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Il presente racconto, autobiografico, ci si augura possa essere di sostegno e motivazione ad altri che

vogliano intraprendere l'attivià di divulgatore e promotore di scacchi ed ai ragazzi per superare le loro
paure dinanzi alla scacchiera, come nella vita per affrontarle con coraggio e determinazione ovvero, quanto
meno, inseguendo ostinatamente e con abnegazione i propri sogni.

IL MIO PERCORSO NEL MONDO DEGLI SCACCHI.


di Gherardo Maria Gismondi

Quando ripenso a me ancora piccolino e al mio primo incontro con il gioco degli scacchi,
vi sono due persone che mi sovvengono come punto di riferimento in quei momenti
dell'infanzia e un luogo ben preciso.
Una di quelle due persone è certamente mio padre.
Non ricordo bene l'anno ma propenderei per il 1978 età, quindi, quasi otto anni.
E' estate e sul balcone dell'appartamento di casa al mare, un giorno giochiamo a scacchi,
qualche volta capitava e, quella volta, inaspettatamente, vinco.
A quel tempo non era ancora uscito il libro per ragazzi "come battere vostro padre a
scacchi" ma, del resto, non potrei nemmeno oggi scriverlo; non ricordo più la partita, solo
l'espressione di mio padre che, non molto contento di come mi stessi comportando dopo
la vittoria, mi redarguisce e non abbiamo giocato più a scacchi. Mai più.
Il luogo è Nettuno.
La mia famiglia possiede, all'epoca, un piccolo appartamento di recente costruzione - le
palazzine del comprensorio di cui fa parte il detto immobile sono state infatti edificate tra
il 1970/71 e il 1973 - e mio zio, l'Avv. Achille Gismondi, detto Fausto, fratello di mio
nonno, lo compra perché, non essendo sposato e non avendo avuto figli e vivendo
insieme a mio nonno Reginaldo, detto Aldo e a mia nonna paterna, che per tutti era
Luciana, ma in realtà si chiamava Ines, nella casa di via XX Settembre a Roma - parte
della quale adibita a studio professionale - il mare faceva bene ai bambini come me e,
Nemi, il luogo da cui provengono mio nonno paterno e mio zio e dove si trova la casa dei
loro genitori, nella quale passavo le vacanze da neonato, affaccia sull'omonimo lago -
conosciuto anche come lo Specchio di Diana - ma non certo sul mare.
Del resto, è il periodo in cui tutte le famiglie un po' più abbienti acquistano una seconda
casa per avere un posto dove trascorrere le ferie estive e avere anche una piccola rendita
immobiliare, che, in fondo, non si sa mai, mal che vada la si vende e si ha un po' di
liquidità e si tira avanti.
Così, credo nel 1972, perché mio fratello Guido nasce a dicembre del 1973, io posso
trascorrere parte delle vacanze estive a Nemi con l'aria fresca della sera e parte al mare, a
Nettuno, per prendere un po' di sole.
In famiglia siamo io, mio papà, di nome Enrico, mia mamma, Lucilla e, dal dicembre
1973, mio fratello Guido; poi, nel febbraio 1976, arriva il terzo fratellino, Marcello, detto
Marcellino, purtroppo prematuramente scomparso nel 1991, perché colpito da una forma
di leucemia particolarmente aggressiva denominata mieloide acuta.
Quel mini-appartamento a Nettuno, posto al primo piano di una palazzina a cortina di
colore avana, è parte di un comprensorio di sette palazzine tutte praticamente uguali,
salvo pochi dettagli, composte di tre piani con un ultimo appartamento, il quarto, che ha
l'uso esclusivo del lastrico solare, si trova a meno di cento metri dal mare e si chiama -
non ho mai capito il perché - "I sette fiori blu".
Ritengo che con quel nome, il costruttore volesse associare la propria opera edilizia al
colore di quel mare che all'epoca e, fino al 1982, era di una bella tonalità di azzurro.
Beh, almeno io lo ricordo così nei miei ricordi frammentati di bambino.
Comunque, in quel comprensorio vivono tante persone che ricordo con affetto: la
famiglia Tenderini, per esempio, composta da papà Marcello, la moglie, Ada e ben cinque
figli, in ordine di età: Alberto, Marco, Stefano, Luca e Fabio.
Tutti molto simpatici e molto amichevoli e, alcuni di loro, particolarmente vivaci.
Come Luca, che ha l'età di mio fratello Guido, e che possiede l'espressione furbetta e il
taglio dei capelli a caschetto da monello e sul quale ho un aneddoto da raccontare:
Con i soldi risparmiati nel salvadanaio, compro una bici usata da cross proprio lì, a
Nettuno, da uno dei ragazzi un po' più grandi che vuole disfarsene, Pierpaolo.
Luca gira tanto per il viale e per strada con la sua bella bici nera da corsa, credo fosse del
fratello o del padre; sapete una di quelle da ciclista, con il manubrio ricurvo all'indietro.
Io sono, naturalmente, tutto contento del mio acquisto e organizziamo una gara
sull'asfalto della strada che, già da molti anni, ha diviso il comprensorio in due parti, tre
palazzine, che non hanno un accesso diretto al mare perché l'accesso affaccia su questa
strada e quattro dall'altra, che invece hanno l'accesso diretto alla spiaggia.
Una bella fortuna essere proprio da questa seconda parte; almeno i genitori possono
controllare noi figli che ci dirigiamo al mare anche da casa e non devono preoccuparsi
che sappiamo o meno attraversare la strada perché, dopo le palazzine, e terminato il
vialetto interno del comprensorio, c'è solo da attraversare un viottolo sterrato e si accede
direttamente allo stabilimento i cui ombrelloni sono, per lo più, riservati ai condomini.
Insomma, facciamo questa gara e, dopo pochi metri, la ruota anteriore della mia bicicletta
viene a contatto con del brecciolino o chissà cos'altro e mi ritrovo all'improvviso per terra
e con una botta alla spalla. di cui porto i segni tutt'ora perchè non ho mai fatto una lastra a
quell'articolazione, che del resto, ancora oggi, non mi dà alcun fastidio, ma, quando la
muovo, scorgo che, a differenza di quella destra, su quella sinistra si crea come una
piccola fossetta.
Solo dopo aver esaminato la bicicletta, mi accorgo che la stessa presenta un difetto sul
mozzo per cui la detta ruota non è stabile e, sicuramente, proprio per il fatto che il mozzo
è difettoso, la ruota non aveva preso bene sul terreno e, pertanto il moto della ruota non
era stato corretto e ciò era stata la probabile causa della mia rovinosa caduta.
Quella bicicletta non la uso più se non, molto raramente, per caute passeggiate.
Tra le altre persone che ricordo con tanto affetto e che animano il comprensorio di
Nettuno, ci sono i Frusciante che provengono da Padova ma la mamma, Rosa è di Roma.
Bella donna, molto curata, affascinante e moltissimo abbronzata, ha, insieme al marito
Bruno, alto ufficiale del comando interforze di stanza alla base NATO vicino Vicenza, tre
figli: due femmine, Maria Elena, chiamata da tutti Malela, che ha circa due anni più di me
e Brunella, detta Bibi, che credo abbia più o meno l'età di mio fratello Guido e quindi sia
del 1974 e un maschio, Giovanni, detto Nanni, il mio amico del cuore al mare, dal quale
mi dividono pochi giorni alla nascita; lui nato il 5 di ottobre e io il 28.
Praticamente da piccoli siamo in simbiosi e, quando ogni anno si avvicina il tempo delle
vacanze, non vedo l'ora di tornare a Nettuno per ritrovare "Nanni".
In quel grado di amicizia siamo stati per tanto tempo ma poi, più avanti - si vede che lui
è più sveglio di me – lui capisce, all'età di 14/15 anni, che con Pierpaolo, può andare a
conoscere le ragazze mentre io non sembro particolarmente interessato o sembro inadatto.
In effetti, a quell'età con le ragazzine sono un vero disastro: timido, impacciato, divento
paonazzo e mi si annoda la gola se devo dire qualcosa a una ragazzina che mi piace un
po' di più o lei ha detto qualcosa che percepisco carino nei miei confronti.
Con gli amici, invece, sono tutt'un altro; gioco a tutto e sono sempre in mezzo a tutto:
dalle carte al calcio balilla, gioco a baseball, a bowling e pratico qualunque altra attività,
perchè mi piace giocare a qualunque cosa anche a quei giochi nei quali sono meno
portato e, a calcio o a calcetto, mi piace giocare nel ruolo di portiere anche perché mio
papà, da giovane, giocava in quel ruolo e mi ha trasmesso quella passione, che ogni tanto
ancora coltivo, oltre a quella, per la quale lo ringrazierò sempre, per la ROMA.
Mio padre, anche lui avvocato come mio zio, è un uomo di grandissima cultura e con la
capacità di fare armoniosi monologhi nei quali il suo immenso nozionismo spazia in ogni
campo e lui sembra creare una composizione melodica con le parole.
E' poi un grande intenditore di calcio, una sorta di Bibbia, può stare per ore a raccontare
dei giocatori che ha visto nella sua vita e sa a memoria tutte le formazioni di tutti gli anni,
quanto meno dal dopoguerra in poi, sia della Nazionale che della ROMA della quale è un
autentico appassionato.
Spesso, da bambino, mi porta alle partite allo stadio Olimpico e poi, crescendo, per tanti
anni facciamo lunghe dissertazioni sulle partite di campionato o di Coppa della nostra
squadra del cuore e sulle prospettive nei tornei ai quali partecipa.
Dal balcone di casa a Roma, mio padre spesso parla di calcio con gli altri bambini che
chiedono questo e quello e io sono lì, accanto a lui, mentre seduto fuma la sua sigaretta e
racconta aneddoti sulle partite passate o commenta quelle appena giocate o ancora
ricorda, con dovizia di particolari, le gesta del giocatore Tizio o di Caio e i miei amichetti,
che abitano nelle palazzine circostanti, affacciati dai loro balconi, pendono dalle sue
labbra ed io mi sento orgoglioso, in quei momenti, di avere un papà così ammirato.
Io sì proprio io, colui il quale, all'età di circa due anni, da quello stesso balcone, ho il
primo dialogo con Francesco che, dal suo, allocato sullo stesso piano, nella palazzina
accanto posta ad angolo retto, così mi dice, secondo il racconto di mio papà: "Bambino
come ti chiami?" e io risposi "Deaddo" e lui, con espressione tra l'incredulo e il
dispiaciuto, rivolto a mio padre:"Signore, ma suo figlio si chiama DADO!?!"
Francesco che, non vedo più da tempo, perché da anni ci siamo trasferiti a Mentana, dove
tutt'ora vivo e lui, credo, a Lubiana, un giorno, ricordando mio padre, disse: "Tuo padre
era un grande; mi ricordo di quando ci raccontava di Italia – Corea e del goal di Pak Do
Ik e sapeva a memoria non solo la formazione dell'Italia ma pure quella della Corea del
Nord!"
Con mio padre, ricordo di quella volta che andiamo insieme a vedere la semifinale di
Coppa dei Campioni del 1983, Roma – Dundee United; partita incredibile durante la
quale l'arbitro, tal Vautrot, annulla ingiustamente ben due goal alla Roma che deve
recuperare un parziale sfavorevole di 2-0, maturato nella partita di andata giocata nello
stadio della formazione scozzese.1
La partita finisce 3-0 per la ROMA e siamo felicissimi.
La ROMA avrebbe giocato la finale di Coppa dei Campioni che, quell'anno, è in
programma proprio a Roma e la gioia scorre a fiumi in noi come in tutta la città.
Tutti sanno come finì, purtroppo, quella edizione della Coppa dei Campioni ma quella
giornata e quelle successive fino al giorno della finale, sono state di particolare gioia e
entusiasmo e la città è pervasa da allegria e tensione positiva in ogni angolo di strada.
E poi ricordo nitidamente una volta che io e papà andiamo allo stadio con "Zio" Marco e
il figlio Lorenzo, oggi V.P.O del Tribunale penale di Roma; è un Roma – Genoa.
Io, affettuosamente chiamo "zio", Marco, che è stato compagno del liceo di papà e
avvocato del Comune di Roma e mi conosce da quando ero in fasce. Persona dallo
spiccato senso dell'umorismo con la battuta sempre pronta. Una persona d'oro che, a casa,
1 Di Roma – Dundee Utd 3-0, ricordo bene i due goal annullati, il primo in particolare, una gran botta di Bruno Conti da fuori area
all'incrocio dei pali; imparabile per chiunque.
Bruno Conti, di Nettuno, che segnava molto raramente ma ne faceva fare e tanti a Pruzzo, il bomber di quella mitica squadra e che
quel giorno ne fece due entrambi annullati in modo simile.
L'arbitro, infatti annullò quel goal di cui sopra per una posizione di fuorigioco di Francescco "Ciccio" Graziani che si trovava, vero, al
di là di tutti i difensori ma, praticamente, dall'altro lato del campo, quasi vicino alla bandierina del calcio d'angolo e di spalle rispetto
alla porta; posizione di fuorigioco assolutamente ininfluente.
Anni dopo, proprio quella partita che era stata condotta dall'arbitro in modo malevolo nei confronti della Roma, fu al centro di uno
scandalo per il quale fu accusato di corruzione ai danni proprio dell'arbitro Vautrot (sic!), il Presidente Dino Viola che riuscì a
dimostrare che la sua intenzione era quella di far uscire allo scoperto il malaffare nel mondo del calcio.
Difatti, qualche anno dopo e dopo aver ricevuto un provvedimento di inibizione dalle sue funzioni sportive, Viola fu ampiamente
assolto da ogni accusa e tal Spartaco Landini, che da giovane aveva pure indossato la casacca giallorossa ed era divenuto una sorta di
direttore sportivo o procuratore di giocatori, venne squalificato o forse addirittura radiato dalla Federazione, perché aveva appunto
ordito una sorta di truffa per incassare una cifra notevole e millantato conoscenze nell'ambito arbitrale e federale.
Nella brutta storia venne coinvolto anche l'arbitro Bergamo, il cui ruolo nella vicenda è rimasto, credo, fumoso e che, anni dopo, fu
messo a capo, insieme a Pairetto dell'Organo di designazione degli arbitri per le partite del campionato di calcio ed entrambi furono
coinvolti nel caso Calciopoli, che, è storia nota, portò alla squalifica di Moggi, Giraudo e Bettega, la cosiddetta triade del calcio
italiano e alla retrocessione in B della Juventus che aveva vinto ben due campionati relativamente ai quali le fu revocato giustamente,
dal punto di vista giuridico, il titolo sportivo "conquistato" (barando) sul campo oltre che a gravi penalizzazioni per il Milan, la Lazio e
la Fiorentina, che avevano beneficiato del sistema ideato da Moggi in combutta con Pairetto e Bergamo.
l'ho scoperto solo qualche anno fa, detiene una scacchiera elettronica: la "Kasparov".
Mai saputo che giocasse a scacchi e pure bene.
Tuttavia, sto divagando e, tornando all'epoca della mia infanzia e preadolescenza, durante
le ferie estive trascorse a Nettuno, ricordo un ragazzino, Manuel: è figlio di un ufficiale
delle forze della NATO, collega e amico del papà di Giovanni ed è un po' più grande di
noi due. Manuel viene a trascorrere le sue estati a Nettuno per un paio di stagioni e
ricordo che, mentre il padre si esprimeva in un italiano con accento spagnolo, lui, nato e
cresciuto a Vicenza, non ha la stessa inflessione ma qualcosa di particolare l'ha.
Manuel è un ragazzino gagliardo; gioca benissimo a pallone, a carte, a baseball e a
scacchi.
Ho sempre pensato che lui fosse particolarmente dotato per ogni sport e la cosa più bella
di lui che ricordo, è che si prende la briga di allenarmi come portiere.
Ciò accade quasi ogni mattina: esce di casa con il pallone e, arrivato sotto il balcone di
casa mia, mi chiama per farmi scendere ed io, naturalmente, mi alzo e scendo e andiamo
insieme a giocare sulla sabbia.
Lui tira e io cerco di parare, fino allo sfinimento.
In spiaggia a quell'ora, intorno alle 8,00 forse le 8,30, non c'è anima viva; giusto qualche
pescatore di tracine; praticamente siamo solo noi due.
Durante il giorno, poi, facciamo lunghe partite a carte, specialmente briscola e tresette e
anche a scacchi e mi spiega le regole e qualche trucchetto.
Già gli scacchi.
Ecco, già da alcune estati gli scacchi sono uno dei giochi che facciamo noi bambini in
quel di Nettuno, perché lì, in quel comprensorio, al piano di sotto a quello dell'abitazione
dove abito, ci vive l'altra delle due persone importanti nella mia formazione scacchistica;
beh, direi la più importante riguardo al gioco da tavolo.
Lui che ho preso come modello e punto di riferimento per l'attuale attività educativa e
promozionale degli scacchi che in questi anni sto alimentando, almeno per come è
rimasto nei miei occhi e ricordi di bambino; sto parlando di Giuseppe Ascenzio
Lombardi.
Per me e per i ragazzini del comprensorio, è "il Mister".
Lui è, per dirla in termini moderni, l'animatore delle attività di noi bambini.
Organizza partite e tornei di calcetto o di calcio balilla; organizza i giochi sulla spiaggia
ma soprattutto insegna gli scacchi e organizza piccoli tornei di tutto ciò con distribuzione
finale di coppe e medaglie per tutti.
Quelle medaglie che purtroppo non ho più; perse, credo, in qualche trasloco non sono mai
tornate a me che le avevo meritate giocando con gli altri bambini.
Lui, il Mister, ci organizza questi piccoli tornei per noi, bambini e ragazzetti e, sui
medesimi, invece che delle situazioni felici, scriverò di un aneddoto, non proprio
eccezionale, legato proprio ad un torneo di scacchi, che ritengo però molto istruttivo.
Sono in classifica tra i primi e mancano due partite; nell'ultima giocata ho ottenuto una
patta.
Se vinco quella che mi appresto a giocare, mi ritroverei primo in classifica.
Il sorteggio mi ha accoppiato a Pierpaolo - proprio quello della bici - e, forse per
l'entusiasmo di essere tra i primi, gioco distrattamente e perdo per "scacco del barbiere."²
Il turno successivo sono accoppiato con Sergio, per il quale nutro una certa venerazione.
Tra quelli più grandi infatti è quello che, oltre a Manuel, ho sentito più vicino a me.
E, a differenza di Manuel, che venne solo per un paio di estati, lui lo vedo davvero ogni
anno ed è un tipo robusto, ben piazzato e incute timore a vederlo ma in realtà è un cuore

² Il "matto del barbiere" è il matto che si dà con la Regina nella casa f7 della metà campo del nero, con il sostegno
dell'Alfiere c4, dopo quattro mosse dall'inizio della partita perché quel pedone, come l'omologo del bianco in f2, è
protetto solo dal Re che non è un vero difensore, non potendo catturare se il pezzo, che ha preso quel pedone, è
sostenuto da un membro della propria formazione di talché il Re, catturando il pezzo avversario, verrebbe a sua volta
preso da quello sostenente e ciò costituisce una mossa illegale. Il Re a scacchi non può mai essere escluso dalla tavola.
d'oro, un ragazzo rispettoso, gioviale e generoso; almeno io lo ricordo così.
Trascorre con me tantissimo tempo e giochiamo a tante cose insieme e mi invita a casa
sua, il cui balcone dà sulla rampa del garage seminterrato dove erano parcheggiate le
macchine dei condomini.
Comunque, devo giocare contro di lui e mi siedo al tavolino.
Il torneo è iniziato e io tengo il bianco ma lui non si vede.
L'orologio è attivato e attendo con ansia e impazienza di rifarmi della partita persa
malamente contro Pierpaolo.
Passano alcuni minuti, sono partite semilampo a quindici minuti e lui niente; assente, non
c'è, non arriva.
Io resto lì, smarrito al tavolino e non so che fare e inizio a sentire l'ansia e la tensione e
penso che ormai non arriverà più e vincerò per forfait.
Certo non una bella soddisfazione ma, insomma, un premio è sempre un premio, magari
non sarò il primo, penso - del resto ho perso con Pierpaolo - ma magari terzo si.
Così aspetto e l'ansia sale.
Sto lì al tavolino, all'aperto, sotto al sole, senza sapere cosa attendermi.
Non so, probabilmente mi sono pure innervosito per quella situazione così strana per me.
Ad un certo punto, eccolo, arriva tutto trafelato e mi dice: "scusa, mi sono addormentato
e non ho sentito la sveglia (credo fossero le tre o le quattro del pomeriggio) e ho fatto
tardi."
Ci stringiamo la mano.
Iniziamo la partita e.. boh.. riprendo matto in quattro mosse; col bianco.
Come ci sono rimasto male! ma non ho pianto; almeno non ricordo di averlo fatto.
Qualche tempo dopo il Mister mi fa: "Gherardo ricordati una cosa importante, quando
giochi a scacchi con quelli forti, fuori coi pezzi!"
Intendendo dire, ovviamente, che quando giochi con gente che conosce il gioco degli
scacchi la prima cosa da fare è far uscire al massimo due pedoni, curare lo sviluppo dei
pezzi e arroccare e così controllare il centro della scacchiera.
Almeno non rischi lo scacco matto subito.
Legato al Mister, ho un solo ricordo di scacchi fuori da Nettuno; un giorno mi
accompagna a partecipare a un torneo organizzato dal giornalino settimanale "Topolino"
nel quartiere di Monte Sacro alto dove entrambi viviamo.
La cosa curiosa è che, fino alla sua dipartita, non ho mai saputo che vivesse addirittura a
poche centinaia di metri da casa nostra a Roma, praticamente sulla stessa via: noi a via
Piero Foscari e lui, con la sua famiglia, composta dalla moglie, Veltina e dalle figlie,
Maria Grazia e Cristina, a via Ottorino Gentiloni.
Né nessuno mi ha mai detto che c'è un importante circolo di scacchi proprio da quelle
parti: il circolo "Steinitz" del dopolavoro ferroviario; né nessuno mi ci ha mai portato.
A questo riguardo, mi viene in mente che, uno dei miei migliori amici a Roma, nel
supercondominio dove viviamo all'epoca, Massimiliano, con cui condivido la passione
per il calcio - sebbene lui sia laziale - e per il subbuteo, a cui giochiamo per ore ed ore,
oltre ad accese partite di calcio balilla e di ping pong nella mansarda di casa sua, quando
il padre non c'è, ha, in bella mostra sul tavolino del salotto, una bellissima scacchiera in
alabastro bianca e marrone.
Qualche volta a quella scacchiera abbiamo pure giocato ma, un giorno, la mamma,
Rosanna, che ha in cucina dei biscotti buonissimi di cui sono goloso, giustamente ce la
nega perchè poteva accadere che rompessimo i pezzi e perciò la cosa finisce lì.
E' un oggetto abbastanza costoso e di arredamento quello, da trattare con delicatezza e
non adatto a dei bambini, anche se tra i più tranquilli del comprensorio.
Solo da poco ho scoperto che il papà di Massimiliano, Marcello, purtroppo
recentissimamente scomparso, è stato un forte giocatore non solo di bridge, cosa che so
perchè giocavano con mio padre ogni tanto in coppia con le ripettive mogli o contro altre
coppie di vicini di casa, ma soprattutto, o anche, di scacchi e ha raggiunto la categoria di I
nazionale. Il suo cognome è de Marinis.
Eppure, nemmeno lui mi ha mai detto o ci ha mai detto a me o a Massimiliano o, almeno,
non lo ha detto al figlio con me presente, se ci andasse o meno di giocare a scacchi o di
impararli da lui. Probabilmente lui non lo hai mai detto perché troppo impegnato con il
lavoro ma che occasione mi è sfuggita! Destino beffardo!
Il gioco degli scacchi, per anni, è stato per me il gioco che faccio l'estate con gli amichetti
del mare, sotto la guida del Mister ma raramente lo pratico a Roma perché nessuno
sembra interessato o mi chiede mai se sappia giocare o se voglia imparare o approfondire
la conoscenza, nel mio caso abbastanza rudimentale, del gioco.
Io e gli scacchi ci annusiamo da lontano evidentemente; forse non è il tempo o il luogo.
Forse uno scherzo del destino. Chissà.
A quel tempo gli scacchi non sono per me e io non per loro evidentemente.
Fatto sta che, trasferiti a Mentana, nel 1984 e venduta la casa di Nettuno, che già dal 1985
non frequentiamo praticamente più, perché a mio padre non piace più il posto che è stato
attinto da un pesante speculazione edilizia a causa della quale il porto di Anzio, che da
bambino vedevo nitidamente ogni volta mi affacciassi dal balcone, sebbene in
lontananza, godendo dei fuochi d'artificio che da lì sparavano nel cielo ogni 15 di agosto,
è sparito dagli occhi e del grattacielo di Nettuno, lo "Scacciapensieri", che mi si parava
dinanzi a circa un chilometro di distanza in tutta la sua maestosità, si vede ormai solo un
piccolo spicchio di cemento in mezzo a tanto altro di palazzoni alti almeno sei piani, io e
gli scacchi ci siamo un po' persi di vista: divenuti sporadico passatempo in qualche sera
d'inverno con qualche amico, in casa o al pub.
Fino al 1998! quando, membro del consiglio direttivo di una piccola associazione
culturale che avevamo fondato a Mentana e denominata "Fantasia e Tradizione",
approviamo la mia mozione di organizzare un torneo di scacchi a tempo rapid 15 minuti
all'interno delle appena restaurate ex scuderie del palazzo medievale del borgo di
Mentana, da svoglersi durante la manifestazione organizzata dall'Amministrazione
Comunale che rievoca l'incontro tra Carlo Magno e Papa Leone III, avvenuto proprio a
Mentana e favorito da un nobile romano di nome Crescenzio, di cui ci resta il castello/
fortezza che era di sua proprietà ed è arrivato a noi sostanzialmente integro.
Mentana, del resto, è il borgo con la fortezza dell'anno 1000 e delle rovine della gloriosa
Nomentum, mentre Monterotondo, in latino Eretum, vanta il palazzo quattrocentesco
degli Orsini e di aver dato i natali alla moglie di Lorenzo il Magnifico, Clarice.
Per organizzare quel torneo mi affido ad un amico di qui, Mimmo, con cui ogni tanto
giocavo e gioco tutt'ora a scacchi, con alterne fortune e lui mi dice che sarebbe stato
facile realizzarlo perché conosce una persona che fa molto per l'attività promozionale e
per la diffusione degli scacchi tra i ragazzi a Roma e nella Provincia e che é anche lieto di
organizzare un corso di scacchi nelle scuole di Mentana.
Ovviamente sono ben felice di accogliere la sua proposta che sicuramente avrebbe
trovato l'approvazione dell'Amministrazione Comunale e fa sì che il torneo abbia la
giusta promozione e un congruo numero di partecipanti.
Chiaramente a Mimmo chiedo di farmi conoscere questa persona.
Così, un bel giorno, Mimmo si presenta con una persona di età abbastanza avanzata, con
l'aspetto di chi forse è sofferente di un male ma che negli occhi ha intensa la passione per
gli scacchi e avrebbe dato il meglio di sè per la riuscita della manifestazione.
Per me è stato un attimo e lo riconosco subito; anche lui mi riconosce subito.
Sono passati più tredici anni ma lui, sebbene un po' invecchiato e un po' smagrito, è
sempre lui: il Mister!
Che commozione! Altro che Carramba che sopresa.
Già, la ruota degli scacchi forse ha cominciato a girare in un altro senso: Verso di me.
A quel torneo partecipano tanti giocatori di Roma e dei luoghi limitrofi e vince un signore
allampanato di origine albanese che mi da il suo biglietto da visita chiedendomi se volessi
provare a migliorare il mio gioco, avendo notato, forse, che non me la cavo poi tanto
male; si chiama Gimi, di nome, Maestro Gimi Cucka.
Gimi, a dire il vero, non mi fa una grande impressione e perciò rispondo in modo evasivo
e poi ho altri impegni da onorare poiché sto per affrontare l'esame da avvocato.
Mi sento però molto onorato da quella proposta e il torneo è stata una bella esperienza e
molto gratificante, da ripetere.
Purtroppo poi accade la divisione tra Mentana e Fonte Nuova e certi eventi non vengono
più organizzati; perciò quel torneo rimane un unicum, presto relegato all'oblio.³
Comunque, quel primo approccio con l'organizzazione di un torneo di scacchi e l'incontro
con il Mister, sono stati come una rotella che prende finalmente a muoversi nel
meccanismo di un ingranaggio nel quale anche le altre iniziano a sbloccarsi.
Qualche anno dopo, nel 2007, divenuto assessore al bilancio del Comune di Mentana, mi
appresto a presentare un progetto per un torneo di scacchi ma, purtroppo, a causa di
un'improvvida sentenza che condanna il Comune a pagare una somma astronomica per
una questione sorta, oltre venti anni prima, tra il medesimo Ente e l'Università "La
Sapienza" di Roma, sono costretto a dichiarare il dissesto finanziario.
E gli scacchi restano un interesse che vorrei accrescere ma rimangono fermi allo stato
semi-quiescente.
Gli scacchi non sono ancora per me né io per loro, ma le distanze si sono avvicinate.
Il primo luglio di quell'anno, viene meno mio padre e certo non ho molto tempo da
dedicare al gioco degli scacchi, soprattuto dovendo far fronte anche a necessità
economiche più impellenti e non potendo più contare su alcune risorse, se non quelle
derivanti dal mio lavoro che, purtroppo, fa sempre fatica ad ingranare.
Ma, nel 2011 avviene una piccola svolta nel mio rapporto con gli scacchi: vengo a sapere
- non ricordo più bene come ma credo tramite facebook - che organizzano, già da tempo,
un torneo di scacchi a squadre al circolo "Steinitz", denominato "Memorial Lombardi".
Il Mister si è spento infatti nel 2006 e non ne ho avuto notizia prima e, forse, per questo
motivo sento in me, intenso, il desiderio di commemorarlo giocando al "suo" gioco che
ha condiviso con me, durante la mia infanzia e perciò vado.
Incontro lì Marco Ottavi e Edi Iarusci.
E loro mi accolgono come uno di casa e mi dicono che di lì a poco avrebbero organizzato
un corso per educatori di scacchi a Monterotondo e che mi avrebbero chiamato per sapere
se avessi voluto partecipare.
Così, nel 2012, partecipo nuovamente al "Memorial Lombardi" che per l'occasione è
organizzato a Viale Adriatico in un grande salone all'interno della sede del Municipio.
Essendo giunto da solo al torneo, vengo assegnato ad una squadra cui manca un membro
e, tra i giocatori "sfusi", vi è anche l'assessore allo sport del Municipio.
Tra gli avversari, ricordo persone che vengono da Latina e da Frascati e conosco anche il
Maestro Massimo De Blasio che non sapevo affatto abitasse a Monterotondo.
Poi. partecipo al corso per educatori e conosco lì Alessandro Fontana e Vittorio Vannelli.
In quell'occasione, durante la pausa pranzo, Alessandro tira fuori la scacchiera e
giochiamo.
Io, che una decina di anni prima avevo comprato il corso completo di scacchi della de
Agostini leggendone una parte e utilizzando quelle conoscenze per giocare contro un
amico di Santa Lucia, Peppe, con il quale gioco a scacchi spesso da qualche tempo e che,
prima che acquistassi quel corso, mi batte in modo netto spesso e che, dopo quell'acquisto
inizia a prenderne da me di santa ragione finché non decide lui di cambiare proprio gioco
per poter riaffermare la propria supremazia, attendo la fine del loro incontro e poi vengo
³ Io, pur vivendo in questa casa da quando la mia famiglia si trasferisce da Roma, non ho mai granché accettato questa
divisione territoriale e mi sono anche impegnato per un progetto di riunificazione che, purtroppo, non ha prodotto i
risultati sperati negli ambienti consiliari della Regione Lazio. Per me, qui dove vivo, è Santa Lucia di Mentana e non
Fonte Nuova o parte di essa
sfidato da Vittorio, che aveva vinto e che ignoro sia un Candidato Maestro.
Forse quella partita, di cui ricordo nitidamente l'apertura, denominata "gambetto
Danese"³, è stata un po' come un rito di iniziazione.
Nessuno ci crederà ma per fortuna Alessandro può testimoniare a mio favore, riesco a
prevalere con una piccola combinazione nel finale.
Vittorio si complimenta con me e mi dice che erano anni che non gli capitava di
incontrare qualcuno che gli giocasse quel tipo di gambetto e probabilmente ha giocato in
difesa un paio di mosse non così efficaci.
Del resto, posso capirlo ora, in fondo è un po' come a tennis o nel pugilato, il giocatore
forte nelle partite di allenamento non necessita di abbattere subito lo sparring partner ma,
con lui, prova a migliorare le sue qualità o sperimenta cose nuove che ha imparato o che
sta imparando o che ha bisogno di rodare perché divengano parte del suo bagaglio di
agonista e così utilizzarle quando serviranno.
Ed è anche ben contento di trovarsi in situazioni sfavorevoli per poi risalire proprio
attraverso le cose che conosce e a quelle che sta apprendendo o sperimentando.
Certo, non che voglia perdere; niente affatto! Perché il giocatore rimane prima di tutto un
giocatore e soffre, soffre maledettamente quando perde.
Tuttavia, diciamo così, il giocatore in partita di allenamento prova a immergersi in
situazioni complesse anche per divertirsi un po' di più e far divertire lo sfidante debole
che altrimenti perderebbe malamente.
Probabilmente, Vittorio ha giocato per farmi divertire un po' e, invece, ha finito per essere
impallinato.
Succede, posso garantire che succede; a chiunque contro chiunque, tuttavia, ovviamente,
non spesso.
Comunque, alla fine del corso, ottengo l'attestato di educatore di scacchi della UISP ma,
un po' per il lavoro, un po' perché nessuno mi chiama per fare il tirocinio previsto o per
assisterlo in qualche attività di promozione o di diffusione del gioco degli scacchi tra i
bambini o i ragazzi, la cosa sembra finire lì.
Perciò, nel 2013, inizio a competere in qualche torneo, sostenuto da Vittorio e da
Alessandro.
Per l'esordio scelgo un torneo estivo, a Rocca Priora, vicino Nemi, dove si svolge il
settimo torneo internazionale organizzato dal circolo presieduto dal compianto Remo
Seyour.
Apprezzo di Remo la grande signorilità e la competenza e la grandissima disponibilità.
Anche quello è stato un incontro fortunato perché mi ha introdotto nell'universo
scacchistico, nel dietro le quinte dei tornei di scacchi.
Remo, che da un paio d'anni è venuto meno improvvisamente, è una persona dotata di
una educazione e una cultura davvero notevoli e possiede un eccezionale carisma e un
alto grado di fascinazione.
In quel torneo mi colpisce poi anche la piacevole comunicativa di un giocatore un po' più
giovane di me ma di categoria Maestro, Maurizio Figus, che mi racconta della sua
formazione in una materia che non conosco affatto: la PNL4.
Una volta sono stato pure ad una sua conferenza a Colleferro.
I risultati ottenuti nei tornei standard non sono stati certo esaltanti, pur con tutti i consigli,
che Vittorio, che ringrazio tanto per la pazienza, ha tentato di fornirmi - spero non
vanamente - per cercare di inculcarmi almeno qualche principio strategico del gioco.
Tuttavia, qualche soddisfazione me la sono tolta; come per esempio le due volte in cui
³ Il "gambetto Danese" è un'apertura degli scacchi in cui il bianco sacrifica due pedoni in apertura per avere
un forte attacco iin quanto riesce a predisporre i suoi due Afieri sulle diagonali c4-f7 e b2-g7 mentre il nero
non ha ancora pezzi sviluppati sulla scacchiera.
4 La sigla PNL sta per "programmazione neuro-linguistica" (in inglese NPL -Neuro-linguistic programming),
e indica una metodologia per cambiare i pensieri e i comportamenti di una o più persone, allo scopo di
aiutarli a raggiungere i risultati da loro desiderati.
sono giunto primo, nella mia categoria, al campionato provinciale di Rieti, trionfando nel
2014 e ripetendomi con un buon risultato nel 2016 e l'estensore di un articolo apparso sul
Corriere della Sabina, descrivendo il primo dei miei successi, quando sconfiggo il forte
giocatore umbro 1N Ognibene per abbandono, a causa di una sequenza di mosse che
porta ad uno scacco matto inevitabile, arrivando così ottavo nella classifica assoluta, mi
affibbia l'epiteto di "sorprendente" e, successivamente, vinco nella stessa categoria, con
un po' di fortuna, a dire il vero, il campionato regionale a Ladispoli nel 2016.
Nel complesso, i miei risultati rimangono, ad oggi, mediocri un po' perchè non sono così
abituato alla profondità di pensiero che necessita il gioco degli scacchi a tempo lungo e
un po' perchè le partite risentono di una mia condizione psicologica non certo al meglio, a
causa della mia attività lavorativa che stenta e così, troppo spesso, mi siedo al tavolo
spossato intellettivamente dopo una settimana particolarmente gravosa di lavoro, non
gratificata economicamente e senza aver studiato un po' il gioco.
Nell'ottobre del 2014, a Mentana, alcuni amici iniziano a lavorare per le elezioni
comunali del giugno successivo.
Nasce "Impegno per Mentana" che, inizialmente, è un'associazione civica che offre dei
servizi di assistenza al cittadino: per esempio, c'è l'infermiere che può essere contattato
per fare iniezioni a domicilio; l'insegnante di lettere e quello di matematica, che si
mettono a disposizione gratuitamente dei bambini e dei ragazzi per le ripetizioni; un altro
mette a disposizione il proprio veicolo furgoncino per trasportare i disabili e gli anziani
con difficoltà motoria e poi c'è chi si presta come babysitter o per la compilazione di
dichiarazioni dei redditi e per la presentazione di domande di invalidità o di pensione di
vecchiaia all'INPS.
Nell'Associazione vi sono diversi amici con cui ho collaborato al tempo in cui sono stato
assessore o di quando sono stato membro di "Fantasia e Tradizione" o ancora prima,
come il collega e caro amico Francesco Petrocchi e mi coinvolgono e mi chiedono se sia
disponibile per realizzare un corso di scacchi gratuito ai bambini di soci e sostenitori.
Ovviamente, accetto con entusiasmo.
La prima cosa che faccio è rispolverare il corso di scacchi della de Agostini - in
mancanza di meglio - ed acquisto per telefono e posta una scacchiera murale magnetica
verde con i pezzi spugnosi bianchi e neri.
E poi, eccomi lì, un sabato di ottobre, nella sede di Impegno per Mentana ad iniziare la
mia prima lezione da educatore di scacchi per bambini.
Ci sono Gregorio, Edoardo e Nicolò di Mentana e i loro genitori, cui si aggiungono presto
Emilio e Teresa da Monterotondo e poi ancora, da Santa Lucia, Chiara e Giulia.
Così inizia questo primo corso: lezioni, tutti i sabato pomeriggio dalle ore 15,15.
Durante il corso di questa iniziativa, mi viene naturale telefonare ad un giocatore di
scacchi che abita a Monterotondo e che avevo conosciuto al torneo provinciale di Rieti e
che mi ha detto di possedere il titolo da istruttore.
Il suo nome è Marco Marcon.
Marco Marcon in quel periodo mi dà l'impressione che stesse attraversando un periodo
difficile della sua vita, come quando uno è preoccupato delle proprie condizioni di salute,
io non gliel'ho mai chiesto il motivo di quello stato, tuttavia mi fa ancora più piacere che
voglia darmi una mano nella formazione scacchistica di questi ragazzi e, vedendo che il
gruppetto cresce di qualche unità, propongo a lui e a qualcuno dei genitori, di cui
percepivo l'interesse, se siano interessati a creare un'associazione scacchistica.
Perciò, nel tempo libero, oltre a preparare le lezioni della settimana mi metto pure a
scrivere una bozza di atto costitutivo e di statuto di una futura associazione.
In questo, spinto anche da Mimmo, che vede concreta la possibilità di fare attività
scacchistica di livello a Mentana e a Santa Lucia.
Le cose sembrano filare lisce, tanto che nei giorni 11 e 12 aprile del 2015 organizzo,
come Impegno per Mentana, il mio primo torneo di scacchi amatoriale a cadenza rapid e
invito Marco Ottavi ad aiutarmi nell'organizzazione.
Marco, si mostra subito disponibilissimo e addirittura porta con se' tutto il materiale per
lo svolgimento delle partite e si offre come arbitro.
La manifestazione si svolge in due giorni: il primo giorno, sabato, è prevista una partita a
scacchi durante la quale, il forte Maestro Internazionale Virgilio Vuelban gioca - alla
cieca, vale a dire voltato di spalle alla scacchiera - contro i ragazzi del corso e, il
pomeriggio, i ragazzi giocano il torneo tra di loro, che per la cronaca vincerà Gregorio,
mentre la domenica, si gioca una "simultanea" 6 aperta a tutti coloro i quali vogliano
sfidare Virgilio ed il pomeriggio si svolge il torneo "open" che viene vinto, sempre per la
cronaca, da Alessandro Fontana.
Non devo far altro che reperire i premi e trovo un valido fornitore di coppe, targhe e
medaglie a Monterotondo e poi acquisto alcune bottiglie di vino e giochi per i ragazzi.
I tornei, vanno benissimo: oltre dieci ragazzi a quello dei piccoli e oltre venti partecipanti
a quello "open"; la simultanea e la partita alla cieca un successone e Alessandro si porta a
casa oltre alla coppa, due bottiglie di vino garibaldino.
Già, Mentana è legata a doppio filo a Garibaldi.
La prima sconfitta vera di Giuseppe Garibaldi come generale avviene a Mentana e quella
che era una cittadina storica e nota per l'incontro tra Carlo Magno e Papa Leone III, per i
resti di Nomentum e il palazzo Crescenzio, diviene un luogo un po' trascurato dalle
Istituzioni; so di alcuni eminenti uomini politici del passato che non volevano venire a
Mentana, ad esempio alle commemorazioni annuali della battaglia e rendere onore ai
patrioti caduti, perché – dicevano - portasse male ai loro successi elettorali.
Così, nel tempo, a causa dell'inerzia di amministrazioni evidentemente poco lungimiranti
e a causa di certe di maldicenze, Mentana si è vista depauperare di tutto, addirittura del
suo territorio, a vantaggio di Monterotondo che ha potuto sfruttare, negli anni, il fatto che
affacci sulla via Salaria e che sia dotata di una stazione ferroviaria, divenuta molto
importante, perché oggi vi passa il trenino metropolitano che da Orte porta i pendolari a
Fiumicino Aeroporto, nonché a vantaggio della vicina Guidonia, che oltre all'aeroporto
militare, affaccia sulla S.S. Tiburtina e, successivamente, oltre alla stazione ferroviaria, è
anche stata dotata di casello autostradale per accedere all'Autostrada del Sole ed ha visto,
recentemente, il trasferimento nel suo "hinterland" del mercato ortofrutticolo di Roma.
Quel casello poteva essere ubicato nei pressi di Mentana e concederle così un certo
sviluppo ma la politica ha voluto che fosse dirottato a Guidonia.
Mentana, dunque, schiacciata tra due autentici vasi di ferro, è il vaso di coccio.
Ma ora è l'unica realtà del quadrante dove, per quanto ne sappia, si gioca a scacchi in una
associazione a ciò dedicata.
Intanto, i ragazzini crescono e si formano scacchisticamente.
Per il loro corso, adotto come base l'ordine di lezioni che mi aveva inviato via mail Marco
Ottavi e che era contenuto in un progetto di corso di scacchi per le scuole.
Parto dalle basi e dalla storia di Sissa fino ad arrivare ad alcuni concetti strategici e di
apertura e, alla fine di ogni lezione, faccio vedere loro una partita dei grandi maestri da
Morphy a Anderssen, a Capablanca, a Lasker e di vari altri, spesso per le combinazioni e i
sacrifici spettacolari che questi giocatori effettuavano per ottenere la vittoria della partita.
Un giorno di marzo del 2015, Marco mi chiede di presentare una squadra al torneo
scolastico a squadre organizzato dalla UISP per bambini di elementari e medie.
Gli faccio notare che l'associazione civica non può e nemmeno vuole affiliarsi alla UISP
ma lui mi ribatte sostenendo che non è necessario.
Gli faccio notare che il mio gruppo non è una scuola e lui mi risponde che sono ragazzi in
età scolare perciò li posso organizzare come squadra sotto un nome identificativo.
Gli faccio, infine, notare che Emilio ha circa cinque anni e mezzo e quindi non sta

6 La "simultanea" è un tipo di sfida nel quale un giocatore,di solito di livello molto elevato, gioca
contemporaneamente tante partite quante sono le persone che lo sfidano; a volte anche più di cento.
frequentando le elementari ma la materna e lui mi dice che magari venisse un piccolino
così a giocare con noi, mica capita spesso!
Così acconsento e presento due squadre: in quella dei più grandi inserisco Giulia (Chiara
no perché aveva un saggio di danza mi pare), Gregorio, il mio miglior allievo, che era
sotto età e vi aggiungo due ragazzi, fratello e sorella che vengono ogni tanto e
frequentano, il primo, la seconda media e, la seconda, la quinta elementare, Leonardo e
Rebecca. Leonardo è un fuoriclasse con il cubo di Rubick in mano che riesce a risolvere
in pochi secondi e partecipa pure a dei campionati di velocità di risoluzione del detto
gioco e io, a malapena all'età sua e, forse ancora oggi, riuscivo a farne due facce!
Capitano ovviamente Gregorio.
Nella seconda squadra inserisco invece tutti i più piccolini.
Teresa di otto anni in prima scacchiera e capitana, Nicolò quasi nove in seconda,
Edoardo, otto appena compiuti, in terza e il piccolo Emilio, di non ancora sei, in quarta.
Infine portiamo un altro ragazzo, Giulio Marzio, che frequenta la seconda media e che
accusa un leggero ritardo di sviluppo cognitivo per il quale ha bisogno di un insegnante di
sostegno a scuola ma è un ragazzo di una educazione, gentilezza e di una dolcezza
disarmanti che vuole a tutti costi imparare gli scacchi e giocare insieme ai compagni.
Di certo non posso negarglielo e decido che avrei organizzato delle rotazioni tra i ragazzi
per farlo giocare.
Andiamo così io, Marco Marcon, alcuni genitori dei ragazzi e, ovviamente, i ragazzi
stessi a Roma, al centro sportivo "Fulvio Bernardini", capitano e bandiera della Roma
dell'anteguerra - cosa che mi sembra di buon auspicio - per gareggiare in questo torneo
scolastico di scacchi a squadre.
Per divertirsi e senza alcuna pretesa.
Del resto, dinanzi abbiamo squadre di scuole scacchi e di istituti scolastici che, durante
l'anno, hanno seguito un corso scolastico o lo stanno seguendo con titolati istruttori.
Per me, l'importante è che i ragazzi si divertano e facciano vedere di cosa sono capaci in
assoluta tranquillità e serenità.
La squadra la chiamo Impegno per Mentana perché è il nome dell'associazione che mi ha
dato modo di realizzare un piccolo sogno: insegnare gli scacchi ai bambini, come il
Mister aveva fatto con me tanti anni prima, in gruppo.
Il minimo ringraziamento che possa dare a quegli amici che mi hanno messo a
disposizione la sede per il mio "corso" di scacchi.
Non abbiamo ovviamente fondi per delle magliette uguali per tutti e chiedo al presidente
dell'Associazione civica, Marco Lodi, di far stampare degli adesivi con il logo
dell'associazione così che i ragazzi possano attaccare i distintivi sulle loro maglie.
Il cerchio è chiuso; le distanze colmate.
Gli scacchi sono venuti a me e io a loro.
Ma non è ancora finita.
Poiché una squadra tra le partecipanti al torneo è priva di un giocatore e noi siamo nove,
Marco Ottavi, organizzatore e arbitro del torneo, mi chiede di concedere a costoro un
giocatore nostro per la regolarità dello svolgimento del torneo stesso.
Perciò chiedo a Giulio Marzio se se la sente di giocare in un'altra squadra.
Gli dico che quella è la soluzione migliore per tutti; infatti così lui avrebbe giocato tutte
le partite e consente a me di evitare di far ruotare gli altri perché tutti giochino,
facilitandomi il compito di allenatore della squadra.
D'altronde, gli spiego, non posso dividere Leonardo e Rebecca perché fratello e sorella e
non posso certo fare a meno di Giulia che ha seguito costantemente il corso sin dall'inizio
o del capitano della squadra, Gregorio.
Giulio Marzio capisce e acconsente; in fondo è venuto fin lì per giocare a scacchi.
Alla fine del torneo, la squadra dei grandi arriva seconda dietro alla fortissima squadra di
Torre Angela e quella dei piccolini, addirittura, prima.
Un sogno!!!
Non voglio crederci, quei quattro ragazzini che a mala pena conoscevano a ottobre gli
scacchi, ad aprile sono diventati una squadra ... e che squadra!
Tra gli aneddoti più interessanti di quel torneo c'è quello che riguarda Teresa.
Proprio alla fine della penultima sfida, la bimba esce in lacrime perché non ha ancora
vinto nemmeno una partita mentre il fratellino Emilio le ha vinte tutte.
Lei però, essendo il capitano, gioca in prima scacchiera mentre Emilio in quarta.
Quindi, la prendo da parte e le dico che Lei è il capitano della squadra; non può
abbandonare tutti proprio ora; deve dare l'esempio e poi sono ancora in gara per il primo
posto; e ancora - le spiego - che ho scelto Lei come capitano perché Lei è quella col gioco
più solido ed è naturale che perda delle partite perché Lei, a differenza del fratello, sta
giocando contro tutti i più forti; è Lei l'eroina del gruppo; quella che deve sacrificarsi e
cimentarsi con gli avversari più dotati, per il bene della squadra ma Lei non è inferiore a
loro come gioco, solo come esperienza.
Quindi concludo il discorsetto dicendole: "ora ti asciughi quei lagrimoni e rientri in
campo determinata a riportarmi una patta."
E lei lo fa; rientra nella sala e riporta a casa proprio quella patta necessaria per vincere
l'ultima sfida a squadre e vincere il trofeo.
Grande festa per tutti!!!
Ma l'episodio più importante personalmente, rimane quello che riguarda Giulio Marzio.
Anche lui esce dalla penultima partita in lacrime; del resto, è un ragazzo tutt'ora molto
sensibile e poi, come detto, lui si sente lontano dagli altri e ci soffre.
Così lo prendo da parte e gli dico:"Sei stato bravissimo Giulio e molto coraggoso non è
da tutti giocare in una squadra dove non conosci nessuno. Ma tu sei venuto per giocare a
scacchi e quindi ora finisci il torneo. Fai così. Ti metti al tavolo e fissi il tuo avversario
con uno sguardo intenso e deciso e muovi senza pensare troppo ma con determinazione
e, a ogni mossa, lo guardi con la faccia dura e mi riporti una patta."
Voi non ci crederete ma il ragazzo entra nella sala determinatissimo e ne esce con la patta.
Poco tempo dopo, i quattro ragazzini "terribili": Teresa, Nicolò, "Edo" ed Emilio, li
ripresento, in accordo coi genitori, al campionato giovanile a squadre della UISP che si
svolge in un grand hotel a Pomezia.
Lì davvero ci sono formazioni di bambini talentuosi e preparati.
Ma i miei sono una vera squadra e, anche quella volta, vincono il torneo nella loro
categoria: la under 10.
Anche quella è una giornata indimenticabile per me e – spero - soprattutto per loro che gli
auguro di ricordarsi per tutta la vita e, magari, di raccontarla ai loro figli.
Perciò, a questo punto, riunisco quelle due o tre persone che mi sono state vicino a
Mentana, tra cui Marco Marcon e il papà di Nicolò oltre a Luigi Marini, che nel
frattempo si è unito a noi e prosieguo il lavoro per creare una vera e propria associazione
dilettantistica sportiva mentanese dedicata agli scacchi.
Nel frattempo, faccio pubblicare un articolo nel quale racconto i successi dei "ragazzini
terribili" su un settimanale locale: Il Tiburno.
E metto due o tre foto dei ragazzi che sono stati premiati e le pubblico su facebook per
omaggiarli delle imprese che hanno realizzato.
Non l'avessi mai fatte quelle due cose!
I genitori di Emilio e Teresa mi si rivoltano contro; loro sono di Monterotondo e non di
Mentana e mi accusano di fare politica con gli scacchi oltre che di violare la privacy dei
loro figli. Il papà di Nicolò, che sta aiutandomi nella stesura di progetti di gioco di
scacchi per ragazzi, da promuovere con l'Associazione, improvvisamente si pone di
traverso mentre Marco Marcon mi concede a parole un freddo sostegno.
I ragazzi abbandonano il corso e tutto sembra finito.
Gli scacchi sembrano allontanarsi di nuovo da me e io da loro.
Tuttavia, proprio in quei giorni, altre persone, che hanno cominciato a frequentare il
locale dove insegno gli scacchi ai bambini, per giocare tra di loro, mi dicono che sono
interessati a unirsi in associazione.
Tra questi, appunto, Luigi Marini e poi Lucia, la mamma di Giulio Marzio, il Direttore di
Orchestra, M° Carlo Maria Cordio, il prof. Luca Gambetti e la moglie, Alessandra,
nonché due miei amici di lungo corso, il collega Avv. Francesco Pandolfi e il dott.
Raffaele Bizziccari che gestisce una azienda di servizi legali e cura l'amministrazione di
diversi condominii a Roma e Provincia e che aveva portato il proprio figlio Terenzio a
lezione tempo addietro perché imparasse almeno le regole del gioco.
Il 16 giugno del 2015 nasce così a Mentana la Associazione Sportiva Dilettantistica
Mentana Scacchi – Avamposto Garibaldino con proprio codice fiscale, registrata quel
giorno all'Agenzia delle Entrate.
Gli inizi sono un po' più duri del previsto.
Sebbene nel giugno/luglio del 2015 riesca a organizzare un corso scolastico di scacchi di
10 lezioni presso una scuola privata di Mentana, la "Paolina Poggi", successivamente non
ricevo più incarichi pur tuttavia, si riesce almeno a organizzare una partita a scacchi di
squadra tra dieci bambini di Mentana e dieci allievi di Virgilio.
Nel 2016, riusciamo a produrre solo qualche corso per giocatori esperti chiamando
sempre Virgilio e un paio di simultanee chiamando il Maestro Mauro Scacco e il Maestro
De Blasio ma le presenze scemano e la situazione sembra ormai al collasso irrimediabile.
Tuttavia, nel novembre del 2016 mi scrive Marco Ottavi una mail chiedendomi se riesco
a presentare una squadra per il decimo "Memorial Lombardi" che si terrà in un Hotel a
Roma nei pressi del Pigneto, intorno alla metà di dicembre.
Pertanto, provo a telefonare a tutte quelle persone che erano venute a giocare a scacchi
nei locali di Impegno per Mentana durante il 2015 e agli inizi del 2016.
Luigi Marini, Roberto Ventilii, Luca Gambetti, Carlo Maria Cordio, Argis Cucka, la
mamma di Gregorio, il papà di Edoardo ed altri e dico loro che c'è questa opportunità e
che se vogliamo partecipare dobbiamo vederci per almeno un allenamento.
La risposta è immediata.
Quel sabato siamo una decina di persone e il giorno dopo presentiamo ben due squadre.
Il "Memorial Lombardi" si svolge in maniera fastosa oltre che festosa.
Durante il torneo, conosco un giocatore molto solido, il 1N Bruno Macchini, che mi dice
di vivere a Colleverde di Guidonia; praticamente a pochi chilometri in linea d'aria da casa
mia e, ovviamente, non l'avevo mai saputo e lui non sa affatto dell'esistenza di un circolo
di scacchi a Mentana e lo invito a venire a trovarci.
Così, nel gennaio 2017, riapro il circolo con rinnovato entusiasmo e si riprende l'attività.
Gli scacchi sono di nuovo a me e io a loro.
La prima cosa che Bruno dice a gennaio, quando entra per la prima volta dentro il locale
che ci ospita, è che è un vero miracolo che esista una realtà del genere a Mentana.
Quelle parole mi hanno ripagato di tanti sforzi e di tutte le fatiche e di tante situazioni,
almeno per me, dolorose.
Così Bruno si mette subito a disposizione gratuitamente per migliorare il gioco di chi
voglia fare attività agonistica e dei ragazzi per le loro necessità.
Ora ho un istruttore fisso di alto livello in sede.
Riprendiamo dunque l'attività; organizziamo nuovi corsi e nuovi tornei e qualche evento
tipo "Il Torneo del Mister" presso una palestra di Tor Lupara, messa a disposizione dalla
mamma, Cristina, di un bambino, Cristian, che si è presentato al circolo poco tempo
prima; evento sempre organizzato in collaborazione con Marco, Ottavi non certo Marcon,
il quale non si vede più ma vengo a sapere che organizza dei corsi di scacchi a scuola;
buon per lui, per me il discorso è chiuso.
Ovviamente, riprendo a insegnare le basi del gioco a qualche nuovo ragazzo, come
appunto Cristian, al quale si aggiungono presto, Luca e la sorella Sara, Giulio, Valerio,
Robert, Damiano, Dmitri, oltre a Gregorio e a Edoardo e, sporadicamente a tanti altri,
come la piccolissima Benedetta, figlia di Gioachino che aveva poco più di quattro anni.
Ci ripresentiamo anche al torneo scolastico della UISP con addirittura le magliette con il
logo, grazie al contributo economico volontario dei genitori dei ragazzi.
Organizziamo scacchi all'aperto durante le sagre o le manifestazioni in piazza e un torneo
alla Galleria Borghese di Mentana che vince il Maestro Massimo De Blasio.
Insomma ci diamo da fare e, nel frattempo, cresce il numero di adulti e di ragazzi
frequentatori del circolo. Tutti interessati a conoscere o a migliorare il loro gioco.
Così, parlo con Fabio Facciaroni che ho conosciuto, circa un paio di anni prima, al
Torneo dei Fasti di Autunno di Monterotondo e che, in quel momento, riveste la carica di
Presidente del circolo "Amici del Re" di Sacrofano.
Con lui stringo una "Santa Alleanza"; la mia associazione rimane iscritta alla UISP e la
sua si iscrive alla FSI ma gli eventi li organizziamo insieme e mettiamo insieme anche i
ragazzi che abbiamo nei due circoli per farli giocare tra loro.
Fabio mi presenta Viorel che vuole organizzare scacchi per ragazzi a Rignano Flaminio,
coadiuvato dalla Pro Loco del posto.
Nel gennaio del 2018, grazie al sostegno del prof. Francesco Arcuri, docente di
educazione fisica della scuola "Luigi Pirandello" di Santa Lucia, riesco a organizzare un
corso di scacchi nella scuola cui partecipano alcuni ragazzi delle medie e un paio delle
elementari. In totale otto ragazzi.
Francesco Arcuri, persona vivace, sempre pronta ad iniziative sportive per i ragazzi,
aveva organizzato, qualche anno prima, una squadra scolastica di tamburello che aveva
partecipato ai campionati nazionali di categoria arrivando alla fase finale.
Nella scuola, Francesco ha spesso tentato di introdurre gli scacchi, magari facendo fare
dei lavoretti ai ragazzi e, avendo stretto amicizia, durante le sue iniziative di sport
atletico, mi lascia sempre una zona del campo sportivo di Santa Lucia o della palestra
della scuola, di modo che possa preparare qualche scacchiera per i ragazzi e questi
possano giocare o imparare gli scacchi da me e dai miei collaboratori.
In uno di questi eventi scolastici, mi si avvicina Giulio, un ragazzino dalla carnagione
olivastra, di circa 8/9 anni che già giochicchiava un po' e vuole imparare bene il gioco.
Il corso di scacchi si chiude a febbraio del 2018 e va piuttosto bene e, con il pieno
appoggio di Fabio e Viorel, è stato naturale organizzare, poco dopo, il I Grand Prix
giovanile di scacchi, riservato a tutti i minori, suddivisi nelle classiche categorie under
18, 16,14, 12, 10 e 8 anni.
Il Grand Prix lo strutturiamo su sei tornei nei quali i ragazzi si scontrano tra di loro e, alla
fine, oltre ai premi per le singole competizioni, tutti ottengono un punteggio variabile in
base alla posizione raggiunta, ai fini delle classifiche finali di categoria e assolute del
Grand Prix, similmente ai campionati di sci nordico.
Organizziamo gli eventi in sei tra le cittadine più rilevanti del nostro quadrante della
Provincia di Roma: Fonte Nuova, Sacrofano, Rignano Flaminio, Palombara Sabina e
Mentana, per concludere poi la manifestazione a Monterotondo con il torneo dei "Fasti di
Autunno" che si svolge tutti gli anni ad ottobre, organizzato da Marco e Edi.
Fabio e Viorel sono entuasisti della proposta e ci mettiamo alacremente al lavoro.
Bisogna trovare le sedi e poi vedere per i premi e per i rinfreschi e speriamentiamo anche
un sistema di punti preso in prestito dal motociclismo per le classifiche del Grand Prix sia
di categoria che assoluta.
La partecipazione al primo torneo svoltosi a marzo del 2018, è di poco meno di trenta
ragazzi. Lo vince il piccolo Claudio Cozzi di Torre Angela, dieci anni.
Il campionato si svolge regolarmente in tutte le date indicate e con un'ampia
partecipazione dei ragazzi con distribuzione di coppe, medaglie e premi di vario genere.
Nell'ultimo torneo di Monterotondo, i ragazzini presenti sono talmente tanti che devono
essere organizzate più sale per farli giocare tutti!
Vincitore assoluto del Grand Prix, a sorpresa, il piccolissimo Alex Beliman di soli 8 anni!
Nelle more del Grand Prix, con Fabio, predisponiamo le squadre giovanili per giocare il
torneo scolastico a squadre UISP, cui partecipano anche ragazzi di Sacrofano e Rignano
Flaminio e poi ancora organizziamo la prima, anzi le prime due squadre di Amici del Re,
una di Sacrofano e una di Mentana, per giocare il campionato a squadre a tempo standard
organizzato dalla FSI.
La squadra garibaldina titolare di quell'anno è composta da me in prima scacchiera, poi
Roberto Ventilii, Argis Cucka – già proprio il figlio di Gimi - e Luigi Marini o Gian Paolo
Morotti, il papà di Edo, a seconda della disponibilità di ognuno.
Nel 2019, causa il fatto che Sacrofano vede diminuire la presenza di propri ragazzi e
Mentana è costretta a cambiare nuovamente sede, perdendo anch'essa buona parte dei
suoi, non riusciamo a organizzare il Grand Prix ma l'Associazione mentanese continua la
propria attività di circolo e di corsi per adulti, bambini e ragazzi.
L'Amministrazione Comunale ci concede, infatti, dopo una difficile opera di mediazione,
di poter utilizzare gratuitamente due volte a settimana una stanza del centro anziani ma
solo durante gli orari in cui il medesimo è aperto.
Ovviamente la nostra attività ne risente un po' perché il tempo concesso è limitato, molto
limitato: circa quattro ore il sabato pomeriggio e circa tre la domenica mattina.
In ogni caso, riusciamo a organizzare tornei semilampo mensili nella nuova sede, con
ampia partecipazione a quasi ogni evento e sostituiamo le coppe e le medaglie con premi
in natura molto graditi, come ad esempio la pasta fatta a mano di qui: i cosiddetti
"maccheroni a centonara"; oppure il vino garibaldino e altri premi come tavolette di
cioccolata o dolci locali per i ragazzi e introduciamo la pausa rinfresco per tutti i
partecipanti, di solito a metà dello svolgimento del torneo.
I nostri tornei hanno sempre un buon riscontro sia per i premi mangerecci artigianali sia
per il loro tenue agonismo associato a tanto divertimento, molto vicino alle esigenze dei
ragazzi e dei bambini nonché dei loro genitori che, magari, diffidano del fatto che i loro
pargoli si immergano troppo nel gioco agonistico degli scacchi ed infine, alle esigenze di
appassionati e neofiti del gioco che hanno l'occasione per fare un po' di pratica e mettere
alla prova la loro abilità scacchistica attraverso un vero torneo piuttosto che in una
partitella sporadica con qualche amico oppure giocando on line e, magari, trovano lo
stimolo per affrontare lo sport degli scacchi e scoprono che ciò che loro giocano è solo la
punta di un iceberg enorme da scalare con abnegazione e volontà.
Poche le volte in cui, come organizzatore - e così chi mi ha affiancato - ho dovuto
affrontare situazioni di eccessivo nervosismo di qualche giocatore.
Come Avamposto Garibaldino, ci presentiamo pure al CIS 2019 sempre come seconda
squadra di Sacrofano e sfioriamo la qualificazione in serie C. La squadra titolare stavolta
è: Alessio Agamennone, in prima scacchiera, io in seconda, Roberto Mariotti, di Rignano
Flaminio, in terza e Argis in quarta ma gioca pure Luigi Marini un paio di partite.
Poi nel 2020 un nuovo salto.
Ci affiliamo alla FSI perchè i tesserati del circolo vogliono giocare il CIS come Mentana
e così, pure Bruno aderisce e prende la tessera FSI con il nostro circolo.
Riusciamo a presentare ben due squadre ma, dopo i primi due turni, scoppia l'epidemia
del Corona virus e tutto si ferma: bisogna restare a casa, essere responsabili e aspettare.
Il destino del mio rapporto con gli scacchi torna a farsi beffardo.
Le distanze sembrano incolmabili e chissà per quanto tempo.
Tuttavia, proprio quando tutto sembra paralizzato, una mail di marzo del 2020, inviata dal
Presidente del Comitato Regionale del Lazio, Prof. Luigi Maggi, mi informa della
possibilità di far giocare i ragazzi on line su una piattaforma tutelata e protetta.
Si tratta della piattaforma di Junior Arena, autorizzata dal Ministero dell'Istruzione in
favore delle scuole ma poco reclamizzata, evidentemente, visto che di questa utility molte
scuole nemmeno conoscono l'esistenza o forse l'hanno ignorata consapevolmente,
ritenendola un ulteriore aggravio alla loro condizione lavorativa.
Aderisco subito al progetto e iscrivo l'associazione alla Junior Arena: è il 19 marzo 2020.
Con Alessio, divenuto dal 2018 istruttore di primo livello, promuoviamo la presenza
dell'associazione sulla piattaforma di Junior Arena a quegli amici o conoscenti,
soprattutto di zona, che abbiano figli di età tra i sei/sette anni e i quattordici o poco più.
Raccogliamo adesioni e siamo pronti per le prime lezioni.
Sono trascorsi circa quarantacinque giorni da quella data e i ragazzi iscritti sulla Junior
Arena sono, al momento, ventuno.
Abbiamo fatto lezioni e organizzato mini tornei per loro.
I genitori sono molto contenti di vedere i propri figli alle prese con gli scacchi.
Almeno non si massacrano l'intelletto con stupidi giochi "spara spara" e, nello stesso
tempo, fanno qualcosa di utile per la loro crescita umana, intellettiva e psicologica.
Durante questo periodo, nel quale ho lavorato poco, professionalmente, ho trovato anche
il tempo di partecipare ad un corso formativo della ECC e ho ottenuto on line l'attestato di
"school chess teacher" e iniziato a elucubrare nuove e interessanti iniziative per
sviluppare il gioco degli scacchi on line per ragazzi.
Almeno fin quando l'emergenza non sarà finita, cercherò di ottenere il meglio da questa
situazione e tramutarla in un'occasione di sviluppo dell'Associazione e di promozione e
diffusione del gioco per tutti ma in particolare per i bambini e i ragazzi.
Durante il corso ECC, ho avuto modo di apprezzare gli interventi del GM Lexy Ortega e
dello I.M. Pierluigi Piscopo nonché di Alessandro Dominici ma soprattutto l'interessante
intervento del dott. Jesper Hall che mi ha introdotto in un nuovo metodo di proposizione
degli scacchi ai ragazzi nelle scuole: il metodo SMART.
Questo metodo innovativo si fonda sull'idea che il ragazzo trovi da sè la via degli scacchi.
L'istruttore gli fornisce solo gli strumenti e lo ascolta e lo consiglia ma soprattutto lo
motiva e lo responsabilizza.
Il metodo SMART si basa sull'autoapprendimento, sulla motivazione, sul divertimento
che i ragazzi traggono giocando e rigiocando ancora, insieme, soprattutto in un gruppo
con gli stessi amici cementandosi in una squadra e imparano e insegnano reciprocamente
giocando tra loro per raggiungere tutti lo stesso livello ed in questo senso possono essere
utili anche semplici esercizi o cosiddetti "mini-giochi" o far fare loro cose creative tipo
canzoni o poesie o racconti o disegni sugli scacchi e l'uso della tecnologia, come sto
attualmente sperimentando, può dare nuovi e utili strumenti nella fase di apprendimento
del gioco e nella fase evolutiva del medesimo, nella coscienza dei ragazzi.
Attualmente, sto anche sperimentando il mezzo delle lezioni per videoconferenza,
utilizzando la scacchiera di Junior Arena in combinazione con la piattaforma per audio e
videoconferenze gratuita jitsi e il risultato è che i ragazzi sono molto più attivi e le lezioni
molto più scorrevoli e divertenti di quelle che si possono fare attraverso la semplice chat
che propone la piattaforma suddetta.
Certo l'inizio è sempre la favola di Sissa per come l'ho un po' personalizzata ma, piano
piano, di giorno in giorno, i miei strumenti educativi divengono più solidi e più numerosi
e i ragazzi li vedo migliorare, di volta in volta, nel gioco e ormai non si nota quasi più chi
è più forte tra loro, almeno tra quelli che hanno seguito tutte le lezioni e non c'e' torneo
che non li veda protagonisti, scontrandosi vicendevolmente.
Ultimamente, infine, dodici dei ragazzi che hanno seguito il corso on line, hanno
partecipato anche a un torneo a squadre organizzato dal Comitato Regionale del Lazio
della FSI sulla piattaforma aperta a tutti lichess.org e la squadra ha ottenuto più punti di
Lazio Scacchi ottenendo il ragguardevole risultato dell'ottavo posto in classifica su
quattordici squadre partecipanti e ben tre giocatori selezionati per la squadra
rappresentativa del Lazio in un torneo interregionale: Pier Luigi, Gregorio e Giulio.
E gli scacchi sono tornati a me e io a loro.
GALLERIA FOTOGRAFICA

io e papà.

io, zio Fausto, nonna Luciana e papà.

io, nonno Aldo, zio Fausto e papà


Lo "Scacciapensieri" dal balcone di casa.

io e Giovanni e, sullo sfondo, mio papà chiacchiera con Bruno.

io con Stefano, credo, mentre Alberto, sotto l'ombrellone legge il giornale.


io, Guido e Marcello.

Io, primo in piedi a sinistra, in una premiazione con tutti i bambini;tra loro, Pierpaolo, l'unico
con la maglietta; al centro Sergio; seduto, accanto al palo, Guido e, accanto al Mister, "Nanni".

Una partita di calcio al campo della Parrocchia di Santa Maria Goretti.


Il Mister con la maglia blu, io in giacchetta della tuta accanto a Pierfrancesco.
L'uomo coi baffi è il papà di Pierfrancesco il secondo accosciato a sinistra è Luca.
Le famiglie Gismondi e Frusciante un po' mischiate nel 1985.

Il manifesto della due giorni scacchistica a Mentana organizzata con l'associazione civica
Impegno per Mentana - anno 2015.

Il M.I. filippino Virgilio Vuelban durante la partita alla cieca con i ragazzi.
Accanto alla scacchiera è riconoscibile Marco Marcon che si disseta.
Premiazione dei bambini si riconoscono, Nicolò, Gregorio, Edoardo, Giulia, Chiara e Terenzio.

Premiazione del I torneo di Mentana da sinistra a destra: Goffredo, Daniele, Dmitri, Alessandro, Io,
Marco, Carlo Maria; al centro: Pier Luigi, Tito, Marco D. con la mano sulla spalla del figlio e
accanto Andrea, papà di Emilio e Teresa. Ultima fila da sinistra: Gian Paolo, papà di Edo, Francesco,
papà di Nicolò, Terenzio, Edo, Nicolò e seduti Alessio e Luca che possiede una delle più belle e
complete collezioni di scacchiere elettroniche e che in parte mostrò proprio in occasione del torneo.

Edo e Nicolò alle prese con una scacchiera elettronica della collezione di Luca.
Articolo di giornale apparso su Il Tiburno all'indomani del Torneo di Mentana.

Torneo UISP 2015 i piccoli Emilio, Edoardo, Nicolò e Teresa impegnati in una fase
di gioco dei campionati per le scuole UISP.

Torneo scolastico UISP aprile 2015 i quattro piccoli sono proclamati vincitori da Marco Ottavi.
Da sinistra a destra: Edoardo, Teresa (cap.), Nicolò e Emilio.
La squadra giunta al secondo posto della categoria scuole medie.
Da sinistra a destra: Gregorio (cap.), Giulia, Leonardo e Rebecca.

Giulio Marzio mostra fiero i suoi trofei e quelli delle due squadre di Impegno per Mentana.

L'articolo pubblicato su Il Tiburno.


"I Terribili 4" sbancano anche a Pomezia!!!

Foto di gruppo dei ragazzi di Mentana insieme ai preparatissimi allievi di Virgilio (vicino a me nella
foto) dopo la disfida per la coppa "Garibaldi" del settembre 2015.
Tra i ragazzi si notano Giulia e Chiara, e poi Gregorio, Leonardo, Rebecca e Giulio Marzio.
Al centro, dietro a tutti, il sempre prezioso Luigi Marini.

Un momento di gioco di scacchi alla scuola elementare e media "L. Pirandello" di


Santa Lucia grazie all'interessamento del Prof. Francesco Arcuri.
Il Corriere della Sabina sul Campionato di Rieti 2014 che mi definisce "sorprendente".

E poi nel 2016 vinco al Campionato Regionale del Lazio a Ladispoli.

Una foto con Carlo Maria Cordio, appassionato scacchista e grande amico,
durante il Torneo Internazionale di Rocca Priora.
Carlo Maria nel 2017 ha creato la pagina web dell'Associazione attualmente chiusa.
Luigi e Mimmo che giocano a scacchi in sede ....

... emulati dai piccoli Edoardo e Gregorio.

Il "Memorial Lombardi" del dicembre 2016 qui contro avversari di Rieti


in squadra con me un giovanissimo Pier Luigi, Alessio e Gregorio.

(ma quel giorno c'erano pure Luigi, Roberto, Daniele, papà di Pier Luigi e Argis)
Gennaio 2017, sbarca Bruno Macchini, a sinistra con il maglione giallo, appena arrivato al
circolo. Il bimbo in maglia rossa è Robert.

La nidiata del 2017, da sinistra in basso: Valerio, Robert, Sara, davanti a lei Giulio, in mezzo il
fratello di Sara, Luca e, per finire, il cucciolo Damiano.

Giulio, Sara, Cristian e Damiano al Torneo Scolastico UISP 2017, tutti con la maglietta con il logo
dell'Associazione sfoggiata per la prima volta in quel torneo.
Fase del I Torneo del Mister; arbitra, come sempre, Marco Ottavi...

... e durante il torneo discutiamo con i ragazzi delle partite.

Marco con Edi e il mitico, ora gagliardo ottantenne, Antonio Nicolai "Tor Lupara" che viene premiato
dalla figlia più grande del Mister, Maria Grazia, alla sua sinistra.
Io, Alessandro e Vittorio in un momento di relax al Torneo di Lignano Sabbiadoro.

Una delle simultanee del Maestro De Blasio, sullo sfondo in piedi. Qui impegnato durante la sagra
dell'Uva 2017. Tra i partecipanti anche il M°Carlo Maria Cordio e Valerio

Partecipiamo al concorso dei Presepi di Mentana nel 2017.


Naturalmente presentiamo un presepe scacchistico.
La sala che ci ospitò tra la fine del 2017 e il 2018, grazie all'interessamento di Gianni uno dei
membri dell'Associazione Impegno per Mentana e caro amico, piena di scacchisti di tutte le età.

La locandina del corso scolastico di scacchi del 2018.

Il corso scolastico del febbraio 2018. al centro con la felpa blu e i caratteri fosforescenti, il piccolo
Gabriele solo sei anni. Tra gli altri Marco B. , Arianna e Leonardo R., con la felpa grigia.
La locandina del I torneo del Grand Prix Giovanile di scacchi 2018.

Una fase del I Torneo del Grand Prix svoltosi a Fonte Nuova. Arbitra stavolta Fabio Facciaroni,
che, purtroppo, non appare nella foto ma è ben visibile Viorel.

L'esordio al CIS del 2018 come seconda squadra di Amici del Re di Sacrofano.
L'incontro fu dispitato in quella sala grazie all'aiuto di un altro carissimo amico, Matteo.
Grand Prix 2018 - Rignano Flaminio.
Foto di gruppo con i ragazzi e Marco, Edi, io, Sergio Rocchetti, Fabio e Viorel.

2019 - Il secondo trasloco al Centro Anziani di Mentana.


Italo Biagioli e Luigi Boccadori siedono al tavolo.

Una fase dell'incontro tra Bruno e Roberto Ventilii durante l'ultimo torneo
del 2019 svoltosi il 29 dicembre: Il Memorial "ROSSELLI DEL TURCO"
Il discorso conclusivo del Sindaco di Mentana intervenuto al Memorial "Rosselli del Turco".
Vicino a me c'é il nipote di quello che è stato uno dei più grandi giocatori di scacchi in Italia
nonché editore e direttore dell'Italia Scacchistica la più importante rivista italiana di scacchi.

Il logo

La Scacchiera per le simultanee ... ...e quella per il gioco ordinario.


Foto di gruppo del primo e unico, per ora, torneo svolto a tavolino nel 2020 a Palombara Sabina.
Da sinistra a destra in terza fila: Alessandro Fontana, Luigi Marini, Roberto Ventilii, Mauro Fumagalli,
Bruno Macchini, poi col cappelo verde - credo - Flavia mamma di Matteo il ninja, Pier Luigi e Giulio.
In fila centrale: Sergio Rocchetti, Damiano del comitato organizzatore della Befana al Castello, Italo
Biagioli, e poi i tre piccoli Francesco, Matteo il ninja e Nicola. Dietro a loro, vicino al tavolo, Daniele
papà di Pier Luigi e Sabatino, papà di Nicola. Accosciati: Gregorio, Luigi Boccadori e io.

Un'immagine a fumetti a cui sono particolarmente affezionato.


Nicolò e Raffaele che giocano nella sede di Impegno per Mentana, utilizzando una scacchiera elettronica.
Mi sembra la giusta sintesi di questa storia che vi ho raccontato, sperando di farVi cosa gradita.

Il presente lavoro è dedicato alla memoria di mio papà e di mio fratello,che sento ancora tanto vicino
a me ogni giorno e del Mister, Giuseppe Ascenzio Lombardi e alla sua opera meritoria di diffusione
degli scacchi tra i bambini e i ragazzi, che è stata fonte di ispirazione per la mia, come avuto modo
già di ricordare nelle pagine di questa piccola opera autobiografica.
Ringrazio tutti coloro i quali sono stati menzionati e quelli che, sebbene non lo siano stati, si
riconoscano tra le righe o nelle foto, perché hanno contribuito, con ogni loro azione, che sia stata di
sostegno e/o di approvazione ovvero di critica o che sia stata da me ritenuta, all'epoca, avversa o
ostile o equivocata – per la qual cosa ancora mi scuso - a rendere la mia attività di diffusore e di
promotore nonché di educatore di scacchi, più responsabile ed attenta alle loro esigenze e a quelle dei
loro figli nonché a quelle di chi frequenta e continua a frequentare i locali e i luoghi, anche quelli
virtuali, nei quali viene tutt'ora svolta l'attività della A.S.D. MENTANA SCACCHI – AVAMPOSTO
GARIBALDINO.
Con affetto e gratitudine.

Gherardo Maria Gismondi

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