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VII.

Cristianesimo moderno
e Lo stato
Il tempo dei grandi convertiti

FASS PUST 2020/21


Prof. Innocenzo Szaniszló OP
Due pensatori cattolici del XIX secolo:Joseph de Maistre (1753-1821)
Il conte Joseph-Marie de Maistre (Chambéry, 1º aprile 1753 – Torino, 26 febbraio 1821), è
stato un filosofo, politico, diplomatico, scrittore, magistrato e giurista italiano di lingua
francese. Ambasciatore del re Vittorio Emanuele I presso la corte dello zar Alessandro I dal
1803 al 1817, poi da tale data fino alla morte ministro reggente la Gran Cancelleria del
Regno di Sardegna, de Maistre fu tra i portavoce più eminenti del movimento
controrivoluzionario che fece seguito alla Rivoluzione francese e ai rivolgimenti politici in
atto dopo il 1789; propugnatore dell'immediato ripristino della monarchia ereditaria in
Francia, in quanto istituzione ispirata per via divina, e assertore della suprema autorità
papale sia nelle questioni religiose che in quelle politiche, de Maistre fu anche tra i teorici
più intransigenti della Restaurazione, sebbene non mancò di criticare il Congresso di
Vienna, a suo dire autore da un lato di un impossibile tentativo di ripristino integrale
dell'Ancien Régime (peraltro ritenuto di sola facciata) e dall'altro di compromessi politici con
le forze rivoluzionarie.

● “La rivoluzione francese è satanica nella sua essenza”.


● “L’uomo in genere è troppo cattivo per essere libero”.
● “Così il genere umano è naturalmente in gran parte servo, e
non può essere sottratto a questo stato che
soprannaturalmente”.
Il pensiero di Joseph de Maistre e suo ultramontanismo
Conformemente al pensiero comune controrivoluzionario, per La rivoluzione è il peccato (sociale) in quanto distruzione
de Maistre l'origine di tutti i mali dell'epoca a lui dell'ordine naturale - e, dunque, legittimo - voluto da Dio
contemporanea poteva essere identificata nella Riforma (essendo, secondo de Maistre, l'autorità divina a legittimare la
protestante.
sovranità politica e qualsiasi potere terreno). In de Maistre
torna inoltre sia il concetto di centralità della Chiesa cattolica
Come afferma nella sua opera Del Papa, edita nel 1819, solo
la Chiesa cattolica e la figura papale sarebbero in grado di che l'unione del potere temporale e politico nelle sole mani
poter garantire l'ordine sociale. Il potere papale dovrebbe del pontefice, inteso come vertice della piramide sociale e
inoltre essere infallibile, dal momento che è indispensabile, civile oltre che arbitro internazionale di ogni conflitto, in
secondo Maistre, che vi sia qualcuno in grado di poter quanto ritenuto al di sopra di ogni particolarismo nazionale.
giudicare senza essere giudicato. Non bisogna confondere
però tale concezione politica dell'infallibilità petrina con quella
elaborata dal Concilio Vaticano I che la circoscrive all'ambito Tali posizioni identificano de Maistre quale rappresentante
del contenuto della fede. della corrente di pensiero denominata ultramontanismo,
ovvero quella dottrina che afferma la suprema autorità del
Maritain condanna l'utilizzazione politica della nozione di papato all'interno della Chiesa, e che vede nella figura del
sovranità. Né lo Stato, né il popolo sono "sovrani", solo Dio lo papa la guida morale della società.
è (Emile Perreau-Saussine, Catholicisme et démocratie. Une
histoire de la pensée politique, p. 25-26).
Alessandro Manzoni (1785-1873)
Passato dalla temperie neoclassica a quella romantica, il Manzoni, divenuto fervente
cattolico dalle tendenze liberali, lasciò un segno indelebile anche nella storia del teatro
italiano (per aver rotto le tre unità aristoteliche) e in quella poetica (nascita del pluralismo
vocale con gli Inni Sacri e della poesia civile).

La Rivoluzione francese del 1789 e la Rivoluzione italiana del 1859: saggio comparativo
(1889)
L'opera, iniziata negli anni 1862-1864, rimase incompiuta e fu pubblicata postuma. In
essa Manzoni intendeva dimostrare che la Rivoluzione francese aveva introdotto
l'oppressione del paese sotto il nome di libertà.
«E parimenti, cessato il Terrore propriamente detto, continuò quella pressura, in minor grado e in varie forme,
ma per un più lungo spazio di tempo a esercitare il suo malefico impero.»

Manzoni ne apprezza alla Rivoluzione francese il valore universale, ma ne condanna le


applicazioni storiche immediate, pur sapendo che non sarà facile superare i pregiudizi
stabiliti. In realtà egli sostiene che questi buoni effetti storici furono raggiunti dalla
Costituzione Americana del 1787 cui non fu fatta precedere alcuna dichiarazione
Francese del 1789. Invece ha un nome celebratissimo eppure immeritato.
Jacques Maritain (1882-1973)
è stato un filosofo francese, allievo di Henri Bergson, convertitosi al cattolicesimo (sulla
influenza anche di Charles Peguy e Leon Bloy). Fu anche il filosofo che più di ogni altro
avvicinò gli intellettuali cattolici alla democrazia allontanandoli da posizioni più
tradizionaliste. Papa Paolo VI lo considerò il proprio ispiratore. A conferma di ciò, alla
chiusura del Concilio Vaticano II fu a Maritain, quale rappresentante degli intellettuali, che
Paolo VI consegnò simbolicamente il proprio messaggio agli uomini di scienza e del
pensiero. Durante una lunga convalescenza della moglie Raïssa Oumançoff, il consigliere
spirituale dei Maritain, il domenicano Humbert Clérissac, le fa scoprire l'opera di San
Tommaso d'Aquino. L'entusiasmo di Raissa contagia il marito, che vede in San Tommaso la
conferma di molte sue idee. Dal “Dottore angelico” Maritain passa ad Aristotele, di cui San
Tommaso aveva cristianizzato il pensiero e alla neoscolastica.

Sotto l'influenza di Clérissac si avvicina ad ambienti vicini alla destra cattolica dell'Action
Française. Quando nel 1926 il Vaticano metterà in guardia dall'operato dell'Action
Française, dopo un periodo di riflessione, Maritain difenderà tali interventi con la
pubblicazione di Primauté du spirituel. Negli anni successivi egli approfondisce la propria
riflessione politico – sociale che nel 1936 esprime in Humanisme intégral e si avvicina ad
ambienti della democrazia cristiana francese.
il percorso per la protezione dei diritti umani
Per Maritain infatti il popolo è sovrano nel senso che Dio lo fa Per quanto riguarda la riflessione pedagogica è in massima
sovrano, per cui la legge civile deve rispettare la legge morale parte contenuta nel volume Per una filosofia dell'educazione
della coscienza e questa la legge eterna, che si impersona in (1959) e si è sviluppata soprattutto in America (in Italia è stato
Dio. pubblicato in due volumi con il titolo L'educazione al bivio e
L'educazione della persona). Contro il funzionalismo della
Per Jacque Maritain la politica doveva essere focalizzata pedagogia pragmatista, che si limita a far esercitare le
sulla persona umana e finalizzata al bene comune nel rispetto capacità psichiche senza preoccuparsi della loro
del pluralismo. Per far questo Jacque Maritain sostiene che si finalizzazione, Maritain afferma il primato della verità come
dovesse sviluppare una formazione integrale e armonica, che oggetto della ricerca e come fondamento della libertà.
superasse le unilateralità e le scissioni, adottando una L'educazione riguarda direttamente la persona; i suoi aspetti
metodologia che non sia né permissiva né autoritaria ma professionali e sociali, per quanto importanti siano, sono
segnata dalla libertà. La libertà umanistica è la condizione secondari e subordinati allo sviluppo della persona, che dopo
indispensabile per evitare il vuoto metafisico ed etico, che è tutto rappresenta l'unità sociale, ed è in se stessa un fine e un
nemico dell'educazione non meno che della democrazia. valore.
Umanesimo integrale
La sua azione per i diritti dell’uomo non si fermò all’epoca Nel 1936 Jacques Maritain pubblicò il testo di sei lezioni,
della guerra e alla propaganda, anzi si intensificò nel tenute nel 1934 presso l'Università di Santander con il titolo
dopoguerra, soprattutto per l’influsso indiretto sulla Umanesimo integrale (Humanisme intégral), in cui delineava
Dichiarazione Universale del 1948. l'ideale storico di una nuova cristianità e di un nuovo
umanesimo, alternativo da una parte al marxismo, al
Maritain è il primo cattolico ad aver elaborato una teoria liberalismo e al fascismo ma dall'altra anche alla vecchia
completa dei diritti dell'uomo all’interno di una visione della cristianità medioevale, dove le istituzioni avevano il carattere
vita politica moderna, e ad aver contemporaneamente ed del sacro. Per Maritain infatti il popolo è sovrano nel senso
affermazione della Dichiarazione Universale. che Dio lo fa sovrano, per cui la legge civile deve rispettare la
legge morale della coscienza e questa la legge eterna, che si
Tenendo presente quanto abbiamo visto sulla riserva dei impersona in Dio. Al contrario delle opere precedenti il
cattolici e dei cristiani riguardo i moderni diritti umani, termine storico di confronto non è più la Terza Repubblica
possiamo cogliere tutta l’originalità e l’importanza del francese, prototipo della società borghese, bensì l'Unione
pensatore che si definiva tomista e che sarà ambasciatore di sovietica e le dittature fasciste.
Francia presso la Santa Sede dal 1944 al 1948.
La democrazia cristiana dal “Humanisme integral”
Tuttavia, egli rimarrà molto critico nei confronti dei partiti della Maritain è un forte sostenitore dell'etica basata sul diritto
Democrazia Cristiana, preferendo creare un movimento naturale. Egli vede le norme etiche come radicate nella
cristiano-democratico che trascenderebbe i soli partiti natura umana. Per lui, la conoscenza della legge naturale è
cattolici. prima di tutto, e non è costituita dal dibattito filosofico o dalla
dimostrazione, ma piuttosto dalla connaturalità. La
In questa importante opera, Maritain ratifica le conquiste della conoscenza della natura è un tipo di conoscenza ottenuta
Rivoluzione francese e del liberalismo, rifiutando di mescolare attraverso il confronto con la realtà. Così, conosciamo la
la sfera temporale e spirituale, pur sostenendo l'impegno legge naturale confrontandoci direttamente con essa nel
dei cattolici nella vita della città, e quindi nella politica, non contesto dell'esperienza umana. Maritain difende anche l'idea
attraverso la creazione di partiti confessionali, cattolici, ma che i diritti naturali si basano sulla legge naturale. La sua
ispirandosi alla religione in azione. morale plenaria partecipa alla teologia subordinando la
ragione ai dati della fede cristiana, altrimenti sarebbe
L'influenza del "maritainismo" nei circoli cattolici divenne poi incompleta per mancanza di informazioni sugli ultimi fini.
globale, cristallizzandosi in America Latina con la creazione,
nel 1947, dell'Organizzazione Cristiano Democratica
d'America (OCDA). Maritain ha mantenuto una stretta
corrispondenza con l'America Latina (più di 180
corrispondenti).
politica laica/Partecipazione alla Dichiarazione universale dei diritti
dell'uomo
Dalla sua opera, in cui denunciava costantemente il recupero Prima di poter passare ad ulteriori studi, gli è stato
di certi valori spirituali da parte di dottrine, politiche o di altro affidato un altro importante compito: guidare la
tipo, la posterità cristiana ha mantenuto la distinzione che fa delegazione che rappresentava la Francia alle riunioni
tra l'azione "come cristiano", che consiste nell'obbedire ai riti dell'UNESCO a Città del Messico, dove è stato
e ai dogmi della Chiesa, e l'azione "come cristiano", che
necessario redigere un progetto di catalogo dei diritti
consiste nell'attuazione individuale delle idee cristiane in
umani valido a livello mondiale. Nelle discussioni
ambiti "temporali", organizzazioni secolari in cui la Chiesa
non deve interferire. Maritain ha potuto attingere al suo catalogo
filosoficamente valido di 26 diritti umani ("Les Droits de
In generale, l'ascesa del comunismo e del fascismo sta l'homme et la loi naturelle", 1942) e presentare così una
orientando il suo pensiero verso la difesa dei diritti umani e definizione precisa e completa dei diritti personali
il rinnovamento della democrazia. L'umanesimo integrale ne effettivi. La sua influenza sulle deliberazioni in Messico
è il risultato. si è infine espressa nel fatto che 22 dei 26 diritti da lui
proposti si trovano nella Dichiarazione universale dei
diritti dell'uomo adottata dalle Nazioni Unite il 10
dicembre 1948.
Cardinale Charles Jourmet (1891-1975)
Ha dedicato la sua vita alla teologia, basata sui più solidi principi di
intelligenza, rispetto dell'essere e docilità al vero, trovando in amici
come Jacques Maritain il sostegno e l'incoraggiamento per questa
difficile ricerca delle cose di Dio.

Durante la seconda guerra mondiale, ha espresso posizioni


coraggiose a favore dei diritti umani, ricordando le maggiori esigenze a
cui le decisioni e le azioni politiche dovrebbero essere sottoposte
anche da un paese neutrale.

Charles Journet ha partecipato all'ultima sessione del Concilio


Vaticano II. Insieme a Jacques Maritain, ha dato vita al Credo del
popolo di Dio proclamato da Papa Paolo VI nel 1968.
Les droits de l'homme et la loi naturelle,
New York, Éditions de la Maison Française, 1942 (slides di Francesco Compagnoni op)

1) Le relazioni fra persona e societa


Maritain imposta il problema del rapporto fra persona e società partendo dal concetto di persona, che si dice dell’essere
umano in quanto individuo (termine essenzialmente riferito alla sua individualità corporea, alla sua dimensione
spazio-temporale), ma soprattutto in quanto capace di autodirigersi ai valori attraverso le strutture cognitivo-volizionali
(intelligenza e volontà, conoscenza e amore).

“Totalità e indipendenza-riprende il testo-emergono allora come due caratteri peculiari della persona, pur con le debolezze e
oppressioni che ne accompagnano l’esistenza, per cui la persona è un tutto. L’espressione ‘immagine di Dio’, concetto,
mentre descrive inclusivamente l’essenza della persona, esprime la dipendenza ontologica da Dio e radica
necessariamente la dignità della persona, la sua assolutezza, nella capacità di porsi in relazione con l’Assoluto”.

“Non dimentico che uomini, stranieri alla filosofia cristiana, possono avere un senso profondo e autentico della persona
umana e della sua dignità...Ma la descrizione che ho abbozzato qui della persona è, io credo, la sola che, senza che essi
ne abbiano coscienza, dia una completa giustificazione razionale, delle loro convinzioni pratiche.
D’altra parte, questa descrizione non è monopolio della filosofia cristiana (benché la filosofia cristiana la porti ad
un punto di compiutezza superiore). Essa è comune a tutte le filosofie che, in una maniera o nell’altra,
riconoscono l’esistenza di un Assoluto superiore all’ordine intero dell’universo, e il valore sovratemporale
dell’anima umana.”

La persona tende ad aprirsi agli altri sia per impulso naturale (necessità) che per impulso morale (generosità), per
cui la società è un'esigenza della natura umana. Fine della società è il bene comune, il quale non è la somma dei
beni privati, né il bene di un’entità a sé (la società appunto) che ad esso sacrifica le sue parti, ma “...è la buona
vita umana della moltitudine, di una moltitudine di persone, ossia delle totalità carnali e spirituali insieme, e
principalmente spirituali, benché accada loro di vivere più sovente nella carne che nello spirito.”

Il rapporto fra le persone e la società, che Maritain tratteggia, ricerca un equilibrio ottimale fra le esigenze del bene
che deve riguardare la collettività, e che dunque ha una dimensione comune, e le esigenze della persona che
nella società cerca le condizioni per il proprio sviluppo globale, senza sacrificare, assimilare o preferire una
componente all’altra.

La persona, perciò, non è totalmente, secondo tutta se stessa, ordinata alla società e alla comunità politica o
civile, perché è e resta un assoluto che non può essere sacrificato a nessuna esigenza della collettività. E questo
proprio perché la persona persiste e fonda la società.
La preminenza della persona consente di evidenziare quattro caratteri di una società di uomini liberi:
personalistica, comunitaria, pluralistica e teistica o cristiana. L’ espressione “società cristiana”-puntualizza
Maritain-è da prendersi “...non nel senso che essa esigerebbe da ciascuno dei membri della società di
credere in Dio e di essere cristiano, ma nel senso che riconosce che, nella realtà delle cose, Dio, principio
e fine della persona umana, e primo di diritto naturale, è anche il primo principio della società politica e
dell’autorità in mezzo a noi; nel senso che riconosce che le correnti di libertà e di fraternità aperte dal
Vangelo, le virtù di giustizia e d’amicizia da esso sanzionate, il rispetto pratico della persona umana da
esso proclamato, il sentimento di responsabilità davanti a Dio da esso richiesto tanto a colui che esercita
l’autorità quanto a colui che la subisce, sono l’energia interna della quale la civiltà ha necessità per
raggiungere il suo compimento.”

La trascendenza della persona nei riguardi della società, e il suo orientamento a Dio fine ultimo
dell’uomo, è quanto Maritain chiama “movimento verticale”; tuttavia esiste anche un “movimento
orizzontale”, che qualifica i rapporti in seno alla collettività, alla società che progredisce sempre verso un
maggiore autocoscienza: processo che conosce involuzioni ed evoluzioni, ma anche non si arresta.
Spesso, il progresso tecnico, afferma Maritain, è in anticipo sullo spirito, ma per sua natura chiede di
essere strumento dello spirito.
Secondo Maritain, questo ideale non è Dunque una struttura sociale che ha un compito
raggiungibile se non per mezzo del diritto e di peculiare e ben preciso in relazione alla persona e al
suo benessere.
quella che egli chiama l’amicizia civile, il primo
come regola che la struttura, la seconda come L’autentico benessere della persona, la sua
forza dinamica che ne permea i dinamismi. aspirazione ultima è superiore, si trova in un ordine
di realtà che sorpassa la storia e che chiede
Il diritto e la giustizia, dunque, non sono orientamento e riconoscimento di valori assoluti e
sufficienti a creare il consenso richiesto affinché spirituali, di cui la persona è capace e realizzatrice.
la libertà e lo sviluppo delle persone siano
autenticamente salvaguardati. L’amicizia
suppone un rapporto di uguaglianza fra gli
uomini, che è compito della società riconoscere
e promuovere.
2) I diritti della persona
La contestualizzazione fondativa per parlare ed esaminare i diritti dell’uomo è in Maritain quella
del diritto naturale. L’idea di diritto naturale, di cui egli richiama a grosse linee la nascita e lo sviluppo,
dice riferimento alla natura umana, una natura ritenuta una e medesima in tutti gli uomini. La natura si
dirige verso determinati fini, che la ragione è in grado di scoprire e che deve perseguire: “...vi, è, per virtù
stessa della natura umana, un ordine o una disposizione che la ragione umana può scoprire e secondo la
quale la volontà umana deve agire per accordarsi ai fini necessari dell’essere umano. La legge non scritta
o il diritto naturale non è altro che questo.” ...per coloro che credono in Dio vi è evidenza maggiore della
legge naturale.

Tuttavia, essa viene conosciuta anche da coloro che credono nella natura umana e nella libertà
dell’uomo. Non si deve presumere, però, che tale legge sia conosciuta nel medesimo modo da tutti: vi
sono dei gradi e delle tappe di conoscenza. Solo i primi principi della ragione pratica (sinderesi) sono noti
per sé, sono autoevidenti: bonum faciendum et malum vitandum- si deve fare il bene e si deve evitare il
male: come poi da questo dedurre delle regole precise è il difficile problema!
La democrazia nel pensiero maritainiano non è soltanto una tradizione parlamentare, una prassi di
governo, un costume sociale: è soprattutto una filosofia della società ed una legge morale. Essa
presuppone l’esistenza di un diritto naturale: i concetti di persona umana, di bene comune, di sovranità
popolare, di suffragio universale, di libertà di coscienza, di uguaglianza giuridica, di proprietà dei mezzi di
sussistenza, esigono una fondazione filosofica per essere riconosciuti e rispettati in coscienza.
Maritain ha affrontato in questo volume il problema fondamentale dei rapporti tra il cittadino e lo
Stato, tra la coscienza e la legge, tra la cultura e la politica, tra il lavoratore e l’impresa nella prospettiva di
un riconoscimento del diritto naturale, senza cadere nell’equivoco giusnaturalistico perché il diritto
naturale non dipende dal suo riconoscimento razionale per mezzo del contratto sociale, ma dall’esistenza
di una comune natura umana, e rifiutando ogni forma di neopositivismo giuridico per cui sarebbe la prassi
a fondare la legge ed in ultima analisi lo Stato non avrebbe limiti al suo potere.
Anche se l’umanità conosce progressivamente, nel suo divenire storico, l’esistenza dei principi del
diritto naturale e riconosce il valore e la dignità della persona umana con molta lentezza, il fondamento
ultimo della legge sociale è trascendente il divenire e vale per se stesso, oggettivamente, in relazione
all’essere dell’uomo, creatura di Dio. Ma qualunque sia la giustificazione teoretica del diritto naturale è
possibile distinguere, senza separare, le spiegazioni ideologiche e le conclusioni pratiche, per cui uomini
appartenenti a diverse convinzioni filosofiche possono formulare insieme comuni principi di azione,
ciascuno riferendoli alle proprie convinzioni morali. La convivenza civile ha bisogno di una comune
dichiarazione dei diritti dell’uomo.
Si sarà notato che Maritain passa dal diritto naturale alla nozione di legge naturale. Infatti, le due nozioni
sono per lui alquanto simili, cioè costituiscono due facce di una stessa medaglia: legge naturale, secondo
l'impostazione tommasiana, è sia le tendenze che esprimono il telos della natura umana come spinta verso beni
umani, sia la conoscenza delle stesse. A questo punto tali esigenze della natura (inclinazioni) ordinate
gerarchicamente dalla ragione secondo la finalità dell’intera persona, fondano un diritto, cioè la possibilità di
essere reclamate ed esigite, ed è quanto si designa come diritto naturale.

Esiste tuttavia una articolazione fra la legge naturale o diritto naturale, e i diritti dell’uomo. È infatti alla
luce della legge naturale che l’uomo scopre dei diritti inerenti la persona, legati alla natura dell’uomo, e dunque a
lui dovuti. Il diritto (e la conseguente obbligazione morale) sono correlativi, spiega Maritain, perché si fondano
sulla libertà degli agenti spirituali: se si ha il dovere di agire secondo la propria natura per raggiungere un fine, si
ha il diritto che vengano date le condizioni per tale azione.

Infine, Maritain ricorda la distinzione fra diritto naturale, diritto delle genti e diritto positivo, per chiarire
al lettore eventuali dubbi soprattutto terminologici. Il diritto naturale è quanto scaturisce dalla sinderesi, è ciò che
deriva in modo necessario dalla natura umana, cioè per il fatto di essere uomo; si tratta dunque di precetti
immutabili e universali. Il diritto delle genti si trova a metà strada fra il diritto positivo e la legge naturale, in
quanto riguarda diritti e doveri che scariscono dalla natura umana in modo necessario, ma stavolta a determinate
condizioni di fatto. Il diritto positivo, infine, stabilisce i doveri e le obbligazioni in modo contingente.
Tuttavia, sia il diritto delle genti che il diritto positivo sono come una estensione del diritto naturale e per la relazione di
fondazione ad esso hanno forza normativa e vincolante.

Successivamente Maritain considera i diritti della persona civica. Se è vero, infatti, che la comunità politica deve dirigere gli
uomini al bene comune, è altresì vero che spetta agli uomini al bene comune, è altresì vero che spetta agli uomini da chi
farsi dirigere, e in tal modo partecipare alla vita politica, o godere di un governo partecipato del bene comune. I diritti della
persona civica sono -proprio per questo rapporto al bene comune e all’autorità legittima della collettività-diritti del popolo,
che si esprimono nella Costituzione.

Tra i diritti della persona civica figurano anche quelli che, secondo Maritain, compendiano le tre uguaglianze:

1. L’uguaglianza politica
2. L’uguaglianza dinanzi alla legge
3. e l’uguale possibilità di ammissione del cittadini, agli impieghi pubblici.

Egli considera quindi il diritto di associazione e la libertà di espressione, che si manifesta nella libertà di ricerca, di
discussione e di propagazione delle proprie idee.

Nell’ultima parte del volume, Maritain enumera i diritti dell’uomo secondo una divisione personale che ha precedentemente
esposto: diritti della persona umana in quanto tale, diritti della persona civica e diritti della persona sociale o operaia.
Tra i diritti della persona in quanto tale figurano:

● il diritto all'esistenza, primo diritto, alla libertà personale e alla direzione della propria vita; il diritto a perseguire la
perfezione della vita umana razionale e morale; il diritto a perseguire la vita eterna, al libero esercizio delle loro
attività spirituali; il diritto a sposarsi, alla proprietà privata.

Tra i diritti della persona civica appaiono quello:

● a partecipare alla vita politica, a decidere della forma di governo; il diritto di associazione, alla libera ricerca e
discussione; il diritto alla sicurezza e alla libertà nello Stato; il diritto al libero accesso alle professioni.

Tra i diritti della persona sociale, e particolarmente della persona operaia, troviamo quello:

● della scelta libera del proprio lavoro; il diritto di raggrupparsi in unioni professionali o sindacali; il diritto al giusto
salario, all’assistenza nella miseria e nella disoccupazione, nella malattia e nella vecchiaia. Infine, il diritto ad aver
parte gratuitamente ai beni elementari, materiali e spirituali della civiltà.
Emmanuel Mounier (1905-1950) un filosofo francese noto per aver definito la posizione
filosofica del personalismo comunitario. Nel novembre 1927, e incontra Jacques Maritain che, distaccato dall'azione francese, cerca un
modo per un impegno civico democratico.
«Ogni persona ha un significato tale da non poter essere sostituita nel posto che essa occupa
nell'universo delle persone. Tale è la maestosa grandezza della persona che le conferisce la
dignità di un universo; e tuttavia la sua piccolezza, in quanto ogni persona è equivalente in
questa dignità, e le persone sono più numerose delle stelle»

(Da E. Mounier, Il Personalismo, AVE, Roma 1964, p. 81)

Dopo la guerra, ha moltiplicato i suoi viaggi e contatti. Contribuisce alla riconciliazione


franco-tedesca, vero punto di partenza per la ricostruzione dell'Europa. Nel 1948, ha creato il
Comitato Francese per gli Scambi con la Nuova Germania. "Con il senno di poi", dice Alfred
Grosser, allora giovane segretario generale di questa commissione, "è chiaro che è questo
lavoro di scambio che ha creato una sorta di infrastruttura umana permanente per le relazioni
franco-tedesche e ha contribuito in larga misura a dare loro la specificità senza la quale la
politica europea degli anni '50 e '60 non può essere spiegata. »
personnalisme communautaire
Il personalismo di Mounier, noto anche come Emmanuel Mounier morì di infarto all'età di 44 anni, ma
personalismo comunitario, non è né un sistema né una grazie alla rivista e ai suoi libri tradotti in diverse lingue,
dottrina. Si tratta di una "matrice filosofica", suggerisce l'influenza della personalità si diffuse in tutta Europa.
Jean-Marie Domenach, ex direttore di Esprit. È, propone Una nuova generazione di filosofi (Etienne Borne, Jean
Guy Coq, "uno spazio di incontro intorno ad alcuni punti Lacroix, Gabriel Madinier, Joseph Vialatoux....) continua
di appoggio, dove cristiani, musulmani, agnostici, ebrei e a prendere il sopravvento, ampliando e ampliando la
non credenti possono ritrovarsi in una riflessione sul riflessione. L'affermazione dell'inalienabile dignità della
mondo che dobbiamo costruire". Anche se è la sua fede persona umana sta guadagnando terreno nel
cristiana che lo ispira, non intende fare un'opera movimento personalista e fornisce una base per la
confessionale. Esprit non sarà quindi una rivista riflessione sui diritti umani.
cattolica, ma una rivista dove credenti e non credenti si
incontrano, discutono e si esprimono. Vuole creare una
fraternità basata su un fondamento di valori comuni e su
un metodo che favorisca la discussione e la pluralità dei
punti di vista.
Georges rouaulT (1871-1958) un pittore francese

A partire dal 1907 Rouault eseguì una serie di dipinti dedicata ai tribunali, ai clown, ai pierrot
e alle prostitute, opere espressioniste per la modalità d'esecuzione e per la foga del giudizio
morale, in cui è evidente l'impietosa aggressività con cui caratterizza i volti dei personaggi,
visti come rappresentanti di un'umanità sconfitta e umiliata.

In queste opere si avverte lo spiritualismo espresso nelle forme di un drammatico


esistenzialismo da collegarsi al filosofo Jacques Maritain, suo amico e consigliere spirituale
per tutta la vita; questo spiritualismo fece di Rouault uno dei maggiori pittori di arte sacra del
Novecento.

Alle tematiche morali e sociali dei primi anni si affiancano così i soggetti religiosi, ora
drammatici e sofferti, ora rasserenati da un sentimento di pace interiore: l'artista ritrae
impietosamente i personaggi che vivono ai margini della società e raffigura con crudezza le
prostitute e i clown, i giudici e gli imputati per compiere “un viaggio nell'inferno, ma con la
fede nella redenzione”.
“L’uomo e lo stato” (1951); Cap.4: I diritti dell’uomo
ll quarto capitolo è dedicato ai diritti umani sui quali “uomini divisi da opposte concezioni teoriche possono giungere ad un accordo
puramente pratico” sia pure divergendo del tutto sulla loro giustificazione razionale degli stessi. Essendo possibile raggiungere un
accordo sui principi pratici comuni (non speculativi), sarà possibile formulare anche principi di azione comuni.

Nonostante molte teorie sul diritto naturale siano state confutate dal positivismo, questo fatto non può portare a rigettare una
riflessione filosofica su di essa come d'altra parte il fallimento di una teoria sul diritto positivo non porta alla fine di quest'ultimo. Il
concetto di legge naturale è stata infatti stravolto dalla modernità. Il razionalismo ha deformato il concetto di legge naturale
trasformandola in “un codice scritto applicabile a tutti di cui ogni buona legge dovrebbe essere una trascrizione e che
determinerebbe a priori le norme della condotta umana” e conoscibile in modo concettuale e razionale.

La legge naturale è stata laicizzata al punto tale che con Kant si è giunti a farla derivare dalla stessa la libertà umana. Da tale
autonomia discenderebbero i diritti naturali che vengono concepiti in maniera illimitata e infinita (sganciati da ogni norma
oggettiva) e che esprimono l'indipendenza assoluto del soggetto. Ma questa concezione si è rivelata fallimentare, mettendo in
pericolo gli stessi diritti umani che su di essa si fondavano.

Si passa a delineare “il concetto autentico di legge naturale”, senza più le incrostazioni razionalistiche, i cui suoi padri vanno
rintracciati nella scolastica del 600, in Tommaso, nei Padri della Chiesa, in Cicerone e in Sofocle.
Posto che esiste una natura umana comune a tutti gli uomini e che ciascuno ha il potere di determinare i fini da
perseguire, ognuno deve accordare i propri fini con i fini della natura umana.
L'ordine secondo il quale la ragione umana deve agire per essere in concordanza con questi fini è la legge naturale. Ogni
essere infatti ha la propria legge interna ossia "la sua normalità di funzionamento”come ha la propria essenza. La legge naturale
insomma è "un modo proprio nel quale, in ragione della sua struttura e dei suoi fini specifici, ogni cosa esistente deve raggiungere la
pienezza del suo essere" oppure può definirsi anche come "la formula ideale dello sviluppo di un determinato essere”e comporta
un'obbligazione morale in quanto è un “ordine sia ideale che ontologico". Di conseguenza ogni divieto morale affonda le proprie
radici nella natura umana. La legge naturale però non è un codice scritto e quindi non è infallibilmente definita per tutti i casi e per
tutte le situazioni. Gli uomini conoscono la legge naturale a gradi diversi: l'unica conoscenza che è certa di essa in ogni uomo di ogni
tempo è il principio secondo il quale bisogna evitare il male e fare il bene. La conoscenza di essa infatti si è gradualmente
accresciuta nel corso della storia anche grazie alla Rivelazione.
Tale conoscenza non è astratta e teorica come un teorema di geometria ma per inclinazione cioè una conoscenza “oscura,
non sistematica, vitale, che procede per esperienza tendenziale per connaturalità e nella quale l'intelletto, per formare un giudizio,
ascolta e consulta quella specie di canto prodotto nel soggetto dalle vibrazioni delle sue tendenze interiori". La legge naturale ci
assegna sia i nostri doveri che i nostri diritti il cui ultimo fondamento risiede nella legge eterna di Dio. Ma una filosofia che
riconosce solo il fatto, non può giustificare il concetto di diritto perché non lo riconosce come valore anteriore e superiore al diritto
positivo. Si passano a definire i diritti naturali, dopo aver distinto fra legge naturale, legge positiva e diritto delle genti. Il diritto
positivo non è un semplice ricalco di quello naturale visto l'immensa varietà di situazioni. Quanto al diritto delle genti, esso è
intermedio fra i due: è conosciuto per deduzione razionale ma ha come contenuto cose appartenenti al diritto naturale sia le
conclusioni necessarie di esso. Il diritto positivo si invece ricollega al diritto naturale in maniera contingente e transitoria ma solo
grazie ad esso assume la forza di legge. Esso determina ciò che il diritto naturale lascia indeterminato. Diritti fondamentali e
strettamente legati al diritto naturale sono il diritto alla vita, alla libertà e al perseguimento della propria perfezione.
Anche il diritto alla proprietà e al suffragio dipendono dal diritto naturale ma le loro
modalità particolari sono regolate dal diritto positivo. I diritti umani sono poi inalienabili poiché
“sono fondati sulla natura stessa dell'uomo" ma questo fatto non implica che essi siano diritti
illimitati. Inoltre i diritti umani sono strettamente legati al bene comune: la limitazione di
alcuni diritti (assolutamente non limitabili) come il diritto alla vita o alla felicità infatti
procurerebbe danni al bene comune al contrario la limitazione di altri come quello di
associazione o di libera espressione in alcuni casi limitati è necessaria proprio per tutelare il
bene comune. Anche i diritti umani assolutamente non limitabili sono suscettibili di
limitazione “se non quanto al loro possesso, almeno quanto al loro esercizio": chiedere di
esercitare uno di questi diritti hic et nunc senza curarsi della struttura sociale inumana che
impedisce l'esercizio di questi diritti, seppur legittimo, non è possibile in alcuni casi poiché
causerebbe ingiustizie ancora peggiori. In questo caso non resta che riformare la società per
rendere possibile ad ognuno l'esercizio dei propri diritti fondamentali. Maritain critica poi la
tendenza “a gonfiare e a rendere assoluti i diritti sui quali si concentra la nostra attenzione,
rendendoci così ciechi riguardo ad ogni diritto che venga a controbilanciarli". È stato il caso
dei diritti "sociali" che si sono nell'800 contrapposti e scontrati con i diritti "liberali". Ma
questo scontro fu originato solo da motivazioni ideologiche e la contrapposizioni fra le due
classi di valori è superabile.
La politica nel personalismo di Maritain
- Il concetto di “persona”- tre elementi principali:
- L’indipendenza- uomo è un essere in grado di autodeterminarsi in
virtù delle sue facoltà peculiari(ragione e volontà)sulle quali si
basa la “libertà” come elemento costitutivo dell’azione umana. La
libertà che fa della persona un soggetto pienamente responsabile del
suo operato e che rende l’azione non l0 effetto dlla fissità
istintuale o dell’arbitrio gratuito, ma lo sforzo continuo di
realizzare un progetto di vita consapevolmente elaborato e perseguito
(I diritti dell’uomo e la legge naturale, pp.3-6)
- la totalità- il senso della dignità della persona è che la persona
non deve essere mai considerata la semplice parte di un tutto, ma che
è essa una “totalità”.
- L’apertura- si manifesta come interrelazionalità; solo nel rapporto
con l'altro la persona raggiunge la sua completa realizzazione
(Aristoteles, Tommaso d’ Aquino)
Concetto della persona
La base della società politica è costituita, per un verso, dalle
insufficienze del singolo individuo nel soddisfare da solo i
propri “bisogni” materiali e morali;

Per altro verso, poggia sulle “perfezioni” che sono proprie della
persona, poiché è unicamente nella convivenza sociale che essa
può aprirsi veramente “alle comunicazioni della conoscenza e
dell’amore” verso cui naturalmente è portata.

Nel secondo senso l’“apertura” svela la vocazione della persona


alla comunicazione con Dio fa comprendere che il piano
storico-secolare dell'esistenza non conclude e non esaurisce il
suo destino.
Persona tra il “già” e il “non ancora”
“Lo scopo che il cristiano si propone nella sua attività
temporale non è di fare di questo mondo stesso il regno di
Dio, bensì di fare di questo mondo, secondo l’ ideale
storico concreto richiesto dalle diverse età, il luogo d’una
vita terrena veramente e pienamente umana, cioè piena
certamente di debolezze, ma anche piena d’amore, le cui
strutture abbiano come misura la giustizia, la dignità della
persona umana, l’amore fraterno.” (U.I., 151-2).

“Riguardo al valore eterno e alla dignità assoluta dell’


anima, la società esiste per ogni persona ed è subordinata a
questa” (I diritti dell’uomo e la legge naturale, p. 13).
Dal polis, il cittadino più avanti
Maritain e contro posizione personalista di Aristotele: la
legittimazione della sciavitù, sia la marcata politicizzazione
della vita umana (I diritti, p. 42):

Schiacciare tutto l’uomo entro i ristretti e limitati confini


della politica significa sacrificare la ricchezza di espressioni
della persona ed esaurire quest’ultima nella figura del polites,
cioè del cittadino.

La componente della socialità deve essere invece declinata


tenendo conto della pluridimensionalità della persona, non
riducibile allo stato di soggetto a una sola dimensione, sia essa
quella politica o quella economica o altre ancora (cap.4).
Personalismo propone
- Il primato dell’etica sulla politica
- L’importanza dell’autonomia del temporale (attenzioni
alla strumentalità)
- Una frattura di valore epocale rispetto alle concezioni
dell’autorità, tipiche al tempo di Cristo, dei popoli
delle culture orientali
- Il giusnaturalismo moderno, nella sua componente liberale
(Locke, Kant), non scopre i diritti naturali che spettano
alla persona sua intrinseca dignità (Tommaso D’Aquino)
- Ma questo scopre in difesa della libertà i d.n. sono
l’essenza del costituzionalismo (supremazia della legge,
divisione dei poteri, garanzia dei diritti individuali)
Uomo-animale politico
● Zoon politicon: L’uomo domanda naturalmente di
partecipare attivamente alla vita della comunità politica
● L’ideale di una democrazia che assicuri i diritti della
persona, nella sfera privata come in quella pubblica, non
dimenticando altresì il principio dell'uguaglianza
sociale, rappresenta quindi lo sfondo su cui si articola
la pur variegata riflessione del personalismo politico,
che accoglie e rielabora criticamente l’ apporto fornito
dalla filosofia politica moderna nelle sue componenti
liberale, democratica, socialista (Roberto Gatti, p.
178).
L’argomento morale a favore della tolleranza
Questo si basa sulla rivendicazione della dignità della
persona quale essere razionale in grado di formulare
responsabilmente opinioni, progetti di vita, scelte di
valore.

In questo caso in centro non è la considerazione dello


statuto della verità e/o di valore dei giudizi formulati da
chicchessia, quanto piuttosto l'attenzione rivolta
all’essere umano come persona morale, cui il rispetto e la
tutela giuridica sono dovuti in virtù di tale sua natura
peculiare e inviolabile (Gatti, p. 257).
Maritain sulla tolleranza
“Non c’è tolleranza reale e autentica se non quando un uomo
è fermamente convinto di una verità, o di quella che ritiene
una verità, e quando, nel medesimo tempo, riconosce a quelli
che negano questa verità il diritto di esistere e di
contraddirlo e quindi di esprimere il loro pensiero non
perché siano liberi nei confronti della verità, ma perché
cercano la verità a modo loro e perché rispetta in essi la
natura e la dignità umana e quelle risorse vive
dell’intelligenza e della coscienza che li costituiscono
come‘persone’“(Maritain, Il filosofo nella società, 1976, p.
67).
Roberto Gatti, Filosofia politica : gli autori, i concetti, i problemi, Brescia : La Scuola, ©2011, p. 318-19:

Maritain e il Bene comune

Nel caso del personalismo politico, con il termine "bene comune" s'intende innanzitutto far riferimento non solo al
benessere materiale della società, ma anche a quella che Maritain definisce la "buona vita umana moltitudine" (Maritain, La
persona e il bene comune, p. 31; I diritti dell'uomo e la legge naturale, p. 9).

Dunque il bene comune non si esaurisce in un "insieme dei vantaggi e di utilità" e nemmeno nella garanzia delle
condizioni esterne della convivenza ordinata, ma riguarda, oltre questo, "come elemento essenziale, il massimo sviluppo
possibile delle persone umane" (Maritain, La persona e il bene comune, p. 33).

Nel bene comune rientra dunque tutto ciò che contribuisce a garantire, per usare la terminologia aristotelica, la semplice
"vita", ma anche, e sopratutto, ciò che riguarda la "vita buona", vale a dire l'essistenza vissuta in pienezza morale e spirituale
dai membri della Città secolare. Se si accetta questa versione del bene comune, è inadeguato identificarlo solamente con
l'"insieme di condizioni" atte a far raggiungere alle persone il "loro perfezionamento", ma si deve affermare che "è in se
stesso il loro perfeziamento"; altrimenti lo si fa scadere a mero mezzo e non a fine (Maritain, bid., p. 33).
Maritain e il Bene comune

Quindi, in questa prospettiva, il bene comune va riferimento alla dignità e alle finalità delle persone nella sua
integralità; così inteso, ha un fondamento oggettivo, non rappresenta cioè un'"ideologia" nel significato marxiano o
kelsiano del termine.
Inoltre, non costituisce né una pura aggregazione estrinseca dei beni delle singole persone, né un bene che li
trascende, annullandoli o strumentalizzandoli. In quanto "integrazione sociologica di tutto ciò che vi è di coscienza
civica, di virtù politiche, di senso del diritto e della libertà, e di tutto ciò che vi è di attività, di prosperità materiale e
di ricchezze dello spirito, di sapienza ereditaria messa inconsciamente in opera, di rettitudine morale, di giustizia,
di amicizia, di felicità e di virtù (Maritain, ibid., p. 32) è superiore al bene individuale. Ma è allo stesso tempo la
condizione di questo bene, nel senso che, ridistribuendosi su ogni membro della società politica, aiuta ciascuno "a
completare la sua vita e la sua libertà di persona" (ibidem).
Maritain ha visto le grandi difficoltà della società di 900 divisa dal punto di vista religioso, culturale e
morale.

Pensava, come sia possibile conciliare l'idea di bene comune - che chiede di essere applicata non solo a livello
delle singole nazioni, ma anche a livello sovranazionale - con l'assenza di una sia pur minima etica condivisa sui
cui contenuti e fondamenti esista un universale consenso. è evidente che, nel contesto delle cosiddette società
"multiculturali" e nell'ambito dei processi della "globalizzazione", il problema è diventato più grave. Le nazioni
occidentali, al centro di grandi ondate migratorie, appaiono fortemente indebolite e fragili proprio per il
progressivo sfaldarsi delle basi morali della convivenza al loro interno. Così l'epoca che richiede il massimo
investimento etico alla ricerca di valori condivisi sembra anche essere il tempo nel quale i fondamenti portanti
della cultura occidentale (libertà, uguaglianza, tolleranza, fratellanza) potenzialmente decisivi nel dialogo con il
diverso che bussa alla porta, appaiono estenuati e sovente non più compresi autenticamente nei luoghi stessi
della loro origine (p. 326).
Cittadinanza nella società politica democratica
Maritain aveva proposto il suo metodo: esso consiste nell'accettare, non come orizzonte intrascendibile, ma
comunque come "fatto" destinato a caratterizzare una lunga epoca storica, la "divisione spirituale" tra gli uomini.
La proposta sta per interno come esterno dello Stato: il consenso delle differenti "famiglie spirituali" su un insieme
di "convinzioni pratiche comuni", prescindendo dal tentativo di trovare un'intesa su di esse in termini di fondamenti
teoretici. Tutto questo per motivare una "società di uomini liberi" e soprattutto quei diritti dell'uomo sui quali
possono convenire, anche a livello internazionale, esponenti di concezioni filosofiche e religiose completamente
diverse e spesso in opposizione tra loro.

Sono questi diritti che potrebbero andare a costruire, come in parte è accaduto, il nucleo portante di una
"professione di fede comune" (Maritain) la quale richiede non tanto un accordo teoretico, quando un impegno
concreto per finalità che ogni sistema filosofico e ogni credo religioso giustificano e fondano in modo diverso.
Accordo pratico senza accordo teoretico
Nell'ambito delle singole e diverse società politiche democratiche, questa linea di condotta potrebbe e dovrebbe
essere agganciata a quel ripensamento sulla possibilità di riproporre un'attenta riflessione sull'etica delle virtù
civiche. Si tratta di due dimensioni dell'etica pubblica democratica. L'idea di un "accordo pratico" nell'accezione
maritainiana è stata peraltro sottoposta a varie critiche. Il consenso universale intorno ai diritti dell'uomo si può
ormai considerare come una conquista definitiva? Esso stesso è reale o apparente? (Gatti, p. 327). Dichiarazioni
internazionali vengono fatte risalire alla mancanza di un'intesa siffatta. è stata sottolineata, per esempio,
l'antinomia consistente nel riconoscere contemporaneamente, il principio dell'universalità dei diritti umani - che
dovrebbe valere indipendentemente dalla differenze di razza, religione, cultura - e il "diritto di autodeterminazione
nazionale", nella sua portata non solamente politica ma anche sociale e culturale. Ques'ultimo diritto, spesso
rivendicato strumentalmente da regimi autoritari e violenti che non vogliono controlli internazionali sulle loro
attività interne, può legittimare, e in realtà spesso ha legittimato, "le discriminazioni vietate dai diritti umani" (S.
Cotta, I diritti dell'uomo nel Gatti, p. 328).
Città secolare
L’autorità è tutta da Dio (Rom 13.1): ma come portare questo verita cristiana
(della l’edificazione della societas christiana)al dialogo di promuovere
questo obiettivo per la società secolarizzata, laica odierna?

La distinzione del potere spirituale da quello temporale e il riconoscimento


della diversità del munus (cioè dell’ufficio, del dovere) che spetta al regnum
rispetto a quello che spetta al sacerdotium no fa mai dimenticare che il
potere temporale è, per principio, subordinato al potere spirituale ed è,
rispetto a esso, strumentale: i mezzi temporali possono e debbono essere
impiegati per il raggiungimento dei fini spirituali (Maritain, U.I., pp.
180-187, cf. Gatti, p. 345)

Hobbes: e il fondamento della Civitas in patto (non nella natura o in Dio)


Verso una “nuova cristianità”?
● è sullo sfondo della tragedia dei totalitarismi che va
collocata la riflessione sviluppatasi nell’ ambito della
filosofia politica di ispirazione cristiana tra le due
guerre e nel secondo dopoguerra.
● Idealo storico concreto della nuova cristianità (U.I.)
come un progetto politico in grado di prospettare una via
d’uscita alla crisi della civiltà moderna. Questa
realizza secondo un tipo specificamente diverso da quello
medioevo le esigenze d’una vita temporale cristiana
(U.I., p. 233-4) contro la totale separazione della fede
e vita.
L’autonomia delle cose terrestre
Ciò che la differenzia invece dalla “società sacrale cristiana”
medievale è di essere uno “Stato laico cristianamente costituito”.

Laicità e professione di fede teistica dello stato non sono dunque,


nell’ottica interpretativa maritainiana, termini contraddittori.

Infatti, laicità non significa neutralità religiosa o morale dello


Stato, quanto riconoscimento della legittima autonomia della sfera
politica, non relegata a compiti meramente ministeriali rispetto alla
fede, ma riconosciuta nella sua legittima dignità di “fine
infravalente” (cioè di fine per sua natura inferiore rispetto alla
destinazione trascendente della persona, ma comunque caratterizzato da
un suo ben preciso valore e da una ben determinata autonomia nei
confronti dello “spirituale”)(U.I., p. 95-96).
Verso una “nuova cristianità”?
● La “nuova cristianità” non si costruisce perciò a partire
da un’indebita strumentalizzazione del potere temporale a
fini spirituali, bensì matura muovendo da una
fermentazione religiosa della società che penetra e
trasforma progressivamente le strutture e le istituzioni
della Città secolare.

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