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ASSICURAZIONI DAL 1937

anno decimo

numero ventisette

dicembre 2008

IN QUESTO NUMERO
Animali domestici, selvatici, fantastici.

A tu per tu con gli animali di Rodolfo Taiani La relazione uomo-animali nella societ contemporanea: interviste con Giuseppe Pallante e Marcello Farina a cura di Paolo Piffer Uomini e animali in guerra a cura di Caterina Tomasi Lorso di Moena di Giovanni Kezich Bestiario alpino minimo (e limitato ai mammiferi) di Cesare Poppi In viaggio con Mauro di Antonio Marchi

Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, D.C.B. Trento - Periodico quadrimestrale registrato dal Tribunale di Trento il 9.5.2002, n. 1132. Direttore responsabile: Sergio Benvenuti - Distribuzione gratuita - Taxe perue - ISSN 1720 - 6812

A tu per tu con gli animali


di Rodolfo Taiani

Nel pi ampio discorso relativo alla trasformazione storica del rapporto uomo-natura uno spazio a s occupa la modificazione dellatteggiamento dellessere umano nei confronti del mondo animale. In particolare a partire dal primo Cinquecento che si delinea in Inghilterra quel movimento di pensiero che mira a ridefinire le modalit di relazione fra i due ambiti fino ad allora proposti come nettamente separati dal requisito discriminatorio del possesso o meno della cosiddetta razionalit. Si tratta evidentemente di un percorso storico ricco di implicazioni scientifiche, filosofiche, nonch religiose, ma che si riconduce complessivamente a quel lento processo che nei secoli ha convinto luomo a pensare che gli animali potessero avere un carattere e una personalit individuali e ha fornito le basi psicologiche per far accettare lidea che almeno alcuni animali avessero diritto a considerazione morale. Questidea, sintetizzata nellasserzione che qualsiasi crudelt consumata

inutilmente nei confronti degli animali costituiva un male in s e per s, era gi stata sostenuta da alcuni moralisti in et classica. In origine ci non rifletteva, tuttavia, alcuna particolare sollecitudine per gli animali. Anzi di regola i moralisti condannavano i maltrattamenti alle bestie poich dal punto di vista strettamente antropocentrico pensavano che questi avessero leffetto di accentuare la brutalit del carattere umano e di rendere gli uomini crudeli gli uni con gli altri. Anche nel Medioevo non erano mancati singoli pensatori che avevano sostenuto la necessit di prestare pi attenzione verso gli animali, riservando loro un trattamento migliore, ma tali posizioni si appoggiavano a considerazioni perlopi di carattere utilitaristico. Ancora nel 1641, la prima norma moderna emanata per la Protezione degli animali dalla Corte Generale del Massachusetts, proibiva s la tirannia e la crudelt nei confronti di qualsivoglia delle creature animali ma limitava questa cautela solo a quelle che si allevavano per vantaggio delluomo. La svolta vera e propria si ebbe nel corso del Settecento. Fatto proprio oramai dalla dottrina cristiana il principio

che tutti i membri della creazione avessero diritto a un trattamento gentile, la mutata sensibilit nei confronti degli animali si declinava con una nuova percezione della vita, del creato e della posizione delluomo rispetto a tutto ci. Gi Linneo con la sua classificazione contribu a dare un grosso scossone alla visione antropocentrica della natura: nelle sue tavole tassonomiche luomo non occupava una casella a s ma coabitava con le scimmie in quella dei primati. Anche il progredire dellosservazione anatomica comparata contribuiva a ridurre le distanze fra uomini e animali. Filosofi della levatura di JeanJacques Rousseau e Jeremy Bentham affermavano che nessun animale o uomo doveva essere maltrattato senza necessit. In particolare linglese sostenne, nel 1789, in un passaggio divenuto poi celebre, che non bisognava domandarsi se gli animali sanno ragionare, se sanno parlare, quanto piuttosto se possono soffrire. Mai in precedenza era stato espresso riguardo nei confronti degli animali in questi termini e passer pi di un secolo prima che simile orientamento trovi accoglienza ad esempio nel codice penale italiano elaborato dal ministro di Grazia e Giustizia Giuseppe Zanardelli. Costui, nella relazione di accompagnamento al codice, approvato nel 1889 ed entrato in vigore nel 1890, dichiarava, rispetto alla norma che si occupava di maltrattamento degli animali, larticolo 491, che le crudelt verso gli animali dovevano essere condannate e proibite perch il martoriare con animo spietato esseri sensibili, recando loro fieri tormenti, non cessa di essere

un male perch quelli che ne soffrono sono privi dellumana ragione. La convinzione che lesercizio gratuito della violenza nei confronti degli animali costituisse di per s una condotta riprovevole diventa pertanto elemento fondante di una diversa scala di valori che contribu ad estendere ben oltre la specie umana larea degli scrupoli morali. Si tratta di un cambiamento di prospettiva che conquista via via un crescente e significativo numero di persone e soprattutto nel corso dellOttocento. In Inghilterra, paese guida di questa nuova coscienza, nascono associazioni e si promulgano normative che assegnano agli animali una vera e propria identit pubblica. Si afferma il movimento antivivisezionista, nuovi adepti aderiscono alla causa e si rafforza complessivamente il fronte degli animalisti. Gi nel 1809, Lord Thomas Erskine, famoso per la nutrita schiera di animali di ogni genere della quale amava circondarsi, propose una mozione parlamentare per condannare la crudelt verso gli animali. Seguirono una normativa del 1822 in difesa dei cavalli e del bestiame (Martins Anticruelty

Act), del 1833 e del 1835 per labolizione, rispettivamente a Londra e nel resto del paese, delle arene per i combattimenti dei galli, del 1839 e del 1854 per perseguire la violenza contro i cani, del 1849 per vietare del tutto gli spettacoli di combattimento fra galli ed infine del 1876 (Cruelty to Animal Act). In precedenza nel 1824 era nata la Society for the Prevention of Cruelty to animals (in seguito Royal Society, ossia la Societ per la prevenzione della crudelt verso gli animali). Nel 1869 fu promossa una campagna contro la caccia alla volpe. Nel 1887, la regina Vittoria, nel suo discorso del giubileo, osservava con grande piacere la diffusione di sentimenti pi umani verso gli animali inferiori. Nel 1891, Henry Salt, fondava la Humanitarian League, fra i cui obiettivi in tutela sia dei diritti umani, sia dei diritti animali vi erano la riforma del sistema carcerario, labolizione della pena di morte e labolizione della caccia sportiva. Lanno dopo ancora Henry Salt pubblic un libro che ebbe una grande fortuna e notevole influenza: Animals Rights: Considered in Relation to Social Progress (I diritti animali considerati in

relazione al progresso sociale). Altrove e sempre nellOttocento si possono ricordare, a titolo desempio, la fondazione a Zurigo nel 1856 di quella che sar la Protezione degli animali Svizzera (PAS) e nel 1871, a Torino, la nascita di quella che diventer poi lEnte nazionale per la protezione degli animali (vedi scheda). Il tema dei diritti animali tornato prepotentemente alla ribalta nella seconda met del Novecento in relazione anche alla crescita esponenziale in Europa occidentale del numero di animali domestici. La moltiplicazione degli scritti e degli interventi che muovono nella direzione di un ulteriore ampliamento dei diritti animali un po anche il riflesso di questo fenomeno cresciuto rapidamente assieme allurbanizzazione. Nel 1971 Stanley e Roslind Godlovitch e John Harris hanno pubblicato Animals, Men and Morals: an enquiry into the maltreatment of non-humans (Animali, uomini e morale: uninchiesta sul maltrattamento dei non-umani). Dodici anni dopo stata la volta del filosofo americano Tom Regan che ha dato alle stampe nel 1983 il suo celebre The Case for Animal Rights (pubblicato in Italia da Garzanti nel 1990 con il titolo I diritti animali). La tesi di Regan che gli animali nonumani sono soggetti di vita, esattamente come gli esseri umani; se si accetta lidea di dare valore alla vita di un essere umano a prescindere dal grado di razionalit che questi dimostra, allora si deve dare un valore simile anche a quella degli animali non-umani. Trattare un animale come un mezzo per un fine significa violare i suoi diritti e forse, si pu aggiungere in conclusione, negare consapevolmente limportanza che la diffusione degli animali di compagnia tra le classi medie allinizio dellet moderna ha rivestito sui piani sociale, psicologico e, non ultimo, commerciale.

La relazione uomo-animali nella societ contemporanea: interviste con Giuseppe Pallante e Marcello Farina
a cura di Paolo

Abbiamo intervistato Giuseppe Pallante e Marcello Farina: luno medico veterinario, esperto di bioetica animale e di diritti degli animali, nonch docente alluniversit di Genova nel corso di perfezionamento post laurea per gli operatori di pet therapy; laltro Piffer sacerdote, editorialista e docente di etica, direttore di Vita Trentina dal 1967 al 1989. Ad entrambi abbiamo posto domande su come si dovrebbe oggi impostare e interpretare il rapporto uomoanimali.

Giuseppe Pallante: Animali in casa? Necessaria e inevitabile coesistenza Per Giuseppe Pallante va fatta subito una precisazione. Per capire meglio il rapporto uomo-animale si deve distinguere tra domestici e addomesticati. Ad esempio afferma lorso e la tigre possono essere addomesticati. Altri, ad esempio il cane e il gatto, hanno le qualit per vivere con luomo. Li gettassimo in mezzo alla strada rimarrebbero domestici. Tanto vero che, in questo rapporto uomoanimale, si parla ormai di coevoluzione perch, ad un certo punto della nostra evoluzione, quello che oggi chiamiamo domestico ha iniziato ad

interagire con il branco umano indipendentemente dalla nostra volont. In Trentino quanti sono i cani e i gatti? Orientativamente posso dirle che una persona su otto ha un cane ed una su dieci un gatto. I gatti saranno pure domestici per se ne trovano anche allo stato brado. Certo, sono i cosiddetti gatti di colonia e sono tantissimi. Si trovano in alcuni punti della citt, ad esempio. Per non sono valorizzati, per cos dire. Ecco, a questo proposito si potrebbe individuare queste aree con una targhetta in legno che riporta la scritta area protetta per colonia felina. In questo modo si considererebbe lanimale un bene della comunit. Quanto sono diffusi gli animali esotici nelle nostre case? Ce ne sono parecchi, e parlo di quelli che possibile commercializzare non di quelli che si importano contro la legge. Basta guardare nei negozi di animali: dai pesciolini esotici ai rettili, dalle salamandre alle tartarughe. Perch si tengono in casa degli animali? Seguendo il discorso coevolutivo si pu dire che, se non ce li tenessimo in casa, si approprierebbero loro della citt. Inoltre, e faccio lesempio del cane, ormai, fin dai tempi antichi, luomo ha selezionato centinaia e centinaia di razze. In un primo tempo a scopo funzionale, adesso per il nostro piacere. E lestetica sollecita la nostra sensibilit. Teniamo poi presente che questi tipi di animale sono disponibili a darci affetto come noi a loro. In questo modo il cerchio si chiude. Insomma, amore per il cane, il gatto o altri domestici o per noi stessi? Preferisco ragionare su questo argomento in termini di confi-

ne. Cio, lamore per lanimale deve portare a riconoscere un suo confine, una sua dignit, un suo contesto. Senza adottare criteri antropomorfi. Se cos non fosse lanimale verrebbe fagocitato dalluomo. I confini devono essere precisi. Secondo me il rapporto con lanimale deve partire da qui per poi costruire condivisione, rispetto e comprensione. Avere un cane, un gatto o qualche altro domestico pu portare dei benefici alluomo? Pensi solo a come sono composte la maggioranza delle famiglie odierne. Mediamente c un solo figlio. Il bambino, se solo e quindi al centro dellattenzione, non avr tanto bisogno di farsi capire, i genitori lo comprenderanno lo stesso. Comunque non dovr sforzarsi pi di tanto. Se invece in casa c anche un cucciolo e il bambino vuole giocarci dovr imparare come fare, non andr bene tutto. Non potr spaventarlo perch se no il cucciolo scapper. In altri termini il bimbo dovr imparare a relazionarsi cio ad autodisciplinarsi e autocontrollarsi. Il cucciolo diventer una componente del processo educativo che una volta si sviluppava allinterno delle famiglie pi numerose tra fratelli e sorelle. C sufficiente sensibilit verso questi nostri compagni? Quelli che acquistano un cane o un gatto senzaltro hanno una certa attenzione. Nel corso del tempo i proprietari hanno fatto dei buoni progressi. Certo, molti passi vanno fatti. Anche perch la societ contemporanea si va sempre pi spaccando tra zoofobi ovvero gli zoointolleranti e, viceversa, zoofili. Una volta era diverso, cera la zootolleranza. Penso agli anni Sessanta, il cane faceva la guardia, il gatto mangiava i

topi. Erano animali funzionali e tollerati, avvisavano dellarrivo dei ladri, tenevano alla larga i ratti. Adesso, invece, viviamo in case che sembrano campane di vetro sterilizzate e con le porte blindate. Se il cane abbaia ci pu dar fastidio, se il gatto arriva, eventualmente, con un uccellino tra i denti un fastidio. In definitiva c da creare una cultura generalizzata dellaccettazione e della presenza dellanimale. Se no si arriva alla polpetta avvelenata. C da difendere una necessaria e ormai inevitabile convivenza. Attraverso una terapia dolce di coesistenza. A che punto siamo con la tutela legislativa? A livello di direttive europee c ancora una visione funzionale alluomo e alla societ ma non alla dignit dellanimale. Per quanto riguarda la provincia di Trento c lanagrafe canina e dei servizi che funzionano. Tutto sommato le cose vanno abbastanza bene. Nel corso del tempo come cambiato il rapporto uomoanimale? In termini evolutivi e storici si possono definire tre livelli della relazione uomo-animale: magico-totemico, cio del sacrificio, una fase della domesticazione e la terza della parit dei diritti, tutta da costruire.

Don Marcello Farina: Anche gli animali hanno unanima Gli animali hanno unanima, di sicuro. Don Marcello Farina, cultore di etica, cita Paolo De Benedetti, docente allIstituto di scienze religiose, che sullargomento ha scritto Teologia degli animali. Sono esseri animati e, proprio per questo, hanno unanima. Probabilmente loro stessi verranno coinvolti nella liberazione conclusiva, quando Dio sar tutto in tutti. Le racconto un episodio. Prego. Sembra che Paolo VI, rivolto ad un bambino che gli era stato presentato in udienza, e che piangeva per la morte del suo cagnolino, abbia detto: Non piangere. Vedrai, lo ritroverai. Mi sembra una bellissima frase, anche dal punto di vista emotivo. E che dice molte cose. Non sempre stato cos nella teologia cristiana. Ovviamente. C stata unevoluzione del pensiero teologico rispetto agli animali. Ed unevoluzione recente, degli ultimi ventanni. Per quanto non condivisa ancora del tutto dalla teologia ufficiale. In precedenza, sia nella cultura laica come in quella cristiana, gli animali erano senza coscienza, ucciderli voleva dire sopprimere una realt inanimata. E questo per quasi tutto il Novecento. Torniamo indietro nei secoli. Quali i punti di un rapporto tra la teologia cristiana e il mondo animale? Diciamo che lo snodo, il punto di svolta, , come detto, recente. Si passati da una visione antropocentrica ad una pi ricca e completa, che tiene conto di tutta la creazione. Non solo luomo al centro ma pure lambiente, le piante, gli animali. E mutata la sensibilit. Proprio cos. Ci si accorti, fortunatamente, che il bene

delluomo non staccato dal bene dellambiente, inteso nel suo complesso, che comprende la ricchezza del mondo che ci circonda, nella sua interezza. E anche allinterno della teologia nata una sensibilit diversa. Si potrebbe dire che la teologia ha scoperto lambiente. E successo, sul piano dottrinale, in tre grandi incontri tra le Chiese cristiane alla fine del secolo scorso, a Basilea, Seul e Camberra dove il tema era la fede e la salvaguardia del creato. In pratica, stata definita una nuova teologia della creazione che coinvolge anche il mondo animale nel disegno di Dio. Nella teologia ci sono animali prediletti ed altri no? Se guardiamo alla Bibbia direi di no, tutto il mondo animale viene ammirato, affrontato in termini di relazionalit, potremmo dire di reciprocit. A partire, soprattutto, da due condizioni che sono diventate la cartina di tornasole dellattenzione agli animali: la loro sofferenza e la conseguente compassione nei loro confronti, termine da intendersi nel suo significato originario, quindi, saper soffrire e godere insieme. Ma a lei gli animali piacciono? Certo. Molto. Per sono un solitario. E, diciamo cos, non posso permettermi di tormentarli con la mia solitudine. E dellorso, ormai simbolo trentino per eccellenza, che pensa? Un aspetto mi fa riflettere e mi dispiace. Che lambiente in cui vive sia precario, troppo antropizzato. Oltre a recuperare unoriginalit del territorio, reintroducendo lorso, il vero problema resta quello di un ambiente ormai inadatto per farlo vivere secondo natura. Cosa vuole, Yurka messa in un recinto una contraddizione in termini. Gli orsi sono animali che chiedono libert.

Uomini e animali in guerra


a cura di Caterina

La guerra disegna uno spazio e un tempo particolari nel quale anche il rapporto Tomasi delluomo con gli animali acquista una logica e una dimensione a s stanti. Gli animali offrono compagnia, assurgono a simbolo di coraggio e spirito di sacri-

ficio, condividono la fatica delle marce e degli spostamenti, affrontano i medesimi pericoli, aiutano a recuperare nelle pause quel vago sentore di normalit che opacizza per brevi attimi la tragicit degli eventi che si stanno vivendo. Ma rappresentano anche la curiosit per lesotico nonch il gusto per linesplorato l

dove le vicende belliche portano a calcare suoli stranieri e lontani. Molti di questi momenti sono ritratti in fotografie delle quali, nelle pagine seguenti, si propone una piccola selezione sulla base di quanto conservato negli archivi della Fondazione Museo storico del Trentino.

Militare italiano accanto ad un cane precedentemente appartenuto ad un militare tedesco, Vallagarina (TN), 1915 ca. Foto da album: Vita di Sergio Bossi, combattente ferito sul Carso, 1914-1921, donato nel 1973. Positivo cm 5,5 x 8 Orsi siberiani catturati nella Selva del Kans, portati a Tien Tsin e poi in Italia. Fotografia allegata al canzoniere di Giovanni Anderle (1896-1988) Ricordi della Russia, Siberia, e Cina! 1916 - 1920, composto tra il 15 dicembre 1915 e il 28 marzo 1920. Riproduzione da copia conservata nellArchivio della scrittura popolare. Tre militari italiani nel deserto con un cammello, Etiopia, 1936. Fondo Gino Tomasi: insieme di 167 fotografie, 5 cartoline e 4 negativi che raffigurano situazioni di vita militare e scene di vita locale in Etiopia settentrionale e in Eritrea, 19351936. Donato dalla famiglia nel 2006. Positivo cm 5 x 6,5 Militare austriaco che trasporta rifornimenti con il mulo in montagna, 1914-1918. Iscrizione ms. a inchiostro: Guido Moncher spia Austriaca. Positivo cm 9 x 14
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Ritratto di militare alla finestra con cane, Mukacvo (Ucraina), 1917. Iscrizione ms. a inchiostro bianco: Munkacs 1917. Foto da Album: 1915-1918. Vedute di Trento e altre localit, acquistato nel 1993. Positivo cm 8 x 9,5

Militare italiano mentre trattiene uno struzzo durante una caccia, Etiopia, 1936. Fondo Gino Tomasi: insieme di 167 fotografie, 5 cartoline e 4 negativi che raffigurano situazioni di vita militare e scene di vita locale in Etiopia settentrionale e in Eritrea, 19351936. Donato dalla famiglia nel 2006. Positivo cm 8 x 6

Ritratto di Gino Tomasi con un cucciolo di sciacallo, Hanzien (Etiopia), 28 luglio 1936. Iscrizione ms. a matita: Nanzien 28/VII-36. Io... e lo sciacallo. Fondo Gino Tomasi: insieme di 167 fotografie, 5 cartoline e 4 negativi che raffigurano situazioni di vita militare e scene di vita locale in Etiopia settentrionale e in Eritrea, 1935-1936. Donato dalla famiglia nel 2006. Positivo cm 4 x 6

Ritratto del volontario Alessandro Lonardi in compagnia di un cane, 1918. Alessandro Lonardi, originario di Riva del Garda (TN), si arruol a New York con lesercito degli Stati Uniti e cadde in Francia il 24 luglio 1918. Iscrizione ms. a inchiostro: Fotografia del volontario rivano (regnicolo) Alessandro Lonardi, caduto in Francia. Positivo cm 9 x 13,5

Il comandante Carlo Mazzoli con i suoi cani addestrati per il trasporto merci in alta quota, Gruppo Ortles-Cevedale, valle dello Zebr, 1917. Iscrizione ms. a china nera: Il comandante la difesa di Val Zebr. Foto da album: Azioni di guerra per il possesso del Trafoier Esiwand (Gruppo OrtlesCevedale) 27 agosto-1 settembre 1917. Positivo cm 14 x 9

Silvio Tomasi con la scimmia Coc, mascotte del Comando della compagnia, Zona di Mai Sull (Etiopia), 21 febbraio 1936. Riproduzione da copia acquisita per la pubblicazione Un volontario nella guerra dEtiopia: lettere di Silvio Tomasi al padre (1935-1937), a cura di Sergio Benvenuti (Trento, Museo storico in Trento, 2005)

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Proposte di lettura*

Luomo e la natura: dallo sfruttamento allestetica dellambiente, di Keith Thomas (Torino, Einaudi, 1994). Il volume, ricchissimo di dati e di aneddoti, ripercorre i principali aspetti di quella sorta di rivoluzione che invest luniverso culturale anglosassone tra Trecento e Ottocento. In Inghilterra, mentre si sviluppavano le manifatture e sinfittiva nelle citt la presenza operaia, le classi superiori, che beneficiavano della ricchezza prodotta dalle attivit industriali, cominciavano a immaginarsi una nuova conciliazione con la natura. Le case di campagna, i parchi, i giardini, lamore per gli animali da compagnia, il bird watching, fino allautentica venerazione per cani e cavalli, sostanziarono il mito di una nuova arcadia, divennero motivo letterario, si trasfigurarono in generi pittorici. Prendeva cos corpo lidea di una collocazione delluomo meno centrale rispetto allintero creato (coll. Museo: CO 278). Storia delle idee ecologiche, di Donald Worster (Bologna, Il mulino, 1994). Il volume analizza levoluzione del pensiero ecologico dalle origini ad oggi attraverso episodi esemplari. Lecologia, termine coniato in Germania nel 1866, nasce, secondo lAutore, nel Settecento allorch luomo occidentale incomincia a considerare il mondo vivente come un insieme integrato e a riflettere su quale debba essere il proprio atteggiamento verso di esso. A un approccio arcadico, che sostiene la coesistenza pacifica tra luomo e gli altri esseri viventi si oppone quello imperialista, secondo il quale ogni cosa fatta per luomo e luomo deve governare la natura. La storia del pensiero ecologico segue in larga parte questo dilemma originario fra atteggiamento arcadico e atteggiamento imperialista, pur connotata via via da accenti e formulazioni differenti, dallutopismo sovversivo e romantico di Thoreau, alla brutta natura di Darwin, fino alletica ambientalista contemporanea (coll. Museo: CDRv 1148). Diritti animali: storia e antropologia di un movimento, di Sabrina Tonutti (Udine, Forum edizioni, 2007). La pubblicazione ricostruisce la storia del movimento per i diritti degli animali, ripercorrendone la diffusione in ambito europeo ed italiano a partire dalla genesi risalente allInghilterra di inizio Ottocento. Attraverso lanalisi storica e socio-antropologica vengono messi in evidenza gli elementi di continuit e di rottura fra animalismo e zoofilia e vengono analizzati i tratti caratterizzanti della mobilitazione animalista attuale, descrivendo e contestualizzando gli eventi di un fenomeno che spesso assurge agli onori della cronaca. Chi realmente animalista? Si possono accomunare i gruppi di azione diretta e i volontari che si prendono cura dei cani abbandonati? Che differenza c fra animalismo e vegetarismo? Che differenza c tra vegetariano e vegan? Il volume d risposta a questi e altri quesiti, inserendoli in una cornice complessiva che permette di comprendere gli aspetti salienti del movimento per i diritti animali nella sua veste di movimento sociale (coll. Museo: BC 168).
*schede a cura della biblioteca della Fondazione Museo storico del Trentino

Societ zoofile in Italia La costituzione della pi antica societ zoofila italiana datata allaprile 1871 quando a Torino Giuseppe Garibaldi, su esplicito invito di una nobildonna inglese, lady Anna Winter, contessa di Southerland, incaric il medico personale Timoteo Riboli di costituire la Societ Protettrice degli Animali contro i mali trattamenti che subiscono dai guardiani e dai conducenti. Da l a poco, molte altre societ zoofile furono costituite e si federarono nella Federazione nazionale fra le societ zoofile e per la protezione degli animali, costituita con R. D. 28 gennaio 1929, n. 55. Si ricordano la Societ Piemontese per la protezione degli animali fondata nel 1871; la Reale societ protettrice Animali Sezione di Asti; la Societ Zoofila Triestina; la Societ Friulana per la Protezione degli Animali; la Reale Societ Zoofila Romana; lAssociazione Zoofila Lombarda; lAssociazione Zoofila Verona; la Societ Napoletana per la Protezione degli Animali fondata nel 1891; la Societ per la protezione degli Animali Riviera Centrale; la Societ zoofila emiliana (Croce azzurra) fondata il 16 novembre 1924 (aveva varie sezioni anche fuori regione); la Societ zoofila Emiliana; lAssociazione Zoofila Provinciale Leonardo da Vinci Bolzano; la Societ Zoofila Bordighera; la Societ Catanese per la protezione degli animali; la Societ zoofila EmilianoRomagnola; la Regia Societ Bolognese per la Protezione degli Animali; lAssociazione Ferrarese per la Protezione degli Animali; la Societ fiorentina per la protezione degli animali; lAssociazione Ligure Protezione Animali Vigilanza sulla caccia e pesca; la Societ goriziana per la protezione degli animali; la Societ zoofila per la protezione degli animali Sanremo fondata nel 1879; la Societ protezione animali La Spezia; la Societ siciliana protezione animali; il Comitato zoofilo sezione di Partinico; la Societ zoofila romana; la Societ savonese per la protezione degli animali; infine lEnte Nazionale Fascista per la protezione degli animali che con la legge del 1938 sciolse tutte le societ preesistenti.

Lorso di Moena
di Giovanni Kezich

Largomento scelto per questo numero di Altrestorie ha suggerito di riproporre un breve, ma intenso racconto di Giovanni Kezich, direttore del Museo degli usi e costumi della gente trentina di San Michele (TN), scritto nel 1999 e pubblicato sul giornale lAdige in due diverse occasioni nel corso del 2000. Si dice che tanti, tantissimi anni fa, gli abitanti di Moena fossero litigiosissimi. Non vi era affare o compravendita che andasse a buon fine, non vi era festa patronale che non finisse a randellate, non vi era occasione di incontro che non risultasse in screzi, inimicizie, bastonature. La riunione primaverile dei capifamiglia per lelezione dello scario, che si svolgeva presso il gran pzzo secolare della comunit, finiva poi regolarmente a spintoni, con gente che volava nellAvisio ancor gelido, schiaffoni e calci nel sedere. Le donne, infatti, si erano abituate a portare i capelli cortissimi, per evitare di essere afferrate per la chioma e sbattute in terra, e tutti, incontrandosi, finivano per farsi le boccacce, digrignare i denti, o indicare il proprio deretano con le dita. Un inverno che le liti erano state particolarmente furibonde, e si erano interrotte solo per larrivo del gran freddo che costringeva tutti in casa a ruminare, apparvero dimprovviso nel paese delle tracce di orso. Ma siccome tra vicini, di regola, non ci si parlava affatto, la cosa and avanti per parecchi giorni senza che nessuno mostrasse di farci caso. Presto, tuttavia, divent difficile ignorare il bestione accovacciato la mattina presto dietro ai letamai, quando si andavano a vuotare i vasi da notte, o caracollare furtivo fuori dai fienili quando si an-

dava a prendere il fieno per le bestie. Ma correva proprio in quei giorni il carnevale e molti, nel paese semisepolto dalla neve, continuarono a pensare che fosse forse una maschera che si era persa, capitata per caso da San Giovanni o da Soraga, e che aveva cercato rifugio nel paese, protetta dal caldo del pelliccione, dopo qualche baldoria particolarmente nefasta. Ma tra i capifamiglia pi anziani, molti avevano capito benissimo che di orso si trattava un orso disperso, che aveva interrotto il letargo, e perci particolarmente nervoso, affamato e aggressivo e avevano deciso che era certamente meglio cercare di farselo amico, magari per poterlo lanciare un domani in qualche rappresaglia contro i vicini. Cos, allimbrunire, incominciarono a mettere di nascosto, e ognuno allinsaputa degli altri, una piccola ciotola di latte proprio davanti alla porta di casa. Quando tutti dormivano, andavano ad appostarsi dietro alla porta e, dal buco o dalla fessura segreta, aspettavano che passasse, e gli dicevano: Orso orso ors, bevine un sorso... E lorso non si faceva pregare, anzi incominci a fare regolarmente, tutte le sere o quasi, il giro delle ciotole, finch era sazio, e finch la neve si sciolse e linverno fin. Quando i paesani incominciarono a fare di nuovo capolino fuori dalle case, alla fine del mese di marzo, la storia dellorso era sulla bocca di tutti anche se tutti, come ovvio, ne avevano sempre un po di paura, perch lorso sempre in agguato nei vicoli e negli spiazzi dietro le case rendeva impossibile luscire la sera mentre, visto il groviglio inestricabile delle liti in corso, non sarebbe stato mai possibile organizzare una battuta che non risultasse in una scazzot-

tatura generale. Ma mezzo inverno intero di cure notturne dovevano aver creato attorno allorso dei legami segreti, se vero che alla riunione di maggio dei capifamiglia sotto il grande pzzo, quando qualcuno propose, un po per provocare e un po per scherzo, di eleggere a scrio quel orso, la cosa, anzich la solita ridda di improperi e di spintoni, fu salutata da grandi risate e da urla di approvazione, e accompagnata da grandi manate sulle spalle. Si risolse di provvedere la notte stessa alla cattura del bestione di cui, dopo mesi di appostamenti, tutti conoscevano i movimenti a menadito, onde provvedere il giorno appresso allelezione. La battuta and bene, e lorso inciamp in un laccio, e fu subito avviluppato in una rete da fieno robusta, senza che gli fosse fatto alcun male. Il giorno dopo, stretto a una catena e con il muso fermato da una museruola di ferro, di quelle che si usano per i vitelli per non farli poppare oltre il dovuto, venne condotto sotto il gran pzzo, per lelezione. Nessuno sapeva se era uno scherzo o cosaltro, ma comunque vennero portate allorso la fascia e la mantellina dello scrio, il collare e lo scettro e, con grande solennit, mentre non si sapeva se ridere o cosa, gli vennero fatti indossare. Fatto sta che lorso incominci fin da subito a esercitare con misurata saggezza le sue nuove funzioni di scrio. Affrancato da museruola e catene, venne fatto alloggiare in un gabbiotto sul limitare del bosco, dal quale spesso e volentieri si assentava, per presentarsi tuttavia sempre puntuale alle riunioni dellassemblea, che incominciarono per a diventare regolari, ordinate, fattive. Con sagacia, con moderazione, con clemenza, lorso di-

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sponeva dei tagli dei lotti di legname, assegnava i diritti di pascolo, dirimeva le pi acri controversie tra fratelli e tra cugini sulle questioni di eredit. E, dopo appena qualche mese, come per miracolo, gli abitanti di Moena non litigavano pi. Anzi, proprio in quellestate risistemarono i sentieri, i cippi confinari, gli argini del fiume, misero a posto i ponticelli pericolanti sullAvisio, i capitelli, la chiesina. Lorso era molto benvoluto. Naturalmente, non disdegnava n un goccio di buona grappa, n qualche omaggio occasionale di frutta e di miele, ma cercava sempre di rendersi utile come poteva. C chi dice, ancora adesso, che stato proprio lui a insegnare ai paesani a non buttare pi via il latte, e a farlo cagliare per farci il formaggio, o a incoraggiare le donne a mettere al macero, e poi scotolre e filare le piantine del lino, per farci dei buoni tessuti. E vi chi lo ricorda molto bene starsene seduto al caldo di qualche stalla, con le zampe protese, a tener tesa la matassa per fare gomitoli. Solo nelle notti scure del novilunio, per qualche motivo, lorso non si faceva trovare, e stentava a calare al paese. In quelle sere, come

quando arrivava qualche ospite, o qualche straniero, lorso rimaneva nel bosco, e non si faceva avvicinare. Anzi, spesso i paesani lo sentivano da lontano soffiare forte e guaire, e prendere a calci le piante. In quelle notti, i paesani, che ormai volevano molto bene al loro orso, rimanevano a casa, e pregavano che finisse presto, e che lorso stesse meglio. Ma durava due, tre notti al massimo, e dopo lorso non mancava di tornare al paese, sobrio e puntuale come sempre. Lorso visse a Moena molti, moltissimi anni. Quando mor, le liti e le controversie di un tempo non erano pi nemmeno un ricordo, perch nessuno se ne ricordava pi. E lorso era cos benvoluto che i paesani decisero di imbalsamarlo, per tenerlo sempre con s. Infatti, fu imbalsamato e fu messo sulla piazza di Moena, perch nessuno si dimenticasse del vecchio, saggio scrio. Invece, se ne dimenticarono eccome, tanto vero che, quando venne il progresso, il grande orso impagliato venne messo davanti al laboratorio di un fotografo, che lo us a lungo per farci le foto ai turisti. Anzi, con il tempo, gli mise un paio di occhiali scuri, una mantellina da zorro, un cinturone e un cappello da cowboy, per essere al passo con i tempi. Quan- do la bottega

pass di mano ci si accorse che il vecchio bestione imbalsamato aveva perso quasi tutto il pelo, ed era pieno di tarme e di buchi, e che bisognava buttarlo via. Ma di chi fosse stato quellorso, o del bene che aveva fatto al paese, non ne sapeva pi niente nessuno. Cos una bella mattina di trenta o quaranta anni fa, fu caricato di peso sul camietto comunale della nettezza, e portato in discarica. So questa storia perch un giorno ho trovato in un cassetto una piccola foto di mia madre da bambina, in piedi tra le zampe dellorso. Chiesi spiegazioni a una vecchia zia ungherese, che da molti anni non c pi, e che era stata una villeggiante storica della Moena del primo turismo. Mi disse di aver conosciuto bene il vecchio fotografo, detto da tutti Foto Napoli, chiss poi perch, che le aveva raccontato la storia. Io non so se sia vera, ma so che quando due o tre volte allanno passo per Moena veloce come il vento per andare chiss dove, e passo per quella piccola, diseguale piazzetta oltre il ponte dove una volta cera lorso impagliato, e dove ormai di vero non c proprio pi niente, io con emozione penso allorso, penso allantica ava magiara che fece fare la foto, penso alla mia povera mamma bambina tra le zampe dellorso.

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Bestiario alpino minimo (e limitato ai mammiferi)


di Cesare Poppi

La prima volta che un amico di Moena mi descrisse il dahu pensai che fosse un barzelletta ben congegnata. Il dahu, come tutti sanno, un mammifero che vive sugli erti pendii di montagna. caratterizzato dallavere le zampe da un lato pi corte di quelle dallaltro lato, in modo da muoversi pi agevolmente sui pendii. Esistono dahu destrogiri che camminano in senso orario, e dahu levogiri che camminano in senso antiorario. Si capisce cos, dunque, che il dahu preferisce camminare in circolo attorno alle montagne, ma sempre nello stesso verso, cambiando eventualmente altitudine spostandosi con movimenti a spirale. Difficile cacciare il dahu a causa della sua grande agilit. Lunico modo per catturarlo dicono di avvicinarglisi alle spalle e gridare: Dahu!. Lanimale molto curioso e, girandosi di scatto, perder lequlibrio rotolando a valle. Ripeto: credevo allora che si trattasse di una barzelletta. E invece di dahu piena la tradizione popolare dalle Alpi occidentali francofone ai Pirenei. Dahut, Daru, Darou, Dairi sono i nomi assunti dallanimale nelle varie localit. Cacciatori, alpinisti e folcloristi ne inventano pare nuove variet costantemente che vanno ad aggiungersi ad una letteratura dotta che cresce di an-

no in anno. Oltre a dare il nome ad un hotel al Passo del Tonale, il Dahu fu scelto anche come mascotte delle Universiadi invernali di Torino del gennaio 2007. Qui, per, curiosamente, lanimale perse la sua asimmetria deambulatoria per acquisire postura eretta, pelo di colore azzurro, un faccione a met fra una vacca ed una focaccia e corna pi simili a quelle di una giraffa che a qualsivoglia ungulato alpino. Ma su questo torneremo pi tardi. Se ci spostiamo allestremo opposto dellarco alpino troviamo un equivalente del dahu nello Zlatorog del folclore sloveno, che ha tuttavia importanti presenze anche nellimmaginario popolare della Carinzia austriaca e fra le popolazioni di lingua slovena del Friuli Orientale. Il nome significa letteralmente corna doro (zlati rog) in quanto lanimale descritto come un camoscio bianco avrebbe il trofeo fatto del prezioso metallo. Al pari dellUnicorno, lo Zlatorog associato alle giovani vergini: tre di queste lo accudiscono, e con lui guardano un fantastico tesoro sulla cima del Monte Triglav. Si dice che un giorno un cacciatore colp a morte lo Zlatorog: il sangue delle sue ferite scese lungo le montagne fino ai laghi attorno a Trigav, donando loro il caratteristico cangiante colore. Alla fine da quel sangue crebbe un fiore meraviglioso che don allo Zlatorog nuova e sempiterna vita. Oggi, pi probabilmente, nuova e sempiterna vita stata data allo Zlatorog dalla Birreria Lako, che ha intitolato al mitico camoscio una delle sue pi pregiate produzioni. Assieme al popolo delle Marmotte, protagonista della popolarissima Saga dei Fanes ricostruita con abbondanza di apporti personali da Karl Felix Wolff e dalle numerose rivisitazioni che ne hanno reso lopera una delle pi note del neofolclore alpino Dahu e Zlatarog sono fra i pochi, pochissimi mammiferi (o pre-

sunti tali) che hanno nutrito limmaginario alpino. Se le ragioni di questo stato di cose per certi versi sorprendente verranno considerate pi avanti, occorre completare il quadro con la figura del Caza Beatrich. Il Caza Beatrich del folclore primierotto rappresenta la variante locale di uno dei paradigmi narrativi pi diffusi nellimmaginario europeo. Raccontavano i vecchi mi diceva unanziana amica di Mezzano che una certa nottataccia dinverno un bacan ud al di fuori un gran frastuono. Corse fuori e vide sfilarsi davanti un orrendo corteo formato da una muta di cani enormi, dal corpo allungato, con grandi occhi rossi fiammeggianti che correvano furiosamente su sei zampe. Erano inseguiti da un cacciatore che trascinava con s pesanti catene. Ignaro di cosa potesse essere la spaventevole visione, il contadino scapp a chiudersi in casa. Prima di sprangare la porta tuttavia grid alla masnada: Buona caccia, e portatemi qualcosa!. Non lavesse mai detto: la mattina dopo trov brandelli di carne umana inchiodati alla porta di casa. La leggenda della caccia antropofaga conosciuta in termini sostanzialmente analoghi in val dei Mocheni, ed era nota in val di Fiemme col nome di Teatrico o Pata co la so cagnolera. Qual la ragione di quei termini, evidentemente cognati, di Beatrich/Teatrico e Beatrico nelle versioni venete? del tutto probabile che qui ci si riferisca a Teodorico, re degli Ostrogoti, che regn in Italia a cavallo fra il V ed il VI secolo. Di religione ariana, che negava ovvero la consustanzialit del Figlio col Padre subordinandolo a quello e quindi negando la validit del Credo unitario di Nicea del 325, Teodorico fu a lungo visto come un eretico che minava lunit dellortodossia cristiana: alla sua morte larianesimo cominci a vacillare sotto i colpi dellImpero bizantino inten-

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to al contrario ad esaltare la natura divina di Cristo ai fini di supportare, per analogia, la natura divina del mandato imperiale. Teodorico divenne il cattivo della situazione: alla sua morte fu messo dalla nascente tradizione del cristianesimo popolare alla guida dellesercito dei dannati dannato lui stesso e costretto a vagare senza meta cibandosi dei suoi simili in una sorta di contrappasso ante litteram da qui alleternit. Tuttavia, a loro volta, le motivazioni del paradigma della Caza Beatrich non sono affatto originali. Il tema della Caccia Selvaggia Wild Hunt in Inghilterra, Wilde Jagde nei paesi germanici o Mesnie Ferale in quelli francofoni predata quello che potremmo definire la versione paneuropea che conosciamo oggi ed affonda le sue radici negli strati pi profondi dellimmaginario del Continente. La sostanza del discorso questa: in certi momenti critici dellanno i Morti tornano sulla terra. Lo scopo di questa visita duplice. Da un lato i Morti vengono a rivendicare la loro parte nella produzione dei raccolti che essi contribuiscono a far crescere dalle loro dimore sotterranee. Ecco allora il senso per esempio di Halloween (the Holy Evening la Santa Notte) che cade alla celebrazione dei Defunti, a sua volta cristianizzazione di Simhain, il Capodanno celtico. Era questo il tempo nel quale i raccolti cruciali per il superamen-

to delle strettoie dellinverno essenzialmente rape e cavoli (saranno poi patate granturco) venivano immagazzinati: i Morti tornavano per controllare che tutto avvenisse secondo cultura secondo quelle regole ovvero che Loro stessi, Lares atque Penates, avevano elaborato e che ora esigevano venissero rispettate. E dunque, daltro lato, la cavalcata di controllo dei Morti-Antenati assumeva i contorni di una ordalia per la quale sarebbero stati premiati i virtuosi e puniti i peccatori. Secondo una logica della moralit che mette in relazione universalmente, nello spazio e nel tempo, la performance morale con quella produttiva e materiale, i Morti che ritornano sono anche quei Morti che premiano o puniscono. E dunque, nelle Dodici Notti che passano fra il Natale e lEpifania il periodo simmetrico ovvero che vede compiersi prima il Solstizio Invernale e poi la nascita del Nuovo Anno lEsercito dei Morti passa in rivista i Vivi per certificarne o meno la conformit ai dettami eterni degli Antenati. Santa Klaus altri non che la forma cristianizzata in San Nicola di Myra nellattuale Turchia di Wodan/Odin, il Dio supremo del Walhalla scandinavo/germanico che torna a controllare la performance dei suoi adepti nelle Dodici Notti fra il Natale e lEpifania rese celebri da William Shakespeare. A sua volta, Wodan/ Odin, viene tradotto e con-

segnato alla modernit che ne far un risibile Arlecchino dalla cristianizzazione delle leggende relative allExercitus Mortuorum che cominciano a circolare in Europa dalla zona francofona a partire dallXI secolo. Il documento del 1096, che narra dellincontro fortuito fra il Prete Walchelin de Saint Aubin de Bonneval e la Mesnie Hellequin funger da falsariga per tutti i modelli di Caccia Selvaggia a venire mentre attesta, al contempo, il forte radicamento del paradigma nella cultura popolare gi a quellepoca. La storia, in breve, ricalca nei tratti fondamentali, quanto testimoniato dalla tradizione orale primierotta. Si tratta dellincontro fortuito, non cercato e non voluto, con lEsercito dei Dannati. Nel caso francese Beatrich/ Teodorico sostituito da Hellequin il Re dellInferno (da Helle Inferno, e Koenig, Re) che insegue il corteo infernale di ladri, omicidi, prostitute ma anche Re, Vescovi e Papi indegni, lo stesso package dellimmaginario che vedremo fiorire sui muri di tutta Europa fra il XIII ed il XIV secolo, quando, pienamente e finalmente normalizzata secondo le regole del cristianesimo ufficiale, il tema della Danza Macabra funger da memento mori da Pinzolo fino alla Cattedrale di Norwich, in Inghilterra. E se fino ad ora abbiamo esaminato il lato maschile del Caza Beatrich, che dire allora del suo aspetto femminile? La Befana che porta doni ordaliaci ai bambini (doni ai buoni, carbone ai cattivi), altri non se non litalianizzazione di quella Berchta/Perchta dellimmaginario popolare germanico la quale, la notte del 6 gennaio, distribuisce doni o punizioni alle donne che hanno o meno adempiuto al precetto di filare tutta la lana dellanno precedente per la notte a lei sacra (ricordate: i tempi in cui Berta filava?). Bene: Perchta/Berchta altri non che la interpretazio-

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ne germanica della Hera/Diane/Demetra dei Greci, divinit tanto degli inferi quanto dei raccolti e della fertilit in generale che fu poi, nel processo di cristianizzazione dei complessi delle antiche credenze, assimilata ad Erodiana (da Hera-Diana), figlia del re Erode che chiese in regalo la testa del Battista e che ritroviamo nellimmaginario popolare del Trentino e del Veneto come Domina Ludi, Signora del Gioco, Donna Abundia, Domina Orienti/Signora dOriente e cos via. Quale la sua funzione? A questo punto della nostra cavalcata attraverso il folclore alpino dovrebbe essere deduttivamente chiaro. Erodiana/Domina Abundia o Signora del Gioco come vuole la vulgata fiammazza altro non sono che le guide femminili del Sabba delle Streghe e, per inclusione, della saga dei Dannati. Siamo giunti lo ammetto molto lontano dal nostro Beatrich e dalla sua ca-

gnolera. Quanto basta spero per aver dimostrato che la cultura popolare che concerne esseri immaginari di fantasia non moto irrazionale di fantasie senza confini o peggio, come stato argomentato fisima di unimmaginazione malata. Al contrario, essa risponde a logiche simboliche coerenti e razionali, governate come la vita di tutti da processi storici solo parzialmente consapevoli. Ma vi un ultimo, inaspettato dettaglio che vorrei proporre allattenzione di chi mi legge. Certo i pi attenti di voi avranno notato come la descrizione dei cani furiosi della Caza Beatrich del Primiero fossero stranamente vicini allimmagine del cane dellAgip: corpo allungato, sei zampe, fiato di fuoco (se non occhi fiato ma occhi e fiato sono equivalenti dello spirito della cosa in questione).

Bene: quando si dice lartista Luigi Broggini disegn loriginale logo, poi rifinito dal designer Giuseppe Guzzi nel 1953, si ispir ad una leggenda dellarea di Lodi, dove lENI di Mattei scavava i primi pozzi del metano. Secondo la leggenda Tarantasio era un mitico drago del lodigiano che era un tempo guardiano delle paludi. Scomparso poi sottoterra a causa di un mondo che lo odiava sempre pi, sarebbe poi ricomparso come effluvio dalla terra sotto forma di metano. Tempo di concludere: gli esseri fantastici delle Alpi ci propongono modi di pensare costruendo protagonisti in bilico fra questo e quel mondo, buoni allora per pensare allora il rapporto fra i Vivi e i Morti cos come sono buoni, oggi, per essere geni tutelari di un Hotel, di una Birra, di una Mascotte sportiva o di una Potente Benzina Italiana. E i draghi, qualcuno fra i pi attenti chieder. Eh i Draghi: il pi potente ed originale contributo delle Alpi ad un bestiario fantastico che neanche Luis Borges Ma siamo addivenuti alla fine dello spazio consentito e dunque i Draghi saranno materia per un futuro intervento

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In viaggio con Mauro


di Antonio Marchi

L1 settembre 2008 Antonio Marchi, socio del Museo storico in Trento, partito da Trento per percorrere lItalia in bicicletta: meta finale Lenzi, nel trapanese, luogo nel quale il 26 settembre 1988 fu assassinato Mauro Rostagno. Un viaggio intrapreso non solo per affetto nei confronti di un amico, ma anche come doveroso omaggio a un insieme di valori umani e sociali per i quali Mauro Rostagno sacrific la propria vita. Le parole di Antonio Marchi aiutano a penetrare il senso e le aspettative pi profonde di chi ha percorso questo itinerario e di chi lo ha accompagnato da lontano con simpatia, partecipazione e sincero coinvolgimento.

Ero in debito con Mauro Rostagno e non solo. Mi volto indietro e vedo che c un vuoto di conoscenza e indifferenza in quello che Mauro ha fatto. Lui ci ha messo passione nella vita, la stessa che ha spinto tanti a conquistare un pezzo di terra, di libert,

che rende normale il sacrificio e la sofferenza quando hai un sogno da realizzare. Raggiungere il proprio ideale, a costo del bene anche il proprio male, scrutando da lontano, con fatica, quel fine che esiste in ognuno di noi che si chiama giustizia e libert che ha come unici alleati in questa trattativa senza incoraggiamento il coraggio, la solitudine, il silenzio, la morte. Oggi il sacrificio detestato, il coraggio trasformato in vilt. Nessuno vuole pi soffrire n per se stesso e men che meno per gli altri. Il poco tempo dedicato (tre anni fa in un altro viaggio a Trapani, ricordando Alex Langer), reclamava doveri, giusto tributo ad un amico combattente morto ammazzato per la libert e la giustizia, anche per me. Loccasione del ventennale (della sua morte) mi permetteva di andare oltre il fatto celebrativo (a Trento neanche questo), di legarmi a quelle idee di pulizia morale, di libert e di denuncia civile, per le quali Mauro si battuto fino alla fine dei suoi giorni terreni e a quelle decine e decine di vite stroncate dal piombo mafioso, alla resistenza al Nazi-fascismo dei nostri padri, alle nostre lotte del 68 che ci hanno formato e a tutte quelle che continuano a formare e forgiare uomini e donne nellidea di libert che non in vendita ai supermercati n nelle sedi dei partiti: perch ricordare come ridare vita a quelli che lhanno sacrificata, trattenerli tra noi. Un compito e un dovere per chi (come me) guardano

al mondo non come luogo di sofferenza, n di divertimento, ma dimpegno, di responsabilit e di condivisione; nel quale valga la pena di viverci senza esserne costretti, sofferenti e condannati alla dipendenza del mercato, allindifferenza verso gli Altri diversi da noi per colore o fortuna, allirresponsabilit e al cinismo di chi crede, stoltamente, che basti badare a se stessi per salvarsi. Nella minuscola terra degli addii mortali il silenzio il primo passo verso lo spazio che ho percorso per buona parte con il mezzo pi silenzioso ed ecologico che ci sia la bicicletta . Nelloccasione ho preparato una maglietta sportiva sfondo bianco da indossare strada facendo raffigurante davanti la faccia di Mauro con la scritta Mauro Rostagno Vive, dietro le date del quarantennale del 68, 1968 la lotta, 2008 continua con la fascia dei colori dellarcobaleno, in fondo alle tasche il logo del NO DAL MOLIN e NO TAV, in cima alle maniche il logo e la scritta Fondazione Museo storico del Trentino e sui bordi i colori dellarcobaleno. Sono partito la mattina dell1 settembre dalla sede della Fondazione Museo storico del Trentino, alla presenza del direttore Giuseppe Ferrandi (al quale ho donato la maglietta), di un folto gruppo damici e amiche che mi hanno accompagnato per un viaggio avventuroso, che non un banale o turistico trascorrere il tempo lungo lo stivale e nelle isole, ma un impegno concreto dincontri e di visite, di relazioni e di ascolti, passione civile per unItalia ancora distaccata dalla Costituzione e di una politica sorda e impresentabile impegnata pi a calpestarla che ad applicarla. Tutto da scoprire, perch, un conto la lettura dei giornali o i resoconti televisivi, un conto calarsi dentro la realt, incontrarla, mettersi in relazione e cercare, dentro la stessa, di capire cosa succede e perch.

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INFOMUSEO
Nei mesi di settembre-dicembre 2008 la Fondazione Museo storico del Trentino ha realizzato un fitto calendario di iniziative grazie al coinvolgimento e alla preziosa collaborazione di numerosi enti ed istituti cui va la nostra gratitudine. In particolare: A.N.A. Sezione di Trento Zona Bassa Valsugana e Tesino, APT Rovereto e Vallagarina, APT San Martino di Castrozza, Biblioteca comunale di Trento, Casa editrice UTET di Torino, Casa Sociale di Saccone, Centro Studi sulla Storia dellEuropa Orientale, Comitato storico SAT, Comprensorio della Bassa Valsugana e Tesino, Comune di Brentonico-Assessorato alla Cultura, Comune di Levico Terme, Comune di Mori, Comune di Trento-Circoscrizione Centro Storico/Piedicastello, Consorzio Brentonico Vacanze, Consorzio Turistico pro loco Val Rendena, Coordinamento Teatrale Trentino, Equipe Teatro di Progetto 92, Format-Centro audiovisivi della Provincia autonoma di Trento, Gruppo Folkloristico Vecchia Rendena Bocenago, Liceo Leonardo da Vinci di Trento, Museo civico di Rovereto, Museo nazionale storico degli Alpini, Museo tridentino di scienze naturali, Pro Loco di Dar, Pro Loco di Mori e della Val di Gresta, Provincia autonoma di Trento, Regola Feudale di Predazzo, RTTR la Televisione, RTT la Radio, Universit degli studi di Trento.

Girovagando in musica Allinterno della cornice della mostra Provato e Certo, rimedi segreti tra scienza e tradizione, allestita presso palazzo Eccheli-Baisi di Brentonico, stato organizzato un fine settimana in musica per promuovere la riscoperta delle erbe del Monte Baldo e il sapore delle tisane dellOrto dei Semplici. Sabato 20 settembre il Duo Piergiorgio Pardo vocejazz e larpista Elena Trovato, hanno proposto canti popolari di paesi vicini e lontani; domenica 21 settembre il Gruppo Caronte in formazione classica (arpa,violino,violoncello e pianoforte con jazzvoice) ha eseguito, in un percorso musicale e letterario dagli anni sessanta agli anni ottanta, i classici del pop e rock angloamericano. Mondo globale mondi locali Lintervento di Giovanni Gozzini sul tema Le migrazioni negli ultimi decenni ha inaugurato il 24 settembre il corso di aggiornamento e di formazione per docenti di scuola secondaria di primo e secondo grado dal titolo Mondo globale mondi locali: il presente come storia. Gli incontri successivi, organizzati con cadenza settimanale presso il Liceo Leonardo da Vinci di Trento, sono stati tenuti da Gregorio Arena (Cittadinanza e cittadinanze: i diritti nel mondo globale), Marco Meriggi (Globalizzazione e contemporaneit) e Luigi Bonanate (La guerra nel terzo millennio). Progetto Grande Guerra Il 24 settembre presso le Gallerie di Piedicastello stato presentato il volume, pubblicato dalla Provincia autonoma di Trento, Progetto Grande Guerra: tutela e valorizzazione dei beni architettonici: esperienze a confronto. Con questoccasione si cos potuto fare il punto sullattivit promossa dallAssessorato alla Cultura della Provincia, volta al recupero, allo studio, alla conoscenza e alla valorizzazione dei beni legati a questo evento bellico: un insieme organico e coordinato di iniziative, profondamente radicato sul territorio. Sono intervenuti Francesco Collotti dellUniversit di Firenze, Sandro Flaim e Michela Favero della Soprintendenza per i Beni architettonici della Provincia autonoma di Trento.

Settembre 2008
I bambini e la montagna Ultimo appuntamento nellambito della mostra permanente Frabica delle scritture di montagna presso i prati del Cimerlo (Valle di Primiero): il 13 settembre Quinto Antonelli ha intrattenuto i presenti con I bambini e la montagna ovvero il mito di Heidi, alcune riflessioni sul mutamento del vivere la fanciullezza in montagna. Una rete della storia e della memoria Si tenuto marted 16 settembre presso il Municipio di Levico Terme lincontro pubblico dal titolo Per una rete della storia e della memoria. Sono intervenuti, dopo la proiezione del video Memorie di comunit, Lorenzo Dellai, Presidente della Provincia autonoma di Trento e della Fondazione Museo storico del Trentino, Giuseppe Ferrandi, direttore generale della Fondazione Museo storico del Trentino, Carlo Stefenelli, Sindaco di Levico Terme, Fernando Orlandi, presidente del Centro Studi sulla Storia dellEuropa Orientale. Lisistrata Il 18 settembre le Gallerie di Piedicastello hanno ospitato la rappresentazione Lisistrata, spettacolo liberamente tratto dalla commedia di Aristofane, messo in scena dalla compagnia Equipe Teatro di Progetto 92, con la regia di Michele Torresani e Gabriele Penner. Nelloccasione stato presentato Coi nostri occhi. La grande guerra e gli adolescenti, laboratorio di teatro rivolto ai ragazzi tra i 14 e i 20 anni.

Ottobre 2008
La bottega della memoria Nellambito della Ganzega dautunno, manifestazione organizzata annualmente nel comune di Mori dalla Pro Loco di Mori e della val di Gresta, stata allestita una piccola esposizione sui temi dellemigrazione e della sua memoria. Inoltre, nella serata di sabato 4 ottobre e per tutta la giornata di domenica 5 ottobre, sono stati proiettati a contorno delliniziativa i pi recenti documentari prodotti dal Museo e relativi alla storia trentina contemporanea. La biografia di Cesare Battisti Le Gallerie di Piedicastello hanno ospitato la presentazione del libro di Stefano Biguzzi Cesare Battisti. Sono

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intervenuti con lautore il giornalista Gianni Faustini e lo storico Vincenzo Cal. La presentazione si ripetuta a Rovereto, allinterno del ciclo di conferenze Storie e storia. Per quale patria. Ricerche sulla Grande Guerra e sui conflitti del Novecento, organizzato dallAccademia Roveretana degli Agiati, dal Museo Storico Italiano della Guerra e dalla Fondazione Museo storico del Trentino, alla presenza dellautore e dello storico Fabrizio Rasera. Costruire storia L8 ottobre presso le Gallerie di Piedicastello si svolto un confronto aperto su obiettivi e risultati del progetto Costruire storia, cui hanno partecipato Luigi Blanco dellUniversit di Trento, Giuseppe Ferrandi direttore generale della Fondazione Museo storico del Trentino, Arduino Salatin dellIPRASE del Trentino, Stefano Oss dellIstituto di istruzione Arcivescovile di Trento, Renato Paoli dellIstituto di istruzione Lorenzo Guetti di Tione di Trento, Francesco Pugliese e Roberto Trolli dellIstituto di istruzione La Rosa Bianca-Weisse Rose di Cavalese. Uno dei principali risultati del progetto Costruire storia: ricerca sui curricoli del ciclo secondario stata la serie di pubblicazioni Quaderni di costruire storia che documentano solo alcuni dei percorsi realizzati dagli insegnanti con i propri studenti. La strada degli Alpini Il direttore generale della Fondazione Museo storico del Trentino Giuseppe Ferrandi e Franco Martignoni hanno partecipato alla presentazione del volume di Filippo Degasperi e Andrea Selva La strada degli alpini: Doss Trento 1940-1943. Carzano in Galleria L11 ottobre, presso le Gallerie di Piedicastello stata inaugurata la mostra temporanea Carzano in Galleria. Valsugana fronte di Guerra 1917. Il sogno svanito. Sono intervenuti Giuseppe Ferrandi, direttore generale della Fondazione Museo storico del Trentino; Pietro Tavernar, sindaco di Carzano; Luigi Sardi e Luciano Salerno, autori del libro Carzano 1917; Luca Girotto, storico. La mostra documenta una complessa vicenda che coinvolse il piccolo comune della Valsugana 37 giorni prima della disfatta di Caporetto. Emigrazioni, memorie, musei Il 16 ottobre le Gallerie di Piedicastello sono state teatro dellincontro pubblico dal titolo Emigrazioni, memorie, musei. Sono intervenuti Pierangelo Capodonico del Galata Museo del Mare di Genova, Maddalena Tirabassi della Fondazione Giovanni Agnelli, Paola Corti dellUniversit di Milano. Le Gallerie raccontano Ha preso avvio il 17 ottobre su RTTR la Televisione un ciclo di dodici trasmissioni, denominato Le Gallerie raccontano: prendendo a spunto le produzioni video del-

la Fondazione Museo storico del Trentino le trasmissioni hanno cercato di focalizzare lattenzione del grande pubblico sullimportanza del patrimonio umano culturale e sociale che il Progetto Memoria per il trentino ha contribuito a raccogliere e valorizzare. Questi i titoli dellle diverse puntate: 17 ottobre: Palma Clara Agostini: testimonianza sulla citt di legno; 24 ottobre: Stramentizzo: la memoria ritrovata; 31 ottobre: Farmacisti di famiglia; 7 novembre: Novembre 66; 14 novembre: Storie di mondi; 21 novembre: Don Domenico Girardi. Io, Matricola 10.626; 28 novembre: Zambana 5556. Memorie di una comunit; 5 dicembre: I bombardamenti su Trento durante la seconda guerra mondiale; 12 dicembre: Lepopea di Santa Giustina. Storie di una valle; 19 dicembre: Era tutto Michelin. Memorie di una fabbrica; 26 dicembre: Zum Tode. A morte; 2 gennaio 2009: Sulle tracce di Garibaldi. La citt romanzo E stata inaugurata il 18 ottobre presso Torre Vanga a Trento la mostra La citt romanzo: sei luoghi di Trento si raccontano, a cura di Elena Tonezzer. Lesposizione si sofferma sulla storia di alcuni punti della citt ritenuti particolarmente significativi perch in grado di evocare e rendere il clima politico e culturale che si respirava a Trento nei primi anni del Novecento. Avanti pop Il 19 ottobre un originale spettacolo itinerante dal titolo Avanti pop: ex Italcementi. Quando la storia siamo noi partito dalla Fabbrica Ex Italcementi di Trento, ha fatto sosta nella piazza di Piedicastello per terminare nelle Gallerie. Si sono esibiti i Ttes de Bois, Francesco di Giacomo (Banco del Mutuo Soccorso), Sergio Staino, il Coro Bella Ciao, il Coro Martinella, il Quartetto Mandolinistico Neumacon la cantante Sabrina Modena. La Grande Guerra in Primiero Le Gallerie di Piedicastello hanno ospitato dal 21 ottobre due mostre temporanee: una sullattivit del Laboratorio di storia di Rovereto, sorto nel 1989, e caratterizzatosi come raccoglitore di storie orali, di memorialistica, di documenti, di immagini; laltra su La Grande Guerra in Primiero e articolata in due spazi distinti: luno dedicato alla popolazione civile e laltro ai soldati. Nel cuore del cuore dAfrica Il giornalista Paolo Ghezzi e il direttore della Cooperativa sociale Progetto 92 Michelangelo Marchesi hanno presentato, presso le Gallerie di Piedicastello, il libro Nel cuore del cuore dAfrica: una nuova generazione per la riconciliazione in Burundi scritto da Elena Patoner. Gli italiani in guerra Le Gallerie di Piedicastello hanno ospitato la presentazione dellopera Gli italiani in guerra (Torino, Utet, 2008). I relatori Daniele Ceschin, storico e co-curatore dellopera e Fabrizio Rasera sono stati moderati da Vincenzo Cal.

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Il Museo Storico degli Alpini e La Tradotta Alla fine di ottobre, presso la Galleria bianca di Piedicastello, sono state allestite due mostre temporanee: la prima, intitolata 1958-2008: 50 anni dallinaugurazione del Museo Storico degli Alpini era composta da 23 pannelli fotografici con testo didascalico; nella seconda, denominata Propaganda di guerra: La Tradotta, giornale settimanale della 3 armata, sono state esposte riproduzioni depoca con disegni a fumetti, tratte da la Tradotta, il pi raffinato e celebre giornale di trincea.

tratto dal volume di Quinto Antonelli I dimenticati della Grande Guerra. La memoria dei combattenti trentini 1914-1920 (Trento, Il Margine, 2008). La drammaturgia stata curata da Amedeo Savoia. Coi nostri occhi Il 13 novembre le Gallerie di Piedicastello sono state nuovamente teatro dello spettacolo Coi nostri occhi. La Grande Guerra e gli adolescenti, realizzato dai ragazzi dellomonimo laboratorio teatrale, per la regia di Michele Torresani e Gabriele Penner. Si trattato di uno spettacolo itinerante allinterno della Galleria nera e ha visto interagire la recitazione dei ragazzi con le installazioni video della mostra stessa. Conoscere la citt pubblica Allinterno delle iniziative organizzate nellambito della mostra La citt romanzo. Sei luoghi di Trento si raccontano si tenuta il 18 novembre, presso la Biblioteca comunale di Trento, la prima conferenza del ciclo Conoscere la citt pubblica, dal titolo Luoghi e persone: abitare le citt. Hanno partecipato Fabio Campolongo della Soprintendenza per i beni architettonici della Provincia autonoma di Trento, Claudia Battaino dellUniversit di Trento, Beppo Toffolon architetto, Mario Agostani Presidente dellOrdine degli Architetti della Provincia autonoma di Trento. La rassegna si articolata nei seguenti incontri: 25 novembre, Luoghi e riti: la citt ufficiale (con la partecipazione di Massimo Martignoni, storico dellarte, Fabrizio Rasera, storico; Benno Simma dellIstituto Europeo di Design di Roma); 2 dicembre, Luoghi e funzioni: nascere, crescere e morire in una citt (con la partecipazione di Marina Garbellotti della Fondazione Bruno Kessler, Hannes Obermair dellArchivio storico della citt di Bolzano, Emanuela Renzetti dellUniversit di Trento); 9 dicembre, Luoghi e trasformazioni: le citt raccontate (con la partecipazione di Alberto Brodesco, critico cinematografico; Franco Stelzer, scrittore, Claudio Coletta dellUniversit di Trento. Lonorificenza della Croce Nera a Giuseppe Ferrandi Nella sala stampa del palazzo sede della Provincia autonoma di Trento, si svolta il 26 novembre 2008 una cerimonia nel corso della quale stata consegnata a Giuseppe Ferrandi, direttore del Museo Storico in Trento e ad Angelo Dalpez, sindaco di Peio, la Croce Nera, la massima onorificenza che lomonima associazione concede alle personalit straniere.

Novembre 2008
Creative city Il 3 novembre, presso le Gallerie di Piedicastello, si tenuta una conferenza e la presentazione del volume Creative city. Dynamics, Innovations, Actions (Barcelona, List, 2007), a cura di Maurizio Carta, professore di Urbanistica allUniversit di Palermo. Creative City una ricercarassegna, un atlante di progetti urbani e di paesaggio che raccoglie buone pratiche di creativit per il cambiamento della citt contemporanea. Ne offrono esempi significativi Amsterdam, Barcelona, Bilbao, Bordeaux, Genova, Hamburg, Lyon, Lisboa, Marseille, Newcastle, Palermo, Rotterdam e Valencia. Riflessioni sulla Grande Guerra Il 3 novembre, presso Palazzo Geremia di Trento, si riflettuto sulla Grande Guerra a novantanni dalla fine del conflitto. Sono intervenuti Alessandro Andreatta sindaco di Trento e presidente dellAssociazione Museo storico in Trento, Vincenzo Cal, Fabrizio Rasera, Diego Leoni, Quinto Antonelli e Patrizia Marchesoni. Per quale patria Nellambito del ciclo di conferenze Storie e storia dedicato a Per quale patria: ricerche sulla Grande Guerra e sui conflitti del Novecento e organizzato dallAccademia Roveretana degli Agiati, dal Museo Storico Italiano della Guerra e dalla Fondazione Museo storico del Trentino stato presentato a Rovereto presso il Palazzo della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto il volume di Quinto Antonelli I dimenticati della Grande Guerra: la memoria dei combattenti trentini 1914-1920 (Trento, il Margine, 2008). Assieme allautore intervenuto Camillo Zadra, direttore del Museo storico italiano della Guerra di Rovereto. Il ciclo proseguito con altre due presentazioni: il 14 novembre 2008, con il libro curato da Fabrizio Rasera Taccuini di prigionia (1943-1945) e il 20 novembre 2008 con il testo Alpini. Parole e immagini di un mito guerriero di Marco Mondini. Sono intervenuti con i rispettivi curatore e autore Angelo Bendotti e Piero Del Negro. Voci popolari della Grande Guerra Il 12 novembre nelle Gallerie di Piedicastello il gruppo musicale dei Destrni Tarf ha proposto lo spettacolo musicale Mia memoria: voci popolari della Grande Guerra,

Dicembre 2008
Memoria e mass media Il 2 dicembre il Palazzo della Regione Regione TrentinoAlto Adige ha ospitato La memoria strappata. Contese e (con)testi, primo seminario internazionale su memoria e mass media. Sono intervenuti Paolo Jedlowski dellUni-

18

versit di Napoli, Paul Grainge dellUniversity of Nottingham, Rita Ponticelli dellUniversit di Bologna, Fausto Colombo dellUniversit Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Annette Kuhn dellUniversity of London, Eugenio Melloni, sceneggiatore e coordinatore del progetto MemoFilm. Pi libri pi liberi Dal 5 all8 dicembre La Fondazione Museo storico del Trentino ha partecipato come editrice alla settima edizione di Pi libri pi liberi, la fiera della piccola e media editoria che si svolta anche questanno presso il Palazzo dei Congressi dellEur a Roma. Una Regola della storia E stata inaugurata il 6 dicembre a Predazzo, presso la Casa della Regola Feudale, la mostra dal titolo Una Regola della storia. Il Feudo di Predazzo si racconta a quattro secoli dal suo primo statuto: 1608-2008 a cura di Rodolfo Taiani. A quattro secoli dallapprovazione ufficiale del suo primo statuto, avvenuta nel 1608, la Regola feudale di Predazzo ha guardato alla sua storia con una mostra pensata per tutti quelli che desiderano avvicinarsi a una vicenda plurisecolare dai tratti singolari. Il percorso, che ha utilizzato documenti, immagini, oggetti e materiali video, stato costruito attingendo soprattutto a quanto custodito nellarchivio della Regola feudale. Monte Baldo terra di confine Il 7 dicembre, presso Palazzo Eccheli-Baisi di Brentonico, stata inaugurata la mostra fotografica e di reperti Monte Baldo terra di confine. Prima Guerra Mondiale novantesimo (1918-2008). Ricordo di Giulio Briani Tatti Sanguineti, storico del cinema, Lucia Maestri, assessore alla cultura del Comune di Trento, Mario Bernardo, don Marcello Farina, Francesco Guido/Gibba e Gino Tomasi hanno animato una speciale iniziativa realizzata presso il Museo di scienze naturali di Trento per ricordare il decimo anniversario della morte di Giulio Briani regista e uomo di cultura di origine trentina. Nel corso dellincontro sono stati proiettati alcuni documentari e caroselli di Giulio Briani stesso. In viaggio con Mauro Il 19 dicembre si parlato presso lo Spazio Incontri del Museo storico del Trentino del viaggio in bicicletta da Trento a Trapani che Antonio Marchi ha compiuto nel settembre 2008 scorso per ricordare limpegno e la storia personale di Mauro Rostagno, il sociologo ucciso dalla mafia nel 1988. Sono intervenuti: Giuseppe Ferrandi direttore generale della Fondazione Museo storico del Trentino, Vincenzo Cal e Antonio Marchi stesso.

PRESENTAZIONI 8 settembre 2008, Borgo Valsugana Il documentario Alpini che ritornano. Dalla Valsugana ai fronti di guerra (1940-1945) stato presentato al Teatro dellIstituto Alcide Degasperi di Borgo Valsugana. Sono intervenuti Marino Sandri, responsabile ANA della Bassa Valsugana e Tesino; Giuseppe Ferrandi, direttore generale della Fondazione Museo storico del Trentino; Lorenzo Pevarello, regista, il Presidente del Comprensorio della Bassa Valsugana e Tesino; il Presidente della Provincia autonoma di Trento. Nelloccasione si esibito il Coro Valsella di Borgo Valsugana ed stato consegnato ai testimoni un riconoscimento. 26 settembre 2008, Molina di Fiemme; 2 ottobre 2008, Trento Il volume di Lorenzo Gardumi Maggio 1945: A nemico che fugge ponti doro: la memoria popolare e le stragi di Ziano, Stramentizzo e Molina di Fiemme stato presentato in due occasioni: a Molina di Fiemme presso la sala Tisti e a Trento presso la biblioteca del Museo storico del Trentino. 22 ottobre, Trento Presso la Fondazione Museo storico del Trentino stato presentato e proiettato in anteprima il documentario Farmacisti di famiglia. Assieme alla regista Micol Cossali sono intervenuti Edoardo de Abbondi, presidente dellordine provinciale dei farmacisti; Stefano Graiff, vicepresidente della Fondazione Museo storico del Trentino; Renato Mazzolini ed Emanuela Renzetti dellUniversit di Trento; Rodolfo Taiani della Fondazione Museo storico del Trentino. 5 dicembre 2008, Trento Il volume Come si porta un uomo alla morte. La fotografia della cattura e dellesecuzione di Cesare Battisti curato da Diego Leoni con interventi di Ando Gilardi, Sonia Pinato e Fabrizio Rasera, stato presentato presso la Sala Falconetto di Palazzo Geremia a Trento. Assieme al curatore e agli autori sono intervenuti Vincenzo Cal, Antonio Gibelli dellUniversit di Genova e Gnther Pallaver dellUniversit di Innsbruck. 5 dicembre 2008, Arco Il libro La fabbrica, il lavoro, la memoria: lindustria ad Arco raccontata dagli operai: 1930-2007, scritto da Tiziana Calz, stato presentato a Palazzo dei Panni di Arco, alla presenza di Ruggero Morandi, assessore alla cultura del Comune di Arco; Giuseppe Ferrandi, direttore generale della Fondazione Museo storico del Trentino; Stefano Ischia, giornalista e Romano Turrini, storico.

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29 dicembre 2008, San Martino di Castrozza Quinto Antonelli e Gianfranco Bettega, curatori del Il prete, il podest, la guerra: Primiero 1915-1918. I diari di don Enrico Cipriani ed Enrico Koch hanno presentato e discusso del loro libro a San Martino di Castrozza assieme a Luca Brunet.

cento: lalbero del tiglio in Piazza Duomo, il Teatro Osele, la strada fondamentale, il Salone Manzoni, Passaggio Dorigoni, le cucine e i bagni popolari. Claudio Ambrosi, Vite internate: Katzenau 1915-1917, pp. 112, 11,00 (Quaderni di Archivio trentino; 18) I sudditi cosiddetti malfidi e i civili di nazionalit nemica bloccati allinterno dei confini austro-ungarici al momento dello scoppio delle ostilit, furono nel corso della Grande Guerra trasferiti in vari campi di internamento. La ricerca dalla quale nasce questo libro si concentrata su quello di Katzenau (Linz), cercando di definite il quadro sociale e le condizioni di vita degli internati. LAutore riserva particolare attenzione a quei cittadini austriaci provenienti dal Trentino, che furono trattenuti a Katzenau dallestate 1915 alla primavera 1917. Pier Luigi Raffaelli e Giulia Fiaccarini (a cura di), Giulio Briani: regista e uomo di cultura, pp. 142, 16,00 (Quaderni di Archivio trentino) Il volume esce in occasione del decimo anniversario della morte di Giulio Briani, nato a Trento nel 1920 e scomparso a Roma nel 1998. Grazie ai contributi di amici, colleghi e studiosi viene cos delineata la ricca e articolata personalit umana e professionale di un intellettuale del cinema italiano, come lo ha definito nel suo intervento Mario Bernardo.

NOVIT EDITORIALI

er allargarsi a a societ italiana

a. Collabora ofondatrice Basso monianze

co.it co.it 1.230482 37418

VESTI DEL RICORDO

sonale; Operai a Caproni Caproni: Democrazia di e; Riferimenti

Tiziana Calz
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erso le ce ad una storia cia di Trento, on una delle essionale per ori intervistati esperienze : la Hurth, la

Tiziana Calz, La fabbrica, il lavoro, la memoria: lindustria ad Arco raccontata La fabbrica, il lavoro dagli operai: 1930-2007, e la memoria lindustria ad Arco raccontata dagli operai pp. 175, 16,50 (Vesti del 1930-2007 Tiziana Calz ricordo) Il volume ripercorre le vicende dellindustria Caproni attraverso le testimonianze di chi vi ha lavorato. Un tentativo di dare voce ad una storia che 13 ha significato molto per la comunit di Arco, in provincia di Trento, e per il suo sviluppo poich per lungo tempo ha coinciso con una delle prime e pi forti fonti di occupazione e di formazione professionale per i giovani di quel territorio.
VESTI DEL RICORDO
09/10/2008 14.24.19

La fabbrica, il lavoro e la memoria

Elena Tonezzer (a cura di), La citt romanzo: sei luoghi di Trento si raccontano, pp. 43, 5,00 (Esposizioni) Catalogo dellomonima mostra allestita a Trento, presso Torre Vanga, dal 19 ottobre 2008 all 1 marzo 2009. Il volume cos come la mostra - raccoglie la storia di alcuni punti della citt di Trento ritenuti particolarmente significativi perch in grado di evocare e Sei luoghi di Trento si raccontano rendere il clima politico, carico di valori liberali e nazionali, che si respirava in citt nei primi anni del Nove1

I lettori interessati ad acquistare o a informarsi sullinsieme delle pubblicazioni della Fondazione Museo storico del Trentino possono collegarsi allindirizzo internet http://www.museostorico.it o scrivere allindirizzo di posta elettronica bookshop@museostorico.it

ALTRESTORIE - Periodico di informazione - Direttore responsabile: Sergio Benvenuti Comitato di redazione: Giuseppe Ferrandi, Patrizia Marchesoni, Paolo Piffer, Rodolfo Taiani Hanno collaborato a questo numero: Giovanni Kezich, Antonio Marchi, Cesare Poppi, Francesca Rocchetti, Caterina Tomasi Periodico quadrimestrale registrato dal Tribunale di Trento il 9.5.2002, n. 1.132 ISSN 1720-6812 Via Torre dAugusto, 35/41 Progetto grafico: Graficomp - Pergine (TN) 38100 TRENTO Tel. 0461.230482 Fax 0461.237418 Nel precedente numero lautrice di Cinema nei Balcani, Luisa Chiodi, stata erroneamente indicata con il nome di Laura. Ce ne scusiamo con i lettori e linteressata.. info@museostorico.it Per ricevere la rivista o gli arretrati, fino ad esaurimento, inoltrare richiesta alla Fondazione Museo storico del Trentino. www.museostorico.it

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