Sei sulla pagina 1di 3

Mi ricordo di esserci sempre stata.

Mi ricordo di mia madre, che non era sicura di voler allevare una bambina piccola, gracile e con gli occhi troppo neri. Mi ricordo di essere stata allattata da una capra, e di mia madre che diceva a tutti che non sapeva se sarei sopravvissuta, ma che lei obbediva alla volont di dio. Alla volont di quale dio, mi sono sempre chiesta, visto che mia madre amava solo se stessa. A casa eravamo in quattordici, ma solo io e i miei due fratelli maggiori riuscimmo a diventare adulti: sempre la volont di dio, suppongoi miei fratelli dovevano lavorare nei campi, io avrei dovuto seguire gli altri al cimitero, ma qualcosa and stortoforse la volont di dio. Mi chiamano la Tessitrice, perch racconto le storie pi incredibili con una bravura tale che gli ascoltatori vi restano invischiati come mosche nella tela di un ragno: nessuno mi resiste, nessuno mi sospetta, nessuno mi sfugge. Di questi tempi mi definirebbero una serial killer: questo termine per non era stato ancora creato allepoca della mia nascita. Qui in campagna non cos difficile essere accusate di essere una strega, soprattutto se si hanno i miei occhi: anche per questo che la mia famiglia fuggita dallIrlanda e si nascosta qui in Galles, dove non conosciamo nessuno e, soprattutto, nessuno conosce noi. Ricordo ancora il mio primo omicidio: era il primo giorno in cui potevo alzarmi dal letto dopo una febbre che mi aveva quasi uccisa, e allimprovviso sentii qualcosa che mi urlava dentro, che mi diceva di uccidere e che mi ordinava di uscire a cercare una preda. Cercai qualcosa da mettermi addosso, e per un momento vidi il mio viso riflesso in un catino dacqua: i miei occhi verdi erano completamente neri e vuoti come le orbite di un teschio. Corsi senza fermarmi sotto la pioggia battente fino alla chiesa in fondo al villaggio, con la voce che urlava ancora dentro di me.

Entrai nelledificio bagnata fradicia, gli occhi sbarrati e il respiro ansimante: un giovane in abito talare si avvicin, cercando di convincermi a seguirlo. Io rifiutai, raccontandogli che stavo cercando uno dei miei fratelli piccoli: qualcosa nel suo sguardo non mi piacque, e la voglia di uccidere si fece pi forte e rabbiosa. Appena sentii la sua mano sul mio braccio lo spinsi via, facendolo sbattere contro la parete dietro di lui, poi afferrai un candelabro e lo colpii una sola volta alla testa: si accasci, e mi resi conto che non respirava pi. Non avrei mai pensato di essere capace di una simile forza. Ora la voce taceva: lo stato di trance era finito, ero solo stanca. Tra poco sarebbe arrivata gente, dovevo andarmene. Riuscii a scivolare allesterno uscendo dalla porta laterale. Raggiunsi casa mia: nessuno si era accorto della mia assenza. Versai dellacqua nel catino per rinfrescarmi: i miei occhi erano tornati verdi. Da quella volta in poi quando la frenesia sta per arrivare gli occhi diventano neri, sempre pi neri tanto pi il momento si avvicina: poi sento la voce, entro in trance e uccido. La voce mi suggerisce cosa dire alla mia prossima vittima, e non si sbaglia mai: nessuno mai riuscito a resistermi. Caccio di rado nei luoghi affollati per non affrontare rischi inutili. Da quando scoppiata la guerra lavoro in una fabbrica di tessuti: produciamo bende da mandare al fronte e riforniamo gli ospedali cittadini. Lultima volta che sono entrata nellospedale militare ho assistito ad una scena che mi ha dato parecchio da pensare. Ho visto un famiglio dar da mangiare ad un ferito grave: allimprovviso lasciar cadere quello che ha in mano e guardare il poveretto con il terrore negli occhi. Chiedo se gli serve aiuto, ma lui esce dalla stanza mormorando qualcosa di incomprensibile. Mi sono avvicinata al letto e ho visto il ferito aprire gli occhi per un momento: occhi neri, senza sclera n iride, completamente neri. Un attimo dopo ha smesso di respirare, e glieli ho chiusi.

Il famiglio non tornava, cos sono uscita dalla stanza e mi sono messa a cercare qualcuno cui dare la notizia: allimprovviso me lo sono trovata davanti e ho vistogli stessi occhi del morto! Mi sembrato di sentire una voce dentro la mia testa, pi debole di quella che mi ordina di uccidere, ma non ho capito le sue parole. Sono uscita dal corridoio in silenzio, con la testa bassa, cercando di non far vedere quanto mi senta turbata. Il mio simile Indossa la divisa dellOspedale militare: ci vado due volte la settimana per le consegne, ormai so riconoscerla ovunque. La mattina dopo ho preso con me dei pacchi di bende e lho cercato. Trovarlo stato semplice: lho seguito fino al pub di fronte all Ospedale, e lho visto guardare con interesse un gruppo di operaie seduto di fronte a lui. Qualcosa nei suoi modi mi ha colpito, cos mi sono avvicinata al banco e ho cominciato a fissarlo. Lui ha alzato lo sguardo verso di me e mi sono sentita mancare il fiatoera vero: i suoi occhi erano completamente nericome i miei! Ho sentito di nuovo la voce dentro la mia testa: mi implorava di tacere e di andarmene. Non stato necessario ripetere linvito. Sono uscita, mi sono nascosta in un portone vicino allentrata del pub e ho atteso di vederlo uscire: dovevo sapere dove vivesse, per evitarlo, naturalmente. Mentre ero in quella stanza dospedale avevo avuto due sensazioni, una pi spiacevole dellaltra: sentivo che cera qualcuno che ci stava osservando, e che io non potevo vedere, e sentivo che questo qualcuno poteva leggere la mia mente. Dunque ci sono altre persone con i miei stessi occhi! Devo ancora capire se questa notizia mi rallegri o no: non sono preparata allidea di incontrarne altri, anche se vorrei trovare il modo di parlare con il famiglio dellOspedale.

Potrebbero piacerti anche