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{Kids}

Rosa Capone

DYLAN BUG
e il mistero di Villa Mirabilis
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Via Toscana, 2
90144 Palermo
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ISBN: 978-88-99751-96-8

Rosa Capone, DYLAN BUG e il mistero di Villa Mirabilis, An-


tipodes, Palermo 2019.

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“Ci sono due errori che si possono fare lungo la strada per
la verità: non andare fino in fondo e non partire “
(Buddha)

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La fiera delle Rose

<<Io penso che tutti dovrebbero studiare


le formiche>> disse Dylan, restituendo il libro
intitolato “Piccole lavoratrici instancabili”.
<<Hai ragione, esse ci insegnano molto.
Hanno una sorprendente filosofia in quattro
punti: non arrenderti mai, guarda avanti, sii
positivo e fai tutto quello che puoi>> rispose
Mangialibri.
Dylan rimase piacevolmente sorpreso e do-
mandò: <<Allora le osservi anche tu?>>
<<È da quando ero un bambino come te che
non ci presto più attenzione! Ho conosciuto la
loro importanza attraverso i best seller di
Jim Rohn.>>
<<L’unico “Ron” di cui ho sentito parlare è
un famoso cantautore che piace molto alla mia
mamma>> rispose confuso Dylan.
Mangialibri spalancò un sorriso, poi chiarì:
<<Il Rohn a cui mi riferisco possiede un H

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muta nel bel mezzo del nome ed è stato un’im-


prenditore di successo, era conosciuto come
il più grande filosofo d’affari americano.>>
<<Era?>>
<<Sì, è venuto a mancare 10 anni fa.>>
“Se ha studiato la filosofia di vita delle
formiche, deve aver lasciato una buona ere-
dità” pensò Dylan.
<<Mi procuri un suo libro?>>
Mangialibri non fu affatto stupito dalla ri-
chiesta, perché conosceva bene la curiosità
del piccolo lettore con la passione per i for-
micai.
<<Farò il possibile per procurarti una ver-
sione adatta alla tua età.>>
<<Grazie Mangialibri, a presto!>> Rispose
Dylan, congedandosi.
<<Non c’è di che fanciullo>> sospirò profon-
damente, poi tornò a cercare il segno perduto
tra gli articoli di cronaca.
Mangialibri lavorava nella biblioteca di Cor-
bello da trentanove anni. Quel posto rigurgi-
tante di libri era in un borgo di ottomila
abitanti e per questo non godeva di grande
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affluenza. Nel silenzio roboante degli scaffali


produceva rumore soltanto la sua mente, in-
tenta a leggere romanzi con la struttura del
giallo. Il mistero lo affascinava come
nient‘altro al mondo. Era così attratto che
concludeva tutti i suoi discorsi con una mas-
sima che recitava così: “senza mistero non c’è
passione nel lavoro, né in quello che facciamo
tutti i giorni”. Chi lo ascoltava non compren-
deva a pieno il senso delle sue parole, ma an-
nuiva con la fiducia che si attribuisce a un
saggio lettore. La sua fama di bibliotecario
aveva prevalso addirittura sulle sue genera-
lità,infatti nessuno in paese ricordava più
quale fosse il suo nome di battesimo.
Qualcuno una volta azzardò a ricordarlo
come “un certo Marcello”, ma qualsiasi nome
comune di persona gli sarebbe calzato come
un abito non adatto all’occasione e l’appella-
tivo Mangialibri in fondo piaceva anche a lui.
Appena fuori dalla biblioteca, Dylan avvertì
sulla sua pelle il vento fresco dei pomeriggi di
primavera. A Corbello l’esterno delle abita-
zioni aveva ripreso colore.
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Ranuncoli, gerani e gerbere erano spuntati


e con loro arrivava il tempo propizio per la
caccia ai formicai. Al solo pensiero Dylan pro-
vava una felicità incontenibile, avrebbe voluto
saltare di gioia, ma era troppo timido per
farlo in pubblico.
Tuttavia, mentre camminava, ebbe la sen-
sazione di essere invisibile. Alcuni andavano
di fretta, altri proseguivano nella stessa di-
rezione tenendo in mano dei cesti di vimini
vuoti. Le circostanze iniziarono a sfidare la
sua curiosità.
Era a pochi metri da casa, ma decise di tor-
nare indietro. Mancava ancora mezz’ora al
tramonto e la mamma non si sarebbe allar-
mata per dieci minuti di ritardo.
<<Ecco dove andavano tutti così di corsa>>
bisbigliò a se stesso Dylan.
Una voce familiare alle sue spalle esordì:
<<E tu non dovevi essere già a casa?>>
<<Mamma!>> esclamò Dylan contento e ras-
sicurato dalla sua presenza.
<<Visto che sei qui, aiutami a riempire il cesto
di fiori. E fai attenzione alle spine sugli steli.>>
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<<Certo!>> la rassicurò Dylan felice di tro-


varsi nel posto perfetto per trovare un for-
micaio.
Il campo dei fiori quel giorno si impossessò
di via Sant’ Angelo, si potevano scrutare al-
meno una cinquantina di chioschi carichi di bel-
lissime piante e corolle. Ciascun abitante in quei
giorni era dedito a costruirsi la composizione
più bella da sfoggiare alla festa del paese.
Dopo tanto camminare tra chioschi puliti e
muniti di barriere naturali per insetti, Dylan
finalmente notò una formica rossa su un
mazzo di mughetti bianchi. Posò la cesta a
terra e con una calma impressionante allungò
il corpo in avanti per capire se in quel vaso ce
ne fossero altre. Gli parve di vedere una se-
conda formica, quando all’improvviso il suo
piede inciampò sulla cesta e il vaso cadde.
Tutto il terreno si riversò sui mughetti
bianchi, che in pochi secondi avevano assunto
una colorazione marrone e un aspetto biz-
zarro. Dylan si alzò di scatto da terra e si
trovò di fronte unabambina molto graziosa,
che gli chiese: <<Ti sei fatto male?>>
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Non ebbe il tempo di rispondere alla do-


manda, perché il rumore del vaso aveva fatto
precipitare il fiorista: <<Cos’hai combinato ra-
gazzino?>>
<<È colpa mia papà , scusa. Non ho fatto at-
tenzione a dove mettevo i piedi>> rispose la
bambina.
<<Che pasticcio Perla, adesso raccogli i fiori
e il terriccio, ai cocci ci penso io.>>
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