevano inflitto fino a quel momento un duro colpo alla loro economia, indebolita ulteriormente dalle guerre di successione verificatesi durante la prima met del 1700. Per questo motivo le monarchie assolute avvertirono lesigenza di introdurre maggiore efficienza e razionalit nell'amministrazione, con labolizione del sistema dei privilegi fiscali di cui godevano la nobilt e il clero, dal momento che lo stato non poteva progredire perch la sua economia era ancora vincolata dai privilegi feudali ed ecclesiastici ed era ulteriormente aggravata dalla presenza di dazi troppo elevati.

Allo stesso tempo, questo programma denso di riforme presentava evidenti contraddizioni, proprio perch da una parte continuava ad esistere lincessante conflitto tra lautorit del sovrano e lautorit del clero, della nobilt e degli altri ordini, dallaltra il sistema sociale dellepoca, nonostante i molteplici tentativi, era rimasto invariato, lo stesso dellantico regime, essendo ancora fondato su questi stessi ceti. Nonostante ci, per poter ovviare al problema fiscale, venne introdotto il catasto, un registro dei beni immobili con lindicazione dei loro proprietari e del loro valore al fine dellimposizione. La realizzazione di un catasto risultava essere assai complessa e dispendiosa, ma allo stesso tempo permetteva una crescita del settore agricolo, consentendo ai proprietari terrieri di investire i propri prodotti senza essere oppressi dal peso fiscale. Esso fu realizzato in Italia, inizialmente presso i domini dei Savoia tra il 1699 e il 1731, a Napoli nel 1741 (senza avere successo) e nel 1718 a Milano (dove venne sospeso nel 1733 a seguito dello scoppio della guerra di successione polacca). Successivamente, nel 1749 per opera di Pompeo Neri, sempre a Milano venne istituito un nuovo catasto, definito teresiano poich commissionato da Maria Teresa, imperatrice dello stato asburgico, la quale attu un lungo processo di modernizzazione allinterno di tutto il suo impero, rinnovando le strutture politiche, militari e fiscali. Infatti, Maria Teresa, a seguito dei conflitti con gli stati rivali, costru un esercito permanente e intensific lapparato fiscale, attuando una riscossione dei tributi pi efficiente grazie allaiuto di un corpo di funzionari nominato per riscuotere tasse ed esercitare funzioni precedentemente svolte dagli aristocratici o dagli ecclesiastici. Inoltre, le riforme colpirono anche la sfera religiosa, con labolizione di molteplici ordini religiosi, ritenuti inutili, soprattutto durante il regno del suo successore, Giuseppe II, il quale proclam una generale tolleranza e attu il giuseppismo, una riforma radicale dei rapporti tra stato e Chiesa, con l'obiettivo di creare uno stato unitario. La politica ecclesiastica dei sovrani riformatori venne messa in atto in diversi stati europei, intaccando gli ordini religiosi definiti parassitari, le cui terre vennero messe in terra; in particolare, fu preso di mira lordine dei gesuiti, il quale venne abolito in tutta Europa verso la fine del Settecento. Questa serie di provvedimenti pu essere ricollocata al fenomeno del giurisdizionalismo, il cui obiettivo era la sottomissione della chiesa al potere del re e, nello stesso tempo, il miglioramento del livello culturale del clero. Difatti, la chiesa si vide privata di diversi diritti e privilegi (oltre a quelli di natura fiscale), quali i tribunali ecclesiastici, il tribunale dellInquisizione, la censura della stampa, il monopolio religioso dellistruzione, linalienabilit delle propriet terriere di conventi e monasteri e il relativo diritto di manomorta, ovvero linalienabilit dei possessi ecclesiastici, la quale impediva la

circolazione dei beni. Uneccezione relativa a questo tentativo di sottomissione si verific a Napoli, sotto il regno di Carlo di Borbone: infatti, il potere dei ceti feudali e della chiesa erano ben radicati nel Regno di Napoli, impedendo al re Carlo di esautorare lautorit ecclesiastica. Inoltre, si verificarono delle innovazioni anche nel settore economico, come la costruzione di strade, il finanziamento delle bonifiche e dei disboscamenti, la circolazione interna dei grani e la soppressione delle corporazioni. Ulteriori riforme furono, nel campo della societ civile, listituzione dellistruzione elementare obbligatoria, la libert di culto e di stampa, labolizione della pena di morte e della tortura. Queste ultime vennero attuate in maniera assai rigorosa nel Regno di Prussia per opera di Federico II: infatti, egli promosse un elevamento culturale dei funzionari statali, unestesa istruzione di tutti i suoi sudditi e mitig il diritto penale abolendo la tortura; per di pi, rese il proprio esercito permanente, consentendo cos lannessione della Slesia e della Prussia Occidentale e sostenette la colonizzazione e limmigrazione da altri paesi, seguendo una politica popolazionistica. Infine, Federico II tent di migliorare le condizioni di servit dei contadini, ottenendo per scarsi risultati, poich i servi appartenevano agli aristocratici, i quali erano i membri dellesercito prussiano; di conseguenza, limperatore non poteva intaccare pi di tanto i loro privilegi, essendo la Prussia una potenza esclusivamente militare. Un medesimo tentativo di rinnovamento delle strutture sociali venne effettuato da Caterina II di Russia, il cui impero, a differenza degli altri stati Europei, era in unestrema condizione di arretratezza. Tuttavia, le riforme della zarina, improntate sulle idee illuministe diffuse da Montesquieu e da Diderot, consentirono di dare vita a un lento processo di rinnovamento, che permise la libert di stampa, unistruzione pi estesa e la riforma del diritto penale. Ma ci che imped a Caterina di completare questo programma innovativo fu la servit della gleba, la cui abolizione era inattuabile, essendo alla base della societ russa. A fronte di tutte queste riforme elencate e dei risultati ottenuti, possiamo attestare che le buone intenzioni del riformismo illuminato, propenso a conseguire la felicit pubblica, risultarono essere un pretesto valido per giustificare la centralizzazione del potere a cui miravano i sovrani. Difatti, non si ottennero i risultati sperati, dal momento che tutte le innovazioni non solo furono effettuate per ragioni di stato, ma si scontrarono con la misera situazione economica del popolo, danneggiata ulteriormente dai conflitti interni con laristocrazia e il clero

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