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Alessandra Nitti

Della scrittura di viaggio


Introduzione

Della scrittura di viaggio è un brevissimo compendio che si pro-


pone di essere conciso e pratico. È rivolto a chi ama viaggiare e so-
pratutto ama osservare, imparare e divulgare.
Sempre più riviste e blog di viaggio trattano le destinazioni come
una lista di must see, dimenticando che ogni angolo del nostro ma-
gnifico pianeta ha alle spalle migliaia di anni di storia, vite di persone
come noi, scelte politiche particolari e milioni di interazioni con il
resto del mondo.
Se sei un compilatore di elenchi, puoi anche lasciar perdere questo
mini manuale.
Se, invece, per te il viaggio è prima di tutto comprensione della
cultura ospitante, se vuoi colorare le tue narrazioni di colori e suo-
ni, se vuoi scoprire come creare un’atmosfera palpabile nel quale il
lettore si immerge, se vuoi far vibrare le tue parole e desideri che
prendano vita, allora continua pure la lettura.
Nelle prossime pagine troverai 15 esercizi nati da un’attenta os-
servazione della letteratura di viaggio – cartacea e online – e da una
lunga esperienza.
Saranno seguiti da tre appendici di “buona scrittura”, tratte dalle
tecniche narrative. Perché anche la scrittura di viaggio è scrittura
creativa quando non è una sterile lista, e molte regole valide per i
romanzi e i racconti possono tornare utili anche nella narrativa di
viaggio.
Ogni esercizio è seguito da un brano di esempio, per una semplice
ragione: vorrei che la teoria venga subito messa in pratica. I resocon-
ti riportati sono dei grandi scrittori di viaggio quali Terzani, Rumiz,
Thubron e molti altri, nonché alcuni dei miei brani pubblicati sulle
riviste Latitudes Life e Turisti per caso.
Alessandra Nitti

Come funziona
Della scrittura di viaggio ?

Prima di iniziare a leggere compra un quaderno o prepara un


file word apposito – a me piace sempre compilare le prime bozze a
mano, è un feticcio personale!
Impegnati ogni giorno per i prossimi quindici a comporre uno dei
seguenti esercizi, dopo aver letto la teoria e aver analizzato il brano
riportato a mo’ di esempio. Non correre, non c’è bisogno di comple-
tare gli esercizi tutti insieme, per quanto brevi siano.
La scrittura è un piacere che va snocciolato giorno per giorno e un
processo che dura tempo.
Ogni giorno, con regolarità – ti consiglio di scegliere un orario a
te congeniale e silenzioso, che potrà essere la mattina presto quando
tutti dormono, la notte o la pausa pranzo – dedica qualche momento
al tuo apprendimento. Spesso bastano anche solo sessioni da 45 mi-
nuti per fare miracoli. L’importante è essere costanti.
Nel tempo libero leggi articoli e libri di viaggio – anche questo fa
parte dell’allenamento.
Alla fine dei quindici giorni avrai uno o più racconti e anche una
certa dimestichezza. Una volta trovata la tua voce, sarai molto più
rapido e preciso.
Ultima raccomandazione: non dimenticarti di divertirti. La scrit-
tura è, prima di tutto, un piacere.

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Della scrittura di viaggio

Esercizio 1
La passione

Moltissime delle azioni che compiamo ogni giorno hanno una


sorgente speciale: la passione. Sembra magia, il tempo si annulla,
i pensieri sono focalizzati sul presente, siamo sereni, in un perfetto
paradiso interiore. Succede con le cose più svariate, che possono es-
sere piccole e quotidiane o grandi come alcuni sogni.
Spesso, è così anche per il viaggio. Ci spostiamo per motivi di-
versi, per sete di conoscenza, per voglia di staccare, per immergerci
in un’altra dimensione, per assaggiare nuove esperienze sensoriali.
Ogni avventura offre a ognuno di noi elementi che ci faranno battere
il cuore più di altri e possono essere di qualsiasi natura. Forse nel
viaggio vai alla ricerca della storia di un luogo, oppure hai un occhio
di riguardo per il cibo. Preferisci parlare con i locali anziché visitare
gli spot turistici, studiare la lingua oppure prediligi la natura.
Apri il tuo diario di bordo e sotto la voce “esercizio uno” segna le
tre cose che ti attirano di più quando viaggi, e subito dopo appuntane
il motivo e cosa ti inducono ad imparare volta per volta. Durante la
prossima storia di viaggio che scriverai, uno di questi tre elementi
potrebbe diventare il tema principale.
Mettiamo caso che ami assaggiare i cibi più strani di ogni cultu-
ra, e il motivo è che sei alla ricerca di esperienze uniche difficili da
sperimentare nel tuo paese d’origine. Questo sarà il nucleo del tuo
prossimo articolo di viaggio.

Appunti da Noryangjin
di Jonathan Gold per la rivista Gourmet

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Alessandra Nitti

(…) I coreani favoriscono le specie verso i gradini più bassi della


catena alimentare, così mentre vedrete occasionalmente tonni rossi
o salmoni a Noryangjin, essi sono di gran lunga superati da cor-
vine, vongole spumeggianti e polpi giganti le cui braccia sono più
lunghe di quelle di Shaquille O'Neal. Scorgerete anche chilometri di
vasche con cibo vivo, molte delle quali sono piene delle solite ara-
goste, gamberi e granchi, ma anche pesci di ogni tipo e una serie
sconcertante di roba da fondo del mare i cui usi sono difficili da im-
maginare. (È difficile sapere quali siano i germi di mare più allar-
manti – quelli che assomigliano un po' a verruche, ananas pulsanti,
o quelli rosa che sembrano falli non circoncisi, fino alla fessura on-
dulata all'estremità del corpo).
C'è una grande area per le aste al secondo piano del mercato di 24
ore, ma quasi tutte le bancarelle al piano terra sono pronte ad affet-
tare qualsiasi pesce in sashimi per voi sul posto – o meglio ancora,
a mettere i vostri acquisti in sacchetti di plastica e a indicarvi uno
dei ristoranti di pesce simili a grotte che fiancheggiano l'estremità
nord del complesso, dove ti serviranno il sashimi nel tradiziona-
le stile coreano con foglie di sesamo, pasta di fagioli, peperoncini
affettati e aglio crudo, e trasformeranno il resto della creatura in
un calderone ribollente di zuppa di pesce piccante e rosso vivo. Ag-
giungete qualche granchio blu coreano al vapore, qualche gambero
grigliato, un po' di kimchi e una bottiglia o due di soju e avrete la
migliore colazione coreana del mondo. (…) 

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Della scrittura di viaggio

Esercizio 2
Il conosciuto

Non serve andare dall’altra parte del mondo per scrivere un buon
reportage di viaggio. A volte, ciò che si nasconde dietro l’angolo di
casa può sorprendere noi e un eventuale lettore. Inoltre, posso ag-
giungere con orgoglio, siamo gli abitanti di uno dei Paesi più belli
e più ricercati del mondo. In Italia quasi non esiste un luogo senza
bellezze naturali, culturali, storiche, artistiche ed enogastronomiche.
Scrivere delle nostre terre può richiamare visitatori interessati sia
dall’Italia che dall’estero.
Per di più è anche un buon modo per iniziare senza dover atten-
dere quelle due settimane di agosto e partire insieme a tanti altri
turisti. Possiamo aprire la porta di casa in questo momento, o il pros-
simo fine settimana, ed iniziare ad esplorare i dintorni. Non solo per
scriverne ma anche per viaggiare “in piccolo” ogni giorno.
Per iniziare ti do questo compito: questa settimana nel tempo libe-
ro inizia a girovagare per la tua città o regione, se necessario fai delle
ricerche e alla fine scrivi massimo 3 descrizioni ognuna di 300 parole
sul: tuo quartiere, su un museo della tua città e su un ristorante, il
tutto usando uno stile evocativo e sensoriale. Cioè, non essere aset-
tico e non compilare una sterile lista di cose da vedere, bensì prova a
narrare a tutto tondo l’esperienza che l’eventuale lettore potrà avere
se visiterà i posti da te descritti.

Pitigliano: la piccola Gerusalemme della provincia di Grosseto


di Loriana Lucciarini per Gli scrittori della Porta accanto

Un giorno d’estate, con un cielo mutevole ma cristallino, decido di


fare una bella escursione a Pitigliano.
Pitigliano è un comune della provincia di Grosseto, in Toscana, dal

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caratteristico centro storico e dalla storia antica. È una delle città


del tufo di quest’area (la valle del Fiora, che comprende anche città
come Sorano e Sovana), ed è forse la più bella.
Nota anche come la piccola Gerusalemme, per la storica presenza
di una comunità ebraica che qui ha una propria sinagoga, visitabile
previo biglietto d’entrata, Pitigliano ha origini che si perdono nel-
la notte dei tempi. Si suppone che l’origine sia ancora antecedente
rispetto al periodo etrusco–romano, anche se è di quel periodo una
leggenda. Questa storia narra che la città venne fondata da due
giovani, Petilio e Celiano: il primo era della gens Petilia, il secondo
apparteneva alla famiglia etrusca dei Celes Vibenna. I due rubaro-
no la corona d’oro dal tempio di Giove Stator, a Roma, per portarla
sulla rupe di Pitigliano. Ma quando furono lì la bellezza del posto
li catturò così profondamente che vi rimasero e fondarono la città.
La necropoli del Gradone, situata a valle del borgo, del periodo tra
il VII e il VI secolo a.C., la necropoli di San Giovanni, risalente alla
metà del VI sec. A.C., oltre ad alcune tombe del II secolo a.C., la
necropoli di San Giuseppe, lungo la strada che porta a Sovana, ri-
salente tra il VII e il VI sec. a.C.
C’è poi il sito di Poggio Buco, fiorente città etrusca abitata sin dalla
tarda età del Bronzo (XII sec. a.C.) e, infine, il sito di Morranaccio,
insediamento archeologico che conserva tracce di un insediamen-
to frequentato dall’età del Bronzo fino all’epoca etrusco–romana:
sono visibili resti di antichi pozzi, tombe e grotte rupestri, oltre ai
ruderi – questi ultimi di epoca medievale – del Castello. (…)

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Della scrittura di viaggio

Esercizio 3
Trovare le prime parole

A volte succede che non si sa come iniziare un articolo – o un rac-


conto di qualsiasi altra natura. A parer mio, l’incipit è sempre la par-
te più difficile. Dopo aver scritto la prima frase, però, il resto sgorga
dalle dita con facilità. Per aiutarti puoi iniziare compilando un testo
come il seguente che naturalmente, se non ti soddisfa, potrai modifi-
care in seguito durante la fase di revisione (della quale ti parlerò alla
fine di questo manuale).

«Sono appena tornato/a da _____ La mia esperienza più memo-


rabile è stata _____ perché _____. Questa esperienza mi ha inse-
gnato che _____.»

È una sorta di pagina di diario che ti darà la spinta iniziale per tro-
vare l’ispirazione e che poi espanderai a tuo piacimento o seguendo
gli esercizi elencati di seguito.
Continua inserendo un aneddoto personale e avvincente che farà
da ponte tra il lettore e questo luogo. Non dilungarti troppo, direi
sulle 200/300 parole.

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Alessandra Nitti

Esercizio 4
Un tipo di incipit

Se hai compilato l’esercizio tre, hai già un paragrafo che utilizze-


rai come base. Hai anche un aneddoto personale che avvicina sia
te, autore, che il lettore al centro della storia. Partendo da questo
avvenimento o da uno simile dello stesso viaggio, crea un incipit in
medias res. Su internet, dove la qualità narrativa non è molto spesso
al primo posto, un articolo di viaggio può iniziare con «Siamo partiti
il 21 dicembre da Roma e atterrati 12 ore dopo a Pechino.» Bene,
ma un po’ sterile, no? Come sarebbe bello invece scrivere di viaggio
usando le tecniche narrative, così che il lettore viaggi con noi e si
informi nello stesso momento.
L’inizio in medias res è, appunto, una tecnica della narrativa e si
usa per far iniziare il racconto “nel mezzo delle cose”, come dice il
nome stesso. Un esempio ne è l’Odissea, che vede Ulisse in mezzo al
mare diretto a Itaca dopo aver perso diversi compagni. Ancora non
sappiamo cosa è successo, sappiamo solo che non siamo all’inizio
dell’avventura, che qualcosa è già successo. Ma come, quando e per-
ché?
Chi può dire che questa tecnica non va bene anche per un racconto
di viaggio? Quindi ti chiedo di pensare al momento più emozionante
di un viaggio – magari quello che hai appuntato nell’esercizio 3 – e
di descrivere il preludio a quel momento. Fai entrare il lettore nel bel
mezzo della storia. Hai un limite di 400 parole.

Ucraina in treno: tra cosacchi e nostalgia sovietica


dell’autrice per Latitudes Life magazine n. 144 gennaio 2021

Il treno attraversa una notte autunnale e senza stelle, dal finestrino


scorgo solo ombre che si alternano alle silhouette nere e tacite delle

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Della scrittura di viaggio

foreste di betulle. Stiamo tagliando in diagonale l’Ucraina, terra


così piatta che pare essere stata stesa con il matterello. Il battito
ritmico delle ruote sui binari sfilaccia il silenzio delle stazioni di
campagna, poggiate solitarie su questo impasto ben steso come de-
corazioni con un lumicino a ricordare che ci sono anche loro.
Mi rilasso iniziando “Transeuropa Express”. Come me, anche Paolo
Rumiz è nella cuccetta di un treno ucraino, ma di quelli vecchi, con i
piedi dei dormienti penzoloni. È bello leggere le storie di chi è stato
negli stessi posti prima di te. Da Kiev al Sud–Ovest del paese, al
confine con la Romania, sono 12 ore di treno.
La soluzione migliore è quella di prenotare una cuccetta in una
cabina per 4 in uno dei nuovissimi treni dotati di lenzuola pulite,
cuscino con federa, riscaldamento e nonna–capotreno in ciabatte.
Ogni vagone che attraversa le steppe orientali ha la sua amorevole
babushka che distribuisce le lenzuola, controlla i biglietti e sta a
guardia del samovar.
Mi sveglio alle 9 di mattina e la prima cosa che vedo sono ancora
le betulle dalle cadenti foglie d’autunno fare da guardia ai binari.
Siamo ormai alle soglie della prima grande città del viaggio, Iva-
no–Frankivsk, e piano piano spuntano industrie, container, mostri
sovietici abbandonati. E poi periferie, case squadrate funzionali e
brutte.
La nonna–capotreno sciabatta per le cabine e mi porge un bicchie-
re di vetro sfaccettato in un porta–bicchiere di peltro decorato con
dentro del caffè solubile per soli 30 centesimi. Nostalgia sovietica.
Il treno supera la città e si inoltra nella dolcezza delle colline. Spari-
scono le betulle e compaiono i villaggi. Più a ovest ci sono i Carpazi
e oltre l’Unione Europea. (…)

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Alessandra Nitti

Esercizio 5
L’equilibrio della bicicletta

Ci sono miriadi di modi per iniziare un articolo di viaggio. Puoi


usare l’esercizio 3, come se stessi scrivendo una lettera a un amico e
racconti del passato, puoi usare il 4, saltando nel mezzo della storia,
o puoi iniziare in un modo diverso.
Apri il tuo quaderno o file di scrittura a ripensa a un viaggio fatto
di recente – o prima della pandemia. Quando è stato il momento in
cui ti sei sentito totalmente coinvolto, cioè quando hai realizzato di
non essere solo uno spettatore ma di stare vivendo quell’avventura
in prima persona? È passata l’eccitazione del turista, sei ora in una
sorta di mondo parallelo nel quale assapori tutti i frutti di questa
bella esperienza. A volte, durante un viaggio, i primi giorni sono un
po’ disorientanti, specie si è in una cultura diversa dalla nostra. Poi,
all’improvviso, realizziamo di essere a nostro agio, come quando da
bambini cerchiamo di imparare ad andare in bicicletta e solo all’im-
provviso capiamo come stare in equilibrio. È una sorta di magia im-
provvisa e da lì non potremo mai più disimparare.
Allo stesso modo, racconta quale situazione o persona o scena ti ha
fatto “trovare l’equilibrio della bicicletta” e ti ha tirato dentro quella
sensazione? Descrivilo in 200 – 300 parole.

Viaggio a Pelling, sull’Himalaya


di Karen J. Coates

Pelling, una località in cui soltanto pochi edifici hanno il riscalda-


mento centralizzato, è spazzata dal vento gelido della vigilia di Na-
tale. È il momento ideale per un caldo falò, le cui fiamme divam-
pano alte sul prato dell’Elgin Mount Pandim Hotel. C’è un custode
pronto a tagliare altra legna con il suo coltello dei Gurkha. I viag-
giatori si riuniscono, intonano canti di Natale e gustano il brandy

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Della scrittura di viaggio

alla ciliegia omaggio della casa, servito in bicchierini di cristallo


che riflettono le fiamme tremolanti. La serata prosegue con i ri-
tornelli di Jingle Bells e di vecchie canzoni d’amore bengalesi. Alle
22 la gente si sposta nella sala da pranzo all’interno; sulla tavola
imbandita curry di pollo, pesce del Kerala, dum aloo del Kashmir,
palak paneer, dal fry, sottaceti indiani, riso jeera e dolcetti inglesi.
Un albero addobbato luccica a intermittenza accanto alla porta e
si respira un’atmosfera di confidenza e amicizia. L’aria non è più
così fredda. 

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Alessandra Nitti

Esercizio 6
Lo sviluppo dell’articolo

Ora che abbiamo l’incipit, appunta sul tuo quaderno otto eventi
importanti che ti sono accaduti durante quello stesso viaggio. Mettili
in ordine di importanza – per te personalmente – dal primo all’ul-
timo.
C’è una connessione tra loro? Se sì, porta a una conclusione, a una
rivelazione? Racconta in modo illuminato qualcosa su di te o sul luo-
go in questione?
Per avere informazioni su una destinazione basta digitare su un
motore di ricerca o acquistare una qualsiasi guida. In questo com-
pendio voglio parlare di come si coinvolge il lettore. Uno scrittore di
viaggio è prima di tutto un “cantastorie”, un menestrello che vuole
intrattenere il suo pubblico. A volte il lettore desidera semplicemen-
te viaggiare con il cuore stando sulla propria poltrona preferita, op-
pure vuole entrare in contatto con esperienze di ieri e di oggi di altri
viaggiatori. Tiziano Terzani, il più grande viaggiatore nostrano dei
tempi contemporanei, diceva che non viaggiava mai senza libri su
quel determinato luogo. In questo modo viaggiava due volte: con il
suo corpo nel suo tempo e con il cuore in un tempo precedente. Vo-
glio che anche tu faccia fare la stessa esperienza al tuo lettore.
Tra questi otto eventi che hai appuntato, dopo aver trovato ciò che
li collega, scegli i tre o quattro più importanti e scrivi per ognuno 300
parole.

Viaggio in Kenya
di di Joe Yogerst

Apro gli occhi e vedo un’anziana donna che mi fissa dritto in faccia.
Il suo labbro inferiore è forato da un chiodo di metallo lungo 3 cen-
timetri e le sue orecchie da almeno mezza dozzina di anelli; la sua

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Della scrittura di viaggio

testa è completamente rasata, tranne per uno chignon di freccine, e


il suo corpo è vestito con null’altro che uno scampolo color cremisi
e una pelle di gazzella. Fa parte della tribù nomade dei Turkana ed
è la prima cosa su cui abbia mai posato gli occhi. E, dallo sguardo
incuriosito sul suo viso, io potrei facilmente essere il suo primo tu-
rista.
Il mio piccolo gruppo è arrivato la sera prima a Eliye Springs, sul-
la sponda occidentale del Lago Turkana. Mancando qualsiasi altro
posto dove pernottare, abbiamo srotolato i sacchi a pelo nella sab-
bia, ma non prima di aver controllato che non ci fossero coccodrilli
acquattati.
Quando il sole sorge sulle montagne deserte, vedo i primi scorci del
lago, una vasta distesa di acqua color giada in quello che altrimen-
ti sarebbe un deserto implacabile. Per un momento ti chiedi se sei
atterrato in un altro pianeta. Ma allora la donna Turkana entra di
nuovo nella tua visuale. Accade solo in Kenya. 

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Alessandra Nitti

Esercizio 7
L’ago della bussola

In fondo, perché stai scrivendo di questo viaggio? Domandati:


cos’è che voglio davvero dire al lettore della destinazione in questio-
ne? Qual è il punto fondamentale di questo articolo/libro? Scrivilo
nel tuo quaderno, poi riduci questo pensiero a una sola frase, che
scriverai in alto su un nuovo foglio o in un nuovo file words. Sarà la
tua bussola: ogni blocco o paragrafo che scriverai dovrà riportare a
essa.
È un ottimo esercizio per non essere troppo dispersivi. Quando si
viaggia con intensità accadono così tante cose che vorremmo inserir-
le tutte nella nostra storia. A volte, ciò non è possibile: forse abbiamo
un limite di parole da rispettare, oppure alcuni eventi importanti per
noi possono risultare superflui ai lettori. La sintesi è l’arte prima di
un bravo autore, che sia di viaggio, di narrativa o di divulgazione.
Sii conciso, non dispersivo, fai in modo che le tue parole gravitino
sempre attorno al tema principale e il tuo pubblico te ne sarà grato.
Non c’è nulla di più fastidioso che leggere un sacco di informazioni o
eventi che non portano a nulla.
Questa frase–bussola sarà quindi l’obiettivo primo e ultimo del
tuo articolo di viaggio e ogni volta che ti sentirai di divagare un po’
troppo, chiediti: sto rispondendo al tema scritto in alto nella pagina?

Il giardino Foretić
di Anatolij Kudrijacev per Krajodazi

Una volta entrati nel seducente giardino del palazzo rimarrete in-
cantati dallo spettacolo che vi si para dinanzi. Piante rigogliose lo
circondano interamente, profili mitologici di pietra vi guidano sino
alla cappella utilizzata da pii residenti e dai loro ospiti. Fermi per
strada mai potrete indovinare ciò che vi attende una volta solcato il

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Della scrittura di viaggio

portone d’ingresso, tanta è la modestia di un edificio che nemmeno


tenta di ergersi all’interno del paesaggio in cui è situato.
Ognuna delle strette e ripide stradine di ciottoli nella parte vecchia
di Korčula, orientate in maniera tale da fermare ogni corrente d’a-
ria, riesce a rompere per brevi istanti il senso d’isolamento che le è
connaturato: sono tutta sola in questo mondo, ma non ho bisogno
di null’altro. Questo sembra dirvi. Allo stesso modo i compatti edi-
fici immuni allo scorrere del tempo, consacratisi al grigio della pie-
tra e al sussiego delle loro antiche forme – difficilmente se ne trova-
no di simili in altre zone del Mediterraneo, dovunque al contrario
spalancati verso l’orizzonte. Qui non sentirete nessuno chiamarvi
da un angolo della strada, né vedrete apparire volti alle finestre.
Muovendovi attorno al nucleo storico della città, preparatevi ad
altre ondate di emozioni. Nello stesso momento incontrerete tut-
ti i quattro lati del mondo, mentre il mare vi chiederà senza sosta
di farvi poeti – anche se non lo siete. Da occidente vi giungeranno
messaggi trasportati sul mare dalla tramontana, la cima di Sveti
Ilija vi urlerà un saluto da Pelješac, la vicina isola di Badija vi sus-
surrerà nelle orecchie, così pure le lontane Mljet e Lastovo. Sarà
tuttavia la voce di Dubrovnik a toccarvi nel profondo del cuore, na-
scosta a oriente dietro le false bocche da cui soffiano lo scirocco e il
libeccio. In questo abbraccio con la natura, le nostre vite diventano
incredibilmente ricche e foriere di nuove promesse.

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Esercizio 8
Il climax

Abbiamo unito l’incipit dell’esercizio quattro ai quattro avveni-


menti più importanti sviluppati nell’esercizio sei. Ora abbiamo già
cinque blocchi per un totale di circa 2000 parole. Ognuno di essi do-
vrebbe rimandare alla frase “bussola” dell’esercizio sette. Se stiamo
parlando del mercato del pesce di Seoul, facciamo in modo che tutti
i paragrafi si impegnino nello stesso intento: se, per esempio, voglia-
mo inserire un avvenimento storico dovremmo collegarlo al mercato
o a un piatto tipico a base di pesce.
Dopo aver rivisto questi tre primi passi, prova a scrivere in 250–
300 parole cosa è accaduto nel momento dopo l’incipit, così da colle-
gare con forza l’esercizio quattro al sei e tendere una mano al lettore
per trascinarlo con te nel viaggio. Molto probabilmente avrai impa-
rato qualcosa da questo evento e se ciò costituisce il climax del tuo
viaggio, hai l’articolo quasi intero (manca solo la conclusione).

A Palmira
di Katie Perla

Dopo qualche giorno in Siria, ho iniziato a capire l’importanza del-


la pazienza e della baksheesh (mancia) che insieme possono dare
accesso ai luoghi non aperti al pubblico, come nel caso delle torri
nella Valle delle Tombe. Dopo aver gironzolato intorno agli edifici
chiusi a chiave, mi si è avvicinata una guardia, che in cambio di
una baksheesh me ne ha aperti diversi. All’interno, le mura sono
affrescate e ai lati delle stanza ci sono file di nicchie abbastanza
grandi da contenere un corpo umano. Ogni nicchia è sigillata da
una lastra di pietra con il busto di un defunto.

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Della scrittura di viaggio

  Esercizio 9
La conclusione

Come per l’incipit, anche per la conclusione possono esserci tan-


tissimi metodi diversi per scriverla. L’importante è che si ricolleghi
al capitolo e che risponda a tutte le domande poste. Ogni volta che
scriviamo, che sia narrativa o reportage di viaggio, suscitiamo nel
lettore una serie di domande. È infatti la curiosità che ci spinge ad
andare avanti con la lettura. Prima di mettere la parola fine a qualsi-
asi racconto, dobbiamo fare in modo di aver risposto a tutti i quesiti,
senza lasciare nulla in sospeso per evitare un retrogusto amaro nella
bocca del lettore.
Un altra cosa a cui tengo in modo particolare, è quella di non porre
la parola “fine” all’improvviso. Immagina che il lettore stia sognan-
do la tua storia: quando suona la sveglia si tirerà su disorientato. Al
contrario, devi fare in modo che il risveglio – in questo caso il ritorno
alla realtà – sia dolce. Lascia che tutte le impressioni sfumino via
come per l’effetto dissolvenza nei vecchi film.
Altre volte gli autori con poca esperienza tendono a non finire mai,
a trascinare elementi superflui pur di non lasciare andare via quel la-
voro sul quale hanno impiegato tempo ed energie. È comprensibile,
ma molte cose possono risultare ridondanti, se non inutili, al lettore.
Quando rileggerai la bozza del tuo articolo, domandati se il finale è
davvero quello o se forse è già avvenuto qualche riga più in su. Ta-
gliare i rami secchi è il modo migliore per dare vitalità al tuo scritto.
Cosa deve contenere il finale? Una tecnica che raccomando è di
tornare all’esercizio cinque, quello in cui si tratta del momento in cui
ci siamo sentiti totalmente coinvolti.
Considera adesso un’altra situazione che richiama la stessa espe-
rienza o tema e che, soprattutto, ti lascia un messaggio o un’espe-
rienza. Se queste due scene si completano, scrivici su 250 parole.
Potresti avere così un finale circolare.
In alternativa puoi collegarti all’esercizio otto e finire con un mes-
saggio, una lezione che hai imparato.

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Alessandra Nitti

Non dimenticare di rispondere a tutte le domande e di tagliare il


superfluo.

Il Tibet Sconosciuto
dell’autrice per Meglio Viaggiare

Incipit: «Grazie per aver fatto insieme questo viaggio, grazie!»


esclama Davide mentre guardiamo il cielo sopra di noi. È una lim-
pida notte di inizio ottobre, a parte il falò alle nostre spalle non ci
sono altre fonti di luce e la Via Lattea è nitida sopra di noi. Siamo
sull’altopiano tibetano a quota 3000. Abbiamo macinato migliaia
di chilometri per vedere un cielo così e non l’avevamo neanche mes-
so in programma. Siamo capitati lì per caso, nella campagna fuori
della cittadina sacra di Xiahe, a ballare intorno a un falò sul quale
vengono cotti cosciotti d’agnello. Al collo abbiamo una khata bian-
ca, la sciarpa sacra, e nello stomaco grappa d’orzo. Siamo forse gli
unici due italiani nella pianura sconfinata, di sicuro i soli a questa
festa di pellegrini ebbri venuti dalla capitale Lhasa. Non condivi-
diamo una parola, ma non ci serve. Alcol, cibo e canti sotto le stelle
sono tutto ciò di cui abbiamo bisogno.

L’agnello è squisito, accompagnato dal pane oleoso che fanno qui e


dalle patate bollite per combattere gli effetti dell’alta quota. I pel-
legrini si fermano a dormire lì nel nulla che abbiamo attraversa-
to quello stesso pomeriggio a cavallo, prima di rifocillarci con tè e
burro di yak; ma noi torniamo a Xiahe nell’ostello gestito da una
coppia tibeto–olandese. In macchina l’autista e il suo amico into-
nano canzoni popolari tibetane mentre Davide si esibisce nell’opera
nostrana. Io e Xiaohong, l’amica cinese, ce la ridiamo di quel qua-
dretto improponibile. Pensavamo di fare una vacanza qualsiasi,
invece ci siamo ritrovati in Tibet Amdo, la regione nord–orientale

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Della scrittura di viaggio

dell’altopiano. Viaggiare fuori dagli itinerari battuti e senza una


guida può far fiorire il mondo in tutta la sua bellezza, ci si addentra
nella realtà che non è quella dei depliant delle agenzie turistiche e si
viene a contatto con la vita autentica. In viaggio è così che si vivono
le migliori esperienze.
Finale: (…) Sopravviviamo al viaggio in Tibet Amdo e Tibet Kham,
forse per merito degli dei buddhisti. La spiritualità, lì sul tetto del
mondo, permea ogni aspetto della vita quotidiana. Se chiudo gli
occhi posso ancora sentire l’odore acre delle candele al burro di
yak che ardono nei templi, le khata gialle e bianche al collo degli
dei, i monaci che snocciolano il mala, il rosario, e mormorano pre-
ghiere in una lingua antica come la loro terra. Non c’è bisogni di
andare fino al Potala Palace a Lhasa per vedere gli stupendi mo-
nasteri lamaisti: il Songli Monastery, alle porte di Shangri–la, è un
complesso antico di quasi quattrocento anni ed è il più grande nel
Sud–Ovest della Cina. Viene chiamato il Piccolo Potala ed è facile
perdersi tra i suoi corridoi odorosi d’incenso, con i dipinti di demoni
spaventosi e le statue di accoppiamenti tantrici. Per un paio d’euro
un monaco mi vende un bracciale e mi benedice – ancora quel senso
degli affari tibetano. Al suo esterno, davanti all’edificio principale,
bandierine colorate sventolano sulla distesa infinita dell’altopiano
accompagnate dal suono di campanelle. Il secondo complesso re-
ligioso del Paese è il Labrang Monastery di Xiahe. Costituisce un
villaggio nel villaggio ed è abitato da monaci in toga rossa e dalle
guance rubizze. Qui arrivano pellegrini come quelli che ci hanno in-
vitato a ballare attorno al falò, mentre i tibetani più ferventi parto-
no a piedi alla volta della capitale in un viaggio che dura 4 mesi. La
prossima volta andrò anche io a Lhasa – non a piedi, però. Per ora
voglio solo scoprire il Tibet sconosciuto, senza guide né permessi
speciali, in un luogo dove gli stranieri non arrivano. È percorrendo
i sentieri non battuti, mi ripeto, che i luoghi ci mostrano il loro vero
aspetto.

21
Alessandra Nitti

Esercizio 10
Il dialogo

In un viaggio, un viaggio vero, cosa c’è di meglio che conversare


con i locali? Può essere una guida che hai assunto se sei in un luo-
go del quale non conosci la lingua o un passeggero seduto accanto
a te nel bus o ancora il titolare del ristorante dove vai a mangiare.
Potresti ascoltare le storie di un concittadino, nel nostro caso di un
italiano, che vive lì da tempo e vede cose che sfuggono al visitatore
occasionale. A mio parere, una delle esperienze più costruttive del-
lo spostarsi è proprio quella dello scambio con le persone del luogo
anziché basarsi solo su dicerie. Questo, più di altro, costituisce la
differenza tra viaggiatore e turista.
Il viaggiatore non segue l’elenco dei siti turistici come fosse la li-
sta della spesa, ma entra in contatto con la destinazione da un lato
leggendo resoconti di viaggiatori che ci sono stati prima di lui e che
possono fare da ponte con quella cultura esotica, da un altro quando
è sul posto, chiacchiera, chiacchiera e ancora chiacchiera. Cerca di
parlare il più possibile e se la conversazione si fa interessante, ripro-
ducila in circa 250 parole nel tuo racconto di viaggio.
Quali informazioni importanti ci dà l’interlocutore? Nella narrati-
va i dialoghi sono essenziali soprattutto perché ci fanno intendere la
personalità del personaggio senza bisogno di descrizioni aggiuntive
Sarebbe ottimale se riuscissi a far immaginare al tuo lettore il tuo
interlocutore – e la cultura che ha alle spalle – dalle sue parole.
Scrivendo i dialoghi, ricordati di eliminare i suoni inutili e gli in-
tercalari tipici del discorso parlato, del tipo «eeeee» «sai» «cioè» o
le ripetizioni.
Per affinare la penna, vai in un bar e registra una discussione tra
due avventori. A casa trascrivila, cancella tutte le parole inutili, con-
densa il discorso, abbrevia, vai al punto. Sottolinea i passaggi che
ti sembrano importanti. A questi aggiungi gesti, silenzi, espressioni
del viso. La comunicazione non verbale è un grande elemento del-

22
Della scrittura di viaggio

la comunicazione e spessissimo cambia da cultura a cultura: anche


questo può suscitare l’interesse del tuo pubblico. Un cinese difficil-
mente ti guarderà negli occhi, mentre un italiano gesticolerà molto,
un sudamericano sarà più rumoroso di un tedesco, che al contrario
è molto più composto. Tutto questo può essere inserito nel tuo rac-
conto e dare colore alla narrazione. 

Ghost Train to the Eastern star


di Paul Theroux

«Ti ricordi l'attentato di Natale?»


«Ricordo tutto. Ricordo il giorno in cui le bombe caddero su Kham
Thien Street”, disse lei, avvicinando la sua sciarpa di seta con le
dita sottili. «Era il diciannove dicembre. Quel giorno morirono mil-
le persone, la maggior parte erano donne e bambini. Ogni casa fu
distrutta. Fu molto terribile da vedere.»
«L'hai visto?»
«Sì. Mia zia e mia madre mi hanno portato a vedere i danni», disse.
«Abbiamo visto molti crateri – sì, crateri – grandi buchi nella stra-
da. E i morti, e gli incendi. Ero così spaventata. Ma mia zia e mia
madre hanno detto: «Dobbiamo vedere questo. Cosa ci è stato fat-
to». Ora c'è un monumento in quella strada.»
«Vivevate lì vicino?»
«Eravamo appena fuori Hanoi.» Ha esitato, poi, sembrando ricor-
dare, ha detto: «Non avevamo molto da mangiare. In effetti, abbia-
mo avuto poco cibo per tutta la guerra. Eravamo sempre affamati.
Anche dopo la fine della guerra avevamo così poco riso. Ed era riso
stantio – riso vecchio.»

23
Alessandra Nitti

«A causa della distruzione?»


«No. A causa dell'embargo americano e dell'invasione cinese…»
«Ci hanno detto che gli obiettivi erano basi militari.»
Lei sorrise tristemente a questo e disse: «Tutto è stato preso di
mira. L'intera città. Specialmente strade e ponti. Il nostro ponte è
stato bombardato dai B–52 – questo era il ponte Chuong Duong,
attraverso il fiume Rosso verso Haiphong. Ma l'abbiamo ripara-
to. Le fabbriche erano particolarmente prese di mira, non importa
cosa producessero. I bombardamenti continuarono per anni. Tutto
veniva bombardato.» 

24
Della scrittura di viaggio

Esercizio 11
Persone memorabili

Come nel punto precedente, l’incontro con i locali è sempre fonte


di interesse. In ogni luogo ci può essere qualcuno di memorabile,
l’incontro con il quale è un viaggio nel viaggio.
Descrivi nel tuo quaderno una delle persone più indimenticabili
che tu abbia mai incontrato in viaggio. Può essere quella con cui hai
parlato nell’esercizio dieci o un’altra, o addirittura un gruppo di per-
sone. L’importante è che sia una personalità evocativa e fortemente
collegata al luogo di cui vuoi parlare. Per allenarti, inizia con la dici-
tura:

«L’incontro più memorabile che io abbia mai fatto è stato


con_____.»

Continua descrivendo l’aspetto della persona, il vestiario (se è ti-


pico del luogo visitato può essere molto interessante per il lettore,
specie se il tuo articolo verte su aspetti culturali.) Parla del suo com-
portamento, del modo di fare. Un buon metodo per allenarsi è aprire
un romanzo qualsiasi e studiare come l’autore descrive i personaggi.
Aggiungi ciò che hai imparato da questa persona, e soprattutto
perché ti è rimasta impresa. Scrivi tra le 250 e le 400 parole sull’in-
contro focalizzandoti su dettagli ed eventi più importanti.
Cosa deve sapere il lettore per capire davvero l’impatto che questo
incontro ha avuto su di te? Cosa vuoi trasmettere?

In Dominica
di Joe Yogerst

In mezzo ai fiori di zenzero a giglio bianco e di anturio color rosso


brillante che costeggiano una strada di montagna nell’isolato ver-
sante orientale della Dominica, ho incontrato una mezza dozzina di

25
Alessandra Nitti

bambini del posto, dalla pelle dorata e dai tratti quasi asiatici come
non avevo mai visto prima nei Caraibi.
Fanno parte della minoranza etnica Kalinago, gli ultimi indiani ca-
raibici che un tempo abitavano le Isole Sopravento meridionali pri-
ma dell’arrivo degli Europei. Vivono in otto villaggi di montagna
sopra la costa orientale circa 2000 persone in una piccola riserva
istituita dal governo dominicano.
I bambini accettano di guidarmi alle loro case dai tetti di paglia, di-
stanti circa un chilometro e mezzo e quasi nascoste nella fitta giun-
gla. I caraibici che incontro sono cordiali ma timidi. Non riesco a
capire il loro inglese dall’accento creolo, ma esprimendomi a gesti
riesco a imparare qualcosa del loro stile di vita: si occupano di tes-
situra, intagliano zucche, producono vasellame di terracotta e cac-
ciano uccelli usando arco e frecce. Questa deviazione inaspettata
nel territorio caraibico durante la camminata verso la costa orien-
tale mi ha fatto conoscere una cultura che è cambiata ben poco da
prima che Cristoforo Colombo approdasse in America. 

26
Della scrittura di viaggio

Esercizio 12
L’osservatore esterno

Un ottimo esercizio da fare per allenarsi a cogliere tutti i dettagli di


una destinazione, è il seguente. Che tu sia in viaggio e nella tua città,
prendi il taccuino, una penna ed esci di casa o dall’hotel. Siediti in un
posto comodo, all’aperto, e non fare altro se non osservare tutto ciò
che ti circonda per circa un quarto d’ora o anche mezz’ora.
Accomodati in un bar in piazza, nel night market di una città del
Sud–Est asiatico, dinanzi alla stazione di una città europea, in un
bazar mediorientale, nel nulla più nulla di una spiaggia esotica.
Rilassati, non farti distrarre dal cellulare o da alcun tipo di pen-
siero. Anzi, spegni il telefono e, se possibile, il cervello. Questo è il
punto più importante dell’intero l’esercizio. Vogliamo qui allenare la
capacità di concentrazione e di osservazione dei dettagli, senza fare
null’altro che lasciar fluire le scene davanti ai nostri occhi come se
stessimo guardando un film. Al contrario degli esercizi precedenti,
noi siamo solo degli osservatori esterni, non parliamo con nessuno,
non abbiamo sentimenti particolari.
Trascorso il tempo pre-impostato, scrivi una descrizione precisa
di chi e cosa ti circonda. Quali sono gli elementi più incisivi di tutta la
scena? Quali di essi devi comunicare per far entrare il lettore nell’at-
mosfera che stai vivendo? Non cercare di scrivere bene o con logica,
per ora stai solo prendendo appunti. Riscriverai tutto più tardi se-
guendo l’esercizio tredici.

Maledetta Cina
di Paolo Rumiz

Le donne sono belle, almeno in città. Salgono e scendono dalla bici


con un’eleganza sconosciuta dalle mie parti. Mi piacciono i loro zigo-
mi forti, che già in Europa sono segno dell’inconfondibile d’Oriente.

27
Alessandra Nitti

Gli omini sono nettamente meno interessanti. Troppo militarizzati


dalla naja obbligatoria e dall’educazione di Partito. Ma si muovo-
no con portamento. E nessuno è grasso. Nel formicaio, pochissimi
occidentali che si muovono da soli, nonostante circolare sia facilis-
simo.

Vedo uscire da un cancello una flottiglia di spazzini e spazzine in
bici con rimorchio. Lentissimi e giulivi vanno verso Tien–An–Men
chiacchierando e ridendo. Nell’aria ricomincia l’odore del carbone
solforoso di lignite che ho imparato a conoscere a Belgrado. Ah, i
Balcani. Lì davvero comincia l’Oriente.

Avvicinandomi alla piazza, gli eventi accelerano.
Un ciclista passa fischiando O’ sole mio con gorgheggi da usignolo.
È un fenomeno, perché in Cina nessuno canta. (…)

28
Della scrittura di viaggio

Esercizio 13
Un’atmosfera palpitante

Quando torni a casa o in hotel, riprendi la scena dell’esercizio do-


dici per renderla leggibile. Rivedi gli appunti e e riscrivili in forma
narrativa in circa 350-400 parole, cercando di creare una scena bella
da leggere ed evocativa per il tuo pubblico. Prima di tutto, come ho
già raccomandato, chiediti: cosa voglio dire?
In seguito, inizia la descrizione inserendo non solo gli elementi
visivi, ma anche quelli uditivi, olfattivi, tattili e, se stavi gustando
qualcosa, parla anche di ciò che sentivi sulla lingua. La lettura è mol-
to potente perché con poche parole può farti sentire ciò che provano
l’autore o i personaggi. Per rendere il tuo racconto di viaggio degno
di essere letto devi coinvolgere il pubblico su ogni livello.
C’era odore di cibo nell’aria? Che tipo di cibo? Sai come si prepa-
ra? Cosa stavi gustando? Ti ricorda qualche altro avvenimento dello
stesso viaggio o di un altro viaggio che può collegarsi a questo?
Cosa sentono i tuoi polpastrelli? Che suoni ci sono? Musiche po-
polari, suoni della natura o rumori cittadini?
Rispondi a queste domande, fai di tutto per coinvolgere i tuoi sen-
si.
Lo scrittore principiante tende a dare più attenzione agli stimoli
visivi, mentre un viaggio è un’esperienza a tutto tondo che ingloba
i cinque sensi. C’è una zona di Kiev, in Ucraina, che adoro ed è il
Mercato di Bessarabia: quando entro vengo sempre avvolta da un
fortissimo odore di spezie. Provengono dai banconi degli uzbeki. È
una sensazione così rotolante, subliminale, evocativa che ogni volta
è una sorpresa.
Il freddo intenso della Manciuria che ti graffia la pelle è un’altra
sensazione che vale la pena raccontare, come pure i suoni dei canali
di Venezia o i sapori dei vicoli di Gion a Kyoto.
Prendi un momento descrittivo del tuo racconto di viaggio, chiudi
gli occhi e concentrati su un altro senso. Scrivine e solo alla fine inse-
risci gli elementi visivi. Così il racconto risulterà molto più evocativo.

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Alessandra Nitti

Fai così con tutti i sensi e aggiungi descrizioni sempre più ricche al
racconto. Non sovrabbondare: ogni avventura ha una percentuale
più alta di un tipo di stimolo sugli altri. 

Il festival del ghiaccio più grande del mondo: Harbin, Cina


dell’autrice pubblicato nella rivista Turisti per Caso slow Tour n.5 genna-
io 2021

Non solo sull’Isola del Sole, ma in tutta la città è palpabile l’influen-


za dello Zar. Lungo via Zhongyang ci sono schiaccianoci in legno,
negozi di cioccolata, matrioske, statue di poeti dai tratti caucaisici.
Si alternano a negozi di gadget di plastica, bettole che servono no-
odles, facce mongole che mi fermano per fare quattro chiacchiere.
Sono in Cina o in qualche cittadina della Siberia russa?
In via Toulong sorge la basilica di Santa Sofia in mattoni rossi e
con i cipollotti sovrastati dalle croci ortodosse. Potrei essere lungo
il Volga, se non fosse che tutt’intorno luccicano i centri commerciali
cinesi e dagli altoparlanti fuoriescono instancabili voci asciutte e
brevi come mitragliatrici, tipiche del cinese, anziché le vocali mor-
bide e le sequenze di fricative dei russi. Dentro la basilica di Santa
Sofia non vi è nulla che ricordi una chiesa a parte un osceno dipinto
dell’Ultima Cena illuminato da led verdi su una parete dall’intona-
co scrostato. Sotto lo sguardo strabico di Gesù che spezza il pane c’è
una mostra sulla storia urbana della città.
Oltre ai russi, dalla fine del XIX secolo a Harbin c’è anche una co-
munità di ebrei, con tanto di cimitero e di sinagoga, tenuta molto
meglio della basilica ortodossa. È ancora funzionante e passeggio
tra i suoi corridoi studiando la storia degli ebrei di qui, arrivati
insieme ai russi.
In questo periodo tutte le vie principali hanno sculture in ghiaccio:

30
Della scrittura di viaggio

delfini dai corpi intrecciati, scritte in caratteri latini, stupendi cigni


che accompagnano la statua bronzea di una violinista russa. Sono
felice di essere arrivata fin quassù e aver visto l’intreccio di linee
slave, cinesi ed ebree, cristallizzate in mondo di freddo. Per riscal-
darmi ceno con una ciotola di shuijiao, i ravioli cinesi in brodo tipici
del Dongbei, il Nord–est, come chiamano il loro territorio i cinesi di
qui, alti, dal viso tondo di luna piena, dalle lunghe ossa forti. Sono
considerati i più belli del Paese.
«Ti faccio 5 kuai di sconto», mi dice il tassista che mi riporta in
ostello, dopo aver chiacchierato della mia vita in Cina.
«Perché?»
«Perché il tuo frutto preferito è il mango, mi hai detto. Qui al Nord
non ne trovi, ma quando ripartirai per il Sud– est asiatico, mangia-
ne uno anche per me. È anche il mio frutto preferito.»
Il gelo dei –26 gradi si scioglie per un attimo, il fresco sapore della
frutta tropicale si fa strada nel mio palato. Rientro in ostello goden-
domi per l’ultima volta le temperature frigide, secche,
quell’aria di ovatta in una boule de niege creata dall’inquinamento
e dal ghiaccio. Mi ricordo che ho pensato: «Domani tutto questo
sarà solo un sogno, quando mi crogiolerò al caldo dei tropici dopo
aver attraversato tutta la Cina in treno.» Prima di riaprire gli occhi
e tornare al presente, vedo una palla di neve e dentro schiaccianoci
e cigni di ghiaccio, un angelo di bronzo, me sulla superficie del fiu-
me, lanterne rosse, templi buddisti e chiese ortodosse.

31
Alessandra Nitti

Esercizio 14
L’arte di prendere appunti

Nel prossimo viaggio che farai impegnati a registrare tutto ciò che
accade. Puoi segnare gli eventi e gli incontri sul tuo taccuino o regi-
strare dei vocali. È importante prendere appunti sul momento per-
ché, quando si scrivono delle memorie, il ricordo può manipolare
gli avvenimenti. Non c’è nulla di male, è così che funziona il cervello
umano: modifica, elimina il superfluo e distorce. Registrando tutto
subito, alla fine del viaggio potrai rileggere gli appunti scritti a mente
fresca e rievocare i dettagli più piccoli che, altrimenti, andrebbero
perduti.
Durante il viaggio a fine giornata fai una lista scritta o registra-
ta degli eventi principali. Dovrebbero essere almeno 3 ogni giorno.
Quando rincaserai dal viaggio, rileggili tutti e scegli quelli più im-
portanti per te e di un certo valore per i futuri lettori. C’è tra essi una
connessione tematica o emotiva? Concentrati su questo, rianalizzan-
do il punto uno, cioè gli elementi che più ti hanno appassionato e
che vuoi che i tuoi lettori conoscano, e il punto sette, ovvero la frase
“bussola” che riassume l’intero viaggio.
Questo filo conduttore dove porta? Che caratteristiche del luogo
svela? Che lezioni possiamo imparare? Inserisci poi gli aneddoti più
importanti che vorrai raccontare al lettore utilizzando gli esercizi di
questa guida.

Un’idea di destino
di Tiziano Terzani

7 luglio 1985. Tokyo. A Kamakura con Maurice e il suo amico An-


dré. In macchina lungo autostrade orribili fiancheggiate da navi in
cemento, castelli medioevali che servono da sfogo alla repressione
di tutti (love hotels). «Là dietro c’è il mare» dice André e capisco
come le parole significano cose diverse nelle culture per le fantasie

32
Della scrittura di viaggio

che suscitano. “Il mare, il mare” o “thalatta, thalatta” mi fa pen-


sare a un’enorme distesa di blu sotto l’azzurro limpido del cielo, a
rocce, asini, a una spiaggia. Qui il mare è un’opaca, grigia gora,
mossa da onde dalle creste giallognole dietro un’infinita barriera
di ferro, qua e là interrotta per farci passare i giovani che vedo di
profilo sopra i cavalcavia dell’autostrada, con i loro surf colorati
sotto braccio.
Kamakura: avevo sempre pensato a una vecchia città, qualcosa
come San Gimignano, Volterra. Invece è Coney Island, con il Ken-
tucky Fried Chicken, Mc Donald’s e tanti piccoli love hotel. Un paio
di antiquariati e un enorme brutto, patetico Buddha di bronzo che
non ha alcuna serenità, anzi, pare così irritato e intenso nello sfor-
zo di farcela perché in fondo non ha affatto raggiunto la Buddhità.
Penoso, dinanzi a questo grossolano pezzo di ferro del XII secolo
capisco perché i cinesi disprezzano tanto i giapponesi. Per la prima
volta, qui in Giappone, proprio qui, sento una grande nostalgia,
bruciante, per la grandezza della Cina. Osservo la gente. Un vec-
chietto in uniforme e manganello rotto di plastica con la luce den-
tro, dirige i passanti ad attraversare la strada. Pagato da chi? Le
donnine del ristorante di tofu sorridono, si inchinano, sorridono di
nuovo e dicono mille inutili sciocchezze. (…)
18 luglio 1985, da Tokyo a Hiroshima. Impressionante il Giappone
al mattino visto dalla monorotaia che vola verso l’aeroporto di Ha-
neda. Fabbriche e fabbriche, depositi, magazzini, raffinerie, case,
casette, casucce e love hotels. 

33
Alessandra Nitti

Esercizio 15
Il tempo

Quando scrive – che sia narrativa o articoli di viaggio – lo scrit-


tore inesperto non pone molta attenzione a un elemento che solo
apparentemente è secondario ma che può influenzare in modo più o
meno inconscio la lettura: il tempo verbale. Con i romanzi si tende
a usare il passato remoto per gli storici e il presente per quelli più
leggeri. Ho semplificato molto, la questione è un po’ più ampia, ma
in questo compendio parliamo di viaggi, non di narrativa, anche se
alcune tecniche sono simili.
Usare il passato remoto per un viaggio compiuto da noi stessi è
fuori questione, a meno che non abbiamo 100 anni e vogliamo parla-
re di quella vacanza fatta in gioventù. La questione allora è centrata
sull’uso del presente o del passato prossimo. Qual è meglio? Non c’è
una regola univoca per tutti, dipende dall’atmosfera del tuo viaggio,
dal supporto (è un libro o un articolo di blog?) e, più spesso, dal gu-
sto personale. Quello che consiglio di fare io è di scrivere nel tempo
che ti è più congeniale. Quando termini, ristendi l’articolo – o parti
di esso – con il tempo opposto. Se preferisci il presente usalo per la
tua bozza, ma una volta terminato volgi alcuni passaggi al passato.
Valuta o fai valutare dal tuo lettore di fiducia – un amico, un com-
pagno, un altro addetto ai lavori – e scegli il tempo che appare più
adatto. A volte basta cambiare qualcosa di così piccolo per mutare il
destino dell’articolo!
Il seguente articolo è al passato. Riscrivilo al presente e osserva
cosa cambia.

Ombre sulla via della seta - Kashgar


Di Colin Thrubron

Ho percorso la Via del Popolo. La Construction Bank of China, Chi-

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Della scrittura di viaggio

na Unicom, la Agricultural Bank of China, ChinaTelecom: marcia-


vano di pari passo, strombazzando il nuovo ordine. Stava sorgendo
un centro high-tech chiamato Newyield Fast Foreign International
Trade City. Sono entrato in un negozio che vendeva video di gruppi
pop cinesi. Si chiamavano Power Station e WonderGirl, e preten-
devano di essere prodotti dalla Miramax. Gli uiguri che cammina-
vano in queste strade o vendevano gingilli sui gradini delle banche
sembravano all’improvviso obsoleti. Alcuni chiedevano l’elemosina.
Accanto a loro i cinesi sembravano duri e pallidi, le gonne strette e
i visi delle donne – perfino la seta che di quando in quando indos-
savano – erano accuratamente delineati dai colori sgargianti dei
foulard e dei corsetti. Ogni razza si rifletteva crudelmente sull’altra.
Poi ho svoltato nel labirinto della città vecchia, ed è cambiato tutto.
I suoi vicoli convergevano tra muri di intonaco e calce, scavando
cieche gallerie attraverso i mattoni di fango. Il selciato si abbas-
sava e si scheggiava sotto i piedi. Spesso incombevano alte, finché
non scavalcavano la strada su ponti di legno. Solo di quando in
quando, nei vuoti corridoi dei viottoli, una porta intagliata era la-
sciata socchiusa, una brezza scostava una tenda, e allora scorgevo
cortili e scale ripide, un bambino che inseguiva un pollo, un vecchio
addormentato tra gli oleandri.
Quindi la strada sfociava in chiassosi mercati di fabbri, vasai, tor-
nitori di legno. Tra la folla, ai due estremi della vita, camminavano
bambine con berretti iridescenti, simili a bambole d’altri tempi, e
vedove sotto i loro ruvidi veli marroni. Nell’aria, che odorava di
resina e polvere di carbone, si diffondeva la vibrante musica araba.
Cinesi non se ne vedevano. L’Asia centrale era a un tratto vicina e
palpabile. I minareti delle moschee ai lati della strada falciavano
il cielo con le loro mezzelune, e scale traballanti conducevano alle
stanze da preghiera tra pilastri dipinti e vasi da fiori. Tra i cappelli
di pelle di pecora e gli zucchetti degli uiguri procedevano mandria-
ni kirgizi in cappelli flosci di feltro bianco, e qua e là comparivano
snelli tagiki provenienti dal confine pakistano, le cui donne cammi-

35
Alessandra Nitti

navano sotto alti cappellini senza tesa ornati da ciondoli d’argen-


to. Questa rinascita di un mondo seminomade raggiungeva il suo
apice in un mercato domenicale traboccante di gente, dove torelli,
asini e cori vacillanti di pecore dai grossi sederi si mescolavano con
i cavalli delle regioni del Barkol e dell’Ili, e alcuni cammelli strepi-
tavano.

36
Della scrittura di viaggio

Appendice 1
La lettura

Prima di praticare uno dei quindici capitolo proposti in questo ma-


nuale, la cosa più importante per scrivere bene è solo una: leggere,
leggere, e ancora leggere. Questo è il mantra di ogni buon scrittore.
Stephen King dice che la parte più grossa del mestiere dello scrittore
è, appunto, leggere.
Non è uno sfogliare senza attenzione le pagine, ma uno studio ap-
profondito del ritmo dei paragrafi, del suono di ogni singola lettera,
dello stile. È un continuo vivisezionare qualsiasi scritto che ci trovia-
mo tra le mani.
Quando non viaggi, quindi, studia: cioè leggi, analizza i brani più
belli dei tuoi scrittori di viaggio preferiti e riscrivi i loro pezzi. Puoi
imitarne lo stile nel tuo taccuino – imitare per allenarsi è una delle
cose migliori che tu possa fare. Così facendo, dopo tante pagine ap-
pallottolate nel cestino, troverai la tua voce.
È proprio per questo motivo che ho riportato brani di autori diver-
si in questo compendio, per darti un esempio concreto di ciò di cui
parlo. Andando indietro, potrai notare come ogni passaggio ha un
tono di voce unico: proprio come la nostra voce reale, anche quel-
la della scrittura è unica. Non esistono due stili esattamente uguali:
ogni autore è ineguagliabile e così anche i suoi scritti. Leggi resoconti
dei grandi viaggiatori del passato, libri di scrittori più moderni e ar-
ticoli su riviste e blog e divertiti a sperimentare.
La scrittura non è altro che un gioco.
Leggere inoltre fa bene al cuore, perché ti induce a viaggiare stan-
do seduto nel salotto di casa tua. Ci sono momenti in cui per cause
di forza maggiore non possiamo spostarci, allora crearci una nostra
libreria di viaggio in casa può essere la soluzione migliore per viag-
giare con la mente e per allenarsi.
Leggere, infine, è essenziale se si vuole essere uno scrittore di viag-
gio e, soprattutto, un viaggiatore consapevole. Personalmente, pre-
ferisco leggere la storia, la cultura e la situazione politica di un luogo

37
Alessandra Nitti

prima di andarci. Non mi serve a nulla fare la turista inconsapevole


e andare a vedere gli spot turistici più rinomati giusto per farmi una
foto. Mi viene meglio entrare in contatto con tutta la ricchezza che
questo magnifico mondo ci offre e la ricchezza, spesso, è contenuta
nei libri. 

38
Della scrittura di viaggio

Appendice 2
L’importanza delle ricerche

Fare ricerca è essenziale sia ai fini del viaggio che ai fini della scrit-
tura. Mettiamo che io voglia prendere un aereo per Pechino fra qual-
che mese: la Cina è un posto così differente dal nostro, direi che è
quasi all’opposto, che mi farebbe bene studiarne prima di tutto la
storia, specie quella contemporanea, considerando ciò che è avve-
nuto nel diciannovesimo secolo e durante la Rivoluzione Culturale.
Mi farebbe piacere capire come si sviluppava la Città Proibita de-
gli imperatori, perché sul suo ingresso c’è il faccione di Mao e come
mai devo attraversare il metal detector e il controllo passaporti per
entrare in Piazza Tiananmen, come se stessi andando all’aeroporto.
Perché c’è la fila per entrare al mausoleo sul lato sud e perché la Cina,
con una storia di 4000 anni, ha così pochi monumenti storici intera-
mente ridipinti (sì, ridipinti, non restaurati).
Questo mi tornerà utile non solo per non farmi sentire disorien-
tato e rovinarmi il viaggio quando sarò lì, ma anche per scrivere un
articolo con cognizione di causa, narrando di cause ed effetti interes-
santi per un lettore.
Uno scrittore di viaggio trascina il lettore nel suo mondo, o nel
mondo che sta visitando, narrandogli i retroscena, anche quelli sgra-
devoli e ogni posto ce l’ha: Angkor Watt è bellissima e possiede una
storia secolare, ma nessuno può cancellare i mendicanti davanti
all’ingresso che fanno l’elemosina mostrando i moncherini. E perché
sono lì, questo è ciò che spiega lo scrittore di viaggio. 

39
Alessandra Nitti

Appendice 3
L’importanza della revisione

Quando termini la bozza del tuo articolo di viaggio, a meno che tu


non abbia scadenze impellenti, riponilo nel cassetto (o in un comodo
file del PC) e lascialo “lievitare” per una settimana – se invece è un
libro, moltiplica per sei.
La scrittura è come il pane: senza lievitare rimane insoddisfacente.
Questo processo è molto importante perché, quando riprenderemo
il manoscritto dopo una settimana durante la quale lo avremo igno-
rato, lo rivedremo con occhi nuovi, esterni quasi, e tutte le imperfe-
zioni salteranno agli occhi. Refusi, errori grammaticali creati dalla
stanchezza, passaggi superflui e ridondanti, scene troppo secche e
veloci, divagazioni, descrizioni imprecise: tutto questo verrà fuori e
allora la revisione sarà necessaria per dare una bella ripulitura.
Prendi le cesoie e inizia a potare senza pietà (secondo Stephen
King la seconda bozza di un romanzo deve avere il 10% in meno di
parole della prima e io applicherei lo stesso anche ai racconti di viag-
gio). Ora che sei ben distaccato, rimetti a posto non solo gli errori,
ma taglia via le erbacce, le scene inutili, le informazioni non interes-
santi, metti a posto le eventuali ripetizioni. Alleggerisci tutto lo stile
eliminando gli avverbi in –mente, che non fanno altro che appesan-
tire il testo, insieme ai gerundi e alle forme passive, cancella tutti
i cliché e le frasi fatte e prediligi l’originalità. Vai dritto al punto, e
assicurati che tutto il testo si rivolga alla frase “bussola” e la conclu-
sione risponda alle domande suscitate nel corso della scrittura. Se
necessario sposta interi paragrafi, invertendone l’ordine: il resocon-
to potrebbe migliorare. Non farti impietosire, anche se tieni tanto a
ogni singola parola. Più tagli ciò che non serve, meglio sarà. Chiedi
consiglio a un tuo lettore di fiducia e, quando sarà pronto, invialo al
mondo. 

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Della scrittura di viaggio

Conclusioni

In questi esercizi mi sono basata molto su alcune tecniche usate


nella narrativa, cioè nei romanzi e nei racconti, perché la scrittura
di viaggio si propone di narrare qualcosa ai lettori. Proprio come
in un romanzo, ci sono ambientazioni, suoni, odori da ricostruire e
trasmettere. Per scrivere bene, leggi molto ciò di cui vuoi scrivere e
anche elementi simili, come i romanzi, appunto.
Non mancare mai un appuntamento con la scrittura, rendila un’a-
bitudine. Come ogni cosa, anche la penna ha bisogno di impegno e
di costanza se si vogliono vedere dei risultati a lungo termine. Non
serve passare otto ore al giorno chini sulla tastiera, la nostra vita fre-
netica ce lo rende sempre più difficile. Consiglio tuttavia di ritagliarsi
del tempo definito ogni giorno in un orario fisso, come dicevo nell’in-
troduzione. E, se possibile, anche in un luogo fisso. La scrivania di
casa propria, il balcone, il bar preferito, così da fare in modo che il
cervello si abitui al tempo e al luogo prestabiliti ed entri subito in
modalità “creativa”. Spesso il blocco dello scrittore e la mancanza di
ispirazione provengono proprio dalla disabitudine.
Scrivere è un piacere e un sacrificio, richiede anche grande spirito
d’osservazione e studio. Se voglio parlare della Mongolia, mi farebbe
bene leggere Ossendoskwi, tanto per citare un autore, e analizzare
una cartina del paese, oltre a sfogliare articoli su quella destinazione
e parlare con la gente del luogo.
Quelle citate in questo compendio sono solo alcune delle tecni-
che di scrittura di racconti di viaggio. Imparando, piano piano potrai
svilupparne altre congeniali alla tua penna fino a trovare la tua voce
unica e originale.

Sul sito www.alessandranitti.com è possibile trovare altri consigli di


scrittura creativa gratuiti.

Altri libri dell’autrice su arpeggiolibero.com

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Alessandra Nitti

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