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Ungaretti nasce l’8 febbraio 1888, in una notte tempestosa, ad Alessandria d'Egitto da Antonio Ungaretti e Maria Lunardini, entrambi

lucchesi. I
suoi genitori si erano trasferiti per lavoro, dal momento che il padre lavorava alla costruzione del canale di Suez. Giuseppe avrà sempre un
ricordo profondo del deserto che osservava nella sua città di infanzia. Resta orfano del padre che muore in un incidente di lavoro (1890). La
madre fa di tutto per mandare avanti la famiglia e garantire al figlio una discreta educazione. Frequenta l'Ecole Suisse Jacot (prestigiosa scuola
svizzera), ed è lì, tra i banchi di scuola, che scopre la passione per la letteratura. Frequenta Enrico Pea presso la “Baracca rossa”, un ritrovo per
anarchici e socialisti. Attraverso le riviste «Mercure de France» e «La voce» si apre alla poesia contemporanea francese e italiana.

Nel 1912, si stabilisce in Francia, a Parigi, per studiare alla Sorbonne. Prende alloggio in un alberghetto, in rue Des Carmes, insieme all’amico
Mohammed Scehab, che morirà suicida. Parigi in quegli anni brulica di artisti da tutto il mondo: Ungaretti ha l’occasione di stringere amicizie
importantissime, che lo legano all’avanguardia artistico-letteraria. Bastino questi nomi: Apollinaire, Palazzeschi, Picasso, Modigliani, De
Chirico.

Nel 1915, poco dopo aver pubblicato le sue prime poesie sulla rivista «Lacerba», si arruola volontario in fanteria per lo scoppio della Grande
Guerra: comincia quella straordinaria e drammatica esperienza al fronte, circondato, asfissiato dalla morte. Combatte sul Carso e sul fronte
francese. In trincea Ungaretti scrive «lettere piene d’amore»: le poesie che andranno a far parte della raccolta Il porto sepolto. Sono poesie
fulminanti, rapide, concise, dove l’emozione che le sostiene cerca la costante complicità del lettore. Una seconda edizione è datata 1923, con
l’introduzione nientedimeno che di Benito Mussolini.

In questa raccolta Ungaretti rompe con tutte le regole tradizionali della forma poetica e trionfa, invece, una tensione espressionistica che nasce
dall’urgenza biografica; quindi, si esalta la parola in sè stessa come in una sorta di «religione della parola». Infatti, verso e parola molto spesso
coincidono perché il poeta aveva bisogno di dire molto con poche parole.

Nel 1919, a guerra finita, è a Parigi. A Firenze viene pubblicata la sua raccolta Allegria di naufragi, un titolo leopardiano. Nel 1920 sposa
Jeanne Dupoix, un’insegnante di francese, dalla quale ha due figli Anna-Maria e Antonietto. Nel 1921 si trasferisce a Marino (Roma) e collabora
con il Ministero degli Affari Esteri e nel 1928 Ungaretti si converte al cattolicesimo a seguito di un tormentato percorso interiore. Nel 1930
muore la madre, cui dedica una poesia piena che esprime un dolore composto e la speranza di rivederla, un giorno. Nel 1931 pubblica l’Allegria
che raccoglie le poesie delle prime due raccolte.

Intanto viaggia molto tra il 1931 e il 1933 perché è inviato all’estero da «La Gazzetta del Popolo». Pubblica un’altra grande raccolta:
Sentimento del tempo, nel 1933, in cui recupera scelte stilistiche più tradizionali. La sua fama cresce e durante una visita in Argentina, nel
1936, gli viene offerta la cattedra di Letteratura Italiana presso l'Università di San Paolo, che terrà fino al 1942. Nel 1937 muore il fratello
Costantino. Nel 1939 un altro lutto: per un’appendicite malcurata muore Antonietto, suo figlio, di nove anni. Questo lutto getta il poeta in uno
sconforto senza apparente via d’uscita.

Rientrato in patria nel 1942, viene nominato Accademico d’Italia e insegna letteratura italiana contemporanea all’Università di Roma.
Mondadori comincia a ristampare tutte le opere del poeta sotto il titolo Vita di un uomo. I lutti, i viaggi, la lontananza creano la base per un’altra
raccolta fondamentale di Ungaretti: Il dolore, del 1947. In occasione degli ottant'anni viene onorato dal governo italiano: a Palazzo Chigi è
festeggiato dal Presidente del Consiglio Aldo Moro, oltre che da Montale e Quasimodo. Muore a Milano nella notte tra il 1° e il 2° giugno del
1970.

STILE LETTERARIO
Ungaretti viene ricordato come uno dei principali scrittori ermetici, tra qui Saba, Montale e Quasimodo. In poche parole, si tratta di una poetica
chiusa (volutamente), che costringe il lettore a soffermarsi sulla profondità delle parole utilizzate  niente punteggiatura (N.B.)
Chiusura ermetica  il poeta non riesce ad esprimere completamente e liberamente ciò che sente perché il dolore che lo attanaglia è immane,
quindi, utilizza parole brevi e concise con un significato molto profondo, difficili da comprendere.

POETICA
ALLEGRIA
I fiumi  Ungaretti si ritrova, dopo aver combattuto in trincea, a riposarsi sulle sponde dell’Isonszo. L’acqua del fiume viene identificata come
purificatrice, quasi come se Ungaretti lì disteso volesse ripulirsi di tutti gli orrori vissuti in guerra e lasciandosi cullare dalle acque del fiume gli
sovvengono tutti i fiumi che ha avuto l’opportunità di vedere in passato.
Isonzo  fiume Goriziano, dove si sta combattendo la guerra
Serchia  fiume che scorre nella città di origine della sua famiglia (Lucca)
Nilo  fiume che scorre in Egitto, ovvero luogo dove ha vissuto parte della sua infanzia ed adolescenza
Senna  fiume francese (Parigi), dove ha trascorso la fase della sua maturità.
Nel testo si evidenzia la totale mancanza della punteggiatura, come alcuni riferimenti al panismo  “l’Isonzo scorrendo mi levigava come un
sasso”.
Ungaretti, in quel periodo, stava vivendo un momento di assoluta disperazione, di tenebre  “ora che è notte che la mia vita mi pare una corolla
di tenebre” (in realtà non è notte/notte figurata).

San Martino del Carso  una poesia di guerra che esprime, attraverso pochi versi scarni, la propria angoscia derivata dal contatto con la morte.
Ungaretti si ritrova davanti ad un paese devastato dai bombardamenti di guerra e fa un confronto (parallelismo) tra gli scheletri delle case, a cui
sono rimaste ancora qualche mura, con quelli dei suoi compagni, dei quali non è rimasto più nulla.
Nonostante gli avvenimenti della guerra gli portino costante dolore, Ungaretti sente il dovere di tener i suoi compagni ancora in vita attraverso il
ricordo ma ciò strazia ancor di più il suo cuore che si trova in condizioni peggiori di quel paesetto raso al suolo.

“Nessuna croce manca”  compagni identificati con delle croci


Veglia  Ungaretti, nell’opera, narra di come abbia passato un’intera notte coricato nel fango di fianco ad un suo compagno morto:
ricollegamento a “Niente di nuovo sul fronte occidentale”.

Accanto al compagno ucciso, Ungaretti comprende il significato della vita (dopo aver vissuto la morte) e gradualmente inizia il suo
avvicinamento a Dio ed alla religione  la vicinanza a Dio rende le persone più attaccate alla vita.
Il titolo, “Veglia”, non indica solo il tempo trascorso vicino al compagno, ma anche la fraterna partecipazione al suo dolore.

Fratelli  Ungaretti descrive come in trincea, i soldati si sostituivano l’un l’altro e di come durante i diversi cambi si vedessero numerosi
soldati appartenenti a diversi reggimenti. Il sentimento comune descritto nella poesia è quello della fratellanza poiché accomunati dalla guerra e
dalla morte.

Soldati  vita umana fragile quanto le foglie sugli alberi d’autunno.

Mattina  Ungaretti, nelle retrovie del Carso, si ritrova dinanzi al mare ed ammira con completo stupore il sorgere del sole che scatena in lui
una sensazione immane.

Per Ungaretti, che si ritrovava a vivere la morte ogni giorno, quella vista gli procurò delle emozioni totalmente diverse da quelle che sentiva ogni
giorno  comprensione/apprezzamento per la vita e di ciò che offre

SENTIMENTO DEL TEMPO


La madre  la poesia si ambienta nell’aldilà ovvero dopo la morte. Qui il poeta si ritrova di nuovo con la madre ormai anziana che,
nell’oltretomba, lo attendeva per condurlo dinanzi a Dio. Ungaretti si ritrova quindi ad essere come una volta un bambino, quando fiducioso si
affidava alla mano della mamma. Della madre, infatti, ha ancora bisogno per essere condotto davanti al giudizio ed al perdono di Dio e solo
dopo quando Dio l’avrà perdonato, potrà guardare il figlio amato con un sospiro.

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