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La crisi economica e la losca manovra del governo italiano per svendere... http://attiliofolliero.wordpress.com/2011/08/22/la-crisi-economica-e-la...

Attilio Folliero
Politologo italiano residente a Caracas, profesor contratado de la Escuela de Comuncicacion Social de la UCV

La crisi economica e la losca manovra del governo italiano per svendere il patrimonio pubblico
Publicado el 22/08/2011 Fonte: http://attiliofolliero.blogspot.com/2011/08/la-crisi-economica-e-la-losca-manovra.html Attilio Folliero, Caracas 21/08/2011 La manovra finanziaria 2011 stata approvata circa un mese fa (Legge 111 del 15/07/2011 e pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 16/07/2011), ma gi stata varata una manovra bis! Siamo convinti che la manovra e la manovra bis avranno pochi effetti. Siamo gi in crisi e le manovre 1, 2 e le altre che verranno aggraveranno la crisi. Tutte queste manovre stanno gettando i presupposti per una ulteriore svendita dei beni italiani: la riserva doro italiana, la quarta per grandezza al mondo, grandi imprese pubbliche ancora in mano allo stato, alcune delle quali gi privatizzate parzialmente, le imprese municipalizzate, quelle che danno sempre grandi profitti, come la raccolta dei rifuti, o la distribuzione dellacqua. Stiamo attenti, che in certi paesi, per esempio in Bolivia la privatizzazione dellacqua arriv al punto che ai boliviani pi poveri non solo venne negato lallaccio allacqua potabile ma vennero costretti a pagare, anzi prepagare per riempire alla fonte i secchi dacqua. Per poter prelevare lacqua alla fonte, tramite un secchio, dovevano prima aver pagato la quota prevista! A tutto questo vanno aggiunti i beni del demanio pubblico, che fanno gola a molti privati. Qualcuno dir che sulla base delle attuali leggi non possibile vendere i beni del demanio. Poveri illusi! Tutti hanno parlato dei tagli e delle nuove tasse, ma nessuno ha messo in evidenza ci che di losco, veramente losco si nasconde nella finanziaria. Invito a leggere il comma 18 dellarticolo 10 della Legge 111 del 15/07/2011. Il comma in questione recita esattamente:

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I crediti, maturati nei confronti dei Ministeri alla data del 31 dicembre 2010, possono essere estinti, a richiesta del creditore e su conforme parere dellAgenzia del demanio, anche ai sensi dellarticolo 1197 del codice civile. Dalla lettura sembra intendersi che i debiti che ha lo stato (che al momento ammontano complessivamente a circa 1.900 miliardi di euro, possono essere estinti, quindi pagati su richiesta del creditore. Qui sorge il primo problema: un creditore si presenta allo stato (al ministero) e chiede il saldo dei debiti. Lo stato (il ministero), in base a questo comma li estingue. Ma con quali soldi o per meglio dire come paga il creditore? Dato che il comma prosegue con la dicitura su conforme parare dellAgenzia del demanio si intuisce che i debiti potranno essere estinti su richiesta del creditore cedendo beni del demanio; se non fossimo in presenza di beni del demanio non ci sarebbe stato bisogno del parere dellAgenzia del demianio! E giusto? Il comma conclude rimandando allarticolo 1.197 del codice civile, che a sua volta recita: Il debitore non pu liberarsi eseguendo una prestazione diversa da quella dovuta, anche se di valore uguale o maggiore, salvo che il creditore consenta (1320). In questo caso lobbligazione si estingue quando la diversa prestazione eseguita. Se la prestazione consiste nel trasferimento della propriet o di un altro diritto, il debitore tenuto alla garanzia per levizione e per i vizi della cosa secondo le norme della vendita (1483 e seguenti, 1490 e seguenti), salvo che il creditore preferisca esigere la prestazione originaria e il risarcimento del danno. In ogni caso non rivivono le garanzie prestate dai terzi Questarticolo del codice civile tirato in ballo per giustificare il fatto che il creditore che ha prestato soldi allo stato, invece di ricevere i soldi, possa ricevere una prestazione differente, ossia un bene del demanio. Il codice civile dice che se una persona contrae un debito in denaro non pu liberarsi del debito restituendo cose differenti dal denaro, anche se fossero cose di pari valore o addirittura di valore superiore, salvo che il creditore sia daccordo. Praticamente con questa finanziaria a parte i tagli e laumento delle tasse si stanno dettando i presupposti per poter pagare i creditori con un bene del demanio, una spiaggia ad esempio. Lattuale governo, qualche termpo fa non aveva pensato ad esempio di fare cassa dando in concessione le spiagge? Lidea venne ritirata per la diffusa avversione dellopinione pubblica. Oggi tale possibilit stata introdotta nel silenzio pi assoluto dei media ufficiali. La cosa si presenta in maniera ancora pi losca perch la norma in questione sembra aprire la strada ad una trattativa diretta tra debitore e stato (ministero), eliminando anche la regola dellofferta pi vantaggiosa, essendo necessario il solo parere favorevole dellagenzia del demanio. Io credo che siamo di fronte alla privatizzazione del patrimonio artistico e paesaggistico del Belpaese. Il fine ultimo del debito pubblico lappropriarsi, da parte di ristretti e potenti gruppi economici, di imprese, beni e patrimoni dello stato. Il privato, per quanto economicamente molto potente, mai sarebbe riuscito ad appropriarsi di determinati beni pubblici senza la scusa del debito pubblico. Solo la scusa di un enorme e impagabile debito pubblico pu portare perfino alla vendita ed alla svendita dei beni del demanio pubblico. Lopinione pubblica non si oppone, anzi finisce per favorire azioni del genere, pena la necessit di sborsare di tasca propia ulteriori tasse. Inoltre, ci sono imprese in cui nessun privato, neppure il pi potente potrebbe mai pensare di entrare. E sufficiente pensare alla costruzione della capillare linea ferroviaria o la capillare linea telefonica. In Italia, quando si inizi a costruire la linea ferroviaria nessun privato avrebbe mai potuto pensare di costruirla! Cos come nessun privato sarebbe stato in grado di realizzare la Telecom, ex SIP. Queste imprese colossali in grado di realizarle solo lo stato, avendo la possibilit di trovare gli

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enormi finanziamenti necessari attraverso i crediti garantiti dallo stato. Come si arriva alla vendita o meglio alla svendita della Telecom, ex Sip? Una volta che lo stato ha terminato lopera ed unopera che da frutti, grossi guadagni, il privato riesce ad entrarne in possesso grazie al problema del debito pubblico. Quando il debito enorme, impagabile, lo stato deve vendere le proprie imprese e tutto quanto ha disponibile. Il gruppo economico interessato allacquisto, per poter entrare in possesso dellimpresa pubblica in questione, o meglio controllare totalmente limpresa non deve neppure sborsare lintera quota, essendo suficiente, in una societ per azioni, essere in possesso della quota di maggioranza. Pensate al gruppo che riuscito a controllare la Telecom, ex Sip. Il problema dellItalia duqnue grave, dato che ha debiti accumulati per 1.900 miliardi di Euro, che rappresentano il 120% del PIL, quota destinata a crescere. Con le manovre in atto si finir per: aumenatre il fallimento delle imprese o accellerare la fuoriuscita delle imprese dallitalia, verso quei territori che permettono maggiori guadagni; aumenter la disoccupazione; diminuiranno gli introiti sia diretti che indiretti. Conclusione: il PIL si contrae, il debito aumenta percentualmente sul PIL, ma continuerebbe ad aumentare anche se il bilancio fosse in pareggio per via dellaumento degli interessi sul debito, che continuano a crescere. Lalto debito pubblico dunque la gisutificazione per svendere quanto rimasto da svendere e perfino, come visto, si cederanno i beni del demanio pubblico, fino alla cessione delle imprese municipalizzate, quindi alla privatizzazioen dellacqua e non ci sar nessuna opinione pubblica contraria. E gi successo, anche in Italia, negli anni novanta e succeder ancora. Si stanno dando tutti i presupposti. Tra laltro la reazione degli italiani ormai compromessa da decenni di attivit di instupidimento operata della televisione privata. Ovviamente sto parlando di reazione immediata. Successivamente, quando litaliano si ritrover non solo privato di una fonte di reddito, derivante dal lavoro, ma anche di quei meccanismi di protezione e di assistenza che allo stato attuale gli impediscono di rendersi conto del problema cui stanno andando incontro (pensione, sanit, educazione, ecc ), necessariamente spinto dai rimorsi della fame saranno costretti a ribellarsi. Oggi litaliano non protesta perch comunque ha la pancia piena, grazie alla pensioni delle generazioni passate, ai risparmi del passato, allassistenza sanitaria gratuita, ecc ; ma tutto questo sta per terminare. Necessariamente si va incontro ad esplosioni sociali, come ci insegna la storia. Naturalmente quando le esplosioni sociali saranno forti, il ricorso alla dittatura sar inevitabile. Solo un regime forte, dittatoriale, fascista pu operare una dura repressione, non certo una democrazia, sia pure solo formale come quella italiana. Ricordiamo un attimo il passato recente. LItalia aveva un grande patrimonio costituito dalle imprese pubbliche ed aveva lIRI, lIstituto per la Ricostruzione Industriale, che gestiva le imprese pubbliche. LIRI per anni stata una delle pi grandi aziende del mondo, oggi diremmo multinazionale, superata solo da alcune multinazionali statunitensi. Ancora nel 1992 era lazienda con il maggior fatturato (vedasi articolo del Corriere), equivalente a circa 40 miliardi di Euro e nel 1993 era ancora al settimo posto al mondo per fatturato. Le aziende dello Stato, le aziende IRI, facevano profitto ed erano ovviamente molto appetibili dal grande capitale. Le imprese pubbliche non solo producevano, vendevano e davano lavoro, ma erano anche fonte di grossi introiti per lo stato. Come si giustific la sua vendita o meglio la svendita? Semplice: si disse che lItalia aveva il grosso problema del debito pubblico e per ridurlo era necessario vendere qualcosa. Ovviamente il privato non compra carrozzoni, imprese che danno perdite, ma solo imprese che fanno guadagnare, soprattutto se fanno guadagnare

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molto. Per poterle vendere (o per meglio dire per poterle comprare con lo sconto, diciamo cos, o al prezzo pi basso possibile) era necessario farle apparire come imprese in crisi. A capo della gestione delle imprese pubbliche italiane venivano posti gli amici o gli amici degli amici del grande capitale interessato ad acquistare; questi illustri gestori della cosa pubblica al fine di imporre la tesi che le imprese statali andavano vendute perch allo stato non apportavano benefici, facevano di tutto per creare queste perdite. Gli amici e gli amici degli amici del grande capitale invece di serivire lItalia ed il popolo italiano servivano il grande capitale. Conclusione: grazie a queste manovre tese a svalorizzare le imprese pubbliche, il grande capitale pot acquistare le migliori imprese italiane a prezzi di svendita (vedasi: Il sacco dItalia). Dunque, lItalia vendeva perch aveva bisogno di ridurre il debito pubblico ed allo stesso tempo faceva dei grossi affari ci dicevano perch si stavano vendendo dei carrozzoni che davano solo perdite e tutti erano felici e contenti. Quando mai il capitale privato acquista carrozzoni? LItalia vendette i suoi gioielli e momentaneamente, grazie ai quattro soldi di questa svendita, ridusse per quegli anni il debito pubblico. Negli anni successivi, dato che la poltica non mai cambiata (ossia ha continuato a macinare deficit di bilanci) ed allo stesso tempo sono mancati gli introiti delle imprese pubbliche svendute, il debito velocemente salito a circa il 120% del PIL ed il futuro irrimediabilmente compromesso. I politici di turno hanno continuato a gestire la cosa pubblica esattamente come prima, spendendo pi di quanto avessero a disposzione, ossia creando annualmente dei deficit, coperti ovviamente con nuovi debiti (i Buoni del tesoro o Bond per la sua sigla in inglese). Tra laltro la recente nata Unione Europea, al servizio unicamente del grande capitale, imponeva che si continuasse a vivere facendo deficit; infatti, con la regola che il deficit non potesse superare il 3%, stava dicendo che gli stati potevano e dovevano spendere pi di quanto avessero a disposizone, altrimenti se avesse voluto bilanci senza deficit, avrebbe imposto la regola del pareggio di bilancio. Lasciando liberi gli stati di accumulare annualmente un 3% di debiti, la UE e chi stava dietro sapeva benissimo che in dieci anni gli stati si sarebbero ritrovati con deficit minimi del 30%, da aggiungere a quelli pregressi. A questo si aggiunge il fatto che praticamente nessuno stato rispettava tale regola, ossia tutti sforavano tranquillamente il tetto del 3%, presentando alla UE bilanci truccati, che tutti sapevano essere truccati. In questo modo si favorito il debito pubblico, che non un problema di alcuni stati, come vogliono farci credere i giornali di regime, ma di tutti gli stati della UE. Anche stati considerati solidi (sic!), come la Germania o Francia, che dieci anni fa presentavano debiti inferiori al 50%, con la regola imposta dalla UE hanno finito per ritrovarsi con debiti dell80% o pi (Vedasi: Tabella del debito pubblico degli Stati al 2010). Continuano a dirci che lEuropa si divide in due: lEuropa degli stati del nord, opulenti, con politici capaci e probi e quindi meritevoli di restare nellarea Euro; lEuropa dei, PIGS (dei maiali), degli stati del sud, con deficit spaventosi, politici corrotti, che non meriterebbero di restare nellarea Euro. E assolutamente vero quello che si dice dei PIGS (Portogallo, Italia, Grecia, Spagna; ovviamente la I ben potrebbe identificarsi con lIrlanda, stato del nord, fino a pochi anni fa esaltato come modello di stato capitalista), ma altrettanto vero che gli stati del nord sono ugualmente nei guai (ad essere sinceri sarebbe pi opportuno utilizzare una ben nota parola di cinque lettere che a qualcuno apparirebe una volgarit).

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La verit, dunque, che tutti gli stati sono in fallimento, compresi quelli del nord. Il fatto di avere debiti inferiori agli stati del sud, significa solo che stanno meglio degli stati del sud, ma ugualmente sono sulla soglia del fallimento. Ovviamente lItalia tra i paesi con i problemi pi gravi e difficilmente risolvibili, a meno che non si adottino determinate politiche gi sperimentate in altre latitudini, in America Latina. Tutto sembra indicare che lItalia non ha un futuro molto roseo davanti e se crolla litalia, ossia fallisce, ossia arriva il giorno in cui il Ministro delle Finanze di turno deve dire al mondo Signori non possiamo pagare i nostri debiti, crolla inevitabilmente tutta lEuropa. Tutti abbiamo asssitito alla farsa (destinata a sfociare in tragedia) del salvataggio greco, di un piccolo paese; se il problema dovesse toccare un grande paese come lItalia, la fine dellEuropa sarebbe inevitabile. E non dimentichiamo laltra grande farsa che si consumata dallaltra parte dellAtlatico. Che laccordo sia stato solo una farsa si intuisce analizzando le cifre. Gli USA hanno vissuto per decenni al di sopra delle loro possibilit, accumulando anno dopo anno deficit di bilanci pubblici, che sono ormai impagabili, oscillando tra i circa 15.000 miliardi dei dati ufficiali ed i circa 30.000 miliardi quando si aggiungono i dati del salvataggio (improbabile) delle imprese in crisi; a tutto questo va aggiunto il deficit dellintera societ statunitense (Imprese e famiglie) e qui ovviamente gli zeri sono cos tanti che sufficiente dire che sono impagabili. Il problema degli USA non si risolto con laccordo del 2 agosto come hanno cercato di farci credere tutti i media ufficiali del mondo e laumento del limite del debito a 14.694 miliardi; il debito USA al 18 agosto ha gi raggiunto i 14.620 miliardi, quindi fra non molto tempo si ripresenter il problema; inoltre i tagli annunciati (qualche centinaio di miliardi allanno), che saranno sopportati dalle fasce pi deboli, attraverso i tagli alleducazione, alla sanit, alle pensioni, allassitenza sociale, per quanto possano sembrare enormi sono ridicoli in confronto ai deficit previsti dai bilanci USA del prossimo decennio. Infatti, i bilanci annuali preventivi per il decennio 2012-2021 presentati da Obama prevedono entrate complessive (nel decenio) per 39.084 miliardi di dollari, a fronte di uscite pari a 46.055 miliardi, per un deficit totale di 6.971 miliardi, cui vanno aggiunti altri 794 miliardi per il pagamento degli interessi sul debito. Tagliare spese (e ripetiamo ai danni dei pi deboli, lasciando intatte le spese militari, ad esempio) per un migliaio di miliardi semplicemente una barzelletta. E una farsa che si trasformer in tragedia.

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Fonte: Ufficio del Bilancio del Congresso USA (CBO). Notare che al debito riportato vanni aggiunti oltre 4.600 miliardi dei debiti fra le amministrazioni pubbliche.
Prima della crisi, il 10/10/2007, avevamo parlato di una imminente crisi che non sarebbe stata la solita crisi ciclica del capitale, ma la crisi che avrebbe condotto al tracollo delloccidente. Molti ancora non hanno capito che non si tratta di una crisi congiunturale, ma strutturale ed alla fine tutto loccidente (Stati Uniti ed Europa) ne uscir fortemente ridimesionato, con la possibilit che larea Euro vada incontro ad una disgregazione, cosi come gli USA potrebbero cessare di esistere come stato unitario; ma questo lo aveva gi previsto Igor Panarin nel 1998. Ovviamente dire tracollo delloccidente non significa la fine del sistema capitalistico, che ha ancora ampi margini di crescita e di fatto sta crescendo in zone del mondo, dove fino a qualche anno fa sembrava di essere in pieno medio evo. Il tracollo, ovvero il forte ridimensionamento riguarder lEuropa occidentale, gli USA ed ovviamente Israele, stato che esiste ed esister solo fino al giorno in cui esister la protezione degli Stati Uniti.

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